Neoislamismi e Altri Migratismi Nei Roma
Neoislamismi e Altri Migratismi Nei Roma
Neoislamismi e Altri Migratismi Nei Roma
st u d i d i l i n g ua
e l e t t e r at u r a i ta l i a na
Direttori
Vincenzo De Caprio, Marco Mancini,
Pietro Trifone
Comitato scientifico
Gian Mario Anselmi, Università di Bologna
Giuseppe Brincat, Università di Malta
Francesco Bruni, Università di Venezia “Ca’ Foscari”
Dino Cervigni, University of North Carolina
Elvio Guagnini, Università di Trieste
Sebastiano Martelli, Università di Salerno
Luca Serianni, Sapienza, Università di Roma
Francesco Surdich, Università di Genova
Brigitte Urbani, Université de Provence
Redazione
Fabio Pierangeli (coordinatore), Università di Roma “Tor Vergata”
Cinzia Capitoni, Università della Tuscia
Emiliano Picchiorri, Università di Chieti “G. d’Annunzio”
Stefano Pifferi, Università della Tuscia
Maria Silvia Rati, Università per Stranieri di Reggio Calabria “Dante Alighieri”
*
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anvur: a.
Carte di viaggio
s t u d i d i l i n g ua
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e - i s s n 19 74- 48 8 9
SOMMARIO
1
La bibliografia, ormai amplissima, è in gran parte recuperabile da una recente sintesi (Mengozzi, 2103). In ag-
giunta, mi limito a segnalare lo spazio assegnato nella Stoli agli Scrittori migranti in Italia dal 1990 a oggi (Paccagnella,
2002, pp. 1056-64) e, con maggiore aderenza al dato linguistico, Benussi / Cartago (2009) e Ricci (2009), quest’ultimo
circoscritto agli scrittori provenienti dalle ex colonie italiane della Libia e del Corno d’Africa.
2
Brogi (2011) lamenta nel panorama degli studi italiani i due opposti atteggiamenti di una « pacifica indifferenza » e
di un’« acritica apertura » verso il “fenomeno delle scritture migranti”. Tra le voci critiche anche Guardi (2010, p. 156),
che associa gli incasellamenti proposti a un « colonialismo soft dell’immigrato in suolo straniero ». Tuttavia le diciture
politicamente corrette circolanti in alternativa − “letteratura nascente”, “letteratura italofona”, “scritture dei nuovi
italiani” − risultano di minore efficacia e trasparenza.
3
Credo doveroso menzionare in tal senso Gnisci (1998).
4
La prima fase, “linguisticamente assistita”, ha suscitato un maggiore interesse per la novità, l’autenticità della
testimonianza e la genuinità della scrittura (cfr. Menna, 2001 ; Frabetti, 2009). Nei primi autori prevaleva il documento
autobiografico, incentrato sui temi dell’espatrio, della diffidenza del paese ospitante e del legame con le radici, tra
nostalgia e volontà di affrancamento. La digressione metalinguistica era rilevata : gli scriventi hanno registrato la
fatica dell’apprendimento linguistico, necessario all’integrazione, e le esasperazioni del foreigner talk degli italiani ; da
un lato si rievocavano i suoni della lingua materna, dall’altro si rinnovava, per la lingua d’approdo, il giudizio topico
dello straniero sulla musicalità e la bellezza della lingua italiana.
116 laura ricci
conoscere tratti generali anche nello stile : discorso in prevalenza paratattico e segmentato ;
modalità derivanti dalla comunicazione orale (compresi i motti proverbiali) ; prevalenza, fra
le figure retoriche, di paragoni e similitudini ; citazioni in dialetto e uso dei registri colloquiali
nei dialoghi. Come caratteristica più originale, si nota infine il prestito lessicale dalle lingue
immigrate in Italia nell’ultimo cinquantennio. 1
Da un lato l’enfasi posta dai lettori sull’alterità dei mezzi espressivi, ovvero la sottolinea-
tura dell’esotismo dei contenuti e delle forme, non è gradita in particolare dagli scrittori di
seconda generazione, che, sicuri del proprio acclimatamento e padroni delle risorse stilistiche
della nuova lingua, sentono di far parte tout court delle nuove generazioni di autori ; dall’altro,
proprio la larga sovrapponibilità, di lingua e di stile, con altri esponenti della narrativa con-
temporanea, generalmente inclini alla semplificazione sintattica, alla mescolanza di codice
lingua-dialetto e alla discesa verso i registri bassi, spinge a prestare attenzione a quei fatti meno
rappresentati altrove.
Invertendo l’ordine, il riconoscimento di tendenze consolidate sminuisce l’impatto destabi-
lizzante degli scrittori migranti sul linguaggio letterario italiano, ma gli elementi di solidarietà
avvalorano il legame con una vocazione al pluristilismo tipicamente italiana. Così, lo speri-
mentalismo in direzione esotista può essere accolto come fresca linfa vitale una volta chiarito
che assistiamo a un superamento dell’ottocentesco « orientalismo » di matrice coloniale : non
più distaccato preziosismo evocativo, ma strumento mimetico di una contaminazione in atto.
Nella ‘letteratura della migrazione’ l’inserimento di voci arabe, africane, albanesi, rumene
ecc. non è una pura nota di colore, ma la rivelazione di una nostalgia non sradicabile o, più
frequentemente negli ultimi esempi, di un’interferenza di contatto nel nuovo contesto migra-
torio.
Esauritasi la fase della “fenomenalizzazione”, resta dunque vitale il nesso che lega la pro-
gressiva crescita delle comunità e delle lingue migrate in Italia (esito di un flusso demografico
d’indubbia rilevanza) 2 e una prosa narrativa direttamente coinvolta nel processo in corso e
perciò più sensibile alla manifestazione di un nuovo plurilinguismo : 3 in che misura le com-
ponenti alloglotte presenti nei testi letterari della migrazione registrino o preconizzino una
trasformazione tangibile e un verosimile aggiornamento lessicale al quadro sociolinguistico
di “superdiversità” che si sta delineando è una delle domande che ci si pone con il presente
contributo. 4
a. Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, Roma, e/o, 2006 (d’ora in poi SC).
In un palazzo di Piazza Vittorio, cuore del più multietnico quartiere di Roma, si consuma il delitto del
giovane Lorenzo Manfredini, un sfrontato bellimbusto noto come “il Gladiatore”. Come in una pièce piran-
delliana, ognuno degli inquilini dell’eterogeneo condominio (la portiera napoletana Benedetta Esposito, il
1
« Prestiti dalla lingua araba sono utilizzati, comprensibilmente, in misura copiosa. Tali prestiti, il cui elenco mi-
nuzioso pare poco utile ai fini di una caratterizzazione linguistica significativa della narrativa lakhousiana, occorrono
a definire tradizioni, riti religiosi, piatti tipici, canzoni, ecc. del mondo maghrebino, forse per attenuare la ghurba [scil.
‘nostalgia’] dei personaggi. In queste occasioni, tuttavia, le parole vengono sempre tradotte, a beneficio del lettore
italiano » (ivi, p. 49).
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pizzaiolo iraniano Parviz Mansoor Samadi, il pakistano clandestino Iqbal Amir Allah, lo studente olandese
Johan Van Marten, l’agente turistica Stefania Massaro, la colf peruviana Maria Cristina Gonzales, la paladi-
na degli animali Elisabetta Fabiani, il professore milanese Antonio Marini) e gli altri personaggi di contor-
no (il barista Sandro Dandini, il commissario di polizia Mauro Bettarini, il venditore ambulante Abdallah
Ben Kadour) hanno una personale ipotesi investigatrice ed espongono la loro “Verità”, dando forma a una
realtà così sfaccettata e cangiante a seconda dei punti di vista da risultare infine inafferrabile. 1 I sospetti si
concentrano sull’ambiguo Amedeo / Ahmed, troppo affabile con gli immigrati del quartiere per essere ita-
liano e troppo perbene e istruito per essere straniero : è sua la voce narrante principale, l’unica a raccontare
la vita degli altri senza ostili pregiudizi, nonostante anche la sua esistenza sia segnata dal dolore dell’esilio.
Lo scioglimento del giallo 2 e la scoperta dell’assassino non sanerà le diffidenze tra i vicini di casa, ma forse
avrà donato alla platea dei lettori uno sguardo più libero da pregiudizi e uno spirito più conciliante.
b. Divorzio all’islamica a viale Marconi, Roma, e/o, 2010 (d’ora in poi DI).
Christian Mazzari, arabista siciliano, è assoldato dai servizi segreti italiani per sventare un piano terrori-
stico di matrice islamica. I presunti attentatori avrebbero il loro centro d’azione a Roma, al Call center
“Little Cairo” di viale Marconi, raduno degli immigrati della zona. Christian si infiltra tra loro nei panni
del tunisino Issa : condivide con altri « extracomunitari », perlopiù senza il fatidico permesso di soggiorno
– il bengalese Omar, il marocchino Mohamed, l’egiziano Saber, il senegalese Ibrahima – lavoro, abitudini
e appartamento ; e si innamora della bella Safia (detta Sofia), aspirante parrucchiera emigrata dal Cairo
con il marito Said (detto Felice), divisa fra l’attaccamento alle radici musulmane e il desiderio di emanci-
pazione. L’attentato si rivelerà una “bufala” : i servizi segreti hanno messo alla prova Christian con un’e-
sercitazione, brillantemente superata. Ma l’immedesimazione nella vita di un immigrato italiano – fatta
di precarietà, quotidiani soprusi, emarginazione, – lascerà in Christian un segno indelebile e una rinno-
vata visione. Il racconto mescola critica sociale e umorismo evitando clichés e parzialità : la solidarietà
dell’autore verso la comunità immigrata di Roma non gli impedisce di ironizzare sul rigorismo islamico ;
la denuncia dei comportamenti razzisti degli italiani si accompagna all’esaltazione di gesti generosi ; la
satira sul divorzio all’islamica − una paradossale legge che consente al musulmano di risposarsi con la
moglie già ripudiata tre volte solo dopo che abbia consumato un altro matrimonio − fa maliziosamente
il paio con il “metodo” italiano del delitto d’onore, riecheggiando il celebre film Divorzio all’italiana (di
Pietro Germi, 1961, citato ivi, p. 131).
c. Contesa per un maialino italianissimo a san Salvario, Roma, e/o, 2013 (d’ora in poi CM)
A Torino, una serie di brutali omicidi di albanesi e rumeni induce gli investigatori e la stampa locale
a ipotizzare un regolamento di conti tra nuove bande criminali, operative nel giro della droga e della
prostituzione. Il giornalista Enzo Laganà, « terrone di seconda generazione » (originario della Calabria
e spostatosi a Torino), asseconda obtorto collo la direzione del quotidiano locale per cui scrive : il capore-
dattore Angelo Maritani vuole infatti montare uno scoop e rispondere alle aspettative del lettore che,
istigato anche dal comitato di quartiere “Padroni a casa nostra”, tende all’equivalenza fra criminali e
nuovi immigrati, concentrati nella zona di san Salvario. Laganà finge di aver scovato testimoni, si serve
dell’amico teatrante Luciano Terni per imitare finti capi della mafia rumena e albanese, prova inutil-
mente a sviare dall’attacco pregiudiziale alle cosche straniere. Intanto il nigeriano Joseph è preso di mira
dalla comunità dei musulmani perché il suo maialino (Gino, accudito dal suo padrone come un animale
1
Attraverso la figura della mise en abyme, è Johan Van Marten, appassionato di cinema e aspirante regista a imma-
ginare un film sull’ascensore di Piazza Vittorio e sullo scontro di civiltà che ha innescato : « Adotterò un’impostazione
teatrale, utilizzando un unico ambiente, vale a dire l’ingresso del palazzo che sta di fronte all’ascensore. Convincerò
gli inquilini a interpretare i loro ruoli », SC, p. 127. I vari personaggi si appellano a un pubblico virtuale con atti interro-
gativi e di coinvolgimento : « Vi prego di avere pazienza nei miei confronti », « Come sapete », « Permettetemi di dirvi »,
« Cari signori, Roma, senza Amedeo, non vale nulla » (parla Parviz Mansoor Samadi, SC, pp. 12-14, 26, 31) ; « Che dite ?
Il signor Amedeo è forestiero ? », « Pigliate per esempio lo studente biondo », « Ditemi voi : come ha fatto a trovare tutti
’sti soldi per aprire l’attività » (parla Benedetta Esposito : SC, pp. 43, 49). Guardi (2007, p. 69) rintraccia la fonte d’ispi-
razione nel racconto Nel bosco (1922) del giapponese Ryunosuke Akutagawa, dove la parabola sulla relatività del vero
ha una più marcata intenzione filosofica : del racconto è famosa la trasposizione cinematografica di Akira Kurosawa
(Rashomon, 1950).
2
Sulla struttura giallistica del romanzo cfr. Comberiati (2010).
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 119
domestico) è entrato nella moschea di Via Galliari : atto, di cui Joseph è innocente, interpretato come
doloso e gravemente insultante. Tra falsi scoop, gole profonde, vere faide mafiose e finti allarmismi
mediatici si arriverà a scoprire un coinvolgimento della ’ndrangheta locale nella morte sia degli albanesi
che dei romeni, ma anche della sua sospetta presenza in affari e malaffari nella città di Torino. Quanto al
maialino, solo l’infaticabile opera di mediazione di Enzo riuscirà a salvarlo dalle vendette dei fanatici e a
scongiurare un nuovo scontro di civiltà.
d. La zingarata della verginella di via Ormea, Roma, e/o 2014 (d’ora in poi ZV).
Enzo Laganà, il cronista calabrese emigrato a Torino già protagonista di CM, stavolta affronta il difficile
rapporto della popolazione italiana con i Rom, compromesso da ataviche e reciproche distanze, da ripe-
tuti scontri e atti di intolleranza razziale. Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto a Torino nel
2011, 1 il racconto prende le mosse da un reato scabroso : la quindicenne Virginia racconta di aver subìto
una violenza sessuale da parte di due gemelli zingari ; il quartiere di san Salvario, turbato e inorridito, si
mobilita per una fiaccolata di solidarietà. L’odio razziale prende però il sopravvento : al campo rom dove
vivono i ragazzi accusati dello stupro viene appiccato un fuoco e due persone rimangono gravemente
ferite. Il quotidiano per cui lavora Enzo cavalca la notizia, enfatizzando il ruolo di vittima sacrificale della
giovanissima Virginia e alimentando la discordia che cresce tra la popolazione del quartiere. Solo Enzo,
aiutato da Patrizia / Drabarimos, ex bancaria in carriera che, a seguito di una profonda crisi personale,
si è unita agli zingari condividendone la vita nel campo e l’accattonaggio in strada, tenterà di scoprire
la verità e di allentare la tensione. Quando alla fine Virginia confesserà di essersi inventata l’abuso per
coprire una relazione proibita dalla sua famiglia, il guasto sociale prodotto sembra ormai irreparabile. 2
Il resoconto delle trame lascia intuire lo sfondo su cui si stagliano : lo zoom su specifici contesti
urbani è vivificato dalle numerose citazioni odonomastiche : Piazza Vittorio, Viale Marconi,
San Salvario, Via Ormea, Via Galliari, Parco del Valentino ecc. ; le dinamiche interpersonali
si stabiliscono in un ambiente di « superdiversità », 3 in cui l’impatto tra italiani e stranieri si
aggiunge a preesistenti promiscuità regionali e culturali. In effetti la critica sociale permea la
narrazione focalizzandosi su alcuni punti comuni ai quattro romanzi :
- la denuncia della diffusione, nelle comunità multilingui e multiculturali delle grandi città
italiane, di radicati preconcetti, legati all’ignoranza e alla scarsa disponibilità di interazione
reciproca ;
- l’accostamento fra la condizione degli immigrati stranieri in Italia a quella degli italiani
del passato, costretti dalle precarie condizioni economiche sia a movimenti interni dal Sud al
Nord, sia all’espatrio in terre lontane ;
- le responsabilità civili delle istituzioni, della politica e dei mass media, che alimentano so-
spetti e inimicizie invece di promuovere una rispettosa convivenza tra vecchi e nuovi italiani.
