Esami Scritti 2021-22
Esami Scritti 2021-22
Esami Scritti 2021-22
2021 - 2022
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Esercizio 2. (6 punti)
SVOLGIMENTO
p
Esercizio 1. Si consideri la funzione f : dom(f ) ⊆ R → R definita da f (x) = |e2x − ex |.
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
Il dominio della funzione esponenziale è tutto R; il valore assoluto restituisce valori non
negativi, pertanto il dominio della funzione è dom(f ) = R. Poiché le funzioni di cui f è
composizione sono continue, f è continua su R, quindi non ha asintoti verticali. Per quanto
riguarda i limiti agli estremi del dominio, dobbiamo calcolare
p p p
lim f (x) = lim |e2x − ex | = lim ex |ex − 1| = 0 · |0 − 1| = 0,
x→−∞ x→−∞ x→−∞
p p
lim f (x) = lim 2x x
|e − e | = lim ex |ex − 1| = +∞,
x→+∞ x→+∞ x→+∞
dove abbiamo raccolto l’esponenziale e abbiamo usato il fatto che ex > 0 per ogni x ∈ R. Con
le informazioni a disposizione in questo momento possiamo dire che la funzione f è derivabile
fuori dall’origine.
Da (*) possiamo anche ricavare che e2x − ex > 0 per x > 0. Dunque per ogni x 6= 0 abbiamo
p
2x − ex ′ =
2e2x − ex
e √ se x > 0,
′ 2 e2x − ex
f (x) =
p ′ 2e2x − ex
−(e2x − ex ) = − √
se x < 0.
2 ex − e2x
Poiché f è continua in R e derivabile in R \ {0}, per studiare la derivabilità in x = 0 possiamo
utilizzare il teorema ”tappabuchi”. Dobbiamo quindi calcolare il limite destro e sinistro di
f ′ (x), per x → 0. A tale scopo osserviamo che
Dunque
2e2x − ex
lim f (′ x) = lim
√ = +∞,
x→0+ x→0+ 2 e2x − ex
′ 2e2x − ex
lim f (x) = lim − √ = −∞,
x→0− x→0− 2 ex − e2x
da cui segue che la funzione f non è derivabile nell’origine, che risulta essere un punto di
cuspide.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Osserviamo che
1 1
2e2x −ex = ex (2ex −1) > 0 ⇐⇒ 2ex −1 > 0 ⇐⇒ ex > ⇐⇒ x > log = − log 2.
2 2
Ne segue che
Il teorema di Lagrange ci permette di affermare che in ogni intervallo in cui il segno della
derivata è costante la funzione è monotona. Inoltre, f è continua in x = 0 e in x = − log 2.
− log 2 0
b b
f′ + − +
f ր ց ր
Pertanto:
− log 2 O x
√
Ricordiamo che, se x < 0, f (x) = ex − e2x .
ex = 1 + x + o(x) per x → 0
e2x = 1 + 2x + o(x) per x → 0.
Quindi
p 1/2 1/2
f (x) = ex − e2x = 1 + x + o(x) − (1 + 2x + o(x)) = − x + o(x)
Metodo 2. In alternativa, ricordiamo che dobbiamo determinare se esiste γ ∈ R tale per cui
f (x)
il limite lim γ esiste finito. Abbiamo:
x→0 ϕ (x)
−
√ √
f (x) ex − e2x ex/2 1 − ex
lim γ = lim = lim
x→0− ϕ (x) x→0− (−x)γ x→0− (−x)γ
x/2
(−x + o(x))1/2 (−x)1/2 (1 + o(1))
= lim e · lim = lim
(−x)γ (−x)γ
| x→0{z } x→0 x→0−
− −
=1
Esercizio 2
Sia f una funzione localmente integrabile su (2, +∞), vale a dire una funzione integrabile su
tutti gli intervalli [a, b] ⊆ (2, +∞).
