Baudelaire
Baudelaire
Baudelaire
Baudelaire nasce a Parigi nel 1821. Suo padre muore quando lui ha appena cinque anni e
sua madre decide di sposarsi: i rapporti con il patrigno saranno pessimi a partire
dall’adolescenza e di questo rapporto conflittuale troviamo traccia anche nella sua poesia.
Infatti in una breve poesia dei fiori Del male si nota la felicità conosciuta nel breve periodo in
cui viveva solo con la madre. Dopo il liceo abbandona presto gli studi e utilizza l’eredità
paterna per comprare oggetti d’arte e per mantenere la sua amante, tanto che i genitori lo
sottopongono alla tutela di un notaio per allontanarlo dalle sue cattive compagnie.Lo
mandano in India e lui appena imbarcato decide di tornare indietro. Tornato dunque a Parigi
Baudelaire prosegue la sua attività di scrittore, tra le difficoltà economiche e i guai giudiziari
procuratagli dalle sue poesie. Scrive poesie, racconti, articoli, cronache d’arte e fa traduzioni
tra le quali spiccano quelle da Edgar Allan Poe. Nel 1866 prostra
Metro utilizzato: alessandrino un verso della poesia francese classica formato da due
emistichi, ciascuno di 6 sillabe separati da una cesura.
La natura e il mondo sono attraversati da una rete di rapporti segreti originati dai
sensi che percepiscono suoni e profumi e creano una serie di corrispondenze che
formano un’unità misteriosa.
Baudelaire pone al centro del suo linguaggio analogia e sinestesia (ci saranno
anche in Pascoli “pigolio di stelle”) visti come elementi conoscitivi della realtà che
permettono di arrivare al mistero delle cose. L’accostamento di percezioni
provenienti da sensi diversi sta a significare che per decifrare l’enigma del mondo
occorre oltrepassare i limiti imposti dalla ragione (che invece accosta ad ogni
percezione il suo senso) e dunque rappresentano un’espansione delle cose
infinite (v.12).
La Natura è una foresta di simboli, patrimonio della corrispondenza, capaci di
svelare l’unità profonda rompendo il velo delle apparenze.
L’albatro (L’albatros)
Spesso, per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, pigri compagni di viaggio,
Le navi in volo sugli abissi amari.
L’albatro (L’albatros) è il titolo di uno dei componimenti poetici più noti di Charles
Baudelaire e fa parte della sezione Spleen e ideale, la prima delle sei che
compongono I fiori del male; era assente nella prima edizione della raccolta (1857)
ed entrò a farne parte a partire dall’edizione del 1861.
In questo componimento, il poeta riflette sul nuovo ruolo dell’artista nella società di
massa, tema che verrà affrontato anche nel poemetto in prosa Perdita d’aureola
(1869). Il volo dell’albatro è allegoria della condizione di prestigio da sempre rivestita
dai poeti: il poeta è, come l'albatro, un abitante del cielo cioè di un mondo più
elevato e puro, un mondo nel quale si trova perfettamente a suo agio. Ma quel
mondo non è l'unico purtroppo. C'è anche il mondo della materia, della vita
quotidiana e dei rapporti con gli altri esseri viventi: in questo mondo terreno il poeta
si muove con goffaggine schernito dalle persone normali che non lo comprendono.
Probabilmente Baudelaire conosceva la Ballata del vecchio marinaio (1798) di
Samuel T. Coleridge nella quale l’uccisione di un albatro da parte di un marinaio
rappresenta il gesto che dà inizio a una serie di vicende funeste e sventurate per
l’uomo. Baudelaire intuisce quindi il malessere dell’uomo contemporaneo.
