Storia Della Musica Ii

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STORIA DELLA

MUSICA Secondo percorso

La storia della musica dal 1600 al XX secolo


INDICE:

1. LO STILE GALANTE 2
2. CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK e LA RIFORMA
4
3. L’OPERA BUFFA
9
4. LA FORMA SONATA E I CLASSICI VIENNESI
14
5. FRANZ JOSEPH HAYDN
19
6. WOLFGANG AMADEUS MOZART
22
7. LUDWIG VAN BEETHOVEN 25
8. L’ORCHESTRA ROMANTICA
30
9. IL PIANOFORTE ROMANTICO
34
10. IL LIED: Schubert
38
11. MELODRAMMA ITALIANO OTTOCENTESCO: Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo
Bellini, Giuseppe Verdi
40
12. RICHARD WAGNER
49
13. LA CORRENTE CLASSICISTA: Johannes Brahms, Cesàr Franck
56
14. LE SCUOLE NAZIONALI: Caterino Cavos, Mikhail Glinka, Aleksandr Dargominski, Aleksandr
Borodin, Cesar Cui, Milij Balakiriev, Modest Musiodgrski, Nikolai Rimskij-Korsakou , Antonin
Dvorak, Edvard Grieg, Bedrich Smentana
59
15. LA MUSICA A PROGRAMMA – IL POEMA SINFONICO, la musica a programma di Listz, Richard
Strauss
64

1
LO STILE GALANTE
Ci troviamo tra lo stile Barocco e lo stile Classico, tra il 1650 e gli anni ’70 del classicismo viennese. È uno stile
che si affaccia prima dell’ascesa di Bach e Hendel.

Dal punto di vista sociale, quest’epoca è caratterizzata:


❖ Dall’affermazione della nuova borghesia, ovvero quella mercantile (classe sociale che emerge dalla
Rivoluzione Francese) che comincia ad avere rivalità con la nobiltà. Questa situazione sociale è data da
trasformazioni più complesse a livello economico, ma anche a causa di un cambiamento da parte del
pensiero corrente, che consisteva nel dare importanza alla dignità dell’uomo, da cui scaturisce il rifiuto
delle differenze tra classi sociali;
❖ Diffusione della musica;
❖ Dalla diffusione della stampa musicale. Il mercato editoriale cominciò a costituire un guadagno cospicuo e
diretto, anche per i compositori;
❖ La nascita del salotto nei palazzi, dove si praticava l’arte della conversazione, che consisteva nello scambio
di pettegolezzi e di idee.

LA MUSICA CORRENTE
La musica e l’ambito musicale in questo periodo cambiano:
❖ Si diffonde tra le classi medie e avviene e al di fuori dell’aristocrazia e della chiesa, che entra nelle case,
non solo nei palazzi;
❖ Diventa appannaggio solo dei musicisti, considerati una classe sociale inferiore. Erano talvolta schiavi che
solitamente servivano signori nobili e di chiesa. Hendel in quest’epoca era un’eccezione, perché riuscì ad
avere un teatro e a diventare impresario, guadagnando. Si avrà un cambio di regime con Beethoven.
❖ Il flauto traverso ha il suo culmine in questo periodo, era lo strumento dei concerti di intrattenimento.
Federico II era compositore ed esecutore per flauto.

Inoltre delle novità caratterizzano la musica di quest’epoca:


❖ Avviene un processo di semplificazione delle strutture classiche del contrappunto;
❖ Comincia ad essere ricercata una certa espressività. Già nell’opera la musica doveva emozionare, adesso
anche con la musica strumentale nasce questa esigenza. Si ricercava una comunicativa;
❖ La nascita del basso albertino, l’elemento più caratteristico di questo stile. È una voce di
accompagnamento, un accordo spezzato che accompagnava una melodia. Veniva applicato alla voce
inferiore, che doveva appunto accompagnare la linea melodica della voce superiore. L’armonia rimaneva
statica, poiché il basso albertino era caratterizzato dalla successione di formule caratteristiche che
prolungavano gli accordi nel tempo, scindendoli in rapide note singole, e per questo l’impulso ritmico era
incalzante. Venne inventato da Domenico Alberti;
❖ L’organizzazione per gruppi di frasi, che andò a sostituire l’elaborazione motivica, caratterizzata dal
passaggio di una voce melodica, il motivo, da una voce ad un’altra, che poi dava origine ad un gioco
polifonico. Il motivo creava continue varianti di se stesso, era libero. Adesso si predilige una tecnica più
semplice, quella del raggruppamento di frasi;
❖ L’identificazione degli elementi formali e delle loro funzioni. Una serie di raggruppamenti che si
susseguono in un brano devono avere una logica, e questa è data dalla funzione che i gruppi assumono. La
più importante è la funzione tematica, quando caratterizzano l’affetto del brano, poiché facilmente
imprimibili nella mente delle persone. A questa vi si aggiungono quella di sviluppo quando adottano la
tecnica dell’elaborazione motivica e riprendono un tema precedentemente udito, metamorfizzandolo e
rinnovandolo dall’interno, e quella conclusiva, quando assumono le caratteristiche tipiche del gesto retorico
di chiusura.

Nel 1700 due fatti saltano in primo piano nella prassi:


❖ La nascita e lo sviluppo del pianoforte; diventa l’accessorio borghese con il quale una famiglia diventava
rispettabile. È lo strumento principale di diffusione della musica, solitamente era suonato dalle
donne/ragazzine.
L’inventore fu Bartolomeo Cristofori (Padova 1655 – Firenze 1732). Costruiva clavicembali e in veste
sperimentale fabbricò dei clavicembali a martello. In tutto ne fece 3:

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1. Costruito nel 1720 e si trova al Metropolitan Museum di New York, ma fu restaurato e attualmente
non ne rimane nulla;
2. Costruito nel 1722 e si trova a Roma, ed è il più integro dei tre;
3. Costruito sempre nel 1722 e si trova a Lipsia.
Il clavicembalo continuò ad essere diffuso, fino a Hayden, Mozart, Beethoven che era un esperto di
tecnologia dello strumento. Anche Bach conobbe il clavicembalo di Cristofori, ma non suscitò il suo
interesse.

❖ Lo sviluppo dell’orchestra; è in questo periodo che nasce effettivamente. Quella di Mannheim fu attiva a
Monaco dal 1740 al 1778, ed era un’orchestra di corte.
Aveva la specializzazione, come il pianoforte, della dinamica. Infatti si ritiene che il crescendo era più
evidente, forse per questo si suppone che ne fosse l’inventore. Al diminuendo e allo smorzato della musica
Barocca ad arco viene sostituito il crescendo.
Per quest’orchestra Mozart scrisse l’Idomeneo, più ricca dell’opera seria quale era.

Riguardo questi eventi più famosi vediamo tre centri:


1. Mannheim;
2. Stannits;
3. Milano, con Gian Battista Sanmartini (maestro di Gluck).

CARATTERISTICHE DELLO STILE GALANTE


Il termine indica piacevolezza, eleganza, distinzione. In musica queste caratteristiche si esprimono attraverso:
● L’uso degli abbellimenti;
● Il bel canto;
● La sensibilità per le sfumature di tempo e di dinamica;
● Lo stile teatrale.
Ad essere escluse erano lo stile della fuga e quello della musica sacra.

I COMPOSITORI
I compositori più famosi e illustri di questo periodo sono:
» Gianbattista Sanmartini a Milano;
» I tre figli di Bach:
⇨ Wilhelm Friedman Bach (1710-1784), colui che rimase più fedele al padre e salvò i concerti
brandeburghesi;
⇨ Carl Philippe Emmanuel Bach (1714-1788), che proseguì le orme del padre ma con strumenti a
tastiera. Fu un musicista intellettuale con i filosofi francesi e fu influenzato dallo Sturm and Drag,
il romanticismo tedesco (il romanticismo musicale nasce prima di quello letterario).
Scrisse 170 sonate per tastiera, e nulla per musica vocale. Molti ripresero da lui, come Beethoven
nei recitativi strumentali della Nona sinfonia.
Siamo di fronte alla ricerca della musica espressiva, di quello stile chiamato empfindamer (stile
che esprime il sentimento-consapevolezza della natura);
⇨ Johann Christian Bach (1735-1782), figlio di Anna Magdalena, fu il più ribelle e colui che meno
seguì le orme del padre.
Risedette in particolare a Milano e a Londra. Scrisse soprattutto opere, che il padre invece non
aveva mai scritto, prima a Milano e prima di trasferirsi a Londra, si trattenne a Parigi per un
periodo dove scrisse Amadì. Era la fase nella quale a Parigi si volevano rimusicare i libretti di
Lulli. A Londra si specializza nei concerti e nel pianoforte, testi che Mozart trascriverà.
Percorse le vicende di Mozart tanto che come lui si sganciò dal mecenatismo lavorando in proprio,
condannando la sua vita alla miseria;
» Schobert, nato a Parigi;
Baldassarre Galoppi, autore di 30 composizioni strumentali per clavicembalo.

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CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK
VITA E OPERE DI GLUCK
LA RIFORMA
La riforma fu un evento importante nella storia della musica e della danza. Egli fu il più grande autore di musica di
danza del 1700, anche più di Ramon e Mozart.
Collaborò con:
● Gasparo Angiolini;
● Naverre.

Nasce nell’impero dell’attuale Boemia nel 1714 e muore nel 1787, per un’indigestione. Aveva umili origini e infatti
era figlio di un tagliaboschi. Fa parte di una serie di personaggi che provenivano da origini umili (all’epoca, prima
della Rivoluzione francese, durante l’antico regime, ci si trasmetteva il lavoro in maniera ereditaria.
Aveva un lungo curriculum alle spalle. Nel 1737, a Milano, studiò con Sanmartini, che si dice abbia preso la
spigliatezza della scrittura degli archi.
Gluck fu mitizzato e onorato per essere stato un grande orchestratore, fatto che sarà una delle caratteristiche della
riforma, ovvero il fatto che l’orchestra doveva essere espressiva.

1752 Arriva a Vienna;

1758 Operas comiques;

1761 Abbiamo Don Juan;

1762 Orfeo ed Euridice;

1763 Non siamo più a Vienna,


e mette in scena Il trionfo
di Clelia; lo scrisse per
l’inaugurazione del teatro
di Bologna,

1764 Pellegrinaggio alla


Mecca;

1767 Alceste, opera manifesto


della riforma e presenta
ancora tratti dell’opera
tradizionale;

1770 Paride ed Elena;

1774 Va a Parigi;

1776 Alceste;

1777 Armida e Ifigenia in


tauride;

1779 Eco e narciso;

1787 Gluck muore;

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Come autore di opere serie, girò l’Europa. Stette a Milano, a Venezia, a Londra nel 1746, dove incontro Hendel, e
dove riportò l’opera La caduta dei giganti. Hendel disse la famosa frase, ovvero che Gluck conosceva il
contrappunto meno del suo cuoco, che però era un suo allievo di canto e contrappunto, ed era quindi possibile che
fosse realmente così.

Dopo Londra, abbiamo Vienna, Praga e Napoli, dove scrisse La clemenza di Tito, più fedele al testo di Metastasio
rispetto la clemenza scritta da Mozart.

Nel 1752 si stabilisce a Vienna, dove verrà compiuta questa riforma. Il teatro di opera italiana più importante era lì
e a Vienna viveva e lavorava “l’artefice” dello schema dell’opera italiana, Metastasio. Egli non era un musicista ma
conosceva bene la musica.

Nel 1758 cominciò a comporre operas comiques.

Vienna era considerata uno dei centri dell’illuminismo, tanto che papa pio VI andò lì (i papi non viaggiavano) per
cercare di salvare dal pericolo della caduta egemonica della chiesa.

La riforma di Gluck è un prodotto dell’illuminismo. Prima di lui ci furono altri esperimenti di riforma dell’opera.
L’opera seria era strutturata secondo la successione di recitativo-aria-recitativo-aria, e in essa le arie erano ripartite
tra i personaggi principali e via dicendo. Si poteva dare sfoggio dei propri virtuosismi con l’aria col da capo
(sappiamo che i divi dell’opera erano i castrati). Il dramma con i castrati perdeva però di dignità drammatica,
quindi erano stati fatti diversi esperimenti per avversare questo costume. La riforma che rimase nella storia è stata
però quella di Gluck.
La riforma venne congeniata da quattro personaggi, due dei quali erano italiani:
1. Gluck, musicista;
2. Raniere de Calzabigi, poeta e avventuriero livornese. Presso l’opera di Vienna ebbe il suo massimo
splendore ma ne venne allontanato per uno scandalo;
3. Gasparo Angiolini, coreografo, considerato il padre del balletto d’azione, insieme a Naverre (il balletto era
ormai dei francesi). Gli elementi di danza presenti a Vienna hanno carattere francesizzante;
4. Conte Durazzo, sovrintendente degli spettacoli. Lasciò Vienna quando la riforma era appena iniziata, ma
ne favorì la nascita.
Il tutto nacque come una fronda antimetastasiana. Infatti la riforma attacca tutti i punti dell’opera di Metastasio, che
ormai era anziano, e il suo ultimo melodramma venne musicato proprio da Gluck, ma dopo la riforma.

Gluck a Vienna scrisse tre tipi di spettacoli:


● Opera comique. In Francia, con Lulli, era un modo da parte delle opere per scampare al monopolio statale. In
particolare, Lulli voleva che l’opera tutta cantata fosse relegata esclusivamente all’ambiente di corte, quindi
scrisse questi spettacoli che erano in parte cantati e in parte parlati, come avvenne per il corrispettivo tedesco.
All’inizio si trattava di canzonette con delle cose, ma poi la musica prese il sopravvento. Ad oggi si esegue la
Carmen di Bizet, che di comico non ha nulla a parte solo delle scene brillanti.
Per Gluck furono importanti perché spingevano a una scioltezza musicale maggiore dell’opera seria.
Erano di moda a Vienna le operas comiques, e lì vennero scritte. Sono:
» I pellegrini alla Mecca.
● I Balletti. In particolare quello d’azione (ballet d’action, Angioini era la punta di diamante di questo tipo di
ballo al tempo) esige l’espressività, che nella riforma generale deriva proprio da questo fatto. Furono importanti
per la presenza della danza. Il più famoso è:
» Don Juan, del 1761.
Erano composizioni molto brevi, duravano 20 minuti e presentavano trame del teatro francese, come il don
Juan di Moliere, ampliato, di cui però non abbiamo il libretto, e c’è anche una Semiramide.
● Le Opere della riforma. Tutte scritte a Vienna, in italiano e su libretto di Calzabici. Sono in tutto tre:
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1. Orfeo e Euridice del 1762; Orfeo e Euridice ha una struttura particolare:
⇨ La brevità (come i balletti duravano meno di 20 minuti, quest’opera durava meno di due ore, al
contrario, di solito erano 4 ore);
⇨ Il mito è quello di Orfeo, fondante nell’opera. Però nella sua opera vengono adottate delle modifiche:
o Inizia con un coro funebre nel quale si inserisce Orfeo, Euridice già morta e manca quindi la festa
iniziale;
o Nel secondo atto siamo nell’oltretomba. Abbiamo però una novità:
✔ Il primo quadro, infernale dove Orfeo deve affrontare le furie, che placa con il suo canto. Inizia
con un’introduzione strumentale, che già è una danza, dove vi sono il coro, che canta, e i
ballerini, che danzano. Arriva Orfeo, gli viene detto No dalle furie quando chiede indietro
Euridice. Alla fine però le furie si impietosiscono e lo lasciano passare. Alla fine è posta la
danza delle furie;
✔ Il secondo quadro, che è quasi virgiliano poiché nell’Eneide c’è l’eliso, dove ci sono gli spiriti
beati ed Enea incontra Anchise che gli rivela le sorti future di Roma. Qui Euridice è in questa
sorta di paradiso pagano e viene restituita ad Orfeo.
o Nel terzo atto siamo in un intermondo tra i mondi, e c’è la parte più fedele del mito, poiché
Euridice si dispera perché Orfeo non la guarda, ma lui per non offenderla la guarda e lei muore.
Amore appare e la fa risorgere di nuovo;
o Si conclude alla francese con un balletto.
⇨ I personaggi sono solo tre (più un’aggiunta):
⇒ Orfeo;
⇒ Euridice;
⇒ Amore, che dice ad Orfeo di poter scendere negli inferi per recuperare l’amata e a spiegargli la
condizionale di non guardarla;
⇒ Il coro in aggiunta, che rappresenta tutti gli antagonisti (Caronte, Plutone, Proserpina).
⇨ Ci sono due aspetti “classici”, per i quali possiamo dire che questa rappresentazione è ancora figlia del
suo tempo:
» Una sinfonia, pezzo festoso (Gluck inventerà la sinfonia ad opera, quella che introduce al
dramma);
» La parte di Orfeo è scritta per un castrato, di nome Guadagni.
⇨ Troviamo la danza mescolata al coro (fattore che non ritroveremo più). Ricordiamo il balletto di Pina
Baush che ne fece uno anche su Ifigenia Intauride.
Potrebbe essere rappresentata come un cammino dall’inferno al paradiso.
L’opera ebbe varie riprese:
▪ A Parigi nel 1800, ad opera di un grande stimatore di Gluck, Hector Berlioz. Fu un adattamento, dove
la parte di Orfeo fu affidata a un soprano donna, senza toccare l’orchestra ma facendo solo dei tagli;
2. Alceste, del 1767, opera manifesto della riforma, ma meno importante dell’Orfeo ed Euridice. Ma presenta
tratti dell’opera tradizionale; L’Alceste fa sia un passo avanti, che uno dietro rispetto la riforma:
⇨ Il coro è presenta ma la danza no;
⇨ Ci sono personaggi secondari, che mancano dell’Orfeo e Euridice;
⇨ La severità appare più evidente, tanto che in Italia apparve lugubre, e non fece successo. Gluck
scrivendola per Parigi la alleggerì, aggiungendo dei balletti;
⇨ Il mito tradizionale di Alceste è quello della donna che offre la sua vita per salvare quella del marito,
nonostante fosse madre di due figli. Gli dei avevano decretato che il marito poteva non morire solo se
un’altra persona si sarebbe offerta al suo posto. Alceste appare solo in una scena quella nel quale ella si
congeda dal marito, fatto (che qualcuno morisse per lui) che l’uomo trovava naturale, essendo un re ma
si arrabbia con i genitori perché erano vecchi, e poteva offrire la loro vita. Nella tragedia viene accolto
come ospite durante un banchetto Ercole, che festeggia ma i servi gli dicono la situazione della regina.

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Egli allora sconfigge il dio della morte e riporta Alceste al marito, velata e muta (per il fatto che gli
attori erano due, e poi tre con Euripide).
In Gluck cambia: Alceste è sempre presente nell’azione, è la prima donna eroina nel senso eroico del
termine, e per questo sarà modello della Leonora del Fidelio di Beethoven. Ercole non c’è ma Apollo
si, che la fa resuscitare (deus ex machina);
⇨ Vi è l’overture gluckiana, che preannuncia lo spirito dell’opera, è in minore, quindi lugubre e tragica
che sfuma nel coro inizia. Ne ha scritto solo due, oltre quella dell’Alceste, quella dell ’Ifigenia in
Tauride;
⇨ Ci sono recitativi secchi, al contrario dell’Orfeo e Euridice.
Abbiamo una prefazione all’Alceste, che dedica a Leopoldo II di Toscana. La dedica a questo personaggio
perché Calzabici era toscano, livornese, e Leopoldo II era figlio di Mariateresa, fratello di Giuseppe e
diventerà imperatore dopo la morte del fratello, evento per il quale Mozart scriverà la sua versione de La
clemenza di Tito. Era un sovrano illuminato, tanto che la Toscana per prima abolì la pena di morte, ed era il
luogo dove nacque l’opera italiana. La prefazione fu scritta per la prima stampa dell’Alceste, nel 1769, al
fine di spiegare le ragioni della sua “riforma”.

Con la prefazione Gluck, riferendosi non solo all’opera italiana ma a tutta la scena del dramma musicale in
quanto tale, afferma che:
» Un teatro moderno esigeva che la musica dovesse essere a stretto sevizio della poesia e dell’azione,
mentre nel modello italiano predominava l’esatto contrario. Quindi niente arie col da capo che
interrompevano l’azione e niente ornamentazioni superflue;
» Maggior peso dato all’orchestra;
» Overture non più concepita come generico segnale d’inizio, ma come introduzione all’atmosfera
del dramma;
» Grande importanza al coro, come nella tragedia greca;
» Solenne semplicità del racconto, con l’abolizione dei consueti complicati intrighi;
» Ampio spazio ai recitativi accompagnati.
3. Paride ed Elena. Esso:
⇨ In Gluck la storia è meno scandalosa perché Elena non era più moglie di Menelao ma già compagna di
Paride, c’è un lungo duettare;
⇨ Torniamo con i soli tre personaggi, come le origini;
⇨ Non ebbe successo perché il dramma, nonostante le belle musiche, non era coinvolgente, e come Verdi,
quando un’opera non riscuoteva successo, decideva di andare via. Così andò a Parigi, città molto
importante all’epoca.

Nel 1764 Durazzo va via, potendo assistere solo all’Orfeo e Euridice.


Ci fu l’allontanamento di Calzabigi nel 1771, ma anche di Gluck nel 1763 che non riscosse successo da
quest’ultima opera, quando mise in scena Il trionfo di Clelia di Metastasio per l’inaugurazione del teatro di
Bologna.

Nel 1774 va a Parigi, centro propulsore della cultura e del giornalismo, e approfitta della fama che gli viene data (in
quanto viene accolto con grandi lodi) per pubblicare:
⇨ Ifigenia in Aulide, ripresa da Euripide. È il sacrificio della primogenita di Agamennone, Ifigenia, voluto da
Diana che era stata offesa e per questo le navi non potevano partire per Troia. Nella maggior parte dei
racconti Ifigenia viene uccisa. Euripide, che era solito continuare i racconti, narra però che Diana la salva
portandola in Tauride, dove diventa sacerdotessa di Diana, ma il fratello la va a riprendere (c’è quindi
un’Ifigenia in Aulide e un’Ifigenia in Tauride sia di Gluck, che di Euripide). In questa:
» Il coro recitava;
» Il costume storico, ripreso dall’originale. Siamo nell’epoca dell’archeologia e di Whinckelman e cerca
di riproporre fedelmente i personaggi, e tutto il resto dell’aspetto estetico e musicale.
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Inoltre ebbe grande successo. In quest’opera i balletti erano due, uno nel secondo atto e uno alla fine.
⇨ Orfeo ed Euridice con:
» La parte di Orfeo riscritta per tenore, con passi virtuosistici aggiunti;
» Le danze ampliate e raddoppiate, sia quelle dei demoni e degli spiriti beati, sia quella finale.
⇨ Alceste, che venne pubblicata nel 1776. È presentata:
» In una versione meno uniforme e lugubre, più radicale. I festeggiamenti per la guarigione di Admeto
sono ampi e decorati da un grande balletto;
» Riappare Ercole come nella tragedia, ma con un ruolo più ridotto, che salva Alceste. Il tutto si conclude
con un balletto;
» Fu fatta in una versione diversa da Calzabigi e se ne discosta completamente, tanto che fu fatta in
italiano il libretto era una tradizione tedesca che prescindeva completamente dalla versione di
Calzabigi;
» Il costume storico
⇨ L’Armida, scritta nel 1777 su stesso libretto di cento anni prima, musicato da Lulli. Rientra in un filone di
musicare i libretti. A questo appartiene il Rolando di Puccini e l’Amadigi di Jhoanne Christian Bach. Però
il primo di questi esperimenti fu l’Armida di Gluck. È una presa di posizione dell’importanza della musica;
Lulli nell’Alceste dice che la musica era come un colore dato a un disegno. Qui invece qualsiasi sia il testo
è l’autore a dare il dramma;
A Parigi, epoca degli scandali, viene inventata la rivalità tra Gluck e Nicolò Piccini, che era però un suo
ammiratore. Questa rivalità era fomentata dalla corte reale, dove Mariantonietta, che a Vienna era stata allieva di
Gluck, tendeva per quest’ultimo, mentre Luigi XIV tendeva per Puccini. Nasce il tutto da un litigio per aver
composto la stessa opera:
⇨ L’Ifigenia in Tauride, portata in scena nel 1779, e rappresenta in Gluck un grande approdo. Quella di
Puccini era però su libretto differente. In quella di Gluck:
» Vengono recuperati molti aspetti della sua poetica inziale;
» È un’opera breve, più dell’Ifigenia in Aulide;
» Le danze sono poche e funzionali all’azione;
» Tutto è concentrato sulla forza delle passioni della vicenda;
» Il secondo atto è molto importante. Si svolge nel carcere dove sono stati rinchiusi Oreste e Pilade che
devono essere sacrificati alla sponda di Tauride. Oreste dice la calma implora il mio cuore, ma la
musica esprime tutt’altro, esprime terrore. C’è un andare oltre il testo;
» Lui era tormentato dalle furie per aver ucciso la madre e quando incontra Ifigenia vede nel suo volto la
madre morta.
⇨ Eco e Narciso, scritto nel 1779, anno dopo il quale, dato l’insuccesso dello spettacolo in stile pastorale,
torna a Vienna.
Tornato a Vienna, con altri intenti, avrebbe sicuramente fatto altro, ma la morte nel 1787 troncò ogni sua
intenzione.
Avrebbe fondato l’opera tedesca se non fosse morto, poiché presenta un’Ifgenia in Tauride in tedesco.

CARATTERI PRINCIPALI DELLA RIFORMA


Gli elementi principali della riforma:
❖ C’è sempre il mito, come lo è stato anche per la nascita dell’opera, della tragedia greca. Di questa
nell’opera di Gluck mancava:
o Il coro greco, che cantava e danzava. Ancora oggi solo i personaggi del m1usical lo fanno. Ai tempi di
Gluck non era possibile. Nell’Orfeo e Euridice egli volle i ballerini e il coro, che all’epoca era ancora
immobile, solo più tardi (a Parigi) reciterà;
La presenza del coro e della danza, che erano assenti in Metastasio, dove in particolare il coro era
sporadicamente inserito (secondo lui era “una banda di sfaccendati”). Quando Gluck fece La clemenza

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di Tito a Napoli eliminò tutti i cori di Metastasio. Mentre in tutte le altre per Gluck il coro sarà
fondamentale.
❖ Rispetto Metastasio in Gluck vi è il deux ex machina, ovvero la storia non è sciolta dagli umani ma dagli
dei che offrono una soluzione;
❖ Tanta era l’importanza della danza in queste opere che spesso esse vennero fatte da grandi coreografi,
talvolta esclusivamente come balletti, come nell’Orfeo e Euridice di cui una danza moderna fu fatta da Pina
Baush. Nella danza erano frequenti gli Unisoni, che nell’estetica barocca indicava qualcosa di minaccioso,
di duro. Alla fine dell’800 diventerà qualcosa di sensuale (danza delle furie in Orfeo e Euridice);

❖ Con il 1700 vi è la rinascita dell’arte classica in contrasto con il barocco, e anche la musica, e in particolare
Gluck, adotta queste nuove influenze classiche;
❖ Siamo nell’epoca dell’archeologia e un altro elemento della poetica di Gluck è il portare veramente in
scena l’Orfeo o Alceste. Nell’800 venne fatta una critica nei confronti dei personaggi di Metastasio, che si
comportavano come uomini del loro tempo. Invece in Gluck i personaggi aderiscono di più a ciò che
rappresentano.
❖ La musica doveva allinearsi alle altre produzioni artistiche;
❖ Avversione alle regole prefissate Nell’opera non doveva esserci uno schema fisso, si poteva cambiare se
necessario per creare emozione o se il dramma lo richiedeva, per questo Gluck fu per i romantici un punto
di riferimento, anche se per rappresentarlo dovettero in qualche modo modernizzarlo. Bisognava fare ciò
che la vicenda richiedeva.
❖ Avversione per l’aria col da capo perché è illogico trascurare la seconda parte e ripetere la prima per due
volte;
❖ Virtuosismo dei cantanti e lo strapotere quindi dei cantanti;
❖ Con Metastasio si musicavano sempre gli stessi testi;
❖ Era impensabile un dialogo tra solista e coro nelle opere precedenti.

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L’OPERA BUFFA
ORIGINI E CARATTERI PRINCIPALI
Il termine Opera Buffa è un’etichetta, come il termine Tragedie Lyrique all’epoca di Lulli.
Nasce a Napoli e veniva cantata da attori-cantanti (più attori che cantanti). Bisogna distinguere l’opera comica che
nasce dall’inizio del 1600, poco dopo la nascita dell’opera, dall’opera buffa che ci interessa come un tipo di genere,
molto importante come influenza per la musica strumentale. È la madre di tutta l’opera, in quanto l’opera seria era
la successione di arie e recitativi, una specie di specchio di una società aristocratica messa in crisi dalla Rivoluzione
Francese. Quindi l’opera buffa è la madre dell’opera ottocentesca poiché:
● Non ci sono i castrati, tranne che negli stati pontifici dove le donne non potevano cantare;
● Vi è una tipologia vocale dei ruoli vocali: il tenore (vecchio basso) e la prima donna soprano hanno delle
scene insieme, dove la musica non appare solo per fare la morale, ma per mandare avanti l’azione. Ma gli
ensemble che fa del carattere dell’opera e l’azione è investita dalla musica e compare contemporaneamente
nell’opera seria, come nella Clemenza di Tito di Mozart, che rivoluzionò il libretto di Metastasio, rifatta
con duetti, terzetti, finale, e così via. Ma in misura comunque minore.
Con la riforma di Gluck egli tende ad eliminare i recitativi, quindi a mandare avanti, con la musica, l’azione.

Caratteristiche dell’opera buffa:


⇨ Il termine è un etichetta. Nasce a Napoli secondo schemi antichi, ma la prima messa in scena fu al teatro
dei fiorentini nel 1790, uno spettacolo in tre atti e in dialetto (come era d’uso nella tradizione popolare
locale), Patrò Calienno della Costa;
⇨ Carattere quotidiano, e soprattutto le vicende sono realistiche al contrario dell’opera seria;
⇨ Non ci sono i castrati
⇨ Ci sono dialoghi
⇨ Battibecco tra i personaggi, tipologia vocale tra i personaggi
⇨ Vi è l’uso del dialetto per le più antiche opere a Napoli, quella di Scarlatti è la più antica. Diventa però
sempre più marginale, può apparire eccezionalmente. Talvolta poteva capitare di tradurre in dialetto per
rendere più comico tutto.
⇨ L’opera buffa introduce il gusto del patetico.

LA NASCITA DELL’OPERA COMICA


Abbiamo diverse opere:
⮚ La prima apparizione ci fu a Roma, e fu quella di Alessandro Stradella, Il Trespolo tutore.

