Appunti Fis Mat 1 Contucci PDF
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Indice
1 Misure, numeri razionali e reali 3
1.1 Sistema Internazionale (SI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2 Moti unidimensionali 5
2.1 Velocità media ed istantanea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2.2 Moto rettilineo uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.3 Moti relativi: trasformazioni di Galileo . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.4 Accelerazione e Moti accelerati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.5 Ricapitolando... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.6 Caduta dei gravi: esperimento di Galileo . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.7 Caduta dei gravi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
3 Moti piani 26
3.1 Vettori sul piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
3.2 Angoli piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3.3 Prodotto scalare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
3.4 Moto del proiettile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
3.5 Zona sicura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
3.6 Moto circolare uniforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
4 Dinamica 40
4.1 Primo principio della dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
4.2 Le forze e il secondo principio della dinamica . . . . . . . . . . . . . . 41
4.3 Il terzo principio della dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
1
4.4 Validità dei principi di Newton: SdR inerziali . . . . . . . . . . . . . 42
4.5 Forza peso e massa gravitazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
4.6 Quantità di moto e terzo principio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
5 Lavoro ed energia 47
5.1 Definizione elementare di lavoro: caso 1D . . . . . . . . . . . . . . . . 47
5.2 Teorema dell’energia cinetica (forze generali) . . . . . . . . . . . . . . 48
5.3 Estensione a 2 e 3 dimensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
5.4 Forze conservative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
6 Gravitazione Universale 56
6.1 Leggi di Keplero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
6.2 Il campo gravitazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
6.3 Lavoro della forza gravitazionale Newtoniana . . . . . . . . . . . . . . 60
7 Il Teorema di Newton-Gauss 64
7.1 Caso bidimensionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
7.2 Angolo solido e superfici orientate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
7.3 Teorema di Gauss: caso tridimensionale . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
7.4 Flusso del campo gravitazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
9 Moti rotatori 83
9.1 Dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
9.2 Il prodotto vettoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
9.3 Momento angolare e momento torcente . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
9.4 Corpo rigido (versione elementare) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
9.5 Energia cinetica di rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
9.6 Il pendolo semplice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
9.7 Cenni sulla stabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
9.8 Stabilità delle orbite circolari dei pianeti . . . . . . . . . . . . . . . . 94
2
10 Relatività ristretta 97
10.1 Propagazione sferica classica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
10.2 I postulati della relatività ristretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
10.3 Le Trasformazioni di Lorentz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
10.4 Distanze di tipo spazio, luce, e tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101
10.5 Effetti relativistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
3
r
r/10
A questo punto, un’ ulteriore confronto col tavolo ci dirà non solo tra quanti
regoli la lunghezza del tavolo è compresa, per esempio:
e cosı̀ via. Fermandoci, per esempio, ai millesimi si ottiene la misura della lunghezza
del tavolo:
che possiamo anche riscrivere introducendo il quoziente tra le due grandezze x = L/r
come
4
• Per le Lunghezze: m, metro;
• Per i Tempi : s, secondo;
• Per le Masse: kg, chilogrammo.
Per quanto riguarda le prime due, si è trovato un modo per definirle in relazione a
costanti fondamentali della natura, come la velocità della luce o il tempo del numero
di oscillazioni della radiazione in una certa transizione atomica. Per il chilogrammo
è stata fatta la stessa cosa solo il 20 maggio 2019.
2 Moti unidimensionali
2.1 Velocità media ed istantanea
Un moto che si svolge su una dimensione spaziale è identificato da misure di spazio
in R e di tempo in R. Sopo aver fissato uno O in ciascuno di essi diremo di avere un
Sistema di riferimento (SdR) per spazo e tempo.
x1 0 x2
∆x = x2 − x1 > 0
x2 0 x1
∆x = x2 − x1 < 0
0 t1 t2
∆t = t2 − t1 > 0
5
Il moto di un punto è descritto da misure coppie di spazi e tempi nelle diverse
posizioni. E’ utile porre le coppie in un piano cartesiano, come fatto in Figura5.
7
(tempo,posizione)
6
5
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
6
Notare la velocità media dipende solo dagli estremi dell’intervalli spazio tempo-
rali. Si osserva inoltre che la velocità media su un intervallo di tempo è la pendenza
del segmento di spezzata che vedete nel grafico in Figura5.
Se si possiede, Figura5, un campionamento più fine (spezzata rossa) si può
ottenere la velicutà media anche in intervalli più piccoli.
x(t)
6
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
Il modello della meccanica classica imposta lo studio del moto nell’ipotesi di avere
un campiomento della posizione infinatmente preciso, continuo, di spazio e tempo.
In tal caso si può parlare di velocità istantanea, non più riferita ad un intervallo
di tempo, ma ad un istante ben preciso. Ciò si ottiene utilizzando il concetto di
derivata, facendo tendere a zero l’ampiezza dell’intervallo temporale.
x(t + h) − x(t)
v(t) = lim (4)
h→0 h
Si assume implicitamente che la posizione sia funzione continua e derivabile del
tempo.
x(t) = vt + x0 (5)
7
dove x0 è la posizione a t = 0, e v è una costante. Da questa espressione si verifica
immediatamente che la velocità istantanea di tale moto è costante ed è proprio v.
dx(t)
=v
dt
La linearità nel tempo è una caratteristica di moti con velocità costanti.
5
x(t)
4
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]
D = x2 − x1
x1 0 x2
8
Abbiamo dunque un sistema lineare:
(
D = d1 + d2
d1
v1
= dv22 ⇒ d1 = v1 dv22
Quindi:
v1 v2
D = 1+ d2 ⇒ d2 = D
v2 v1 + v2
D
t̄ =
v1 + v2
Dall’ultima si evince che ognuno dei due vede arrivare l’altro incontro a sé con la
somma delle velocità.
x(t̄) = v1 t̄ + x1
x(t̄) = v2 t̄ + x2
x2 − x1 D
t̄(v1 − v2 ) − (x2 − x1 ) = 0 ⇒ t̄ = =
v1 − v2 v1 − v2
La terza è ottenuta come differenza delle prime due. Si noti che il denominatore può
essere scritto come v1 + |v2 |. È come se lo spazio che li separa fosse percorso alla
somma delle due velocità.
A questo punto reinseriamo t̄ in una delle prima due equazioni e l’esercizio è
finito.
x 2 − x1 v1 x2 − x1 v2 v1/2
x(t̄) = v1 + x1 = ⇒ ∆x1/2 = x(t̄) − x1/2 = D
v1 − v2 v1 − v2 v1 − v2
Dove abbiamo utilizzato la prima.
Possiamo anche dare una rappresentazione grafica della situazione nel piano (t, x).
Le coordinate dell’intersezione sono la soluzione del problema.
Esercizio 1 (Il falco ed il treno). Un falco parte dalla punta di un treno, in moto con
velocità vT > 0, spiccando il volo con una velocità vF > vT quando entrambi distano
D dal capolinea, verso il quale sono diretti. Ogni volta che il falco raggiunge il
capolinea, inverte la sua velocità e torna indietro verso il treno, che invece continua
imperterrito. La stessa cosa avviene quando il falco riincontra il treno, come in
Figura7.
9
5
0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]
D
t̃ =
vF
vT
D̃ = D 1 −
vF
La seconda fase, in cui falco e treno si vanno incontro, è identica all’Esercizio
0, con un ∆x = D̃. Dunque la distanza col capolinea si accorcia ulteriormente
arrivando a:
vF − vT
(1) vT
D = D̃ 1 − =D
vT + vF v +v
| F {z T}
=α<1
Si noti che, essendo per ipotesi vF > 0, la velocità riflessa ha un segno negativo.
Questo spiega la comparsa del segno + al denominatore, diversamente da quanto
accade nel precedente esercizio.
Il fatto che ci sia una contrazione di un fattore α < 1, ci lascia intuire che il
processo di riflessione della velocità del falco avvenga infinite volte. Inoltre, ogni
10
D
vT t=0
vF
D̃
vT t = t̃
vF
D(1)
vT t = t(1)
vF
volta che esso inverte la sua velocità al capolinea percorre già la distanza contratta,
e la ripercorrerà un’altra volta dopo la riflessione col treno. Questo si può intuire
già guardando ciò che accade tra i tempi t̃ e t(1) in Figura7.
Possiamo dunque scrivere una formula che racchiuda lo spazio totale percorso dal
falco.
∞
X ∞
X
(1) (1) (2) (2) (n)
S =D+D +D +D +D + · · · = −D + 2 D = −D + 2D αn
n=0 n=0
11
Esempio 2.1 (La serie geometrica). La serie geometrica utilizzata nel precedente
esercizio:
∞
X
S= αn
n=0
converge solo se |α| < 1, ipotesi senz’altro verificata nell’Esercizio 0. Il risultato della
serie viene dal limite delle somme parziali:
n
X
Sn = αk = 1 + α + α2 + · · · + αn
k=0
Dunque:
1 − limn→∞ αn+1 1
lim Sn = −→ quando n → ∞
n→∞ 1−α 1−α
perché αn −→ 0 se |α| < 1.
La dimostrazione del risultato delle somme parziali può anche essere fatta per
induzione.
Vogliamo provare che:
1 − αn+1
Sn =
1−α
L’uguaglianza vale sicuramente per n = 0:
1−α
S0 = 1 =
1−α
Assumiamo ora che valga per n generico e dimostriamo che implica lo stesso asserto
con n + 1.
1 − αn+1 1 − αn+2
Sn+1 = Sn + αn+1 = + αn+1 =
1−α 1−α
Questo conclude la prova.
12
O0 v t = 0s
O
D = vt
O0 v P t>0
x(t) = x0 (t) + vt
13
Esercizio 2. Scrivere le traformazioni di Galileo in forma matriciale.
Notare inoltre che le trasformazioni sono lineari (essendo scrivibili in forma matri-
ciale) e le due matrici di trasformazioni sono l’una l’inversa dell’altra:
1 v 1 −v 1 0
=
0 1 0 1 0 1
Lo stesso discorso si può fare in tre dimensioni, dove i moduli sono sostituiti da
norme euclidee.
14
Si definisce dunque accelerazione media:
v(t2 ) − v(t1 )
ā12 = (9)
t2 − t1
Ripetendo gli stessi ragionamenti possiamo anche definire l’accelerazione isstantanea:
La prima delle tre è l’equazione della retta nel piano. Ha dunque senso che le derivate
seconde (legate alle convessità) nel tempo siano nulle.
12 x(t)
10
x[m], v[m/s], a[m/s2 ]
2 v(t)
a(t)
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
Soluzione: Implicitamente già usato. Si tratta dell’area (con sengo) sottesa dal
grafico della velocità.
15
3
2
v[m/s]
t1 t1 v(t)
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
v(t2 ) + v(t1 ) 1
∆x = (t2 − t1 ) = a(t2 + t1 )(t2 − t1 ) + v0 (t2 − t1 ) =
2 2
1
= a(t22 − t21 ) + v0 (t2 − t1 )
2
16
12
10 v(t)
8 t2
v[m/s]
6
4 t1
2
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
Osservazione 2.4. Si noti che il moto precedente obbedisce alle seguenti leggi:
17
Soluzione: usiamo la definizione:
x(t2 ) − x(t1 )
v(t2 ) + v(t1 )
v̄ = = (15)
2 t2 − t1
v(t2 ) − v(t1 )
t2 − t1 =
a
Dunque:
Abbiamo dunque individuato una quantità che si conserva per tutto il moto (unif.
acc.).
2.5 Ricapitolando...
Per il moto rettilineo uniforme abbiamo visto che:
18
Per il moto rettilineo uniformemente accelerato abbiamo visto che:
1
x(t) = at2 + v0 t + x0
2
ẋ(t) = v(t) = at + v0
ẍ(t) = a = cost
E dimostrato che:
v2 + v1
v̄ =
2
v22 − 2ax2 = v12 − 2ax1
1
3
Il moto uniformemente accelerato è descritto da Galileo, nel caso del piano in-
clinato (Figura12), come moto in cui gli incrementi spaziali crescono come i numeri
dispari. Misurando la posizione ad intervalli regolari, ad esempio 1s ciascuno, le
distanze successive percorse in un secondo seguono la legge:
19
Da questa successione si può dunque estrarre la legge:
Ciò è equivalente a dire che la posizione (e non gli spazi percorsi) cresce quadra-
ticamente nel tempo. Infatti considerando istanti discreti n:
x(n) ≡ xn = cn2
xn+1 − xn = c[(n + 1)2 − n2 ] = c(2n + 1)
diretta verso il ”basso”. Ciò significa che un grave in moto vicino alla superficie
terrestre segue una legge del tipo:
1
y(t) = − gt2 + v0y t + y0
2
4
y[m]
2 y0
0 y(t)
0 2 4 6 8
Tempo (t) [s]
20
Esercizio 7. Una palla viene lanciata da terra con una velocità v rivolta verso l’alto.
Calcolare il tempo di volo (t̄).
Soluzione: Scriviamo la legge di cui sopra assegnando i valori dati nel problema:
1 2v
y(t̄) = 0 = − g t̄2 + v t̄ + 0 ⇒ t̄ = 0 ∨ t̄ =
2 g
L’equazione dà come soluzione anche l’istante di partenza in cui la palla effettiva-
mente è a terra, ma non è la soluzione cercata.
Da un’analisi dimensionale scopriamo che:
[v] [L][T ]2
[t] = [T ] = =
[g] [T ][L]
Esercizio 8. Quanto tempo impiega la palla dell’Esercizio 7 a raggiungere la mas-
sima altezza?
Soluzione: Osservando che la legge oraria del grave è una parabola nel piano (t, y),
il tratto ascendente deve essere simmetrico a quello discendente. Per simmetria il
tempo cercato è esattamente la metà del tempo di volo dell’Esercizio 7.
t̄ v
tmax = =
2 g
Esercizio 9. Quanto vale la massima altezza raggiunta (si chiami h)? (Si faccia
riferimento ad Esercizio 7-8. Si vedano tutte e tre le proposte di soluzione.)
1 v2 v v2
h = y(tmax ) = − g 2 + v =
2 g g 2g
v2
v 2 = 2gh ⇒ h=
2g
21
Soluzione 3 : Il punto più alto è il punto di max della parabola del moto. Per
trovarlo basta vedere dove si azzera la deriviata prima di y(t) ovvero la velocità in
verticale.
v
vy (tmax ) = ẏ(tmax ) = 0 = −gtmax + v ⇒ tmax =
g
Dopodiché ci si riconduce alla prima soluzione.
Esercizio 10. Una palla viene lanciata da un’altezza y0 verso l’alto con una velocità
iniziale rivolta verso l’alto pari a v. Calcolare il tempo di volo (tempo impiegato per
toccare terra, ad altezza y = 0) e la velocità di impatto col suolo. La situazione è
rappresentata in Figura13.
La soluzione è lasciata al lettore.
Esercizio 11. Una palla viene lasciata cadere (vy (0) = 0) a t = 0. Dopo un tempo
t̄ > 0 una seconda palla viene lasciata cadere sulla stessa verticale. Scrivere le
equazioni del moto per entrambe le palle e calcolare la distanza che le separa come
funzione del tempo.
