Latino - Sallustio

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Gaio Sallustio Crispo (86-35 a.C.

)
Le origini
Sallustio fu tra i più importanti storiografi dell’antichità e fu testimone diretto delle guerre civili romane. 

 Nasce il 1° ottobre 86 a.C. 


 Proviene da Amiternum, un paese agricolo
 La sua famiglia faceva parte dell’antica nobiltà provinciale 
 Cresce in un periodo di scontri politici (Mario-Silla, Cesare-Pompeo, Marco Antonio-Ottaviano)
 Compie il Cursus Honorum, per tentare la carriera politica
 Muore nel 35 a.C., lasciando incompiuta un’opera

gli studi a Roma


A Roma intraprese la carriera politica trovando spazio tra i populares. A differenza di Cicerone,  non riuscì
mai ad ottenere il consolato, ma fu il primo della sua famiglia a entrare nel Senato, diventando pretore.

Cursus honorum
 55 a.C. eletto questore
 52 a.C. diventa tribuno della plebe
 49-47 a.C. pretore designato e propretore in Africa

Nel 52 a.C. Milone uccide Clodio e ci fu una rivolta popolare, nel processo Sallustio sostenne l’accusa,
attaccando anche l’avvocato difensore, che era Cicerone. Milone finì in esilio e Appio Claudio Pulcrio in
qualità di censore lo espulse dal Senato per condotta immorale. Vi fu riammesso solo un anno dopo.

Al servizio di Cesare
Sallustio tornò in scena nel periodo della guerra civile contro Pompeo. Come generale ebbe poco successo:
venne sconfitto nell’Illirico nel 49 a. C., mentre nel 47, come pretore designato, si salvò a stento dal
linciaggio.

Le cose andarono meglio in Africa e Cesare, dopo aver fondato l’Africa Nova (che si era conteso con
Pompeo), scelse Sallustio come primo governatore e la provincia si arricchì notevolmente.

Il ritorno a Roma & gli ultimi anni


Al suo ritorno a Roma, Sallustio fu accusato di concussione di beni, c’erano prove e fu mandato a processo
ma Cesare lo difese per evitare lo scandalo, imponendogli di ritirarsi per sempre dalla vita politica.
Si ritirò a vita privata, in un’abitazione sfarzosa, rinunciando per sempre di tornare nella vita politica.

Mori nel 35 a. C. Lasciando incompiuta la sua ultima opera, le Historiae in cui si acuisce il suo pessimismo
politico. Questo nome, Historiae, sarà poi ripreso da Tacito il migliore dei suoi epigoni. 

Le opere di Sallustio
Ci sono rimaste alcune opere di certa attribuzione e frammenti di un’opera storica annalistica.
Sono pervenute integralmente due monografie alle quali è legata la maggiore fama dell’autore:
1. Bellum Catilinae o De Catilinae coniuratione (61 capitoli)
2. Bellum Iugurthinum (144 capitoli)

Stile
Sallustio ci offre nelle sue opere una riflessione profonda e ben meditata sulla crisi della repubblica, la cui
causa per lui consisteva nella lotta tra nobilitas e populares e la conseguente crisi dei boni mores. A volte è
incline a sostenere la moralità e a guardare ai tempi antichi con nostalgia; tuttavia, egli è un grande
scrittore che porta a maturazione il genere della monografia storica. Si attenne alla brevitas e seppe evitare
sia la piattezza dell’annalistica sia l’esuberanza della storiografia tragica. 

De Catilinae coniuratione (La congiura di Catilina)

Con la congiura di Catilina Sallustio interrompe la tradizione annalistica della storiografia romana e ci offre
una vera e propria monografia, per giunta di un argomento al lui contemporaneo.

Chi è Catilina?
Catilina è un esponente della “nobilitas decaduta”, privo di scrupoli e determinato a conquistare il potere a
qualunque costo (come Silla). Specialmente dalla prima parte dell’opera emerge la descrizione di una
società colma di corruzione: Catilina domina la scena, intelligente, coraggioso e carismatico.  Sognava di
rovesciare lo Stato e risollevare la plebe, esautorando il Senato.

La struttura
La monografia è divisa in due parti: cap. 1-30 e cap. 31-61. 

1° parte:
Il proemio dell’opera parla della natura dell’uomo composto di anima e di corpo e che le facoltà spirituali
devono prevalere su quelle materiali. È un’analisi approfondita del fenomeno rivoluzionario, in una
prospettiva storica, morale e psicologica: vediamo Catilina agire alla ricerca del potere a Roma. 

2° parte:
Catilina è costretto ad agire fuori Roma e prepara una guerra contro lo Stato, che si conclude in una
battaglia finale a Pistoia. Prima dello scontro, Catilina pronuncia uno storico discorso in cui difende il suo
operato e, bloccata ogni fuga, va incontro alla morte senza esitare. Catilina muore sul campo di battaglia da
eroe, riscattandosi: Sallustio afferma che venne ritrovato ancora vivo, anche se mortalmente ferito. 

Il pessimismo politico di Sallustio


Questo riscatto ci fa cogliere la visione negativa che Sallustio aveva dei partiti e in fondo ci sembra di vedere
nella morte gloriosa del congiurato un ristabilirsi delle antiche virtù morali del popolo romano.
Il pensiero politico di Sallustio

Accuse alla nobiltà


La degenerazione morale di Catilina e di Giugurta è inquadrata all’interno di un fenomeno molto più
ampio. Sallustio ritiene che l’antica grandezza della repubblica fosse garantita dall’integrità e dalla virtù dei
cittadini, e vede nel successo, nella ricchezza e nel lusso le cause della decadenza e la possibilità di tentativi
come quello di Catilina.

Il metus hostilis
Una volta distrutta Cartagine a Roma era venuto a mancare il metus hostilis, «paura del nemico» che era il
vero collante della società: finché Roma aveva dovuto lottare per sopravvivere tutto lo Stato era rimasto
sempre coeso; finita questa paura, con il dilagare delle ricchezze erano scomparsi i valori romani come
l’antica frugalitas, il senso del sacrificio, la severità, l’onestà.

L’ispirazione politica
L’ispirazione storiografica di Sallustio è essenzialmente politica, da senatore e da cesariano moderato,
senza per questo trascurare il lato artistico che caratterizza la sua opera: Sallustio è un grande scrittore,
indubbiamente. L’opera sallustiana fu stesa durante il primo triumvirato e mostrava spesso allusioni al
presente.

Il valore della virtù e l’intelligenza


Alla base di tutto il suo pensiero c’è il valore della virtus (la virtù) che viene però rinnovata: essa consiste
nell’utilizzo dell’ingenium (ingegno) per compiere egregia facinora (imprese eccellenti). L’intelligenza è il
nuovo paradigma della politica repubblicana: secoli dopo questo ingegno sarà alla base del Principe di
Machiavelli.

Virtus e genus
Per Sallustio la virtus appare slegata dal genus che era il punto fondamentale (quasi una specie di
dogma) del potere aristocratico. In questo senso Sallustio spalleggia l’idea di un senato allargato, sottratto
alla nobilitas e più attento alle necessità del popolo.

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