Ma le prime opere comiche nei teatri ci furono a Napoli. Il primo è il teatro dei fiorentini del 1620. Solo a Napoli
l’opera seria e l’opera buffa erano rappresentate in teatri diversi.
⮚ Nel 1722 abbiamo un’opera di Leonardo Leolo, Le zite in galera. Parla di alcuni ragazzi su un galeone;
⮚ Nel 1718 appare la prima opera comica in lingua italiana a Napoli, Il trionfo dell’onore di Alessandro
Scarlatti (unica sua opera comica), dove vi è anche un quartetto, una delle pagine più notevoli dell’opera,
anticipazione di forme future.

Il genere che si fa coincidere (da rivedere) con la nascita dell’opera buffa sono gli intermezzi. Ciò avviene con la
riforma di Apostolo Zeno all’inizio del 1700, che toglieva le parti comiche dall’opera, relegandole proprio negli
intermezzi. La riforma di Apostolo Zeno riguardava soprattutto modifiche inerenti al libretto:
» I personaggi comici ci sono ancora, erano due o tre. Vediamo che inizialmente riflettevano quelli
dell’opera seria, e quindi vediamo spesso una vecchia alle prese con un giovane. Nel 1600 i personaggi
comici erano spesso le nutrici interpretate da tenori, e i paggi fatti invece da voci femminili. Ben presto la
cosa si inverte e rimane la categoria fissa della figura del vecchio che corteggia una giovane;
» Si creano vicende autonome rispetto l’opera in corso, mini opere (intermezzi), in cui si recitava e con cui
comincia a configurarsi l’opera buffa;
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» L’opera buffa è ambientata in un’atmosfera quotidiana. Con la riforma di Apostolo-Zeno, che prosegue poi
Metastasio, l’opera seria era aulica, ispirata alla mitologia o ai poemi cavallereschi. Adesso cambia;
» L’autore del testo degli intermezzi era diverso, poiché vi era una specializzazione (chi delle cose auliche o
drammatiche chi delle cose comiche). Metastasio scrisse solo un lavoro di questo genere, per il suo primo
lavoro La Didone abbandonata, ovvero gli intermezzi L’impresario delle canarie. E sarà un genere molto
frequente nell’opera buffa che arriverà fino all’800, dell’opera che mette in scena se stessa, riguardo i
capricci dei cantanti, gli imbrogli degli impresari. Però egli scrisse solo questo. Gli altri che abbiamo sono
in genere di autori diversi.

Gli intermezzi più famosi, rimasti in repertorio e che ebbero una fortuna ancora nel loro secolo, sono quelli de La
serva padrona di Gennaro Antonio Federico, musicata da Pergolesi, che si trovavano tra un atto e un altro di
un’opera Il prigionier superbo del 1733, sempre di Pergolesi. Quest’opera:
● Ha tre personaggi, due cantanti e un mimo;
● Ci sono i travestimenti, elemento tipico anche dell’opera buffa (anche in Mozart in cui non esistono opere
buffe nelle quali almeno un personaggio non si vesta);
● Abbiamo due atti:
1) Nel primo atto si presenta Umberto, signore attempato, con la sua cameriera, Serpina, la quale
decide sempre tutto in casa (quando mangiare, dormire) e lui, stanco di questa tirannia, decide di
sposarsi per togliere di mezzo la serva. Serpina però si propone come moglie, inizialmente lui dice
di no ma poi comincia a cedere a causa dell’insistenza della donna;
2) Nel secondo atto c’è Vespone, un servo muto che Serpina fa mettere dalla sua parte e fa travestire
da Capitan Tempesta, dicendo a Uberto di voler sposare questo uomo violento. Lui pensa che lo sia
realmente, e lei canta un’aria patetica dicendo al padrone di non dimenticarla. Finché arriva con il
suo personaggio da Umberto, che dice a quest’ultimo di volere una dote che l’uomo però non può
dare, a meno che lui non sposi Serpina in quel momento. All’epoca bastava solo darsi la mano per
“sposarsi” e così i due si sposano e Vespone si smaschera.
● La serva padrona fu protagonista di un famoso patto nel 1752 a Parigi quando fu presentata da una
compagnia italiana, che scatenò la Cerelle de Buffon, ovvero i filosofi francesi dissero che l’opera italiana
rifletteva la naturalezza, mentre quella francese, ambientata nella mitologia era artificiosa. Quando Gluck
arrivò a Parigi erano ancora vivi gli ultimi bagliori di questa polemica.
● Alla fine del 1700 Giovanni Paesiello musicherà lo stesso libretto di Federico per la corte di Pietroburgo.
Qui non esistono più gli intermezzi, ma viene fatta come piccola opera a se stante.

Si specializzerà negli intermezzi il più importante commediografo e librettista italiano, Carlo Goldoni. Scrisse La
Malasunta ma poiché non rifletteva le regole per via delle arie della prima, seconda, terza donna e degli altri
personaggi, non venne accettato. Come librettista invece ebbe grande successo, fu musicato varie volte da diversi
musicisti. Il mondo della luna fu musicato da Paesiello e da Hyden. Goldoni disse che l’esercizio di scrivere
un’azione drammatica per due sole persone era stato per lui fondamentale. In Goldoni non ci sono travestimenti
nelle sue opere buffe.

Di Goldoni abbiamo il libretto La buona figliuola, prima musicato da un compositore ma senza esito, poi da Nicolò
Piccini con cui ebbe un grande successo. Venne rappresentata allo scomparso Teatro delle dame, a Roma nel 1760.
La buona figliuola deriva da una commedia scritta da Goldoni, La Pamela, che derivava a sua volta da un romanzo,
Pamela, di Richardson, un autore del 1600. Quella di Richardson parla dell’amore di un nobile per una serva della
sua casa, un amore vero. Il signore ha opposizioni in famiglia come era consuetudine, ma alla fine la sposerà.
Era qualcosa di scandaloso, tanto che Goldoni nell’adattare la storia al suo libretto la rende più accettabile per i suoi
tempi, dimostrando che Pamela era figlia di un nobile e cosicché il signore poté sposarla tranquillamente.

Dal punto di vista tecnico dei due generi, tra la commedia e il libretto c’è una grande distanza. La commedia è a
lieto fine, ma è un dramma abbastanza fosco, il marchese è un personaggio nevrotico, il padre nobile di Pamela è
pieno di virilità, e si svolge in una casa di Londra.
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Mentre nel libretto siamo in una casa di campagna. Ne La buona figliuola il signore è un personaggio brillante. Qui
Pamela di chiama Cecchina, ed è un personaggio patetico (crea un contrasto che avrà fortuna in seguito, con l’apice
in La Cenerentola di Rossini-opera comica, con Cenerentola che è però un personaggio dolce e malinconico) la
quale nobiltà viene rilevata da un soldato, personaggio buffo. C’è un’atmosfera più buffa.
Abbiamo detto che La buona figliola venne presentata nella seconda metà del 1700, e cominciano ad apparire i
primi duetti, terzetti, ma non i grandi ensemble, che arriveranno solo dopo il 1770. Le opere buffe più conosciute
(di Mozart o Cimarosa, Paesiello, appartenente all’ultima generazione napoletana) ne sono ricche. Di Cimarosa
abbiamo ad esempio Il matrimonio segreto, presentata a Vienna dopo la morte di Mozart.

Essendo rappresentata a Roma c’erano i castrati, poiché le donne non potevano cantare. Il Teatro delle dame, dopo
Tor di nova e poi dopo quello di Apollo, era il più importante. Cecchina era un castrato e ciò spiega il perché ci
fosse un personaggio maschile interpretato da un soprano, cosa anomala poiché in genere poteva esserci una donna
nei panni di un ragazzo come Cherubino in Le nozze di Figaro, o Beppe in La Gazzaladra di Rossini. Qui abbiamo
un cavaliere che era un soprano. L’opera ebbe un grande successo.

Esiste Cecchina, un luogo di mare vicino Roma, ed è il nome della donna da cui proviene il nome del luogo.
La pazza per amore di Paesiello anche ha avuto molta influenza sul costume, dove anche qui vi è un personaggio
molto dolce, una donna, che impazzisce perché non può sposare l’uomo che ama.

Un’altra tipologia dell’opera buffa è del buffo, erede dei primi cantanti, più attori che cantante e che mantenne una
sua specificità rispetto al cantante di opera seria. Il buffo doveva avere una lingua sciolta, era in genere il servo, ma
divenne anche il vecchio, il padre, il tutore, un personaggio comico.
Si sviluppa alla fine del 1700, ma più nel 1800, una specie di virtuosismo del buffo, una sillabazione veloce. Ne è
un esempio in Le nozze di Figaro di Mozart, don Bartolo che esegue nell’aria della vendetta la sillabazione veloce,
in un modo più mode.rato rispetto Il barbiere di Siviglia del 1816 di Rossini, con cui siamo sempre con Don
Bartolo (venne scritta dopo Le nozze di Figaro di Mozart).

Ha portato il genere alla perfezione Mozart, soprattutto con la trilogia da Ponte, opera buffa che compose su
libretto di Lorenzo da Ponte: Le nozze di Figaro, il Don Giovanni e Così fan tutte.

A portare il genere al parossismo fu Rossini che scrisse più opere serie che buffe, anche se alla sua epoca l’opera
seria aveva le stesse caratteristiche dell’opera buffa, ma non la stessa tipologia vocale (non c’erano i castrati, ma tre
o quattro tenori) e andrà avanti fino a Donizetti lo porterà al fine. Continuerà comunque a vivere nel 1800, ma con
autori minori. Il comico era sempre apprezzato ma non interessa più grandi musicisti. Verdi scrisse solo due opere
comiche: Un giorno di regno, nella sua giovinezza (che fu un fallimento all’epoca, ma poi fu rivalutata in tempi
recenti), e Falstaff, alla fine della sua vita nel quale ci può essere ancora un ricordo delle strutture dell’opera buffa
(siamo nel 1893), ma venne scritta in tutt’altro modo.

L’OPERA BUFFA DI FINE 1700


Risale a Mozart, ai napoletani di ultima generazione e infine a Rossini.
Essa ha diverse caratteristiche:
● Gli atti da tre diventano due; Nelle nozze di figaro sono quattro me è come se fossero due.
● Inizia sempre con un’overture, una sinfonia, che ormai è in un tempo allegro, ed è un pezzo in genere
vivace. Dopo c’è una serie di numeri intercalati da recitativi secchi. Ancora nel 1800 in un’ultima opera di
Donizetti, L’elisir d’amore, opera buffa anche se patetica, ci sono ancora i recitativi secchi che nelle sue
opere, melodrammi tragici (con lui non si può parlare di opera seria) non ci sono più, ma nell’opera buffa
continuano ad esistere. Nell’ultima opera buffa di Donizetti, il Don Pasquale, i recitativi secchi non ci sono
più. In questo c’è l’apoteosi della sillabazione veloce che fece fare a due “buffi”, a Don Pasquale e a
Malatesta.
● Ci sono arie, che possono essere buffe o di grande azione, ma possono essere anche arie patetiche, perchè i
cantanti erano gli stessi che cantavano nelle opere serie, quindi i cantanti volevano avere i loro grandi
momenti nelle arie von i virtuosismi;
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● Ci sono molti pezzi d’insieme (duetti, terzetti, quartetti, quintetti e sestetti);
● Il culmine dell’opera buffa è il finale, che all’epoca di Mozart erano due (finale primo e secondo). Era una
macrostruttura nel quale vi erano una serie di pezzi, non alternate da un recitativo, e caratterizzata
dall’entrata di molti personaggi gradualmente finché si crea una gran confusione, il momento di crisi, che si
doveva sciogliere nell’atto seguente.
In Mozart entrambi gli atti hanno un finale, il primo era il più importante, mentre con Rossini questo
secondo finale scompare, e resta il primo finale che chiude il primo atto, e il secondo si chiude o con
un’aria virtuosistica come in Cenerentola o come in il Barbiere di Siviglia con dei couples.
In Rossini c’è sempre l’introduzione all’inizio dell’opera che era come un finale. In Rossini sia
l’introduzione che il finale finiscono con un ensemble brillante. Nell’introduzione in genere vi è solo la
parte veloce. In Mozart ve ne sono due di introduzioni, una nel Don Giovanni e uno in un’altra, che è
un’opera tedesca ma che assume la forma italiana, Il flauto magico. Ma in quelle di Mozart non vi è il coro,
sempre presente in Rossini. In Il barbiere di Siviglia l’azione della commedia viene modificata creando
delle incongruenze perché bisognava introdurre il coro.

Quindi:
1. Nel primo atto c’è l’introduzione che comprende:
▪ La sinfonia d’apertura (nel 1700 non sempre, ad esempio con Rossini si);
▪ Successione di arie, duetti, terzetti quartetti (più personaggi). In realtà questa parte poteva
comprendere di tutto, l’importante è che non ci fossero pezzi separati da recitativi secchi;
▪ Il finale primo. In Rossini vi è la conclusione rapida, il finale vorticoso, in Mozart no;
2. Nel secondo atto vi era:
▪ Un recitativo secco, con cui le opere serie iniziavano sempre, al contrario dell’opera buffa che iniziava
con la musica (eredità che questa darà all’opera ottocentesca);
▪ Successione di arie, e altro, come nel primo atto;
▪ Con Mozart abbiamo il secondo finale, con Rossini, con cui il secondo atto era meno lungo e
importante del primo, finisce il modo più semplice;

Mozart scrisse da bambino la sua prima opera buffa, su libretto di Goldoni, poi diede più la preferenza ad altri
generi, fino all’apice della trilogia da Ponte. Il Don Giovanni venne fatto a Praga e poi a Vienna.

Un terzetto famoso tratto da Il barbiere di Siviglia di Paesiello, presentata a Pietroburgo, conosciuta e ammirata da
Mozart che scrisse come suo seguito Le nozze di Figaro. Viene vista come la causa del fiasco de Il barbiere di
Siviglia di Rossini. Su questo fiasco ci sono delle teorie, fu sicuramente macchinato perché poi la sera successiva
ebbe un grande successo, forse ingegnato da Paolina Borghese, grande ammiratrice di Paesiello.

Abbiamo poi un pezzo che Rossini conosceva talmente bene che non volle sfidare Paesiello in ciò, Il terzetto degli
starnuti dal barbiere di Paesiello. Don Bartolo torna, chiama due uomini servitori e chiede notizie della pupilla, se
fosse venuto il barbiere, ma i due, storditi con il tabacco, uno sbadiglia e l’altro starnutisce. Questo è un recitativo
secco. Era qualcosa di caricaturale, ma non poteva essere in un’opera seria.

Di Mozart abbiamo il sestetto nel secondo atto, molto famoso. C’è Figaro che deve sposarsi con una ragazza, al
servizio del Conte d’Almaviva il quale si rivela un traditore e donnaiolo che trascura la moglie. Vuole sedurre
questa ragazza prima che si sposi con Figaro. Egli fa di tutto per sventare ciò con l’aiuto della contessa, moglie del
Conte d’Almaviva. In tutto ciò c’è Don Bartolo che vuole vendicarsi del Conte che le ha portato via la sua pupilla,
don Basilio e Marcellina, questa vecchia istitutrice che diventa Berta nel Barbiere di Rossini, che aveva fatto un
prestito a Figaro e se questo non fosse stato in grado di restituirglieli, avrebbe dovuto sposarla. Fanno di tutto per
fargli sposare la vecchia, sventando il matrimonio con Susanna. In questa scena con il sestetto si scopre però che
Figaro è il figlio di Don Bartolo e Marcellina, e il Conte allora si arrabbia. Abbiamo in scena quindi Figaro, Don
Bartolo, Marcellina, Don Cursolo, che è il giudice, Susanna.
Abbiamo qui un ensemble tipica dell’opera buffa.

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LA FORMA SONATA E I CLASSICI VIENNESI

CARATTERISTICHE DELLA SONATA


La sonata, che deriva dalla canzone (la quale deriva dal madrigale), ha avuto un’evoluzione bel precisa;
❖ Nasce nel 1600 con le forme clavicembaliste e organiste ed era formata da vari movimenti diversi dentro
una composizione omogenea;
❖ Più tardi nel barocco la sonata si evolve e si divide in:
» Sonata da chiesa, in 4 tempi, dove spesso vi erano delle danze;
» Sonata da camera che in genere prevedeva 4 danze.
Questa distinzione oggi viene contestata, anche se è autografa (perché gli autori specificavano se la sonata
fosse da chiesa o da camera). Con il barocco c’è il concerto in 3 vivaldiano, quello di Corelli 4 e 5 e 6
movimenti e rispettivamente Bach e Hendel si sono rifatti ad essi rispettivamente. Composizione in più
movimenti così ereditata dal periodo galante.
Con la diffusione del piano a livello amatoriale e borghese si moltiplica la produzione e c’è il fattore economico,
infatti prima erano i musicisti a dover pagare le pubblicazioni (palestrina sposa una ricca signora), adesso
nell’epoca classica sono gli editori a pagare loro. L’autore vende all’editore, e talvolta al miglior offerente, e questo
perché la musica si diffonde.
Il punto cruciale di questa evoluzione è il periodo classico che vede Hayden, Mozart e Beethoven, attivi a Vienna e
dintorni, come protagonisti. Per questa ragione vengono chiamati classici viennesi.

Un classico è qualcosa che ha forme che resteranno un modello per tutti i decenni a venire, come sarà per la musica
in questo periodo. E Mozart rivoluzionerà l’idea di musica e compositore che si aveva.

Le varie forme strumentali erano:


● Sonata per piano solo, violino o violoncello e piano;
● Nella musica da camera il trio, violino, violoncello e piano, propaggine dell’antico concerto per violino e
basso continuo, infatti il violoncello raddoppia il basso del piano (strumento principale, il violino decora il
tutto). Beethoven porterà a uguale dignità i tre strumenti;
● Il quartetto d’archi (forma per eccellenza), 2 violino, viola e violoncello, di cui tutti e tre i classici sono
stati grandiosi, Hayden soprattutto, Mozart si ispirerà ad Hayden e Beethoven li supererà in inventiva;
● La musica per orchestra, la cui forma per eccellenza era la sinfonia;
● Concerto prevalentemente per piano e orchestra, ma anche per violino e orchestra;
● L’overture, che aveva una funzione pratica con i classici di Vienna-apriva un’opera o un balletto, con
Beethoven una sinfonia in un movimento, un genere a se stante, tale era la sua eleganza.

Tutti questi pezzi sono in genere in 3 o 4 movimenti; la sonata, il trio il concerto sono in tre, il quartetto e la
sinfonia in quattro, e questi ultimi conservano una traccia della suite, infatti al terzo posto c’è una danza, un
minuetto con Haydn e Mozart, mentre vi è lo scherzo con Beethoven (che in realtà è un minuetto ma più rapido ed
è l’unica parte di una sinfonia che ha una forma di danza. Essa riceve influenze dalla forma sonata, tutti gli altri
tempi possono esserlo, però in genere il primo movimento è in forma sonata).
La forma sonata, non è la sinfonia in quattro tempi ma è un tempo, riguarda una struttura musicale e non un
insieme. Questa forma sonata raggiunge riconoscibilità con Hayden, e per questo veniva chiamato papà anche da
Mozart, perché padre di questa forma, che avrebbe assicurato e dato tanti frutti alla musica.
Essa nasce in diversi punti e situazioni si profila in epoca galante, in diversi luoghi come Francia e Italia, però fu
portata avanti dai 3 grandi. Beethoven cambierà la visione della musica in generale, apportando modifiche alla
sonata.

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LA SONATA E LA FORMA SONATA
Abbiamo delle differenze tra:
⇨ La Sonata, formata da 3 o 4 movimenti e scritta per uno strumento a tastiera, già di per se completo, o
eventualmente per due strumenti (violino e pianoforte ad esempio);
⇨ La Forma-sonata, indica la forma iniziale dell’allegro di una sonata ma anche di un quartetto, di un trio o di
una sinfonia;
● In particolare il termine forma indica la successione delle parti di cui il brano si compone.
⇨ Il Tema, un disegno musicale che si trova all’inizio della composizione e che viene poi ripresa, elaborata,
sviluppata. Indicava però anche uno strumento atto a definire fin dall’inizio il carattere o l’affetto
dell’intero brano.

La forma sonata nasce come una forma di danza in due parti. Di nuovo è che ci sono più temi, anche nel barocco
potevano esserci in un movimento, ma qui c’erano prevalentemente anche due o tre temi che corrispondevano a un
percorso tonale preciso. I temi che sono validi per tutte le forme sopracitate.

Per quanto riguarda la forma-sonata abbiamo in grandi linee:


1) Primo tempo alla tonica. È un Allegro, in forma-sonata quasi sempre, ma ci sono eccezioni (il Rondò alla
turca di Mozart, dove c’è un movimento di un tema con variazioni). L’allegro solitamente era ricco di
tensioni, non poteva perciò avere un finale lieto, che era da prassi all’epoca, per cui lasciava in sospeso gli
ascoltatori.
Secondo la regola generale degli allegri che seguono la forma-sonata possiamo individuare due sezioni, che
a loro volta contengono ulteriori suddivisioni:
1. Esposizione, in cui vengono enunciati i temi su cui la composizione si basa (come esposizione
della fuga, entrata del soggetto e controsoggetto-nasce con l’affermarsi della tonalità). Questa
sezione viene ripetuta due volte, tanto che è conclusa da un segno di ritornello. Inizia da una
determinata tonalità, alla tonica, e conclude in un’altra tonalità, preferibilmente alla dominante. Il
piano tonale si identifica a una faccia perché appartiene a un altro tema e su queste facce giocherà
Beethoven. Il primo tema era alla tonica, il secondo e terzo tema erano in altra tonalità
preferibilmente alla dominante, se il primo era in minore il secondo poteva essere in maggiore, per
Hayden e Mozart. Invece Beethoven, che diede uguale dignità alle tonalità maggiori e minori, non
aveva preferenze specifiche. Nella seconda viene riportato alla tonalità di base, tutti alla tonica.
2. Sezione di ritorno, dove si ritorna alla tonalità di partenza dove essa conclude senza segni di
ritornello. Questa sezione si divide in:
▪ Sviluppo, che riprende e rielabora i temi dell’esposizione, modificandoli e facendoli
passare attraverso tonalità diverse. Questa parte è una sezione di transizione e durante le
varie fasi storiche diventa sempre più invasiva. Quando parliamo della forma sonata ci
sono momenti d’infanzia, maturità e di decadenza, la maturità corrisponde a quelle nelle
quali ci sono ampi sviluppi di cui Beethoven fu maestro, mentre Mozart ne fu il padre,
Hayden fu influenzato.
▪ Ripresa, che riannuncia per intero l’esposizione senza tuttavia cambiare tonalità,
riesponendo tutti i temi nella tonalità dell’impianto iniziale. Nella conclusione c’è la coda
o può esserci e prende sempre più spazio, diventerà enorme con Beethoven con cui sarà
come un secondo sviluppo.
Questa è la costruzione che quindi viene dalla sonata galante, poiché vediamo che il contrappunto è quasi
assente e c’è una grande complessità di scrittura. Se si pensa al quartetto, genere di maggior concentrazione
dello stile classico, vi è un gioco delle voci; con Haydn e Mozart il primo violino era predominante, non
con Beethoven che da dignità a tutti e 4 i movimenti, e diversamente dal trio dove c’era una gerarchia. Nel
quartetto c’è una scrittura tendenzialmente polifonica per sua stessa natura perché non c’è basso continuo
ma classica, i temi dovevano avere una fisionomia riconoscibile. A fine ottocento, inizio novecento le

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sinfonie diventeranno con 10/12 temi (non si capiva quale fosse il primo, il secondo, il terzo) e ci sarà la
decadenza (all’origine vi è 9° di Beethoven).
Ben presto l’ultimo ritornello cade (dopo la coda), altre volte rimane come in Beethoven, non gli altri tolse
il secondo ritornello (9° sinfonia). I grandi sinfonisti del futuro metteranno ritornelli e a volte no, i vecchi
direttori non lo facevano, adesso nelle sinfonie di Beethoven si e in altre.
La musica pianistica romantica prediligerà altre forme.
Questo è il trionfo della musica tonale perché è come se le tonalità prendessero volto. Mozart è il centro
matematico della musica tonale, non quella in generale.

Una sinfonia di Beethoven ha in grandi linee:


● Decide l’autore se inserirla o meno. Il tutto può essere preceduto da un’introduzione (adagio) che
deve dare una spinta al tema. Hayden fu grande maestro di introduzioni, atmosfera misteriosa dalla
quale scattava l’allegro, Beethoven la mette nella 1,2 e 7 sinfonia e in sonate per piano come la
sonata patetica, in alcune sinfonie, in Mozart non c’è mai l’introduzione lenta, a volte in
Beethoven;
● Il primo tema (in genere ritmico, deciso);
● Un secondo più melodico; poi vi è il secondo tema dove il compositore si mette in gioco e segue
con la ripresa;
● Il terzo più brillante (questo in grandissime linee);
● Lo sviluppo il cui l’autore sviluppa i materiali che crede e diventerà sempre più grande, gli sviluppi
di Mozart sono arcobaleni cromatici, c’è un tema che viene posto in un giro tonale, in Beethoven è
più dinamico;
● Il ritorno con la ripresa che è più breve;

Abbiamo un’opera della grande maturità (anche se fatto per gioco) di Mozart, La piccola musica notturna,
pezzo per archi destinato ad occasioni disimpegnate, per giardini, serenate. Può dirsi una sinfonia in
miniatura. È in quattro movimenti, che rispecchiano lo schema della sinfonia (allegro, adagio, minuetto e
finale). È di piccole dimensioni come l’organico. Inizia con il primo tema molto deciso, per poi seguire con
il secondo e il terzo che sono uniti, seguono infine lo sviluppo, la ripresa e infine una coda. Tra il primo e il
secondo tema vi è il ponte.

Seguono dopo l’allegro iniziale della forma-sonata:


2) Secondo tempo in altra tonalità, preferibilmente alla dominante. È un Adagio o andante, ha un carattere
riflessivo, infatti non può sciogliere le tensioni del primo tempo. Può essere:
» In forma lied (ABA);
» In forma di tema con variazioni;
» In forma sonata.
Ci possono essere variante, secondo tempo della marcia funebre della Sinfonia eroica di Beethoven in
forma sonata dove tra sviluppo e ripresa inserisce un trio.

3) Terzo tempo in altra tonalità, preferibilmente alla dominante. È un Minuetto (danza in tre aristocratica per
eccellenza in cui la coppia camminava sfiorandosi la punta delle dita), che fornisce la letizia finale per
concludere il brano. Diventa scherzo con Beethoven. Con Hayden ha carattere più contadini e plebeo,
quelli di Mozart sono invece elegantissimi. Hayden ha anche chiamato scherzo alcuni minuetti, niente a
che vedere con quelli di Beethoven come sarà dopo, addirittura in quattro tempi. Minuetto e scherzo hanno
lo stesso schema:
⇨ Prima parte ritornellata;
⇨ Seconda parte ritornellata;
⇨ Trio (nell’epoca classica evidentemente erano in tre a suonare questa terza parte), che può
chiamarsi minuetto due con Bach;
⇨ Eccezionalmente può esserci una coda, come nella Sinfonia eroica di Beethoven.
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Nella Quinta sinfonia Beethoven ebbe l’idea di fare uno scherzo tragico, modello degli scherzi di Chopin e
altri che scrissero più spesso scherzi non scherzosi.
Raramente nel barocco se il pezzo con Haydn e Beethoven era in minore il secondo tema poteva essere in
maggiore, mentre Beethoven diede uguale dignità anche a tutte le tonalità.

4) Quarto tempo (finale), in forma di Rondò (parola francese italianizzata), più veloce del minuetto. Poteva
essere:
» In forma di tema e variazioni;
» In forma sonata.

I primi due tempi: b contiene in se una ripresa di a, quindi la forma sonata anche nello scherzo piò insinuarsi
un’esposizione-sviluppo-ripresa. Tutto ciò non è nella forma sonata, ma essa può insinuarsi nella prima parte dello
scherzo, facendo di b un’esposizione-sviluppo-ripresa.
Spesso i compositori, soprattutto Beethoven, hanno fuso il rondò con la sonata, creando la forma rondò-sonata. Il
rondò è un tema che ricorre intramezzato da altre cose, e il compositore usa come tema, ripropone il primo nello
sviluppo e nella ripresa per dare l’idea del rondò.
I temi sono separati in genere. Ogni tema è un blocco a se, anticamente fino all’inizio del novecento si applaudiva
anche in Italia. Ci sono eccezione come nella Quinta sinfonia di Beethoven dove il terzo e il quarto tema sono
legati. Nella Sesta vi è un movimento in più e terzo, quarto e quinto tema sono fusi tra loro.

Ascolto quartetto di Hayden op.77 n.4, scritto dopo la morte di Mozart (come le Sinfonie londinesi di Haydn),
esempio di monotematismo, in cui il secondo è il rovesciamento, parente del primo tema.

Ascolto Beethoven, sonata del 1803 denominata Aurora, non dall’autore. Presenta un primo temo e un finale
grandiosi, intramezzati da un adagio molto ristretto. Beethoven (autore della grande elaborazione tematica, ogni sua
composizione ha un carattere diverso e ben preciso nonostante scrivesse contemporaneamente varie opere) elabora
sempre, anche all’interno dell’esposizione, degli sviluppi. La forma di variazione parlando dell’Adagio della quinta
e della Nona, e scrisse anche grandiose variazioni per piano. Quelle di Mozart sono un retaggio galante, che viene
fiorito, abbellito e variato sempre in una dimensione edonistica. Beethoven riporta la v alla profondità di Bach,
dove ognuna ha una specifica struttura, può variare una frazione armonica, ma vi è lo stesso impegno compositivo.
il primo tempo è in DO min, op.58 e inizia subito con l’allegro. Beethoven si identifica con il numero dell’opera
perché siamo nell’opera nel quale i musicisti vendevano agli editori.

La musica tonale, con la forma sonata, da più orientamento, ma non del cronometro, perché a volta Mozart faceva
la falsa ripresa in quei grandiosi sviluppi, sembrava che riprendeva e invece modulava. Beethoven nell’ Ottava
sinfonia fa uno scherzo particolare, nel finale dove c’è uno sviluppo-ripresa-cosa, la coda dura di più di
esposizione- ripresa-sviluppo messi insieme, sembra che siamo arrivati alla fine, ma invece siamo a metà percorso.
Però sappiamo sempre dove siamo, perciò la musica tonale (forma sonata) fornisce orientamento e consapevolezza.