1
y1 (t) = − gt2
2
1 1 1
y2 (t) = − g(t − t̄)2 = − gt2 + gtt̄ − g t̄2 per t ≥ t̄
2 2 2
La distanza che le separa è il valore assoluto della differenza delle precedenti:
1
|y1 (t) − y2 (t)| = gtt̄ − g t̄2
2
e cresce linearmente con t.
Esercizio 12. Facendo riferimento alla Figura14, scrivere la legge oraria del moto.
Soluzione: Basta calcolare, a seconda del tempo trascorso, l’area sottesa dal
grafico.
22
12
10
8 t2 , v2 t3
v[m/s]
6
4 t1 , v1
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
23
5
hmax
4
h2 ∆t2
y[m] 3
∆h
2
h1 ∆t1
0
0 1 2 3 4 5 6 7
Tempo (t) [s]
v12 = 2g(hmax − h1 )
v22 = 2g(hmax − h2 )
Possiamo elevare al quadrato le equazioni dei tempi e sottrarle. Sottraiamo tra loro
anche le equazioni delle velocità:
4 2 8∆h
v12 − v22 = 2g∆h ∆t21 − ∆t22 = 2
(v1 − v22 ) =
g g
Infine:
8∆h
g=
∆t22− ∆t21
Esercizio 14. Dimostrare la formula risolutiva per equazioni di secondo grado:
ax2 + bx + c = 0 con a 6= 0
x2 = 4 ⇒ x = ±2
24
Sappiamo già risolvere anche il caso c = 0, ad esempio:
(
x=0
x2 + x = 0 ⇒ x(x + 1) = 0 ⇒
x = −1
Con questi due esempi, con la tecnica del completamento del quadrato sappiamo
risolvere anche un caso più complesso:
1 5
x2 + x − 1 = 0 ⇒ x2 + x + − = 0
| {z 4} 4
(x+1/2)2
2 √ √
−1 ±
1 5 1 5 5
x+ = ⇒ x+ =± ⇒ x=
2 4 2 2 2
Da questo ultimo esempio deduciamo la tecnica per il caso generale. Dividiamo
l’equazione per il coefficiente a e completiamo i quadrati:
2
b2 b2 b2 − 4ac
2 b c b
x + x+ + 2 − 2 =0 ⇒ x+ =
a a 4a 4a 2a 4a2
r √
b b2 − 4ac −b ± b2 − 4ac
x+ =± ⇒ x =
2a 4a2 2a
Esercizio 15. Facendo riferimento alla Figura16, con t1 , t2 , vmax noti, scrivere le
equazioni del moto.
25
2
1,8 vmax t1
1,6
1,4
1,2
v[m/s]
1
0,8
0,6
t2
0,4
0,2
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5
Tempo (t) [s]
3 Moti piani
3.1 Vettori sul piano
Consideriamo R2 nella sua struttura di spazio vettoriale. Un elemento di R2 è un
vettore identificato dalla coppia di numeri reali ordinati:
r = (x, y) ∈ R2 (19)
26
y
r1
r2
x
O
Figura 17: Esempio di vettori e loro somma (in verde) sul piano.
αr1 + βr2
27
Il passaggio dalle coordinate cartesiane alle polari è dato dalle:
( p
r = krk = x2 + y 2
(26)
θ = arctan xy
La corrispondenza tra le due coordinate è uno a uno tranne che nell’origine in cui
l’angolo non è determinato.
28
y x = r cos θ
y = r sin θ
y
r l
θ x
x
O
l
θ= (29)
r
L’angolo giro vale:
2πr
θ= = 2π (30)
r
Esercizio 18. Utilizzando la formula di Eulero:
29
3.3 Prodotto scalare
Siano v1 = (x1 , y1 ) e v2 = (x2 , y2 ) due vettori. Definiamo il loro prodotto scalare
come segue:
v1 · v2 = x1 x2 + y1 y2 ∈ R (32)
Il prodotto scalare è un numero reale, non un vettore, per questo viene chiamato
esterno.
• v1 · v2 = v2 · v1 , commutatività;
La penultima uguaglianza segue dalla parità del coseno. Inoltre la differenza tra i
due angoli coincide con l’angolo compreso tra i due vettori.
30
10
Trajectory
8
y[m] 6
0
0 2 4 6 8
x[m]
1 (x − x0 )2 v0y gx2
v0y gx0
y=− g 2
+ (x − x 0 ) + y0 = − 2
+ + 2 x+
2 v0x v0x 2v0x v0x v0x
v0y x2
+ y0 − x0 − g 02
v0x 2v0x
1 gx2 v0y
y=− 2
+ x
2 v0x v0x
31
Esercizio 20. Calcolare la gittata xG , definita come l’ascissa alla quale il proiettile
riatterra alla stessa quota. (La seconda intersezione con l’asse x in Figura19.)
Soluzione: Prendiamo l’equazione della traiettoria e poniamo y = 0.
v0y 1 gx 2v0y
x − 2
= 0 ⇒ xG = v0x
v0x 2 2v0x g
|{z}
Tempo di volo
v0x = v cos θ
v0y = v sin θ
v2
xG,max =
g
Il doppio rispetto all’alatezza massima raggiungibile. (Si veda l’esercizio del lancio
in alto del grave.)
Esercizio 22. Dimostrare che gli angoli di equigittata sono complementari. Solu-
zione: Fissiamo xG = R ≤ xG,max .
gR gR gR
= sin 2θ ⇒ 2θ1 = arcsin ∨ 2θ2 = π − arcsin 2
v2 v 2 v
Dividendo per due entrambe le soluzioni:
1 gR gR π
θ1 + θ2 = arcsin 2 + π − arcsin 2 =
2 v v 2
32
1
gR/v 2
0,5
sin 2θ
sin 2θ 0 π/4 π/2
−0,5
−1
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3
θ
θ1 + θ2 π π
= ⇒ θ1 + θ2 =
2 4 2
Esercizio 23. Si faccia riferimento alla Figura21. Dati y0 , α, v calcolare la gittata
dalla torre, cioè l’ascissa dell’atterraggio del proiettile xG .
Soluzione: Ricordando l’espressione della traiettoria:
gx2
yf inale = 0 = y0 + xG tan α − 2 G 2
p 2v cos θ
2 2
v sin 2α ± v sin 2α + 8gy0 v 2 cos2 α
4
xG =
2g
33
8
y(x)
6
y[m]
4 v
α y0
2
0
0 2 4 6 8
x[m]
Esercizio 24. Trovare il luogo dei vertici delle parabole a velocità iniziale fissata v,
al variare dell’angolo di alzo θ.
Soluzione: Come già annotato nell’esercizio della gittata, il vertice lo si raggiunge
ad un’ascissa che è metà della gittata.
v2 v2
xv = sin 2θ = sin θ cos θ
2g g
Attraverso l’equazione della traiettoria abbiamo:
gx2v v2 2 v2 2 v2
yv = xv tan θ − = sin θ − sin θ = (1 − cos 2θ)
2v 2 cos2 θ g 2g 4g
34
2
1,5 v2
2g
v2
g
y[m]
1
0,5
0
−2 −1 0 1 2
x[m]
35
2
1,8
1,6
1,4
1,2
y[m]
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5
x[m]
gx2 v 2
∆=0 ⇒ y=− + (36)
2v 2 2g
chiamata parabola di sicurezza.
Osservazione 3.2. La parabola di sicurezza in generale si studia solo per x ≥ 0 o
equivalentemente per θ ∈ [−π/2, π/2], poiché il resto si deduce per simmetria.
Esercizio 25. Dato un punto all’interno della parabola di sicurezza, dimostrare che
può sempre essere colpito con due angoli, detto angoli di equi-bersaglio.
Soluzione: Riprendiamo l’equazione per tan θ. Essa è quadratica quindi fornirà
sempre due soluzioni (all’interno della parabola di sicurezza):
p
xv 2 ± x2 v 4 − gx2 (2v 2 y + gx2 )
tan θ± =
gx2
36
3.6 Moto circolare uniforme
y
v
a
r
ωt x
Questo moto è definto dalle sue leggi orarie che si danno sia in coordinate polari
che cartesiane:
r = cost (37)
θ(t) = ωt con ω = cost = velocità angolare (38)
37
Si noti che:
Il che vuol dire che i due vettori sono ortogonali tra loro.
Calcoliamo infine l’accelerazione:
Notiamo che l’accelerazione in questo caso ha solo una componente radiale che punta
verso il centro. Per tale motivo si dice accelerazione centripeta.
Abbiamo dunque scoperto che il moto obbedisce alla seguente equazioni differen-
ziale ordinaria del secondo ordine:
d2 r(t)
a(t) = 2
= −ω 2 r(t) (46)
dt
intesa componente per componente.
Esercizio 26 (Il cacciatore e la scimmia.). Un cacciatore punta una freccia in di-
rezione di una scimmia che si trova ad una altezza h su di un albero distante D da
lui. Nell’istante in cui scaglia la freccia la scimmietta si lascia cadere. Dimostrare
che essa viene inevitabilmente colpita dal proiettile.
Soluzione: Coincide col chiedersi se ∃ T ≥ 0 tale che:
(
xp (T ) = xs (T )
yp (T ) = ys (T )
38
2
1,5 (xs , ys )
y[m] (xp , yp )
1
0,5
0
0 2 4 6 8
x[m]
Esercizio 27 (I due cacciatori.). Due cacciatori, uno nell’origine e l’altro nel punto
(D, h) si puntano il fucile contro, cioé con la canna che giace sulla medesima dire-
zione. Allo stesso istante t = 0 sparano. Dimostrare che i due proiettili collidono
inevitabilmente. Soluzione: L’idea è la stessa dell’esercizio precedente. Scriviamo
le equazioni per i due proiettili:
( (
x1 = v0x,1 t x2 = −v0x,2 t + D
y1 = − 21 gt2 + v0y,1 t y2 = − 12 gt2 − v0y,2 t + h
39
2
1,5
(2)
y[m]
(1)
0,5
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
x[m]
con α angolo di alzo uguale per entrambi! Che equivale ad applicare anche il
precedente esercizio ad entrambe le velocità inziali:
4 Dinamica
Lo strumento per misurare forze si chiama dinamomemetro. Nella sua realizzazione
classica è costituito da una molla collegata a un cursore.
40
In formule:
per esempio:
F 3 6 9 12
a 1 2 3 4
e in notazione vettoriale
F∝a (49)
41
Esercizio 28. Un’automobile di massa m viaggia a velocità v. Qual è la forza
costante necessaria per fermarla in uno spzio h?
Soluzione: Se la forza è costante la seconda legge di Newton ci dice che anche
l’accelerazione lo è. Usiamo la legge di conservazione per moti 1D ad accelerazione
costante:
2 v2
v = 2ah ⇒ a=
2h
Usando il secondo principio:
mv 2
F =
2h
• una giostra;
• un’auto in curva.
42
4.5 Forza peso e massa gravitazionale
La forza peso è quella che attrae i corpi verso la terra. Essa è proporzionale alla
massa gravitazionale che si misura sempre in chilogrammi ma non ha nulla, a priori,
a che fare con quella inerziale.
Fp ∝ mG oppure Fp = kmG .
Con la bilancia si vede che la massa gravitazionale è, quanto quella inerziale, additiva.
In caduta libera, un corpo accelera con g verso il basso. Per la seconda legge:
|mG − mI |
' 10−13 ⇒ mG = mI a meno di 10−13 (52)
mI
Nella teoria della Relatività Generale la loro equivalenza è un assioma e viene
chiamata principio di equivalenza.
Fp + Fv = 0 ⇒ Fv = −Fp
Si noti che forza peso e reazione vincolare non sono azione e reazione. A differenza
delle due forze del terzo principio entrambe le forze agiscono sullo stesso corpo.
Fv
Fp
43
Esercizio 30. Un corpo di massa m viene trascinato da una fune, inclinata di un
angolo α > 0 rispetto all’orizzontale, che esercita una forza di modulo F . Si assuma
che il vincolo sia bilaterale (il corpo non può staccarsi da terra) e liscio (la reazione
vincolare ha solo la componente verticale). Calcolare l’accelerazione e la reazione
vincolare.
Soluzione:
Fv
F
α
Fp
T
T
gm1
gm2
44
l’altro scende, dunque ∆y1 = −∆y2 da cui a1 = −a2 (accelerazioni dei due corpi).
(
T − m1 g = m1 a
T − m2 g = m2 (−a)
Esercizio 32. Due vagoni, di mase m1 , m2 , scorrono senza attrito su delle rotaie.
Essi sono collegati da una fune inestensibile. m1 viene tirato con una forza F parallela
al suolo. Trovare l’accelerazione comune dei due vagoni e la tensione della corda che
li collega.
Soluzione: Scriviamo le leggi di Newton per enntrambi i corpi:
( (
F
F − T = m1 a a = m1 +m
⇒ 2
T = m2 a T = m1m+m2
2
F
T T
α α
ma F̄
Fp Fp
Figura 31: Esercizio 33. Sulla sinistra le forze nel sistema di riferimento solidale con
la terra. Sulla destra nel sistema non inerziale del treno.
Soluzione nel sistema di riferimento della terra: si faccia riferimento alla parte
sinistra di Figura31. In questo sistema di riferimento valgono le leggi di Newton:
( ( p
T sin α = ma T 2 (sin2 α + cos2 α) = m2 (a2 + g 2 ) ⇒ T = m a2 + g 2
⇒
T cos α = mg tan α = ag
45
Soluzione nel sistema di riferimento del treno: In questo sistema le leggi di New-
ton non valgono ma possono essere restaurate con l’introduzione di una forza fittizia
F̄ . Facendo riferimento alla parte destra di Figura31 si possono scrivere le leggi di
Newton:
(
−F̄ + T sin α = 0
mg = T cos α
F̄ = ma .
p = mv (53)
da cui segue:
d
(pA + pB ) = 0 (55)
dt
quindi la quantità di moto totale si conserva.
I sistemi su cui non agiscono forze esterne si dicono sistemi isolati.
46
Esercizio 34 (Automobile in frenata). Si consideri un’automobile che si muove con
velocità v > 0. Al suo interno una corda con appeso un peso penzola dal tetto.
All’istante t = 0 l’auto comincia a frenare con decelerazione costante, e si arresta in
uno spazio h. Calcolare l’angolo che la cordicella forma con la verticale durante la
frenata.
Soluzione: La soluzione non è diversa da quella dell’Esercizio 33.
a
tan α =
g
La decelerazione in valore assoluto deve essere tale che:
v2
v 2 = 2ah ⇒ a=
2h
Infine:
v2
tan α =
2gh
Esempio 4.1. Un corpo di massa m è attaccato ad una fune di lunghezza r. L’altro
estremo della fune è vincolato in un punto. Il corpo compie un moto circolare
uniforme con velocità angolare ω attorno al punto vincolato, ed è tenuto in traiettoria
dalla fune. Calcolare la tensione T della fune.
Soluzione: Scriviamo le equazioni di Newton:
v2
T = mac = m = mω 2 r
r
5 Lavoro ed energia
5.1 Definizione elementare di lavoro: caso 1D
Consideriamo un asse x orientato, sul quale si muove un corpo di massa m.
Si definisce lavoro di una forza costante F in una dimensione su un corpo, il
prodotto:
L = F · S = ma(xf − xi ), S ≡ ∆x = xf − xi (56)
47
Ricordando che F = cost ⇒ a = cost vale:
vf2 − vi2
vf2 − 2axf = cost = vi2 − 2axi ⇒ a= (57)
2(xf − xi )
vf2 − vi2 1
L=m (xf − xi ) = (Tf − Ti ) = ∆T, T = mv 2 (58)
2(xf − xi ) 2
La precedente è nota come Teorema dell’energia cinetica o Teorema delle forze vive.