3. Superdiversità e pluristilismo
Opportunamente, lo scrittore evita il più possibile di attribuire riflessioni di tal fatta a un narra-
tore (sia pure omodiegetico, come è il nostro caso), 4 smistandola piuttosto tra i vari interlocu-
tori e dissimulandola nei turni conversazionali. Frasi fatte, luoghi comuni e analisi rudimentali
affollano il dialogato, a volte con una resa brillante, a volte con esiti didascalici :
1
Cfr. Spedizione contro i Rom per uno stupro inventato (www.lastampa.it, 10/12/2011) ; Torino,“io stuprata” ma poi smen-
tisce. E il corteo finisce con il rogo del campo rom (www.ilfattoquotidiano.it, 10/12/2011). Il processo agli attentatori del
campo si è concluso nel luglio 2015 con sei condanne aggravate da “odio razziale”.
2
Per altri dettagli sulla trama e sul messaggio sociale del romanzo si veda la recensione di Taddeo (2013).
3
Nato in ambito antropologico, tale concetto descrive una realtà stratificata a vari livelli in seguito ai flussi di mo-
vimento, ai cambiamenti demografici e alle nuove forme di comunicazione ; per il concetto la superdiversità applicata
alla linguistica, cfr. Barni / Vedovelli (2009).
4
In SC raccontano in prima persona i vari protagonisti ; in DI si alternano le voci narranti di Christian Mazzari e di
Safia / Sofia ; CM e ZV si servono come “io narrante” di Enzo Laganà, nel primo caso inframezzato dalle confessioni
di Patriza /Drabarimos.
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« Se il lavoro non ci sta per la gente di questo paese, come facciamo ad accogliere tutti questi disperati ? » ;
« Io non mi fido degli immigrati » ; « La gente a Roma è pigra, questa è l’evidente verità. Vive di rendita,
sfruttando le rovine, le chiese, i musei e il sole » ; « Io non sono razzista, però non sopporto i napoletani »
(SC, pp. 51, 79, 105, 131).
« − Insomma sei diverso dagli altri tunisini che spacciano. – Ognuno è responsabile di quello che fa. Non
bado molto allo stereotipo del tunisino spacciatore » ; « In cucina faccio conoscenza con i tre cuochi : due
bengalesi e un peruviano. Insieme a Felice c’è un aiuto pizzaiolo egiziano di nome Fard. I camerieri
invece sono tutti italiani. I clienti non hanno nessun contatto con il personale immigrato. Sarà una coin-
cidenza ? », « Ieri uè terun, oggi è uè extracomunitario, marocchino, negro. Che dobbiamo fare ? » (DI, pp.
97, 99, 134).
« Gente come Bellezza [promotore del comitato “Padroni a casa nostra”] non si ricorda o forse non vuole
ricordare la brutta accoglienza dei meridionali nelle città del Nord » ; « − Mamma mia questi rumeni. Che
brutta gente, dottore. – I rumeni sono come tutti, ci sono i buoni e ci sono i cattivi.− Le carceri sono
piene di rumeni. – I delinquenti sono una minoranza. – No, dottore. Sono tantissimi. Ma non la vede
la tv ? – Non bisogna fidarsi della tv. – Io non mi fido dei rumeni, dottore […]. Più vado avanti e più mi
convinco che il pregiudizio è una malattia incurabile » (CM, pp. 45, 87-88).
« Una signora che lavora alle Poste in via Principe Tommaso sostiene che con gli zingari non c’è nulla da
fare […] non hanno mai smesso di dare fastidio e alimentare le peggiori paure. Rubano di tutto, compresi
i bambini » ; « è colpa della sinistra e della loro politica delle porte aperte a tutti, dice un cliente che non
ho mai visto prima » (ZV, p. 36).
L’importanza assegnata al linguaggio è dichiarata. Nel primo romanzo le malinconiche evo-
cazioni della terra materna unite all’adesione emotiva alla nuova dimora compongono il tema
dell’identità multipla e del bilinguismo, convenzionale negli scrittori migranti :
« Sono come un neonato, ho bisogno del latte tutti i giorni. L’italiano è il mio latte quotidiano » ; « Oggi ho
iniziato a leggere gli aforismi di Emil Cioran. Sono rimasto colpito da questo: “Non abitiamo un paese
ma una lingua”. La lingua italiana è la mia nuova dimora ? » (SC, pp. 155, 157).
Nei romanzi successivi le note metalinguistiche misurano la distanza fra la lingua della norma
e la pragmatica della comunicazione, contestano le semplificazioni degli slogan preconfezio-
nati, denunciano l’uso distorto delle parole nei mezzi di comunicazione :
« “Ciao”. Questa parola è molto utile […]. Esiste un’altra parola altrettanto importante : cazzo. Si utilizza
per esprimere rabbia e per calmare i nervi, e non è monopolio maschile » ; « Guaglio’ è la parola preferita
di Benedetta. Come sapete, guaglio’ vuol dire cazzo in napoletano. Così mi hanno detto tanti napoletani
con cui ho lavorato. Ogni volta che mi vede andare verso l’ascensore, si mette a urlare : “Guaglio’ ! Gua-
glio’ ! Guaglio’ ! » (SC, pp. 16, 17) ; « La parola “marocchino” non si riferisce a uno che viene dal Marocco.
È un’offesa e basta, come negro, frocio, bastardo… » (DI, p. 74) ; « I titoli si assomigliano tutti : arrestato
il serial killer rumeno. in manette il killer della faida. un criminale rumeno dietro le sbarre.
fermato il sicario della faida. fermato il killer extracomunitario. […] Trovo sempre le stesse
stronzate, ripetute e riscaldate in varie salse. La cosa che mi dà più fastidio è la generalizzazione. Il ru-
meno ! I rumeni ! L’extracomunitario ! Gli extracomunitari ! Il meridionale ! I meridionali ! » (CM, p. 88) ;
« − Gli zingari hanno stuprato una ragazzina del quartiere. − Gli zingari ! Tutti gli zingari ? », « Mi informa
di un’agenzia appena battuta su uno stupro ai danni di una quindicenne da parte di un “branco di zin-
gari” a San Salvario. I due rom sono già diventati un branco ? », « − Non è carino parlare dei rom come
dei topi […] – hai ragione non è giusto offendere i topi », « Molti italiani la vedono diversamente. E con i
loro commenti li [scil. i Rom] escludono dall’appartenenza al genere umano. È per questo motivo che si
usano parole come disinfestazione, bonifica, topaia » (ZV, pp. 15, 17, 92, 123).
Lakhous, arabofono di nascita, francofono di formazione, italofono per scelta, ha condensa-
to la propria cifra nell’interferenza fra la lingua d’origine e quella di approdo : « Io arabizzo
l’italiano e italianizzo l’arabo » (www.amaralakhous.com). Incroci e sovrapposizioni, come è
stato notato, si avvertono nell’onomastica, spesso giocata sul doppio nome arabo / italiano,
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 121
1
originario / attribuito che alcuni personaggi possiedono e su cui dissertano ; nel richiamo
alla sapienza proverbiale e al linguaggio figurato, riconosciuti di matrice arabeggiante ; e nel
lessico mistilingue, su cui ci soffermeremo maggiormente.
L’onomastica esotica nei primi due romanzi (SC e DI) diventa un pretesto per svolgere que-
stioni identitarie ; in CM e ZM le digressioni si diluiscono, lasciando al nome la funzione più
immediata di coloritura multietnica : in un caso ci sono la finlandese Taina, fidanzata di Enzo,
i presunti capimafia rumeno e albanese Tigru e Luan, il nigeriano Joseph, la colf ucraina Na-
talija, il marocchino Samir detto Sam ; nell’altro figurano i rom Drago, Demir, Zafira, Medina
e zio Baros (capo del campo).
Gli arabi italianizzati di Lakhous parlano di tanto in tanto in modo proverbiale : la tradizio-
ne orale è citata con spirito e messa a confronto con esempi gemelli della nostrana saggezza
popolare :
« C’è un proverbio persiano che dice : l’ebbrezza di gioventù è intensa come quella del vino », « Come
dice il proverbio arabo, “È impossibile tenere due spade in un fodero solo” », « “Parenti serpenti”. Questo
proverbio assomiglia al proverbio arabo “parenti scorpioni” » (SC, pp. 18, 34, 59) ; « E così ho iniziato a
prendere sul serio il detto arabo “Capelli metà bellezza” », « Il nostro vicino di casa al Cairo, lo zio Attia,
diceva : Avere figlie è come tenere delle bombe a mano : è meglio sbarazzarsene in fretta ! »,« Come di-
ciamo noi arabi : “Iaada ifada”, ripetere è benefico » (DI, pp. 26, 29 170) ; « A Sam piace tantissimo anche
ripetere questo proverbio maghrebino : “non puoi attraversare il fiume senza bagnarti” » ; « Come dice il
nostro proverbio : Ku eshte balta me embel se mjalta, dove il fango è più dolce del miele », « Come diciamo
in Albania : Dy mace mundin nje ari, due gatti battono un orso », « Mi torna in mente il proverbio milanese
che Maritani ripete sempre : Chi vusa püsè, la vaca lì’è sua, chi grida di più la vacca è sua » ; « Zio, chine
nàscia rutunnu non mora quadratu » (CM, pp. 50, 55, 58, 72, 158) ; « La mamma le insegna molti proverbi
calabresi : I guai da pignata i sapi a cucinara chi i gira, i guai della pentola li conosce il mestolo che vi gira
dentro », « Na nuci ndo saccu non scrusci, una noce nel sacco non fa rumore » (ZV, p. 146).
L’uso di paragoni endoetnici, cioè di « similitudini che presentano comparanti inediti e innova-
tivi » 2 dedotti dagli ambienti d’origine, rientra tra le manifestazioni dell’esotismo, e anche per
questo fenomeno si nota una progressiva rarefazione dal primo all’ultimo romanzo.
Per molti aspetti, la lingua di Lakhous affluisce nel mainstream della narrativa contempo-
ranea. 3 Nella sintassi, è generale la propensione alle frasi brevi, giustificate anche dalla pre-
valenza dei dialoghi, refrattari al periodare complesso. Criteri di verosimiglianza linguistica
spiegano la prevalenza di lessico fondamentale e il facile abbandono al turpiloquio, da tempo
concesso persino alla lingua letteraria. Talvolta le espressioni disfemiche si inseriscono come
intercalanti neutri : « I piccioni […] sono troppi e cacano sui cittadini », SC, p. 37 ; « Minchia, mi
stavo prendendo un infarto. Peggio, mi stavo pisciando addosso. Sarebbe il minimo di fronte a
questa suspense del cazzo », DI, p. 92 ; « A me non me ne frega un cazzo », CM, p. 46 ; « Non mi
prendere per il culo », ZV, p. 56. Più spesso le “parolacce”, abbondanti in CM e in ZV, sfogano
un’insolita aggressività (« La violenza verbale è solo un preludio alla violenza fisica », si dice in
ZV, p. 5) e riflettono una visione tutt’altro che fiduciosa dei rapporti interpersonali :
« Mi ha guardato con odio dicendo : Se lo dici ancora ti piscio in bocca ! Tu sei a casa mia, non hai il diritto
di parlare ! Hai capito, pezzo di merda ? », « Quel figlio di puttana ha avuto quel che meritava » (SC, pp. 26,
61) ; « Continuo a non capire un cazzo di voi musulmani […] Voglio solo ragazzi seri, puntuali e che non
1
Groppaldi (2012, pp. 42, 45-49) parla di una “trans-lingua” in cui sono frequenti gli interscambi, ed è in primo
luogo notevole l’onomastica dei personaggi, « una sfera del lessico che, se in altri casi riveste importanza marginale,
nei romanzi di Lakhous pare assi studiata e significativa». Riflessioni sul nome si trovano ad es. in SC, pp. 66, 140 e
DI, p. 32.
2
Benussi / Cartago, 2009, p. 418 e Groppaldi 2012, pp. 50-52. Ecco alcuni esempi : « Mi fa ballare e cantare come un
derviscio », « è come un piatto persiano senza le spezie ! », « Mi sembra di vedere Shahrayar, il sultano delle Mille e una
notte, sereno e felice dopo aver ascoltato un racconto di Shahrazad », « Il signor Amedeo è buono come il succo del
mango » (SC, pp. 21, 31, 34, 65).
3
Su cui Antonelli (2006), Dardano (2010) e, aggiornato agli ultimi esempi, Matt (2014).
122 laura ricci
mi rompano i coglioni », « Capitano Giuda di merda ! […] Non trovo le parole per definire la reazione di
questo capitano Giuda del cazzo ! » (DI, p. 98, 10-21) ; « Figlio di una puttanissima ! », « quegli stronzi del
giornale » ; « [i musulmani] ce lo metteranno nel culo », « A noi degli africani non ce ne frega un cazzo »,
« − Ma sei diventato il portavoce di Mario Bellezza e del suo comitato di merda ? − Tu cerca di essere più
coerente con la tua religione e non rompere i coglioni » (CM, pp. 38, 44-45, 92, 107) ; « Porca di una troia,
abbiamo il diritto o no di essere padroni a casa nostra ? », « Zingari di merda », « Andate fuori dai coglioni !
Banda di stupratori ! », « È un figlio di puttanissima. Fotterlo è un dovere morale per me » (ZV, pp. 16, 20,
40, 115).
Molti dei personaggi esibiscono una non trattenuta dialettalità, denunciando una scarsa dime-
stichezza con l’italiano. La « portiera » napoletana Benedetta Esposito raggiunge al massimo le
scoglie dell’italiano ragionale : 1
« lo dico forte e senza mettermi scuorno », « mi fa ridere pure quando sto triste », « non tengo alternativa »,
« San Genna’, mettece ’a mana toja », « Guaglio’, addo’ vaje ? », « mi stava facendo fessa », « il problema mio
è che quelli che non tengono voglia di fare niente mi stanno ’ncopp ’o stomaco » (SC, pp. 41, 42, 45, 49)
Non sorprende, data l’ambientazione dei primi romanzi, la greve vitalità del romanesco, che si
concentra nelle battute del barista Sandro Dandini (SC) e dell’affittacamere Teresa “Vacanza”
(DI). Entrambi si fanno subito riconoscere dai geosinonimi “bandiera” della capitale e dai trat-
ti fonomorfologici più tipici, come la conservazione di e protonica (De Blasi, 2014, pp. 94-96) :
« − Scusa, Amede’, dimme de sì o de no : sei de Napoli ? », « Ammazza Amede’ come conosci Roma ! »,
« Fiji de ’na mignotta ! », « Mo ha’ rotto er cazzo e mo te meno, st’ascensore appartiene a tutti e nun è
’na parte de casa tua, questo è ’r nostro palazzo e nun è ’na tribù de zulù ! » (SC, pp. 132, 135, 136) ; « −’A
bellooo, ché sei egiziano pure tu ? – No, sono tunisino. – Er paese de Afef ? », « Come annamo ? », « Regà,
ve serve quarcosa ? » (DI, pp. 46, 153).