Le singole parti e le eccezioni alla regola


Movimenti

Sonata 3

Trio 3

Quartetto 4

Sinfonia 4

Concerto 3

Overture 1
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La sonata, il trio e il quartetto che fanno parte del grande laboratorio del compositore classico.
Nella musica per orchestra abbiamo la sinfonia, il concerto e l’overture.
Ascolto sinfonia
C’è il motto, ovvero un gesto sinfonico, parente del tema (quello della Quinta sinfonia è il più famoso), ma anche
no.

Solitamente nella sonata ci sono tre movimenti, ma con Beethoven la cosa poteva cambiare; all’inizio scriveva
sonate in quattro movimenti, perché le vedeva come sinfonie da camera, con lo scherzo finale quindi.
Il trio è sempre in tre movimenti come il quartetto è sempre in quattro.

Ci sono due eccezioni importanti nel Concerto, movimento in forma sonata con esposizione e ritornello
dell’esposizione:
● Vi è l’eccezione del ritornello, che non è letterale. Infatti la prima volta viene eseguita dall’intera orchestra,
la seconda volta viene eseguita con l’intervento di un solista. Da Beethoven in poi il piano appariva subito,
all’epoca faceva ancora da basso continuo e accompagnava l’orchestra, però della seconda esposizione
questa non è uguale alla prima ripetizione.
Tra la ripresa e la coda c’è la cadenza, che in epoca classica non veniva mai scritta. Beethoven le cominciò a
scrivere dopo. La cadenza in epoca classica non veniva mai scritta dal compositore, Beethoven cominciò a scriverle
dopo e scrisse anche una cadenza per il Concerto in Re minore di Mozart. Quando invece cominciò ad essere
scritta, non tutti la scrivevano come il Concerto di Brahms.

L’overture non ha il ritornello dell’esposizione e c’è sempre quello che nei tempi di sonata può esserci,
l’introduzione lenta. L’overture in forma sonata (in Mozart non sempre è così) c’è quasi sempre l’adagio
introduttivo.
Gluck decise che l’overture doveva preparare l’ascoltatore al clima dell’opera, e in Ifigenia in Aulide l’overture
sfocia subito in azione. Come nel Don Giovanni di Mozart, nell’Idomeneo di Mozart e in Le creature di Beethoven,
che somigliano molto a Gluck, l’overture sfocia subito nell’azione.
L’overture si usa sempre nel termine francese ma prima non sempre veniva usato. Hendel le chiamava sinfonia,
come in italiano.

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FRANZ JOSEPH HAYDN
LA VITA E LE OPERE DI HAYDN
Haydn (Rohrau 1732-Vienna 1809) si presenta come il primo musicista importante che sintetizza questo
movimento e le innovazioni di questo periodo, che ha come centro propulsione: 1) L’idea di elaborazione e
sviluppo dei temi, che con Beethoven avrà il suo acme, e che trova nella forma sonata il suo riscontro. Investe però
tutta la musica, il tema con variazione era in epoca galante una fioritura, elaborazione orizzontale, in epoca classica
invece assume un’elaborazione più avanzata, tornando al modello di Bach. 2) Il recupero del contrappunto barocco,
che aveva come forma canonica la fuga bachiana, la quale sopravvive solo nella musica sacra. Lo stile galante lo
eliminò, mentre venne ripreso con Mozart e Beethoven in epoca classica (prima rinascita di Bach). C’è una
complessità di scrittura che si rifà ai mezzi contrappuntistici, come la sovrapposizione di temi diversi.

Rohau si trova attualmente in Ungheria. Egli fu ancora un musicista di corte, e servì per lungo tempo una famiglia,
gli Esterahzy, che poteva permettersi la musica, in qualità di servo, come venivano considerati i musicisti all’epoca
(Mozart si emanciperà, ma pagherà ciò con la fame, mentre Beethoven metterà i nobili al suo servizio, anche se
questa posizione non continuerà a lungo, anzi i musicisti continuavano ad essere considerati servi).

La sua formazione avvenne a Vienna e fu un musicista molto prolifico. Scrisse:


▪ 104 sinfonie circa scritte gran parte per la famiglia Esterhazy e parte a Londra. Molte di queste sinfonie
hanno un nome, al contrario di quelle di Mozart e di Beethoven (con cui solo un paio riportano il nome.
Successivamente altri daranno i nomi a queste sinfonie senza titolo). Abbiamo la Sinfonia militare, di cui il
nome è dato dall’occasione per la quale fu eseguita (per la banda turca), la Sinfonia del miracolo (a Vienna
crollò un lampadario senza uccidere nessuno, ma forse è solo una leggenda). Abbiamo poi altre sinfonie
come Il maestro o La regina, le quali circostanze sono sconosciute. Le 6 sinfonie parigine portano nomi in
francese. Una di queste è chiamata la Poule, la gallina, e per il secondo tema vi è l’oboe che rifà il verso
della gallina. Questa è la n.83 ed è in sol minore, inizia in modo drammatico ma poi è un pezzo giocoso e
quindi possiamo interpretare il tono drammatico iniziale come uno scherzo;
▪ 80 quartetti;
▪ 80 divertimenti;
▪ 20 opere. Si ripropongono spesso ma non attecchiscono molto. Smise di scrivere quando in questo genere
riconobbe la superiorità di Mozart.

Haydn subì per le prime sinfonie l’influenza di Mozart, nonostante fosse molto più piccolo di lui.

Nel 1761 Haydn entrò al servizio degli Esterahzy di Galanta, famiglia ungherese che aveva fatto diversi servigi
all’impero, accumulando ricchezze e costruendo un palazzo che doveva competere con Versaille, e si trovava
vicino Vienna. I musicisti desideravano stare al servizio di qualcuno per stabilirsi economicamente, e non era il
musicista principale, il maestro di cappella, che divenne solo nel 1775.

Il signore nell’epoca della grande produzione di Haydn era Nicholaus I, detto Il Magnifico, appassionato di musica
tanto che aveva un’orchestra alle sue dipendenze, una Chiesa nel palazzo con una cantoria che poteva accogliere
l’orchestra intera, e due teatri, uno d’opera e uno per marionette. Nicholaus suonava il bariton, strumento
inconsueto a cora (simile ad una viola da gamba) oggi per il quale Hayden scrisse cose varie per compiacere il suo
signore.

Ebbe con Nicholaus un rapporto particolare perché fu al suo servizio fino alla sua morte e continuò ad abitare in
quella casa, anche se divenne famosissimo in Europa. C’era una strana dipendenza psicologica. Quindi sinfonie,
musica da camera, divertimenti per serate estive (gli Esterahzy vivevano in quel palazzo nelle calde stagioni,
mentre stavano a Vienna per il resto dell’anno. Per ascoltare un’opera ben fatta andavano in quella casa perché lì
l’opera era diretta da Haydn, che componeva e curava le esecuzioni).
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Nicholaus muore nel 1790, un anno prima di Mozart, anno fino al quale Haydn stette al suo servizio. Durante
questo lungo servizio, nel quale cercava di emanciparsi. La fama che poi ebbe Haydn lo portò a rientrare tra quei
musicisti pagati dagli editori (Artaria fu colui che pubblicò le prime opere di Haydn e l’editore più importante a
Vienna).
Ci furono tre commissioni dall’estero per Haydn:
» Commissione Massonica, perché lui aderì alla massoneria (la quale aiutava i musicisti. Oltre Haydn anche
Mozart forse aderì, mentre Beethoven no) proveniente dalla loggia olimpica di Parigi. Scrisse per questa
commissione 6 sinfonie, dette Le 6 sinfonie parigine che furono a Parigi un grande successo ma anche
novità. Luigi Cherubini, che si trovava nell’orchestra in quell’occasione, fu profondamente toccato e
cambiò la sua scrittura dopo il contatto con queste;
» Commissione di Càdice, in Spagna per la quale Haydn scrisse 7 adagi intitolati Le 7 parole di cristo sulla
croce nel 1775, con un allegro finale, che simboleggia il terremoto. Di questa composizione, adagi per
orchestra, fece due elaborazioni su testo tedesco:
⇨ Una per quartetto d’archi;
⇨ Una in forma d’oratorio, quindi con l’aggiunta di solisti e coro. Rientrano nella cerchia di questo
genere, di cui Haydn fu più importante dei suoi due colleghi classici.
» Commissione del re Ferdinando IV di Napoli, dal quale egli pensò per un periodo di potersi trasferire. Quì
abbiamo la lira organizzata, una sorta di fisarmonica, strumento a cuore per Haydn. Scrisse I trii per lira
organizzata.

Alla morte di Nicholaus I, nel 1790, Haydn abbandona la casata, anche perché il figlio Nicholaus II non aveva
intenzione di mantenere un’orchestra, quindi scioglie la cappella. Questa però veniva riunita una volta all’anno per
il compleanno della signora per la quale Haydn doveva comporre una messa per l’evento, quindi mantenne i
rapporti con la casa. Per queste occasioni egli scrisse le sue 6 messe più importanti. Per gli Esterahzy scrisse la sua
prima messa anche Beethoven.

Le principali attività dopo Esterahzy sono:


⮚ Le sue tournè a Londra che ci furono nel 1791-1792 e nel 1794-1795. Londra era un grande centro di
attività musicale. Muzio Clementi fu attivo lì ed era famosa la costruzione di pianoforti, tanto che da lì
Beethoven si fece mandare il suo piano. Era la patria del concerto pubblico, come Venezia lo fu del teatro
pubblico.
Lì Haydn fu ingaggiato dall’impresario Sàlomon, in un primo momento come compositore d’opera.
Scrisse:
▪ Orfeo ed Euridice (chiamata anche L’anima del filosofo), mai rappresentata (solo negli anni 50
del 1900 venne messa in scena ed ebbe Maria Callas come cantante, che si stava affermando);
▪ Le 12 sinfonie londinesi, tra cui vi è la 101 in re maggiore, the Clock, ripreso nel secondo tema
che ha un intento umoristico. Ha delle uscite a sorpresa, poiché la tonalità è stata usata con
l’intento di stupire;
A Londra ebbe l’impatto più sensibile e musicale rispetto quello che Mozart e Beethoven ebbero grazie
alla biblioteca di Vienna, ovvero con gli oratori di Handel, che venivano già eseguiti a Londra con
organici molto ampi già all’epoca, con enormi cori.
⮚ La sua attività a Vienna, presso il quale lo stesso Beethoven studiò. Lì scrive:
▪ Il suo testamento;
▪ I due oratori tedeschi:
» La Creazione, del 1798, di questa fu fatta una versione italiana. Alla sua prima esecuzione
sedeva Beethoven al cembalo, all’epoca allievo di Haydn. L’inizio doveva rappresentare il
caos, e per fare ciò egli dovette rappresentare il virtuosismo ricomponendo un pezzo
atematico. Il modello dell’Adagio sono gli adagi introduttivi delle sue sinfonie;
» Le Stagioni, del 1800. Di questo il libretto è stato molto elaborato, non ha nessuna
somiglianza drammaturgica degli oratori di Handel, e ci sono tracce della massoneria, cosa
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che con lui non avevano avuto a che fare. È in 4 parti, commentate da contadini al servizio
di un “buon signore”. Ci sono anche affermazioni religiose e morali. Prima di queste egli
scrisse un oratorio italiano, Il ritorno di Tobia, del 1784, ripreso anche di recente.
▪ I suoi ultimi 9 quartetti per archi composti tra il 1797 e il 1799. Egli fu un quartettista come gli
altri due classici viennesi;
▪ Le ultime 6 messe per la famiglia Esterahzy, tra il 1796 e il 1804.

Il suo successo è dato da una musica “complessa” rispetto quella galante. Egli non fu seducente dal punto di vista
melodico, ma spiritoso e anche orecchiabile. Il suo punto forte e originalità era quindi l’elaborazione tematica, che
in epoca classica era il punto cruciale del comporre. In Europa era famoso, si affermò e venne riconosciuto grande
anche dalla società. La sua però era una condizione di “servitù”, tuttavia era famoso per la complessità della sua
musica. Il suo era un fattore singolare.

Egli può essere considerato più popolare e rustico di Mozart (sempre nella sapienza e nella consapevolezza
musicale), il quale era più aristocratico e i quali minuetti riflettono ancora la danza di corte.

Gli oratori di Haydn. Mozart ne scrisse uno per salvare la sua grandiosa messa, che se l’avesse completata sarebbe
stata la più grandiosa insieme quella di Bach, ma non aveva la possibilità di farla eseguire, e riadattò Il David
penitente alle le sue musiche aggiungendo delle arie in uno stile completamente diverso. Beethoven ne scrisse uno
che all’inizio dell’800 era una delle sue opere più famose, Il monte degli ulivi, scritta sotto l’influsso degli oratori
haendeliani, conosciuti a Londra. È in tre parti, come quelli di Haendel, ma la terza è completamente diversa dalle
prima due, si assiste alla fine del mondo con tre angeli che raccontano la settimana della creazione fino alla
creazione dell’uomo. La terza parte riguarda Adamo ed Eva dell’Eden, ma non si accenna alla cacciata dal
paradiso.

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WOLFGANG AMADEUS MOZART
LA VITA E LE OPERE DI MOZART
Mozart nasce a Salisburgo nel 1756 e muore a Vienna nel 1791. Egli fu un genio, un prodigio. Era figlio di un
musicista, Leopold, che scrisse un importante trattato per violino e la Sinfonia dei giocattoli e, con Mozart anche la
sorella Nannerl era un prodigio.
Ebbe un’educazione musicale, ma il padre fu molto ingombrante, contro il quale egli probabilmente si ribellò. Egli
morì in circostanze misteriose, egli era fissato di essere stato avvelenato, e secondo queste tesi morì per stanchezza
e debolezza. Ma secondo altri venne realmente avvelenato. C’è anche il mistero del funerale con sole cinque
persone presenti, tra le quali neanche la moglie era presente, e seguito poi dalla fossa comune dove venne
seppellito.

Venne visto sempre come un eterno fanciullo, anche se non corrisponde propriamente al vero. La sua fanciullezza
fu però importante soprattutto poiché viaggiò molto, e conobbe grazie a ciò molti musicisti e maestri. Di questi
viaggi sappiamo che egli visitò diversi posti della Germania, Parigi (seconda tournè da adulto), Londra e in Italia
dove visitò Milano, Roma, Venezia, facendo sempre capi all’arcivescovo presso cui stava.
Salisburgo all’epoca era una città quasi feudale, aveva un signore, che era l’arcivescovo presso il quale prestava
servizio Mozart. Egli scrisse:
▪ Soprattutto per Chiesa, dove vi era molta attività musicale, Il mottetto più famoso lo scrisse a Milano
Exultate, Jubilate e il famoso Alleluia, scritta per un castrato del Duomo di Milano;
▪ Per i divertimenti, quindi musica destinata alla corte.
All’epoca l’Opera era il genere più scelto, e le sue sono “perfette”. Ma fu anche il primo sinfonista, più di Haydn
che ne aveva già scritte diverse, ma Mozart nei suoi grandi sviluppi influenzò lo stesso Haydn che nelle sue
Sinfonie londinesi subì molto l’influsso di Mozart, e amava molto le voci femminili, si innamorò di Aloysia Weber,
che aveva grandi possibilità vocali. Lo fece soffrire, ma lui sposò la sorella, Costanze Weber.

Per quanto riguarda i suoi viaggi, vediamo:


● In Germania, una tappa importante, con la sua prima grandiosa opera, L’Idomeneo, scritta per il teatro di
Monaco. L’orchestra di Mannhein eseguì questa opera che si rifugiò in questo teatro. È un’opera di stampo
gluckiano, quindi con grandi cori e con recitativi accompagnati. Egli raccoglie la tradizione gluckiana e dei
suoi seguaci e ammiratori, tra cui Iommelli. Mozart conobbe Gluck a Vienna, e di lui non amava il fatto
che avesse “pulito” i cantanti, perché Mozart ammirava l’esagerazione della voce. L’Idomeneo rende
Mozart insofferente a Salisburgo. Parlando della mancanza del Prologo nelle opere di Metastasiano,
scambiato con la Licenza, ovvero il personaggio mitologico che fa l’elogio al signore alla fine dello
scioglimento della situazione. Di queste nessuna ci è pervenuta, paradossalmente solo una musicata da
Mozart per Il sogno di Scipione, di Metastasio, che egli dedicò all’arcivescovo uscente e poi
successivamente a quello entrante, il quale lo cacciò;
● A Vienna, trasferitovisi dopo la cacciata dell’arcivescovo e dove sposa Costanze Weber, e intraprende la
carriera da pianista. Lì scrive una grande quantità di concerti per pianoforte e orchestra. A Vienna risale la
sua grande maturità, ma le sue sonate per piano, i suoi quartetti, opere e concerti hanno precedenti
grandiosi, come il concerto scritto a Salisburgo per una pianista francese, Jeunehomme.
Intraprende quindi la carriera da libero professionista, e prende degli incarichi a corte. Questa attività lo fa
abbandonare la musica sacra, di cui abbiamo di questo periodo solo sue lavori incompiuti, La Messa in do
minore, paragonabile a quella di Bach, scritta per la guarigione della moglie, quindi per un voto, ma la
lasciò a metà, non avendo la possibilità di eseguirla. E poi il finale del Requiem, incompiuto perché morì.
Vi è un mistero sul committente, alcune teorie dicono che il Signore che glielo commissionò voleva
appropriarsi della composizione, ma è una teoria assurda.
Tra le opere ricordiamo:
▪ La Massoneria, al quale egli aderì in maniera più forte, e per il quale scrisse diverse composizioni;

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▪ Musica vicino al barocco data dal contatto con il barone Gottfried van Swieten, che aveva una
ricca biblioteca di musica barocca che permise a Mozart di conoscere Bach e Hendel. Egli scrisse
preludi simili a quelli di Bach, modernizzò alcuni oratori di Hendel, la cui influenza è soprattutto
nel Requiem. Da questa composizione sono scaturite diverse teorie riguardo la concezione che
Mozart aveva sulla morte, alcuni pensano che per lui fosse l’unica consolatrice, per altri era
l’ultimo scandalo, la condanna dell’uomo;

Per le nozze di Figaro c’è chi dice che Mozart avesse preso in giro la nobiltà, che gli voltò le spalle, altri invece
dicono che il conte, per quanto sia un personaggio negativo, è sempre aristocratico, mentre Figaro per quanto sia il
personaggio buono è sempre goffo.

Nel suo tempo la sua musica era invece considerata violenta, come fortemente turbatrice.
Nell’800 egli fu in gran parte dimenticato, e il mito era quello dell’eterno fanciullo, musica delicata, fragile.
Schumann diceva che la sua messa in sol minore era un modello di grazia, che invece è una delle più drammatiche.
Di Mozart Il flauto magico e Il don Giovanni vennero considerate le innovazioni, mentre Strauss rivaluterà Così
fan tutte. La rinascita avviene nel 1900 ad opera principalmente di Strauss, musicista e letterato, che con Schmitt
fondarono il festival di Salisburgo. C’è stato quindi un tardivo riconoscimento, anche se alla sua epoca era già
riconosciuto come un grande musicista.

Egli coniugò le differenti correnti viste in Europa, nonostante ci fosse ancora una sorta di unità, e non vi era ancora
la forte divisione che avverrà dell’800. Lo riverserà nel suo stile. In lui c’è sempre il gusto della scoperta,
soprattutto per quanto riguardava gli strumenti, come il corno, il clarinetto (più virtuoso del violino), da lui molto
amato e che si affacciava in quel periodo. Egli sapeva di essere il più grande di tutti, Haydn scrisse al padre che non
vi era nessuno come lui e padre Martini contrappuntista di Bologna, quando Mozart andò a Bologna per diventare
accademico si rese conto della sua grandezza e per farlo entrare gli corresse l’errore nell’esame.

Per quanto riguarda le opere di Mozart egli seguiva il catalogo kochel, rivista da Einstein, cugino del fisico Albert.

Egli scrisse:
● Sonate per pianoforte;
● Sonate per violino e pianoforte;
● Variazioni per pianoforte;
● Quartetti, di cui egli fu un grande autore;
● Molti divertimenti e serenate, destinate per il tempo libero e i banchetti dei potenti da eseguire all’aperto;
● Opere, scritte sin da bambino, come quella sul libretto di Goldoni, La finta semplice. Scrisse:
▪ Opere serie, a Milano, come Mitridate re di Ponto, Lucio Silla, e l’Idomeneo e a Praga, l’ultima da
lui scritta fu La Clemenza di Tito, per questa città che più amava (anche se fu sempre legato a
Vienna, dove però non ebbe mai il successo sperato, al contrario di Praga, dove aveva una fama
enorme), scritta contemporaneamente a Il flauto magico;
▪ Opere tedesche, di cui è considerato il padre, perché scrisse una Turchedia, tratto dal Serraglio (c’è
l’aneddoto di Giuseppe II, che gli disse che c’erano troppe note, ma nel senso che era uscito dal
binario della tradizione, ma facendo ciò egli fonda con l’inizio de Il ratto del Serraglio, la
tradizione tedesca). Ricordiamo anche Gluck che poteva diventare autore dell’opera tedesca con
L’Ifigenia in Tauride, ma morì;
Sempre in tedesco scrisse Il flauto magico, per un pubblico borghese da presentare in un teatro di
periferia. È una favola intrisa di simbologia massonica, e l’autore era un confratello massone di
Mozart, Emanuel Schikaneder. Non si capisce se egli rende omaggio o prende in giro la
massoneria, comunque l’eroe dell’opera e l’eroina entrano insieme nel tempio, dove le riunioni
massoniche erano escluse alle donne. Il personaggio di Papagheno, popolare non entra nel tempio.

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In quest’opera ci sono aree italiane, con grande virtuosismo, come quella della regina della notte, e
altri personaggi si esprimono in canto popolare tedesco.
▪ La trilogia da Ponte, libertino e avventuriero come Cazabigi per Gluck. Le tre sono:
1. Le nozze di Figaro, del 1786;
2. Don Giovanni, del 1787;
3. Così fan tutte, del 1790;
● Lied tedeschi; Mozart è anche il padre e la chiave d’oro del Lied tedesco. Scrisse solo un fascicolo, meno
rispetto Shubert e Shumann;
● Il balletto Les Petits Riens, scritto durante la sua seconda tournè compiuta a Parigi da adulto, dove vi si
recò con la madre che morì lì, e che però non fu molto perspicua, perché non riscosse il successo che si
aspettava;
● Scrisse circa 41 sinfonie, anche se questo numero non corrisponde al vero. Soprattutto 6, e in particolare le
ultime 3, sono le più belle. Ricordiamo la sinfonia in sol minore, la penultima, la più drammatica, e di cui
Mozart ha reso anche il minuetto drammatico;
● Concerti per pianoforte e orchestra, abbiamo il Concerto in re minore. Le tonalità in minore erano sempre
rare fino a Beethoven, e infatti abbiamo due concerti in minore con Mozart, quello sopracitato e quello in
do minore.
● Nell’ultimo anno della sua vita abbiamo composizioni per organo meccanico e per la cassa armonica o
armonica a cristalli. Per quest’ultimo strumento scrisse un Adagio e un pezzo per musica da camera;

Abbiamo:
» Un Mozart angelico, a cui associamo il pezzo giovanile scritto a Milano l’Alleluia KV165, che chiude
l’Exultate, Jubilate, e l’Ave Rerum, scritta nell’ultima fase della sua vita e richiesta da una parrocchia, per
il corpus domini, che si trovava presso una località balneare dove lui e la moglie sostavano;
» Un Mozart demoniaco, a cui appartengono invece il Concerto in Re minore, e il primo tempo della
Sinfonia in Sol minore;
» Un Mozart architetto, a cui appartiene la grande Sinfonia in do maggiore, detta Juppiter, titolo non dato
dall’autore. Qui vediamo la perfetta fusione dello stile contrappuntistico, studiato in merito a Bach che
Mozart conosceva molto bene. Vi è infatti lo stile fugato unito allo stile classico.

Nell’ultimo anno abbiamo anche la Sinfonia del luminoso, in do maggiore, quella in mi bemolle, che ha la
caratteristica di tutti i movimenti nella tonalità iniziale, in stile massonico.

Si dice che Mozart nell’ultima fase della sua vita, a proposito di questo Ave Rerum, torni fanciullo. In parte è vero,
ma Il flauto magico è altrettanto qualcosa di maestoso.

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LUDWIG VAN BEETHOVEN
LA VITA E LE OPERE DI BEETHOVEN
Beethoven lo ritroviamo parlando della forma sonata e dei suoi sviluppi, e insieme Haydn e Mozart costituiscono la
triade dei classici di Vienna, anche se pur appartenendovi segna una svolta sia nella posizione sociale del musicista,
sia nel significato della musica stesso.
Nella coscienza dell’artista il senso di una missione, messaggio sono fortemente figli dell’illuminismo come lo è
Beethoven stesso, perciò resta al di qua del romanticismo, perché appartiene all’età dei lumi (i romantici
metteranno il sentimento). La questione se egli appartenga al romanticismo o all’illuminismo è ancora aperta.
Anche se i romantici ne vedono Beethoven il padre perché da un’altra immagine della musica, identificandosi come
il genio creatore della musica.

Nasce a Bonn in Renania nel 1770 e muore a Vienna nel 1827. A Bonn dove i contatti con Vienna sono sensibili,
poiché c’è il cattolicesimo. Tra le composizioni adolescenziali ci sono due cantate, una per la morte di Giuseppe II
e una per l’incoronazione di Leopoldo II. Beethoven è stato precoce, il padre però fu meno presente, ma altrettanto
tirannico, che volle lanciarlo come il nuovo Mozart, tanto che sapeva suonare tutti i 48 preludi e fughe del
clavicembalo ben temperato di Bach.

Nel 1792 si trasferisce a Vienna, dove si reca per prendere lezioni da Mozart, ma morto alla fine del 1791 decise di
andare a lezione da Haydn, da cui apprese il genio di Mozart, che anche se fu sepolto nella fossa comune e al suo
funerale non c’era nessuno, fu un musicista apprezzato e riconosciuto come genio. Era la figura del musicista alla
sua epoca che veniva considerata in modo negativo.

Beethoven fu allievo di Haydn per vari anni, e da Haydn fu pubblicata La Opera 1, i tre trii, pubblicata da
Beethoven a Vienna. Haydn ne apprezzò i primi due, mentre il terzo, da cui veniva fuori il Beethoven, lo guardò
con sospetto, e Beethoven diceva che non lo apprezzava per invidia, poiché era consapevole della sua grandezza.

Visse a Vienna e dintorni e fece una vita scontrosa perché, come scritto nel testamento di heiligenstadt, sin da
piccolo fu colpito dalla sordità, male che avanzava già dopo i vent’anni e diventerà totale negli ultimi 10 anni di
vita, frangente nel quale le sue opere erano ascoltate da lui solo nella sua interiorità. Quando la sordità arrivò
all’apice, attaccava dei tubi di gomma che metteva in bocca per poter sentire le note e le vibrazioni.

Nel 1700 Vivaldi pubblicò una minima parte di ciò che aveva comporto (però erano opera 1, opera 2 e così via),
Beethoven non era al servizio dei nobili, anzi, i nobili erano al suo servizio, e quando volle andar via da Vienna essi
proposero di farlo rimanere in cambio di una rendita. Proprio per questa sua posizione egli pubblica quasi tutto e
inoltre, al contrario degli antichi che pagavano per far pubblicare le loro opere, si faceva pagare dagli editori,
offrendo il suo lavoro al miglior offerente. La sua posizione di rilievo nella nobiltà la si evince anche da un
aneddoto, di quando si recò a casa di una nobile che non gli aveva preparato il posto nella tavola principale, e per
questo, offeso, decise di andarsene. In seguito ebbe però la sua rivincita, perché durante un’altra cena a casa di un
suo nobile amico egli preparò il suo posto affianco la nobile che gli aveva inferto lo sfregio.
Anche il romantico Schubert si faceva pagare, anche se egli non pubblicò molto perché le sue opere non venivano
apprezzate. Era contemporaneo di Beethoven, che morì un anno dopo di lui. Il romanticismo coesiste con
Beethoven perché ritroviamo degli esponenti romantici a lui contemporanei.
Accenti romantici in Beethoven li ritroviamo in alcuni adagi in sinfonie o sonate, ma poco nell’ultimo decennio,
nel quale la musica sembra andare anche oltre il romantico. Il manifesto su Beethoven di Hoffman è il monumento
del romanticismo in musica. È un’analisi sulla quinta sinfonia. Beethoven annuncia l’avvento del romanticismo
musicale ma parte con l’idea che la musica è superiore alle altre arti, e che non ha bisogno di parole per esprimersi.

Vivaldi e Hendel pubblicavano sempre in gruppi di 12, come Corelli. Mentre Beethoven pubblicava a gruppi di 1,
di 3 o di 6. Queste opere sono sempre dedicate ai nobili protettori, che lo finanziavano. Il nobile arciduca Rodolfo,
allievo di Beethoven e figlio dell’imperatore, fu il suo preferito e a lui dedicò La Messa Solemnis quando fu

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incoronato arcivescovo, anche se per quella data non la concluse in tempo, essendo arciduca lo diventò
automaticamente quando intraprese la carriera ecclesiastica.

La forma sonata con Mozart e Haydn raggiunge la perfezione, mentre assume un altro significato con Beethoven. È
il punto culminante della musica tonale, ovvero il punto in cui prende una forma. La fuga di Bach prevede piani
tonali, soggetto, controsoggetto e risposta (la risposta e il soggetto sono la stessa cosa ma posti su diversi piani
tonali). Invece nella forma sonata la tonica ha un volto e la dominante ne ha un altro.

Conosciamo la sua vita grazie a:


» Una grande quantità di appunti;
» L’epistolario;
» I quaderni di conversazione, risalenti agli ultimi anni della sua vita, dove gli amici facevano lui delle
domande, purtroppo si conoscono solo queste e non anche le risposte.

In Beethoven vengono estremizzate tutte le conquiste del periodo galante:


● Il pianoforte che fu uno strumento centrale per lui, perché ne apprende il valore della dinamica che assume
caratteri nuovi rispetto Haydn e Mozart. Egli si fece spedire un piano da Londra, e ne comprò diversi altri.
● L’orchestra, di cui ricordiamo due conquiste molto importanti:
▪ La dinamica conquista dell’orchestra di Mannheim;
▪ Lo sviluppo tematico, la forma sonata infatti tanto è matura quanto ampi sono gli sviluppi. Della
coda fece spesso un secondo sviluppo, e cominciò a sviluppare nell’esposizione. Quindi
l’elaborazione tematica assume una dimensione dominante con lui. Questo vale per le
composizioni di forma sonata sia per i temi e variazioni. Tra questi temi e variazioni ricordiamo Le
32 variazioni sul tema di Diabelli. Anton Diabelli era un editore viennese che volle fare una
pubblicazione dandogli un valzerino da lui composto ai 50 musicisti più importanti dell’impero,
anche se sapeva che Beethoven era al di sopra. Tra i 50 musicisti c’erano anche Schubert e Listz.
Egli scrisse le 32 variazioni, una summa. Ogni variazione è un’elaborazione del frammento del
tema basandosi sullo schema di Bach nelle variazioni Golberg.
Nell’uso dello sviluppo e della dinamica vediamo l’Appassionata di Beethoven, op.57. L’Appassionata è
una delle poche ad avere un titolo, anche se doveva intitolarsi Sinfonia Bonaparte. È in fa minore, e
abbiamo il tematismo, eredità di Haydn, perché il secondo tempo è partente del primo, e abbiamo dei
violenti contrasti dinamici.
Egli darà uguale dignità alle tonalità maggiori e minori, al contrario con Mozart, che come per i barocchi,
le tonalità minori avevano meno dignità di quelle maggiori.