Se f è localmente integrabile in [2, +∞), vale a dire una funzione integrabile su tutti gli
intervalli [a, b] ⊆ [2, +∞), l’integrale non è improprio in 2. In tal caso si dice che l’integrale
improprio converge se Z t
lim f (x) dx = ℓ ∈ R.
t→+∞ 2
Z x
(c) Dimostrare che se g : R → R è continua e positiva allora la funzione G(x) = g(t) dt am-
2
mette limite per x → +∞.
Dal Teorema fondamentale del calcolo integrale, G è derivabile su R e G′ (x) = g(x) ≥ 0 per
ogni x ∈ R. Dunque G è crescente su R; il teorema sul limite delle funzioni monotone ci
garantisce che esiste lim G(x) = sup{G(x) : x ∈ R}.
x→+∞
Esercizio 1. (9 punti)
Si consideri la funzione f : dom(f ) ⊆ R → R definita da
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
(b) Omettere l’ipotesi di continuità dal Teorema dei valori intermedi ed esibire un controesempio
alla validità del teorema.
(c) Sia ora f : [a, b] ∪ [c, d] → R una funzione definita su un’unione disgiunta di intervalli (ovvero
[a, b]∩[c, d] = ∅). Vale ancora il Teorema dei valori intermedi? Se sı̀, esibire una dimostrazione;
se no, trovare un controesempio.
(b) Omettere l’ipotesi di continuità dal Teorema degli zeri ed esibire un controesempio alla validità
del teorema.
(c) Sia ora f : [a, b] ∪ [c, d] → R una funzione definita su un’unione disgiunta di intervalli (ovvero
[a, b] ∩ [c, d] = ∅). Vale ancora il Teorema degli zeri? Se sı́, esibire una dimostrazione; se no,
trovare un controesempio.
SVOLGIMENTO
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
La funzione è la composizione di un polinomio e del valore assoluto, moltiplicata per un
esponenziale: il dominio è dom(f ) = R. Poiché queste funzioni sono continue su R, f non ha
asintoti verticali.
Ne segue che:
• la funzione non ha asintoto obliquo per x → +∞, perché f ha ordine di infinito superiore
a 1 rispetto a x.
(**) x2 − 6x + 8 = 0 ⇐⇒ (x − 2)(x − 4) = 0 ⇐⇒ x = 2 ∨ x = 4.
lim f ′ (x) = lim −(x2 −4x+2)ex−2 = −2e2 , lim f ′ (x) = lim (x2 −4x+2)ex−2 = 2e2 ,
x→4− x→4− x→4+ x→4+
da cui segue che la funzione f non è derivabile in x = 2 e in x = 4, che risultano essere punti
angolosi.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Possiamo studiare gli intervalli di monotonia dal segno della derivata. Dalle espressioni
analitiche di f ′ si nota immediatamente che il segno di f ′ è determinato dal segno del poli-
nomio x2 − 4x + 2. Nell’intervallo (−∞, 2) ∪ (4, +∞), abbiamo
√ √
f ′ (x) > 0 ⇐⇒ x2 − 4x + 2 > 0 ⇐⇒ x<2− 2 ∨ x > 2 + 2.
√ √
Osserviamo che 2 − 2 < 2 e 2 + 2 < 4. mentre nell’intervallo (2, 4), abbiamo
√ √
f ′ (x) > 0 ⇐⇒ x2 − 4x + 2 < 0 ⇐⇒ x ∈ (2 − 2, 2 + 2).
Dal Teorema di Lagrange segue che f è monotona negli intervalli in cui f ′ ha segno costante.
√ √
2− 2 2 2+ 2 4
b b b b
f′ + − + − +
f ր ց ր ց ր
La funzione è non negativa per effetto del valore assoluto: gli unici punti in cui si azzera sono
quelli che azzerano il valore assoluto, ovvero x = 2, 4 (vedi (**)), che quindi sono punti di
minimo globale.
√ √
O 2− 2 2 2+ 2 4 x
Z 2 Z 4
2
(e) Determinare se esiste un numero reale α < 2 tale che e f (x) dx = e2 f (x) dx.
α 2
Tenendo conto dei segni, bisogna risolvere l’equazione, nell’incognita α, data da
Z 2 Z 4
2 x
(E) (x − 6x + 8)e dx = − (x2 − 6x + 8)ex dx.