Ma anche Antonio Marini, professore universitario trasferitosi da Milano a Roma cede al set-
tentrionalismo : « E la madonna, dove l’è che sem ? A Mogadiscio o a Addis Abeba ? Sèm a
Ròma o a Bombey ? Nel mondo sviluppato o nel terzo mondo ? » (SC, p. 103). Sia il siciliano
Christian Mazzari (DI) sia il calabrese Enzo Laganà (CM e ZV) testimoniano un eloquente
radicamento ai loro dialetti natii, 2 anche se Enzo è specialmente sopraffatto dall’uso che ne fa
sua madre, dialettofona esclusiva :
« Mi tagghiai i capelli […] irriconoscibile sono », « non diciamo minchiate », « mi devo abituare a questa
minchia di baffo », « faccio schifo, sono fituso », « credeva ca babbiavano, invece tutto vero era », « da buon
siciliano dico : Nuddu fa nenti pi nenti » (DI, pp. 11, 31, 76, 90, 153) ; « Enzu’, figliu mia, ’u tiempu unn’aspet-
ta nissunu », « Enzu’ ! Non mi pigliare per fessa. Si’ statu fora da casa quattru iuorni », « Sono uno zitello,
uno schetto da mariatare a tutti i costi » ; « si deve cambiare ’u copriletto tua […] è da ietta’, è vecchio »,
« C’è un rischiu ca’ cada supra a capa di qualche povero disgraziato » (CM, pp.15, 27, 33, 60, 113).
Le continue interferenze dialettali, componente vitale nella narrativa degli ultimi anni (cfr.
Matt, 2014, pp. 180-94) hanno qui l’intenzione di smascherare la presunta compattezza lingui-
stica del paese e mettono in crisi il possesso dell’italiano come status di legittima cittadinanza :
una questione aperta, come è noto, dalla legge del 2010 che ha imposto il test di certificazione
delle competenze linguistiche agli immigrati richiedenti il permesso di soggiorno in Italia. 3
Più insolite delle commutazioni di codice italiano / dialetto sono altre inedite mescolanze,
come il lombardo parlato dal senegalese Ibrahima (venditore ambulante a Milano prima di
giungere a Roma) :
1
Per i tratti meridionali qui riprodotti, in particolare l’uso degli ausiliari stare e tenere e il dittongo metafonetico
cfr. De Blasi (2014), pp. 103-106.
2
Sull’italiano regionale di Calabria e Sicilia, ivi, pp. 111-113.
3
Cfr. il Decreto interministeriale n. 10A07303 del 4 giugno 2010, che introduce un test di verifica e la certificazione
dell’italiano (livello A2 del Quadro Comune Europeo) per i richiedenti il Permesso di soggiorno. Sulla questione cfr.
Barni (2012) e Barni (2013).
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 123
« Fratello, i vigili sono pezzi di merda. Rompono i maroni tutti i giorni. […] E la Madonna ! Compriamo
e vendiamo, che male c’è ? », « Fratello, in Italia il razzismo esiste fra gli italiani stessi : a Milano si dice : uè,
terùn ! Va a dà via i ciap », « Con la facia da cul de can da cacia, come dicono a Milano » (DI, pp. 72, 134).
O l’italiano “di contatto” dell’egiziano Sabir, che scambia b e p secondo un’attitudine dei par-
lanti arabofoni effettivamente registrata dai linguisti nei processi di acquisizione dell’italiano : 1
« Issa, ho bisogno solo di un minuto ber conquistarla. Non mi hai ancora bisto all’obera. Quando scendo
in bista non c’è bosto ber nessun concorrente ! », « Non c’è broblema », « Voglio dire una cosa imbortante
[…] c’è una sbia tra noi ! », « Sai chi ci sta a brovà con me ? », « Issa, brebarati, la brossima volta tocca a te ! » ;
« Simona è biù di una moglie, cabito ? » (DI, pp. 70, 91-92,132, 154).
Per Christian, invece, il problema di calarsi anche linguisticamente nei panni di Issa il tunisino
si dovrebbe risolvere in un misto di italiano e arabo-siciliano :
« L’ideale è parlare un italiano con doppia cadenza : araba, perché sono tunisino, e siciliana, perché sono
un immigrato che ha vissuto in Sicilia. Forse meno italiano parlo meglio sarà. Decido senza esitazione
di sospendere momentaneamente molte regole grammaticali, quindi via il congiuntivo e il passato re-
moto » (DI, p.45).
Il carattere convenzionale (a scopo comico) e non mimetico di tali interferenze è evidente ; ol-
tre al buon senso, anche le ricerche condotte 2 e i dati statistici che possediamo sugli usi lingui-
stici dei nuovi italiani e i particolare sull’alternanza Italiano/L1 nei diversi contesti (Istat, 2014),
inducono a pensare che due egiziani, anche incontrandosi in suolo italiano, parlerebbero tra
loro in arabo. Del resto lo stesso autore si mostra consapevole della licenza poetica, se apre il
dialogo qui sotto riportato presentandolo come un « minisketch » (DI, p. 81) :
− Amico mio, bassato troppo timbo. Chi biacere reviderti.
− Biacere mio.
− Ma duvi stato, Barma ?
− No Barma, Barigi. Sono stato bir lavoro.
− Ancura fari bezzaiolo ?
− Sì, diventatu ezberto bizze.
− Dimme un bù, fa sempre bereghiera ?
− Certu, bereghiera molto emburtante. Secondo bilastru dell’Islam.
− Comblimenti ! Tu vero musulmano bratecanti.
− Tu come stai ?
− Oggi non a bosto, ce l’ho broblemi con estomaco.
− Berché ? Cosa mangiato branzo ?
− Bollo batatine, però troppo beccanti.
− Borca miseria !
Sempre nel campo delle infedeltà di rappresentazione concesse al testo d’invenzione, segna-
lo qualche inverosimiglianza palese, come l’impeccabile italiano pronunciato dal nigeriano
Joseph : « Enzo, aiutami a parlare con i ragazzi della moschea. Vorrei spiegare loro che Gino
è innocente » (CM, p. 61). Più interessanti i casi di simulazione di parlato in cui la turnazione
plurilingue prova a rispecchiare, sebbene con le convenzioni della mimesi letteraria, una con-
versazione credibile :
− Nell’Islam il velo deve essere nero.
− Davvero ?.
− Il velo colorato crea disordine e tentazione, cioè la fitna.
− Veramente ? E chi lo dice ?
1
Cfr. Berruto (2012), Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, pp. 204-206.
2
Vedi l’inchiesta sui parlanti arabofoni a Torino di Andorno, Interlandi (2004), in particolare pp. 248-57.
124 laura ricci
− C’è una fatwa.
− Una fatwa contro il mio velo ! Emessa da chi ? Dalla macelleria halal di tuo marito ?
La soggezione del parlante straniero − al cospetto degli uffici pubblici, dei datori di lavoro,
dei concittadini italiani − che si avverte nelle scritture migranti della prima maniera, anche
come atto di denuncia nei confronti del potere esercitato attraverso la competenza linguistica,
qui sembrerebbe superata : tra “terroni di seconda generazione” (i meridionali emigrati che
nei romanzi di Lakhous non riescono a staccarsi dalla parlata locale), sguaiati “romanacci” e
settentrionali boriosi altrettanto inclini all’eloquio vernacolare, l’italiano degli italiani non ha
nulla della sua aura di lingua unita, nobile e prestigiosa. Alle impurità dialettali si aggiunge
la volgarità del turpiloquio, comune ai parlanti italiani e stranieri, ma non a caso un po’ più
usuale sulla bocca degli italofoni, soggetti a minori restringimenti culturali rispetto ad altri
popoli. 1 Innalzano il registro, ma non il prestigio, il tecnicismo dei linguaggi settoriali e le
manipolazioni del linguaggio giornalistico :
Gli interrogativi sono molteplici : le due cellule in questione sono autonome o affiliate a qualche organiz-
zazione di terrorismo internazionale come al-Quada ? Quali sono gli obiettivi sensibili scelti per colpire
Roma, capitale dello stato italiano e sede del Vaticano ? […] È probabile che la prima cellula di Viale
Marconi abbia una funzione di copertura, cioè fornire appoggio logistico all’altra » (DI, p. 20) ; « La cri-
minalità straniera è diventata una realtà innegabile. Assistiamo, preoccupati e angosciati, a un’escalation
di violenza nelle nostre città. È questo che il nostro giornale documenta giorno dopo giorno. Adesso
il nostro cronista Enzo Laganà ci informa che un regolamento di conti è in corso tra criminali albanesi
e rumeni sul territorio italiano, nella nostra bella Torino, la prima capitale d’Italia dopo l’Unità, la città
del miracolo economico » (CM, 28-29) ; « Quando reagiremo ? Una società viva e sana possiede sempre
gli anticorpi per difendersi e soprattutto per reagire. L’Italia è sotto anestesia. È la tristissima e scomoda
verità. […] In un quartiere popolare è stata stuprata una bambina di quindici anni da due rom. Una cosa
indescrivibile. Una famiglia perbene distrutta dal dolore. […] Sì, questi stranieri violenti rendono la no-
stra vita quotidiana insicura. Tutti concordano che così non si può andare avanti » (ZV, p. 38).
Al cospetto di questo italiano stereotipato e intorbidito, il rumeno che dice pidza (‘fica’), l’al-
banese che dice rockka (‘cazzo’), l’egiziano che impreca « Borca buttana ! » partecipano senza
complessi di inferiorità a una babele di lingue in cui diffidenze, pregiudizi e malintesi realisti-
camente abbondano :
« Però lui [Parviz] mi risponde con male parole nella sua lingua. Non mi ricordo esattamente quella
parola che dice sempre, forse mersa o mersis ! Insomma l’importante è che quella parola vuol dire cazzo
in albanese e si usa per insultare la gente » ; « Ho provato inutilmente a convincere la portiera Benedetta
che Parviz non è albanese e che merci è una parola francese che vuol dire grazie e si usa con lo stesso
significato in Iran » (SC, pp. 48, 56).
Con una garbata predisposizione ironica, ma senza riduzioni concilianti, 2 Lakhous mette in
guardia su altri più pericolosi fraintendimenti, come gli errori di traduzione dall’arabo, che
possono dar luogo a gravi equivoci. L’aneddoto citato in DI, p. 156, in cui la parola araba màjza-
ra (→ Glossario), dotata di una doppia accezione − ‘macelleria’, ‘massacro’ − e interpretata
nel modo peggiore, spinge le forze dell’ordine a un arresto per sospetto terroristico, può bene
associarsi a recenti fatti di cronaca in cui analoghi errori interpretativi si sono verificati. 3
1
Come si ricava da qualche accenno : Parviz si trattiene dal replicare alle offese di Bendetta in quanto in Iran si è « abi-
tuati a rispettare i vecchi ed evitare le parolacce » (SC, p. 17) ; Safia è sorpresa dal linguaggio disinibito delle donne : « So
che sono una musulmana col velo e non devo dire parolacce (sono riservate ai maschi, almeno da noi è così) » (DI, p. 124).
2
Groppaldi (2012, p. 43) è più disposto a vedere un “lieto fine”, perlomeno in DI : « La lingua è specchio dell’identità
e il codice dell’altro è sempre differente da come viene percepito : nel corso del romanzo l’integrazione, culturale e
linguistica, si compirà ». La mia impressione è che i racconti di Lakhous lascino tutto com’è, con la sola ambizione,
troppo impegnativa per essere poco più che allusa, di suscitare nel lettore una coscienza più avvertita.
3
Alludo all’assassinio avvenuto nel bergamasco della tredicenne Yara Gambirasio (26/11/2010), del quale venne
ingiustamente accusato un operaio marocchino residente nella zona, Mohammed Fikri : da un’intercettazione tele-
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 125
In sintesi, lo stile di Lakhous, disponibile alle varietà emergenti del repertorio, è in continu-
ità con filoni rilevanti della tradizione italiana e introduce un rinnovamento dall’interno, par-
tecipe cioè del processo di integrazione nella lingua letteraria di quelle componenti parlate,
regionali e dialettali marginalizzate dall’italiano codificato ; possono infatti essere rintracciate
analogie con la vivace espressività della lingua scenica (dal teatro comico alla “commedia all’i-
taliana” del cinema) e affinità con il regionalismo naturalista da Verga a Camilleri.
fonica gli inquirenti avevano dedotto una confessione del delitto (« Allah mi perdoni, non ho ucciso »), e solo una più
attenta consulenza linguistica era riuscita a scagionare il giovane, che in realtà aveva imprecato al telefono per banali
ragioni (ne riferiscono le fonti giornalistiche dell’epoca e la voce Omicidio di Yara Gambirasio in Wikipedia).
1
Dal Dossier Statistico Immigrazione (2014, pp. 11, 98, 346-47, 397-98) si ricava che ¼ della popolazione straniera
residente in Italia si concentra in quattro città (nell’ordine : Roma, Milano, Torino, Brescia). Sia Roma, con 353.785
cittadini stranieri, sia Torino, con 134.214 cittadini stranieri, registrano una percentuale di immigrati superiore alla
media nazionale ; Romania, Marocco e Albania sono le prime nazionalità d’origine rappresentate a Torino, mentre
a Roma rumeni, filippini e bengalesi si collocano ai primi tre posti ; gli albanesi seguono in quarta posizione e solo
all’undicesimo e dodicesimo posto troviamo, con Marocco ed Egitto, le prime comunità arabofone.
2
Bagna / Barni / Machetti (2007) introducono i concetti di “vitalità” e “visibilità” e illustrano i metodi di misu-
razione delle nuove alloglossie : peso demografico, autodichiarazioni sugli usi linguistici, attestazioni reali (per es.
insegne commerciali e scritture esposte). Sull’Esquilino, vedi anche Bagna / Barni (2006), Bagna / Machetti (2008) e
Bracalenti et alii (2009), p. 33-48 : nel quartiere dominano le scritte cinesi ma anche le altre comunità presenti (benga-
lesi, pakistani, marocchini ecc.) risultano linguisticamente evidenti.
3
Rispetto alle situazioni inscenate in CM, in cui l’italiano è lingua abituale di scambio, dall’inchiesta di Andorno
(2004) la L1 risulta molto usata in famiglia e tra amici ; lo spazio dell’italiano cresce prevedibilmente con gli italiani,
con i non connazionali, e nel dominio lavorativo, dove però si osserva anche l’uso misto L1+italiano, comprese le
componenti dialettali ; è interessante riportare che l’arabo risulta più vitale di altre lingue.
4
Benussi / Cartago (2009, p. 417) notano l’originalità di questo aspetto nelle scritture migranti nel loro insieme :
« Lo spazio linguistico che più intensamente viene ripopolato e rinnovato in vitalità per l’innesto di specie esotiche è
quello che più direttamente si lega con immaginari diversi dai tradizionali indigeni ».
5
Si tratta ovviamente di un quesito condiviso : si veda ad esempio Bagna (2009), che si avvale dei metodi della Lin-
guistic Landscape (o linguistica del paesaggio), per provare a misurare nei contesti urbani quante e dove sono le lingue
immigrate d’Italia e « quali sono in grado di esercitare la loro pressione sul territorio ».
126 laura ricci
L’inserzione di esotismi si carica nel primo romanzo di quelle valenze emotive riscontrate
in altri casi ; 1 ad esempio per la scrittrice di origine somala Igiaba Scego (su cui anche Ricci,
2009, pp. 177-181), così scrive Brogi (2011) :
Un’altra risorsa attraverso la quale l’italiano è rivitalizzato consiste nell’immissione di lemmi provenienti
dalla lingua parlata nella propria famiglia d’origine. Di questa lingua si trattengono soprattutto termini
dai contenuti identitari (riguardanti il cibo, la religione, il sistema parentale, i codici sessuali), come
rivelano anche i glossari spesso riportati in appendice, e come conferma pure la ricorrenza di dettagli
polisensoriali quando si tratta di raccontare vicende legate al mondo magico-infantile del passato. Altre
volte invece la parola intraducibile indica le esperienze legate a stati d’animo emozionali e memoriali ;
oppure si tratta di un repertorio risalente a esperienze di racconto legate a modalità orali.