Proprio perché visse di rendita da un certo punto della sua vita, riusciva a lavorare a più composizioni
contemporaneamente, perché non doveva vivere di musica, e ciascuna aveva un carattere definito, la sua musica da
camera, i trii e i quartetti ancora erano eseguite nelle case nobiliari, in una delle quale venne eseguita la sinfonia
eroica per la prima volta, una delle sue composizioni più rivoluzionarie.

Le sue opere venivano eseguite nelle case oppure, per quanto riguardava le composizioni orchestrali, erano eseguite
nelle accademie, sponsorizzate dalla nobiltà nelle quali ciascun autore proponeva i propri pezzi. Beethoven non fu
un compositore d’élite, ma era molto diffuso. Compone molto meno dei suoi predecessori:
⇨ 9 sinfonie;
⇨ 5 concerti piano e orchestra. Come Mozart eseguiva lui i concerti a pianoforte;
⇨ 32 sonate;
⇨ 1 concerto per violino;
⇨ Triplo concerto (singolare perché non era più consueto);
⇨ I quartetti, che sono sono importanti; ne scrisse sei in età giovanile, tre nella maturità, due quartetti in una
fase mediana e gli ultimi cinque quartetti sono invece composizioni libere, di cui disse che sarebbero stati
compresi dopi 50 anni.
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⇨ Una sola opera, Il Fidelio, una sola opera, per la quale scrisse 4 overture diverse e ne fece tre versioni; Il
Fidelio di Beethoven appartiene a un libretto ispirato ad un fatto accaduto durante il terrore, una donna si
traveste dal marito per sostituirlo. Fu musicata in italiano da Ferdinando Paer.
Egli criticava del Don Giovanni di Mozart che ci fosse l’esaltazione di un libertino e secondo lui quello più
rispettabile era l’amore tra due coniugi, come quello della donna che salva il marito. Si fa quindi dare il
libretto, con i dialoghi parlati.
Il Fidelio ebbe tre versioni, in quella finale è tanto drammatica e forte la musica che le scene iniziali, di vita
domestica, suonano strane e quindi decide di ridurre questo aspetto. L’opera trascende le sue origini. Sia
quella di Pierre Gaveaux che di Pear di chiamavano Eleonora, nome della donna. Ma l’impresario volle che
si chiamasse Fidelio, nome dell’uomo da cui la donna si traveste.
● La prima versione, del 1805 non ebbe nessun successo, e fu rappresentata a Vienna.
● La seconda versione, scritta sotto l’influsso dei suoi impresari, venne rappresentata nel 1806
● La terza versione nel 1814 come cherubini per la Medea, anziché ampliarla la concentrò. Questa è
la versione con la quale entrò in repertorio.
Beethoven ebbe successo, anche perché lui era un musicista molto acclamato.
Presenta un’orchestrazione imponente, una scrittura sinfonica e una vocalità che deve fronteggiare
un’orchestra imponente. Mozart era considerato chiassoso.
La vicenda del Fidelio si svolge in Spagna ed è molto idealizzata, il prigioniero è politico, messo in carcere
da un malvagio, Pizarro, e situato nella prigione più oscura del carcere. La vicenda sentimentale, ridotta al
minimo da Beethoven, è che la donna fa innamorare di se, travestita, la figlia del carceriere, Rocco, che è
un buon uomo ed è disposto a farla sposare. Le prime scene sono vicende domestiche, nel quale introduce
un quartetto sublime. Poi con un ìa marcia militare inizia la vicenda, arriva Pizarro che annuncia
un’ispezione e decide di uccidere Forestano, quindi chiama Rocco e gli ordina di scavare la fossa nel quale
seppellirà l’uomo che lui stesso deve uccidere. Eleonora chiede a Rocco di poterlo aiutare. Quando Pizarro
sta per uccidere il marito ella si mette in mezzo ai due e si svela dicendo di essere sua moglie, punta una
pistola, e in questo momento suona una tromba che annuncia l’arrivo del ministro, la parte più rivista della
versione perché canta la morale dell’opera “il fratello cerca i fratelli e, se può, li aiuta volentieri”. Il
ministro condanna il malvagio, e da le chiavi alla donna per sciogliere le catene del marito. Abbiamo un
pezzo da lui scritto in gioventù inserito.
⇨ Un balletto, Le creature di Prometeo, nella prima fase della sua carriera per Salvatore Viganò. In questo
balletto c’è un tema che ritroveremo nella sinfonia eroica. Prometeo è l’eroe beethoveniano che dà agli
uomini il fuoco, la vita, a rischio di se stesso, infatti sarà poi punito da Giove.
⇨ Scrisse anche una piccola quantità di Lieder, rispetto a Schubert, molti dei quali hanno un sapore
romantico, come l’Adagio della Quarta sinfonia. I primi romantici furono suoi contemporanei. Pensò di
scrivere altre opere, che non furono mai comprate;
⇨ Le musiche di scena, genere diffuso, come lo sarà anche nel romanticismo e nell’1800, per le quali egli
scrisse quasi sempre un’overture e poi delle parti vocali, intermezzi.
Le più importanti overture sono:
⇒ Quelle per l’Egmont di Goethe, che non apprezzò neanche Schubert, e neanche Beethoven, anche
se la sua poesia ispirò musicisti;
⇒ Le overture erano talmente espressive che sopravvissero anche all’occasione teatrale, come nel
caso del Coriolano di un contemporaneo austriaco, Collins. Secondo alcuni Beethoven ha pensato
a Sheakspeare. Le sue overture erano talmente importanti (nel Fidelio ne scrisse 4) che hanno
trovato alloggio nelle sale da concerto, da cui poi nacque il nuovo genere dell’overture da
concerto, una sinfonia in un unico movimento. Le quattro overture per il Fidelio, del coriolano,
anche il balletto le creature di prometeo ne ha una overture e per aluni spettacoli d’occasione, una
per l’inaugurazione del teatro, un omaggio a Hendel e in generale alla musica barocca.
L’overture del coriolano si apre con il motto, non è ancora il primo tema ma lo caratterizza, una
cellula melodica ricorrente che torna come un destino implacabile. Il suo è uno di quelli a finale
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tragico. Il coriolano finisce con la musica che si spegne. In Sheakspeare è la sua tragedia più
problematica. Il coriolano è un eroe che ha portato una vittoria a roma, ma non vedendo
riconosciuto il suo prestigio come nobile lascia roma e si allea con i volsci. Sta per dare un attacco
fatale a roma quando la madre altezzosa come lui ma più politica, la moglie e i figli, vanno da lui e
gli chiedono di salvare roma, lui cede e viene ucciso dai volsci. Chiude in pianissimo. Il primo
tema è tumultuoso in minore e il secondo rievoca queste donne.
⇨ Sonate per violino e pianoforte, tra cui molto famosa, dalla seconda maniera, La Sonata Kreutzer, un
violinista e compositore francese, che pare non l’abbia mai eseguita;
⇨ Sonate per violoncello, di cui particolari, due sonate della prima maniera, op.69 della prima maniera e le
altre dell’ultimo periodo. Il violoncello era raro, Vivaldi scrisse pochi concerti, Haydn ne scrisse diverse
trovate sono in epoca moderna quindi mai eseguite. Anche nei Lieder ci sono molte premonizioni del
romanticismo futuro.

Riguardo la musica sacra abbiamo:


⇨ La messa per gli Estherazi;
⇨ La Messa Solemnis, nell’ultimo periodo della sua vita. Venne eseguita a Pietroburgo perché l’ambasciatore
russo a Vienna, amico e produttore di Beethoven, volle far eseguire in patria questo capolavoro. Solo nel
900 circolò nelle nostre sale.
Nelle due messe è sempre presente il forte senso dell’umano. C’è la volontà di credere, la fede va conquistata e
l’uomo deve lottare per ottenerla, in entrambe le messe il sanctus è raccolto e non sfolgorante. Nella messa
solemnis inserì delle sonorità guerresche e militari, allusione all’Europa sconvolta dalle messe napoleoniche,
già fatto da Haydn. L’agnus dei di Beethoven però è di gran lunga migliore.
Conosceva poco il latino e si procurò un testo in tedesco del testo soprattutto per la messa solemnis.
⇨ Un oratorio, Cristo sul monte degli ulivi, in cui vi è un cristo prometeico, il cristo di Beethoven è un tenore
eroico, in lui è sempre importante la volontà umana e la legge umana;
⇨ Un ciclo di leader giovanili di ispirazione religiosa.

Aveva una formazione cattolica anche se non era un praticante, ma in lui era forte il senso religioso morale.
Quindi egli non scrive quasi mai su commissione, e scriveva soprattutto consapevole che ciò sarebbe andato e
compreso dai posteri. Non scriveva per un pubblico preciso, ma per l’umanità, idea illuministica. Come Gluck che
ha l’idea universalistica secondo cui la riforma sarebbe andata oltre il suo spazio.

Tutta la sua attività è scandita da diverse fasi:

1. Anni fino ai suoi 30 anni, vicino ancora ai suoi predecessori, soprattutto ad Haydn;
2. Parte centrale, più caratteristico. Fase del Beethoven eroico o titanico, dei grandi contrasti e conflitti;
» Si situa qui una fase mediana a cui appartengono opere distese e più ironiche:
● Sonata op.90, per pianoforte;
● VIII Sinfonia;
● Due quartetti, serioso e delle arpe, e l’ottava sinfonia.
Come una pausa che egli prende prima di inabissarsi nell’interiorità delle ultime opere.
3. Ultimo decennio in cui si esce fuori il classicismo viennese e c’è il ritorno al contrappunto e una libertà
formale più accentuata di quanto non lo fosse prima. A questa fase appartiene la IX sinfonia, la Messa
Solemnis, le ultime 5 sonate, i 5 quartetti e Le variazioni Diabelli;

La grande eloquenza e forza espressiva soprattutto del secondo periodo hanno spinto i critici a dire che dietro i testi
musicali ci fossero delle storie. Il suo collaboratore Anton Schindler gli chiedeva del perché. L’espressività e la
questione dei personaggi ricorda Loshering che si sforzò di dare un programma, una scena associata all’opera di
Shakespeare la Tempesta, a ogni pezzo di Beethoven.
Nella tempesta c’è la forte espressività che ha dato coscienza al pubblico che la musica ha un valore di per se, ma la
musica di per se era la musica vocale sacra, quella strumentale un divertimento, al contrario per Beethoven la
musica ci stimola e ci dà una carica, cosa che ha spinto i romantici ad individuare Beethoven come padre.
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Quest’idea venne ai romantici da Beethoven, quella di esprimere la soggettività. Il romantico porta con se il
concetto che la musica è superiore alle altre arti ed esprime l’inesprimibile. E quest’idea è venuta ai romantici da
Beethoven stesso.
Quest’aspetto della musica come espressione è molto visibile nel Quarto concerto per piano e orchestra dove il
secondo tempo è molto minaccioso, e molti hanno associato il concerto a Orfeo e alle furie infernali, poiché
esprime quasi un contrasto tra due forze opposte.
Stesso tempo del primo tempo della quinta sinfonia, il brio.
Dal punto di vista privato, non si sposò mai, cosa che all’epoca era ritenuto qualcosa di strano, e Beethoven era
quindi una figura altrettanto bizzarra. Gli furono attribuite delle situazioni amorose, ma sappiamo per certo che
ebbe un forte affetto con suo nipote Carl alla fine della vita, che voleva sottrarre alla cognata alcolista, e dargli un
educazione. Ebbe molti amici che lo circondavano, era scontroso perché si vergognava della sua sordità con cui
condivideva i quaderni famosi.
Egli non aderì mai alla massoneria, anche se l’inno alla gioia è una poesia massonica, Shiller ne fu vittima invece.
La terza maniera di Beethoven riguarda l’ultimo decennio della sua vita, dal 1816 al 1827. Siamo al di fuori dei
grandi conflitti beethoveniani, che avevano portato una grande. È anche caratterizzata da una grande sordità. Le
principali sono:
● Sonate per violoncello e pianoforte, op.102 che aprono le composizioni dell’ultima maniera;
● Le Cinque Sonate, op.101, 106, 109, 110, 111;
● Gli ultimi quartetti op. 127, 130, 131, 132, 135;
● La IX Sinfonia;
● La Messa Solemnis;
● Le Bagatelle op.126, ultima cosa scritta per pianoforte;
● La Grande Fuga op.133;
● Le variazioni Diabelli.

Per l’op.130 egli scrisse un’opera leggera, cosa che ha fatto ipotizzare che se egli non fosse morto avrebbe scritto
musica più leggera.

Egli aveva portato la forma sonata ai grandi fasti, rendendola grandiosa e potenti. In quest’ultima fase entra in crisi
e o scompare o si contrae in forme più ridotte, o si dilata ipertrofizzandosi, come nel primo movimento della nona
sinfonia. Nella sinfonia tardo romantica la forma sonata sarà così.
C’è un grande ritorno al contrappunto. La fuga era stata eliminata dal periodo galante e rimasta solo nella musica
sacra o di ispirazione religiosa. Per Beethoven la fuga è un nuovo punto di sfida, vuole sfidare Bach e tra lui e
Hendel egli era ammiratore di entrambi. Ma superare Bach, scrivendo fughe ancora più grandiose di lui, era il suo
focus.
Si esce dalle regole e c’è una pura individualità. L’uso degli abbellimenti, trilli, che già c’erano in altre opere
precedenti, e qui si estremizza, per dare un senso di polverizzazione del suono.
Musica da camera con la IX Sinfonia e la Messa Solemnis, due suoi grandi monumenti.

La grande fuga non è una vera fuga, ci sono due pezzi con un unico tema generatore ed è una cosa entro cui si
riassume la fuga, la variazione e la forma sonata. C’è un’introduzione (t principale all’unisono) poi tema come
nella fuga e poi un tema lirico, intermezzo tra le due parti, poi inizia la fuga con le due voci contemporaneamente
(contro le norme). Ciò che resta del suo stile è l’enorme energia, tema erculeo. Il Beethoven ultimo mantiene la sua
forza, ormai ripiegata su se stessa. La grande fuga è un pezzo dai grandi contrasti e violenta. La fuga ha tre
variazioni.

L’ORCHESTRA ROMANTICA

IL ROMANTICISMO IN EUROPA
Il romanticismo nasce come una corrente letteraria nel 1800 ma coinvolge tutte le arti, soprattutto la musica che
sarà poi proclamata come la regina delle arti perché era quella che esprimeva l’inesprimibile. Il romanticismo
prende in considerazione il sentimento, contrapposto alla ragione dell’illuminismo.

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La parola romantic deriva da romanzo, parola la quale deriva da Roma. L’etimologia è classica, ma i suoi caratteri
sono quelli di contrapporsi al classicismo. L’Italia resterà una patria del classico.
L’Inghilterra era però la patria del romanzo storico, che dilagherà in Europa, dove in Italia troverà Manzoni che
realizzerà I Promessi Sposi.

Il romanticismo si espande in Inghilterra, in Germania e in Francia. In Italia arriverà tardi, e lì avrà caratteri
particolari. Ad esempio Giacomo Leopardi nella Ginestra accusa gli altri poeti di essersi allontanati
dall’illuminismo.

L’illuminismo mette in discussione l’assetto razionale e universalistico del classicismo illuministico, e infatti l’800
è il secolo dei grandi movimenti razionali, soprattutto in Italia e in Germania ed è sentita molto il senso della patria
e della nazione.

IL ROMANTICISMO IN MUSICA
Il manifesto del romanticismo è l’analisi della V Sinfonia di Beethoven di Hoffmann, compositore e scrittore.

Beethoven scriveva per tutta l’umanità, Gluck diceva che la riforma andava bene sia per l’Italia che per la Francia
(idea universale delle regole della riforma). Questa universalità era tipica del classicismo.
Si evince quindi una contrapposizione tra il sentimento e la ragione, il razionale e l’irrazionale, il nazionalistico e
l’universalistico.

Dal punto di vista della forma si tende a una rottura con quelle classiche:
● Nel teatro soprattutto in Francia e in Italia si infrangono, le tre unità aristoteliche, soprattutto in Francia
dove le vicende nel 1600 si svolgevano in una sola stanza, e la vicenda storica, proprio per farla svolgere in
un solo luogo, veniva talvolta cambiata. Abbiamo:
▪ L’Horace, l’Orazio di Corneille per il quale trae spunto dagli Ab urbe condida libri di Tito Livio,
Orazio vede nel foro la sorella che piange sul cadavere di un ragazzo e viene uccisa. L’uomo che la
uccide viene processato da un’altra parte, mentre nella tragedia avviene tutto nella stessa stanza, la
casa, dove avviene anche il processo;
Nella libertà dei luoghi diversi e tempi, abbiamo Shakespeare, che scrive drammi in 5 atti, e che diventa
modello per il teatro romantico, che si opponeva ai greci e ai romani. Tra i drammi romantici che
riprendono da Shakespeare abbiamo:
▪ La famosa guerra di Harnani, di Victor Hugo;
▪ Lorenzaccio di Alfred de Musset;
▪ Lettera a Monsieur Chauvet, di Manzoni in cui spiega del perché nelle sue tragedie ci sono Il conte
di Carmagnola e l’Adelchi, poiché si svolgono in diversi luoghi e tempi, ed hanno sempre come
fondamento la storia.

L’Italia è sempre stata restia agli argomenti fantastici, e qui infatti raramente ci sono esseri fantastici, al contrario
della musica tedesca e francese nelle quali dilagano, proprio perché una delle fonti è Shakespeare, dove ci sono
streghe.

Il romanticismo ha avuto un suo riflesso nella musica; ad esempio in Germania si chiamava sturm und drang ed ha
influenzato Haydn, Philipphe Emmanuel Bach, che però non erano musicisti romantici.
Beethoven fu lo spartiacque tra le due epoche, ci sono tratti romantici, soprattutto nelle sue opere giovanili, perché
nell’ultima fase è come se si astraesse dal mondo. Soprattutto nei suoi lieder ci sono accenni romantici. Ma
nell’insieme resta legato all’illuminismo, anche se dal punto di vista sociale si stacca dall’asservimento per
esplicare la sua individualità. E con ciò funge da modello per i romantici.

L’elemento irrazionale del magico e dell’esotico ha un riflesso importante nella musica, già dai tempi di
Beethoven.

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Una delle caratteristiche del romanticismo musicale fu la crisi della forma sonata, che continua ad essere un forte
sostegno nelle strutture sinfoniche, ma nel pianoforte della musica da camera entra in crisi. Negli autori che
composero sonate non è questo l’aspetto principale, l’unico con cui è riuscita la sonata romantica fu Listz.

Tutti i musicisti romantici compongono a partire dal pianoforte. I romantici hanno voluto includere nel loro mondo
anche i compositori precedenti come Beethoven, Berlioz che aveva un disprezzo per la musica del passato ma
ammirava Gluck, Beethoven e Weber.
Schubert è stato un compositore romantico, morto giovanissimo un anno dopo Beethoven, nel 1828, mentre Carl
Maria von Weber morì un anno prima, nel 1826.

CARL MARIA VON WEBER


LA VITA E LE OPERE
Nasce nel 1786 e muore nel 1826. Quest’ultimo spalancò le porte al romanticismo musicale.
Weber scrisse:
● Per pianoforte;
● Concerti per clarinetto, strumento romantico, periodo che gli darà un’altra luce, più evocativo. Sarebbe
rimasto “nascosto” se non fosse stato per Weber;
● Opere, tutte anticipate da smaglianti overture. Le più importanti sono le ultime tre:
▪ Il franco cacciatore, del 1821. È un’opera tedesca, ovvero aveva dialoghi parlati al posto dei
recitativi. Il finale secondo è una scena importante per la storia della musica, poiché è di tipo
demoniaca. Max, protagonista, amato da Agata deve guadagnare la sua mano in una gara di tiro, e
un uomo sinistro, Càspar, gli dice che sa il modo di procurargli dei proiettili infallibili. Lo invita
così della “gola del lupo”, luogo del finale del secondo atto. Càspar però è un uomo che ha venduto
l’anima al diavolo e all’inizio, dopo un coro di spettri, avviene il dialogo tra lui e il cacciatore nero,
il diavolo, dove egli gli chiede un anno di proroga e in cambio gli offre la possibilità di far andare
l’ultima pallottola del giovane dove vuole lui (il diavolo). Così escogitano di uccidere la giovane
così che poi il giovane per la disperazione si sarebbe ucciso e il diavolo avrebbe potuto prendere
l’anima. Arriva Max e c’è la scena della fusione delle pallottole, con fantasmi. L’arrivo di un pio
eremita però farà in modo che la pallottola uccida Càspar. Dopo un anno di penitenza, per averla
combinata grossa, Max potè sposare Agata. Quest’opera, come Il flauto magico e Il Fidelio, è
considerata uno dei tre pilastri dell’opera tedesca. Wagner poi sarà il grande dell’opera tedesca. Il
Fidelio lo anticipa per l’orchestra, Il franco cacciatore per il fantastico, assente in Beethoven.
L’overture del franco cacciatore è di tipo poema-sinfonico, perché costruita sui temi dell’opera, ma
prefigura le vicende, lo scontro tra il bene ed il male;
▪ Euryanthe, opera sperimentale perché durcomponirt (interamente composta), interamente cantata
senza parti dialogate;
▪ Oberon, scritta per Londra. È un personaggio si Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare,
e sarebbe un mask, però al contrario del mask dove cantavano solo personaggi buffi, nell’opera
tutti cantano, anche i caratteri principali.
Queste opere prevedono delle overture:
o Una delle overture di Weber è in forma sonata con un’introduzione lenta. Inizia con un corno,
strumento amato dai romantici, non usato come richiamo di caccia ma come strumento evocativo.
Apre come ad un mondo magico. Inizia poi l’Allegro, è un’overture centonica, che raduna temi
importanti dell’opera;

A Londra Weber andò a trovare Rossini, che lo accolse benevolmente poiché lo vedeva malaticcio nonostante
“disprezzasse” la sua musica. Morì infatti poco dopo.

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L’orchestrazione non si studiava, Berlioz fu il primo a scrivere un trattato sul tema, il quale ammirava Weber. E
promosse l’esecuzione del franco cacciatore a Parigi, anche se scrisse e inserì lui rispettivamente i recitativi e il
balletto, che era d’obbligo a Parigi.
L’orchestra come organico è la stessa di Beethoven, ma suona in modo completamente diverso.

L’aspetto del suono era prima qualcosa di inimmaginabile.

FELIX MENDELSSOHN
LA VITA E LE OPERE
Mendelssohn (1809-1847) apparteneva ad una ricca famiglia ebraica, il padre era un banchiere e fu un bambino
prodigio. Il padre gli mise a disposizione un’orchestra d’archi. La famiglia si convertì poi al cristianesimo e di qui
la sia Quinta Sinfonia. Egli scrisse:
● L’overture di Sogno di una notte di mezza estate, a soli 17 anni. Un’altra overture dove la forma classica è
rispettata alla lettera ma in modo che sembri un’altra cosa. Qui abbiamo l’introduzione-esposizione-
sviluppo-ripresa-coda in cui ogni sezione appare come una visione, un trucco, che sembra finire e che
invece riprende. È come un pezzo a se stante e solo molti anni dopo il re di Prussia gli chiese di comporre
anche la commedia del romanzo di Shakespeare. Scrisse quindi l’overture del sogno nel 1826 e nel 1842
scrive le musiche di scena;
● Un’opera di scarsa importanza, in età giovanile;
● Molte musiche di scena. L’unico dramma romantico per cui ne scrisse è stato proprio Sogno di una notte di
mezza estate;
● Un’overture;
● Un coro per un dramma romantico di Victor Hugo, che però non gli piacque;
● Cinque sinfonie, di cui abbiamo la V Sinfonia in occasione della conversione della sua famiglia;
● Lieder Romanze senza parole, per le fanciulle che suonavano il piano forte, strumento borghese, stando a
casa;
● Musica vocale;
● Musica da camera;
● Concerto per violino, uno dei più famosi dell’età romantica;

Fece emergere il dono dell’armonia e del contrappunto sin da subito. Era un prodigio. Fu accusato di essere un
romantico troppo legato al passato e fu però usato come pedina per una riscoperta di Bach per aver ripreso La
passione secondo Matteo che segnò la presa di coscienza di Bach, che è stato poi eletto come una specie di
patriarca per la musica tedesca. La Passione secondo Matteo venne tagliata, e venne modificata con i recitativi
strumentati e altri vari ritocchi.
Altre sue opere erano già finalizzate all’uso didattico, come Il clavicembalo bel temperato, studiato da Beethoven
da bambino, ma anche le sue Suite per violoncello, che vennero rilanciate solo nel 1900, poiché prima erano usate
solo per studio.

Lui e Berlioz si conobbero a Roma e fecero amicizia, ma inizialmente ebbero una cattiva impressione l’uno
dell’altro; Berlioz diceva che Mendelssohn amava troppo i morti (in realtà amava i compositori del passato), e
l’altro che Berlioz non conosceva la musica (ormai i tedeschi dal punto di vista della conoscenza musicale avevano
preso il sopravvento).

Mendelssohn morì giovanissimo, ma al contrario non ebbe tormenti, ma una vita felice. Era ricco, e non ebbe mai
problemi economici o sentimentali. Quindi il suo romanticismo fu un periodo felice, anche troppo, per cui venne
visto dai critici con sospetto.

Egli era considerato il più romantico tra i romantici, ma in realtà la sua forma sonata, che entra in crisi, è molto
libera.

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HECTOR BERLIOZ
LA VITA E LE OPERE
Fu il teorico dell’orchestra romantica. Nasce nel 1803 a La Côte-Saint-André e muore a Parigi nel 1869. Fu un
musicista molto particolare, sui generis. La sua produzione è laterale rispetto il flusso della musica romantica, che
spesso non aveva riferimenti letterari precisi, con lui invece tutto aveva un riferimento letterario ed ha precorso
avvenimenti che avrebbero segnato la decadenza di cose avvenute molto dopo, come il fatto di confondere l’arte
con la vita. Questa confusione faceva parte del suo modo di essere, ricordiamo di Berlioz che si innamorò di
un’attrice inglese mentre guardava una compagnia di Shakespeare, senza capire una parola, ma questo perché si
innamorò di Giulietta, Ophelia, dei personaggi che lei interpretava. La sposò ma la vicenda finì in malo modo.
Tornando nel suo paese natio incontrò un suo vecchio amore da bambino, a cui chiese la mano, ma la donna ormai
sessantenne rifiutò.

Egli era uno scrittore di giornale e scrisse bellissime memorie. Era uno scrittore spiritoso.

Al contrario dei romantici che componevano tutti a partire dal pianoforte, Berlioz, non sapeva suonarlo, e suonava
solo la chitarra. Inoltre, proprio perché non era tedesco, non conosceva bene la musica, cosa di cui Mendelssohn lo
accusò in un primo momento.

Scrisse:
● I troiani, un’opera scritta per il suo amore per il passato, non solo romantico, ispirata all’Eneide di Virgilio,
di argomento classico. Virgilio era stato il suo grande amore in adolescenza. Fu un’opera lunghissima che
non riuscì mai a vedere, quindi rappresentò solo la seconda parte;
● Romeo e Giulietta, una sinfonia drammatica. Era un grande ammiratore si Shakespeare, tanto che si
innamorò e sposò un’attrice solo perché stava recitando questo autore. È una composizione ibrida, forse è
una cantata o un insieme di pezzi sinfonici. Alcuni lo considerano il suo capolavoro, ha delle scene cantate,
con un grande prologo cantato, scene strumentali in cui si rappresenta la festa a casa Capuleti.

IL TRATTATO DI STRUMENTAZIONE
Egli fu il grande teorico dell’orchestra romantica, colui che scrisse il trattato di strumentazione. Verrà tradotto molti
anni dopo in tedesco e aggiornato da Richard Strauss, che per l’opera fu grande seguace di Wagner, ma per quanto
riguarda l’orchestra lo fu si Berlioz. Con questo trattato l’orchestra non divenne qualcosa da conservatorio, ma
rimase sempre a studio discrezionale degli autori.
Nel trattato egli cerca di far passare per romantici Cherubini (accademico, perché insegnante del conservatorio di
Parigi, quindi un po’ odiato da Berlioz), Gluck e Beethoven, che apprezzava per la sua grande potenza.
Gluck aveva detto che l’orchestra doveva essere funzionale al dramma e che l’overture doveva introdurre al clima
del dramma, ma gli effetti strumentali particolari sono sporadici, più che altro nell’Alceste nel registro basso.
Weber non a caso fu uno dei pochi musicisti del passato che apprezzava.

Vi è la prevalenza del suono espressivo, del colore della musica.

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IL PIANOFORTE ROMANTICO
IL PIANOFORTE NELLA SOCIETÀ
Eletto da Beethoven come strumento chiave della sua poetica, ha continuato ad evolversi nell’800 e nel 900. I
massimi esponenti sono Schumann, Chopin e Listz, che hanno portato importanti evoluzioni e scoperte nel
linguaggio del pianoforte. All’epoca galante conquista il suo primato per essere entrato nelle case borghesi, mentre
il clavicembalo era lo strumento degli aristocratici. Ha una più vasta diffusione. Mentre la produzione orchestrale
viene trascritta per pianoforte, anche a 4 mani. Scrittore di lusso fu Listz, Schumann conobbe la Sinfonia fantastica
di Berlioz grazie a Listz che l’aveva trascritta per pianoforte.
Il romanticismo è nazionalistico, l’unico nazionalista era Schumann; era un tedesco critico musicale, lavoro con il
quale viveva, ed era acido e filogermanico, anti francese e anti italiano. Combatté come critico e come musicista, e
anche lui fu folgorato da Paganini. Scrisse trascrizioni dei Capricci di Paganini, organizzati come pezzi che si
susseguono uno dietro l’altro, e ne scrisse anche degli accompagnamenti per queste opere.
Questi tre compositori ebbero sempre problemi con l’orchestra. Un altro tratto romantico che accomuna i tre è la
perizia armonica. L’armonia codificata da Ramon, raggiunge nell’800 i suoi culmini, in Francia in particolare.
Schubert che aveva meno perizia di Beethoven nel contrappunto, e lo avrebbe studiato se solo non fosse morto.