F
1,5
F(x)[N]
0,5
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5
x[m]
Figura 32: Lavoro come area sottesa dal grafico della funzione F (x) = cost.
48
Riprendendo l’analogia in Figura32 definiamo il lavoro di una forza, che assumia-
mo dipendere solo dalla posizione e dalla velocità, come:
Z tf Z x(tf )≡xf
L= F (x(t), ẋ(t))ẋ(t) dt = F (x, ẋ(x)) dx (61)
ti x(ti )≡xi
dove la prima uguaglianza segue dalla formula della derivata della funzione composta
e la terza segue dal cambio di variabile come in (60): x −→ v 2 /2, vf /i ≡ v(xf /i ) ≡
ẋ(xf /i ). Abbiamo inoltre utilizzato la definizione di differenziale di una funzione:
df (x)
df (x) = dx (63)
dx
Abbiamo dimostrato il Teorema dell’energia cinetica:
Z xf
1
L= F dx = ∆T = m(vf2 − vi2 ) (64)
xi 2
Il solo assunto fatto sulla forza è che sia posizionale, in particolare non è richiesta
la conservatività, vedi in seguito.
Esercizio 35 (Lavoro della forza gravitazionale costante nel lancio verticale). Cal-
colare il lavoro compiuto dalla forza peso su un corpo che si sposta in verticale da
un’altezza hi ad un’altezza hf .
Soluzione: La forza è costante e vale F = −mg, dove abbiamo incluso il segno.
L = −mg(hf − hi ) (65)
49
Notare che si può sempre scrivere:
Esercizio 36 (Esercizio 36: lavoro della forza elastica). Calcolare il lavoro della
forza elastica F = −kx in una dimensione.
Soluzione:
xf
1 1
Z
Le = −k x dx = − k(x2f − x2i ) = −∆Ue , Ue = kx2 + cost (69)
xi 2 2
1 1 2
E = T + Ue = ( nel presente caso ) = mv 2 + kx = cost (70)
2 2
Esercizio 37 (Moto armonico). La legge del moto unidimensionale di un corpo di
massa m soggetto ad una forza elastica F = −kx è:
d2 x(t) k
ma = m = mẍ(t) = −kx(t) ⇒ ẍ(t) = − x(t) = −ω 2 x(t) (71)
dt2 m
ẍ(t) = −ω 2 x(t) (72)
Verificare che:
k
x(t) = A cos(ωt + φ), ω2 = , A, φ ∈ R (73)
m
è soluzione. Verificare anche la conservazione dell’energia meccanica.
Soluzione: Assumendo x(t) come sopra:
50
Inoltre:
1 1 mA2 ω 2 kA2
E = mẋ2 + kx2 = sin2 (ωt + φ) + cos2 (ωt + φ) =
2 2 2 2
kA2 kA2 1
= sin2 (ωt + φ) + cos2 (ωt + φ) = kA2 indipendente da t
2 2 2
Osservazione 5.2 (Sulle forze posizionali). Per tali forze invertire lo spostamento ds
cambia il segno al lavoro:
Z xf Z xi
L= F ds = − F ds (74)
xi xf
Soluzione: Si ha:
Z x(1) Z x(2)=0
L= F ds + F ds = −bvx(1) + bv(−x(1)) = −2bvx(1) 6= 0 .
x(0)=0 x(1)
51
1,2
0,8
x[m]
0,6
0,4
0,2
t1 = 1s t2 = 2s
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5
Tempo (t) [s]
Osservazione 5.4. Anche in questo caso se la forza dipende anche dalla velocità
F = F(r(t), ṙ(t)), per calcolare (79) bisogna conoscere la legge oraria:
Z tf
ds = ṙdt, L = F((r(t), ṙ(t)) · ṙ(t) dt, r(t) ∈ C ∀t ∈ [ti , tf ] (81)
ti
52
dove abbiamo usato ancora (60). Al contrario, nel caso di forze posizionali F = F(r)
l’integrale (79) dipende soltanto dalla scelta della curva C, e non dalla velocità con
cui viene percorsa. Infatti l’integrando diviene il prodotto scalare di due vettori che
dipendono solo dal punto sulla curva:
ds = dsτ̂ , τ̂ : versore tangenziale alla curva (82)
Il teorema dell’energia cinetica si estende:
Z
L = (Fx dx + Fy dy + Fz dz) = ∆Tx + ∆Ty + ∆Tz = ∆(Tx + Ty + Tz ) = ∆T (83)
C
1 1
T = m(vx2 + vy2 + vz2 ) = mkvk2 (84)
2 2
Esercizio 39 (Lavoro della forza gravitazionale costante in R2 ). Mostrare che il
lavoro della forza gravitazionale costante F = −mg ĵ è uguale lungo il percorso blu
e quello rosso in Figura34. Mostrare che il risultato è sempre lo stesso su ogni curva
C che vada da A a B.
C B
rAB
rP B = hĵ
A rAP = dî P
53
5.4 Forze conservative
Come prima definizione:
Una forza posizionale si dice conservativa se il suo lavoro dipende solo
dai punti iniziale e finale dello spostamento.
Si dimostra l’equivalenza delle seguenti proprietà delle forze conservative F:
1. il lavoro di F dipende soltanto dai punti iniziale e finale dello spostamento;
2. il lavoro di F su una qualsiasi curva chiusa, detto circuitazione, è nullo;
3. ∃ U (r) : L = −∆U , con L lavoro di F.
Dimostrazione di (1) ⇔ (2). Si faccia riferimento a Figura35. L’inversione del per-
(1)
CAB B
(2)
CAB
Dove:
(1) (2)
C = CAB ∪ CBA
(1) (2)
è una curva chiusa da percorrere da A a B lungo CAB , e poi da B ad A lungo CBA .
La (3) implica automaticamente (1) e di conseguenza (2). Viceversa, la dimo-
strazione che la (1) e la (2) implicano (3) verrà fatta nei corsi superiori di Fisica
Matematica.
54
Esercizio 40 (Lavoro di una forza costante in tre dimensioni). Calcolare il lavoro
di una forza costante F in R3 lungo una qualsiasi curva CAB che comincia in A e
termina in B.
Soluzione:
Z Z Z Z
L= F · ds = . . . (ds = vdt) · · · = Fx vx dt + Fy vy dt + Fz vz dt =
CAB
Z Z Z
= Fx dx+Fy dy +Fz dz = Fx (xB −xA )+Fy (yB −yA )+Fz (zB −zA ) = F·∆r
55
6 Gravitazione Universale
Nella teoria di Newton la gravitazionale universale è una forza attrattiva tra ogni
coppia di masse:
• modulo:
mM N m2
kFk ≡ F = G , G = 6.67 · 10−11 (88)
r2 kg 2
dove M, m sono le masse gravitazionali dei due corpi, r è la distanza che li
separa e G è la costante di gravitazione universale;
• verso: attrattivo.
r xî + y ĵ + z k̂
r̂ = =p , kr̂k = 1 (89)
krk x2 + y 2 + z 2
Mm xî + y ĵ + z k̂ mM
F = −G r̂ = −GM m = −G r (90)
x2 + y 2 + z 2 (x2 + y 2 + z 2 )3/2 r3
56
Soluzione:
GMT mg
F = mi g =
RT2
GMT
g(MT , RT ) = (91)
RT2
Esercizio 44. Con le stesse assunzioni del precedente esercizio, si valuti quanto vale
l’accelerazione g(MT , R) con R > RT questa volta.
Soluzione:
GMT GMT RT2 RT2
g(MT , R) = = = g(MT , RT ) .
R2 RT2 R2 R2
Cosa succede per R < RT senza assumere che la Terra sia puntiforme, scavando
cioè un tunnel verso il centro?
57
Esercizio 46. Calcolare velocità v e raggio r di un satellite geostazionario.
Soluzione: Il satellite ha una velocità angolare:
2π 2π
ω= = s−1
1day 24 · 60 · 60
Dall’esercizio precedente:
r
GMT 3 GMT
r3 = ⇒ r= ' 42 168 km
ω2 ω2
e
2πr
v= = ωr ' 3 000 m/s
T
1. le orbite dei pianeti sono ellittiche ed il Sole occupa uno dei due fuochi;
2. la velocità areolare, cioè l’area spazzata dal raggio vettore che congiunge il Sole
con un pianeta per unità di tempo, è costante;
T2
= cost
R3
2. ω = cost;
4π 2 GM T2 4π 2
ω2 = 2
= 3 ⇒ = cost =
T R R3 GM
58
Esercizio 47. Dati due corpi puntiformi di masse m1 ed m2 nelle posizioni: r1 =
(x1 , y1 , z1 ), r2 = (x2 , y2 , z2 ), calcolare la forza che m1 esercita su m2 e la forza che
m2 esercita su m1 , verificando che obbediscano al terzo principio. Scrivere le forze
in notazione versoriale cartesiana.
Soluzione: m2 sente una forza:
r̂1,2 r2 − r1
F1,2 = −Gm1 m2 2
= −Gm1 m2 =
r12 kr2 − r1 k3
(x2 − x1 )î + (y2 − y1 )ĵ + (z2 − z1 )k̂
= −GM m
((x2 − x1 )2 + (y2 − y1 )2 + (z2 − z1 )2 )3/2
Da cui si vede che scambiando 1 con 2 la precedente cambia segno:
F1,2 = −F2,1
59
Soluzione:
!
ĵ + î 1
g = G ĵ + î + 3/2 =G 1+ î + ĵ
2 23/2
Osservazione 6.1. Il campo prodotto nell’origine da una distribuzione di masse uguali
in:
(1, 0, 0) (1, 1, 0) (0, 1, 0) (−1, 1, 0)
(−1, 0, 0) (−1, −1, 0) (0, −1, 0) (1, −1, 0)
è nullo per simmetria.
Dunque:
Z rB rB
Mm Mm 1
Z
L= −G 2 r̂ · (drr̂ + ds⊥ ) = −G 2 dr = GM m = −∆AB U (r)
CAB r rA r r rA
GM m
U (r) = − + cost (94)
r
Quindi la forza gravitazionale newtoniana è conservativa.
L’energia meccanica nel presente caso è nella forma:
1 GM m
E = mv 2 − (95)
2 r
Osservazione 6.2. Se usiamo l’energia:
1
E = mv 2 + mgh
2
per quanto velocemente possiamo lanciare un oggetto verso l’alto dal un corpo at-
trattore, questo ricadrà sempre! Ciò non succede con la gravitazione di Newton, di
cui la precedente è un’approssimazione.
60
Esercizio 50 (Velocità di fuga.). Si calcoli la minima velocità vf con cui lanciare un
corpo radialmente dalla Terra per far sı̀ che non ricada mai su essa (equivalentemente:
che si allontani indefinitamente).
Soluzione: vf , se è la minima velocità necessaria, sarà tale che la velocità del
corpo, quando r → ∞, sarà nulla.
1 MT m 1 MT m
E = mvf2 − G = cost = m02 − lim G =0
2 RT 2 r→∞ r
da cui:
r
2GMT
vf = ' 11 200 m/s (96)
RT
Esercizio 51. Due potenziali sono equivalenti se le loro differenze ∆U1 = ∆U2 .
Dimostrare che vicino alla superficie terrestre, cioè a quote h : h/RT << 1 i due
potenziali:
MT m
U1 = −G
r
U2 = mgh
sono equivalenti.
Soluzione: Calcoliamo la differenza di energia dei due potenziali per uno sposta-
mento da una quota h = 0, r = RT a h > 0, r = R > rT .
1 1 GmMT
U1 (RT + h) − U1 (RT ) = −GmMT − = h=
RT + h RT (RT + h)RT
GMT GMT
= mh 2
' mh = mgh
(1 + h/RT )RT RT2
| {z }
g
Osservazione 6.3. Nel caso di due corpi piazzati in posizioni generiche r1 , r2 l’energia
potenziale diventa:
Gm1 m2 Gm1 m2
U =− =− (97)
r12 kr2 − r1 k
61
In caso di tre corpi:
m1 in r1
m2 in r2
m3 in r3
per simmetria, dove g(0) è l’incognita del problema e g(1,0,0) (0) è il campo generato
nell’orgine da una massa puntiforme in (1, 0, 0).
62
y
Fcf
P P̄
φ x
d = RT cos φ
O
Esercizio 55 (Peso apparente sulla Terra). Dato un corpo di massa m sulla superficie
terrestre, calcolare il suo peso apparente ad una latituedine φ.
Soluzione: Il corpo è soggetto, oltre che al peso, anche ad una forza centrifuga
Fcf , poiché la terra ruota.
Ad una latitudine φ la distanza dall’asse di rotazione è:
Per trovare il terzo lato del triangolo formato dai vettori P e Fcf usiamo il teorema
di Carnot:
c2 = a2 + b2 − 2ab cos φ
q
P̄ = m2 g 2 + m2 ω 4 RT2 cos2 φ − 2m2 ω 2 gRT cos2 φ
In particolare:
Ppolo = P̄φ=π/2 = mg
Pequatore = P̄φ=0 = m(g − ω 2 RT )
63
Esempio 6.1 (Esercizio non numerato). Un corpo puntiforme di massa m può muo-
versi senza attrito su un tavolo. Al centro del tavolo viene praticato un foro attraverso
il quale viene fatto passare un filo inestensibile e di massa trascurabile che lega sud-
detto corpo ad un altro corpo di massa M che quindi penzola sotto il tavolo. Il corpo
sul tavolo viene messo in moto circolare uniforme su una circonferenza di raggio r
ad una velocità v tale da sostenere la massa appesa sotto il tavolo. Calcolare v.
Soluzione:
(
Mg = T M gr
2 ⇒ v2 =
T = mvr m
Esempio 6.2 (Esercizio non numerato). Calcolare il peso apparente di un corpo di
massa m su una giostra che ruota con velocità angolare ω sapendo che esso si trova
ad una distanza r dall’asse di rotazione.
Soluzione: Oltre al peso, si aggiungerà una componente ortogonale di forza
centrifuga:
p
P̄ = m g 2 + ω 4 r2
7 Il Teorema di Newton-Gauss
Il Teorema di Gauss è noto in generale come Teorema della divergenza. Noi lo
studiamo nel caso di un campo specifico, quello gravitazionale, per il quale il teorema
è stato provato da Newton.
Definizione 7.1 (Campo vettoriale). Un campo vettoriale in R3 è un’applicazione
liscia (tranne in casi che verranno specificati) che dato un punto P = (x, y, z) ∈ R3
associa ad esso un vettore:
v = v(x, y, z) = (v1 (x, y, z), v2 (x, y, z), v3 (x, y, z)) (99)
Il vettore del campo vettoriale va pensato come applicato al punto in cui il campo
viene calcolato P .
