Plinio e Contesto
Plinio e Contesto
Plinio e Contesto
Cotone
Vitellio
Tito Flavio Vespasiano
Fondatore della dinastia Flavia che governerà dal 69 fino al 96. Quando morirà di
morte violenta
1. Tito: delice generi umani 79-81
2. 81-96: Domiziano: convolto in una congiura di palazzo
Anno 69 che vede succedersi 3 imperatori, tutti saliti al potere perché acclamati dall’esercito.
A questo punto quando sale VESPASIANO la prima cosa che vuole risolvere è la questione
dinastica. Stabilisce il criterio della successione dinastica. Già nel 96 si era distinto sotto il
principato di Nerone, perché aveva sedato la rivolta giudaica in Oriente. È un homo militaris.
Mentre tutti gli imperatori era cittadini romani nobili, i Flavi sono di estrazione equestre e
militare. Fa un salto indietro all’epoca di Ottaviano, cerca di colmare gli eccessi dei giuli claudi
e di tornare ad una politica augustea.
1. Il primo atto consiste nella restaurazione dell’autorità imperiale (strage delle
coscienze libere dopo la congiura dei Pisoni). Vuole ridare credibilità al principato:
politica di recupero del Senato (politica di riconoscimento) e degli intellettuali (nel
78 istituisce la prima cattedra pubblica di retorica, pagando 100000 sesterzi a
Quintiliano, retorica perché serve a formare viri boni dicendi periti). Recupera
rapporto con intellettuali che prima erano state vittimi dell’odio di Nerone (Petronio,
Persio, Lucano..)
2. Politica di restaurazione sia culturale/letteraria sia ideologica. Lui veniva dal centro
Italia, dove c’era richiamo alla morale più austera. Quindi elimina le spese di corte. Poi
riduce tantissimo il motto panem et circensem (prima usati per tenere a bada il
popolo). Poi riduce la paga dei soldati. Vuole richiamarsi a un’opera di restaurazione
morale di Ottaviano.
3. Si distinse per la sua spiccata antipatia nei confronti dell’ellenismo. Nel 72 e nel 74
cacciò da Roma prima un ambasceria di filosofi poi
4. Inserisce nel senato molti uomini provenienti dalle province. Aumentando il numero
di senatori, provenendo la classe equestre e l’elitè delle province.
5. Nel 71 si associa al trono con il titolo di Augusto il figlio Tito = coreggente, favorendo
la successione dinastica naturale alla sua morente. E l’altro figlio titolo Caesar. Emana
la lex de imperio Vespasiani: un emendamento con il quale Vespasiano va a definire i
caratteri del principato.
6. Processi per lesa maestà furono drasticamente ridotti.
Quando morì Vespasiano salì al trono TITO
1. Si era distinto nell’esercito, era andato in Giudea a placare una rivolta. Prima diaspora
degli ebrei, fu spietato nei loro confronti, fu il primo romano a permettere un luogo
sacro. Tutti all’inizio avevano paura per questa fama di crudeltà , ma in realtà si distinse
per la mansuetudine e la pace.
2. In Italia ci furono vari eventi catastrofici, nei quali si distinse per riuscire a stari vicino
ai cittadini
Eruzione del Vesuvio nel 79 a.C.
80: incendio a Roma e peste, contagio diffuso
3. Muore nell’81, fu naturale la successione di Domiziano
DOMIZIANO
Abile princeps ma non ebbe la morigeratezza del padre e del fratello
Abusa tantissimo dei processi di lesa maestà
Andò contro la politica di equilibrio del padri, riprende panem et circensem, dilapida
la cassa imperiale, che provò ad arricchire con i processi di lesa maestà
Appellativo di Princeps et dominus et deus = vuole essere adorato come il padrone
assoluto di Roma e come Dio. Il principato diventa sempre più di tipo assolutistico e
teocratico (potere politico e volontà divina)
Non era più sopportato dai soldati e dai senatori
Fu stabilita la damnatio memoriae = cancellare il nome di quella persona,
cancellandone il ricordo, divieto di scriverne o pronunciarne il nome, lui la aveva
stabilita per molti e alla morte il senato la da a lui
Crea problema della successione al trono.