Gli arabismi di SC, quasi tutti glossati in nota, si riducono a pochi esempi (nomi di cibi, riti,
usanze riferibili in particolare all’area maghrebina) e si addensano nella confessione rivelatrice
dell’io narrante, epilogo del romanzo (SC, pp. 169-72) : Amedeo, ritenuto da tutti un “italiano
vero”, si svela come Ahmed, esule algerino. L’umore nostalgico, trattenuto sotto la corazza
di un’integrazione perfetta, si manifesta pateticamente, rivelando un animo dolente e irrime-
diabilmente sradicato ; ai correligionari che gli consigliano di ritrovarsi almeno nella comunità
islamica della grande Moschea romana Ahmed risponde tra sé : « No, grazie. Non voglio vede-
re centinaia di bisognosi come me, bisognosi dell’odore dei loro cari » (SC, p. 170).
Nei romanzi successivi il plurilinguismo funziona più spesso come correlativo formale
dell’incontro / scontro rappresentato : l’esotismo, sempre riconducibile alle comunità migra-
te italiane, ma con una netta predominanza di arabismi, sembra via via incaricarsi di insce-
nare una nuova promiscuità, in cui gli italiani regionali si mescolano con le varietà dialettali
dell’arabo, l’albanese, il rumeno e la lingua dei rom, così come il turpiloquio convive con il
linguaggio burocratico, e il parlato si alterna alla citazione letteraria. Emulo dichiarato del
pluristilismo gaddiano, Lakhous realizza un “pasticciaccio” che è pure un’avvertenza : con le
nuove parole e parlate degli immigrati l’italiano non potrà imbastardirsi più di quanto non sia
già contaminato e corrotto :
« Spesso mi dicono : − Tu non sai l’italiano, oppure : − Prima devi perfezionare la lingua, oppure : − Spia-
cente, il tuo italiano è molto scarso […]. Però mi dispiace di dirvi che non sono l’unico che non conosce
l’italiano in questo paese. Ho lavorato nei ristoranti di Roma con molti giovani napoletani, calabresi,
sardi, siciliani, e ho scoperto che il nostro livello linguistico è quasi lo stesso » (SC, p.15).
Tra i migratismi attestati in Lakhous, soltanto un gruppo di neoislamismi è oggi registrato nei
vocabolari o in fonti scritte italiane ; per il resto, agli esotismi esibiti corrisponde una scarsa
circolazione reale, se escludiamo microcontesti specificamente multietnici, come ad esempio
il mercato rionale di piazza Vittorio, tra i cui banchi di vendita sono stati individuati alcuni
neologismi esotici. 2 Nella maggioranza dei casi, si tratta di prestiti di necessità, 3 a quel livello
massimo che i teorici della traduzione denominano « realia » (Osimo, 2004, pp. 63-68) e che
esprimono referenti legati a cose materiali locali o a concetti culturospecifici (flora e fauna,
cibo, riti, costumi, ecc.) : insomma parole indissolubilmente legate all’ambiente di apparte-
nenza e quasi impossibili da trasferire in un’altra lingua. In Lakhous i prestiti figurano morfo-
1
Per altri apparentabili esempi, specie nelle scritture migranti d’esordio, cfr. Terminio, 2009, pp. 35-47.
2
Dato lo specifico campo di indagine, quelli rinvenuti da Bagna (2006) si riferiscono perlopiù al settore alimentare,
come gli orientalismi nashi ‘tipo di pera’ e ampalaya ‘tipo di zucca’ ; o a messaggi promozionali alla vendita (come
l’arabo halal ‘lecito’, che rassicura i musulmani sul tipo di macellazione della carne ; o l’etichetta “Specialitati Roma-
nesti”, che indica un banco di prodotti della Romania). Le lingue visibili sono quelle delle comunità della zona (arabo,
bengali, cinese, portoghese), con una sottorappresentanza del rumeno rispetto all’entità della popolazione, legata al
modesto impegno imprenditoriale di questa comunità. Sebbene « la presenza di parole straniere nella lingua italiana
derivante dai recenti contatti interlinguistici determinati dai flussi migratori » susciti una crescente attenzione, la
registrazione di tali esotismi nei dizionari non è immediata (ivi, p. 466).
3
Per la nozione di interferenza e le tipologie del prestito linguistico, vedi Fanfani (2010) e Palermo (2010).
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 127
logicamente non integrati ma con lievi adattamenti grafico-fonetici. Alla prima apparizione
del termine sono quasi sempre accompagnati da una glossa, che tuttavia si configura in modo
diverso a seconda dei casi : razionalmente, le spiegazioni più estese sono riservate a voci più
complesse mentre l’assenza di glossa è resa possibile per quegli arabismi acclimati da tempo.
In SC i forestierismi sono in carattere tondo, negli altri romanzi appaiono in corsivo, ad ec-
cezione delle voci ormai avvertite come assimilate al lessico italiano (burqa, kebab) e infatti
prive di commento.
Elenco le diverse tipologie della glossa :
a) glossa enciclopedica : riservata a termini peculiari della cultura islamica, che necessitano
di una spiegazione estesa (es. Glossario → harraga, muhallil, taqiyya 1) ;
b) glossa lessicografica : nota esplicativa a piè di pagina contenente una breve definizione
(es. Glossario → suhur, zagharid) ;
c) glossa esplicativa-appositiva : alla voce citata segue, tra due virgole, la corrispondenza in
italiano (es. Glossario → hagg, maktùb) ; oppure la parola italiana che traduce anticipa il fore-
stierismo (es. Glossario → fitna, hadit) ;
d) glossa metalinguistica : il forestierismo è accompagnato da formule attenuative metalin-
guistiche (es. Glossario → hallouf, shabaka, zina) ;
e) glossa dissimulata : il significato del termine non è esplicitato ma è rilevabile dal contesto,
in genere dialogico (es. Glossario→ cagè, mabrùk, muezzin) ;
f ) glossa assente : si omette la sottolineatura del corsivo e manca la glossa (es. Glossario →
cuscus, insciallah, ramadan).
L’esito didascalico prodotto dalle glosse enciclopediche e lessicografiche è compensato
dal vantaggio di una chiarificazione per alcune parole-chiave del lessico islamico, di discreta
propagazione mediatica e apparentemente note, ma spesso veicolate con accezioni parziali
e talvolta imprecise (per es. fatwa è una ‘sentenza’ e non sempre e soltanto una ‘condanna a
morte’ ; halal non si riferisce solo alla carne macellata secondo i dettami, ma a tutto quanto
è ‘lecito, consentito’ dalla legge islamica → Glossario) ; nei casi in cui invece l’autore sceglie
di non appesantire di glosse il dettato, il significato delle parole risulta comunque evidente.
Quanto alle lingue presenti, prevalgono nettamente alcuni realia del mondo islamico, già sche-
dati come « neoislamismi » :
I sempre più frequenti contatti con il mondo islamico stanno facendo affluire nel lessico dell’italiano,
al pari di quanto si sta verificando in altre lingue occidentali, un numero via via crescente di termini di
origine araba : malgrado le percentuali di ingresso nei secoli xix e xx siano sensibilmente inferiori rispet-
to ai secoli precedenti, tuttavia il numero di ‘neoislamismi’ contemporanei, specie per l’alto grado di
occorrimento, è tutt’altro che trascurabile. Questi neoislamismi fanno riferimento pressoché esclusivo
a realtà politiche, sociali, culturali proprie dell’Islām contemporaneo e giungono in italiano attraverso i
canali dell’informazione giornalistica e radiotelevisiva (Mancini, 2010).
Anche Rossi (2012, pp. 105-06) colloca la ripresa dell’influsso arabo ai grandi eventi della poli-
tica internazionale notando la connotazione negativa che possono assumere nelle menzioni
di cronaca estera. A differenza degli arabismi di ascendenza medievale, traccia di « un fecondo
incontro culturale », in epoca contemporanea « l’immagine pregiudizialmente ostile con cui
viene percepito il mondo islamico impedisce di riconoscere nella lingua araba l’espressione di
quella stessa grande cultura alla quale tanto deve l’Occidente » (ivi, p. 106). In effetti, le parole
chiamate in causa per illustrare questa nuova componente esogena del lessico italiano sono o
marchi peculiari della cultura islamica (burqa, imam), o tecnicismi della guerra e del terrorismo
(fatwa, jiahd). Gli arabismi dell’italiano si spiegano ancora con l’importanza di una lingua di
grande prestigio, ma la loro reviviscenza si accompagna a un sentimento di distanza culturale :
1
Per giustificare la dettagliata spiegazione del tecnicismo taqiyya (→ Glossario), Christian (DI, p. 139) sente di
dover precisare : « Per fortuna i corsi di islamistica che ho seguito all’Università di Palermo sono serviti a qualcosa ».
128 laura ricci
Rispetto agli islamismi del passato questi prestiti si differenziano per la forte connotazione di ‘estraneità’
culturale che si riflette, tra l’altro, nello scarso adattamento morfologico delle forme. In effetti i neoisla-
mismi si possono considerare paradossalmente il frutto non tanto di una comunanza culturale, quanto
piuttosto di un contrasto, innanzi tutto politico, tra Vicino Oriente e Occidente (Mancini, 1994, p. 878).
Di conseguenza, attingendo come è ovvio da fonti scritte (e per gli ultimi anni in particolare
giornalistiche), i repertori lessicali dell’italiano citano significati che appena lambiscono le ac-
cezioni dell’uso vivo. Gradit e Psli, nonostante la notevole disponibilità verso le parole arabe
recenti, 1 registrano fatalmente molti prestiti legati al conflitto tra occidente e mondo islamico
(da alquaidista a intifada, da ijahd a mujaheddin) ; altre voci, significanti riti e costumi apparen-
temente neutri (hijab ‘velo, fazzoletto’, imam ‘guida spirituale’) hanno comunque un carattere
oppositivo. Per qualche arabismo già rintracciato in fonti ottocentesche o primonovecente-
sche, la definizione prodotta risulta parziale e non aggiornata (come nel caso di haram → Glos-
sario). Sono poche le parole (ad es. kebab e felafel, nomi di piatti tipici, o halal e maktùb, legate al
costume) che sembrano rivelare anche lo stanziamento di comunità arabofone in Italia.
La percezione negativa dell’apporto dei neoislamismi risulta attenuata nei romanzi di
Lakhous, sia perché le voci più minacciose vengono corrette o attutite, sia perché una buona
accoglienza viene data a molti vocaboli “pacifici” come cibi, formule di cortesia e di saluto. La
dimensione dell’uso vivo è accresciuta dalla fraseologia (se ne forniscono i non molti esempi
dopo il Glossario), che si aggiunge ai prestiti veri e propri e all’onomastica : proverbi, modi di
dire, espressioni fatiche accrescono l’impressione di un’interferenza attiva.
A parte un paio di citazioni dalla lingua dei Rom, le altre lingue immigrate rappresentate
sono il rumeno e l’albanese, proprie di due comunità stabilizzatesi in territorio italiano da
almeno tre decenni. 2 Lo scarso prestigio di cui godono e viceversa l’attrazione di questi popoli
verso la lingua del paese ospitante fa sì che lo scambio sia del tutto unilaterale ; è nota infatti
la buona conoscenza dell’italiano da parte dei rumeni e degli albanesi mentre colpisce l’as-
senza di rumenismi e albanesismi nell’italiano ; il dato, storico, non ha sostanzialmente subito
modifiche con le recenti ondate immigratorie. Per il rumeno, nulla si può aggiungere (e anzi,
qualcosa si potrebbe togliere per i termini legati a circostanze storico-politico-amministrative
ormai superate) a quanto scriveva Zolli (1991, p. 168) : « Scarse e di poca importanza le voci
rumene attestate in enciclopedie o in testi italiani. Una sola di esse ha avuto larga diffusione,
Dracula, giunta però a noi, attraverso l’inglese (o altre lingue europee) ». 3 Nonostante la paren-
tela genetica e l’integrazione nel tessuto sociale (si pensi ai collocamenti nei contesti familiari
delle varie collaboratrici domestiche), il rumeno sembra non lasciare tracce linguistiche della
sua presenza. Analogamente, accanto a una significativa influenza dell’italiano sull’albanese, 4
è inesistente l’apporto di questa lingua al lessico italiano. 5 Il gergo dei rom è invece del tutto
1
Gradit lemmatizza complessivamente 867 arabismi, di cui 354 novecenteschi e 141 degli ultimi cinquant’anni ;
68 i neoislamismi attestati a partire dal 1980, per lo più ricavati dalla stampa periodica. Cfr. anche Psli (2001, p. viii) :
l’arabo è la più importante tra le lingue non indoeuropee di cui l’italiano è debitore, « con oltre 450 prestiti tra esotismi
e prestiti assimilati ».
2
Cfr. Istat (2014) : « Il rumeno è la lingua di origine più comune tra gli stranieri residenti in Italia : è indicata come
lingua madre da quasi 800 mila persone (21,9% della popolazione straniera di 6 anni e più). Seguono l’arabo (oltre 475
mila persone, 13,1%), l’albanese (380 mila) e lo spagnolo (255 mila), parlato da persone provenienti prevalentemente
dagli Stati andini dell’America meridionale ».
3
Dal manipolo di voci raggruppate in Zolli (1979, pp. 168-69) dovremmo espungerne qualcuna nel frattempo
decaduta, come carabogdan ‘titolo spettante ad alcuni principi valacchi’, o caciula ‘sorta di berretto di pelo usato in
Romania’ ; ed è forse sopravvalutata l’importanza di Dracula, che, oltre a essere probabilmente un prestito indiretto,
è anche un nome proprio, a rigore non annoverabile tra i prestiti lessicali.
4
La diffusione dell’italiano in Albania e la storica accoglienza di parole di origine italiana nel lessico albanese è
ora documentata dal repertorio di Dashi (2013), che enumera quasi seimila italianismi registrati in fonti albanesi del
passato e del presente.
5
Si prescinde qui del tutto dalla questione, qui non pertinente, degli albanesi (arbëreshe) come minoranza lingui-
stica storica.
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 129
1
sconosciuto ed estraneo alla lingua italiana e le parole che troviamo in Lakhous, in analogia
a quelle romene e albanesi, non rispecchiano né un’effettiva né una verosimile circolazione.
Per questi migratismi (per altro pochi anche nella fonte qui considerata) la distanza dalla realtà
linguistica attuale è dunque manifesta e può semmai valere come previsione, non immediata,
su un fenomeno in divenire.
Gli esotismi del Glossario sono abbastanza numerosi ma non fitti, e presentano la maggiore
concentrazione in DI ; il contenimento della coloritura esotica anziché una prudenza eccessi-
va, può essere letto come una ricerca di equilibrio tra l’appropriazione della lingua d’adozione
e la messa in valore delle lingue originarie, rivitalizzate nel nuovo terreno di sviluppo. La
pluralità dei linguaggi oggi presente in Italia va certamente accolta come fonte di ricchezza e
occasione di scambio, ma anche vanno apprezzati i tentativi di ricondurre la frammentazione
babelica a un codice comune di riferimento, naturalmente distante dalla letterarietà tradizio-
nale e ricco di inedite sfumature, più rivelatrici di nuove interferenze che formali preziosismi.
Bisognerà attendere per capire se queste voci resteranno relegate nel campo di una letteratura
di nicchia o inizieranno davvero ad affermarsi, nel riassestamento dovuto alle lingue immigra-
te, quali nuove componenti del vocabolario italiano.