Esempio 7.1 (campo vettoriale costante).
v(x, y, z) = (1, 2, 5) (100)
Esempio 7.2 (campo gravitazionale puntiforme). Il campo gravitazionale generato
da una massa m puntiforme:
r̂ xî + y ĵ + z k̂
g = −Gm = −Gm (101)
krk 2
[x2 + y 2 + z 2 ]3/2
64
Esempio 7.3 (di campo vettoriale). Un esempio di campo vettoriale, in dimensione
due, è il campo di accelerazione centripeta. Si ricordi che:
ac = −ω 2 r, ac = kac k = ω 2 r
l = ln̂ (102)
φ = v · l = vl cos θ (103)
65
ln̂
n̂
θ
l v
Osservazione 7.1. Valori particolari del flusso si hanno nei seguenti casi:
n̂ è il versore normale alla curva, e v è un vettore che può anche variare lungo la
curva.
Definiamo ora il campo di Newton in due dimensioni:
r̂ r̂ xî + y ĵ xî + y ĵ
v= ≡ = 2 , con r̂ = p versore radiale (105)
krk r x + y2 x2 + y 2
Per questo particolare campo vale il seguente teorema:
Teorema 7.1 (Teorema di Gauss in R2 ). Data una curva liscia ed orientata CAB
che congiunge i due punti A, B ∈ R2 , il flusso del campo di Newton (105) sulla curva
CAB è l’angolo AÔB ≡ θAB sotteso dalla curva con l’origine.
Z
φ= dφ = θAB (106)
CAB
66
dl n̂
α
dθ dl⊥
α r̂
O
Osservazione 7.3. Se la curva non fosse liscia in suo punto, in tale punto non sarebbe
possibile stabilire univocamente il versore normale.
Dimostrazione.
dl dl cos α dl⊥
dφ = r̂ · n̂ = = , α: angolo compreso tra r̂ e n̂
r r r
dl⊥ = dl cos α = proiezione di dl su una circonferenza di raggio r
Esercizio 56. Calcolare il flusso del campo di Newton attraverso una qualsiasi curva
liscia chiusa che abbraccia l’origine. Calcolarlo anche per una curva che si avvolge
k volte attorno all’origine. Calcolarlo anche quando l’orientazione della normale è
entrante anziché uscente.
Soluzione: Il flusso è pari all’angolo giro: φ = 2π per il primo quesito. Gli altri
sono lasciati al lettore.
67
Esercizio 57. Calcolare il flusso del campo di Newton attraverso una qualsiasi curva
liscia chiusa che non abbraccia l’origine.
Soluzione Essendo la curva chiusa, esso non sottende alcun angolo con l’origine.
Prendendo infatti due punti A, B su essa possiamo vederla come composta da due
0
curve: CAB ∪ CBA .
Z Z
φ= dφ + dφ = θAB − θBA = 0
CAB 0
CBA
4
n̂
3 n̂
y
1
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
x
Come vediamo in Figura40 i due segmenti rossi della curva sottendono entrambi
lo stesso angolo . Solo che il loro contributo al flusso è di segno opposto poiché il
campo di Newton è sempre uscente dall’origine mentre la normale alla curva cambia
la sua proiezione sulla direzione uscente.
68
7.2 Angolo solido e superfici orientate
Si consideri una porzione di area S di una superficie sferica di raggio r. Si definisce
angolo solido:
S
Ω= (108)
r2
L’angolo solido totale in R3 vale:
4πr2
Ωtot = = 4π (109)
r2
Data una superficie piana di area S invece, si dice superficie piana orientata il
vettore:
S = S n̂ (110)
69
Teorema 7.2 (Teorema di Gauss in R3 ). Sia Σ una superficie liscia ed orientata
secondo il campo normale di vettori n̂. Il flusso del campo di Newton (113) su Σ è
l’angolo solido ΩΣ sotteso da Σ con l’origine.
r̂
ZZ
φ= 2
· n̂ dS = ΩΣ (114)
Σ r
Osservazione 7.5. Come osservato nel caso bidimensionale, anche nel caso tridimen-
sionale il Teorema di Newton-Gauss si regge su una legge di cancellazione.
Esercizio 58. Calcolare il flusso di (113) attraverso una superficie chiusa liscia ed
orientata che include l’origine.
Soluzione: Il flusso è pari all’angolo solido totale:
φ = Ωtot = 4π
Esercizio 59. Ripetere l’Esercizio 58 con una superficie che non include l’origine.
Soluzione: Immaginando di tagliare in due la superficie, e di avere due superfici
Σ1 , Σ2 non chiuse avremmo:
ZZ ZZ ZZ
dφ = dφ + dφ = ΩΣ1 − ΩΣ2 = 0
Σ1 ∪Σ2 Σ1 Σ2
70
Esempio 7.4 (Campi di Newton centrati in punti generici). Fino ad ora abbiamo
visto solo campi diretti radialmente da e verso l’origine.
Un campo di Newton centrato in r0 è:
Per questi è possibile dimostrare il teorema di Gauss traslando sia il campo che la
superficie di −r0 . Ne risulterà che il flusso attraverso una superficie chiusa sarà
uguale a 4π se r0 è interno alla superficie, zero se è esterno.
In generale, grazie alla (117) si può dire che se MT è la massa totale all’interno di
una superficie Σ allora:
φΣ = −4πGMT (120)
Esercizio 60 (Applicazione del Teorema di Gauss: campo generato da una sfera
massiva omogenea). Si immagini di avere una sfera piena, massiva ed omogenea di
raggio RT centrata nell’origine di un sistema di assi in R3 . La sua massa totale è
MT . Trovare il campo gravitazionale da essa generato in ogni punto dello spazio.
Soluzione: Consideriamo la classe di campi radiali:
g = g(r) = −g(r)r̂; (121)
questo è un ansatz (espressione analitica di prova) che oltre ad essere radiale dipende
solo dalla distanza dall’origine r. Il campo che cerchiamo deve essere di quella forma
perché:
71
• la radialità è garantita dalla simmetria della sfera rispetto alla rotazione intorno
a un qualsiasi suo asse che passa per il centro.
• la dipendenza dalla sola distanza è garantita dalla simmetria della sfera rispetto
a una rotazione qualsiasi rispetto al suo centro.
Dunque:
GMT GMT
g(r) = ⇒ g=− r̂, r ≥ RT (122)
r2 r2
Si comporta come se la massa fosse concentrata tutta nel centro.
Caso 2: r < RT . La densità della sfera è:
3MT
ρ=
4πRT3
Infine:
GMT
g(r) = − r (123)
RT3
72
Esercizio 61 (Campo gravitazionale del filo). Calcolare il campo gravitazionale
generato da un filo massivo infinito omogeneo giaciente sull’asse z di densità lineare
λ.
Suggerimento: utilizzare l’ansatz g = g(d) = −g(d)d̂ dove d e d̂ sono la distanza
dall’asse z e il verso sempre uscente da esso rispettivamente.
73
6
4 Fv
y
2
P
0
0 2 4 6 8 10
x
L’unica forza ad entrare nel bilancio energentico è la forza peso, Fv non compie
lavoro.
1
L = LP = −∆U = ∆T ⇒ ∆E = ∆(U + T ) = 0, E = mv 2 + mgh (124)
2
Esercizio 63. Un corpo appoggiato su una curva come in Figura41 parte da fermo
ad una quota y = h da terra. Calcolare la velocità del corpo quando esso si trova ad
una quota y = 0.
Soluzione: Imponiamo la conservazione dell’energia meccanica tra punto di par-
tenza e di arrivo (a terra):
1 p
Ei = mgh = mv 2 = Ef ⇒ v= 2gh
2
Esercizio 64 (Giro della morte). Un punto materiale parte da fermo dal punto più
alto di una rotaia, come mostrato in Figura42, e dopo un tratto discendente compie
un giro della morte di raggio R. Si calcoli quanto deve valere la differenza di quota
tra il punto di partenza ed il punto più alto del giro h, perché il punto materiale non
si stacchi mai dalla rotaia.
74
Fcf
h
Soluzione: Nella sommità la forza peso P deve essere più piccola (in modulo)
della forza centrifuga Fcf .
mv 2
≥ mg ⇒ v 2 ≥ gR
R
R
v 2 = 2gh per l’esercizio precedente ⇒ h≥
2
Nel caso in cui h = R/2 il peso apparente sulla rotaia è nullo.
Esercizio 65. Nella situazione h ≥ R/2 dell’Esercizio 64, valutare la differenza di
peso apparente del corpo puntiforme di massa m che effettua il giro della morte fra
il punto più alto e più basso di quest’ultimo.
Soluzione: Indicando i due pesi apparenti rispettivamente con P↑ e P↓
P↑ = Fcf,↑ − P
P↓ = Fcf,↓ + P
∆Papparente = 2P + Fcf,↓ − Fcf,↑
Attraverso la conservazione dell’energia:
1 2 1 2
mv↓ = mv↑ + 2mgR ⇒ v↓2 − v↑2 = 4gR
2 2
m
Fcf,↓ − Fcf,↑ = (v↓2 − v↑2 ) = 4gm
R
Infine:
∆Papparente = 6mg
75
8.2 Sistemi di punti materiali: il baricentro
Consideriamo un sistema di N punti materiali di masse e posizioni {(mi , ri )}1≤i≤N .
La quantità di moto totale del sistema è:
N
X
P= mi vi (125)
i=1
76
Dividiamo la seconda per la prima:
(
m1 (v1f − v1i ) = m2 (v2i − v2f )
⇒ v1f − v2f = v2i − v1i
(v1f + v1i ) = (v2i + v2f )
La velocità relativa cambia segno dopo l’urto. Risolvendo l’ultimo sistema per le due
velocità finali:
(
1 −m2
v1f = m v + m2m
m1 +m2 1i
2
1 +m2
v2i
m2 −m1 2m1
(130)
v2f = m1 +m2 v2i + m1 +m2 v1i
Questo ci porta a concludere che F (t)/2mv deve essere estremamente piccata den-
tro l’intervallo (−, ) come in Figura43 e il suo integrale deve comunque valere 1.
Chiaramente non c’è nessuna funzione che soddisfa questo requisito nel limite → 0,
l’oggetto limite è una distribuzione, la delta di Dirac.
Esercizio 67 (Urto completamente anelastico unidimensionale). Due corpi punti-
formi di masse m1 ed m2 si muovono rispettimanete con velocità v1 e v2 su una retta
fino a quando non si urtano. Dopo l’urto essi si muovono insieme, alla velocità V
del baricentro. Trovare V .
77
20
15
F (t)
10
0
−4 −2 0 2 4
t
m1 v1 + m2 v2
m1 v1 + m2 v2 = (m1 + m2 )V ⇒ V = (133)
m1 + m2
che in effetti coincide con la velocità del baricentro.
Soluzione:
2
1 m1 v1 + m2 v2 1 1
∆T = (m1 + m2 ) − m1 v12 − m2 v22 =
2 m1 + m2 2 2
2 2
m1 (m1 + m2 )v1 + m2 (m1 + m2 )v2 − m1 v1 − 2m1 m2 v1 v2 − m22 v22
2 2
=− =
2(m1 + m2 )
m1 m2
=− (v1 − v2 )2
2(m1 + m2 )
78
Figura 44: In blu la massa, in rosso i baricentri.
Esempio 8.1. Alcuni sistemi che sono dotati di particolari simmetrie hanno un
baricentro facilmente individuabile. Si veda la Figura44.
Osservazione 8.1. Si può osservare che (la dimostrazione è lasciata al lettore) nel
caso unidimensionale, la coordinata del baricentro soddisfa:
m1 x1 + m2 x2
x1 ≤ x ≤ x2 , x=
m1 + m2
dove m1 , m2 sono le masse di due corpi e x1 , x2 le loro posizioni.
Esercizio 69. Mostrare che il baricentro di un sistema di due punti (m1 , r1 ), (m2 , r2 )
giace sulla congiungente dei due corpi.
La soluzione è lasciata al lettore. Si suggerisce di procedere per componenti.
Soluzione:
X X X
mi ri = mi ri + mi ri
i∈IN i∈I1 i∈I2
79
Ricordiamo che:
P P
i∈I1 mi ri mi ri
rB1 = P , rB2 = Pi∈I2
mi i∈I2 mi
P i∈I1 P
i∈I mi ri i∈IN mi ri
rB = P N =
i∈IN mi M
dunque:
M rB = (M1 + M2 )rB = M1 rB1 + M2 rB2
Dividendo per M1 + M2 si ottiene il risultato.
Esempio 8.2 (Ancora sul baricentro e simmetrie). Utilizzando l’iteratività del ba-
ricentro calcolare per esercizio il baricentro della distribuzione di massa in Figura45,
sapendo che la circonferenza più grande ha raggio R.
Esempio 8.3 (Urti obliqui con pareti). Immaginiamo un urto di un corpo puntiforme
di massa m contro una parete rigida, liscia ed inamovibile.
Con le ipotesi di cui prima la parete esercita una forza direzione ortogonale nel
corpo. Dunque:
(
vf x = vix
⇔ vf = vix î − viy ĵ (137)
vf y = −viy
80
B
y
A vf
vi α α
C C’ parete, x
A’
A
v1 θ1
a
x
O
v2
θ2 b
l B
AC + CB = A0 C + CB = A0 B ≤
≤ (disuguaglianza triangolare) ≤ A0 C 0 + C 0 B = AC 0 + C 0 B (138)
Esercizio 71 (Il problema del bagnino). Vogliamo che il bagnino, che parte da A
in Figura47, arrivi al bagnante in B nel minor tempo possibile. Il bagnino corre a
velocità v1 fuori dall’acqua e nuota a velocità v2 nell’acqua. Trovare x, il punto in
cui si tuffa, per cui il tempo è minimizzato.
81
Soluzione: Scriviamo il tempo come funzione di x.
√ p
a2 + x 2 b2 + (l − x)2
T (x) = +
v1 v2
Calcoliamo la derivata prima:
1 x 1 l−x sin θ1 sin θ2
T 0 (x) = √ − p =0 ⇒ = = cost
v1 a + x
2 2 v2 b + (l − x)2
2 v1 v2
4
y
0
0 1 2 3 4 5 6 7
x
Nel caso in cui una delle due velocità sia molto maggiore dell’altra, ad esempio
v1 >> v2 come nel caso di un vero bagnino, si ha v2 /v1 → 0, e quindi:
v2
sin θ2 = sin θ1 −→ 0 ⇒ θ2 = 0
v1
Cioè il bagnino trova conveniente percorrere il tratto in acqua in verticale.
Esempio 8.4. Gli esempi precedenti son tutti tipi dei tipi di brachistocrona, curva
di minor tempo. La brachistocrona più celebre è quella di caduta senza attrito in un
campo gravitazionale costante: un punto materiale in un piano verticale si sposta
lungo una curva (vincolo rigido liscio) che connette due punti ad altezza diversa.
Che forma deve avere la curva affinchè il tempo di percorrenza sia minimo? Galileo
propose come soluzione un arco di circonferenza. La soluzione corretta trovata da
82
Bernoulli è un arco di cicloide (Figura48). Possiamo pensare la curva Figura48 come
il risultato di tantissime rifrazioni consecutive in cui si mantiene costante la quantità:
sin θ sin θ
=√ = cost (139)
v 2gh
dove h è la perdita di quota lungo la discesa del corpo da fermo e θ è l’angolo che la
tangente alla curva forma con la verticale.
9 Moti rotatori
Come primo caso trattiamo il moto circolare vario (non necessariamente uniforme)
e richiamiamo alcuni concetti attraverso la figura:
acp l(t)
θ(t) r x
x
O
83
v = vtan , a = atan + acp , kacp k = ω 2 (t)r, katan k = α(t)r (142)
θ(t) = ωt + θ0 .
x(t) θ(t)
v(t) ω(t)
a(t) α(t)
ω 2 = ω02 + 2α∆θ .
e che
ω + ω0
ω̄ = .