Questa grande diffusione da un lato, dall’altro vi è l’influsso l’influenza:


● Del canto italiano, dell’opera, avversata da Schumann, che si ispirava ai cantanti per i melismi delle
melodie;
● Della divulgazione del virtuosismo strumentale, e Niccolò Paganini ne fu protagonista, compositore non
eccelso, ma virtuoso che sbalordiva. I musicisti del periodo furono influenzati da questa figura.

Del pianoforte romantico possiamo fare anche un’altra premessa; la crisi della forma sonata si vede nel pianoforte
soprattutto, perché tutti scrissero sinfonie, tranne Chopin, la forma sonata sostiene le grandi strutture, quindi era
robusta nella musica sinfonica. Nel pianoforte la sonata declina, nessuno ne fece la sua opera più importante, anche
se tutti ne scrissero diverse. Paradossalmente la sonata più importante dell’800 fu quello meno incline a seguire le
regole classiche, con la Sonata in si minore.

Nel pianoforte si affermano, anche grazie alla grande divulgazione, le forme piccole, la ricerca della miniatura
preziosa. Il primo ad inaugurarle fu Beethoven, che anche se non appartiene al romanticismo lo prefigura in questo
caso con le 3 Bagatelle, di periodi diversi. La terza fu l’ultima cosa che scrisse per pianoforte.

Gli autori qui di seguito ebbero tutti problemi con l’orchestra.

Lo studio era una forma d’arte propria dell’800, poiché già si era sviluppata una didattica pianista. I loro “studi”
sono in realtà pezzi da concerto.

FRANZ SCHUBERT
Grande maestro fu Schubert, di cui un pregiudizio ormai smantellato, diceva che fosse grande solo nelle piccole
forme. Con lui assistiamo ad un’ipertrofia della forma sonata. Le sue opere erano lunghissime, ed egli le definì
“sublimi lungaggini”. Dalaus dice che Schubert parta dalla maniera intermedia di Beethoven, situata tra la seconda
e la terza, più eroica.
Schubert scrisse famose raccolte:
● Improvvisi;
● Momenti musicali;
● Valzer nobili, schegge melodiche brevissime, che per eseguirle in concerto Listz li confezionò mettendo il
meglio di questi all’interno;
● Valzer sentimentali

FRYDERYK CHOPIN
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Nacque nel 1810 e morì nel 1849 di tisi a Parigi. Era polacco, di origine francese. Arrivato a Parigi era già grande,
scrisse a Varsavia e poi arrivò a Vienna. È stato il compositore per pianoforte per eccellenza. In tutto l’800 erano
presi in considerazione solo i suoi allievi o gli allievi degli allievi. Le tante risorse dello strumento, scoperte fatte
già da Beethoven e da Mozart, sono in Chopin.
In lui c’è la scoperta della brillantezza, della limpidità del suono. Era un compositore accurato, iniziò con l’eseguire
lui stesso le sue composizioni ed è stato detto un compositore cosmopolita. Chopin fu un autore universale per
pianoforte, ci sono forme grandiose, ma anche piccole, che durano meno di un minuto, di cui abbiamo valzer di un
minuto.
Scrisse:
● Oltre 50 Mazurche, nelle quali vi è la Polonia più autentica, dove vi è un decantato contatto con la musica
popolare;
● Le Polacche, pezzi virtuosistici che si rifanno alla Polonia cavalleresca ed eroica, ma meno delle mazurche;
● I Valzer, di gusto più francese abbiamo;
● I 4 Scherzi;
● Le 4 Ballate, ispirate ad un mondo eroico e passionale;
● I Notturni ispirati a una forma lirica, che viene da lui ampliata e qui abbiamo le famose liquescenze del
pianoforte di Chopin, abbellimenti ispirati al canto italiano. A Parigi frequentava il teatro, quindi li
conosceva;
● Tra le composizioni brevi due raccolte di studi di cui la prima ai 20 anni, come Mendelsohnn fu precoce, e
sono i 24 Preludi, op.10 e op.25;
● Tra le composizioni sciolte abbiamo La Fantasia e la Bereceuse. Quest’ultimo è un pezzo del 1843 e
riguarda la tarda maturità dell’autore. La mano sinistra accompagna con accordi di tonica e dominante e la
mano destra compie 16 variazioni e diventa man mano sempre più iridescente;
● Pochissime le cose non per pianoforte solo, c’è una sonata per piano e violoncello, un trio (dove il piano è
sempre presente), ma il grosso della sua attività è per pianoforte;
● Unica composizione vocale

Rappresenta un esempio del musicista romantico, malaticcio e fragile, tanto che morì di tisi. Le sue composizioni
erano dedicate a signorine o a donne. Ebbe una lunga relazione con una scrittrice francese, che si firmava da uomo
e che aveva dei disturbi mentali, George Sand (nome da uomo, da cui si vestiva anche). Con lui ebbe un rapporto
quasi materno.

ROBERT SCHUMANN
Nasce nel 1810 in Germania dove visse prevalentemente, e muore nel 1856 a Bonn. All’inizio non sapeva se
seguire la letteratura o la musica. Scelse di fare il critico di musica per vivere. Bach influenzò particolarmente il
suo stile ed ebbe come critico le visioni di Chopin che ascoltò a Vienna e di Brahms alla fine della sua vita. Ha
avuto una vita tormentata, l’amore per Clara Wieck che ebbe tanti figli e pianista famosa e molto virtuosa.
Schumann non era in grado di suonare perché si slogò il dito con una macchina escogitata per migliorare il quarto
dito.
Schumann organizza i suoi lavori come una successione di divisioni musicali, legati da una cellula tematica, dando
pezzi di grande respiro che sono però pezzi messi insieme.

La sua attività si suddivide in tre parti:


▪ Prima parte, gli anni 30, dove scrisse tutti i suoi grandi capolavori;
▪ Seconda parte, scrisse:
o 250 lieder, a causa di un’infatuazione per questo genere;
▪ Terza parte, produzione sinfonica, scrisse:
o 2 sinfonie;
o Il Concerto in la minore per piano e orchestra;
o Composizioni sinfonico vocali;

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o Una messa e un requiem, pur essendo luterano fu come molti romantici fu attratto dal
cristianesimo;
o Musica da camera, tra cui trii, un quintetto e altro.

Scrisse:
» Successioni di piccoli pezzi, legati da una formula melodica, che può essere anche ispirata ad un nome,
come i tedeschi che hanno le note con le lettere dell’alfabeto, di Oldone. Questi sono alcuni tra i suoi più
grandi successi;
» Le Variazioni sinfoniche, una serie di variazioni;
» Le Scene infantili;
» Le Scene della foresta;
» La Fantasia op.17 in do maggiore, del 1836, dedicata a Listz che secondo lui era l’unico a saperla suonare.
Questi due personaggi sono collegati. Le fantasie erano composizioni a carattere improvvisativo, vari
passaggi con pezzi virtuosistici, con Mozart. Quella di Schumann è una fantasia di grande respiro in tre
movimenti, il primo passionale, il secondo grandioso e il terzo lirico.

Firmava i suoi articoli con 3 pseudonimi che rappresentano le sue tre personalità: Florestano (passionale), Eusebio
(sognatore) e Maestro Raro, figura equilibrante dei due temperamenti. Si avverte in Carnaval, dove ci sono varie
figure che appaiono e sono una successione di pezzi incatenati uno dopo l’altro, dove ci sono Chopin, Paganini ma
anche Eusebio e Florestano.
Un altro tema in Schumann è quello dei seguaci di David, gli artisti liberi e progressivi che lottano contro i filistei,
popolo che più tra tutti ha lottato nella bibbia, poi identificate con le figure borghesi (atteggiamento filisteo,
conservativo in modo dispregiativo). Erano coloro che dovevano combattere contro questo atteggiamento.

FRANZ LISTZ
Nacque nel 1811 e morì a Bayreuth nel 1886. Fu il Paganini del pianoforte, grande virtuoso, fu l’inventore del
recital pianistico. Le accademie affittavano la sala nelle quali ogni autore presentava le sue opere. Listz si esibì
moltissimo, divulgò Schumann, Schubert (valzer sentimentali), Beethoven. Suonò molto anche come pianista solo.
Fu un bambino prodigio, in tenera età si dice abbia suonato sulle ginocchia di Beethoven e da vecchio si dice che
suonò davanti a D’Annunzio, superando epoche lontanissime. Ebbe una vita avventurosa e fu una figura
cosmopolita.

Nacque in una provincia dell’Ungheria, ma non imparò mai la lingua nonostante si esibì molto lì. Anche il suo
cognome si ungheresizzò, da List a Listz. Viaggiò molto ed ebbe una visione ampia della musica europea al
contrario di Schumann, apprezzava l’opera francese e italiana, detestata invece dallo stesso Schumann e da
Wagner, e conobbe la musica russa. Fu anche scrittore e scrisse in due lingue, in francese e in tedesco, ma ne
parlava anche altre, come l’italiano essendovi stato molto tempo.

Quasi tutti i musicisti si sposarono ed ebbero una o due mogli. Listz ebbe due compagne, la prima Marie da cui
ebbe i due figli di cui Cosima, che sarà la sua seconda moglie di Wagner, la secondala principessa Carolyne zu
Sayn-Wittgenstein. Nonostante fosse sposato ebbe infinite donne, come Paganini, ma al contrario di lui aveva un
bell’aspetto.

Ebbe dunque una vita avventurosa, come pianista e come divulgatore, ma anche come figura celebre e conosciuta.
Tra le tante esperienze c’è quella di essere diventato prete a Roma e di aver stretto amicizia con Pio IX. Voleva
diventare riformatore della musica liturgica, tanto che voleva mettere un organo nel Colosseo.

Morì a Bayreuth, ma ebbe casa a Weimar dove aveva degli allievi per i quali insegnava gratuitamente.

Venne selezionato a soli 11 anni, e dunque fu uno dei cinquanta musicisti prescelti, da un editore di origini italiane
per realizzare una variazione su tema di Diabelli.
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Quasi tutta la sua musica è ispirata a qualcosa di artistico e di poetico. Sapeva scrivere molto bene.
Egli ha assimilato tutte le esperienze musicali degli altri compositori, ha Listizzato la musica.

Wagner ebbe sempre un rapporto sprezzante come musicista nei confronti di Listz, nonostante ci fosse una grande
amicizia e poi una parentela. Morì infatti per andare a sentire una sua opera a Bayreuth.

Scrisse:
● Gli studi d’esecuzione trascendentale, che parevano ineseguibili nella loro prima versione per la
complessità, tanto che li ripubblicò due volte per renderli accessibili. Rappresenta la sua prima opera
importante. Questi studi, tranne uno, hanno un titolo e una sorta di programma;
● La sonata in si minore, probabilmente ispirata al Fausto di Ghoete;
● La rapsodie ungheresi, alcune delle quali trascritte anche per orchestra, in cui la musica ungherese che
parafrasava era quella dei gitani che si esibivano nei caffè di Vienna (Bartok nel 1900 scoprirà che la
musica ungherese era altra).
● Le fantasie su temi d’opera, talmente geniali e interessanti che si dice che egli abbia prefigurato con questi
la musica al quadrato del 1900 (musica sulla musica);

Le sue peregrinazioni sono anche attestate da tre raccolte pianistiche, che rappresentano gli anni di pellegrinaggio,
uno legato alla Svizzera e due all’Italia. Al secondo anno, quello dedicato all’Italia, appartiene:
● La Dante Sonata o la Sinfonia quasi sonata;

Tra le altre opere di Listz troviamo:


● Gli studi su Paganini tra cui la Campanella, che non è ispirata a uno dei capricci (ai quali tutti si
ispiravano), ma al finale del secondo Concerto per violino e orchestra;
● Cinque Concerti.

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IL LIED

CARATTERI PRINCIPALI DEL LIED


In tedesco significa “canzone”. Quello romantico, come scrive Mario Bortolotto nel suo libro, nacque dal nulla,
come il madrigale rinascimentale che però aveva dietro la maestria compositiva, contrappuntistica e armonica,
come il lied aveva dietro il grande sviluppo dell’armonia. Ma quello romantico è diverso da quelli precedenti; erano
infatti semplici e a carattere popolareggiante, carattere che resta un po’ nel lied romantico.

Il lied romantico nasce dall’unione tra musica romantica e la grande poesia prevalentemente romantica, e il poeta
più musicato fu Goethe (di cui abbiamo un lied con 14 strofe, Il Dio e la Baiadera), ma anche Shakespeare e
Petrarca, di cui vennero musicate rispettivamente tre canti e tre poesie (tradotte in tedesco) da Schubert. In Italia
Mario Castelnuovo tedesco è uno dei grandi rappresentati, musicò i sons di Shakespeare.

Abbiamo diversi autori che si occuparono di lieder. In ordine sono:


● Mozart fu il primo a scrivere questo genere romantico, scrisse un piccolo numero di lieder, alcuni dei quali
entrano già nell’atmosfera del lied romantico. Scrisse Abendempfindburg;
● Beethoven, il quale scrisse diversi lieder, un ciclo molto importante. Tutti i grandi liederisti hanno scritto
cicli di lieder, impostandoli come una vicenda articolata in un numero di canti. Il suo ciclo è All’amata
lontana, particolare perché è l’unico ciclo nel quale i lieder si susseguono senza connessioni. Vi è un tema
poi riutilizzato da Schumann nella sua fantasia, op.17;
● Schubert scrisse per tutta la vita questo genere, in tutto circa 100 lieder. Scrisse anche duetti, terzetti, due
lieder con strumento concertante, rispettivamente con corno e clarinetto;
● Schumann, dopo aver dedicato i vent’anni al pianoforte, scrisse lieder di cui sono famosi i cicli:
o Amor di poeta;
o Amore e vita di donna;
o Liederkreis;
● Brahms;
● Wolf, che orchestrò alcuni lieder;
● Mahler, che scrisse lieder direttamente per orchestra, poi trascritti per pianoforte;
● Strauss, che si occupò di lieder orchestrati. Negli anni 40, quando vi erano già i primi esperimenti di
musica elettronica, scrisse i suoi 4 ultimi lieder.

I lieder si dividono in due categorie principali:


● Strofici, a cui appartiene tutta la liederistica precedente a quella romantica;
● Interamente composti, o durkomponirt, che ha diverse possibilità, può essere simile ad una scena d’opera.

Abbiamo poi la ballata, una sorta di racconto, che rappresenta un’altra forma di lied.

Di Schubert e del romanticismo aspetto caratteristico è il viandante o del viaggio, prodotto tipico della cultura
borghese. Il viaggio nel 1700 visto come occasione di conoscenza, mentre nell’1800, quando emerge il culto del
focolaio domestico, il viaggiare è vista come una dannazione. In Wagner dove tutti i suoi personaggi camminano e
viaggiano, lo si vede bene. Anche in Schubert vi è questa “poetic”, dove il senso del pellegrinare senza una meta è
l’antitesi di Beethoven, con cui il cerchio si chiude sempre.

Il pianoforte in Schubert è molto importante; il lied tedesco mantiene:


⇒ L’importanza della voce del pianoforte;
⇒ La radice, seppur lontana ma sempre presente, del canto popolare che da purezza e non l’artificio dei
salotti.
Il lied resta in voga per i duetti canto e pianoforte, fino all’800 per trovare in altri paesi innovazioni importanti,
come nella Russia e in Francia con Faurè, Debussy e Ravelle.
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Il pianoforte è sempre originale, anche quando accompagna, anche se è il cantante a predominare sul pianista.

Per la musica strumentale il lied è la forma BA, forma del secondo tempon della sonata, tra le quali vi è la
possibilità di eseguire un lied. Nei grandi lied non si incontra quasi mai in Schubert, dove la sua grandezza sta
nell’investire la musica in un unico arco, non c’è il ritornello con la forma BA, ma è un unico A che va avanti. Si
può vedere in molti esempi.

FRANZ PETER SCHUBERT


Schubert nacque nel 1797 a Vienna, dove morì nel 1828. Tra i musicisti grandissimi fu quello che stentò a farsi
conoscere, fu incompreso e non aveva neanche un pianoforte. Riuscì a pubblicare poco e non ebbe mai successo e
solo grazie a Schumann fu rivalutato. La sua opera era talmente enorme e vasta come menzioni (ad esempio la
Sinfonia incompiuta, come il suo unico oratorio Il Lazzarus) che veniva poco praticata.

Praticò tutti i generi musicali. Scrisse:


» Sonate, quartetti, terzetti, Opere, il trio op.100;
» Oratorio incompiuto, il Lazzarus;
» Musiche di scena, per il dramma Rosamunde andato perduto. Queste musiche si eseguono in conserto, nelle
quali vi è anche un pezzo cantato. Vi è un’overture ripresa da un’opera precedentemente scritta e dei
balletti, ma non sappiamo come possano essere stati perché era lontano dall’idea che noi abbiamo di
musica con balletto.
» A 17 anni compose uno dei suoi lied più famosi, pubblicato con la dicitura di op.1, un pezzo del Faust (Il
Fausto) di Goethe, miniera anche per i compositori non tedeschi, e la intitolò Margherita all’arcolaio, in
forma di lied. Margherita innamorata di Faust, questo lied viene interpretato sempre come un canto per la
Margherita abbandonata, ma nel dramma non è così perché dopo questo canto loro si vedono ancora. È in
realtà un canto dove Margherita dice di aver perso la testa. L’arcolaio, il ronzio, sono le sestine del
pianoforte.
» Circa 100 lieder;
» Due cicli di lieder, entrambi su poesie di Wilhelm Muller. Schubert musicava tutto, anche poesie di amici e
poeti secondari, ma anche di poeti importanti. Ci sono anche qui capolavori incompiuti, tra i lieder. I due
cicli sono La bella mugnaia e Il viaggio d’inverno. Muller aveva una cerchia di amici uomini e donne a
Berlino. La bella mugnaia è la storia di un ragazzo che lascia il suo e segue il corso di un ruscello che
simboleggia il corso del suo destino, arriva a un mulino dove conosce una ragazza bellissima e i due si
innamorano. Ma la ragazza a un certo punto di innamora di un cacciatore.mil ragazzo riprende il cammino
con un’idea di morte. Alla fine si chiude con il ragazzo che si getta nel ruscello che alla fine canta un lied;
» Scrisse un altro ciclo di lieder raccolti come Il canto del cigno, e pubblicati. Ci sono lieder su testo di Hine,
e c’è il senso del vagabondare, dell’amore finito;
» Un altro piccolo ciclo, quello de La donna del lago di Scott, che sono 5 lieder, 3 femminili e 2 cori (uno
maschile e uno femminile).

Aveva una grande venerazione per Beethoven, tanto che quando quest’ultimo ascoltò i suoi Lied affermò che in
Schubert vi era una scintilla divina, constatazione però critica perché il melos di Schubert non si sa da dove viene.
Il lied che caratterizzò tutta la sua vita e ne praticò tutte le forme (tranne il lied per orchestra, tipico dell’1800).
Iniziò a comporne sin da giovanissimo. Significava in tedesco canzone.

Scrisse Schubert anche una ballata di Goethe musicata anche da altri, anche se il poeta non la apprezzò, e solo da
vecchio si commosse sentendola cantare da una cantante. La critica che fece era che Schubert aveva preso sul serio
un canto di alcune lavandaie. Era invece una ballata gotica, romantica, tragica e si chiama Il re degli elfi.

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Nel secondo ciclo un protagonista parte dopo l’abbandono da parte della sua ragazza. C’è il ricordo della felicità
perduta e della disperazione presente. Alla fine vuole morire ma non è ancora tempo, e deve ancora continuare il
cammino. L’ultimo lied è da parte di un suonatore di ghironda.

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IL MELODRAMMA OTTOCENTESCO
GIOACHINO ROSSINI
Fu un musicista molto influente, anche su Verdi, di un successo che però rimase circoscritto ad un momento del
teatro musicale, al contrario di Bellini e Donizetti che appartengono in pieno all’estetica dell’opera romantica.

Il romanticismo italiano ebbe caratteri speciali; la storia, evitando quella classica, dal medioevo in poi era molto
importante. Come massimo esponente di questo carattere romantico italiano abbiamo Manzoni, con le sue tragedie,
Il conte di carmagnola e l’Adelchi, anticlassiche, e con I promessi sposi, romanzo storico. Abbiamo poi Leopardi
che dal punto di vista emotivo è un romantico, anche se si considerava figlio dell’illuminismo.

Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi sono autori nati sotto le guerre napoleoniche, hanno vissuto l’epoca della
restaurazione. Nel caso specifico di Verdi, che viene visto uno sei santi protettori del Risorgimento italiano,
sappiamo che nacque in un momento di occupazione delle truppe francesi, e che battezzato con un nome francese;
sua madre per salvarlo lo portò su un campanile.

VITA E OPERE DI ROSSINI


Nacque a Pesaro nel 1792, che all’epoca apparteneva al vaticano. I suoi genitori erano musicisti mediocri, di cui il
padre, un uomo dalla testa calda, andò anche in carcere. Rossini ebbe un rapido successo, ma molto breve. Smise di
comporre a circa trent’anni, anche se non se ne conosce bene il motivo; era depresso e le situazioni che lo
circondarono nella sua vita, il suo passato, il suo matrimonio naufragato, probabilmente influirono molto. Egli
aveva in orrore la modernità, delle barricate, del treno, di qualsiasi cosa che perturbasse l’ordine prestabilito.

Fu un compositore molto precoce, tanto che le sue sonate a quattro le scrisse a dodici anni e a quattordici la sua
prima opera, Demetra e Polibio. Il debutto, a diciotto anni, avvenne a Venezia in un piccolo teatro, chiamato Saint
Moysè, con delle farse, un’opera in un atto, non a forza di carattere serio. Quella con la quale debuttò è L’inganno
felice, ed era a carattere semiserio.

All’epoca di Rossini i generi operistici, che egli frequentò tutti, erano tre:
● Opera seria;
● Opera buffa;
● Opera semiseria, figlia del genere della Piece Souvetage, nato sotto la rivoluzione francese a Parigi. Ha
carattere eroico, quindi le persone non si commuovevano. Mentre personaggi popolari come con Renetta
nella Gazzaladra di Rossini, facevano commuovere.
Scrisse più opere serie che buffe.

In quest’epoca tutte e tre i tipi di opera hanno le stesse forme; l’opera buffa in questo periodo (fine 1700) è piena di
pezzi d’insieme e ha i grandi finali d’atto. Gli atti da 3 diventano 2, ancora con Mozart. Ma questo processo di
trasformazione riguardo gli atti e l’assimilazione delle opere seria, buffa e semiseria avviene con Rossini, con il
quale i cambiamenti si realizzeranno pienamente; Abbiamo uno schema ben preciso:
» C’è una sinfonia d’apertura, pezzo strumentale che spesso trapiantava da un’opera a un’altra;
» Ci sono le arie, che sono in due o tre parti con Rossini;
» Ci sono duetti, terzetti, quartetti;
» C’è un unico finale, alla fine del primo atto, così detto finale primo;
» C’è l’introduzione, che con Mozart vi è solo due volte (Don Giovanni e Flauto magico) nella sua
produzione. È una forma, un piccolo finale. È caratterizzato da un coro, più personaggi, e termina con un
allegro del coro.
L’opera inizia con un ensemble. Con Rossini vi è sempre il coro oltre ai personaggi, mentre in Mozart no.
Rossini non scriveva l’overture quando l’introduzione era particolarmente grandiosa. Questo schema resta

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fino al Verdi della maturità (la Traviata ha quasi tutto il primo atto nell’introduzione, fino al canto di lei).
L’introduzione poteva essere di dimensioni più o meno grandi;
» Il secondo atto termina o con un’aria di bravura (come nella Cenerentola) o con un finale a couplè (come
nel Barbiere di Siviglia).

Rossini studiò nel conservatorio di Bologna, con Padre Mattei, successore di Padre Martini.

Si appassionò alle opere di Mozart e di Haydn, tanto che veniva chiamato “il tedeschino” dai suoi compagni. Anche
se il suo è uno stile particolare, subì molto l’influenza di questi due autori.
Ebbe un enorme successo a Venezia con:
⮚ Un’opera seria, il Tancredi;
⮚ Un’opera buffa, L’italiana in Algeri;

Le caratteristiche della musica rossiniana sono:


● Il belcanto, il virtuosismo canoro; Con l’Aureliano in Palmira, opera che non ebbe successo, è stata l’unica
occasione in cui egli scrisse per un castrato, voce che rimpianse per sempre. La nostalgia per i castrati però
si sfogò dando sempre la parte dell’amoroso ai contralti donne. Per La pietà del paragone vi è una donna
travestita da uomo, anche se alla cantante non andava bene questa parte. Nell’Aureliano scrisse una parte
per il personaggio Assace, che venne eseguita da Velluti. Non rimase però contento per gli abbellimenti
che il cantante fece alla sua musica. Da quel momento quindi decise di scrivere egli stesso i virtuosismi dei
cantanti. C’è un dibattito ancora aperto sul dubbio riguardo il cambio delle variazioni nelle riprese. Gli
studiosi si dividono in ciò. Fatto sta che quello di Rossini è un barocchismo vocale, che supera di gran
lunga la stessa musica barocca.
I duetti, che erano per due voci femminili, e che andavano per terze o per seste, era una cosa che più
mandava in visibilio il pubblico. In questi casi sono due donne a cantare. Quando questo tramontò si cercò
di far cantare due donne, o due sorelle, due compagne, due rivali, per recuperare questa pratica delle terze e
delle seste.
Abbiamo un esempio di un’aria tratta dal Maometto II, dove a cantare era un soprano, parte che egli scrisse
per la Cobran;
● L’impulso e lo spirito vitale che anima tutte le sue opere;
● Il crescendo rossiniano, una frase, o segmento di frase, che si ripete in genere tre volte ma con sempre
maggiore intensità, può anche essere di natura doppia (le frasi possono essere due). Questo per Rossini
diventa una sorta di firma, e aveva come effetto un inebriamento, qualcosa di entusiasmante. Non venne
inventato da lui, ma secondo alcuni Giovanni Simone Mayr, maestro di Donizetti, mentre secondo studi
recenti, venne inventato da un compositore italiano. In Beethoven abbiamo un esempio del crescendo
rossiniano nell’Aurora 1;
● L’orchestrazione; di fronte gli altri compositori italiani, escluso l’ultimo Verdi, era un elemento che lo
contraddistingueva.

Vi era ancora l’influenza settecentesca, per cui le opere dovevano avere breve durata e venivano presentate durante
le stagioni una sola volta. Per questo le opere venivano riciclate. Rossini usava le musiche indipendentemente dal
tipo di opera che veniva rappresentata, le riciclava liberamente.

A metà degli anni dieci viene ingaggiato per il San Carlo di Napoli (anno nel quale questo teatro si incendiò, ma
venne ricostruito in un anno), che aveva l’orchestra più prestigiosa e una compagnia di canto formidabile. Vi era
l’impresario Barbaglia che era riuscito a dirigere anche l’opera di Vienna oltre al San Carlo, dove la prima donna
era una bellissima spagnola, Isabella Cobran, la quale era stata anche con il re di Napoli ed era l’amante di
Barbaglia. Rossini ne divenne l’amante e finì per sposarla. Vocalmente, quando Rossini arrivò al San Carlo, la
cantante era già al declino, ed ebbe l’abilità di scrivere parti virtuosistiche per lei, da consentirle di esaltare la sua
voce. Era molto abile nella scrittura vocale. Era anche un abile cantante.

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Fu uno dei primi musicisti a diventare ricco, ma ancora non c’erano i diritti d’autore, soprattutto per le lezioni che
dava e alle quali accorrevano molti proprio per la sua fama.

Al San Carlo doveva produrre due opere all’anno, ma ciò non lo vincolava a quel teatro, e infatti scrisse:
⮚ Il barbiere di Siviglia; la prima fu un fiasco forse per il confronto con Paesiello, anche se l’opera di
quest’ultimo non era mai stata rappresentata a Roma, o forse per l’influenza di Paolina Borghese,
ammiratrice di Paesiello. Dopo cominciò ad essere esaltata. Utilizzò un moto di un’opera buffa nella scena
nella quale Otello sta per uccidere Desdemona, ma quando l’opera divenne famosa Rossini dovette
modificare il motivo per evitare che la gente ridesse in un momento tanto drammatico.
Tratto dalla commedia di Beaumarchais del 1775. Egli scrisse sul personaggio di Figaro tre commedie: il
barbiere di Siviglia, Il matrimonio di Figaro e La madre colpevole. Il barbiere sin dall’inizio conteneva
pagine musicali e fu la fortuna di Paesiello, opera scritta quando era in Russia. Anche altri musicisti lo
musicarono, come Mozart come seguito del barbiere di Pesiello, Le nozze di Figaro.
Abbiamo l’introduzione e il finale primo.
In Beaumarchais e in Paesiello la commedia e l’opera rispettive parla del conte, innamorato di Rossina, che
si introduce travestito da soldato ubriaco nella casa di Don Bartolo e dà a Rosina un biglietto furtivamente,
il tutore se ne accorge ma lei scambia i biglietti. Il soldato viene cacciato e l’atto finisce con lei che si siede
e legge la lettera. Le due opere terminavano così.
Invece con Rossini arriva un coro di soldati che vogliono arrestarlo, il conte si palesa per ciò che è, quindi
tutti si pongono sull’attenti e il finale finisce con una grande confusione.
⮚ La Cenerentola.

Delle opere serie di Napoli ricordiamo:


⮚ L’Elisabetta, la prima opera;
⮚ Otello, opera molto famosa. Non venne dimenticata quando Verdi scrisse il suo Otello, ottant’anni dopo.
Tanto che quando dovette scrivere La canzone del salice dovette sforzarsi a scrivere qualcosa di diverso da
Rossini. Abbiamo l’alternanza di argomenti classici e romantici; Tancredi è un argomento classico
(cavalleresco), ma con Otello abbiamo un argomento romantico (Shakespeare adottato dai romantici).
Questa, insieme a Maometto II, sono le uniche due opere ad avere un finale tragico. Questo perché, come
nel settecento, le opere di Rossini finiscono sempre in bene, anche se nella vicenda storica reale accade il
contrario. I finali tragici vennero visti talmente male dal pubblico che dovette scrivere dei finali lieti
alternativi:
» Per Otello il finale lieto culmina con la riappacificazione tra Otello e Desdemona, che non
ammazza più;
» Per Maometto II, quando rappresentò l’opera a Venezia, e gli abitanti non tolleravano si essere stati
sconfitti dai turchi, scrisse un finale diverso da quello originale.
⮚ La donna del lago;
⮚ Maometto II;
⮚ Mosè in Egitto;

Tra le opere semiserie di Rossini ricordiamo:


⮚ La Gazzaladra, rappresentata alla scala di Milano;

Viene chiamato per la sua fama europea nell’Operà di Parigi, dove aveva avuto già dei successi in un teatro
italiano. Lì si presentò con due rifacimenti di opere napoletane:
⮚ Maometto II;
⮚ Mosè in Egitto, qui il protagonista era un tenore

Come nell’epoca barocca, c’è sempre stato un intercambio tra opera italiana e francese.