5. Glossario
Il lemmario che segue elenca gli esotismi che compiono nei romanzi di Amara Lakhous. Alla
definizione della voce, seguono i contesti di attestazione, i riscontri nei dizionari italiani (Gra-
dit, Psli) e nei dizionari bilingui (di albanese-italiano, arabo-italiano, romeno-italiano). Ho
aggiunto, se rintracciate, citazioni dalla stampa quotidiana (ricorrendo all’Archivio on line
del “Corriere della Sera”) 2 e dal sito Yalla Italia. Il blog delle seconde generazioni. 3 Quest’ultima
fonte ha permesso di considerare ambiti d’uso e interpretazioni dal punto di vista dei « nuovi
italiani », perlopiù provenienti da Paesi arabofoni.
abu al-banat : ‘padre di figlie femmine’ ; « Un uomo che ha soltanto figlie è un padre a metà, per questo
merita compassione : pover’uomo, è abu al-banat, padre di femmine », DI 62 / Non attestato nei reper-
tori italiani / Arabo Plus (2010) s.v. padre :’ab e s.v. figlia : banāt.
al-qaeda : ‘organizzazione terroristica islamica’ ; « Al-Qaeda vuole dimostrare al mondo l’incapacità de-
gli americani di difendersi, attaccando un luogo strategico e simbolico come la nostra ambasciata
a Roma », DI 51 / Gradit s.v. alqaedista e alquaidista ‘che, chi appartiene ad Al-Qaeda’ ; CorSera
Archivio : 66 risultati, es. : « era sospettato di tenere contatti con Al Quaeda » (30/10/2010) ; Yalla
italia : vari risultati, es. « Niente panico, non impariamo a fare bombe né a maneggiare esplosivo,
non sappiamo farci esplodere, non siamo finanziati da Al Qaeda, non siamo fan di Bin Laden, né di
Saddam Hussein », www.yallaitalia.it/2013/02/striscione-che-scriviguarini-che-trovi/
assalam/assalamu aleikum/alikum : ‘Ciao, salve, pace (formula di saluto)’ ; « [Amedeo] mi sorprende
sempre con il suo saluto islamico : “Assalam alikum !” », SC 63 ; « Faccio un bel respiro ed entro con
1
Qualche informazione sulla lingua romanī e sulla sua presenza (minima) nei dialetti italiani si trova in Scala (2006).
2
Com’è noto, « il Corriere della Sera rende disponibile a tutti i lettori il proprio archivio digitale » (corriere.it), con-
sentendo la consultazione dei testi e la “ricerca per parole” ; l’archivio raccoglie oltre un milione di articoli dal 1992 a
oggi (per questo sondaggio il 30 ottobre 2015). Con la dicitura « risultati utili » preciso che dal numero delle occorrenze
prodotte ho sottratto i falsi risultati, in genere nomi di persona e di luogo omonimi del lemma ricercato.
3
Dalla Presentazione del blog (Chi siamo) : « Yalla Italia è una piattaforma di ritrovo per giovani che nessuno ha trova-
to il modo di definire : seconde generazioni, nuovi italiani, generazioni 1.5, figli di immigrati, bla bla bla… Espressioni
lente, lentissime, che non colgono la dinamicità e la rapidità con cui la società italiana sta cambiando, i mille volti che
ne rappresentano il carburante silenzioso, il paese reale. […] L’unica promessa che vi facciamo è quella di provare,
sempre, a informare noi stessi e voi con il cannocchiale che usiamo per osservare l’Italia e il mondo. Vi assicuriamo
che non è una fabbrica di risposte preconfezionate, o un osservatorio cyber fighetto da cui si pontifica sui massimi
sistemi. Ma diremo la nostra. Non da italiani, o da arabi, o da eurocentrici : semplicemente come nuovi cittadini che
appartengono contemporaneamente a due mondi e che si divertono a coglierne gli aspetti più interessanti, contrad-
dittori, ambigui, problematici e perché no, provocatori. Parlando di costume, di politica, di società, persino di gastro-
nomia : ma senza perdere mai di vista la voglia di autorappresentarci divertendoci ».
130 laura ricci
passo determinato, sparando le prime parole in arabo della giornata. − Assalamu aleikum !. −Aleikum
salam ! », DI 13 ; « − Assalamu aleikum, sorella. − Aleikum salam », DI 106 ; « Spara un “Assalamu aliekum”
che raggiunge le orecchie di tutti i presenti », DI 113 ; « −Assalami aleikum. – Aleikum salam, Issa », DI 136,
« −Assalamu aleikum, imam Zaki. – Aleikum salam, fratello Issa », DI 158 / Gradit e Psli : non attestato ;
CorSera Archivio : 3 risultati, es. « Il saluto di Francesco era “la pace sia con voi” e guarda caso il
saluto musulmano “assalam aleikum” significa “la pace sia con voi” » (01/02/2003) ; Yalla Italia : vari
risultati, es. « Paola è riuscita subito ad entrare nel cuore della mia famiglia per la sua capacità di comu-
nicare fiducia e per il suo perfetto “assalamu ‘alaykum” che le apriva tutte le porte », www.yallaitalia.
it/2014/02/la-religione-non-ci-divide-lamore-ci-tiene-uniti/ Arabo Plus (2010), p. 665 (Formule per
“Salutarsi e accomiatarsi”) : « as-salāmu ‘alaykum ! E la risposta a questo saluto è ‘alaykum as-salām » ;
Lawendy, Si Ammour (2000), “Formule di saluto e di cortesia”, p. xxxii : Assàlâm عaleikum, [e si rispon-
de] wa alaykum عassalâm » → Salam
bàgia : ‘gioia ; (qui nome proprio)’ ; « Si è svegliato dal sonno spaventato ripetendo “Bàgia !, Bàgia” » SC
152 ; « Bàgia, che in arabo significa gioia, è un nome femminile, e così viene chiamata Algeri », SC 162
/ Non attestato nei repertori italiani / Arabo Plus (2010) s.v. gioia : bahğat
banii : ‘soldi’ ; « Banii, il denaro, non va mai d’accordo con le leggi », CM 109 / Non attestato nei repertori
italiani / Hanachiuc Poptean (2004) s.v. bănet : quattrini e s.v. denaro : ban ; Lăzărescu (2013) s.v. ban,-i :
denaro.
bash-mohandes : ‘architetto’ ; « ecco perché lo chiamano bash-mohandes, architetto », DI 97 / Non attesta-
to nei repertori italiani / Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. architetto : muHandis.
buraq : ‘il cavallo alato che nell’iconografia islamica accompagna Maometto in cielo’ ; « Dove [è] il bu-
raq ? », SC 169 ; Gradit e Psli : non attestato ; CorSera Archivio : 7 risultati, es : « è la notte in cui i
musulmani ricordano il volo notturno del profeta Maometto sul cavallo alato Buraq » (11/08/2006) ;
Yalla Italia, 1 risultato : « Il Buraq, il cavallo alato dal volto femminile che accompagnò Maometto
nella sua ascesa ai cieli », www.yallaitalia.it/2011/11/un-fumetto-lamore-e-larte-islamica/ Cfr. Wikii-
slam s.v buraq (Al-Burāq).
burqa : ‘velo integrale che copre viso e corpo femminile’ ; « la sua grande ambizione è di introdurre un
giorno la moda del secolo : il burqa a Viale Manzoni », DI 106 ; « ci costringeranno […] a sposare don-
ne con burqa », DI 155 ; « vogliamo solo imporre il burqa », CM 44 ; Gradit s.v. burka e Psli s.v. burqa
‘tradizionale indumento femminile musulmano usato spec. in Afghanistan, costituito da un velo che
copre tutto il corpo lasciando uno spazio di tessuto traforato all’altezza degli occhi’, 1999, ar. burqā,
var. burka ; CorSera Archivio : 266 risultati, es. « con il velo rincalzato sul capo a nascondere i capelli
secondo i dettami islamici ; infine, solo due occhi sprofondati in un burqa a sancire la definitiva devo-
zione alla causa » (06/07/2015) ; Yalla Italia : vari risultati, es. « Perché una donna con il burqa cattura
sempre la nostra attenzione ? Come si tagliano i capelli le donne velate ? Che differenza c’è tra velate e
veline ? », www.yallaitalia.it/2013/06/cosa-pensiamo-quando-vediamo-un burqa/
cagè / gagè : ‘i non-rom (per le genti rom)’ ; « Dobbiamo spiegare ai cagè che noi non c’entriamo nien-
te », ZV 32 ; « ero una rom orfana, cresciuta in un orfanatrofio dei cagè », ZV 104 ; Gradit e Psli : non
attestato ; CorSera Archivio : 8 risultati, es. « Per i gagè che si fermano al semaforo, sono poco più
che macchie grigie. Si avvicinano a volte zoppicando, con bimbi minuscoli aggrappati al collo, e ten-
dono la mano, bussano al finestrino » (14/07/2007) ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « Lo testimoniano
bambini nati e cresciuti nel nostro Paese, che a malapena parlano la nostra lingua e che vedono i
gagè, gli italiani stessi, come minacciosi », www.yallaitalia.it/2014/02/il-terzo-mondo-a-casa-nostra-
container-158-e-la-segregazione-dei-rom/ Cfr. Wikipedia s.v. Rom (popolo) : « La struttura sociale del
gruppo, in generale, è definita dalla “coscienza collettiva” determinata dai confini che vengono posti
nei confronti dei Gadže (Gagé), così come nei confronti degli altri gruppi Rom e Sinti ».
cuscus : ‘alimento tipico del Nordafrica’ ; « andiamo insieme in un ristorante marocchino lì vicino a man-
giare il cuscus », SC 169 ; Gradit e Psli s.v. : ar. kuskus, 1563 ; CorSera Archivio : 133 risultati, e altri
629 nella variante cous cous, es. : «il localismo che difende radici e tradizioni gastronomiche vietando
l’apertura di una kebabberia (e pure il cuscus nelle mense scolastiche)» (13/07/2013) ; Yalla Italia :
vari risultati, es. « Mangiamo normalmente cuscus e altri piatti tipici tunisini che mio marito cucina
benissimo », www.yallaitalia.it/2012/12/coppie-miste-tre-sorelle-italiane-per-tre-mariti-arabi/ Arabo
Plus (2010) s.v. ampliata cus cus, p. 250.
dhakar : ‘maschio ; organo sessuale maschile’, « Dhakar ! Dhakar ! Dhakar ! », SC 172 [nota a piè : ‘in arabo
significa sia maschio che pene’] ; « Non importa se il neonato dhakar sia bello o brutto. Non importa
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 131
se il neonato sia sano o malato. […] Ciò che importa è che è un dhakar », SC 172 ; « Quello che conta
veramente è il mio dhakar », SC 172 ; « vedo il mio dhakar o il dhakar della mia famiglia crescere fino
al momento della circoncisione », SC 173 / Non attestato nei repertori italiani/ Arabo Plus (2010) s.v.
maschio e s.v. pene : ḏakar.
drabarimos : ‘nella lingua dei Rom, chi legge la mano a scopo divinatorio’ ; « Drabarimos ? Non ho mai
sentito questo nome. – Non è un nome, è un soprannome. – Si riferisce alla lettura della mano,
vero ? », ZV 32 ; « Nella tradizione rom, drabarimos è la lettura della mano. È uno dei pochi “mestieri”
nella storia dei rom », ZV 99 ; « [Volevo] perfezionare la mia professione di drabarimos, così da meritare
il mio soprannome », ZV 118 ; « ci sono uomini di origine rom che praticano drabarimos nel campo
finanziario », ZV 121 / Non attestato nei repertori italiani / Lee (2010) s.v. : ‘reader-advising, client
counseling, divination, telling fortunes’.
fatwa : ‘nel mondo islamico, responso di un’autorità religiosa con valore di legge ; sentenza’ ; « devono
ringraziare Dio che la fatwa dei talebani che vieta le sigarette non abbia ancora trovato seguaci tra gli
inquilini », DI 68 ; « − C’è una fatwa. − Una fatwa contro il mio velo ? Emessa da chi ? », DI 107 ; « dell’I-
slam conosce solo fitna e fatwa », DI 108 ; « Questo non è un parere personale, ma una fatwa dei nostri
grandi dotti », DI 115 ; « La fatwa di vietare il lavoro nei ristoranti agli immigrati musulmani è un bel
casino », DI 116 ; « − Parli della fatwa ? − Quale fatwa ? », DI 116 ; « lasciamo perdere il signor Haram e le
sue fatwa », DI 118 ; « Riesce a smontare la fatwa del signor Haram », DI 136 ; « hanno deciso di rivolgersi
alle autorità religiose egiziane e saudite per avere una fatwa, una sentenza religiosa », CM 99 / Gra-
dit e Psli s.v. fatwa §1 ‘nel mondo islamico, il responso di un muftì [scil. giudice in materia di legge
religiosa] nell’interpretare una questione dottrinale secondo le leggi dell’islam’, 1956, ar. fatwā, ; Cor-
Sera Archivio : 769 risultati, es. : « E affrontò con chiarezza temi allora roventi, come la fatwa lanciata
contro Salman Rushdie » (24/03/2015) ; Yalla Italia : vari risultati, es. « Gli ulema marocchini stanno
preparando una fatwa che consentirà agli atleti del paese nordafricano di mangiare nelle giornate di
gara delle Olimpiadi di Londra nonostante cadano proprio nel periodo di Ramadan », www.yallaitalia.
it/2012/07/marocco-no-fatwa-no-olimpiadi/
fitna : ‘peccato, tentazione’ ; « il velo colorato crea disordine e tentazione, cioè la fitna », DI 107 ; « dell’I-
slam conosce solo fitna e fatwa », DI 108/ Gradit e Psli : non attestato ; CorSera Archivio : 66
risultati, es. « Fitna è uno dei termini chiave e più carichi di significato per l’ immaginario musulmano.
Significa sedizione, disordine religioso e persino guerra civile, ed è l’ insidia peggiore che può con-
tagiare la comunità dei credenti » (21/06/2011) ; Yalla Italia : 1 risultato : « Quando entra in gioco
la shariah e qualcuno cerca di portare fitnah (sedizione) attraverso determinate azioni, cercando di
coinvolgere l’intera comunità e diventando simbolo della campagna anti-shariah, allora non è solo
consentito uccidere tale persona, ma è un obbligo islamico », www.yallaitalia.it/2013/01/malala-ecco-
come-i-talebani-vogliono-sostituirsi-a-dio/ Cfr. Wikipedia s.v. fitna.
hadit : ‘versetto del Corano’ ; « non c’è versetto, o hadit, che vieti alla donna di fare l’imam », DI 60 ; « un
hadit del nostro Profeta », DI 127 / Gradit e Psli s.v. hadith ‘testo della tradizione canonica musul-
mana’, 1892, ar. ḥadīth ; Yalla Italia : vari risultati, es. « come dimostrano molti commenti lasciati
su questo blog, c’è chi si improvvisa esperto di politica medio-orientale e di primavera araba, e chi,
copiando un paio di hadith da internet, si crede esperto di Islam », www.yallaitalia.it/2013/05/quando-
il-sapere-spiana-la-strada-allignoranza/
hagg : ‘pellegrino ; titolo di rispetto per gli anziani’ ; « gli piace molto essere chiamato hagg, il pellegrino. È
un appellativo prestigioso, si dà a chi compie il pellegrinaggio alla mecca oppure a un vecchio in segno
di deferenza », DI 57 ; « Buongiorno, hagg Akram », DI 57 ; « Grazie, hagg Akram », DI 97, DI 169 ; Gradit e
Psli s.v. hagg ‘pellegrinaggio annuale alla Mecca che i Musulmani devono compiere almeno una volta
nella vita’, 1956, ar. ḥaǰǰ ; CorSera Archivio : 22 risultati nella variante hajj, es. : « Il rito del Pellegri-
naggio, o Hajj, è uno dei 5 pilastri fondamentali dell’Islam e ogni musulmano deve compierlo almeno
una volta nella vita » (20/03/2012) ; Yalla Italia s.v. hajj : vari risultati, es. : « appellativi quali hajj (pelle-
grino) o shekh (sceicco, sapiente) se ci si rivolge a qualcuno che è conosciuto per la propria devozione
e/o istruzione », www.yallaitalia.it/2013/05/anche-gesu-era-mediorientale-un-furbo-pure-lui/ Arabo
Plus (2010) s.v. pellegrino e pellegrinaggio : ḥāğğ ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. pellegrino : hâq / Cfr.