2
La Figura51 riassume queste analogie.
84
Moti unformi
x(t) = vt + x0 θ(t) = ωt + θ0
Leggi di conservazione
v 2 = v02 + 2a∆x ω 2 = ω02 + 2α∆θ
Figura 51: Leggi per moti lineari e leggi per moti circolari.
9.1 Dinamica
È utile identificare le cause dei moti rotatori cioé le forze tangenziali.
Ftan = matan = mrα (143)
e moltiplicando per r:
rFtan = mr2 α (144)
Definendo:
I = mr2 , τ = rFtan (145)
detti rispettivamente momento d’inerzia e momento torcente, giungiamo a:
τ = Iα (146)
che è l’equivalente alla legge di Newton in una dimensione.
Questo ci permette di completare l’analogia della Figura50 e della Figura52.
F = ma τ = Iα
m I
85
9.2 Il prodotto vettoriale
Dati due vettori r1 , r2 ∈ R3 :
r1 = (x1 , y1 , z1 ) = x1 î + y1 ĵ + z1 k̂
r2 = (x2 , y2 , z2 ) = x2 î + y2 ĵ + z2 k̂
1. antisimmetria: r1 ∧ r2 = −r2 ∧ r1 ;
5. kr1 ∧ r2 k = kr1 kkr2 k sin θ, con θ angolo compreso fra i due vettori.
î ∧ ĵ = k̂ (148)
86
Esercizio 72 (Regola di Leibniz per il prodotto vettoriale). Utilizzano la regola di
Leibniz e la definizione di prodotto vettoriale dimostrare che:
d d d
(r1 ∧ r2 ) = r1 ∧ r2 + r1 ∧ r2 . (149)
dt dt dt
L’esercizio si risolve derivando le componenti e utilizzando la legola di Leibnitz per
il prodotto di funzioni.
Si verifica facilmente che la (150) si riduce alla definizione di momento torcente del
caso piano visto prima in cui forza e raggio sono ortogonali.
Osserviamo che:
dl d d dl
= r ∧ mv + r ∧ p = mv ∧ v + r ∧ F = τ ⇒ τ = (152)
dt dt dt dt
Segue che l si conserva in assenza di momenti torcenti.
τ =0 ⇒ l = cost
La (152) ci darebbe:
τ = mr2 α
87
y
F
v
r x
O
X X
τi = ri2 mα ⇒ τi = ( mi ri2 )α
i i
88
dove abbiamo scomposto l’area del cerchio in tante piccole corone di area:
dS = 2πr dr .
RI
89
Osservazione 9.4. Ricordiamo che :
dl
0=τ = , l = cost
dt
per un punto che ruota si trasforma in:
1. L’energia è conservata?
Fkr ⇒ τ =0 ⇒ l = Iω = cost
L’energia dunque non si è conservata, perché nel tirare a sé il punto, il filo inesten-
sibile ha compiuto lavoro.
90
y
v
r T
I segni meno sono necessari per essere coerenti con l’angolo, che è positivo se preso
in senso antiorario.
Dato che il filo è inestensibile avremo:
Pk = mg cos θ = T
91
θ
L
T m
l
F
Pk
P
92
Esercizio 78 (Il lampadario che oscilla). Un lampadario cilindrico di momento d’i-
nerzia I si trova appeso al soffitto tramite una corda. Quando il lampadario ruota
di un angolo θ rispetto al suo asse (sul quale giace anche la corda che lo sostiene)
per effetto della torsione la corda esercita un momento torcente pari a τ = −kθ con
k una costante.
Trovare la legge del moto θ(t) del lampadario conoscendo:
θ(0) = θ0
θ̇(0) = 0
La (165) ci dice che la forza è nulla nei punti di massimo e minimo di U (x).
4
U(x)
0
0 2 4 6 8 10
x
93
• x∗ , punto di massimo: se consideriamo due punti x± = x∗ ± con > 0 piccolo
allora:
Dunque per controllare che x∗ sia un punto di equilibrio stabile controlliamo che:
2 l2 l2 l2
ω = 2 4 ⇒ Fc = m 2 4 r =
mr mr mr3
94
La forza centrifuga ammette un potenziale:
l2 l2
Z
Uc = − dr = + cost (167)
mr3 2mr2
e l’energia potenziale totale risulta:
GM m l2
U (r) = − + (168)
r 2mr2
0 ∗ GM m l2 l2
Uef f (r ) = − =0 ⇒ r∗ =
r∗2 mr∗3 Gm2 M
che è il raggio di equilibrio. Vediamo se è stabile:
95
Osservazione 9.6. Si può vedere che il calcolo precedente fornisce una spiegazione
elementare del fenomeno delle maree in un caso molto particolare e precisamente
quello in cui la velocità angolare di rotazione e quella di rivoluzione siano identiche.
Le maree causano accumulo di acqua nella direzione che congiunge i due corpi sia
nel lato vicono che in quello lontano.
y = 2x − x2 , ⇒ 1 − y = (1 − x)2
vi
96
Grazie alla predente:
B 1
1 dx 1
Z Z
T = dt ≥ √ =√ lim+ [− log(1 − x)]01− =
A 2g 0 1−x 2g →0
− lim→0+ log + 0
= √ = +∞
2g
10 Relatività ristretta
Ricordiamo le trasformazioni di Galileo tra due sistemi di riferimento (O; x, y, z),
(O0 ; x0 , y 0 , z 0 ), con il secondo in moto di velocità v = (v, 0, 0) rispetto al primo:
0
0 t 1 0 0 0 t
x0 −v 1 0 0 x
t 1 0 t
= , y 0 = 0 0 1 0 y
(170)
x0 −v 1 x
z0 0 0 0 1 z
0
t =t
x0 = x − vt
0
(171)
y = y
0
z =z
x2 + y 2 + z 2 = vs2 t2
97
z z0 v
x O0 x0
O
y y0
I due sistemi di riferimento quindi sono fisicamente distinguibili. Questo dipende dal
fatto che il suono si propaga nell’aria e che mentre O è in quiete rispetto ad essa O0
è in moto.
Nelle studio delle oscillazioni elettromagnetiche il dibattito su quale fosse il mezzo
in cui esse si propagano venne risolto dall’esperimento di Michelson e Morley (1887).
Le osservazioni sperimentali conlusero che la velocità con cui la luce raggiunge un
osservatore è indipendente dal moto relativo tra questi e la sorgente. La propagazione
della luce non segue dunque la normale legge di composizione galileiana delle velocità
e si propaga alla stessa velocità indipndente dalla velocità della sorgente relativa
all’osservatore.
vtot = v1 + v2
Si osserva invece che un impulso luminoso che parte dalla medesima auto, viaggia
a velocità, chiamiamola c, sia per chi sta sull’auto, sia per chi sta a terra.
vtot 6= c + v1 , vtot = c
98
10.2 I postulati della relatività ristretta
Postulato 1: La luce si propaga nel vuoto e ha la stessa velocità rispetto
a ogni sistema di riferimento. La sua misura sperimentale fornisce:
Entrambi sono al centro della sfera, altrimenti potremmo di chi si muove e chi sta
fermo.
99
Dunque va imposto:
a21 − a22 = 1 (175)
b22 − b21 = 1 (176)
a1 b 1 − a2 b 2 = 0 (177)
Parametrizziamo con seni e coseni iperbolici:
a1 = cosh θ1 , a2 = sinh θ1 ⇒ a21 − a22 = cosh2 θ1 − sinh2 θ1 = 1
b1 = sinh θ2 , b2 = cosh θ2 ⇒ b22 − b21 = cosh2 θ2 − sinh2 θ2 = 1
La (177) si traduce in:
tanh θ2 − tanh θ1 = 0 ⇒ θ1 = θ2 ≡ θ (178)
Le trasformazioni divengono:
(
x0 = cosh θ x + sinh θ τ
(179)
τ 0 = sinh θ x + cosh θ τ
Calcoliamo θ imponendo che l’origine di O0 sia in x0 = 0:
x x
x0 = 0 ⇒ = = − tanh θ (180)
τ ct
x v
x = vt ⇒ =v ⇒ = − tanh θ (181)
t c
La seconda viene dalla legge del moto di O0 vista da O che è uniforme.
Usando ora le identità:
1 tanh θ
cosh θ = p , sinh θ = p
1 − tanh2 θ 1 − tanh2 θ
otteniamo le Trasformazioni di Lorentz :
0 x − vt 0 t − cv2 x
x =q , t = q (182)
2 2
1 − vc2 1 − vc2
100
Osservazione 10.1. Si definisce evento il vettore a quattro componenti (x, y, z, t).
Si noti che i due tempi devono essere uguali. Mostrare che le trasformazioni di
Lorentz conservano la pseudodistanza di Minkowski :
(2) (2)
dM (P1 , P2 ) = c2 (t2 − t1 )2 − (x2 − x1 )2 − (y2 − y1 )2 − (z2 − z1 )2 = dM (LP1 , LP2 )
(184)
con:
t1 − v2 x1 t2 − v2 x2
0 0
t1 = q c
2
t1 = q c
2
1− v2 1− v2
c c
0 x1 −vt1 0 x2 −vt2
x1 = q x2 = q
LP1 = 1− v2
c
2
, LP2 = 1− v2
c
2
y0 = y y0 = y
z 0 = z
z 0 = z
E1 = (x1 , y1 , z1 , t1 ), E2 = (x2 , y2 , z2 , t2 )
101
con posizioni e tempi misurati da un opportuno osservatore inerziale. La loro
pseudodistanza vale:
(2)
dM (E1 , E2 ) = c2 (t2 − t1 )2 − (x2 − x1 )2 − (y2 − y1 )2 − (z2 − z1 )2
A seconda del suo segno possiamo introdurre una classificazione di distanze tra eventi:
(2)
• distanza di tipo luce: dM (E1 , E2 ) = 0, corrisponde a dire che la distanza
spaziale tra i due eventi è esattamente lo spazio percorso da un raggio luminoso
nel dato intervallo di tempo;
(2)
• distanza di tipo tempo: dM (E1 , E2 ) > 0, un corpo che viaggia ad una velocità
opportuna v < c può mettere in comunicazione i due eventi nello spazio-tempo;
(2)
• distanza di tipo spazio: dM (E1 , E2 ) < 0, nulla può mettere in comunicazione i
due eventi, in quanto la distanza spaziale che li separa è più grande di quella
percorribile dalla luce nel tempo assegnato.
In base a quanto descritto osserviamo che la luce determina la struttura causale dello
spazio tempo. In particolare due eventi separati da una distanza di tipo spazio non
posso essere causa o effetto l’uno dell’altro. Non può sussistere una relazione causale
tra i due.
Osservazione 10.3. Come conseguenza della struttura causale dello spazio tempo
due eventi separati da una distanza di tipo spazio, che in un SdR avvengono in
un determinato ordine temporale, possono accadere anche simultaneamente in un
altro SdR. La dimostrazione di questo fatto si lascia per esercizio. Per risolverlo si
prendano due eventi con: 0 < c∆t = c(t2 − t1 ) < ∆x = x2 − x1 . Questa possibilità
infatti non viola la causalità.
Osservazione 10.4. Al contrario, due eventi separati da una distanza di tipo spazio
non possono essere fatti coincidere spazialmente in nessun SdR.
102
Usando le trasformazioni inverse (183) vediamo che:
Infine:
r
0 v2
∆x ≡ l = l0 1− < l0
c2
L’ultima disuguaglianza è nota come effetto di contrazione delle lunghezze.
z z0
v
x1 x2 x O0 x0
O
y y0
Figura 60: Contrazione delle lunghezze e dilatazione dei tempi. Esercizi 84-85.
Esercizio 85 (Dilatazione dei tempi). Siano due SdR come in Figura60. Questa
volta però abbiamo un orologio fisso (x02 = x01 = x0 ) nel SdR (O0 ; x0 , y 0 , z 0 ), che misura
un intervallo di tempo ∆t0 = t02 − t01 = T0 detto tempo proprio, poiché misurato nel
sistema in quiete con l’orologio. Che intervallo di tempo misura invece un osservatore
nel SdR di O?
103
Soluzione: Prendiamo sempre le (183):
t02 + cv2 x0 t01 + cv2 x0
t2 = q , t1 = q
v2 2
1 − c2 1 − vc2
∆t0 T0
T ≡ ∆t = t2 − t1 = q =q > T0
v2 v2
1− c2
1− c2
104
ottenuta applicando il teorema di Pitagora. Dalla precedente segue:
2h/c ∆t0
∆t = q =q (185)
2 v2
1 − vc2 1− c2
c c c c h
O0 O0 O0
v∆t
Figura 61: Orologio luce visto nei due SdR. A sinistra il punto di vista di O, a destra
quello di O0 .
v∆t2
c c
O0
c c
L v∆t1 L0
Figura 62: Apparato dei due specchi visto nei due SdR. A sinistra il punto di vista
di O, a destra quello di O0 .
2L0 c∆t0
∆t0 = ⇔ L0 =
c 2
O però vede che il raggio dapprima deve inseguire il secondo specchio (Figura62),
in seguito va incontro al primo specchio. Dunque, in base alle notazioni della figura
105
impiegherà un tempo:
∆t = ∆t1 + ∆t2
L v L/c
∆t1 = + ∆t1 ⇒ ∆t1 =
c c 1 − vc
L v L/c
∆t2 = − ∆t2 ⇒ ∆t2 =
c c 1 + vc
Dunque:
L 1
∆t = 2
c 1 − vc22
Esercizio 86 (Viaggio della navicella). Una navicella spaziale viaggia dalla Terra
ad un altro pianeta di un altro sistema solare con velocità v = c/2. La distanza da
percorrere è pari ad 1a luce (1a luce=c · 1a, è una distanza).
Ma questo tempo è dilatato perché gli osservatori sulla Terra non sono solidali
con l’orologio sulla navicella, che invece misurerà un tempo proprio.
r
v2
∆Tnavicella = ∆TT erra 1 − 2 ' 1.73 a
c
106
Osservazione 10.6. La dilatazione dei tempi è coerente con la contrazione delle lun-
ghezze. Infatti, gli osservatori sulla navicella vedono una lunghezza da percorrere
contratta:
r
v2
L = 1a · c 1 − 2
c
Dunque il tempo che secondo loro è necessario sarà:
r r
L 1a · c v2 v2
∆Tnavicella = = 1 − 2 = 2a 1 − 2 ' 1.73 a
c/2 c/2 c c
v v
O0 O0
1 2
O O
107
Soluzione: La lunghezza L0 è l’unica affetta da effetti relativistici perché parallela
al moto.
r r r
v2 v2 v2
H = H0 , L = L0 1 − 2 ⇒ S = HL = H0 L0 1 − 2 = S0 1 − 2
c c c
Esercizio 88 (Contrazione del quadro inclinato). Si risolva l’esercizio precedente
senza l’ipotesi che uno dei due lati del rettangolo giaccia sulla direzione del moto.
Soluzione: La soluzione non cambia:
r
v2
S = S0 1−
c2
Possiamo infatti imaginare di scomporre il rettangolo in tanti piccoli rettangoli con
un lato parallelo alla direzione del moto, e q
poi di risommare (con un integrale) le
v2
loro aree, contratte tutte quante del fattore 1− c2
.