La letteratura romana fu una letteratura allineata.
Tre diversi modelli di intellettuali:
1. allineato:
Quintiliano: nel 78 riceve la prima cattedra pubblica di retorica, lui è intellegente e sa
che per controllare gli italiani deve controllare la scuola di retorica, la paga
profumatamente. Lui sccrisse un trattato “institutio oratoria” in 12 libri, ispirati a
quelli d Cicerone (“Orator..) in cui lui raccoglie tutto il sapere possibile della tekne
retorike recuperando Cicerone e Seneca. E parlando di una retorica che potesse
cambiare per tornare allo splendore di una volta
Tenta di dare dignità a retorica quando non la aveva, non è asservito
2. si rifugia nella letteratura scientifica o etica per evasione:
per potersi allontanare da un modello politico in cui non si sentivano riconosciuti
Plinio il Vecchio, sotto Vespasiano ebbe incarico di prefetto della flotta stanziata al
Miseno. Scrive un’opera “Naturalis Historia”, nella quale lui volle raggiungere lo scopo
di raccogliere tutte le informazioni possibili dello scibile umano. Dedicati tutti e 35 a
Tito, spirito di filantropia, che culmina con la sua morte
La sua ricerca è anche un tentativo di occuparsi di altro in un momento in cui la
letteratura non è una attività libera Si pratica anche la poesia epica: considerati epigoni
valerio Flacco: argonautiche, Silio Italico “punica” (sulla seconda guerra punica”) e
Papinio Ostazio “Tebaide” poema epico mitologico. Rappresentanti di poesia epica
storica o mitologica ma sono minori, non paragonabili ai precedenti, esaltano Roma o
si rifugiano in un mito lontano
3. satirico, critico, cinico
Marziale, epigrammi satirici, rappresenta la voce del dissenso.
Generi:
1. trattatistica che diventa o oratoria o scientifica
2. poesia epica minore
3. poesia epigrammatica
Plinio il Vecchio
23 d.C. a COMO, famiglia di rango equestre,
Da 46 a 58 combatte in Germania, su cui scrive Bella Germania
Finita la campagna, durante il principato di nerone tenta di passare inosservato
Con i Flavi entrò molto in contatto
Prefetto della flotta imperiale, il agosto del 79 assiste all’eruzione del Vesuvio.
Riconosciamo i suoi ultimi giorni di vita grazie a una lettera che Plinio il Giovane
scrisse a Tacito
Lascia Miseno per andare a Pompei, esce grande curiositas di natura stoica.
Non muore spinto da desiderio di curiosità scientifica, muore perché alcuni suoi amici
gli mandano una lettera perché erano bloccati a Stabbia.
Lì muore o per intossicazione da ossido di carbonio o per difficoltà respiratorie a causa
dell’aria satura, cadavere ritrovato sotto la cenere dopo 3 giorni
Incarna il desiderio di sapere, spinto da doppio sentimento:
Voglia di sapere= curiositas
Rispetto per la natura, spirito di servizio, profonda philantropia,
Figura di intellettuale curioso e generoso nei confronti dell’umanità , confronti con Seneca,
Cicerone.
La “Naturalis Historia” è stata rediletta proprio con l’ispirazione che poi sarà tipica
dell’enciclopedismo.
“Naturalis historia” = storia nel senso di ricerca
1. 37 libri, si apre con dedica a Tito
2. Divisi con criterio tematico preciso
3. Lui stesso dice di aver letto più di duemila volumi di più di 100 autori, di aver raccolta
circa 170 schede di appunti
Dall’epoca di Ottaviano la trattatistica assume compito sempre maggiore. Esempio Vitruvio, in
cui abbelliva aspetto urbanistico della città , Celso scrive un’opera di medicina, trattato di
cucina De re quoquinaria attribuita a Plicio, a Colmella un altro trattato.
Aumenta quindi la produzione di opere tecniche perché i funzionari dovevano essere sempre
più esperti, in diritto, medicina, agricoltura, costruzione etc.. dato che aumenta la classe di
funzionari, aumenta anche la produzione trattatistica, genere di divulgazione scientifica di
medio-basso livello.