Wikipedia s.v. Ḥajj : « è il pellegrinaggio islamico canonico a La Mecca e nelle sue prossimità ».
halal : ‘lecito, consentito (dalle norme islamiche)’ ; « macelleria halal », DI 107 ; « il signor Halal e il Signor
Haram [scil : soprannomi assegnati al musulmano moderato e al rigorista] », DI 117 ; « Anche lui ha
un soprannome : il signor Halal, affi bbiatogli probabilmente in contrasto con quello del macellaio,
132 laura ricci
l’imam Rami, alias il signor Haram », DI 136 ; « tutto è halal », DI 172 ; « fatta con la carne del montone,
ovviamente halal », CM 119 / Gradit s.v. halal ‘nella religione musulmana, di cibo, ammesso dai pre-
cetti della legge islamica, spec. con riferimento alla carne macellata in modo conforme a tali dettami’,
1992, ar. ḥalāl ; Psli : non attestato ; CorSera Archivio : 370 risultati, es. : « L’appartenenza religiosa o
etnica, l’origine territoriale, persino le abitudini alimentari (la carne halal, il kebab) e l’abbigliamento
(il velo o il turbante) divengono marchi indelebili, gabbie di ferro in cui racchiudere intere categorie di
persone » (12/07/2015) ; Yalla Italia : vari risultati, ess. : « Dopo il successo (tra complimenti, critiche
ed insulti) del mio video sulla Carbonara Halal, a distanza di un anno vi presento un altro piatto : i
paccheri all’Amatriciana Halal », www.yallaitalia.it/2013/01/a-belli-anvedi-lamatriciana-halal/, « Non
si è mai abbastanza “halal”. Forse è il caso di iniziare ad usare questo termine non solo per designare
beni o cibi islamicamente leciti, ma anche per identificare il consumista islamico doc, insomma il
consumatore Corano-friendly », www.yallaitalia.it/2011/08/quanto-sei-halal-da-uno-a-dieci/ Arabo
Plus (2010) s.v. ampliata ḥalāl, p. 496 : « In arabo la parola indica tutto ciò che è permesso dalle norme
islamiche. Il concetto di h. tocca dunque tutti gli aspetti della vita dei Musulmani, dalla condotta
all’abbigliamento, dai rapporti sociali all’alimentazione ».
hallal : « macellerie hallal », CM 32 → halal
hallouf : ‘maiale, porco’ ; « il porco o Hallouf -come lo chiamiamo da noi - », SC 166 / Non attestato nei
repertori italiani / Arabo Plus (2010) s.v. porco : ḥallūf.
haram : ‘illecito, vietato (dalle norme islamiche)’ ; « [la chirurgia estetica] è haram, illecita […] perfino i
tatuaggi sono haram », DI 102 ; « è haram, è rigorosamente vietato dall’Islam », DI 107 ; « Aisha, alias la
signora Haram », DI 106 [ironico soprannome per la musulmana rigorista] ; « Il signor Haram » [ironico
soprannome per il musulmano rigorista], DI 114 ; « [scil. Il macellaio Rami] Tutti lo chiamano il signor
Haram », DI 114 ; « toccare il maiale è haram », DI 115 ; « Ti ho detto più volte che questo lavoro è haram »,
DI 115 ; « il signor Haram continua la sua omelia », DI 115 ; « Mi dedica cinque minuti per spiegarmi che
il mio lavoro di lavapiatti è haram », DI 116 ; « la circoncisione della bambine è haram », DI 127 ; « alias si-
gnora Haram » DI 169 ; « non si può nemmeno toccarla, è haram » DI 176 ; « i musulmani, diversamente
da noi, non mangiano la carne di maiale perché è haram, illecita », CM 45 ; « È haram, è strettamente
vietato nell’Islam », CM 107 ; « Tu non mangi il maiale ma allo stesso tempo bevi tutti i tipi di alcol e
trombi a destra e a sinistra. Anche queste cose sono haram », CM 107 / Gradit e Psli s.v. ‘luogo inter-
detto ; nella religione islamica, attributo di alcuni edifici e luoghi sacri’, 1892, ar. ḥarām ; CorSera Ar-
chivio : 81 risultati utili (togliendo il falso risultato Boko Haram), es. « Gli ulema mi hanno assicurato
che la fotografia non è haram, ovvero peccato. È haram creare o disegnare l’immagine con la propria
mano. Viceversa la fotografia è solo il riflesso di un’immagine nell’ obiettivo, così come si riflette in
uno specchio » (13/05/2015) ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « Purtroppo alcune sfumature culturali
si sono venute a fondere con la religione perdendo il giusto limite tra il vero “haram” e il semplice
“contrario ai costumi” », www.yallaitalia.it/2012/10/ma-larte-e-davvero-haram ? / Arabo Plus (2010),
p. 560, s.v. ampliata ḥarām : « In lingua araba indica tutto ciò che è proibito o immorale secondo la
religione islamica. Il termine di significato opposto è ḥalāl ».
harira : ‘zuppa di carne e verdure, pietanza tradizionale maghrebina’ ; « Dove [è] la harira ? », SC 169/
CorSera Archivio : 9 risultati, es. : « Nei Paesi del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia) si usa man-
giare la Harira, chiamata anche zuppa del Ramadan » (26/10/2003) ; Yalla Italia : « Basta un harira
per sconfiggere la nostalgia del Marocco ? », www.yallaitalia.it/2012/07/basta-un-el-harira-per-scon-
figgere-la-nostalgia-del-marocco/ Cfr. Wikipedia s.v. harira.
harraga : ‘immigrato clandestino’ ; « Questo il mio amico marocchino l’aveva messo in conto prima di
iniziare la sua avventura da harraga. È un’espressione algerina che significa letteralmente ‘bruciare’ il
mare, usata per descrivere una traversata marittima pericolosa su barche fatiscenti. Molto spesso è un
viaggio di sola andata, perché c’è il rischio di annegare. Probabilmente la parola “bruciare” si riferisce
ai documenti : viaggiare senza passaporto, senza visto e senza biglietto », CM 50 / Gradit e Psli s.v. :
non attestato ; CorSera Archivio : 4 risultati, es. « In Marocco li conoscevano come gli “harraga”,
parola con cui in arabo si indicano i migranti clandestini » (28/08/2008) ; Cfr. Wikipedia s.v. harragas :
« plurale spagnolo di un termine arabo dialettale ḥarrāga, singolare ḥarrāg, ‘coloro che bruciano [le
frontiere]’ con cui si autodefiniscono gli immigrati clandestini in Marocco, Algeria, Tunisia e comun-
que nei paesi arabofoni, che viaggiano clandestinamente. Una delle interpretazioni è che se arrestati,
bruciano i propri documenti perdendo di fatto l’identità ».
ibn zina : ‘figlio nato da relazione adulterina ; bastardo’ ; « il figlio che nasce fuori dal matrimonio si chia-
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 133
ma ibn zina, il figlio dell’adulterio », DI 84 / Non attestato nei repertori italiani / Arabo Plus (2010)
s.v. figlio : ibn ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. figlio : i’bn / → zina
imam : ‘guida morale e spirituale per i fedeli islamici’ ; « Non c’è versetto, o hadit, che vieti alla donna di
fare l’imam », DI 60 ; « sembra un imam », DI 97 ; « è la moglie del macellaio Rami, che si spaccia per
imam e va matto per i divieti », DI 106 ; « è un rispettabilissimo imam. – Imam ? E dove avrebbe stu-
diato l’Islam ? », DI 107 ; « l’imam Zaki alias il signor Halal », DI 117; « l’imam di cui mi hanno parlato »,
DI 136 ; « l’imam Zaki detto il signor Halal », DI 139 ; « l’imam Zaki », DI 141 ; « che faccia di culo il tuo
imam, parla di pace mentre preparano attentanti », DI 160 ; Gradit e Psli s.v. ‘la massima autorità
politica e religiosa dei musulmani sunniti ; uomo che dirige la preghiera nel rito musulmano’, 1562,
ar. imām ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « Essere Imam e gay non è un ossimoro. Anzi, la vita non è
poi così male. Parola di tre imam omosessuali », www.yallaitalia.it/2014/02/siamo-imam-e-gay-che-
soddisfazione-fare-coming-out/
insciallah : ‘Se Dio vuole (formula di saluto e interiezione)’ ; « Ci vediamo presto, insciallah. – Inscial-
lah », DI 15 ; « Mio caro Akram, mi avrai spesso fra i piedi nei prossimi giorni, se Dio vuole, anzi,
insciallah », DI 15 ; « Non c’è maktùb per quest’anno, sarà per l’anno prossimo, insciallah ! », DI 55 ; « sarà
per l’anno prossimo, insciallah ! », DI 57 ; « Insciallah, c’è qualcosa per te ! », DI 96 ; « sarà per l’estate
dell’anno prossimo, insciallah. − Insciallah », DI 147 ; « Insciallah, mi sposerà molto presto, mamma »,
DI 158 ; « il futuro sarà migliore, insciallah » DI 167 / Gradit e Psli : non attestato ; CorSera Archi-
vio : 71 risultati (di cui 39 in riferimento all’omonimo romanzo di Oriana Fallaci), più 107 risultati nella
variante inshallah (di cui 6 in riferimento a Fallaci) e 11 risultati nella variante inchallah ; Yalla Italia :
vari risultati nelle varianti inshallah, insha-allah e inchallah (no insciallah), es. : « Un’ultima espressione
da citare è la molto famosa frase “Inshallah”- (In sha’ Allah – Se Dio vuole). Quest’espressione è ormai
usata in tutti i discorsi e in tutte le situazioni : “Inshallah comprerò una macchina”, “Inshallah ti spose-
rai” ed “Inshallah mi taglierò i capelli”. L’unico “Inshallah” che non vorreste mai sentire è quello del
pilota dell’aereo : “Inshallah arriveremo a destinazione” perche in tal caso c’e’ d’aver paura davvero »,
www.yallaitalia.it/2011/06/Insha-Allah in arabo significa se Dio vuole ; « Credo che alla maggior parte
di voi sarà capitato almeno una volta nella vita di averlo sentito dire. Per i musulmani, e per gli arabi
in generale ormai fa parte del linguaggio comune, di ogni giorno, anzi, direi quasi di ogni minuto. Or-
mai del termine Insha-Allah si fa un uso quasi inappropriato in certi casi. Volevo condividere con voi
varie situazioni comuni, tipiche arabe, in cui si dice Insh-Allah », http ://www.yallaitalia.it/2011/12/i-
sette-e-piu-modi-per-dire-insha-allah/
jihad : ‘guerra santa (dei musulmani)’ ; « Ero sempre a braccetto con tanti accompagnatori fantasma :
i loro nomi ? Jihad, guerra santa, kamikaze, undici settembre… », DI 62 / Gradit e Psli s.v. ‘nel
linguaggio religioso islamico, guerra santa combattuta contro gli infedeli’, 1892, ar. ǰihād, var. giahd
[poco attestata] ; CorSera Archivio : 3328 risultati ; Yalla Italia : vari risultati, es. « I Musulmani
Omosessuali d’Italia e la loro “Jihad” for love », www.yallaitalia.it/2011/10/i-musulmani-omosessuali-
ditalia-e-la-loro-jihad-for-love / Cfr. Wikipedia s.v. Jiahd.
kafir, -a : ‘miscredente’ ; « Sei una kafira, una miscredente », DI 108 / Gradit e Psli s.v. kafir §1 ‘infedele,
miscredente, § 2 ‘di popolazione che non ha accettato l’Islam’, 1903, ar. kāfir ; / Arabo Plus (2010) s.v.
infedele : kāfir ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. ateo : kâfir / Cfr. Wikipedia s.v. kāfir : « parola araba che
indica, attraverso una grande varietà di sfumature, la persona che non crede nel Dio islamico, solita-
mente tradotta con “non credente”, “miscredente” o “infedele” ».
kanun : ‘legge’ ; « noi in Albania abbiamo il Kanun, la legge della vendetta », CM 58 / Gradit e Psli s.v. :
non attestato ; CorSera Archivio : 45 risultati, es. : « detenuti in Albania perché hanno ucciso in Bel-
gio un connazionale per vendicare la morte del padre, nel pieno rispetto dell’antico codice Kanun : tu
uccidi uno dei miei, io ammazzo uno dei tuoi » (05/02/2015) ; « È una montagna aspra quella albanese,
che fa il paro alla vecchia legge del Kanun, il locale codice consuetudinario di una società arcaica e
maschilista che non riconosce alle donne alcuna libertà » (09/04/2015) ; Leotti (1937) s.v. kanùn : statuto,
regolamento ; Guerra, Spagnoli (2001) s.v. kanùn-i : codice di diritto consuetudinario, canone.
kebab : ‘pietanza a base di carne di agnello marinata e arrostita allo spiedo, tipica dell’area mediorienta-
le’ ; « fast food di kebab », CM 32 ; Gradit e Psli s.v., 1887, ar. kabāb / CorSera Archivio : 851 risultati ;
Yalla Italia : vari risultati, es. : « Avete idea di cosa significa rinunciare alla voglia di un bel kebab
per sperimentate ogni volta una pizza diversa, ma che sempre pizza è ? », www.yallaitalia.it/2014/11/
quando-la-pizza-e-multiculturale-e-terzo-incomodo/
kurve : ‘prostituta’ ; « Mi prendete per una kurve, una puttana morta di fame ? », CM 48 / Non attestato
nei repertori italiani / Guerra, Spagnoli (2001) s.v. kùrvë/va : puttana.
134 laura ricci
lekë : ‘la moneta albanese ; soldi’ ; « Appartenevo a una banda che ha fatto tanti soldi però in lekë », CM
55 ; « Oggi diecimila lekë non valgono nemmeno settantacinque euro » / Gradit e Psli s.v. lek ‘unità
monetaria dell’Albania’, 1929, alb. lek ; CorSera Archivio : 3 risultati, es.: «banconote albanesi da 1000
leke» (27/02/1997) / Leotti (1937) s.v. lek : moneta albanese ; Guerra, Spagnoli (2001) s.v. lek-u : moneta
albanese / Cfr. Wikipedia s.v. Lek albanese.
luan : ‘leone’ ; « Chiamatemi Luan, nella mia lingua significa leone », CM 48 / CorSera Archivio : 23
risultati come nome proprio albanese Luan / Leotti (1937) s.v. luàn : leone ; Guerra, Spagnoli (2001) s.v.
leone : luan [non attestato s.v. luan].
mabruk : ‘auguri ! complimenti ! (formula esclamativa)’ ; « Mabruk, auguri ! » DI 130 / Gradit e Psli : non
attestato ; CorSera Archivio : risultati solo come toponimo e antroponimo, es. « Il portiere saudita
Zaid di nome fa Mabruk, che in arabo significa sostanzialmente ‘auguri e figli maschi’ » (15/06/2006) ;
Yalla Italia : vari risultati, es. : « CI SARÀ UN MATRIMONIO ! ! ! ! ! ! Ed io subito : Mabruk mabruk
che bello ma chi si sposa ? », www.yallaitalia.it/2012/05/yemenita-open-mind-sposerebbe-italiana-
smart / Lawendy, Si Ammour (2000), “Formule di saluto e di cortesia”, p. xxxii : Mabrùk : complimenti.
màjzara : ‘macello, massacro’ ; « E mi racconta la storia di un connazionale, residente in una città del
Nord, arrestato perché aveva detto a un amico al telefono questa frase : “Ho intenzione di fare una
màjzara islamica, insciallah”. Qualche interprete, forse per incompetenza o per malafede, ha tradotto
la parola màjzara con “strage” anziché “macelleria” ! Per gli inquirenti non c’erano dubbi : l’immigrato
marocchino era un terrorista islamico che progettava una strage all’islamica ! », DI 156 / Arabo Plus
(2010) s.v. macelleria e s.v. strage : mağzarat ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. macelleria : magzara (ma s.v.
massacro e s.v. strage : madh-baha).