Scrisse anche:
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⮚ Il Conte Ory, un’opera buffa ma di carattere diverso da quelle italiane
⮚ Il Guglielmo Tell, del 1829. Si può considerare un’opera romantica poiché l’argomento è tratto da Schiller,
ambientato tra le montagne svizzere (nella natura), tanto che Rossini stesso utilizzò dei motivi svizzeri.
L’eroe era un tenore.
Il finale è considerato uno dei finali d’opera più belli, in cui c’è un’energia che travolge tutti i personaggi
che viene dalla natura, che si riappacifica dopo la tempesta.
Per Parigi Rossini mise la doppia possibilità per il tenore e per il contralto.

Dopo la stesura del Guglielmo Tell smise di comporre.


Morì a Parigi nel 1868 in una casa che venne poi distrutta. Si dice avesse un salotto dove accoglieva vari
personaggi.

Per i musicisti successivi, l’eredità di Rossini si rivelò molto ingombrante. Dopo gli anni 30 dell’800, il suo ritiro,
ci furono diversi tentativi di svincolarsi trasformando le sue formule in modo nuovo. Ad esempio Donizetti e
Bellini, che avranno il loro successo dopo il ritiro di Rossini, con i quali ci sarà l’opera romantica, con gli slanci
appassionati, i duetti d’amore, il personaggio perseguitato dalla sorte che rifletteva la sorte di molti esuli (Mazzini).
L’eroe sventurato è tipico dell’opera romantica, insieme alla pazzia, di cui la protagonista femminile è affetta. Le
scene di pazzia sono grandi momenti tragici. L’opera ha sempre finale tragico.

GAETANO DONIZETTI
Fu un allievo di Giovanni Simone Mayr e fu una figura singolare, compositore di una fecondità immensa. Scrisse
circa 60 opere, cosa del tutto normale in epoca barocca, solo che una partitura dell’epoca era su una o due righe.

Scrisse come Rossini tutte e tre le forme di opera, comica, semiseria e seria, che adesso prende il nome di
melodramma. Quelle di Donizetti sono opere spurie, a cui mancava il patetico, quelle di Rossini sono invece
drammatiche con personaggi buffi che ogni tanto intervengono. Questo è stato non molto accettato dai posteri.

Accettava scritture da tantissimi teatri, anche da Vienna e da Parigi, perché scriveva molto, anche quando non
aveva commissioni. Al contrario di Bellini che scrisse un’opera italiana per Parigi, Donizetti e Rossini ne scrissero
una in francese per il teatro della città francese.

Fu il maestro delle pazzie femminili; per il San Carlo ricordiamo la Lucia, però impazzì a sua volta poichè
contrasse una malattia venerea che portò alla distruzione il suo cervello.

VITA E OPERE DI DONIZETTI


Nacque a Bergamo nel 1797 e morì nella stessa città nel 1848, anno delle grandi rivoluzioni. Principali caratteri di
Donizetti sono:
o Viene considerato il padre dell’orchestra moderna, colui che ha stabilito la disposizione, anche se non c’era
ancora la forma orchestrale;
o Scrisse sempre di argomenti romantici.
o Già nel settecento vi era stata la scoperta degli acuti, ma con Donizetti assumono un’altra valenza, e la
vocalità del tenore cambia, di tipo baritonale oppure di tipo contraltino, fatto di testa (voci dolci e soavi,
anche se rinforzate). Con l’inventore del Do di petto, Gilbert Duprez, la vocalità del tenore romantico è
colui che canta con forza i suoi acuti, l’eroe romantico. Solitamente l’eroe sventurato dell’opera romantica
è il tenore, brigante, corsaro, ma sempre qualcosa che riguarda problemi con la legge;
o L’aria con cabaletta della prima donna (soprano), come per Bellini, poteva trovarsi anche alla fine
dell’opera. Si ricorda che con Rossini il tutto poteva concludersi anche con una scena della donna, però
solo nel caso dei finali lieti. Per quanto riguarda i finali tragici la donna, canta il recitativo e l’aria, e nella
cabaletta riprende il controllo di se per dire qualcosa di terribile, e chiude drammaticamente la cosa, sempre
conservando lo schema dell’aria e della cabaletta. Verdi mai adotterà questa formula.

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Tra i suoi capolavori ricordiamo:
⮚ La luce
⮚ L’elisir d’amore, rappresentato a Milano
⮚ Don Pasquale, rappresentato a Parigi, considerata l’ultima opera buffa, nell’ottocento genere minore.
Verdi in gioventù ne scrisse una, ma la bocciarono e per questo non trattò più quel genere;

VINCENZO BELLINI
Abbiamo diverse caratteristiche di Bellini:
o Viene considerato il più grande melodista; le melodie più ispirate e lunghe;
o Fu il primo compositore a pretendere uno schema drammaturgico preciso dai librettisti, come farà Verdi;
o Era debole nell’orchestrazione, per cui criticata spesso nell’ottocento. Quando Bellini a Parigi presentò la
sua ultima opera, I puritani, si fece aiutare da Rossini per l’orchestrazione.

Era un compositore quasi ignorato in Europa, ma ultimamente ha avuto la sua rivalsa.

VITA E OPERE DI BELLINI


Nacque a Catania nel 1801 e morì giovanissimo a Parigi nel 1835.

Allievo di Nicola Zingarelli, fu l’unico ad avere una formazione napoletana. Napoli era la città di Rossini, Verdi
non fece molto in questa città, Bellini a Napoli fece una sola opera, la sua fortuna si svolse alla Fenice di Venezia e
alla scala di Milano.

Ricordiamo sue diverse opere:


⮚ I Capuleti e i Montecchi, sottoposta a molte modifiche;
⮚ Norma, rappresentata alla scala di Milano. Probabilmente considerata l’opera più bella di Bellini,
ambientata nelle Gallie, di argomento semiclassico. Norma è una sacerdotessa, che ha avuto una relazione
con un proconsole romano dai quali nascono due figli. Lui però si innamora di un’altra sacerdotessa, ma le
due diventano amiche. L’opera cadde alla prima perché mancante di un finale primo, sostituito da un
terzetto. Il finale è sublime; Norma accusa se stessa invece che la rivale, l’altra sacerdotessa, recupera il
suo amore che muore con lei e implora il padre di salvare i suoi figli. Questa implorazione, momento
catartico alla Wagner, suo grande stimatore;
⮚ La sonnambula, rappresentata alla scala di Milano. È l’ultima opera semiseria, in cui c’è il congedo
romantico. C’è una fanciulla trovata nella camera di un conte, ma che sostiene di essere una sonnambula,
ma nessuno le crede. Nell’ultima scena la vediamo sonnambula, camminare sopra la ruota di un mulino.
Nel sonno piange per il suo amore perduto e infine viene creduta, termina con una cabaletta cantata da lei;
⮚ I puritani, opera a lieto fine, ma di argomento romantico, rappresentata nel teatro italiano di Parigi.

GIUSEPPE VERDI
Verdi è uno dei protagonisti più importanti del melodramma italiano.

I suoi esordi avvengono in un momento in cui ci sono ancora Donizetti, e una concorrenza da sostenere. I ritmi per
un’operista corrispondevano a realizzare due opere all’anno. Per Verdi era qualcosa di terrificante, tanto che la sua
attività di operista la chiamò “gli anni di galera”. Quando il suo prestigio arriverà al massimo scriverà quando ne
aveva voglia. Pensò di ritirarsi ad un certo punto, ma poi continuò a scrivere ancora.

VITA E OPERE DI VERDI


Nasce nel 1813, a Le Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Siamo nel ducato di Parma e Piacenza, che
all’epoca erano staterelli come molti altri. Nasce durante guerre napoleoniche, e si racconta che la madre lo salvò
portandolo in braccio sul campanile della chiesa. La sua casa esiste tutt’ora e si dice che il comune si rifiutò sempre
di vendergliela perché aveva una fissa fobica per la pubblicità, i rapporti sociali, voleva comprarla, per paura che la
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potesse distruggere perché non sopportava che fosse piena di pellegrinaggio. Ebbe una lunga vita, compose fino a
80 anni e morì nel 1901, la sua attività abbraccia tutto il 1800.

La sua attività si può suddividere in tre fasi:


1. Prima fase, gli anni 50 dell’800. La prima maniera, si conclude con la famosa trilogia popolare, tre opere
indipendenti l’una dall’altra ma popolari tutte e tre, sono:
▪ Il Rigoletto, il cui testo viene da Victor Hugo. Venne rappresentato a Venezia;
▪ Il Trovatore, il cui testo viene da un dramma spagnolo di un drammaturgo. Prima venne pensato
per Napoli, ma venne poi rappresentato a Roma nel “teatro apollo”, in una sera di acqua alta, tutte
e tre le opere della trilogia nacquero sull’acqua;
▪ La Traviata, il cui testo viene dal dramma che Alexandre Dumas ha tratto dal suo romanzo, su
consiglio del padre. Venne rappresentata alla fenice. Il pubblico rimase sconvolto perché era di
ambiente contemporaneo, rappresentata nel presente. Verdi aveva già scritto Lo Stiffelio, presentato
a Trieste, di ambientazione contemporanea, che aveva un pastore protestante come protagonista
che aveva una moglie adultera.
2. Seconda fase, l’avventura parigina con i vespri siciliani e la fama internazionale, aveva già composto
un’opera per Parigi e per Londra, ma quando torna a Parigi era più famoso. A questa fase corrispondono le
opere della grande maturità;
3. Terza fase, opere degli anni 80 e 90 che sono opere su libretto di Enrico Boito, intellettuale, musicista e
poeta scapigliato, in un primo momento infatuato di Wagner, che rappresentava una corrente modernista
avversa a Verdi, ma poi collaborando con quest’ultimo per una composizione d’occasione e dopo aver
accusato il melodramma italiano di essere qualcosa di arretrato, offendendo Verdi, i due si avvicinarono.
Realizzarono un rifacimento di una composizione giovanile di Verdi, il Simon Boccanegra, lo spinge a
comporre le sue ultime due opere, l’Otello e il Falstaff, quest’ultimo realizzato alla soglia dei suoi
ottant’anni.

Quindi egli inizia a comporre nel campo dell’opera italiana, poi si trova solo, compositore senza rivali in Italia con
una fama crescente all’estero e si trova ad affrontare una concorrenza più ampia, quella europea, in particolare di
Wagner.

La figura di Verdi assunse un valore morale e patriottico, non era terrorizzato dalle barricate come Rossini, ne
aveva rapporti con la corte di Vienna come Donizzetti, ne aveva rapporti e posti politici, ma la sua musica
rappresenta la famiglia, la nazione, e per questo divenne simbolo del risorgimento, tanto che alla fine della vita
divenne senatore del Regno.

Verdi debutta a Milano dove sposa la figlia del suo benefattore, Margherita, che sarà la sua prima moglie. I genitori
di Verdi erano piccoli commercianti, quindi abbastanza poveri. Inizialmente fu notato dal parroco e poi da un
borghese benestante, il quale gli mise a disposizione nella sua casa uno strumento e gli concesse di proseguire gli
studi musicali.

Il conservatorio di Milano non lo accolse perché troppo grande e straniero, e il suo debutto avvenne con Oberto,
Conte di San Bonifacio alla scala di Milano. Una precedente opera iniziata ma di cui non si sa che fine abbaia fatto.
Verdi all’epoca doveva accettare ancora i libretti che gli venivano dati.
Il secondo libretto che gli viene dato è quello di un’opera buffa del più grande librettista del primo ottocento, Felice
Romani. Il libretto si intitola Un giorno di regno, e quest’opera cadde clamorosamente, anche se è stata rivalutata
recentemente. Era un’opera buffa, geniale anche se stramba.

Insieme al fiasco di Un giorno di Regno, muoiono i suoi due figli e sua moglie successivamente. Si pensa che,
afflitto da tanti dolori, non potesse scrivere un’opera buffa. Secondo le sue memorie infatti egli diceva di volersi
ritirare, finché l’aneddoto racconta che l’impresario della scala gli mise nella giacca il libretto del Nabucco, o
Nabucodonosor, di argomento biblico, anche se il testo era tratto da un dalmaccio francese e da un balletto. In
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particolare questi ultimi testi spesso erano fonte di altre opere come La Sonnambula di Bellini. Sempre secondo le
memorie di Verdi, egli lanciando il libretto sul tavolo, questo si aprì sul coro del Va pensiero, e l’opera ebbe un
successo straordinario anche se solo in seguito riscosse la fama che ha tutt’oggi. Nel libretto originale il va pensiero
apre il secondo quadro del terzo atto, dove c’è la storia d’amore tra Ismaele e Fenena. L’amore era per gli operisti
precedenti l’unico argomento irrinunciabile, come in Donizzetti secondo cui l’opera non funzionava se non vi era
questo argomento. Per Verdi l’amore non è la cosa più importante ed ebbe poche opere contenenti questo
argomento. Nel Nabucco chiese al librettista di eliminare questa scena d’amore perché capì che questo era un pezzo
importante. I cori di solito aprono la scena e Verdi capì che il coro era la cosa più importante della scena, la
situazione amorosa e la gelosia di Abigaille restano accennate nel primo atto, e poi non se ne parla più per tutta
l’opera. E poi vi è la scena della profezia nella quale viene annunciata la caduta di Babilonia.

Quindi in questo episodio vediamo due cose:


● Verdi reduce da un fiasco ripone al librettista una modifica;
● L’amore non era la cosa più importante. Riscriverà uno dei suoi capolavori giovanili, la prima opera, Il
Macbeth di Shakespeare che non parla d’amore. Vi sono sempre tracce di una storia d’amore, solo che non
hanno l’attenzione tutale nella vicenda.

La prima cantante del Nabucco fu Giuseppina Stripponi che fu il suo amore clandestino finché in tutta segretezza la
sposò e retò con lei tuta la vita. Si dice che la Stripponi non cantò bene alla prima del Nabucco, con un bel canto
scritto però in modo anti-belcantistico, infatti si dice che Verdi avesse scritto male la sua parte, con abbellimenti
privi della logica del belcanto rossiniano, ma in realtà è così poiché egli scrisse questo canto in riferimento alla
voce della Stripponi e anche se alla prima non ebbe molto successo, in altri teatri ne riscosse molto.
Verdi ebbe diverse amanti, la Stripponi era bella e fu amante di diversi personaggi, tra cui l’impresario della scala.
L’aneddoto del libretto messo nella giacca del cappotto inizia da lei, che parlò molto bene di Verdi all’impresario.
Si trasferì a Parigi dove dava lezioni di canto, fece conoscere la lingua e diversi testi a Verdi.
Verdi dopo il Nabucco tenta un’impresa analoga di un’altra grande opera corale, I lombardi alla prima crociata, un
coro tratto dal testo di Tommaso Grossi, imparentato con il poeta Alessandro Manzoni.
Dopodiché inizia la carriera per la fenice di Venezia, dopo le prime quattro opere per la scala. Scrive la sua quinta
opera, questa volta per la fenice di Venezia, L’Ernani, che segna la prima collaborazione con il librettista, a lui caro
e uno dei suoi preferiti, Francesco Maria Piave e il suo primo incontro con Hugo, che a Parigi aveva fatto scalpore.
La prima dell’Ernani a Parigi aveva suscitato una guerra tra classicisti e romantici. La sua carriera prosegue in tutta
Italia. Napoli perde quota tanto che per questa città scrisse solo due opere.
Gli argomenti sono tratti da drammi romantici, abbiamo quindi Hugo, Schiller, Shakespeare che pur essendo nato
in un’altra epoca fu accolto dai romantici come uno di loro. Ma Verdi tenne sempre a musicare qualcosa di Alfieri
e Goldoni, maggiori drammaturghi italiani, ma non lo fece mai. Di Alfieri voleva musicare La Virginia, non a caso
i suoi figli presto morti si chiamavano Virginia e Iginio Romano, personaggio di questa opera di Alfieri.
Verdi partecipò a situazioni patriottiche, per la Repubblica romana scrisse La battaglia di Legnano, presentata in
Argentina. In questa sintesi, forza morale tende a uscire dagli schemi, cercare situazioni e personaggi particolari e
originali.

Di Schiller mette in scena tre drammi, presentati a Londra per la prima volta:
▪ La Giovanna d’arco;
▪ La Luisa Miller,
▪ Il Don Carlos per Parigi, scritta e presentata diversi anni dopo.

Di Schakespeare mette in musica:


▪ Il Macbeth;
▪ Il Re Lear, in cui l’amore non c’è per niente;
▪ L’Otello;
▪ Il Falstaff.

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Dopo la trilogia, grande trionfo, egli decise di cambiare strada e di andare a Parigi dove propose il rifacimento di I
lombardi alla prima crociata, che si prestava meglio in forma di opera francese per la marcia e il tutto, e vi
aggiunse il balletto.
Mentre con i vespri pretendeva tutto al suo servizio e si lamentava di dover scrivere un’opera in cinque atti, che
dura tre ore, troppi lunga per lui. La sua opera più breve, La Zita, dura un’ora e venti, mentre la media del tempo
delle sue opere era di due ore e dieci circa. La brevità fu poi accolta da Giacomo Puccini, suo successore, che prese
quasi tutto dall’opera francese, qualcosa da Wagner, e la brevità da Verdi. I vespri siciliani andarono in scena con
gran successo ma niente di clamoroso. A Parigi tornerà anni dopo per scrivere la sua opera più bella, Il Don Carlos,
un’opera molto sofferta perché a vennero fatti dei cambiamenti tra le prove generali e la prima.
Nella grande maturità scrive anche un ballo in maschera rappresentato nel teatro apollo a Roma, tratto da un
libretto francese. La forza del destino per Pietroburgo, ampiamente rifatta per l’Italia.
In Itala litigò con alcuni teatri, perché era facilmente irascibile. Quando ricevette delle critiche a Venezia per Il
Signor Boccanegra, non scrisse più opere, come per la scala dove aveva litigato molto prima con l’allestimento
dell’Attila, ritenuto troppo povero.

La commissione per il Cairo, in occasione dei festeggiamenti del canale di Suez, di argomento egiziano, scrisse
l’Aida, opera in cui prese il modello dell’opera francese, riducendolo all’opera verdiana, c’è la banda, i balletti, ma
tutto è ristretto, con la durata di due ore e un quarto circa. La banda entra con Rossini, con Verdi c’è quasi sempre
in scena, soprattutto nelle scene di festa. Della banda non si scriveva la partitura, perché ogni volta la si doveva
adattare in base al teatro dove veniva presentata l’opera.
Nell’Aida verdi aveva preso relazione con la compagna di uno dei primi grandi direttori Angelo Mariani, Teresa
Stols. Verdi gliela tolse e la Stripponi si dovette rassegnare.

Il Signor Boccanegra è il rifacimento più radicale di Verdi. Dopo l’Aida c’è il rifacimento del Don Carlos,

Poi l’amicizia con Boito, vecchio nemico con cui volle rifare Il Signor Boccanegra, lo spinse a scrivere l’Otello e il
Falstaff, opere della terza maniera di Verdi perché sono liquidate le forme dell’antico melodramma, riconoscibili
ancora nell’Aida. Nelle ultime opere, in particolare in queste ultime due, l’orchestrazione diventa raffinata.
Verdi deve affrontare la critica europea che conosce l’opera francese, tedesca, di Wagner. Nell’ Otello e nell’altra
non ci sono più le antiche forme, anche se a volte, in qualche modo, traspaiono; il finale del secondo atto nel
Falstaff è una sorta di finale secondo

Verdi fu maestro di tutte le forme, come per l’aria, definite ritratti dell’anima. Ci sono duetti, terzetti di grande
forza, e nei finali Verdi cerca la sintesi, nella Traviata, nel finale del secondo atto che occupa per intero il secondo
quadro, c’è un grande concertato, però non c’è la stretta come con Rossini. Nel Rigoletto non c’è alcun concertato,
ma le macrostrutture sono ben presenti.
L’introduzione, i finali e i quartetti sono le sue grandi specialità, mettendo gli stati d’animo dei personaggi insieme.
Molto famoso è il quartetto del Rigoletto.
I duetti asimmetrici sono un’altra sua particolarità, ovvero quando il secondo personaggio canta la stessa cosa del
primo ma con parole diverse. In Verdi accade sempre, ma egli tende a cambiare anche la musica del secondo
personaggio. Quindi i suoi duetti sono asimmetrici quasi sempre; nel caso del duetto della Cabaletta (allegro o di
un’aria, o di un terzetto o di altro) nel finale secondo del Rigoletto si ispira a Rossini.

Rossini disse che il Va pensiero fosse un’aria all’unisono dove le voci si dividevano alla fine. E poi il testo era
incomprensibile, ma la parola scenica verdiana è importantissima, perché anche se le parole del testo non si
capivano, quelle precise parole dovevano essere comprese, per volere di Verdi stesso.
Anche inventare il vero era importante, ricordiamo la sua celebre frase “copiare il vero è una bella cosa ma
inventarlo è meglio”. Con questo egli intendeva dire che tutto doveva apparire come vero.

Le composizioni non operistiche di Verdi furono:


● Messa da requiem, della grande maturità. Non era religioso. Voleva scrivere una messa per Rossini.
● Quartetto d’archi;
● Quattro pezzi sacri, in realtà aveva concepito un trittico al quale si aggiunge un quarto che si suona sempre
insieme.

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Verdi diceva che la voce più che bella doveva essere aspra
Con l’Amami Alfredo della Traviata Verdi esce da tutti gli schemi, l’amoren on è il centro dell’opera ma il
sacrificio compiuto dalla donna.
Dall’opera Un ballo in maschera vi è un detto d’amore adultero ed è una scena importante.

LE CARATTERISTICHE DELLE SUE OPERE


Le sue opere presentano dei caratteri ben definiti, altrettanto diversi da quelli delle opere di altri autori:
● Il compositore deve scegliere l’argomento che più gli interessa, liberamente;
● Verdi pretende dal librettista la sceneggiatura e il dialogo secondo le esigenze del musicista. Quindi Verdi
non scrive il libretto da solo come Wagner, ma stende come lui la drammaturgia dell’opera;
● Si impone la brevità perché deve esserci attenzione costante e l’opera va seguita nella sua interezza, al
contrario di Wagner, con cui prevale la distensione;
● Gli argomenti delle opere erano tratti da drammi romantici;
● Vi è la ricerca di personaggi e situazioni originali, ma che dovevano sempre essere verosimili;
● All’interno del testo vi era la parola scenica.

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RICHARD WAGNER
ASPETTI IMPORTANTI DELLA PRODUZIONE WAGNERIANA
Riguardo le composizioni di Wagner, fondamentali furono:
● Il dramma musicale, il quale:
» È un’opera (Wagner preferiva non usare questo termine);
» Non ci sono forme musicali prestabilite;
» Utilizza prevalentemente l’assonanza, che proviene dalla poesia arcaica;
» Vi è il tema del mito rimaneggiato, che ha però delle eccezioni come I maestri cantori di
Norimberga, che essendo una commedia è un romanzo storico che contiene una storia inventata;
» Gli atti sono tre, tranne nel caso de L’oro del reno, unico, e Il crepuscolo degli dei che ha un
prologo e tre atti (anche se il prologo e il primo atto si susseguono). Tra un atto e un altro Wagner
prevedeva un’ora di pausa, perché voleva che la sua opera durasse tutta la giornata;
Da Wagner in poi i musicisti devono scegliere se scrivere un dramma o un’opera. Con un testo di
Metastasio si distinguono recitativi, arie, e se c’è un duetto, dal metro, dai versi (dagli endecasillabi,
settenari ad esempio). Mentre con Wagner non si distingue con il dramma. Verdi fino all’Aida scrive opere,
con Otello e Falstaff Verdi si infuriava di essere accusato di wagnerismo, anche già con l’Aida che aveva
un’orchestra. Però in quelle due opere abbiamo forme dissolte, anche se non spariscono e in controluce si
vedono i finali, le arie. Però l’aria nell’Otello ha una forma libera rispetto la traviata ad esempio.
Nel caso del dramma musicale vi è uno spartiacque nella vita di Wagner, prima del quale Wagner
componeva opere e dopo il quale comincia a comporre drammi musicali, senza un graduale cambiamento;
● Il leit motiv, (termine non usato da Wagner) motivo legato a una persona, ad un oggetto o ad una
situazione, che ritorna nell’opera ogni volta che si parla di quella cosa e che nel corso dell’opera stessa può
subire delle trasformazioni. Si dice che il leit motiv sostituisce la forma chiusa. Vi arrivò gradualmente.
In Mozart se sentiamo una cosa bellissima la sentiamo una volta, in Wagner più volte. I temi ricorrono
sempre e subiscono delle varianti a seconda di ciò che accade nel corso della vicenda.

In minor importanza abbiamo:


● Il cromatismo, che in Wagner possiamo trovarlo o nella forma della continua modulazione, caso nel quale
possiamo definirlo come esempio della sensualità nella sua musica, o come tema cromatico. Il cromatismo
wagneriano che si esterna nel Tristano e Isotta sta a indicare un anelito verso l’infinito, ciò che rende la sua
musica inebriante ed è stata l’accusa mossa dai nemici di Wagner, proprio perché non era il dramma ma il
fatto che la sua musica inebriasse a scandalizzare.
Lo stile di Wagner influenzò per reazione e per adesione tutti. Quanto il cromatismo abbia influito sul
totale cromatico della seconda scuola di Vienna, quindi sulla soluzione della tonalità, è un argomento
tutt’ora dibattuto.
Ci sono diverse tesi; c’è chi pensa che il cromatismo di Wagner abbia portato alla dissoluzione della
tonalità, mentre altri associano il cromatismo a quello di Bach, che è qualcosa che mette a riparo il suo arco
melodico da qualsiasi passione mondana, è qualcosa che tende all’interiorità, al contrario di Wagner, che è
qualcosa che tende all’esterno, anche se le sue tonalità sono chiare, ovvero quando modula non è mai
confuso dal punto di vista tonale, ma è diverso dal modulare di due battute Bach, che ha significato
opposto.

Wagner scrisse sempre i testi dei suoi drammi, era autore di testo e musica; le uniche cose musicate su testi altrui
furono i Lieder, e sono famosi quelli su testi di Mathilde Wesendonck, donna di cui si innamorò, e che può essere
considerata uno degli elementi generatori della stesura del Tristano e Isotta.

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Usa un’orchestra di grande impegno e peso, e anche se lui non studiò mai orchestrazione ne fu un modello.
Nell’orchestrazione di Berlios Wagner veniva considerato inimitabile. Era enorme e faceva le funzioni del coro
nella tragedia greca, riferimento per Wagner.

Ci sono dei parallelismi tra Verdi e Wagner:


● Di entrambi abbiamo un’opera abbozzata e non finita di cui non si sa nulla; di Verdi abbiamo il Rocester,
conosciuta come Oberto, Conte di San Bonifacio, e di Wagner abbiamo Le nozze Die Hochzeit. Per
entrambe c’è un inizio e c’è subito dopo un’opera comica;
● Entrambi scriveranno un’opera comica, Verdi nella vecchiaia, Wagner nella sua fase matura.

VITA E OPERE DI WAGNER


Nasce a Lipsia nel 1813 e muore a Venezia nel 1883 per una crisi cardiaca.

Le tre opere giovanili, considerate al di fuori del canone wagneriano, sono:


● Le fate, del 1833, ispirata alla donna-serpente di Carlo Gozzi, nobile veneziano che alla reazione di
Goldoni scrisse favole farcite di maschere veneziane che dovevano essere delle buffonate ma che i tedeschi
presero sul serio, poichè avevano questo tema fantastico, tanto che eliminarono gli aspetti buffi, facendole
diventare cose serissime. Wagner inizia con quest’opera. Non vennero mai rappresentate in vita di Wagner;
● Il divieto di amare, opera comica del 1834. Il libretto fu tratto da una commedia nera di Shakespeare,
misura per misura e venne rappresentata ma venne giudicata da Wagner come oscena;
● Il Rienzi, primo grande successo, risale al 1838, opera di smisurata lunghezza e la più lunga di tutte, che
preannuncia la sua indole a realizzare opere molto lunghe. Sin dalla prima fu tagliata, tanto che lui stesso
non si rese conto di aver scritto un’opera così lunga. La partitura autografa venne donata a Hitler e andò
perduta, quindi non si conosce.
Seguita per la sua integrità possiamo dire che è un’opera di carattere storico, ispirata alla vita di Cola di
Rienzo. È stato il primo e più grande successo, perché opera tedesca ma ispirata all’opera francese, in 5
atti, con un lungo balletto nel secondo atto, dove vengono rappresentati i personaggi dell’antica Roma,
poco felice musicalmente, ma ricco di azioni, che era qualcosa di innovativo. Non lo ripudiò mai, ma la sua
seconda moglie Cosima si, la figlia di Listz, che determinò il canone delle opere da eseguire a Bayreuth.