Abbiamo Istitutio Oratoria e Naturalis Historia.
RAPPORTO UOMO NATURA- CONFRONTO TRA SENECA E PLINIO
SENECA:
1. Praefatio alle Naturalis Quaestiones
2. Epistola 41: “Deus intus est”
3. Epistola 90
Natura immanente che bisogna rispettare, apprezzare. Si parla
di antropocentrismo, perché uomo è al centro della natura, si
sente parte di questa ma cerca anche di capirla. Scopre dentro
di sé la traccia del divino. Uomo è spinto da desiderio di
conoscenza a raggiungere il divino. Saggio è colui che vuole
conoscere ed esplorare, riconosce come stato di felicità .
L’infelicità si ha quando si va oltre allo stato di natura,
all’equilibrio.
Il saggio riconosce il proprio luogo nel mondo
(cosmopolitismo) e nella natura, e vuole conoscerne le leggi.
Lo stoicismo si avvicina al cinismo
“la presenza di Dio in noi e nella natura” : rivolto a Lucilio.
Uomo indagando nel proprio animo riscopre le tracce dell’esistenza di Dio
A volte nella natura si trova origine divina nella natura, perché è troppo bella
A volte si prova ammirazione per uomini saggi (saggio stoico, imperturbabile,
indipendente) e davanti a loro l’animo rimane sorpreso e questo sentimento di stupore
davanti alla grandezza dell’uomo e della natura porta l’uomo a sentirsi vicino alla
presenza di Dio.
Monito a riconoscere dentro di se la natura e il vivere secundum naturam
Fa invito ad ammirare le persone per ciò che sono e non per ciò che sembrano
Epistola 90:
natura benigna, ha predisposto tutto per la felicità dell’uomo
Vivere secundum naturam rifiutando vizi
Uomo deve essere autarkes, deve bastare a se stesso
PLINIO
Natura matrigna
La formazione di Plinio è stoica, ma di uno stoicismo medio, diversa da Cicerone e da Seneca,
a loro proponeva un’immagine provvidenziale della natura e dell’uomo. Plinio parla invece di
una natura matrigna. La natura ha creato tutto in funzione dell’uomo, pone al centro di sé
l’uomo, ma l’uomo in cambio di questo dono ha un prezzo troppo alto da pagare. Per questo
lui si chiede se sia matrigna o benigna.
1. Uomo nasce nudo, ma deve coprirsi con altri esseri, gli altri esseri viventi nascono già
coperti
2. Uomo quando nasce piange, primo atto dell’uomo, primo istinto che lo differenzia dagli
altri esseri
3. Secondo una credenza antica, mentre l’uomo piange appena nasce, il riso compare solo
dopo 40 giorni
4. Abitudine di legare i bambini in fasce strettissime
Critica antropocentrica e finalismo
5. Uomo solo con il tempo può iniziare a parlare e mangiare
6. La sua testa può rimanere dritta e dare sicurezza
7. Uomo non sa fare nulla senza averlo appreso
8. Unico istinto che ha è quella del pianto, espressione che riprende da Cicerone “molti
hanno pensato che la cosa migliore fosse non nascere, perché poi si soffre”, a sua volta
ripreso da Erodoto
9. A lui solo…(elencazione) la preoccupazione per la sepoltura ( che si preoccupa della
morte)
10. Alla fine della lamentatio vitae: capacità di nuocere contro altri della stessa specie
(collegamento con Epodo VII di Orazio). Immagine molto negativa di una natura
maligna, di uomo che dalla nascita inizia a desiderare la morte, per la sofferenza della
vita, uomo che si distanzia da tutti esseri animali per il pianto e per la capacità di far
del male ai propri simili
CFR LEOPARDI, CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL’ASIA, E DIALOGO
DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE
Nel finale ci sono versi estratti dal De Rerum Natura di Lucrezio, in cui viene fuori
natura determinata da un punto di vista meccanicistico, viene fuori visione epicurea
che contrasta con quella degli stoici.
Nasce l'uomo a fatica, altro ufficio più grato
ed è rischio di morte il nascimento. non si fa da parenti alla lor prole.