maktùb : ‘fato, destino (alla lettera : ‘sta scritto’) ; « nessuno può sfuggire al maktùb, il destino », DI 29 ; « il
maktùb ci aiuta ad accettare il fatto compiuto » DI 29 ; « credere nel maktùb, prima di tutto », DI 30 ; « Era
un segno del maktùb », DI 38 ; « è maktùb », DI 40 ; « non c’è maktùb per quest’anno, isciallah ! », DI 55 ;
« non c’è maktùb questa volta, sarà per l’anno prossimo, insciallah ! », DI 57 ; « è questione di maktùb »,
DI 58 ; « In caso di divorzio, invece, si tende a non disturbare il signor maktùb », DI 58 ; « io credo molto
nel maktùb, per questo guardo al futuro con serenità e senza troppa preoccupazione », DI 85 ; « tutto di-
penderà dal suo maktùb », DI 123 ; « Il maktùb non c’entra niente », DI 130 ; « quest’anno non c’è maktùb »,
DI 147 ; « bisogna dire che la volontà di dio, il maktùb, non ha proprio limiti », DI 150 ; « Certo, è maktùb »,
DI 169 ; « Gli dicevano che è una questione di maktùb, di destino », CM 51 / Gradit e Psli s.v. maktub
‘nella religione musulmana, scritto, stabilito dal destino’, 1957, ar. maktūb’ 1/ CorSera Archivio : 4
risultati, es. : « si sente lo strumento di un disegno superiore perché, dice, il destino è “maktub” in
arabo, “così è scritto” » (01/10/2013) / Arabo Plus (2010) s.v. maktūb : lettera ; Lawendy, Si Ammour
(2000) s.v. destino : maktùb.
maqrout : ‘pietanza tradizionale, dolce’ ; « Dove [è] il maqrout ? », SC 169 / Non attestato nei repertori
italiani / Yalla Italia : vari risultati nella variante makroud, es. : « Uno su tutti però, da qualche anno,
è diventato immancabile nelle feste Natalizie di casa mia, i makrouda. Questi bei biscottini sono
davvero straordinari : affogati nel miele e ripieni di datteri schiacciati e conditi con mille spezie che
non riesco mai a ricordare », www.yallaitalia.it/2013/12/lei-tunisina-lui-napoletano-a-natale-tutti-gli-
addobbi-e-le-ricette-vengono-al-pettine / Cfr. Wikipédia fr. s.v. makroud (pl. makrouda) : « Le makroud,
également orthographié maqrouth ou maqroudh, est une pâtisserie très populaire et surtout préparée
en Algérie et en Tunisie mais aussi reprise dans certaines villes de Libye, de Malte, du Maroc ».
marbout : ‘stregoneria, stregone’ ; « e sarei colpito dalla maledizione al marbout », SC 174 [nota a piè :
‘stregoneria femminile che causa l’impotenza sessuale’] / CorSera Archivio : 2 risultati (affini), es. :
« attribuì l’infortunio di Zidane [calciatore di origine algerina] al marabout (mago) al seguito della
squadra » (26/06/2010) ; « Una cerimonia di pugni, canti e danze a cui partecipano i griot (musicisti per
casta), i marabout (guide spirituali) e un gruppo di donne che canta per incoraggiare gli atleti, come
vuole la tradizione » (19/06/2004).
merguez : ‘salsiccia piccante a base di care mista di bovino, tipica della cucina nordafricana’ ; « C’è ov-
viamente un ingrediente indispensabile : il merguez, una salsiccia frasca e speziata, fatta con la carne
del montone, ovviamente halal, e diffusa fra i maghrebini », CM 119 ; « la salsiccia fresca e speziata dei
maghrebini, il merguez », ZV 107 / Gradit e Psli s.v. : 1990, da una voce araba ; CorSera Archivio :
1
In epoca coloniale e fascista la parola era segnalata per denigrare passività, debolezza e pigrizia delle genti musul-
mane d’Africa : cfr. « La frase kan maktùb o il semplice participio passato maktùb (scritto) riassume il fatalismo musul-
mano. […] Venga la gioia, venga il dolore, bisogna dire : kan maktùb ! Con la pronunzia di questa frase il musulmano
ha il dovere di rassegnarsi nelle avversità », Petragnani (1928), p. 141.
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 135
6 risultati, es. : « Quanto ai piatti, assaggiate la chakchouca (polpo in umido con patate, carote, pepe-
roni), merguez e mechouia (salsicce di vitello speziate) » (26/05/1999) / Cfr. Wikipédia fr. s.v. « Une
merguez est une petite saucisse rouge épicée (cumin et poivre) et pimentée à base de viande de bœuf
et de mouton, originaire du Maghreb ».
mir : ‘bene’ ; « Mir, bene », CM 48, 58 / Non attestato nei repertori italiani / Leotti (1937) s.v. mírë: bene ;
Guerra, Spagnoli (2001) s.v. mìrë: bene.
misk al khitam : ‘lieto fine’ ; « cerchiamo solo misk al khitam, un lieto fine », DI 146 / Non attestato nei
repertori italiani./ Cfr. Gacek (2012) s.v. misk : « Equivalent to the latin ‘Finis coronat opus’ ».
muezzin : ‘chi, dalla sommità del minareto, chiama i fedeli alla preghiera salmodiando ad alta voce for-
mule rituali’ ; « Dov’è la voce del muezzin ? », SC 169 ; « Minchia che voce ! Potrebbe fare il muezzin
senza aver bisogno di altoparlante », DI 113 / Gradit e Psli s.v. ‘persona che, dall’alto del minareto,
invita i fedeli musulmani alla preghiera canonica cinque volte al giorno, 1721 nella var. antica muezino,
ar. mu’aḏḏin ; CorSera Archivio : 311 risultati, es. : « In realtà le differenze dottrinali sono irrilevanti
nella vita quotidiana e a fare la differenza sono le tradizioni, la chiamata del muezzin e la preghiera »
(27/03/2015) ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « A partire dal prossimo primo maggio le chiamate alla
preghiera del muezzin saranno trasmesse obbligatoriamente cinque volte al giorno sulle tv pubbliche
del Marocco », www.yallaitalia.it/2012/04/maroccola-tv-trasmettera-le-chiamate-alla-preghiera-e-
non-solo/
muhàllil : ‘nella legge islamica, chi acconsente a sposare e poi a ripudiare la moglie di un uomo che
per tre volte ha pronunciato contro di lei la formula della divorzio, rendendo definitivamente nullo il
matrimonio. Solo un secondo matrimonio consumato potrà consentire al primo marito di riavere in
moglie al donna iteratamente ripudiata’ ; « Sayed riceve la proposta di fare il muhàllil, cioè di sposare la
ragazza e ripudiarla, così lei potrà tornare dal primo marito », DI 131 ; « Cerchiamo un muhallìl. − Un
muhallìl, stai scherzando ? » DI 170 ; « −Il mio ex marito mi spiega che il muhallìl è conforme all’Islam.
Questa parola deriva da halal e significa letteralmente : rendere lecito qualcosa. Io però non mi faccio
condizionare dalle sue giustificazioni. Secondo il suo piano mi dovrei sposare con un altro musulma-
no e poi divorziare. Così potremo tornare di nuovo a essere marito e moglie […] − E dove lo trovi
questo muhallìl ? », DI 171 / Non attestato nei repertori italiani/
mulukhia : « cucinerò un po’ di piatti egiziani come la mulukhia e il pollo al forno col riso », DI 149 / Non
attestato nei repertori italiani / Cfr. Wikipédia fr. s.v. mloukhiya : « Est un plat populaire du Magh-
reb (Algérie, Libye et Tunisie), du Moyen-Orient (Égypte, Liban, Palestine et Syrie) et, sous d’autres
noms, d’Afrique subsaharienne ».
multumiri : ‘grazie’ ; « Multi multumiri, mille grazie », CM 111 / Non attestato nei repertori italiani / Ha-
nachiuc Poptean (2004) s.v. mulţumire: riconoscenza ; Lăzărescu (2013) s.v. mulţumir/e, -i : contentezza,
ringraziamento.
niquab : ‘velo integrale’ ; « porta il niquab, oh Dio, quel velo integrale che copre tutto il corpo tranne gli
occhi ! », DI 106 ; Gradit e Psli s.v. niqab ‘tradizionale velo nero delle donne arabe che copre tutto il
corpo e la testa lasciando una fessura orizzontale per gli occhi’,1999, ar. ni’qab ; CorSera Archivio :
139 risultati, es. : « Sugli occhi e sul corpo un velo, il niqab, a nasconderla, come prescrive l’interpre-
tazione più ortodossa del Corano » (28/08/205) ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « Personalmente mi
sono sempre chiesta il motivo per cui una donna arrivi a scegliere di indossare un niqab, ovvero la
versione araba del velo integrale », www.yallaitalia.it/2012/10/niqab-quando-labito-non-fa-la-musul-
mana/
pizdă : (colloq.) ‘organo sessuale femminile ; ragazza sessualmente attraente’ ; « − Be’, in Italia io importo
il bene più prezioso del mondo. − Cioè ? – La pizdă. – Mi scusi l’ignoranza, che prodotto è ? – La figa,
signore mio ! I maschi italiani possono averla al costo di una pizza. Fanno pure rima, pizdă e pizza »,
CM 105 ; « Pizdă per tutti ! », CM 106 ; « Sesso low cost ossia pizdă per tutti », CM 109 / Non attestato nei
repertori italiani / Hanachiuc Poptean (2004) : non attestato ; Lăzărescu (2013) : non attestato.
porrajmos : ‘olocausto dei rom’ ; « Il mondo non vuole ancora riconoscere il Porrajmos, l’olocausto dei
rom, il mezzo milione di persone morte nei campi nazisti », ZV 133/ Gradit e Psli : non attesta-
to ; CorSera Archivio : 19 risultati (anche nella variante porajmos), es. : « Durante la seconda guerra
mondiale, furono oltre 500 mila i rom e i sinti (comunità ben diverse, ma per i nazisti semplicemente
« nomadi inferiori ») uccisi per motivi razziali, proprio come gli ebrei. In lingua romanes, il termine
porrajmos significa « distruzione », ma anche « divoramento » : ricorda questa strage, di cui oggi si parla
ancora poco » (26/01/2014) / Cfr. Wikipedia s.v. Porajmos : « Porrajmos o porajmos è il termine di lingua
136 laura ricci
romanì con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo perpetrato da parte dei nazisti
durante la seconda guerra mondiale, che provocò la morte di 500.000 di essi ».
qalb alluz [kalb el louz/ qalb ellouz] : ‘pietanza tradizionale, tipo di dolce’ ; « Dove [è] il qalb al-
luz ? », SC 169. Gradit e Psli : non attestato ; CorSera Archivio : 1 risultato : « Per il mese del rama-
dam […] si sta preparando una tavolata speciale, dove si potrà anche assaggiare il qalb el’louz, una torta
di semolino con mandorle e uno sciroppo di acqua ai fiori di arancio » (2/06/2015) / Cfr. Wikipédia
fr. s.v. Kalb el louz (ou Qalb el louz ou Gelb el louz) : « est une pâtisserie typiquement algérienne, très
consistante à base de semoule, d’amandes, de fleur d’oranger et très fondante grâce au sirop de miel
(cherbette) dont elle est abondamment arrosée ».
ramadan : ‘la più importante festa religiosa degli islamici, che si celebra un mese all’anno, durante il
quale i musulmani praticano forme di digiuno e di astinenza, consacrando parte della giornata alla
preghiera e ad altri riti’ ; « è triste fare Ramadan lontano da Bàgia », SC 169 ; « Come faccio a dimenti-
care le serate di Ramadan nei quartieri popolari ? », SC 170 ; « Domani si festeggia la fine di Ramadan »,
« mese di Ramadan », SC 170 ; « Non salto un giorno del Ramadan », DI 40. Gradit e Psli s.v. ‘nono
mese del calendario musulmano, durante il quale, dall’alba al tramonto, vige l’obbligo del digiuno e
dell’astensione dai rapporti sessuali ; l’insieme di pratiche che ne conseguono’, 1422, ar. ramaḍān ; Cor-
Sera Archivio : 1852 risultati, spesso riferiti al contesto internazionale ; Yalla Italia : vari risultati
anche nelle collocazioni tipiche « fare Ramadan », « mese di Ramadan », « inizio/ fine del Ramadan » /
Arabo Plus (2010) s.v. ampliata ramadan (ar. ramaḍān), p. 151.
rochka : ‘cazzo’ [anche come interiezione e avv. rafforzativo in frase negativa] ; « Cosa ? Tremila euro ?
Rochka, cazzo ! », CM 48 ; « Non me ne frega un rockha ! », CM 48 / Non attestato nei repertori italiani
/ Leotti (1937) s.v. róçkë: tubo di metallo, membro virile e s.v. rróçkë: pene, membro virile ; Guerra, Spagnoli
(2001) : non attestato.
rom : ‘nomade, zingaro’ : « due gemelli rom » ZV 15 ; « un fiume di insulti contro i rom », ZV 45 ; « ero
convinta che le rom non amassero i loro figli », ZV 122 / Gradit e Psli s.v. rom, 1977 ; CorSera
Archivio : 8825 risultati ; Yalla Italia : vari risultati, es. : « Segregare costa. Si intitola così, provo-
catoriamente ma non troppo, il Rapporto sulla spesa sostenuta dai Comuni per allestire, gestire e
mantenere i cosiddetti “campi nomadi”, ovvero aree attrezzate destinate ai Rom, sinti e cammi-
nanti nelle nostre città », www.yallaitalia.it/2013/09/segregare-costa-100-milioni-spesi-inutilmente-
per-i-campi-rom/
salam /assalam : ‘salute, pace ; (formula di saluto)’ ; « − Assalamu aleikum ! − Aleikum salam », DI 13 ; « Assa-
lamu aleikum », DI 113, DI 136 ; « − Assalamu aleikum. −Aleikum salam », DI 136 ; Gradit e Psli s.v. salam
‘saluto di origine araba’, 1895, ar. salā’m ; CorSera Archivio : 551 risultati (ma in maggioranza nomi
propri), es. : « Salam aleikum, spero di non annoiarvi » (13/10/2013) ; Yalla Italia : vari risultati, es. :
« Salam alikum Francesco. L’augurio al Papa dei musulmani italiani », www.yallaitalia.it/2013/03/sa-
lam-aleikum-francesco-laugurio-al-papa-dei-musulmani-italiani/ Arabo Plus (2010) s.v. salve : salām ;
Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. saluto : salâm.
salat : ‘preghiera’ ; « la salat, la preghiera, è una sorta di appuntamento con Dio », DI 67 ; Gradit e Psli :
non attestato ; CorSera Archivio : 12 risultati utili, es. : « La religione islamica impone cinque doveri
al fedele : la professione di fede (shahada), la preghiera rituale (salat), l’ elemosina (zakat), il digiuno
del mese di Ramadan (sawm) e il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj) » (01/12/2011) ; Yalla Italia : vari
risultati, es. : « Non aiutano nemmeno i luoghi di culto, molto frequentati per la Salat del Tarawih,
una preghiera Sunnah che si fa dopo quella della sera per tutto il mese del Ramadan, ed è inutile dire
che le moschee scarseggiano », www.yallaitalia.it/2012/07/il-ramadan-tra-ora-legale-vestiti-succinti-
e-pochi-luoghi-di-culto/ Arabo Plus (2010) s.v. preghiera : ṣalāt ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. pre-
ghiera : ṣalât.
shabaka : ‘rete’ ; « Questa parola [shebka] assomiglia a shabaka, un’altra parola che significa rete, come
quella del pescatore », DI 37 / Non attestato nei repertori italiani / Arabo Plus (2010) s.v. rete : šabakat ;
Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. rete : shabaka.
sharmuta : ‘prostituta’ ; « Tu non sei una schiava, sei una sharmùta », DI 166 ; « Sì, sì, sei una sharmuta.