α 2
Integrando per parti, si ottiene la seguente primitiva (dove possiamo scegliere c = 0 come
costante d’integrazione)
Z Z Z
(x − 6x + 8)e dx = 8e − 6 xe − e dx + x e − 2 xex dx
2 x x x x 2 x
L’equazione (E) diventa quindi 4e2 − eα (α − 4)2 = 4e2 , da cui −eα (α − 4)2 = 0, che ha come
unica soluzione α = 4, non accettabile perché abbiamo posto la condizione α < 2.
Esercizio 2, versione A.
Sia f una funzione continua su un intervallo chiuso e limitato [a, b]. Allora l’immmagine di
[a, b] mediante f , cioè l’insieme f ([a, b]), contiene l’intervallo chiuso di estremi f (a) e f (b).
(b) Omettere l’ipotesi di continuità dal Teorema dei valori intermedi ed esibire un controesempio
alla validità del teorema.
(
−1 x ≤ 2
f (x) =
1 x>2
non è continua in x = 2. L’immagine dell’intervallo [0, 4] è l’insieme {−1, 1}, che non contiene
alcun intervallo; in particolare, non contiene l’intervallo [f (0), f (4)] = [−1, 1].
(c) Sia ora f : [a, b] ∪ [c, d] → R una funzione definita su un’unione disgiunta di intervalli (ovvero
[a, b] ∩ [c, d] = ∅). Vale ancora il Teorema dei valori intermedi? Se sı̀, esibire una di-
mostrazione; se no, trovare un controesempio.
Né il teorema né il corollario enunciati sopra valgono: infatti, l’immagine dell’unione di due
intervalli disgiunti non è necessariamente un intervallo (né l’unione di due intervalli disgiunti),
anche quando la funzione è continua.
Esercizio 2, versione B.
Sia f una funzione continua su un intervallo chiuso e limitato [a, b], tale che f (a) · f (b) < 0.
Allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c) = 0 .
(b) Omettere l’ipotesi di continuità dal Teorema dei valori intermedi ed esibire un controesempio
alla validità del teorema.
(
−1 x ≤ 2
f (x) =
1 x>2
non è continua in x = 2. Se consideriamo l’intervallo [0, 4], vediamo che f è continua fuori
dal punto 2, e che f (0) · f (4) = −1 < 0. La funzione però non ha zeri.
(c) Sia ora f : [a, b] ∪ [c, d] → R una funzione definita su un’unione disgiunta di intervalli (ovvero
[a, b] ∩ [c, d] = ∅). Vale ancora il Teorema degli zeri? Se sı̀, esibire una dimostrazione; se no,
trovare un controesempio.
Il Teorema non vale, anche quando f è continua.
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
(e) Sia an = f (1/n), per ogni n ∈ N \ {0}. Dimostrare che la successione an è monotona.
Esercizio 2 (6 punti)
A = {z ∈ C : |z + 4| > |z|}.
(c) Dato B = {x ∈ R : x + iy ∈ A per qualche y ∈ R}, dove A è l’insieme descritto al punto (a)
del presente esercizio, stabilire se B è limitato/non limitato, e calcolare estremo superiore,
inferiore, massimo e minimo di B, se esistono.
SVOLGIMENTO
Esercizio 1.
|x + 3|
Si consideri la funzione f : dom(f ) ⊆ R → R definita da f (x) = exp .
x2 − 5
Per studiare questa funzione, possiamo procedere in due diversi modi. Il primo è di studiare la
funzione all’esponente, per poi comporla con la funzione esponenziale, ricordando che quest’ultima
è strettamente crescente su R, e quindi non altera gli intervalli di monotonia e i punti di massimo
e di minimo della funzione.
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
|x + 3|
La funzione all’esponente g(x) = è definita quando il denominatore è diverso da 0, e
x2 − 5 √
2
dunque per x − 5 6= 0, vale a dire per x 6= ± 5. Poiché la funzione t 7→ exp(t) è definita (e
√ √
continua) su R, si ha che dom(f ) = R \ { 5, − 5}.