Prova pena e tormento Ma perché dare al sole,
per prima cosa; e in sul principio stesso perché reggere in vita
la madre e il genitore chi poi di quella consolar convenga?
il prende a consolar dell'esser nato. Se la vita è sventura,
Poi che crescendo viene, perché da noi si dura?
l'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre Intatta luna, tale
con atti e con parole è lo stato mortale.
studiasi fargli core, Ma tu mortal non sei,
e consolarlo dell'umano stato: e forse del mio dir poco ti cale.
“Institutio Oratoria” non è unica opera, gli sono attribuite anche due raccolte minori di
Declamationes: quelle Maiores, considerate non originali suoi, e quelle Minores
Un’opera persa è il “De causis Corruptae eloquentiae” “Sulle cause della corruzione
dell’eloquenza”.
Trattato in cui si occupava di argomento molto diffuso: crisi dell’eloquenza. Tutti i romani si
sono occupati di questo tema, perché sia nel mondo romano sia in quello greco, non potenza
essere paragonata all’oratoria di quinto e quarto secolo (Grecia) o età repubblicana.
Espressero il loro parere, Seneca, Petronio, Quintiliano, Tacito, Anonimo del Sublime. Tutti
questi autori si sono occupati della corruzione dell’eloquenza: erano consapevoli del fatto che
l’oratoria avesse valore meno alto di prima:
1. Seneca individua le cause della crisi dell’eloquenza nella decadenza morale.
Anche l’oratoria nell’infiacchimento dei costumi ha perso carica e potenza di una volta
2. Satyricon inizia con avventura di Encolpio in una scuola di retorica, dove ha diverbio
con Agamennone sulla crisi dell’eloquenza e lui individua la colpa nelle Declamationes,
è decadimento all’interno delle scuole di retorica. Ad Encolpio risponde Agamennone
che trova la colpa nella corruzione materiale dei giovani.
3. Quintiliano nel “De causis corruptae eloquentia” : corruzione eloquenza si deve a crisi
della retorica. Si deve rifondare questo insegnamento per fondare nuovi homini viri
dicendi periti. Ha l’obiettivo di restaurare l’insegnamento della retorica ma attraverso
una restaurazione di questa. Il modello di insegnamento eccelso è Cicerone
4. Ma avevano sbagliato tutti: il problema è la condizione
Tacito , trattato in forma di dialogo “Dialogo de oratoribus”: la crisi dell’eloquenza è
dovuta dall’avvento del principato, è la fine della libertas romana, fine grandi tipologia
oratoria. Questo non significa che si debba proporre ritorno a repubblica, il principato
è una necessità , è un dato di fatto che non ci sia più libertà .
5. Anonimo del Sublime, rappresentante della seconda sofistica, riprende la denuncia,
nel trattato “peri upseus”
Progetto di istitutio oratoria: ci andavano solo chi potesse pagarsi il retor. Lì recitavano
discorsi o sul modello delle controversiae o sul modello delle suasorie.
Quintiliano capisce che bisogna riformare l’insegnamento della retorica e scrive questo
trattato enciclopedico in 12 libri, mettendo sia informazioni tecniche sia elaborando un
modello di oratore ideale.
Vir bonus dicendi peritus: ciceroniana e catoniana memoria.
Era un modello di oratore moralmente sano, esperto nelle abilità tecniche, elaborato da
Cicerone nel De oratore, in cui Cicero elabora un modello di oratore a 360 gradi.
Oratore come vir bonus.
È dicendi peritus, conosce a memoria le partizioni della retorica, ma è honestus, si
mette il bene pubblico dello stato come primo obiettivo.
Per essere un vir bonus serve una vasta conoscenza, ogni campo dello scibile umano,
gli serve sia nell’inventio sia nella formazione della sua coscienza.
Un posto importante era la filosofia, insieme alla retorica. Perché la filosofia aveva
possibilità di garantire sguardo critica sulla realtà , di guardare in maniera oggettiva gli
avvenimenti della storia. Humanitas ciceroniana, in confronto a quella di Seneca,
Terenzio, Menandro. Quella di Cicerone è quella di Isocrate, gli studi umanistici lo
portano a essere buono.