Esercizio 89. Una distanza di 100 a luce è percorribile per un essere umano? (Nel
tempo di una vita ∼ 80 a.)
Soluzione: Per chi viaggia il tempo scorre diversamente. Quindi bisognerà con-
siderare il suo tempo proprio!
Con una veloictà v = 0.999c si otterrebbe:
p
∆T0 = 100a · c 1 − (0.999)2 ' 45 a
108
Dividiamo numeratore e denominatore del membro di destra dell’ultima equazione
per ∆t0 e otteniamo:
∆x 0
∆x 0 + v
= ∆t v ∆x0 (187)
∆t 1 + c2 ∆t0
dalla quale calcolando il limite ∆t → 0, ∆t0 → 0 si ottiene:
u0 + v
u= 0 (188)
1 + vu
c2
Soluzione: Si utilizzi:
1
√ = 1 + + o()
1− 2
1
= 1 ± + o()
1∓
0 x − vt
x =q = (x − vt) 1 + + o() ' x − vt
1 − vc2
2 2
t − v2 x
t0 = q c = t − x 1 + + o() ' t
2
1 − vc2 v 2
u−v u
u0 = = (u − v) 1 + + o() 'u−v
1 − u
v
v
109
11 Moto Browniano
Questa importante teoria fisico-matematica prende il nome da una osservazione del
biologo Robert Brown del 1827 che notò come certi granelli di polline in sospensione
nell’acqua seguono delle traiettorie irregolari. Nel 1905 Albert Einstein trattò il pro-
blema dal punto di vista teorico introducendo una prospettiva meccanico-statistica
derivando la legge √
d(t) = 2Dt (192)
tra lo spostamento medio della particella di polline e la radice quadrata del tempo.
D è chiamata costante di diffusione ed è tipica del mezzo in cui si muove la particella.
La teoria di Einstein è basata sull’ipotesi che il moto venga prodotto dagli urti casuali
delle molecole di acqua contro la particella di polline. Nel 1908 il fisico Perrin verificò
sperimentalmente alcune conseguenze della teoria di Einstein (lavoro che gli valse il
Nobel nel 1926) confermando cosı̀ la teoria cinetico molecolare della materia come
composta da atomi e molecole. Il modello che consideriamo in questa sede è molto
semplificato rispetto a quello di Einstein che è sul continuo. Descrive infatti una
passaggiata aleatoria in una dimensione, cioè una particella che a intervalli di tempo
discreti t = 1, 2, 3, ... sceglie a caso se fare un passo (di lunghezza unitaria) verso
destra o uno verso sinistra. Il modello considerato ha ovviamente ben poco valore
dal punto di vista fenomenologico a differenza di quello più realistico a tempi e spazi
continui. Tuttavia conserva sorprendentemente la capacità di riprodurre la legge
del moto diffusivo. Lo studente potrà fare il confronto tra il caso discreto e quello
continuo nei corsi superiori dove sarà anche affrontato il problema del limite del primo
al secondo che rappresenta un prototipo di molte altre teorie fisico-matematiche. Per
rendere queste note autoconsistenti faremo una brevissima introduzione agli spazi
di probabilità discreta, dagli assiomi di Kolmogorov alle proprietà delle variabili
aletorie.
110
L’indieme della parti di I si dice anche spazio degli eventi generici e si verifica fa-
cilmente che è chiuso rispetto alle operazioni di unione e intersezione in I. Questa
proprità di chiusura condurrà, nel caso degli spazi di probabilità continui alla nozione
di sigma-algebra.
Se P è tale che:
• K1) pi ∈ [0, 1];
• K2) N
P
i=1 pi = 1;
• K3) dati A, B ⊆ I:
allora la coppia (I, P ) è uno spazio di probabilità discreto. K1, K2 e K3 sono detti
Assiomi di Kolmogorov.
Esempio 11.1. Mostrare a partire dagli assiomi che:
X
P (C) = pi , C ⊆ I (194)
i∈C
e che:
P (∅) = 0 (195)
I = {1, 2, 3, 4, 5, 6}
Le probabilità da assegnare sono tutte uguali tra loro (ipotesi di regolarità). Per K1:
6
X 1
pi = (pi = p) = 6p = 1 ⇒ p=
i=1
6
Dunque:
1 1 1 1 1 1
P = , , , , ,
6 6 6 6 6 6
111
Esercizio 93 (Dado truccato a 6 facce). Ripetere lo stesso esercizio con un dado a
6 facce truccato come segue:
1 1
P ({1} ∪ {6}) = , P ({2} ∪ {3} ∪ {4} ∪ {5}) =
2 2
con ipotesi di regolarita a gruppi, cioè p1 = p6 e p2 = p3 = p4 = p5 .
Soluzione: I = {1, 2, 3, 4, 5, 6}. Se chiamiamo p1 = p6 = p e p2 = p3 = p4 = p5 =
q, per gli assiomi K2 e K3:
1 1
P ({1} ∪ {6}) = 2p = , P ({2} ∪ {3} ∪ {4} ∪ {5}) = 4q =
2 2
Dunque:
1 1 1 1 1 1
P = , , , , ,
4 8 8 8 8 4
Definizione 11.1. Due eventi A, B ⊆ I si dicono indipendenti quando:
112
Una variabile aleatoria è una funzione che associa un numero a ciascun evento
elementare. Essendo lo spazio discreto sarà definita dalla collezione dei suoi valori:
f = {f1 , f2 , . . . , fN } (198)
Assegnata una o più varaibili aletorie a partire da esse possiamo costruire l’algebra
associata. Essa si ottiene attraverso combinazioni lineari e prodotti punto per punto:
αf + βg = {αf1 + βg1 , αf2 + βg2 , . . . , αfN + βgN }
f g = {f1 g1 , f2 g2 , . . . , fN gN }
Esempio 11.3 (Lancio di una moneta). Il lancio di una moneta prevede solo due
eventi elementari:
T ≡ testa
C ≡ croce
Il suo spazio di probabilità sarà:
I = {T, C}, P = {p, 1 − p}
Una possibile variabile aleatoria è:
σ = {+1, −1}
Il funzionale valor medio o aspettazione di una variabile aleatoria è:
N
X
E[f ] = p i fi (199)
i=1
Osservazione 11.1. Il valor medio è una media ponderata i cui pesi sommano ad uno.
Esercizio 94. Considerate le due variabili aleatorie χA e χB , funzioni caratteristiche
degli insiemi A, B ⊆ I:
(
1 se i ∈ C
∀C ⊆ I χC,i =
0 altrimenti
mostrare che la condizione:
E[χA χB ] = E[χA ]E[χB ] (200)
equivale all’indipendenza di A e B. Si noti che:
−1
χA (1) = A, χ−1
B (1) = B (201)
113
La varianza di una variabile aleatoria è definita come:
V[f ] = E[(f − E[f ])2 ] (202)
p
V[f ] è detta deviazione standard.
Osservazione 11.2. E[·] può essere visto come un funzionale:
E : algebra delle funzioni −→ R
E gode delle seguenti proprietà:
1. linearità: date due variabili aleatorie f e g:
E[αf + βg] = αE[f ] + βE[g] ; (203)
2. positività: se la variabile aleatoria f è positiva fi ≥ 0, ∀i ∈ I allora E[f ] ≥ 0;
3. normalizzazione:
E[1] = 1 (204)
Esercizio 95. Dimostrare le tre proprietà del valor medio utilizzando gli assiomi
K1, K2, K3.
La soluzione è lasciata al lettore.
Esercizio 96. Dimostrare che:
E[c] = c
con c variabile aleatoria costante c = {c, c, . . . , c}.
La soluzione è lasciata al lettore.
Esercizio 97. Dimostrare che:
E[f 2 ] ≥ (E[f ])2 (205)
per ogni f variabile aleatoria.
La soluzione è lasciata al lettore.
Esercizio 98. Dimostrare che, dati due numeri reali a, b ∈ R ed una variabile
aleatoria f :
V[af + b] = a2 V[f ] (206)
114
11.3 Probabilità congiunta ed indipendenza
Introduciamo lo spettro di una variabile aleatoria:
cioé l’insieme dei valori che f può assumere sullo spazio degli eventi elementari I.
La probabilità che la variabile aleatoria f assuma un valore r tra i vari possibili
è:
X
P (f = r) := pi (208)
i∈I: fi =r
P (f = fi ) = pi (209)
Osservazione 11.3. Il valor medio della v.a. f si può anche calcolare come segue:
X
E[f ] = rP (f = r) (210)
r∈Sf
115
Rispetto alla distribuzione di probabilità congiunta si definiscono le distribuzioni
di probabilità marginale delle variabili aleatorie f e g come:
X
pf,g (r, s) = pf (r), (214)
s∈Sg
X
pf,g (r, s) = pg (s), (215)
r∈Sf
Le due variabili aleatorie non sono indipendenti. Infatti basta calcolare le seguenti
marginali:
9+1 1
p1 (+) = p(+, +) + p(+, −) = =
30 3
9+4 13
p2 (+) = p(+, +) + p(−, +) = =
30 30
Osserviamo che:
3 13
p(+, +) = 6= = p1 (+)p2 (+)
10 90
116
Esempio 11.5 (Dado e moneta). Si consideri uno spazio di probabilità descrivente
il lancio simultaneo di un dado ed una moneta:
I = {T, C} × {1, 2, 3, 4, 5, 6} = {(T, 1), (T, 2), . . . , (C, 6))}, |I| = 12
P = {pT 1 , pT 2 , . . . , pC6 }
insieme alle seguenti variabili aleatorie:
σ : {T, C} × {1, 2, 3, 4, 5, 6} −→ {−1, +1},
σ(T, i) = 1, σ(C, i) = −1 ∀ i = 1, . . . , 6
Soluzione:
XX X X
E[f g] = pf,g (r, s)rs = rpf (r) pg (s)s = E[f ]E[g]
r∈Sf s∈Sg r∈Sf s∈Sg
117
Esercizio 100. Dimostrare che per due variabili aleatorie f e g vale:
Osservazione 11.5. Come conseguenza del precedente esercizio, se due variabili alea-
torie sono indipendenti la varianza della loro somma è uguale alla somma delle loro
varianze.
118
Con questo linguaggio descriviamo il moto aleatorio di un punto nel reticolo
unidimensionale Z. Ad ogni istante discreto di tempo i = 1, . . . , n esso compie un
passo di lunghezza unitaria avanti o indietro. Ogni passo compiuto è indipendente
da quelli precedenti. Associamo al passo i-esimo la variabile aleatoria σi = {+1, −1}.
La distribuzione congiunta che descrive la passeggiata aleatoria è la seguente:
n
Y ehσi
p(σ1 , σ2 , . . . , σn ) = p(σ1 )p(σ2 ) . . . p(σn ) = (227)
i=1
2 cosh h
Per linearità:
n
X
E[Xn ] = (linearità) = E[σi ] = n tanh h (= 0, se h = 0)
i=1
Lo spazio medio percorso E[Xn ] nel tempo n mostrano una velocità, chiamata di drift,
costante e pari a tanh h. Oltre allo spostamento medio ci saranno delle fluttuazioni
medie rispetto ad esso che possono essere stimate dalla deviazione standard
p
V[Xn ]
= n(1 − tanh2 h)
119
Osservazione 11.6. La dipendenza lineare della varianza da n è frutto della can-
cellazione dei termini n2 . Essa deriva dalla proprietà di indipendenza e può essere
dimostrata direttamente utilizzando il risultato dell’Esercizio 100.
La posizione media del passeggiatore al tempo n è dunque:
p q
x(n) = E[Xn ] ± V[Xn ] = n tanh h ± n(1 − tanh2 h) (229)
Nel caso in cui il drift sia nullo, per h = 0, si ottiene come distanza media
dall’origine
√
d(n) = |x(n)| = n (230)
caratteristica dei moti diffusivi che coincide con la (192) con costante di diffusione
D = 1/2 per tempi e spazi discreti.
12 Esercizi di ricapitolazione
1. Un proiettile viene lanciato in un piano verticale dove è soggetto ad una ac-
celerazione g = (0, −2). Esso parte dalla posizione iniziale (2, 0) con velocità
iniziale v0 = (−2, 4). L’asse x = 0 è una parete rigida e liscia con cui il
proiettile urta elasticamente.
Dopo aver calcolato l’istante dell’urto, scrivere le equazioni del moto e quella
della traiettoria sia prima che dopo l’urto. Fare il grafico della traiettoria nel
quadrante del piano cartesiano x, y ≥ 0.
2. In (O; x, y, z) si considerino tre fili massivi omogenei, con densità di massa uni-
taria, che giacciono sugli assi x, y e x = y = 1. Scrivere il campo gravitazionale
in tutto lo spazio in termini delle coordinate (x, y, z)
120
Grafico della traiettoria
y 3
2 v0
0
0 1 2 3 4 5 6
x
(x − 1)
x
gtot = −2G + î +
(x − 1)2 + (y − 1)2 x2 + z 2
(y − 1)
y 1 1
+ + ĵ + + z k̂
(x − 1)2 + (y − 1)2 y 2 + z 2 y 2 + z 2 x2 + z 2
121
√
3 0
A= A
2
4. Un camminatore aleatorio ad ogni tempo naturale n si trova in un punto Xn
della retta dei numeri interi, poi compie un passo +1 verso destra con proba-
bilità p/3, o compie un passo −1 verso sinistra con probabilità p/3, o rimane
fermo con probabilità 1 − 2/3p ∈ (0, 1) . La scelta al tempo n è indipendente
da tutte le altre. Dimostrare che il moto è diffusivo e trovare la costante di
diffusione.
p
D=
3
5. Un punto di massa m scivola senza attrito lungo una traiettoria partendo da
un’altezza h su una pista. Una volta arrivato in fondo, dopo un breve rettilineo
urta un secondo punto di massa 3m. Dopo l’urto i due punti si muovono insie-
me verso una molla di costante elastica k disposta lungo la direzione del moto
e la comprimono (vedi figura alla lavagna). Calcolare la massima compressione
della molla. Calcolare l’energia dispersa dal sistema e spiegare dove si è persa.
Soluzione:
1
in cima alla pista mgh = mv 2 infondo alla pista
p 2
v = 2gh
Velocità dopo l’urto:
√
v 2gh
(m + 3m)V = mv ⇒ V = =
4 4
122
Massima compressione:
r
1 1 2gh 1 1 mgh
4mV 2 = 4m = mgh = kx2 ⇒ x=
2 2 16 4 2 2k
Energia perduta nell’urto:
1 1 3
∆E = mgh − kx2 = mgh − mgh = mgh
2 4 4
" #
x î + y ĵ (x − R) î + y ĵ
g(r) = −2πGR2 2 + d00 , dR0 > R
x + y 2 (x − R)2 + y 2
" #
(x − R) î + y ĵ
g(r) = −2πG xî + y ĵ + R2 d00 ≤ R, dR0 > R
(x − R)2 + y 2
" #
x î + y ĵ
g(r) = −2πG R2 2 + (x − R)î + y ĵ d00 > R, dR0 ≤ R
x + y2
h i
g(r) = −2πG (2x − R)î + 2y ĵ d00 , R, dR0 ≤ R
123
Soluzione: Se l’osservatore in S non è in quiete con la sbarra la misurerà
contratta del caratteristico fattore:
r
v2
L = L0 1 − 2
c
L’orologio è in quiete nel sistema S dunque dalla trasformazione dei tempi:
(∆t − v/c2 · 0)
∆t0 = q = γ∆t
2
1 − vc2
(σ1 , σ2 ) ++ +− −+ −−
9 1 18 2
p(σ1 , σ2 ) 50 50 25 25
124
Questo facilita il calcolo della varianza richiesta.