Per calcolare i limiti agli estremi del dominio, dobbiamo calcolare i limiti per x → ±∞, per
√ ± √ ±
x → 5 e per x → − 5 . Abbiamo che:
|x + 3| |x + 3|
lim = 0 =⇒ lim exp = e0 = 1
x→+∞ x2 − 5 x→+∞ x2 − 5
|x + 3| |x + 3|
lim = 0 =⇒ lim exp = e0 = 1
x→−∞ x2 − 5 x→−∞ x2 − 5
Osserviamo poi che g(x) ha lo stesso segno del denominatore x2 − 5, e dunque g(x) > 0 se
√ √
x ∈ (−∞, − 5) ∪ ( 5, +∞), mentre è minore o uguale a 0 altrove. Ne segue che:
|x + 3| |x + 3|
lim
√ + x2 − 5 = +∞ =⇒ lim
√ + exp = +∞
x→ 5 x→ 5 x2 − 5
|x + 3| |x + 3|
lim = −∞ =⇒ lim
√ + exp =0
√ −
x→ 5 x2 − 5 x→ 5 x2 − 5
|x + 3| |x + 3|
lim
√ + = −∞ =⇒ lim
√ + exp =0
x→− 5 x2 − 5 x→− 5 x2 − 5
|x + 3| |x + 3|
lim
√ − = +∞ =⇒ lim
√ − exp = +∞.
x→− 5 x2 − 5 x→− 5 x2 − 5
Per quanto riguarda gli asintoti, dai calcoli appena fatti otteniamo che
Analogamente, la funzione g è certamente derivabile là dove l’argomento del valore assoluto
è diverso da zero, e dunque per x 6= −3. Componendo con l’esponenziale, che è derivabile
ovunque, otteniamo che f è derivabile in dom(f ) \ {−3}. Resta da verificare la derivabilità
di f in x = −3.
x+3 ′ x2 + 6x + 5 √ √ √ √
x2 − 5 = − , se x ∈ (−3, − 5) ∪ (− 5, 5) ∪ ( 5, +∞),
′
(x2 − 5)2
g (x) =
x + 3 ′ x2 + 6x + 5
− 2
= , se x ∈ (−∞, −3).
x −5 (x2 − 5)2
x + 3 x + 6x + 5 4 1
lim f ′ (x) = lim exp 2
· − 2 2
=1· = ,
x→−3 + x→−3+ x −5 (x − 5) 16 4
da cui si ottiene che f non è derivabile in x = −3, che è un punto angoloso per f (con derivata
sinistra e derivata destra rispettivamente uguali a −1/4 e a 1/4).
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Possiamo studiare gli intervalli di monotonia utilizzando il segno della derivata. Dalle espres-
sioni analitiche di f ′ si nota immediatamente che il segno di f ′ è determinato dal segno del
polinomio x2 + 6x + 5.
√ √ √ √
Nell’insieme A = (−3, − 5) ∪ (− 5, 5) ∪ ( 5, +∞) abbiamo
√ √
−5 −3 − 5 −1 5
b b b b b
f′ + − + + − −
f ր ց ր ր ց ց
√ √
• f è strettamente decrescente in [−5, −3], [−1, 5) e in ( 5, +∞).
bc bc
√ √
−5 −3 − 5 −1 O 5 x
(e) Sia an = f (1/n) per ogni n ∈ N \ {0}. Dimostrare che la successione {an } è monotona.
Anche se non è richiesto dall’esercizio, osserviamo che, per il teorema sul limite di funzioni
monotone, esiste il limite di an . Poiché bn → 0 per n → +∞, e f (x) → f (0) = e−3/5 per
x → 0, per il teorema sul limite di funzione composta si ha che lim an = f (0) = e−3/5 .
n→∞
Esercizio 2.
−2 O x
La definizione di insieme limitato in R può essere dato in molti modi equivalenti. Fra questi,
ne proponiamo due:
(c) Dato B = {x ∈ R : x + iy ∈ A}, dove A è l’insieme descritto al punto (a) del presente eser-
cizio, stabilire se B è limitato/non limitato, e calcolare estremo superiore, inferiore, massimo
e minimo di B se esistono.