La poesia L’albatro si può dividere in due parti: le prime tre quartine descrivono ciò
che il poeta vede o ricorda: il gruppo di marinai che deride l’albatro mentre nell’ultima
il poeta riflette sul significato simbolo dell’evento. L’albatro è allegoria del poeta:
quest’ultimo è (v. 13) principe delle nubi, cioè parte privilegiata di un mondo più
elevato, distante da tutto ciò che avviene sulla terra, dove egli è incompreso, deriso,
tormentato. Quando entrambi si allontanano dallo spazio celeste (che per l’albatro è
l’habitat ideale, infatti Baudelaire lo definisce re dell’azzurro; per il poeta
rappresenta il mondo dell’immaginazione e dell’ispirazione) sono costretti a fare i
conti con la limitatezza di ciò che “sta in basso”: l’albatro diventa (v. 6,) maldestro e
impacciato,(v. 9) sinistro e fiacco, (v. 10) comico e brutto, tanto che i marinai lo
imitano come se fosse uno storpio («infirme», v. 12); allo stesso modo, il poeta è
solo, schernito e le sue capacità («ailes de géant», ali da gigante, v. 16), sulla terra,
diventano inutili. Quindi in questa seconda parte riflette sul significato simbolico di
quello spettacolo
I marinai maltrattano l’uccello marino per divertimento (v. 1), ma questo non fa che
sottolineare ancora di più la distanza tra la bellezza e superiorità dell’albatro e la
pochezza di chi lo deride che, comunque, naviga su «gouffres amers», abissi amari
(v. 4), poiché la vita è costantemente attraversata dal pericolo e dalla morte
Il cigno è sempre stata una figura elegante ma in questo caso viene trasportato in un
paesaggio irrurale: l’arido selciato delle strade parigine.
Confronto tra l’albatro e il cigno :entrambi gli animali vivono una condizione di
prigionia: l’albatro però si avvicina di più alla natura; il cigno viene trasportato e di
conseguenza trasporta il lettore in una città sventrata dai cantieri costruiti per darle
un volto di modernità ma che non fanno altro che distruggere il paesaggio. Questa
condizione è un’allegoria della morte della civiltà.
Queste due situazioni possono essere viste come immagini dell’esilio del poeta: in
Baudelaire l’ossimoro non è solo l’unione di termini opposti ma è anche la
vulnerabilità espressa dalle immagini, si percepisce la ferita che un’immagine da
all’altra.
Questa è una poetica si può definire decadentista.
Il Decadentismo
Il termine decadentismo deriva dalla parola francese Décadent per definire in modo
dispregiativo gli artisti che vivevano in modo scandaloso, tra droghe ed altri eccessi.
Il decadentismo si basa sul rifiuto della visione positivista della vita; sull'estetismo, ossia
tutto ciò che riguarda la forma esteriore deve essere bello, esuberante e lussuoso;
sull'irrazionalismo e sulla ribellione verso la società borghese e industriale. I temi ricorrenti
sono la morte, l'amore, l'arte, lo scandalo, esperienze surreali ed episodi scabrosi.
T4 La vita anteriore
La poesia si può dividere in due parti: nella prima parte c’è la descrizione di una vita
trascorsa, una vita immaginaria (perché non ci sono indicazioni precise) in un
paradiso tropicale. Successivamente si assiste ad un cambio di prospettiva e nella
seconda parte, in questo scenario paradisiaco, compare una pena segreta che poco
a poco distrugge il poeta e turba il quadro idilliaco descritto fino al v.12. Il poeta
sembra volerci dire che nessun paradiso è veramente possibile e dunque nessuna
fuga da esso. Ma l’identità di questa pena che fa languire non viene svelata. Le
azioni chiave di questo componimento sono infatti scoprire, capire e immaginare che
possono assumere diversi significati in base a come vengono interpretate. Il non
precisare e il non sapere conferisce bellezza a questa poesia che viene interrotta
proprio sul più bello.
Il ruolo del titolo è significativo: si tratta di una vita diversa da quella che il poeta si
trova costretto a vivere.
T11 Le folle
Da lo spleen di Parigi
È un nuovo genere letterario: un poemetto in prosa. Questi brevi testi non narrano
una storia né argomentano una tesi ma descrivono un passaggio o uno stato
interiore e che si contraddistinguono quindi per il loro grado di elaborazione formale,
per la loro musicalità e per il loro ritmo.