3 4
E[σ1 ] = − E[σ2 ] =
5 5
9 16 73
V[2σ1 − σ2 ] = 4V[σ1 ] + V[σ2 ] = 4 1 − +1− =
25 25 25
Soluzione: Pendolo:
√
√ θ0 √ π l
θ(t) = −θ0 cos(t/ l) , θ̇(t) = √ sin(t/ l) ⇒ t̄ =
l 2
√
vx (t̄) = lθ̇(t̄) = lθ0
vx (t̄): velocità orizzontale della massa all’istante di distacco.
In verticale il moto non cambia neanche dopo l’urto.
1
y(t) = − (t − t̄)2 + h per t ∈ [t̄, tc ]
2 √
y(tc ) = 0 ⇒ tc = t̄ + 2h
In orizzontale, prima dell’urto:
√
x(t) = vx (t̄)(t − t̄) = lθ0 (t − t̄) per t ∈ [t̄, td ]
d
td = √ + t̄
θ0 l
Dopo l’urto:
√
x(t) = −θ0 l(t − td ) + d per t ∈ [td , tc ]
Condizione su θ0 :
d
td < tc ⇒ θ0 > √
2hl
125
10. In (O; x, y, z) si consideri una massa di densità unitaria nel piano (x, z) e una
massa di densità unitaria nell’asse y, entrambe omogenee. Scrivere il campo
gravitazionale in tutto lo spazio in termini delle coordinate (x, y, z).
Soluzione:
r
v2
a0 = 1− a
c2
b0 = b
s
√ 2
0 v
c = a02 + b02 = a2 1 − 2 + b 2
c
Soluzione:
X 1
Ceσ1 +σ2 +σ1 σ2 = 1 ⇒ C=
σ1 , σ2 =±1
3e−1 + e3
126
Le marginali sono:
X
Ceσ1 +σ2 +σ1 σ2 = C e−1 + e2σ1 +1
p1 (σ1 ) =
σ2 =±1
X
Ceσ1 +σ2 +σ1 σ2 = C e−1 + e2σ2 +1
p2 (σ2 ) =
σ1 =±1
13. Si consideri una accelerazione di gravità g = (0, 0, −1). Una massa m è appesa
ad un filo inestensibile, di massa trascurabile e di lunghezza l, fissato per un
suo estremo. La massa appesa viene messa in moto circolare uniforme con
velocità angolare ω = 1 rispetto all’asse parallelo a g e passante per il punto
fisso del filo. All’istante t = 0 la massa si trova nell’origine del sistema di assi,
con velocità in direzione î e si stacca dal filo. Calcolare
• l’angolo θ che il filo forma con la verticale (l’asse di cui prima) durante la
fase di moto circolare uniforme;
• l’equazione della traiettoria in tre dimensioni della fase di moto successiva
a quello circolare.
Nello svolgere i calcoli si consideri un filo di lunghezza l 1.
127
14. In (O; x, y, z) si considerino due fili massivi omogenei, con densità di massa
unitaria, che giacciono esattamente sugli assi x ed y. Scrivere il campo gravi-
tazionale in tutto lo spazio in termini delle coordinate (x, y, z)
y ĵ + z k̂
dˆx = p
y2 + z2
xî + z k̂
dˆy = √
x2 + z 2
Sommando vettorialmente i campi generati dai due fili otteniamo:
x y 1 1
gtot = −2G 2 î + 2 ĵ + + z k̂
x + z2 y + z2 y 2 + z 2 x2 + z 2
zb − za −c/2 c
za0 = zb0 ⇒ γ(za − vta ) = γ(zb − vtb ) ⇒ v= = =−
tb − ta 1−0 2
dunque tale sistema esiste. Se possiamo vedere i due eventi nello stesso punto,
non potendo violare la causalità, l’evento A precederà comunque l’evento B.
Infatti:
1 γ
t0a = γ(ta − za ) =
2c 4
1
t0b = γ(tb − zb ) = γ > t0a
2c
128
Calcolare il valore della costante C affinchè p(σ1 , σ2 ) sia una distribuzione di
probabilità. Trovare le probabilità marginali delle due variabili, p1 (σ1 ) e p2 (σ2 )
e dire, motivando la riposta, se le due variabli aleatorie sono tra loro indipen-
denti.
129
18. Un cilindro con asse z e raggio unitario è uniformemente occupato da una
massa omogenea di densità volumetrica unitaria. Sulla superficie cilindrica di
raggio unitario viene inoltre distribuita una massa omogenea di densità super-
ficiale unitaria. Calcolare il campo gravitazionale in ogni punto dello spazio in
notazione vettoriale e dire se è continuo.
x2 y 2 3z 2
+ + =1
4 4 16
Un osservatore su un sistema (O0 ; x0 , y 0 , z 0 ) osserva una sfera di raggio R = 2.
A quale velocità v = (vx , vy , vz ) sta viaggiando l’osservatore in O0 ? Specificare
le componenti della velocità motivando la risposta.
20. Un passeggiatore
√ aleatorio√compie, ad ogni istante di tempo, un passo α che
prende valori + 3 , 0 e − 3 con probabilità 1/3. I passi a tempi diversi sono
indipendenti. Dimostrare che il suo moto è diffusivo e calcolare la costante di
diffusione.
130
Soluzione:
1√ 1 1√
E[αi ] = 3+ 0− 3=0
3 3 3
1 1 1
E[αi2 ] = 3 + 0 + 3 = 2
3 3 3
Definiamo: n
X
Xn = α i + X0
i=1
21. Nel piano verticale agisce una accelerazione gravitazionale g = (0, −g). Si
consideri un pendolo di lunghezza l e massa m. Il pendolo viene rilasciato da
fermo con un piccolo angolo −θ0 < 0. Quando la massa appesa raggiunge il
punto più basso essa urta una seconda massa 2m e vi rimane attaccata per il
resto del moto. Calcolare:
Soluzione:
s
l
T = T 0 = 2π .
g
Conservazione dell’energia:
1
mgl(1 − cos θ0 ) = mv 2 ⇒ v 2 ' glθ02
2
131
Conservazione della quantià di moto per determinare la velocità V di partenza
dell’insieme delle due masse:
1 p θ0
mv = 3mV ⇒ V = v = gl
3 3
Angolo di oscillazione massimo raggiunto: la conservazione dell’energia:
1 V2 θ2
3mV 2 = 3mgl(1 − cos θ̃) ⇒ θ̃2 ' = 0
2 gl 9
θ0
θ̃ =
3
22. Si considerino
√ due sfere, entrambe centrate nell’origine di R3 , di raggi R1 = 1 e
3
R2 = 2. Tra esse viene distribuita una massa omogenea di densità unitaria.
Nel punto identificato dal vettore c si trova una massa unitaria. Calcolare il
campo gravitazionale in ogni punto dello spazio r. Esprimere il risultato solo
attraverso i vettori r e c.
Soluzione: In ogni punto dello spazio il campo totale sarà la somma vettoriale
dei campi:
r−c
g(r) = gs (r) − G
|r − c|3
Si usa il teorema di Gauss solo per la distribuzione a simmetria sferica, non
per il punto materiale.
Sommando i campi otteniamo il campo risultante:
r−c
g(r) = −G per r ≤ 1
|r − c|3
4 r3 − 1 r−c √
3
g(r) = − πG 3 r − G per 1 < r ≤ 2
3 r |r − c|3
4 r r−c √
3
g(r) = − πG 3 − G per r > 2
3 r |r − c|3
132
• la velocità v del secondo osservatore;
• la separazione temporale dei due eventi misurata dal secondo osservatore.
(σ1 , σ2 ) ++ +− −+ −−
3 1 2 8
p(σ1 , σ2 ) 2K 6K 3K 3K
Osserviamo che:
3 13
p(+, +) = 6= = p1 (+)p2 (+)
10 90
133
25. Si consideri un sistema costituito da due pendoli attigui (figura alla lavagna)
di lunghezza l e masse, m1 e m2 . Uno dei due viene sollevato rispetto alla sua
posizione di equilibrio di un piccolo angolo e rilasciato da fermo. Assumen-
do che l’urto tra le due masse sia elastico dimostrare che entrambi i pendoli
compiono piccole oscillazioni. Determinare le equazioni del moto del sistema
in funzione dei dati forniti verificando che il moto è periodico e calcolandone il
periodo.
Soluzione: Per t ∈ 0, √π il moto è:
2 g/l
p
θ1 (t) = − cos ( g/lt)
θ2 (t) = 0
" !#
m1 − m2 p π
θ1 (t) = sin g/l t − p
m1 + m2 2 g/l
" !#
2m1 p π
θ2 (t) = sin g/l t − p
m1 + m2 2 g/l
3π
√ √2π
Per il restante quarto di periodo t ∈ , avremo:
2 g/l g/l
" !#
p 3π
θ1 (t) = − sin g/l t − p
2 g/l
θ2 (t) = 0
134
26. Un punto ruota di moto circolare uniforme con centro nell’origine, raggio uni-
tario e e velocità angolare unitaria nel sistema (O; x, y, t). Scrivere l’equazione
della traiettoria del punto rispetto a un osservatore nel sistema (O0 ; x0 , y 0 , t0 ).
Soluzione:
h v i
γ(x0 + vt0 ) = cos γ t0 + 2 x0
c i
h v
y = sin γ t + 2 x0
0 0
c
(x0 + vt0 )2
1 + y 02 = 1
γ2
27. Una ruota della fortuna ha quattro spicchi uguali. Nel primo compare il rosso,
nel secondo il verde nel terzo il blu. Nel quarto compaiono tutti e tre i colori.
Dimostrare che gli eventi: Ar , Av , Ab , rispettivamente uscita del rosso, uscita
del verde e uscita del blu sono indipendenti a coppie. Mostrare tuttavia che la
terna di eventi non è globalmente indipendente, cioè
.
Soluzione:
1 1 1
P (Ar ) = + =
4 4 2
1
P (Ab ) = P (Ar ) =
2
1
P (Av ) = P (Ar ) =
2
1
P (Ar , Av ) = = P (Ar )P (Av )
4
1
P (Ar , Ab ) = = P (Ar )P (Ab )
4
1
P (Av , Ab ) = = P (Av )P (Ab )
4
1 1
P (Ar , Av , Ab ) = 6= P (Ar )P (Av )P (Ab ) =
4 8
135
Nel punto di coordinate (0, −l/2) viene posizionato un secondo piolo, in ma-
niera tale che il filo faccia perno su di esso di esso quando il pendolo oscilla,
senza poterlo scavalcare. Sapendo che il pendolo parte con un piccolo angolo
θ0 > 0 rispetto alla verticale, scrivere le equazioni del moto utilizzando i mo-
menti torcenti e risolverle per piccole oscillazioni. Calcolare il periodo del moto.
Soluzione:
T1 + T2 π π
T = = +
2 ω1 ω2
29. Nello spazio euclideo tridimensionale si trova un cilindro di lunghezza infinita,
di densità unitaria e raggio R, il cui asse coincide con l’asse z. Viene successi-
vamente scavata una cavità sferica centrata nell’origine di raggio R anch’essa.
Calcolare il campo gravitazionale in tutto lo spazio esprimendolo in notazio-
ne versoriale cartesiana. Una volta considerata la sezione della cavità su un
piano contenente l’asse z, si rappresenti graficamente all’interno della medesi-
ma il campo attraverso i suoi vettori. Infine si verifichi che il campo è continuo.
Soluzione:
2
r<R ~g (x, y, z) = − πG(xî + y ĵ − 2z k̂)
3
2R3 2R3 2R3
r > R, ρ < R ~g (x, y, z) = − 2πG xî 1 − 3 + y ĵ 1 − 3 − 3 z k̂
3r 3r 3r
2 1 2R 1 2R 2R
ρ>R ~g (x, y, z) = − 2πGR xî − + y ĵ − − 3 z k̂
ρ2 3r3 ρ2 3r3 3r
136
bersaglio. I due sono collegati da un’asta rigida di lunghezza propria L0 = 1m
che forma un angolo proprio di θ0 = π/6 con la direzione del moto. Ad un
certo punto la sorgente invia un impulso luminoso al bersaglio. Quanto tempo
impiega l’impulso a raggiungere il bersaglio nel sistema (O0 ; x0 , y, z) e quanto
nel sistema (O; x, y, z)?
Opzionale: ricavare il secondo risultato utilizzando solamente i postulati della
relatività ristretta.
Soluzione:
√
v 1
c
1 + 43 1
2 1
∆t = γ ∆t + 2 L0 cos θ0 =
0
q = √ +
c 1 − 14 c 3 2
Soluzione:
2e−2 + e8 + e−4
=1 ⇒ K = 2e−2 + e8 + e−4
K
Essendo K gli esponenziali sempre positivi abbiamo che le varie probabilità
sono somme e rapporti di quantità sempre positive.
137
Considerato che il momento torcente esercitato dal filo è τ = −α, che il suo mo-
mento di inerzia è unitario, calcolare la legge del moto α(t), l’energia cinetica
in funzione del tempo e quella potenziale verificando l’energia totale è costante.
Soluzione:
α(t) = α0 cos t
ω(t) = −α0 sen t ,
1 1
T = ω 2 (t) = α02 sen2 t .
2 2
1 1
U = α2 (t) = α02 cos2 t .
2 2
1 1
Etot = Iα02 = α02 .
2 2
33. In un dato sistema di riferimento (O; x, y, z) hanno luogo tre eventi A,B e C in
sequenza, in tre punti diversi:
A : (ta , xa ) = (0, 0)
3
B : (tb , xb ) = (1, c)
2
7
C : (tc , xc ) = (2, c)
4
Ordinare cronologicamente i tre eventi in un altro sistema di riferimento, che si
muove con velocità v = ( 56 c, 0, 0). È possibile trovare un sistema di riferimento
in cui i due eventi B e C sono contemporanei?
138
Soluzione:
n n n
2
X X X 5 1 14
E[αi2 ] 2
d = V [Xn ] = V [αi ] = − E [αi ] = − = n = 2Dn
i=1 i=1 i=1
3 9 9
Soluzione:
x2
+ y2 = 1
4
solo arco superiore del precedente ellisse.
3
F(t) · v(t) = m(4 cos t sin t − cos t sin t) = 3m cos t sin t = sin 2t = 0
2
t = 0, π/2, π, sono gli istanti di tempo cercati che corrispondono alle interse-
zioni della traiettoria con l’asse x (due) ed y (una).
Soluzione:
4π
g(r) = g1 (r) − g2 (r) = − Gc .
3
37. In un sistema di riferimento inerziale (O; x, y, z) due eventi sono separati da
un intervallo di tempo ∆t > 0 e da una distanza spaziale ∆x > 0 tali che
c∆t > ∆x. Trovare un sistema di riferimento in cui i due eventi coincidono
spazialmente. A che serve la condizione c∆t > ∆x?