Data la rappresentazione di A, si verifica immediatamente che z = x + iy ∈ A se e solo se
x > −2, dunque l’insieme B altro non è che l’intervallo (−2, +∞). Esso è illimitato (supe-
riormente) e siccome si tratta di un intervallo aperto, non esiste min B né max B. Abbiamo
inf B = −2 e sup B = +∞.
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Esercizio 2 (6 punti)
y ′ = (y 2 − 1)(x + 1).
SVOLGIMENTO
Esercizio 1.
2
Si consideri la funzione f : dom(f ) ⊆ R → R definita da f (x) = arctan x + .
|x|
Per studiare questa funzione, possiamo procedere in due diversi modi. Il primo è di studiare
2
la funzione g(x) = x + per poi comporla con la funzione arcotangente, ricordando che la sua
|x|
immagine è l’intervallo (−π/2, π/2) e che è strettamente crescente su R, e quindi non altera gli
intervalli di monotonia e i punti di massimo e di minimo della funzione.
Il secondo, più tradizionale, consiste nello studiare direttamente la funzione f . Procediamo
qui utilizzando essenzialmente il secondo metodo.
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), i limiti agli estremi di dom(f ) e gli eventuali
asintoti.
2
La funzione g(x) = x + è definita quando x 6= 0. Poiché la funzione t 7→ arctan(t) è
|x|
definita (e continua) su R, si ha che dom(f ) = R \ {0}.
Per calcolare i limiti agli estremi del dominio, dobbiamo calcolare i limiti di f per x → ±∞
π π
e per x → 0 . Ricordando che lim arctan x = e lim arctan x = − , abbiamo che
x→+∞ 2 x→−∞ 2
2 2 π
lim x+ = +∞ =⇒ lim arctan x + =
x→+∞ |x| x→+∞ |x| 2
2 2 π
lim x+ = −∞ =⇒ lim arctan x + =−
x→−∞
|x|
x→−∞
|x|
2
2 2 π
lim x + = +∞ =⇒ lim arctan x + = .
x→0 |x| x→0 |x| 2
Per quanto riguarda gli asintoti, dai calcoli appena fatti otteniamo che
2
g(x) è la somma della funzione continua e derivabile su R h(x) = x con la funzione k(x) = ,
|x|
che è continua e derivabile su R \ {0}. La funzione f si ottiene componendo g con la funzione
arcotangente, che è ovunque continua e derivabile: ne segue che f è continua e derivabile sul
suo dominio R \ {0}. 1
Prima di calcolare la derivata di f nei punti del suo dominio, osserviamo che
(
x + x2 se x > 0
g(x) =
x − x2 se x < 0.
1 2 1 x2 − 2
· 1 − = · se x > 0
2 2 x2 2 2 x2
1 + x + 1 + x +
|x| |x|
f ′ (x) =
1 2 1 x2 + 2
· 1 + = · se x < 0.
2 2 2 2
x2 x2
1 + x − 1+ x−
|x| |x|
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Possiamo studiare gli intervalli di monotonia utilizzando il segno della derivata. In entrambi
gli intervalli (−∞, 0) e (0, +∞), il primo fattore della derivata è sempre strettamente positivo
(il denominatore è la somma di due quadrati), cosı̀ come lo è il denominatore x2 del secondo
fattore. Ne segue che basta studiare il segno di (x2 − 2) per x > 0 e di x2 + 2 per x < 0.
Abbiamo che
• x < 0 x2 + 2 > 0 per ogni x e dunque f ′ (x) > 0 per ogni x < 0;
√ √
• x > 0 x2 − 2 < 0 se e solo se x ∈ (− 2, 2). Per studiare il segno di f ′ dobbiamo
√ √
considerare solo le x > 0; ne segue che f ′ (x) < 0 in (0, 2), f ′ ( 2) = 0 e f ′ (x) > 0 in
√
( 2, +∞).