Le opere, ancora tali, romantiche sono:


1. L’olandese volante, del 1840-1841, in italiano noto come Il vascello fantasma, secondo titolo dato dal fatto
che Wagner aveva il sogno dell’opera di Parigi, teatro più prestigioso di Europa, dove propose l’opera in
questione, ma questi se ne appropriarono facendo musicare la vicenda da un altro. Wagner pensò sempre di
eseguirlo come appartenete ad un unico ciclo insieme alle altre due opere seguenti, tanto che decise di
intervenire per rendere l’azione più fluida, cambiando sia il finale dell’overture che il finale dell’opera.
L’overture (che può essere centonica, o poema-sinfonico come Il Franco cacciatore, ma anche come in
questo caso. Si pose lo stesso problema di Beethoven, se l’overture dovesse anticipare la vicenda
dell’opera. Noi già sentendo l’overture capiamo come andrà a finire la vicenda. Mentre il primo non risolve
il dilemma, Wagner si) ci mostra l’orchestra, aspetto importantissimo, insieme al fatto che egli fu il più
straordinario pittore della natura in musica; il vento, la tempesta, vennero raffigurati con un vigore inedito.
Nell’opera vi è il tema portante, come nel Tannhauser, della redenzione per amore. Già nell’overture
vediamo la raffigurazione del mare e del vento.
L’Olandese volante è una leggenda che mostra una singolare parentela con la leggenda dell’ebreo errante
(il viaggio è inteso come condanna), condannato ad errare per il mondo fino alla fine dei tempi. Qui
abbiamo un olandese che tentando di doppiare un capo (di buona speranza) disse “lo doppierò, anche a
costo di stare qui fino alla fine del mondo”. Questa affermazione lo condannò a vagare con il suo vascello
fino alla fine dei tempi. L’olandese in questo caso poteva riscattarsi solo se trovava una donna che gli
sarebbe stata fedele fino alla morte, e una volta ogni sette anni, gli veniva consentito di scendere e cercare
una donna. Nella vicenda di Wagner l’olandese trova una donna che in realtà lo aspettava poiché
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conservava un suo ritratto in casa e conosceva la vicenda. La donna aveva un nome inventato da Wagner
stesso, Senta. La donna può redimere l’eroe maledetto, ma a costo della sua vita (redenzione per amore);
nella vicenda lui la vede parlare con un uomo e si stente tradito, salpa con la nave, incapace di credere alla
buona fede di Senta. Ma la ragazza si tuffa e muore annegata: questo salva l'Olandese, che sale con lei in
paradiso.
Vediamo in quest’opera tre temi:
▪ Quello del vento e della tempesta, ovvero quello dell’olandese, della maledizione;
▪ Quello lirico, di Senta, donna redentrice;
▪ Quello di una canzone di alcuni marinai;
Wagner attinse il suo racconto dal poeta romantico tedesco Heine che racconta in un suo scritto di essere
andato a teatro e di aver assistito al teatro, ma ne parla considerando la rappresentazione di Wagner
superficiale. Wagner prese questa cosa raccontata da Heine, che scriveva sempre in maniera umoristica,
negativamente.
Quindi quest’opera attinge ancora ad un testo letterario, anche se ne cambia le caratteristiche. L’idea della
ragazza che si getta dal vascello è di Heine, anche se quest’ultimo la intese come qualcosa di non così
eclatante, mentre Wagner si. L’idea del vascello fantasma gli venne durante un viaggio in mare ascoltando
i canti dei marinai e vedendo il mare in tempesta;
2. Il Tannhauser, del 1842-1843, opera più travagliata, ampiamente riveduto a Parigi nel 1861, anno nel quale
ebbe finalmente l’opportunità di fare un opera per Parigi grazie alla principessa Metternich, vicenda legata
alla battaglia di Solferino, nella quale Napoleone III appoggiò il piemontesi, inizialmente alla volta della
conquista di tutto il Lombardo-Veneto, ma dopo il suo abbandono i piemontesi conquistarono solo Milano.
Così la principessa dovette aspettare per essere liberata e quando a Parigi lei parlò di Wagner non sapevano
chi fosse, le diedero il consenso di invitarlo e per l’occasione decise di presentare un’opera giovanile, più
fruibile per il pubblico, per il quale scrisse il famoso balletto che stava all’inizio. Fu un fiasco.
Nel caso di quest’opera abbiamo un miscuglio di varie vicende:
⮚ Una prima vicenda è tratta da un racconto del personaggio, che fu un Minnesenger realmente esistito. In
vita era mal visto poiché aveva la consuetudine di lavarsi, cosa che dal Medioevo fino al 1700 in Francia
veniva considerata peccaminosa. Per questo si diceva che si fosse accoppiato con il diavolo, o meglio, con
Venere, la dea dell’amore che nella mitologia cristiana era diventato un essere demoniaco. Su questa
leggenda nacque una ballata di carattere anticattolico, ovvero una ballata di Tannahuser che sta con
Venere e decide di lasciarla perché ha nostalgia del suo paese e quindi parte pellegrino e di dirige a Roma
dal Papa, che li dice che per lui non c’è salvezza, come il suo bastone non può dare fiori, la sua anima non
può essere redenta. Allora torna da Venere che lo accoglie, ma il bastone del papa miracolosamente
fiorisce e manda a cercare Tannahuser ma nessuno lo ritroverà più;
⮚ La vicenda del castello Varteburgo luogo particolarmente importante, dove avvenne la stesura della prima
copia della Bibba di Lutero. In quel luogo avvennero diverse situazioni; vi fu Elisabetta d’Ungheria e
prima ancora una tenzone di cantori. Mette insieme questa tensone insieme alla storia di Santa Elisabetta,
prima moglie e madre, ma che non lo è più. Da Santa Wagner la fa diventare la donna che si innamora di
Tannheuser. Oppone l’amore bianco a quello nero di Venere, amore demoniaco;
L’opera di Wagner inizia nel regno di Venere, trattenuto presso il Venusberg, dove c’è Tannheuser che
preso dal pentimento se ne va e si ritrova nella fortezza della Wartburg. Passano alcuni pellegrini in
processione: il trovatore, colmo di rimorsi, s'inginocchia piangendo. In questo stato incontra il langravio di
Turingia, accompagnato dai poeti Wolfram, Walther, Biterolf, Reimar e Heinrich. Questi accolgono
calorosamente il loro antico rivale e lo invitano ad una tenzone poetica: egli inizialmente rifiuta, ma poi
accetta quando viene a sapere che Elisabeth, nipote del langravio, colpita dalle sue parole, è ancora afflitta
dalla sua assenza.
Nel secondo atto la scena si sposta al castello della Wartburg. Elisabeth apprende del ritorno di Tannhäuser
e quindi si mostra in pubblico alla gara canora. Wolfram conduce il trovatore da lei: egli dice di amarla, ma
non ha il coraggio di rivelare dove sia stato tutto questo tempo. I cantori si riuniscono per la gara, arrivano
anche i nobili, le dame e i cavalieri vestiti in modo solenne. Il tema della tenzone è il risveglio dell'amore.
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Comincia Wolfram, che dichiara che l'amore è un fiume puro che non andrebbe mai turbato. Tannhäuser
elogia invece con fervore l'amore sessuale. Gli altri cantori controbattono, Tannhäuser replica a ciascuno,
ed in un eccitamento crescente finisce con il cantare un'ode a Venere e raccontare la sua storia. Le donne,
eccetto Elisabeth, lasciano la stanza con orrore ed i cavalieri sfoderano le spade contro il trovatore.
Elisabeth lo protegge, il cantore si pente ed il langravio acconsente a lasciarlo andare a  Roma con un
gruppo di pellegrini a chiedere perdono al Papa.
Nel terzo atto siamo nella vallata della Wartburg, scena autunnale. La musica orchestrale descrive il
pellegrinaggio di Tannhäuser. Elisabeth, accompagnata da Wolfram, s'inginocchia in preghiera. Chiede
invano notizie ai pellegrini che ritornano. Prega ancora, offrendo la sua vita alla Madonna in cambio della
redenzione del cantore e torna alla Wartburg con il cuore infranto. Wolfram, che l'ama fedelmente, ha un
presentimento della sua morte. Vede davanti a lui un pellegrino vestito di stracci: è Tannhäuser, che cerca
disperato la strada per il Venusberg. Il Papa gli ha negato l'assoluzione dicendo che questa è impossibile,
come per il suo pastorale è impossibile rinverdirsi di fresche foglie. Venere appare per un attimo, interrotta
da una processione: il funerale di Elisabeth. Tannhäuser si lancia sul corpo di lei e muore redento grazie al
suo sacrificio, dopo averne invocato la santità. I giovani pellegrini entrano e annunciano che il pastorale del
Pontefice è fiorito per miracolo come segno del perdono di Dio;
3. Il Lohengrin, del 1845, opera di passaggio tra i due stili, anche se strutturalmente può essere considerata
ancora un’opera.
L’argomento riguarda la cavalleria medievale, e venne rielaborato da Wagner che mise insieme storie e
situazioni avvenute in epoche diverse, ma sviluppò il mito secondo una sua logica.
Siamo nelle Fiandre dove avviene una disputa, l’erede di quelle terre, Elsa, viene accusata da un nobile
cavaliere del posto di aver ucciso il fratello. Nel corso della vicenda lei dice di aver sognato un cavaliere
che sarebbe venuto a salvarla. Il cavaliere, Lohengrin, portato da un cigno uccide l’accusatore, il cattivo,
che aveva sposato una donna pagana, una strega, creatura wagneriana. Lohengrin dice di voler sposare Elsa
volentieri ma a costo che lei non dovrà mai chiedere della sua origine. Lei glielo chiede la prima notte di
nozze, e Lohengrin decide di abbandonare Elsa, che cade forse morta tra le braccia del fratello, trasformato
in cigno dalla cattiva, Goffredo di Buglione, eroe della prima crociata. Si conclude quindi l’opera con un
finale tragico, al contrario degli altri che sono invece catartici.
È ancora un opera, accusata però di essere troppo ingombrante; ci sono troppi dilungamenti, riguardo il
coro ad esempio. Wagner scriveva i drammi e li musicava dall’inizio alla fine, senza mai prendere in
considerazione il tempo.
Nel Lohnering abbiamo segni di quella che sarà la scrittura musicale successiva di Wagner, nel primo atto
abbiamo:
» La simmetria delle frasi;
» Il primo preludio wagneriano. Abbiamo già detto che ebbe lo stesso dilemma di Beethoven
riguardo l’overture, grazie la quale conosciamo già la vicenda. Wagner però decise che la vicenda
doveva aprirsi con una grande pagina sinfonica che però introducesse al clima spirituale dell’opera,
senza narrare le vicissitudini; così sarà il preludio del Tristano e Isotta, e di altre opere.
Il preludio preannuncia il mondo luminoso del Graal, Lonhering è il figlio di Parsifal, eroe
wagneriano di luce. C’è una sonorità inedita, già udita in Mendelssohn, dei violini divisi che
rappresentano la luce divina. Vi è un grande crescendo e un diminuendo, come se ci fosse un
paradiso che si avvicinasse e poi allontanasse. Si introduce quindi la vicenda luminosa dell’eroe, il
cavaliere.
La struttura è importante; c’è questo crescendo progressivo dato dagli effetti della strumentazione.
Quando deve finire Wagner non può fare un diminuendo come il crescendo, altrimenti sarebbe
troppo lungo. Sostituisce quindi la discesa con un passo cromatico, una melodia che di tonalità in
tonalità scende e termina in pianissimo (pp).

Queste prime opere vennero rappresentate a Dresda, tranne l’ultima perché Wagner era seguito dalla polizia per
aver partecipato a dei moti rivoluzionari, quindi venne rappresentata nel teatro dove venivano accolti i “profughi”
che non riuscivano a stabilizzarsi nel loro paese.
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Sia le overture romantica sia i preludi venivano molto eseguiti in passato, diretti da lui direttamente. Fu uno dei
primi direttori d’orchestra sul podio, come lo sarà Strauss. Per i suoi problemi cardiaci smise di dirigere però. Sia
per le dimensioni sia per la forza emotiva, le sue opere causarono diverse morti.

Abbiamo poi i drammi musicali appartenenti alla più grandiosa opera musicale mai realizzata, un ciclo di quattro
drammi, che prende il nome di Anello del Nibelungo, creati dell’arco di un ventennio da Wagner. Questo ciclo non
ha preludi grandiosi, anche se vi è sempre. Le grandi pagine sinfoniche le troviamo in Il crepuscolo degli dei.
Sembra incredibile che un uomo possa aver creato una cosa tanto grande. I drammi sono:
1. L’oro del reno, il cui preludio disse di averlo sognato;
2. La Walkiria, dove si prospetta l’idea dell’annientamento come poi si prospetta in Schopenhauer. La
cavalcata delle walkirie apre il terzo atto e venne spesso eseguita come estratto sinfonico, è una scena
grandiosa ma fu oggetto di tante parodie e situazioni comiche;
3. Il Sigfrido;
4. Il crepuscolo degli dei;

Per questo ciclo realizza i suoi ideali:


o Il ciclo si rifà alla tragedia greca, in tre parti collegate tra loro (Eschilo), e al contrario del dramma satiresco
finale vi è il preludio iniziale;
o Attinge da tre fonti:
▪ L’Edda antica e l’Edda nuova, due poemi scandinavi;
▪ Il canto dei Nibelunghi, poema tedesco cristiano;
o Lascia la letteratura e la storia per rivolgersi al mito, più manipolabile come facevano i greci. Il poeta dà al
mito il significato poetico che desidera. Euripide quando scrive L’Elettra si oppone a Le Coefore che
trattavano lo stesso argomento.
Attinge a queste fonti creando la vicenda autonoma e personale nella quale inserire, come i greci, una sua idea
filosofica (ogni poeta dava al mito scelto da tutti la sua connotazione poetica). Anche alcune opere di Wagner
furono trattate da altri autori; Debussy voleva riprodurre un Tristano e Isotta senza l’implicazione pessimistica,
però non lo realizzò mai. C’è stato poi lo svizzero Frank Martin che scrisse un’opera da camera sul mito del
Tristano e Isotta e un francese che scrisse il Sigur, che nei poemi scandinavi era Sigfrido.

L’idea generale nasce da un momento primigenio nel L’oro del reno dove c’è come l’idea della nascita del mondo.
Vediamo però solo esseri sovrumani, (dei, giganti e nibelunghi – nani) che hanno ambizioni di dominare il mondo
sopra le altre specie. Dunque non sappiamo in che mondo ci troviamo.

La stesura del ciclo ebbe un finanziatore, Luigi II di Baviera, maniaco wagneriano, passato alla storia come un
megalomane pazzo, forse suicida o forse ucciso quando la Prussia decise di inglobare tutti i territori tedeschi; la
Baviera era un regno indipendente. Wagner aveva ancora la prima moglie durante questa vicenda, ma conobbe
Mathilde Wesendonck.

Durante il Sigfrido Wagner interruppe la stesura del ciclo per:


▪ La passione per una donna, mentre la moglie non capiva perché egli perdeva tempo, Mathilde ascoltava i
sogni di Wagner, questo grande amore, non si sa se consumato o meno,
▪ Schopenhauer, poco compreso in vita, il cui desiderio di annientamento per far cessare il dolore, già intuito
nella Walkiria.

Durante l’interruzione scrisse:


❖ Il Tristano e Isotta, grande opera d’amore, e dell’annientamento. Venne rappresentata a Monaco sotto la
direzione di Hans, primo marito di Cosima, che Wagner gli “tolse”. Cosima fu convertita al
protestantesimo da Wagner. Quest’opera ha l’idea dell’annientamento degli uomini in amore, come si
configura in Schopenhauer. È la tragedia dell’amore corrisposto.

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Nell’opera vi è un passo del secondo atto; una lunga scena d’amore. Viene presentata la notte, simbolo
dello spirito, opposta al giorno, regno delle convenzioni, obblighi. È una notte d’amore, un’invocazione
alla notte, dove i due amanti sono adulteri del Medioevo e danno luogo a questa lunga scena in cui le voci
si intrecciano; non ci sono quasi mai duetti in Wagner, ma qui trasmette la fusione e l’amore tra i due. È il
dramma dell’amore corrisposto quello descritto, la sofferenza degli amanti di non potersi fondere l’uno nel
corpo dell’altro. La morte di Isotta in questo caso è metafora della trasfigurazione.
Il coro, presente in I maestri cantori di Norimberga e nel Parsifal, è quasi assente;
❖ I maestri cantori di Norimberga, opposto dell’opera precedente, commedia anche con un fondo
malinconico soprattutto in relazione al personaggio in cui Wagner si rappresentò, Alsax. C’è un ritorno ad
alcune formule operistiche;

Luigi II era talmente impaziente di vedere il ciclo completo che fece rappresentare a Monaco L’oro del reno e la
Walkiria in duo, ma Wagner, il quale diceva che il ciclo doveva essere rappresentato per intero, non assistette allo
spettacolo.

Wagner, convinto che il ciclo dovesse essere accolto in un posto lontano dalle volgarità delle metropoli e dove le
persone dovevano andare unicamente per ascoltare le sue composizioni, pensò ad un posto, nella città di Bayreuth,
nella quale vi era un teatro, che però considerò non adatto. Decise quindi di costruirne un altro, provvisorio, che
però rimase e che rispondeva a delle sue esigenze ben precise. Alla conclusione del ciclo lo fece rappresentare nel
teatro di Bayreuth (il festival di Bayreuth è il primo moderno, fondato da Wagner con il suo teatro). Lo fece
costruire con un’unica cavea, sopra la quale vi era una fila dove andavano i personaggi importanti. Il pubblico a
Bayreuth dovette sedersi su delle panche inizialmente, poi su poltrone ma senza braccioli.
Egli portò:
● Il buio in sala;
● Il sipario che si apre lateralmente e che non si alza come nel teatro italiano;
● L’orchestra invisibile, il golfo mistico. Più nessuno lo fece ma l’orchestra venne comunque messa più in
basso rispetto tutto il resto.
L’opera doveva iniziare nel pomeriggio e doveva concludersi a fine giornata, con due intervalli della durata di
un’ora ciascuno.

Dunque al cuore della sua opera riformatrice c’è il dramma musicale; il Lohengrin è ancora un’opera e non
costituisce un dramma vero e proprio. Il primo è L’oro del reno, che lo terrà occupato per vent’anni, durante i quali
interruppe anche la stesura per i motivi sopracitati.

Con queste opere Wagner realizza il suo ideale nel dramma musicale; egli scrisse queste opere a ritroso: già negli
anni 40 aveva scritto La morte di Sigfrid, e decise di dargli un antefatto scrivendo Il giovane Sigfrid. Dopo ciò
nacque l’idea del ciclo e scrisse L’oro del reno e La valchiria insieme.

Dopo tutte queste Wagner scrisse la sua ultima opera, il Parsifal, completato a Palermo e la quale rappresentazione
venne vincolata da Wagner stesso a Bayreuth per cinquant’anni, dopo dei quali questi vincoli scadevano. Con
questo vi è un tema in comune con il Lohengrin, ma con dignificato diverso. Nel 1882 venne rappresentata per la
prima volta a Bayreuth, un anno prima della sua morte.

CARATTERI GENERALI DELLE COMPOSIZIONI DI WAGNER


Caratteristiche principali delle composizioni di Wagner:
⇒ Fu uno dei più grandi “pittori in musica”, per aver dipinto perfettamente scene e situazioni naturali;
⇒ Era autore di opere lunghissime;
⇒ Il finale delle sue opere era quasi sempre catartico, caso nel quale tutti i personaggi affrontano una morte,
metafora di una trasfigurazione;
⇒ I cattivi nelle sue opere hanno un linguaggio musicale più avanzato, i buoni sono sempre più tradizionali;
⇒ In Wagner non ci sono mai dei duetti;
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⇒ La presenza del preludio, che introduceva al clima spirituale dell’opera;
⇒ L’orchestra era al pari del coro;
⇒ Fu l’autore delle grandi scene d’amore;

Temi nelle opere di Wagner:


⮲ La natura;
⮲ Il viaggio; nel caso dell’olandese volante il protagonista anticipa i personaggi wagneriani, perché errano,
ovvero vagano, non esiste opera nella quale non vi sia un viaggio, inteso però come una condanna.
L’olandese aspira però all’annullamento, e non alla salvezza;
⮲ La redenzione della donna; una donna, amata dal protagonista, può salvarlo, come nel caso dell’ Olandese
volante;
⮲ La cupidigia e la voglia di potere opposta all’amore, come Lohengrin che per conquistare l’oro del reno
deve rinunciare all’amore.

Il tema musicale, come quello classico, può cambiare ma è sempre riconoscibile. Le sue intenzioni tematiche sono
molto riconoscibili, mentre i suoi imitatori romantici lo erano poco.

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LA CORRENTE CLASSICISTA
Si creano in Germania due fazioni:
● Una capitolata da Listz, che caratterizza la corrente avanguardista dei giovani tedeschi. Coinvolto nel
pianoforte romantico e nella musica programma, era una figura internazionale di grandissima cultura e
grandiosità intellettuale, privo di pregiudizi. Fu protettore e suocero di Wagner che con la moglie era molto
severo (Brahms compreso);
● L’altra capitolata da Edward Hanslick, non tanto un musicista ma un importate critico musicale, che
scrisse il primo testo di estetica musicale, Il bello musicale, testo che sostevena che:
▪ La natura non esiste nella natura come il canto degli uccelli (in natura non esistono accordi di
quarta e sesta);
▪ Era un’arte astratta che di per se non doveva raffigurare nulla.
Queste erano le teorie opposte a quelle di Wagner, che scrisse anche lui dei testi di musica teorica, non di
estetica, come quello scritto da Hanslick.
Hanslick fu uno degli avversari di Wagner in sede critica, la principale critica nei confronti di Wagner era
per il cromatismo, inebriante ed eccitante ed era una sorta di droga.
Wagner di Hanslick fece una parodia, poiché era molto detestabile, in I maestri cantori di Norimberga,a
cui fece interpretare il censore dei maestri cantori, che aveva pensato inizialmente di chiamare similmente
(nome simile a Hanslick) ma in modo critico, poi cambiò. Era un personaggio viscido e detestabile.

Wolf fu critico musicale e anti-brahmsiano storico che aveva una cultura più profonda di Listz che invece aveva
una grande curiosità per la musica del suo tempo, collaborò anche con Crishander, editore che pubblicò tutte le
opere ritrovate di Handel alla fine dell’1800, Brahms collaborò in questo progetto, nei duetti per 2 voci e basso
continuo, scritto da lui. Curò anche l’edizione di tutte le opere dell’operista francese seicentesco Couprin.

Stimava la musica italiana tra cui Verdi, che Wagner criticava.

JOHANNES BRAHMS
VITA E OPERE DI BRAHMS
Nacque ad Amburgo nel 1833, una zona lontana da quella dei classici, nel nord della Germania, e morì a Vienna
nel 1897. Era di religione protestante come Wagner.
Studiò con il padre, poi con vari maestri. Cominciò a guadagnare suonando nei locali, poi conobbe i temi zigani,
base delle sue Danze Ungheresi, tramite un violinista suo amico, a vent’anni poi incontrò Schumann e Joachim,
violinista amico di Schumann. Questi due incontri furono importantissimi per la sua vita. Schumann scrisse un
articolo esaltato su Brahms, il giovane sulla cui culla hanno vegliato gli dei e gli eroi. Riconobbe il genio di
Brahms sin da subito. Brahms fu il suo colpo di grazia per la sua pazzia, vedendo un ragazzo talmente abile nel
maneggiare cose che per lui cominciavano ad essere difficili, come l’armonia e il contrappunto. Schumann morì
poco dopo, e Brahms rimase in buoni rapporti con la vedova Clara, compositrice anch’essa. Alcuni biografi
pensarono che fosse nato qualcosa, ma non fu mai attestato. Brahms non si sposò mai, come Clara non si
riaccompagnò.

Brahms fu il grande continuatore della tradizione classica e come tale ho ha designato Hanslick. Arrivò tardi al
genere della sinfonia, e una volta che la compose quest’ultimo chiamò “la decima”, cosa che lusingò molto
Brahms.
Non scisse alcuna opera, uno dei pochi musicisti che non scrisse neanche una. Però scrisse altro, le forme classiche
dell’epoca classic (sinfonie, quartetti, sonate e altre forme).
Queste grandi forme sono consapevoli di essere al tramonto; la sua malinconia, in quanto egli è un compositore
tardo-romantico, gli fa sentire la fine di un mondo.

Visto dai musicisti come la capitale della musica, anche Brahms si trasferisce a Vienna. Fu un pianista molto
virtuoso e scrisse per un periodo pezzi molto importanti per pianoforte:

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● Le variazioni su tema di Handel e su tema di Paganini, entrambi pezzi di trascendentale difficoltà;
● Sonate romantiche, che non sono il meglio degli autori, ad eccezione di una di Listz;
● Il primo concerto per pianoforte e orchestra.

Scriverà in seguito:
● Quattro sinfonie, di cui le ultime tre sono i capisaldi sinfonici mondiali, mentre la prima fu denominata La
Decima. Il finale della quarta sinfonia era in mi minore (considera in modo paritario le tonalità) e insieme
alla penultima è la più breve. Ha come particolarità una grande Passacaglia come finale (forma antica,
pezzo su un basso continuo ostinato);
● Quattro concerti, due per pianoforte e orchestra (di cui il secondo è il più importante), il concerto per
violino e orchestra e il concerto per violino, violoncello e orchestra (doppio concerto);
● Molti lieder, i primi in stile romantico, poi in stile dolciastro (meno interessante), su poeti minori, per i
quali sceglieva testi mediocri. Ebbe un grande colpo d’ala con i quattro canti seri, capolavori, lieder su
testi della Bibbia tradotta da Lutero in tarda età;
● Il Requiem tedesco è la sua opera corale più importante, una grande composizione che prevede un soprano
(anima del defunto che si rivolge ai suoi cari) e un baritono. Sono testi scelti da Brahms dalla Bibbia ed è
in tedesco. Lo vediamo protestante fino in fondo;
● Tre grandi pagine corali, per cui scelse testi eccelsi, Il canto del destino, Il canto delle parche
(dall’Ifigenia in Tauride di Goethe) e Nenia (nel senso greco, canto funebre) su testo di Schiller. Grandi
poeti di un passato abbastanza lontano, come Wolf che musicava i grandi poeti quasi di un secolo prima;
● Le sonate per clarinetto e pianoforte;
● Le variazioni su tema di Haydn;
● Il canto del destino, su testo di Holderin, vi è una visione che un po’ si rifà a Epicuro, che diceva che gli
dei esistevano ma che non avevano a che fare nulla con gli umani. Ci sono due parti distinte: gli dei beati
nell’olimpo e gli uomini travagliati dalle loro sofferenze.

Accanto a queste composizioni serie abbiamo un Brahms attratto dalle frivolezze della Vienna del tempo, dunque
scrisse:
● Sul ventaglio della vedova di Johannestrauss il tema del bel Danubio blu, scrivendovi sotto che non era di
Johannes Brahms;
● Il Lieberlieder Walzer, per quartetto vocale e pianoforte a 4 mani;
● Danze ungheresi per orchestra;
● Valzer per pianoforte, alcuni dei quali popolarissimi;

Fu un compositore accurato e selettivo, distrusse tanti quartetti e le sue opere da camera. Di queste ricordiamo:
● I tre trii;
● I quartetti con pianoforte;
● Il quintetto;
● Tre sonate per violino e pianoforte;
● Le due sonate per violoncello e pianoforte;
● La sonata per vilino, violoncello e piano;

Alla fine della vita, quando Brahms morì già Debussy aveva scritto già l’atto di nascita della musica del 1900.
Scrive:
● Dei corali, un omaggio a Bach.

Ebbe una vita molto spartana, viaggiò e conobbe diversi personaggi, tra cui Wagner, e apprezzò Dvorak (scuole
nazionali) tanto che quando ascoltò il suo concerto di violoncello non ne volle più scrivere uno come aveva pensato
di fare. L’unico lusso a cui non sapeva rinunciare erano la vacanze in Italia, anche se viveva una vita spartana a
Vienna.

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CÉSÀR FRANCK
VITA E OPERE DI FRANCK
Nacque nel 1822 a Liegi e morì a Parigi nel 1890. Franck fu un fiammingo nato molto in ritardo, era Belga ma con
genitori di cui il padre di origine tedesca e la madre tedesca a tutti gli effetti.
Fu a Parigi dove ebbe per allievi gran parte dei musicisti della generazione successiva, rispetto ai musicisti tedeschi
ai quali Franck può accostarsi per le composizioni che fece, lo contraddistingue la sua soavità nel carattere e nella
musica.

Scrisse:
● I tre corali per organo, composizioni grandiose e non brevi come i corali di Bach;
● I due trittici per pianoforte: il primo è un preludio corale e fuga molto noto, e l’altro è un’aria e finale.
● La sonata per violino e piano;
● La sua unica sinfonia in re minore.

Fu un classicista, infatti scrisse:


● Quartetti e quintetti, composizioni da camera;
● Un’opera, ma mai tirata fuori.
● Un grande oratorio,
● Le beatitude, una composizione grandiosa ma che ha molte pagine di gusto operistico. Ha pagine anche
molto ispirate.

La particolarità di Franck fu quella di aver adottato la forma ciclica, che comprende (fu classicista e scrive pezzi
con 3/4 movimenti) un tema comune a tutti i movimenti. Il secondo riassume in se l’adagio e lo scherzo, come di
fantasmi, molto leggero e non irruente, come quelli di Brahms che però non lo scriveva sempre (sono nella quarta).
Era un grande improvvisatore.

A metà tra i due mondi troviamo invece Bruck, che fu influenzato da Wagner, ma scrisse solo musica sacra, in
quanto era cattolico ed organista e fu avversato da Haslick.

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LE SCUOLE NAZIONALI
Riguarda fondamentalmente la Russia. Le scuole nazionali sono un fenomeno che si concentra nella seconda metà
dell’ottocento quando si creano aree geografiche fuori dagli stati leader della musica (Italia, Francia, Germania -
polo principale della musica europea). Nascono correnti che mettono in luce aspetti tipici del loro lessico musicale,
basandosi su cose di vario genere.

Precorritore delle scuola nazionali è Chopin, polacco di origine francese e proprio in Francia scrisse la maggior
parte delle sue opere; le mazurche sono un diario intimo dell’autore che rievocano l’aspetto tipico del lessico
polacco. Poi la Polonia la esaltò nelle ballate o nelle polacche. Questa era però una Polonia più fantasiosa, quella
popolare la vediamo nelle mazurche.
Abbiamo poi Zoldan Kodali, un altro precorritore, che con le danze ungheresi di Brams e le rapsodie ungheresi di
Listz scoprì che in realtà le danze ungheresi erano gli zigani dell’est europeo che suonavano nei caffè di Vienna.

LA MUSICA IN RUSSIA
Il più complesso e vasto fenomeno avvenne in Russia, che nel 1700 ebbe una grossa spinta di occidentalizzazione
ed impose pagando multe gravissime per chi non obbediva, come il taglio della barba agli uomini russi. Gli
architetti italiani che costruirono san Pietroburgo, e la musica che vi arrivò era italiana. La grande Caterina chiamò
Paesiello a Pietroburgo; Paesiello stette in Russia, dove scrisse Il barbiere di Siviglia, un’inversione prima
dell’opera di Rossini, La serva padrona dopo Pergolesi.

Nell’800 nasce la musica e fiorisce la letteratura russa ; il primo grande poeta e letterato fu Puskin, morto in un
duello giovanissimo, e altri romanzieri.

CATERINO CAVOS: VITA E OPERE


Fu in Russia un italiano poco conosciuto, musicista veneziano direttore degli spettacoli imperiali. Come Lulli in
Francia, che però si fece avversario dei suoi compatrioti, Carvos anche era un italiano che fece carriera lontano, ma
al contrario di Lulli aiutò gli emergenti compositori russi.
Scrisse:
▪ La vita per lo Zar, prima opera nazionale russa.
Quando Glink scrisse la sua Vita per lo zar, Cavos la diresse, incoraggiando questa iniziativa.

