Principi Di Pneumatica
Principi Di Pneumatica
Principi Di Pneumatica
La pneumatica si occupa dell’utilizzo dell’aria compressa per realizzare diverse applicazioni quali:
movimentazioni, regolazioni, automatismi, azionamenti di macchine ecc.
Si realizza una trasmissione di potenza.
Un impianto pneumatico è sempre costituto da due parti fondamentali:
− la centrale di compressione;
− il circuito di utilizzazione dell’aria compressa.
A) La centrale di compressione.
La centrale è costituita dai seguenti elementi (vedi schema di Fig.1):
− il compressore, dotato di un efficiente filtro all’aspirazione, solitamente di tipo volumetrico,
rotativo (ad es. a palette) oppure (e molto spesso) alternativo;
− il refrigeratore, costituto da uno scambiatore di calore aria/aria (con elettroventola) oppure
aria/acqua avente due funzioni fondamentali:
evitare che i vapori di olio lubrificante provenienti dal compressore formino con l’aria ad
elevata temperatura una miscela esplosiva, innescabile dalla eventuale presenza di “punti
caldi”;
provocare la condensazione dei vaporo di acqua ed olio, portando, dopo la separazione del
condensato, il punto di rugiada a valori di circa 30°C;
− il separatore di condensa, avente lo scopo di trattenere e separare le goccioline di condensa
causate dalla refrigerazione e rimaste in sospensione nell’aria; ne esistono diversi tipi
(centrifughi, a filtro ceramico ecc.) in grado di separare gocce dell’ordine dei micron;
− un essiccatore d’aria, che deve essere presente in tutte le applicazioni in cui il punto di rugiada
raggiunto con il refrigeratore non è sufficiente per la buona conservazione e il buon
funzionamento del circuito. L’essiccamento si può realizzare praticamente in due modi:
per adsorbimento in sostanze quali gel di silice o carbone attivo (punto di rugiada tra -36 °C e
-40°C). La rigenerazione si effettua mediante riscaldamento;
per refrigerazione in una macchina a ciclo frigorifero, con separatore automatico di condensa.
Con tale impianto il punto di rugiada può essere adeguato alle diverse esigenze;
− un serbatoio di accumulo dell’aria compressa, che ha una duplice funzione:
costituisce la riserva d’aria dell’impianto per evitare al compressore un funzionamento
discontinuo;
nel caso di compressori alternativi, esso costituisce lo smorzatore delle oscillazioni indotte nel
fluido dalle variazioni cicliche di portata.
Se svolge solo la prima funzione, la sua capacità è inversamente proporzionale alle dimensioni
dell’impianto: nei grandi impianti il consumo d’aria tende a essere mediamente costante e,
d’altra parte, costituire una vera riserva comporterebbe la realizzazione di serbatoi di dimensioni
eccessive. Il serbatoio conterrà aria alla pressione compresa tra il valore ammissibile per
l’impianto (Pmax) e il valore nominale di funzionamento dell’impianto (Pnom, coincidente con la
pressione minima nel serbatoio). Anche il serbatoio sarà dotato di un dispositivo di drenaggio
della condensa;
− un gruppo FRL (Filtro, Regolatore di pressione, Lubrificatore) installato immediatamente a
monte del circuito. La funzione del filtro è ovvia, mentre il regolatore di pressione la riduce dal
valore del serbatoio a quello richiesto dal circuito, e la mantiene costante. Il lubrificatore
immette una certa quantità di olio polverizzato nell’aria di alimentazione, ha all’incirca le
dimensioni di un filtro a tazza e la polverizzazione avviene per effetto Venturi. La lubrificazione
è necessaria perché gli elementi costituenti un circuito pneumatico hanno parti mobili (cilindri,
valvole ecc.). L’olio lubrificante va introdotto dopo l’essiccamento per evitare l’emulsionamento
(come accadrebbe con l’olio proveniente dal compressore). La polverizzazione dell’olio deve
essere molto spinta; per evitare depositi in caso di condutture molto lunghe, conviene spostare il
lubrificatore a monte dell’organo da lubrificare.
A. Compressore
B. Refrigeratore
C. Separatore di condensa
D. Essiccatore
E. Separatore di condensa
F. Serbatoio di accumulo
Gruppo F.R.L. (1 – filtro, 2 – regolatore di
pressione, 3 – lubrificatore)
Il cilindro può essere vincolato alla struttura utilizzatrice in diversi modi (fissaggi a flangia, a perni,
a cerniera ecc.) per realizzare il tipo di trasmissione voluto.
Il consumo d’aria si calcola banalmente come prodotto del volume interno per la densità dell’aria
per la frequenza delle corse, come per qualsiasi macchina volumetrica.
Alcuni esempi sono riportati in Fig.4. Si possono sommare le forze o le corse, realizzare sistemi a
percussione, generatori di coppia per convertire il moto lineare in spostamenti angolari, realizzare
spostamenti complessi e posizionamenti di precisione.
I cilindri, opportunamente collegati alle macchine, consentono una molteplicità d’impieghi (come
illustrato negli esempi di Fig. 5).
a stelo passante
è evidente come l’azione combinata dei due regolatori consente di regolare la forza agente sul
pistone e la sua velocità di traslazione.
− tubazioni e raccordi;
− valvole di ritegno o di non ritorno;
− valvole commutatrici (sono valvole di ritegno a 3 vie che consentono 2 ingressi, Fig. 11);
C) Simbologia