√
Osservando che f è continua in x = 2 e utilizzando il teorema di Lagrange, otteniamo che:
√
• f è strettamente crescente negli intervalli (−∞, 0) e [ 2, +∞)
√
• f è strettamente decrescente nell’intervallo (0, 2].
√ √
Il punto x = 2 è un punto di minimo locale (poiché f ( 2) > −π/2). La funzione non
ammette né massimo né minimo assoluti (i valori ±π/2 sono inf/sup della funzione).
1
Una funzione può essere continua o derivabile solo nei punti del suo dominio, quindi non dobbiamo studiare la
continuità o la derivabilità in x = 0
π/2 bc
√
O 2 x
−π/2
Esercizio 2.
dove y(t) è una funzione incognita della variabile t, f (t) è una funzione definita su un intervallo
aperto I ⊆ R a valori in R e g(y) è una funzione definita su un intervallo aperto J ⊆ R a
valori in R.
Per prima cosa, cerchiamo le soluzioni costanti, che corrispondono alle soluzioni di y 2 − 1 = 0,
cioè ai valori y = ±1. Ne segue che l’equazione differenziale assegnata ha due soluzioni
costanti, y(x) = 1 e y(x) = −1, entrambe definite su R.
Siccome tutte le altre soluzioni non assumono mai i valori ±1, possiamo ricavare le altre
soluzioni risolvendo Z Z
1
dy = (x + 1) dx.
y2 − 1
1 A B Ay + A + By − B (A + B)y + (A − B)
= + = =
y2 − 1 y−1 y+1 y2 − 1 y2 − 1
e dunque ( (
A+B =0 A = −1/2
=⇒
A − B = −1 B = 1/2.
Ne ricaviamo che
Z Z
1 1 1 1 1
dy = − + dy
y2 − 1 2 y−1 2 y+1
1 1 1 y − 1
= − log |y + 1| + log |y − 1| + k = log +k
2 2 2 y + 1
Z
1 2
(x + 1) dx = x +x+c
2
y−1
La funzione y+1 cambia segno per y = 1 e y = −1; poiché le soluzioni che stiamo cercando
y−1
non assumono mai quei due valori, possiamo togliere il valore assoluto, ottenendo y+1 =
x2 +2x y−1 x2 +2x
±Ke . oppure y+1 = Ke , con K 6= 0. Osserviamo inoltre che per K = 0 abbiamo
y−1
y+1 = 0, e cioè y = 1 che ci restituisce una delle due soluzioni costanti. Ne segue che
possiamo considerare K ∈ R. Per ricavare le soluzioni, dobbiamo esplicitare la y in funzione
di x. Procediamo cosı̀:
y−1 y+1−2 1 2
= =1−2· = Kex +2x ⇐⇒
y+1 y+1 y+1
1 1 2
= 1 − Kex +2x ⇐⇒
y+1 2
2
y+1 = ⇐⇒
1 − Kex2 +2x
2
y = − 1, con K ∈ R.
1 − Kex2 +2x
Ne segue che tutte le possibili soluzioni (di cui non specifichiamo l’intervallo di definizione)
dell’equazioni differenziale assegnata sono:
2
y(x) = −1; y(x) = − 1, K ∈ R .
1 − Kex2 +2x
x
f (x) =
1 − log |x|
(a) Determinare il dominio di definizione dom(f ), le eventuali proprietà di simmetria, i limiti agli
estremi di dom(f ) e gli eventuali asintoti.
(c) Determinare gli intervalli di monotonia e gli eventuali punti di massimo e di minimo locale
di f , precisando se questi ultimi sono anche globali o meno.
Esercizio 2 (6 punti)
(a) Dare la definizione di ordine di infinitesimo e di parte principale per una funzione f (x) rispetto
ad un campione ϕ(x), per x → x0 .
(c) Date f e g funzioni infinitesime dello stesso ordine rispetto ad un campione ϕ(x), per x → x0 ,
è vero o falso che la loro somma f + g è sempre un infinitesimo dello stesso ordine? Motivare
la risposta.