139
Soluzione: La condizione data dal testo del problema garantisce che tale siste-
ma di riferimento esista, cioè che:
∆x c∆t
v= < =c
∆t ∆t
Soluzione:
n n n
2
X X X 5 1 9
E[αi2 ] 2
d = V [Xn ] = V [αi ] = − E[αi ] = − = n
i=1 i=1 i=1
2 4 4
39. Un proiettile viene lanciato in un piano verticale dove è soggetto ad una ac-
celerazione g = (0, −1). Esso parte dalla posizione iniziale (1, 0) con velocità
iniziale (−1, 2). L’asse x = 0 è una parete rigida e liscia con cui il proiettile
urta elasticamente.
Dopo aver calcolato l’istante dell’urto, scrivere le equazioni del moto e quella
della traiettoria sia prima che dopo l’urto. Fare il grafico della traiettoria per
0 ≤ x ≤ 3.
Soluzione: (
1−t 0≤t≤1
x(t) =
t−1 t≥1
1
y(t) = − t2 + 2t ∀t ≥ 0
2
1
t=1−x 0≤t≤1 ⇒ y = − (1 − x)2 + 2(1 − x) 0 ≤ x ≤ 1
2
1
t=x+1 t≥1 ⇒ y = − (x + 1)2 + 2(x + 1) x ≥ 0
2
140
40. Nello spazio euclideo tridimensionale si trovano una sfera piena omogenea di
raggio R1 e massa M1 e una cava, di raggio R2 > R1 e massa M2 , entrambe
centrate nell’origine del sistema. Calcolare il campo gravitazionale g in ogni
punto dello spazio.
Soluzione: Per 0 ≤ r ≤ R1 .
GM1
g(r) = − r
R13
Per R1 ≤ r < R2 :
GM1
g(r) = − r̂
r2
Per r > R2 :
G(M1 + M2 )
g(r) = − r̂
r2
41. Un sistema di riferimento inerziale (O0 ; x0 , y, z) si muove rispetto ad un altro
sistema inerziale (O; x, y, z) con velocità v = (v, 0, 0). Un’asta di lunghezza
propria L0 è solidale col sistema (O0 ; x0 , y, z), giace nel piano (x0 , y) e forma un
angolo θ0 rispetto alla direzione x0 . Calcolare la lunghezza dell’asta misurata
da un osservatore solidale con (O; x, y, z) e l’angolo che essa forma con la dire-
zione x.
Soluzione:
s r
v2 v2 2 0
p
L = ∆x2 + ∆y 2 = L20 cos2 θ0 1− 2 + L20 sin2 θ0 = L0 1− cos θ
c c2
r !−1
∆y L0 sin θ0 v2
tg θ = = 1− 2 = tg θ0 γ
∆x L0 cos θ0 c
(σ1 , σ2 ) ++ +− −+ −−
e3 e−1 e−1 e−1
p(σ1 , σ2 ) e3 +3e−1 e3 +3e−1 e3 +3e−1 e3 +3e−1
141
Mostrare che la distribuzione congiunta verifica gli assiomi di positività e nor-
malizzazione. Dire se le due variabili aleatorie sono indipendenti.
Soluzione:
142
Soluzione: r √
0 1 3
V =V 1− =
4 2
46. Un camminatore aleatorio si muove in 3 dimensioni (indipendenti) nei punti
del reticolo di coordinate intere. Dimostrare la legge del moto diffusivo.
Soluzione: (σi1 , σi2 , σi3 ) = xi
X 1 1
E[xi1 ] = σ1 p(σ1 ) = − =0
σ=±1
2 2
1 1
V ar[xi1 ] = E[x2i1 − E 2 [xi1 ]] = E[x2i1 ] = + = 1
| {z } 2 2
=0
n
X
V ar[R1 ] = d2x = V ar[xi1 ] = n
i=1
d2 = d2x + d2y + d2z = n + n + n = 3n
47. Un punto di massa unitaria si muove, senza attrito, nel piano (x, z) lungo la
curva di equazione z = x(1 − x). Si di esso agisce un campo di forza gravita-
zionale costante ~g = (0, −1). All’istante t0 = 0 il punto si trova in (0, 0) con
velocità iniziale di modulo v0 . Discutere il moto al variare di v0 .
gz (z) = −2πGsign(z)k̂
g(x, y, z) = −2πG(sign(x)î + sign(y)ĵ + sign(z)k̂)
143
Calcolare il volume del parallelepipedo per l’osservatore O0 .
51. Nel sistema di riferimento (O; x, y) si trova un piano inclinato con estremi in
O e (1, 1). Agisce un campo di forza gravitazionale costante ~g = (0, −1). All’i-
stante t0 = 0 un punto di massa m si trova in O e viene lanciato lungo il piano
inclinato con velocità iniziale di modulo v0 .
Determinare il valore minimo v̄0 di v0 necessario affinchè la massa arrivi in
cima al trampolino e l’eventuale velocità v1 in cima al trampolino.
Assumendo v0 > v̄0 , calcolare la distanza del punto di caduta sull’asse x dal-
l’origine O.
Soluzione q √
v1 = v02 − 2 se v0 > 2
√
Mentre se v0 < 2 la massa non raggiunge la cima del trampolino.
p
y(t) = 0 ⇔ t = v1 sin θ + (v1 sin θ)2 + 2
p
⇒ x(t) = 1 + v1 cos θ v1 sin θ + (v1 sin θ)2 + 2 =
q q
2
= 1 + (v0 /2 − 1) + v0 /2 − 1 (v02 /2 − 1) + 2 =
2
q
2
= v0 /2 + v04 /4 − 1 .
Soluzione:
Gm (x, y, z)
~gsfera = − I(x2 + y 2 + z 2 > 1)
x2 2 2
p
+y +z 2
x +y +z2 2
144
Per −1 < z < 1 i contribuiti dei due piani si annullano e resta
~g = ~gsfera .
Soluzione:
Vol0 = a0 b0 c0 =
p
3/4 abc
(σ1 , σ2 ) ++ +− −+ −−
1 1 1 1
p(σ1 , σ2 ) 2
(1 − tanh(1)) 2
tanh(1) 2
tanh(1) 2
(1 − tanh(1))
Dunque:
1 1 1
E[σ1 σ2 ] = 1·1· ·(1−tanh 1)+1·(−1)· ·tanh 1+(−1)·(−1)· ·(1−tanh 1)+
2 2 2
1
+ (−1) · 1 · · tanh 1 = 1 − 2 tanh 1
2
145
I passi σ1 e σ2 non sono indipendenti, perchè E[σ1 σ2 ] 6= E[σ1 ] E[σ2 ] , dato che
E[σ1 ] = 0.
55. Un punto di massa unitaria si muove di moto rettilineo uniforme con velocità
|~v | = 1 per tutti i tempi t < 0. Al tempo t = 0 entra in un’orbita circolare di
raggio unitario tangente alla retta e resta in tale orbita per tutti i tempi t > 0,
mantenendo una velocità |~v | = 1 . Studiare la funzione F~ (t) della forza risul-
tante su di esso, spiegando le leggi fisiche utilizzate per dedurla. La funzione
velocità ~v (t) é continua? E la funzione accelerazione ~a(t)?
146
58. Un camminatore aleatorio ad ogni tempo naturale n si trova in un punto Xn del-
la retta dei numeri interi, poi compie un passo +1 verso destra con probabilità
p/2, o compie un passo −1 verso sinistra con probabilità p/2, o rimane fermo
con probabilità 1 − p ∈ (0, 1) . La scelta al tempo n è indipendente da tutte le
altre. Sapendo che all’istante iniziale X0 = 0, calcolare media e varianza di Xn .
Soluzione: n
X
E[Xn ] = E[ξi ] = 0
i=1
n X
X n n
X
Var[Xn ] = E[Xn2 ] = E[ξi ξj ] = E[ξi2 ] = n p
i=1 j=1 i=1
59. Due proiettili di massa unitaria vengono lanciati al tempo t = 0 nel piano (x, y)
con velocità unitaria. Essi partono dai punti di coordinate (−1, 0) e (+1, 0).
Considerando una accelerazione di gravità ~g = (0, −1) determinare:
- le leggi orarie di ciascun proiettile in funzione dei rispettivi angoli di lancio θ
e θ0 ,
- le traiettorie di ciascun proitettile,
- la zona sicura nel piano (x, y). Dire se il punto (0, 21 ) sta nella zona sicura o
no.
Soluzione: Primo proiettile:
x1 (t) = t cos θ − 1
y1 (t) = − 21 t2 + t sin θ
1
y = − (1 + tan2 θ) (x + 1)2 + tan θ (x + 1)
2
Secondo proiettile:
x2 (t) = t cos θ0 + 1
y2 (t) = − 12 t2 + t sin θ0
1
y = − (1 + tan2 θ0 ) (x − 1)2 + tan θ0 (x − 1) .
2
1
Il punto (0, 2 ) sta nella zona sicura.
60. In un sistema di riferimento (O; x, y, z) ci sono 3 masse unitarie puntiformi
posizionate in (1, 1, 0), (−1, −1, 0) e (0, 0, 3). Calcolare il flusso del campo
gravitazionale attraverso una sfera di raggio 2 centrata nell’origine degli assi.
Calcolare il campo gravitazionale ~g in funzione della posizione (x, y, z).
147
Soluzione:
~g = g~1 + g~2 + g~3
dove:
G
g~1 = − 3/2 (x − 1, y − 1, z)
(x − 1)2 + (y − 1)2 + z 2
G
g~2 = − 3/2 (x + 1, y + 1, z)
(x + 1)2 + (y + 1)2 + z 2
G
g~3 = − 3/2 (x, y, z − 3)
x2 + y 2 + (z − 3)2
61. Nel sistema di riferimento O due eventi accadono nel punto P ai tempi rispet-
tivamente t = 0 e t = 1. Il sistema di riferimento O’ si muove con velocità di
modulo v in direzione (1, 2, 3). Calcolare qual è l’intervallo di tempo tra i due
eventi nel sistema O’.
Soluzione:
t01 − t00 = γ (t1 − t0 ) = γ
p
con γ = 1/ 1 − v 2 /c2 .
Soluzione: Caso 1.
2 3 1
P (A) = , P (B) = , P (A ∩ B) =
36 6 36
Ne segue che A e B sono indipendenti.
Caso 2.
P (A ∩ B) = P (A) > P (A) P (B)
e i due eventi non sono indipendenti.
148
63. Un punto di massa m si muove in un sistema di riferimento inerziale (O; x, y)
sotto l’effetto di un campo gravitazionale costante ~g = (0, −1). Il punto parte
con velocità nulla da Q = (0, 1) e scivola lungo un trampolino di lancio ad arco
di cerchio con centro in C = (1, 1), fino a P = (1 + √12 , 1 − √12 ), che raggiunge
all’istante t = 0. Da qui prosegue il suo moto rimbalzando elasticamente contro
il pavimento (asse x) agli istanti t1 , t2 , . . .
Trascurando le forze di attrito calcolare t1 e t2 , scrivere la legge del moto e
l’equazione della traiettoria percorsa per i tempi t ∈ [0, t1 ], t ∈ [t1 , t2 ] indivi-
duando le quantità conservate in ciascuno dei due intervalli. Dire per quali
valori di t il moto è periodico e calcolare il periodo T .
Soluzione:
• 0 ≤ r < R0 . In questo caso MSr = 0, percio’ g(r) = 0.
149
• R0 ≤ r ≤ R1 . Detta ρ la densita’ (uniforme) della corona, si ha MSr =
4 3 4 3
ρ 3 πr − 3 πR0 . Quindi
4 r3 − R03
g(r) = πGρ
3 r2
4
πR13 − 43 πR03 . Quindi
• R0 ≤ r ≤ R1 . Si ha MSr = M = ρ 3
GM
g(r) =
r2
Il campo è continuo, come si vede confrontando i valori in R0 ed R1 .
Soluzione: s
1
D= v2
D0 , d = d0
1 − c2
r
d2
vquadrato = c 1−
D2
66. Si consideri il seguente spazio probabilita’ per la coppia di variabili dicotomiche
(σ1 , σ2 ):
++ +– –+ ––
1/6 2/6 1/6 2/6
150
Elenco degli esercizi
0 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1 Esercizio (Il falco ed il treno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
3 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
5 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
6 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
7 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
8 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
9 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
10 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
11 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
12 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
13 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
14 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
15 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
16 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
17 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
18 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
19 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
20 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
21 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
22 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
23 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
24 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
25 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
26 Esercizio (Il cacciatore e la scimmia.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
27 Esercizio (I due cacciatori.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
28 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
29 Esercizio (Problema elementare della statica) . . . . . . . . . . . . . . 43
30 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
31 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
32 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
33 Esercizio (Treno in accelerazione) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
34 Esercizio (Automobile in frenata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
35 Esercizio (Lavoro della forza gravitazionale costante nel lancio verticale) 49
36 Esercizio (Esercizio 36: lavoro della forza elastica) . . . . . . . . . . . 50
151
37 Esercizio (Moto armonico) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
38 Esercizio (Forza non posizionale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
39 Esercizio (Lavoro della forza gravitazionale costante in R2 ) . . . . . . 53
40 Esercizio (Lavoro di una forza costante in tre dimensioni) . . . . . . . 55
41 Esercizio (Lavoro della forza elastica in tre dimensioni) . . . . . . . . 55
42 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
43 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
44 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
45 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
46 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
47 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
48 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
49 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
50 Esercizio (Velocità di fuga.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
51 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
52 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
53 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
54 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
55 Esercizio (Peso apparente sulla Terra) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
56 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
57 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
58 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
59 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
60 Esercizio (Applicazione del Teorema di Gauss: campo generato da
una sfera massiva omogenea) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
61 Esercizio (Campo gravitazionale del filo) . . . . . . . . . . . . . . . . 73
62 Esercizio (Campo gravitazionale del piano) . . . . . . . . . . . . . . . 73
63 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
64 Esercizio (Giro della morte) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
65 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
66 Esercizio (Urti elastici unidimensionali) . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
67 Esercizio (Urto completamente anelastico unidimensionale) . . . . . . 77
68 Esercizio (Energia dissipata in un urto completamente anelastico) . . 78
69 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
70 Esercizio (Teorema iterativo del baricentro) . . . . . . . . . . . . . . 79
71 Esercizio (Il problema del bagnino) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
72 Esercizio (Regola di Leibniz per il prodotto vettoriale) . . . . . . . . 87
73 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
74 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
152
75 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
76 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
77 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
78 Esercizio (Il lampadario che oscilla) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
79 Esercizio (Stabilità orbite circolari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
80 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
81 Esercizio (Moto sulla separatrice) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
82 Esercizio (Trasformazioni di Lorentz inverse) . . . . . . . . . . . . . . 100
83 Esercizio (Metriche e pesudometriche) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101
84 Esercizio (Contrazione delle lunghezze) . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
85 Esercizio (Dilatazione dei tempi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
86 Esercizio (Viaggio della navicella) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
87 Esercizio (Contrazione del quadro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
88 Esercizio (Contrazione del quadro inclinato) . . . . . . . . . . . . . . 108
89 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108
90 Esercizio (Composizione delle velocità) . . . . . . . . . . . . . . . . . 108
91 Esercizio (Limite non relativistico) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
92 Esercizio (Dado a 6 facce) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
93 Esercizio (Dado truccato a 6 facce) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112
94 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
95 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
96 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
97 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
98 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
99 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
100 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
153