MIKHAIL GLINKA: VITA E OPERE


Rappresenta il padre della musica russa; nacque nel 1804 in un angolo della Russia e morì nel 1857 a Berlino. Fu
un compositore eclettico; visse per un lungo periodo in Italia, come corrispondente della vita musicale in Italia per
un giornale russo, e dove conobbe Donizetti e Bellini.
Scrisse:
● Romanze per pianoforte e canto in italiano;
● Il trio patetique, eseguito per la prima volta alla scala, la sua più famosa opera da camera.
Tornato in Russia scrisse:
● Opere sinfoniche;
● Pezzi per canto e pianoforte.

I suoi successori daranno a questo genere da camera il massimo splendore. Le due opere saranno un modello per
l’opera russa nazionale per i successori. Segnano i due filoni dell’opera russa:
⮚ Eroico;
⮚ Favolistico.
Seguono rispettivamente questi due generi le due opere:
● La vita per lo zar, del 1836. Ha come le opere francesi di fine settecento come protagonista un popolano.
Siamo alla fine dell’epoca dei torbidi in Russia, viene eletto bambino lo zar, appartenente alla famiglia dei
Romanof che avrebbero regnato fino alla fine dello zarismo. Ivan Susanin, personaggio realmente esistito,
mentre celebrava le nozze di sua figlia nella sua casa viene interrotto dai polacchi (visti sempre come
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invasori e cattivi) e sequestrano Susanin intimandogli di condurlo dallo zar per ucciderlo, però invece di
portarli dallo zar li porta in una steppa sconfinata dove muoiono, sacrificando anche se stesso. In Unione
Sovieta venne censurato;
● Ruslan e Ludmila, del 1842. Tratto da un poema di Puskin, poeta che tutti i musicisti Russi hanno trattato.
Quello in questione è un poemetto di carattere fiabesco, con maghi e streghe, ed è un’opera che guarda a
quella francese: ha 5 atti, due lunghi balletti, fra gli eroi vi è un contralto travestito. Tuttavia vi è qualcosa
di russo che ha sempre colpito i concittadini.
Dopo questa opera russa se ne allontana, e si dedica alla spagna dove scrive:
● Due overture sinfoniche.
La parte russa che segnò la sua vita è solo una parentesi, ma estremamente importante.

ALEKSANDR DARGOMINSKI: VITA E OPERE


Nacque nel 1813 e morì nel 1869, abbastanza tardi rispetto gli altri russi che morirono tutti relativamente giovani.
Scrisse due opere, una delle quali rimasta incompiuta:
● Rusalka, meno famosa di quella di Vorchak. Dal punto di vista ideologico è meno impegnata, è una sorta di
favola;
● Il convitato di Pietra, più importante storicamente. È un piccolo dramma di Puskin, che ne scrisse quattro
in tutto, in un atto, tutti musicati. Variante romantica del Don Giovanni.
Venne musicato dalla prima all’ultima parola, ed è dunque primo esempio del genere Licterature Oper,
termine tedesco e rappresenta un caso più estremo di dramma musicale; quest’ultimo non prevede il testo e
forme musicali prestabilite, mentre il Licterature Oper mette in musica un testo che non prevede musica in
generale, quindi è una forma più anarchica. È un perenne recitativo, ci sono solo due canzoni.

IL GRUPPO DEI CINQUE


Sono cinque musicisti, di cui quattro autodidatta e dilettanti, che si proposero di rinnovare la musica russa. Erano
talenti ed ebbero nella vita riuscite diverse. Il musicista che divenne professore di conservatorio fu solo uno.
Le fonti degli autori russi sono:
▪ Il canto contadino;
▪ Il canto liturgico, i personaggi cantano nello stile liturgico;
▪ Il canto dei bambini, come fonte primigenia.

I cinque furono:

1. ALEKSANDR BORODIN (1834-1887), ebbe forti influenze dall’occidente. Era un chimico e un musicista
e voleva che sulla sua tomba venisse posta una formula chimica e un tema musicale. Scrisse:
» Quartetti;
» Romanze per pianoforte e canto;
» Il principe Igor, grande saga russa e poema ritrovato nell’1800, lasciata incompiuta ma terminata
da altri due. Parla di un principe russo, il tutto ambientato durante la campagna della Russia contro
i Polovezi, un popolo nemico. La guerra si conclude con un matrimonio. Prevede grandi scene
russe ed esotiche. La musica russa fu influenzata sempre dall’esotismo;

2. CESAR CUI (1835-1918) compose sono per la sua giovinezza e lo ricondiamo per aver musicato quattro
opere di Puskin.

3. MILIJ BALAKIRIEV (1837-1918) meno importante ma che compose fino alla fine, di lui ricordiamo:
» Islamey, orchestrata poi da Casella, grande pagina pianistica di influenze orientali.

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4. MODEST MUSIODGRSKI (1839.1881), il più grande di tutti. Fu un estremista che rifiutò le influenze
occidentali Apparteneva ad una famiglia benestante ma decadde quando ci fu la liberazione dei servi. Era
molto impegnato nel sociale ma lavorava e componeva nei ritagli di tempo. Quasi tutto ciò che fece non
venne portato a compimento. Compose:
» Opere, per le quali scriveva quasi sempre il libretto;
» Pezzi per piano;
» Cicli di arie da camera.

Anche lui iniziò con una tentazione orientaleggiante. Scrisse anche:


» Boris Godunov, ove confluirono gran parte delle sue musiche. Su quest’opera si scatenarono grandi
polemiche; ci possono essere tre versioni: una rifiutata dai teatri perché l’opera non conteneva arie
e neanche una scena d’amore. Una seconda dove aggiunse un amore equivoco e delle canzoni
popolareggianti, venne respinta di nuovo. Infine la terza versione nacque poichè dei cantanti si
proposero per eseguirla. Fu un successo ma molto effimero. Sarà ricacciata solo nel 1910. È una
delle più grandi opere al mondo che esistano. Una terza versione dove lo spartito per canto e
pianoforte venne modificato. La revisionò e la rimise a posto per il rilancio all’inizio del
novecento. La riorchestrò di nuovo.
» Chovancina, ambientata nella grande occidentalizzazione, grande dramma storico. Scriveva sempre
lui i libretti.
» La fiera di Sorocinski, storia contadina nella quale egli infilò dentro La notte sul monte caldo,
pezzo di cui fece quattro versioni. La quarta è quella fatta per la fiera, in cui un contadino ubriaco
si addormenta e sogna.
Ricordiamo tra le composizioni non operistiche:
» I canti e danze della morte;
» La camera dei bambini;
» Senza sole, ultima raccolta;
» I quadri d’esposizione, sua più grande opera pianistica.

5. NIKOLAI RIMSKIJ-KORSAKOU, unico ad avere una carriera musicale, fu un grandissimo virtuoso


orchestratore e direttore di conservatorio. Fu autore sopratutto di opere. Quelle sinfoniche sono tre:
» Sheraze, grande poema sinfonico in quattro tempi, visto come capolavoro della musica
orientaleggiante dell’800. Ogni movimento è ispirato da una favole delle mille e una notte. Ci sono
dei temi ricorrenti, come quello minaccioso del sultano;
» La grande Pasqua russa;
» Il capriccio spagnolo;
Scrisse anche:
» La fanciulla di Pskov, di carattere nazionale;
» Notte di maggio;
» Il gallo d’oro, tratto da un racconto di Puskin;
» Sadko;
» Il volo del calabrone, virtuosismo puro per tutti gli strumenti e appartiene ad un’opera.
Altra opera famosissima è:
» L’opera russa si apre e si chiude con il poeta Puskin.

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Abbiamo diverse arre geografiche che hanno dato un enorme contributo alla musica: ad esempio abbiamo la
Cechia, o Repubblica Ceca, con capitale Praga, la quale è stata per un certo periodo capitale dell’impero Austro-
Ungarico (dunque il legame con Vienna era fortissimo), è luogo dove si sviluppano due dei principali autori:
Antonin Dvorak (1841-1904) e Bedrich Smetana (1824-1884).
Furono entrambi musicisti legati a due correnti diverse ma entrambe europee:
⮚ Smetana era legato ai moti tedeschi a cui faceva capo Listz. Di lui ricordiamo i Poemi Sinfonici;
⮚ Dvorak era legato a Brahms, ed era un compositore con forte impronta classicista.

Smetana è importante per la sua musica autoctona, Dvorak per la sua vasta produzione.

ANTONIN DVORAK: VITA E OPERE


Dvorak nacque nel 1841 e fu più importane di Smetana. Era di umile famiglia, studiò come organista, pianista e
violinista. Era incoraggiato da Brahms e da Tchaikovskj.
La sua produzione fu più vasta ed eclettica; praticò tutti i generi. Più carente forse è in merito ai poemi sinfonici. I
suoi poemi sinfonici non sono più importanti delle sinfonie che scrisse.

Viene ricordata la sua trasferta in America, che durò tre anni, dal 1892 al 1895, nei quali scrisse alcune delle sue
composizioni più importanti:
▪ Il Tedeum, appena arrivato per il centenario della scoperta dell’America;
▪ Il quartetto americano;
▪ La Sinfonia dal nuovo mondo, dove non vi è la successione classica tonica-dominante;
▪ I suoi trii, tra cui uno chiamato Dumky;
▪ Concerti per violino e pianoforte, tra cui troviamo uno per violoncello e pianoforte. Il concerto per
violoncello (1894-1895) scritto per un violoncellista cieco con il quale litigò perché quest’ultimo volle
mettere una cadenza dove Dvorak non voleva. Fu eseguito nel 1896 a Londra, al suo ritorno dall’America.
Di composizioni corali ricordiamo:
▪ Il Requiem;
▪ Lo Stabact Mather, più lungo nella storia della musica fra quelli famosi, composto in modo molto classico,
con arie, duetti, con pezzi chiusi (come le sue opere a pezzi chiusi);
▪ L’oratorio Santa Ludmilla, vi è un rituale di primavera pagano, nel quale vi è la freschezza e tutta la sua
vena che guarda alla musica popolare reinventandola e decantandola.
Abbiamo anche diversi lieder.
Tra le opere abbiamo:
▪ Rusalka, opera molto eseguita.
Ricordiamo anche le Danze Slave a quattro mani.

Fu un grande orchestratore e la sua cifra distintiva è il sinfonismo denso, un’orchestra piena di colori e forme
classiche. Rappresentò uno degli esponenti del tardo ottocento, per la grandiosità sinfonica, la ricchezza delle
armonie. Le sue sinfonie furono eseguite e pubblicate in vita solo le prime cinque.
Dvorak ha una malinconia o nostalgia (per la patria mentre era in America) ma anche la robustezza data dal canto
popolare il quale costituisce un humus per la sua musica. Questo canto popolare trasmette freschezza, al quale
attinge idealmente, e stranamente accoglie voci diverse del mondo (alcuni pezzi americani si rifanno a canti dei neri
e di pelli rosse).

BEDRICH SMETANA: VITA E OPERE


Nacque nel 1824 e morì nel 1884. Fu precedente a Dvorak e fu compositore di opere di cui la più famosa fu La
sposa venduta, e il ciclo di cinque poemi sinfonici scritti negli anni ’70 dell’800, La mia patria. Presentano
argomenti diversi: leggende, paesaggi. I poemi sinfonici di questo ciclo sono:
o Vysherad (Castello alto). Il finale di questo ci sarà nella Moldava;
o Vltava (la Moldava);
o Sarka;
o Dai prati e dai boschi di Boemia;

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o Tabor.

Per gli slavi e anche per i francesi il poema sinfonico, moda che troviamo nella seconda metà dell’Ottocento, non si
pose in antagonismo con la corrente classicista, come quella in Germania che si dirama in due strade (Listz e
Brahms).

EDVARD GRIEG: VITA E OPERE


Nato a Bergen nel 1843 e morto nella stessa nel 1907. Visse, come Dvorak, in molti luoghi tra cui in Italia dove
incontrò il più grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen. Da quest’incontro nasceranno le sue musiche di scena
per il Peer Gynt di Ibsen. Viaggiò per l’Europa, ebbe rapporto con tutti i grandi del tempo.

Tra le sue composizioni ricordiamo:


▪ Il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore. Non era però soddisfatto di questa sua opera, molto
famosa ed eseguita. In realtà la difficoltà di Grieg nella Grande Forma la si vede nella sua Sonata per
pianoforte e non in questo concerto. Per questo preferiva orientarsi verso piccoli pezzi;
▪ I quattro quaderni dei pezzi lirici per pianoforte, miniature pianistiche parenti delle miniature di Schumann.
Tra queste ricordiamo Primavera;
▪ Le due suite che trasse dalle musiche di scena di Ibsen;
▪ I suoi Lieder, alcuni in tedesco, questo per vedere come la Germania fosse un polo di grande richiamo;
▪ Pagine di pianoforte, come un famoso Notturno;

Il Peer Gynt nacque in Italia con cui Grieg si incontrò con Ibsen il quale fu un drammaturgo che cantò gli inferni
del quotidiano, nel declino di una classe aristocratica al tramonto ad esempio. In Ibsen ci sono contrasti violenti e
soprattutto l’opera Casa di bambola sconvolse il pubblico poiché parlava di una coppia apparentemente perfetta,
viene fuori un vecchio compagno di lui che sa che lei aveva fatto delle carte false per il marito e per la figlia. Lei
vive nell’angoscia poiché lui la ricatta in quanto il marito lo ha licenziato. Viene però salvata da un’amica di cui
quest’uomo si innamora. Nonostante ciò la verità viene allo scoperto, il marito si infuria e lei decide di andare via,
contro le suppliche del marito. Il fatto che una moglie se ne andasse in epoca borghese era uno scandalo.

L’opera in questione, il Peer Gynt, nasce da una leggenda di un cacciatore che si imbatte al mondo dei trolls,
creature dei boschi e delle montagne, nani mostruosi e cattivi. La faccenda va avanti con le qualità che il cacciatore,
dopo aver lottato con i trolls. Grieg ne fa una parabola dell’uomo comune, rende la storia associabile alle questioni
che avvenivano entro le mura domestiche.

La storia di un uomo senza qualità, di un uomo che vive di immaginazione e immaginando cose assurde riuscendo
anche ad attuarle, il primo gesto che vediamo screanzato è quello di rapire una sposa il giorno delle nozze e di
abbandonarla poco dopo. Va poi in cerca di avventure per il mondo che incontra nel mondo dei trolls. La figlia del
re torna con un figlio mostruoso avuto dall’uomo. Nel frattempo si era sposato con una ragazza. Queste avventure e
disavventure lo riconducono in patria dopo essere divenuto ricco e aver perso tutto, dove incontra
drammaticamente un personaggio misterioso, un venditore di bottoni, un angelo che gli dice che la sua vita è stata
inutile e che dunque la sua anima deve essere fusa e rifusa, e che deve ricominciare da capo (tema della
reincarnazione, perdere l’Io è la cosa peggiore che può succedere all’uomo). Egli non è voluto neanche dal diavolo
perché in fondo non è stato cattivo. Cerca il senso della sua vita e lo trova nella donna da lui amata che lo sta
aspettando. Il dramma termina con una nonna nanna che canta la donna.

Scritto in Danese, ebbe un enorme successo, pubblicato nel 1867, cosa che per la quantità di scene ed effetti
teatrali, al contrario dei suoi drammi che si svolgevano tutti in una stanza, Ibsen era destinato solo alla lettura.

Ma dato l’enorme successo decise di portarlo in scena, e lui stesso commissiono a Grieg le musiche di scena, che
accolse l’invito non con troppo entusiasmo, ma per bisogno di soldi si mise a lavoro e così controvoglia scrisse il
suo capolavoro.

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Sono poco meno di trenta pezzi dalle quali Grieg trasse due Suite di quattro pezzi ciascuna che contengono un
pezzo orientaleggiante, nella seconda suite vi è la Danza araba, nella prima la Danza di Anitra, personaggio
sedotto da Peer Gynt.

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LA MUSICA A PROGRAMMA – IL POEMA SINFONICO
La musica a programma, detta anche poema sinfonico, è un genere che ha il suo acme nella seconda metà
dell’Ottocento e continuerà fino al 1900. La musica a programma e il poema sinfonico nascono fondamentalmente
con Listz, ma abbiamo dei precedenti che possiamo rintracciare in diverse opere molto precedenti rispetto al
periodo, ma anche in Hector Berlioz, grande orchestratore come gli altri del periodo, al contrario di Listz che era
pessimo. Infine Strauss scrisse i poemi sinfonici più grandiosi.

Abbiamo per questo genere dei precedenti che riguardano qualcosa di letterario, in cui la musica vuole proporsi
come una pittura (vuole descrivere) ammettendo una parte onomatopeica.
I precedenti nella musica barocca e classica per la musica a programma sono:
⇨ Le quattro stagioni di Vivaldi, 4 concerti che aprono il cimento dell’armonia e dell’intenzione, libro di 12
concerti. Sono per violino solista ed archi, concerti vivaldiani in senso classico, in tre tempi, ed hanno una
funzione descrittiva e onomatopeica. Ciò che le rende apparentate con questo genere è il fatto che esistano
4 sonetti che descrivono cosa accade nei 4 concerti, scritti probabilmente da Vivaldi o da qualcun altro, non
si sa se siano stati scritti prima o dopo i concerti, più probabilmente dopo ma in questo caso si deve
ammettere che la musica è tanto raffigurativa ed onomatopeica da poter essere scritta a parole. I concerti
furono famosi, anche in periodi in cui Vivaldi sembrò dimenticato. Rousseau fece una trascrizione per
flauto solo dei concerti, alla fine del 1700;
⇨ Le sonate bibliche di Kuhlau, pezzi per organo ispirati ad alcuni episodi della bibbia, divisi in diversi
piccoli movimenti, ciascuno titolato dall’evento di ciò di cui il pezzo parla;
⇨ Un pezzo giovanile di Bach, Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo, ricordato anch’esso
come antecedente, per clavicembalo.
⇨ La sinfonia pastorale di Beethoven, della quale egli stesso diede una grande descrizione di sentimento. È
divisa in cinque movimenti, unica sinfonia che esula dallo schema dei quattro movimenti. Nella pastorale
vi è l’allegro, il canto degli uccelli. Il terzo movimento è la danza dei contadini, il quinto è il temporale.

HECTOR BERLIOZ: VITA E OPERE


Dopo la morte di Beethoven, si afferma in Francia Hector Berlioz musicista che non scrisse quasi nulla che non
avesse anche riferimento letterario. Si inserisce nella tradizione Francese che tendeva all’imitazione della natura,
ma il suo è un balzo in avanti e a lui si rifecero i poemi sinfonici di Strauss, i più famosi al mondo. Egli fu anche un
grande orchestratore, al quale risale il primo manuale di orchestrazione, aggiornato e tradotto in tedesco da
Strauss. A lui risale la cantata, La morte di cleopatra.

In un suo spettacolo fece pubblicare un programma in cui si illustrava ciò che avrebbero ascoltato, la Sinfonia
Fantastica (1829). Porta come sottotitolo “episodi della vita di un artista” ed è in cinque movimenti. Tutti questi
movimenti sono svincolati da un impianto formale prestabilito e sono presenti diversi episodi di onomatopea, la
quale è una forma anche di virtuosismo.
L’idea generale è quella di un’artista, che Berlioz dice essere lui stesso, in preda all’oppio che ha una serie di
visioni. Questa sua condizione scaturisce dalla storia d’amore che lo manda in crisi. Rispecchia i personaggi
Shakespeariani.
I cinque movimenti sono:
1) Sogni e passioni, un largo;
2) Il Ballo, un allegro;
3) Scene dei campi, un adagio;
4) Marcia al supplizio, un allegretto. Scrisse precedentemente e lo inserì inserendo l’idea fissa prima della
ghigliottina, come se il poeta pensasse all’amata un’ultima volta prima che venisse giustiziato;
5) Sogno di una notte di Saba, un finale, dove il tema viene deformato poiché l’amata all’inferno non è più
così bella come quando era in vita.

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In tutti e cinque appare l’idea fissa tema che egli inventò in una delle sue cantate per il Premio Roma, la Cantata
ad Erminia. Un’altra composizione di Berlioz parente alla Sinfonia Fantastica, per cui Paganini comprò una viola
così da permettergli di scrivere un concerto per viola e orchestra, ma egli fece un pezzo sinfonico in quattro
movimenti ispirato a un testo di Byron in cui la viola è il personaggio e il paesaggio è l’orchestra. Il finale è un
gruppo di briganti parallela alla scena infernale che chiude la Sinfonia Fantastica. Paganini si rifiutò di suonarlo,
ma in seguito fece un regalo a Berlioz vista la grandiosità del testo.
Da questo pezzo emerge l’uso dello strumento come solista, che ritroveremo in Strauss.

La sua è una scrittura vulcanica, grandiosa, che affascinò molto. Fu importante alla fine dell’Ottocento che verrà
ripresa da Mahler nel finale della sua Seconda Sinfonia

LISTZ: LA MUSICA A PROGRAMMA


Fu un genio del pianoforte, ma fu un mediocre orchestratore. Si impegnò molto però nella stesura di opere
sperimentali e si dedicò all’orchestra negli anni di Weimar, considerata l’Atene tedesca poiché nel teatro della città
diressero autori come Goethe e Schiller, due grandissimi poeti tedeschi.
Listz diresse il teatro, come Schiller a suo tempo, e promosse i musicisti che non riuscivano a rappresentare le loro
opere. Ricordiamo Berlioz e Cellini, di cui la sua prima opera, che si rivelò un fiasco. Listz propose a questa degli
aggiustamenti e dei tagli a Weimar. Furono rappresentati a Weimar il Loingrin di Wagner e le musiche di scena di
Byron di Schumann.

Per la musica a programma di Listz anche le opere d’arte erano fonte di ispirazione, oltre che poesie. La sua musica
però fu sempre un programma ideale, mai onomatopeica.
Ricordiamo di Listz:
● Scrisse molti pezzi per orchestra con diverse funzioni: ad esempio l’Orfeus fu scritto come preludio
all’Orfeo di Gluck. La sua può dirsi quasi tutta musica a programma come per Berlioz.
● Il primo capolavoro di Listz, i 12 studi trascendentali, di cui undici studi portano un titolo.
● La Sonata in si minore, la più riuscita di questo periodo. Anche se non lasciò indicazioni si intende che
sarebbe ispirata al Faust;
● Le sue opere sinfoniche, che sono di ispirazione letteraria:
» La Sinfonia Faust, composizione orchestrale più importante di Listz. È in tre movimenti che
sono tre ritratti dei personaggi:
1) Faust;
2) Margherita;
3) Mefistòfele, dove sono deformati gli elementi precedenti, perché il diavolo non può creare
nulla, ma può solo distruggere.
» La Sinfonia Dante; molto affascinato da Dante decise di scrivere una sinfonia su questo testo. In
tre movimenti:
1) Inferno;
2) Purgatorio;
3) Magnificati (il Paradiso non può essere raffigurato).

I poemi sinfonici di Weimar, scritti con l’intenzione di un grande sperimentalismo armonico, che poi trasferirà
anche nella sua opera pianistica. Li inviò a Wagner che gli rispose dicendogli che lo avevano interessato e che le
ammirava:
o Les prèludes, pezzo sinfonico ispirato alla poesia di Lamartine. Questo pezzo in realtà nacque sotto altro
influsso e solo in seguito, dato il successo, la associò a questa poesia di Lamartine. Vi è il famoso tema che
deriva da Beethoven, dal suo ultimo quartetto, Op. 135;
o Tasso. Lamento e trionfo;
o Mazeppa;
o Hungària, dove lui nacque;
o Phreusa.
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I suoi poemi sinfonici sono un esempio di anticlassicismo. Ricordiamo i giovani tedeschi e la corrente classicista, la
quale aveva come capo Hanslick. La fila dei tedeschi invece aveva Wagner come capofila avevano però come
ispirazione Listz.
In questi non vi è una forma musicale prestabilita. La traccia poetica determina lo sviluppo dei vari tempi.

RICHARD STRAUSS: VITA E OPERE


Nacque nel 1864 a Monaco e morì vicino Monaco nel 1949. Fu un musicista tardoromantico, si lamentò di essere
stato tanto all’avanguardia in giovinezza. Fu molto precoce calcolando la complessità e la grandiosità con cui
scrisse a soli diciassette e a diciotto anni.
Fu un grande virtuoso dell’orchestrazione (di cui la sua era enorme) e della composizione. L’onomatopea rientra
nel suo virtuosismo e si compiaceva degli effetti che riusciva ad ottenere.
Possiamo dividere la sua produzione in diverse fasi:
o I poemi sinfonici, di cui i più conosciuti risalgono tutti all’Ottocento, per i quali si ispirò a Berlioz, di cui
tradusse in tedesco il trattato di strumentazione. I suoi più grandi poemi sinfonici sono:
⇒ Aus italien, del 1886;
⇒ Don Juan, del 1888;
⇒ Morte e Trasfigurazione, del 1889;
⇒ I riti burloni di Till Eulenspiegel, del 1895;
⇒ Così parlò Zarathustra, del 1896;
⇒ Don Chisciotte, del 1897;
⇒ Vita da eroe, del 1898;
Tenta in qualche modo di recuperare le forme classiche; anche se il poema sinfonico si pone come anti-
classico, ripudiava le forme prestabilite, il Don Chisciotte ha come sottotitolo variazioni su un tema
cavalleresco, ognuna delle quali ispirata a un episodio di un romanzo. I suoi sono affreschi sonori.
o Le opere, al quale si dedica dopo la sua attività di poemi sinfonici e con cui si rifà al dramma musicale
wagneriano (soprattutto nelle prime);
o I Lieder, in grande quantità tra i quali alcuno furono anche orchestrati. Insieme a Mahler fu un grande
compositore di lieder per orchestra, solo che il primo scriveva direttamente per orchestra e poi nel caso solo
successivamente li trascriveva per pianoforte, Strauss faceva il contrario. Uscirono per orchestra
direttamente i quattro ultimi lieder. Dopo un lungo declino, chiuse in bellezza la sua attività con questi
lieder, anche con Metamorphosen, pezzo per archi che celebra la fine di un mondo.
Strauss compose anche, entrambe negli anni ’20 del 1900:
o La Sinfonia delle Alpi;
o La Sinfonia domestica;

L’onomatopea rimane qualcosa che usava nell’orchestra della sua opera: nell’Elettra, una delle sue opere più
importanti, c’è la scena dell’incontro tra Elettra e la madre di cui auspica l’uccisione. È turbata da un incubo,
partorire un serpente che le succhiava il sangue dal seno, così nel cuore della notte si alza per sacrificare degli
animali agli dei, è coperta da amuleti. Strauss nel dialogo fa sentire il tintinnare degli amuleti (mima il movimento
della cantante quando si agita).

I POEMI SINFONICI
I poemi sinfonici di Listz hanno carattere ideale, per tutti gli altri hanno un aspetto descrittivo. Infatti Listz fu un
orchestratore mediocre. Il poema sinfonico permetteva di sfoggiare la loro abilità musicale.

L’apprendista stregone è un poema sinfonico dell’Ottocento di Paul Dukas, nato nel 1865 e morto nel 1935. Fu un
musicista eclettico e brillante orchestratore (la Francia era sempre all’avanguardia – Berlioz). Ebbe fortuna con
questo testo, ispirato a un’opera tedesca di Goethe, una ballata ispirata a un racconto di Luciano di Samosata
(greco). Paul si attiene però a Goethe che mantiene la fonte greca.

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Racconta di un ragazzo, l’apprendista stregone, che sta al servizio di un mago al quale deve portare dei secchi
d’acqua per i suoi incantesimi. Un giorno il mago lo lascia da solo e allora lui fa un sortilegio che permette alla
scopa di prendere i secchi d’acqua, però non sa fermarla e così l’acqua comincia a invadere tutto l’ambiente. Il
ragazzo per fermarla la spacca in due ma i due pezzi diventano a loro volta due scope, e l’acqua continua ad essere
portata, ma questa volta da due scope. Torna il mago che risolve la situazione.
Vi è il famoso tema della scopa che cammina, tema grottesco fatto con i fagotti, tipico della musica francese.

Il gusto della grande orchestra e il gusto sinfonico, anche dell’imitazione, è comune, ricordiamo anche Debussy in
questo.

Ottorino Respighi, nato a Bologna nel 1879 e morto a Roma nel 1936, viene ricordato per i suoi poemi sinfonici.
Faceva parte del gruppo della generazione dell’ottanta, che tendevano al verismo dell’opera italiana, e dunque si
respirava una rinascita della musica strumentale italiana. Veniva fatto uno studio della musica antica, di cui si
occupò Respighi, che rimusicò l’Orfeo di Monteverdi, anche se lo rimodernò.

Respighi scrisse:
● Opere, lontane dal verismo italiano;
● Molta musica strumentale.

Però la cosa più importante di cui si occupò furono i tre poemi sinfonici ispirati a Roma, composizione più famosa
della generazione dell’ottanta. Egli bolognese di nascita, ma romano per adozione. Roma fu d’ispirazione anche per
Berlioz, il quale affermava che rispetto a Parigi era un paese, e fu d’ispirazione per altri ancora, ad esempio Strauss
nel suo primo poema sinfonico si spirò a Roma.

Respighi fece qualcosa di particolare; i tre:


▪ Hanno la stessa forma: quattro movimenti che sfociano l’uno nell’altro;
▪ Presentano qualcosa che unisce il paesaggio alla storia, alla luce e alla natura.
I tre poemi sono:
1) Fontane di Roma, in cui sono descritte quattro fontane in quattro diversi momenti del giorno, siamo nel
1917, eseguito a Roma nel Compianto Auditorium Augusteo per la prima volta. Vi era fontana di Villa
Giulia all’alba, la fontana del Tritone al mattino, la fontana di Trevi a mezzogiorno e la fontana di Villa
Medici al tramonto;
2) I pini di Roma, poema più popolare del 1924 con cui abbiamo un paesaggio “attuale” di Roma. Vi sono
descritti i pini di Villa Borghese che ispirano il gioco del bambini, quelli vicino le catacombe che ispirano i
canti dei cristiani (si interessò al canto gregoriano e scrisse varie cose), quelli del Gianicolo che ispira un
paesaggio notturno e i pini della Via Appia;
3) Le feste romane, del 1928, poema eseguito a New York per la prima volta sotto la direzione di Toscanini.
Presentano un aspetto melodico di grande spicco. Siamo in un Novecento inoltrato quando Respighi scrisse
questi poemi dove ad avere importanza era il colore.

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