SVOLGIMENTO
Esercizio 1.
x
Si consideri la funzione f : dom(f ) ⊆ R → R definita da f (x) =
1 − log |x|
(a) Il log |x| è definito per x 6= 0, mentre il rapporto è definito se il denominatore 1 − log |x| =
6 0,
e dunque per x 6= ±e. Ne segue che domf = R \ {0, e, −e}.
−x x
Inoltre, per ogni x ∈ dom(f ), f (−x) = =− = f (−x); dunque f è
1 − log | − x| 1 − log |x|
dispari.
Osserviamo che 1 − log |x| > 0 se e solo se log |x| < 1, cioè se |x| < e. Ne segue che:
(b) La funzione è il rapporto della funzione g(x) = x, che è continua e derivabile su R con la
funzione h(x) = 1 − log |x|, continua e derivabile sul suo dominio. Dunque anche f risulta
continua e derivabile sul suo dominio.
1
1 − log |x| + x · x 2 − log |x|
f ′ (x) = = .
(1 − log |x|)2 (1 − log |x|)2
(c) Dato che f è derivabile sul suo dominio, i suoi punti di massimo e di minimo sono da ricercarsi
fra i punti critici, vale a dire fra i punti che annullano la derivata. Abbiamo che
2 − log |x|
f ′ (x) = =0 ⇐⇒ |x| = e2 .
(1 − log |x|)2
Per quanto riguarda la monotonia della funzione, possiamo studiare il segno della derivata:
per il teorema di Lagrange, la funzione risulta monotona sugli intervalli in cui il segno di f ′
è costante. Poiché il denominatore è positivo per ogni punto del dominio, basta studiare il
segno di 2 − log |x|. Otteniamo che 2 − log |x| > 0 se e solo se |x| < e2 , con x 6= 0. Quindi:
−e2 −e 0 e e2
b b b b b
f′ − + + + + −
f ց ր ր ր ր ց
• f è strettamente crescente negli intervalli [−e2 , −e), (−e, 0), (0, e) e (e, e2 ];
(d) Per disegnare meglio il grafico, osserviamo che f (e2 ) = −e2 < 0 e f (−e2 ) = e2 > 0. Un
grafico qualitativo di f è
e2
bc
−e2 −e O e e2 x
−e2
Esercizio 2.
(a) Sia x0 un punto di accumulazione di dom(f ). Si dice che f è un infinitesimo di ordine α > 0
rispetto ad un infinitesimo campione ϕ(x), per x → x0 , se
f (x)
lim f (x) = 0 e lim = ℓ ∈ R \ {0}.
x→x0 x→x0 [ϕ(x)]α
Si dice parte principale di f rispetto a ϕ, per x → x0 la funzione ℓ[ϕ(x)]α .
(b) Calcolare la parte principale e l’ordine di infinitesimo della funzione f (x) = (ex + cos x)2 −
4 − 4x + x3 , per x → 0, rispetto al campione ϕ(x) = x.
Usiamo gli sviluppi di Maclaurin per studiare (ex + cos x)2 . Abbiamo che, per x → 0:
1 1
ex = 1 + x + 2 x2 + 3! x3 + o(x3 )
1
cos x = 1 − 2 x2 + o(x3 )
1 1 1 1
ex + cos = 1 + x + 2 x2 + 3! x3 + 1 − 2 x2 + o(x3 ) = 2 + x + 6 x3 + o(x3 )
2
x3
(ex + cos x)2 = 2 + x + 6 x3 + o(x3 ) = 4 + 4x + x2 + 2
3 x3 + o(x3 )
(c) Date f e g funzioni infinitesime dello stesso ordine rispetto ad un campione ϕ(x), per x → x0 ,
è vero o falso che la loro somma f + g è sempre un infinitesimo dello stesso ordine? Motivare
la risposta.
La proposizione è falsa. Consideriamo per esempio le funzioni f (x) = x+x2 e g(x) = −x+x2 .
Entrambe sono infinitesimi di ordine 1 rispetto a x, per x → 0, mentre f (x) + g(x) =
(x + x2 ) + (−x + x2 ) = 2x2 è un infinitesimo di ordine 2 rispetto a x, per x → 0.