Quintiliano per la formazione tecnica riprende questo, poi dice che oratore deve essere
onesto, ma deve possedere non tutte le materie, non dà tanta importanza alla filosofia, anzi
elimina la filosofia, perché è in un momento in cui questa non si può applicare. Quindi svuota
il significato più profondo di Cicerone
STRUTTURA LIBRI:
10° libro= facilitas= agilità e spontaneità nella costruzione dei discorsi. Questa è
garantita dalla vasta formazione culturale. Qui fa excursus di autori e generi letterari
latini. E viene fuori rapporto di imitatio-emulatio. Sottolinea sia l’imitazione, sia il
carattere di originalità .
Satura quidem tota nostra est
Elegia quoque ?? provocamus
11 libro: memoria e l’actio, il sapere declamare, il tono della voce. Distinzioni che
risalivano già all’oratoria greca tekne retoriche e a Cicerone.
12: rapporto tra oratore e princeps. Qui alcuni critici vedono in Quintiliano un
intellettuale asservito che propone come modello un burocrate. Una seconda lettura:
modello di Oratore suo è l’unico possibile, perché come Tacito, parte dall’accettazione
del principato. Il suo modello di oratore è l’unico possibile per il contesto. Senza cedere
né al servilismo squallido, né cadere in forme di ribellismo sterile e anacronistico.
26 marzo 2021
rispetto alle dichiarazioni di Quintiliano della sede oratori, fa riferimento agli autori che prima
di lui si erano occupati di trattatistica retorica.
Approfondimento dell’oratoria nel mondo antico. Età classica nel mondo greco, poi imperiale
e repubblicana in quello greco.
Partendo dai primi trattati, attribuiti a figure della Magna Grecia come Lisia e Corace.
Dopo troviamo nell’Atene la specializzazione dei tre generi di oratoria, con la grande
esperienza dei sofisti (Gorgia e Protagora).
L’oratoria diventa così anche strumento di insegnamento, con discorsi contrapposti,
relativismo etico etc.
poi bisogna aspettare al tekne retorike di Aristotele per avere divisione ordinata di
generi dell’oratoria: politica, giudiziaria ed epidittica.
Morto Demostene, l’oratoria andrà sempre più in crisi, muore sia quella politica sia
quella giudiziaria.
Oratoria assume più valenza manistica e questi modelli arriveranno a Roma con
Cicerone in età repubblicana.
Con la prima sofistica: l’oratoria diventerà una professione, epidittica.
Invece con Cicerone, ne Brutus, de Orato (dialogo) e nell’Orator (trattato).
nel de Oratore ci parla del vir bonum dicendi peritus
Nell’Orator parla dei 3 stili
Morto Cicerone è morta l’oratoria, bisogna aspettare l’età dei Flavi.
T7 pagina 372 a cui collegare il discorso sulla figura dell’oratore e sul rapporto tra princeps-
orator e sulla crisi dell’eloquenza.
Per Cicerone l’oratore deve avere buona coscienza di tutte le materie, ed è fondamentale la
filosofia. Quintiliano dice che le conoscenze dell’oratore devono essere vaste, ma meno
rispetto a Cicerone e la filosofia viene tolta.
Solo lo stoicismo viene mantenuto: stoicismo originario, quello di Seneca, e quello da
intendere ripiegamento in se stessi e insieme un compito per l’universale, a cui l’uomo
appartiene per lex naturae. Stoicismo di Persio, dei Plinio il Vecchio, in Quintiliano sparisce.
Marziale
PAGINA 298-302 più leggo pagine 362-3 e 350
Marco Valerio Marziale è poeta, voce della poesia nell’età dei Flavi. Poeta epigrammatista, si
dedica solo a questo genere letterario, era considerato un genere minore, ma lui conferisce
tantissima dignità artistica. Nasce a Bilbilis in Spagna tra il 38 e il 41 d. C.
Si trasferisce a Roma e viene a contatto con la famiglia di Seneca e si avvicina alla famiglia dei
Pisoni. Infatti dopo la congiura, che porto morte a Seneca e Lucano, lui dovette vivere
distante. Viveva grazie alla poesia e come cliente, le dava a ricchi patroni che le pagavano.