Solo una sharmuta guadagna soldi senza lavorare », DI 166 ; « − Sharmùta, puttana ! − Sharmùta a me !
Come ti permetti ? », DI 166/ Psli : non attestato ; Gradit s.v. sciarmutta ‘nel gergo coloniale italiano,
prostituita indigena, nell’Africa orientale e settentrionale, av. 1937, dal somalo sharmunto : CorSera
Archivio s.v. sciarmutta : 1 risultato : « Di Spezzafumo ancora una volta si persero le tracce fin quando
un gruppo di giornalisti in visita comandata a Tripoli lo scovarono nel quartiere indigeno regolarmen-
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 137
te accoppiato con una “sciarmutta” e padre di un bastardo » ; Yalla Italia : 1 risultato : « SHARMUTA
nel gergo popolare egiziano significa p*****a », www.yallaitalia.it/2012/05/moda-vestiti-sharmuta/
shebka : ‘regalo di fidanzamento’ ; « la shebka della fidanzata. Questa parola si riferisce ai gioielli che si
danno alla fidanzata, però assomiglia a shabaka, un’altra parola che significa rete, come quella del
pescatore », DI 37 / Non attestato nei repertori /
sinto : ‘dei Sinti, appartenente a un gruppo etnico nomade stanziato nell’Europa occidentale’ : « Allora
sei una sinta piemontese ? » ZV 33 / Psli s.v.: ted. sinto da una voce zingara, sec. XX ; CorSera Archi-
vio : 501 risultati, es. : « campo sinti », « clan di sinti », « sinti italiani » ; Yalla Italia : « Segregare costa.
Si intitola così, provocatoriamente ma non troppo, il Rapporto sulla spesa sostenuta dai Comuni per
allestire, gestire e mantenere i cosiddetti “campi nomadi”, ovvero aree atrezzate destinate ai Rom,
sinti e camminanti nelle nostre città », www.yallaitalia.it/2013/09/segregare-costa-100-milioni-spesi-
inutilmente-per-i-campi-rom/
sufi, trance s. : ‘danza estatica, legata al sufismo (forma di ricerca mistica tipica della cultura islamica)’ ;
« così in pochi minuti la cucina si trasforma in una trance sufi », SC 20 / Gradit e Psli s.v. sufi ‘chi
professa il sufismo’, 1936, ar. ṣūfī ; CorSera Archivio : vari risultati sia come sostantivo, sia come
aggettivo (« danza sufi », « canti sufi », « musicisti sufi ») / Arabo Plus (2010) s.v. ampliata ṣūfi, p. 188.
suhur : ‘pasto dell’alba’ [cfr. nota a piè SC 169 : ‘Consumare un pasto leggero poco prima dell’alba per
poter affrontare una giornata di digiuno’] ; « Figliolo, questo è il momento di suhur », SC 169 ; CorSe-
ra Archivio : 1 risultato es. : « Per tutto il mese, il digiuno (« scudo contro gli assalti del diavolo »), in
genere preceduto da un pasto leggero detto suhur, dura dalle prime luci del giorno fino al tramonto »
(16/11/2011) ; Yalla Italia : « Dovetti rimanere sveglio fino al momento del pasto dell’alba, il suhûr,
dato che i miei genitori si erano rifiutati di svegliarmi. Non volevano che digiunassi, ritenendo che
fossi ancora troppo piccolo », www.yallaitalia.it/2013/07/il-ramadan-con-il-cuore-puro-e-aperto-di-
questo-bambino / Cfr. Wikipedia eng. s.v. « (arabic suḥūr, lit. “of the dawn”, “pre-dawn meal”) is an
Islamic term referring to the meal consumed early in the morning by Muslims before fasting, sawm,
before sunrise during the Islamic month of Ramadan ».
tàliq : ‘divorziare’ « Anti tàliq, sei ripudiata », DI 84 ; « Anti tàliq, sei ripudiata », DI 163 ; « Anti tàliq ! Anti
tàliq ! Anti tàliq ! Il terzo divorzio è definitivo », DI 166 / Non attestato nei repertori italiani / Arabo
Plus (2010) s.v. ripudio : ṭalāq ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. divorzio : ṭalâq
taqiyya : ‘dissimulazione della fede musulmana’ ; « La Taqiyya ? Sai cos’è ? − Certo che lo so. È una dottri-
na seguita da alcune sette sciite che esorta i suoi seguaci a nascondere le proprie credenze per evitare
di essere perseguitati. Per fortuna i corsi di islamistica che ho seguito all’Università di Palermo sono
serviti a qualcosa. Una dottrina della minchia », DI 139 ; Gradit e Psli s.v. taqiyya ‘nella religione
islamica, dissimulazione della fede permessa in caso di grave pericolo’, 1967, ar. taqiyya ; CorSera
Archivio : 2 risultati, es. : « Obiettivo specifico del gruppo marocchino - ha spiegato ieri mattina il
procuratore Fabio Salamone - era instaurare lo Stato islamico e applicare la Sharia, da raggiungere
con la Taqiyya, ovvero la totale segretezza da parte dei proseliti per sviare ogni tipo di controllo »
(26/02/2011) ; cfr. Wikipedia s.v. taqiyya.
tigru : ‘tigre ; (qui nome proprio)’, « Chiamatemi Tigru, in rumeno significa tigre », CM 105 ; « Mi chiamo
Tigru », CM 109 / Non attestato nei repertori italiani / Hanachiuc Poptean (2004) s.v. tigru : tigre ;
Lăzărescu (2013) s.v. tigr/u, -i : tigre.
tuareg : ‘popolazione berbera’ ; « i tuareg mi hanno sedotta », SC 146 ; « Sapete perché i tuareg suscitano
ammirazione e stupore ? », SC 150 ; Gradit e Psli s.v. ‘chi appartiene ai Tuareg, popolazione semi-
nomade berbera del Sahara, costituita da individui dai caratteri fisici ben definiti (come ad es. l’alta
statura), esperti carovanieri, allevatori di cammelli, abili artigiani del cuoio e del metallo, un tempo
noti come predoni’, 1839, dall’ar. ṭowāreg ; CorSera Archivio : 135 risultati, es. : « i rappresentanti del
governo e dei gruppi armati del nord (indipendentisti, soprattutto di etnia tuareg e araba) si erano
trovati parzialmente d’accordo » (07/03/2015) ; Yalla Italia : 1 risultato : « Il sesso : il primo tabù a essere
sfatato. Le Tuareg godono infatti di un’inusitata libertà, lontane dal bigotto pudore musulmano, lontane
dalla lascivia del prototipo hollywoodiano », www.yallaitalia.it/2013/05/le-quote-rosa-dellislam-tuareg/
urì : ‘vergine del Paradiso islamico’ ; « il paradiso, le urì, i fiumi di vino e tutto quanto », DI 30 ; « 8 urì !
Ecco cosa guadagna un bravo musulmano : bellissime donne che rimangono sempre vergini dopo
ogni rapporto sessuale », DI 148 ; Gradit e Psli s.v. ‘secondo il Corano, bellissima vergine che al-
lieta i beati nel paradiso islamico’, 1840, ar. ḥūrī. CorSera Archivio : 1 risultato nella variante huri :
« La tv degli uomini, i media degli uomini – sono sempre loro a decidere, anche quando il target è
138 laura ricci
femminile –, sembrano il paradiso dell’Islam, pullulante di huri decerebrate » (09/02/2011) / Cfr. Wi-
kipedia s.v. huri « (arabo ḥūr, persiano ḥūrī) secondo la tradizione islamica sono delle giovani donne
che attendono per disposizione divina nel paradiso quanti, in base al decreto di Allah nel Giorno del
Giudizio, vi saranno destinati ».
yezzi : ‘basta’ ; « Yezzi, basta », DI 17 / Non attestato nei repertori /
zagharid : ‘grido femminile (tradizionale arabo), manifestazione di gioia in circostanze festive’ [nota SC
172 : ‘acuto ululato tipicamente femminile che sottolinea particolari momenti di gioia’] ; « E lei, la vita,
mi accoglie con gli zagharid », SC 172 ; « rivedrò il sangue scorrere e maledirò gli zagharid che soffoche-
ranno il mio singhiozzo », SC 172 / Gradit e Psli : nessuna attestazione ; CorSera Archivio : attesta-
to solo come marchionimo di un circolo culturale ; Yalla Italia : 1 risultato : « è stata accompagnata
da zagharith (i tradizionali canti delle feste) delle donne della famiglia di Samiha », www.yallaitalia.
it/2013/09/matrimoni-misti-per-sempre-inchallah/
zakàt : ‘elemosina ; tassa religiosa annuale e uno dei pilastri dell’Islam’ ; « non dimentico di dare la zakàt,
l’elemosina ai poveri », DI 40 ; Gradit e Psli s.v. zakat ‘elemosina legale che trae origine dall’antico
sistema religioso e giuridico musulmano e che, prelevata in quote fisse su determinati proventi, è
destinata ai meno abbienti’, 1961, ar. zakāt ; CorSera Archivio : 37 risultati, es. : « Ci incoraggiavano
ad aiutare i bisognosi, fondavano società di beneficienza alle quali potevamo versare la Zakat (la de-
cima destinata ai poveri) » (20/06/2010) ; Yalla Italia : 1 risultato : « Ogni anno gli egiziani spendono
fra i dieci e i dodici miliardi di dollari per la zakat [la tassa obbligatoria che tutti i musulmani sono
tenuti a pagare una volta l’anno, N.d.T], le sadaqat [elemosine] e le opere di bene », www.yallaitalia.
it/2013/08/la-societa-di-rabaa-al-adawiya-mostra-il-paradosso-della-beneficenza-in-egitto/
zina : ‘adulterio’ ; « nell’Islam questo si chiama zina, adulterio, e viene punito severamente », DI 83-84 /
CorSera Archivio : 6 risultati utili, es. : « Hanno appena ammazzato un ragazzo perché aveva fatto
la zina (adulterio) con una donna » (02/07/2015) ; Ma la sodomia, dice la Shariiah (legge coranica) va
punita come la Zina (adulterio o rapporti sessuali illegittimi fra uomo e donna) : con 100 frustate, ma
anche con la lapidazione (15/11/2001) ; Lawendy, Si Ammour (2000) s.v. adulterio : zinâ / Cfr. Wikipedia
s.v. zina : « Secondo il diritto islamico, il reato di zina riguarda le relazioni sessuali illecite, ossia pre- o
extra-matrimoniali ».
zlabia : ‘pietanza tradizionale ; « Dove la zlabia ? », SC 179 / Non attestato nei repertori italiani/ Cfr. Wi-
kipédia fr. s.v. : « Z. ou zelabia est une spécialité frite de la cuisine orientale traditionnelle. Intermédiaire
entre un gâteau et une confiserie, elle est préparée dans certains pays du Maghreb : Tunisie, Algérie
lors du mois de Ramadan ».
6. Inserti alloglotti
Concludo con le citazioni dei modi di dire, detti e formule in lingua araba, albanese e rumena
che figurano in alcuni scambi dialogici. Si tratta di una fraseologia occasionale (senza riscontri
in italiano), che comunque contribuisce a delineare la tendenza stilistica al multilinguismo.
Albanese : « Quanto mi manca la mia città [scil. Tirana]. Come dice il nostro proverbio : Ku eshte balta
me e embel se mjalta, dove il fango è più dolce del miele », CM 55 ; « [I rumeni] sono numericamente
più di noi adesso,come diciamo in Albania : Dy mace mundin nje ari, due gatti battono un orso ! »,
CM 58.
Arabo : « Wildi ya Kebdi ! Figlio mio, fegatino mio ! » DI 13 ; « È stato lui a insegnarmi le prime parole di
arabo tunisino : Shismek, come ti chiami ? Shniahwelek, come stai ? Win meshi, dove vai ? Yezzi, basta !
Nhebbek barsha, ti voglio bene assai. E altre ancora », DI 17 ; « Quel famoso detto che in arabo suona :
“Waraa kull rajul adhim imraa”, dietro ogni grand’uomo c’è sempre una donna’ », DI 25 ; « In Egitto si
dice “Al maktùb aggabin, lazem tchufo l’ain !”, ciò che è scritto sulla fronte gli occhi lo devono vedere per
forza », DI 29 ; « In Marocco si dice : “Ànnaq u bus wa khelli rahat laàrùs”, abbraccia e bacia senza toccare
ciò che è riservato allo sposo », DI 41 ; « Mi dice : Ma tkafish, non aver paura », DI 105 ; « In arabo si dice :
“La tajùz ala al-mayyt illa arrahama”, dei morti bisogna avere solo pietà », DI 123 ; « Cerchiamo solo misk
al khitam, un lieto fine », DI 146 ; « Mi presenta una mora e mi dice : “Ya Tunisi, hadhi al shabba al arabia,
halal aleik ! Tunisino, questa bella araba è tua ! », DI 162 ; « Ya msibiti ! Che catastrofe ! » DI 168 ; « Come
diciamo noi arabi : “Iaada ifada”, ripetere è benefico », DI 170.
Rumeno : « Sono stato in galera tante volte per brevi periodi. Inchisoarea este o scoala importanta, il carcere
è una scuola importante », CM 109 ; « De ce Italia ? Perché l’Italia ? Non capisco perché mi fanno sempre
neoislamismi e altri “ migratismi ” nei romanzi di amara lakhous 139
questa domanda », CM 109-10 ; « Care este problema ? Qual è il problema ? », CM 110 ; « Este adevarat, è
vero », CM 110 ; « E come diciamo da noi : sa te faci frate cu dracul pana treci puntea, fatti fratello con il
diavolo per attraversare il ponte », CM 111 ; « Multi multumiri, mille grazie », CM 111.
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Fonti e strumenti
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Vengono qui esaminati e interpretati alcuni nuovi esotismi presenti in quattro recenti romanzi dello scrittore
di origine algerina Amara Lakhous, apprezzato esponente della cosiddetta “letteratura della migrazione”
e acuto osservatore delle dinamiche sociali e comunicative proprie dei quartieri multietnici che si stanno
formando nelle grandi città italiane (come Roma e Torino). I prestiti lessicali attestati nelle sue opere sono
perlopiù “neoislamismi”, ovvero arabismi di recente penetrazione, connessi a nozioni politiche e religiose
del mondo musulmano, in parte già registrati nei maggiori vocabolari, in parte circolanti in àmbiti ancora
ristretti ; non manca, inoltre, un gruppo di voci dell’albanese e del rumeno, manifestazione di due importanti
comunità presenti in Italia da alcuni decenni. Tali particolari forestierismi sono inseriti in contesti che riman-
dano all’uso vivo e parlato ; l’eteroglossia lessicale non è solo un elemento di colore, ma si inquadra nel ge-
nerale orientamento stilistico dello scrittore, che tende a rappresentare una situazione di neoplurilinguismo
in cui le lingue immigrate si aggiungono alle preesistenti varietà dialettali e sociali del repertorio italiano.
In this paper we discuss some new exotic words mentioned in four recent novels by algerian writer Ama-
ra Lakhous, appreciated member of the “Migrant Literature” and careful interpreter of the multi-ethnic
areas of some Italian large cities, especially Rome and Turin. Foreign words attested in his works are
especially new Arabic terms, typical of Islamic culture, recently entered the Italian vocabulary. There are
also some foreign expressions from Albanian and Romanian languages, related to immigrants and their
settlement and integration. The writer’s style in characterized by a marked tendency to multilingualism :
new immigrant idioms coexist with Italian dialects and social varieties of the language.
co mposto in ca r atte re da n te monotype dalla
fa b rizio s e rr a e dito re, pisa · roma.
sta m pato e r il e gato nella
t i po g r a fia di ag na n o, ag nano pisano (pisa).
*
Gennaio 2016
(c z 2 · f g 1 3 )