Quando sale Nerone c’è la sua ascesa, quando viene inaugurato il Colosseo, Tito gli assegnala
composizione di epigrammi. Libro “liber ves spectaculi” composti per l’inaugurazione del
teatro Flavio. Sotto i Flavi riuscì ad ottenere successo come poeta, svolse attività politiche e
venne insegnato del rango equestre.
Spesso torna nei suoi versi una lamentatio, per la sua condizione di povertà . Nonostante i
suoi libri vendessero moltissimo, non esisteva il diritto d’autore e quindi non guadagnava
molto.
Si allontana per vivere in Emilia, fino a tornare in Biblis, dove muore nel 104 a.C., vivendo e
lamentando una forte nostalgia per Roma.
OPERE:
Di Marziale abbiamo 15 libri di epigrammi (pagina 300):
Liber de spectaculis
12 libri di epigrammi che raccolgono tutti gli epigrammi in metro e argomento vario
Libro 13 e 14 : altre due raccolte, degli Xenia e degli Apoforeta.
Sono componimenti scritti a mo’ di bigliettini poetici, commissionati da diversi
committenti e che dovevano accompagnare doni:
Xenia sono doni che venivano dati agli ospiti durante la celebrazione dei saturnalia.
Queste feste si basavano sul sistema carnevalesco del rovesciamento dei ruoli (tra 17 e
19 dicembre). Dovette scrivere epigrammi in accompagnamento a questi doni.
Gli apoforeta (apo e fero) sono “cose che vengono portate via”, i piccoli doni che si
danno ai partecipanti del banchetto. Questi piccoli doni potevano essere accompagnati
da piccoli scritti. Testimoniano un poeta su commissione e la fama di cui godeva. Siamo
nell’84 a.C. quando gli chiesero di comporre per i saturnalia.
Stupisce come sia rimasto fedele ad un solo genere letterario, vicino alla satira. Elementi
simili alla satira:
EPIGRAMMA
(epi e gramma = iscrizione) nasce in Grecia
1. su una lapide
2. su un oggetto votivo.
3. Poteva anche sganciarsi dall’oggetto e trasformarsi in un piccolo testo all’interno
dei simposi. Nasce così il linguaggio simposiale, sposava la tematica del meta-
simposio e dell’amore. V è anche il divorzio della musica dalla poesia. Musica
diventa forma d’arte autonoma e poesia diventa sapore più per la lettura privata.
Questo porta ad un modo nuovo di intendere la poesia. I poeti da Callimaco
rivalutano l’epigramma, lo riprendono, ormai sganciato dal rapporto con la musica
e dalla finalità tecnica che aveva in età arcaica. E lo si lega all’oligostikia, e al labor
limae. Aveva grandi versatilità di contenuto e di temi. Consentiva al poeta le
incursioni. Individuiamo epigrammi:
Erotico
Simposiale
Narrativo
Autobiografico
Roma l’autore che eredita l’amore per l’epigramma è Catullo, che dedica agli epigrammi la
terza sezione del suo libellum, in distici elegiaci. Grazia ai neoteroi quindi arriva a Roma,
amato per le caratteristiche. Catullo ha scritto epigrammi sia erotici, sia satirici, in cui colpisce
i bersagli della Roma contemporanea, chiamato anche epigramma scommatico da scommein,
prendere in giro. Questo diventa caratteristico di Marziale
PAGINA 311 T3
I primi componimenti hanno carattere metaletterario. Qui fa pubblicità alla sua raccolta di
epigrammi.
Testo T8
Epigramma contro i medici, che non avevano buona reputazione, venivano rispettati di
essere ignoranti e incapaci. E qui si scagli contro Diaulo, che non mostra differenza tra
professioni, sia come medico sia come becchino lui tratta solo morti
Richiama il tettio caballo del verso 15. Chi lo vuole imitare ma non ha capacità ironica è
un caballus. Indica il cavallo di serie b, diverso dall’equus, che è di razza
Per smontare la sua convinzione fa mestieri esotici, come per dire che non si tratta di
un comico di alto livello