Bricks 2 2022

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS

FOCUS SU
Didattica
della musica
con il digitale Sfondo by pikisuperstar / Freepik

Anno 12 | Numero 2 1
ISSN: 2239-6187
BRICKS n.2 - 2022

BRICKS
www.rivistabricks.it
www.aicanet.it | www.sie-l.it

Editori
AICA - Associazione Italiana per
l’Informatica ed il Calcolo
Automatico | www.aicanet.it
SIe-L - Società Italiana
di e-Learning | www.sie-l.it

Direttore
Pierfranco Ravotto

Redazione
Giuseppe Corsaro
Mara Masseroni
Francesca Palareti
Pierfranco Ravotto
Matteo Uggeri
Nicola Villa

Editing
Nicola Villa

ilasciato sotto licenza CreativeCommons


Attribuzione - Non commerciale 2.5 Italia
https://creativecommons.org/licenses/by-nc/2.5/it/

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS
Anno 12, n.2 - Marzo 2022

Didattica della musica con il digitale

PAG. 5 - IN QUESTO NUMERO


Mattoncini digitali di creatività sinestetica per
apprendere la musica e il mondo
Matteo Uggeri

CONTRIBUTI SUL TEMA

Pag. 16
A scuola con Fibonacci
Cinzia Sacconi, Vittoria Paradisi, Marco Roveti
Pag. 28
L’opera d’arte, in digitale. Percorsi trasversali di
didattica della musica
Massimiliano Lo Iacono
Pag. 39
Io, compositore: a scuola con Soundtrap
Elisabetta Nanni
Pag. 47
Le risorse web per lo sviluppo delle
competenze musicali di base
Daniela Berardino
Pag. 52
Harmonic Touch, una soluzione digitale per la
didattica della musica
Ottavia Marini, Sara Valente e Marcella
Mandanici
Pag. 61
Una piattaforma per l’ear training
Alberto Odone
Pag. 73
Le tecnologie come strumento formativo per la
musica a scuola
Annalisa Spadolini, Federica Pilotti

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BRICKS n.2 - 2022

Pag. 81
La registrazione come mezzo didattico nelle
lezioni di strumento
Luca Serrapiglio
Pag. 88
Fare musica tra percorsi analogici e possibilità
digitali
Samuele Ferrarese
Pag. 94
Soundtrack Stories: la musica e le nuove
tecnologie a promozione della continuità
educativa nei contesti di Scuola in Ospedale
Erica Volta, Serafino Carli
Pag. 101
Schiavitù e libertà
La musica classica oltre il tempo tra le culture
nell’era del digitale
Marcello Giuliano
Pag. 107
Videogiocare per suonare meglio
Stefano Meani
Pag. 116
Musica nelle STEAM
Musica nella scienza o Scienza in musica
Costantina Cossu, Simonetta Falchi
Pag. 129
Musica e tecnologie: tendenze didattiche nella
normativa scolastica
Diana de Francesco
Pag. 138
Didattica Digitale Integrata e educazione
musicale
Francesca Palareti

PAG. 152 - LE RUBRICHE DI BRICKS

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Didattica della musica con il digitale

n.2 - 2022
In questo numero
Mattoncini digitali di creatività
sinestetica per apprendere la musica e
il mondo
di Matteo Uggeri

Il mio ricordo delle lezioni di musica alle scuole medie è di una cacofonia di stonati flauti, rigorosamente
in plastica, entro i quali svogliati ragazzi soffiano e tentano, chi più chi meno goffamente, di azzeccare
una melodia elementare, tendenzialmente pescata a cavallo tra “classici” e musica popolare. Nei casi
migliori si ascoltava tutti assieme, da una scassata radiolina munita di mangiacassette, una
composizione “di un certo livello”, per poi commentarla. In particolare, ricordo un’occasione, in cui il
nostro povero insegnante fu condotto letteralmente alle lacrime mentre ascoltavamo il Bolero di
Ravel. Non era la commozione, ma la disperazione: la classe ignorava il capolavoro e sbraitava senza
sosta, al punto che il poveretto - lo ricordo con una certa chiarezza - chiese “Ma ditemi voi cosa vorreste
fare allora!”.

Il presente, strepitoso numero di Bricks presenta un bel po’ di idee in tal senso. Certo, i tempi sono
cambiati, ma il flauto è rimasto, e Ravel pure (lui per fortuna), anche se adesso vi si affiancano rock, pop,
jazz, musiche sperimentali, trap e altro più o meno di moda… Ma la vera “nuova”, possente presenza, è
quella del digitale. “Nuova” è tra virgolette, poiché certo non è nuova la presenza della tecnologia nel
mondo musicale, così come nuova non è la musica elettronica, anch’essa sdoganata da decenni: quel che
qui si fa strada, con sempre maggiore chiarezza, è l’uso del digitale come vero e proprio “strumento”
a supporto della creatività e dell’apprendimento.

Quanto emerge da molti degli articoli del numero è l’immenso potenziale creativo e di condivisione
che software e pratiche di varia sorta portano nel mondo della musica e del suono in generale.

Creare, sbagliare, giocare, suonare, in intimità e in compagnia


Uno degli aspetti che ho sempre trovato più dirompenti nella musica elettronica, o “supportata il

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BRICKS n.2 - 2022

digitale”,1 che non vuol dire usare suoni sintetici, come molti pensano, ma usando hardware e software
per gestire suoni e musiche, anche solo - banalmente - mixando, è il fatto che possa essere concepita e
finalizzata anche in autonomia, in solitaria. Chiaramente anche cantare o suonare la chitarra può
essere un’attività solitaria, ma la potenza del digitale risiede, in termini creativi, nella possibilità che
esso ha di far convergere in esso suoni e musiche da qualsiasi provenienza e rendere quanto più
potentemente demiurgica la figura di chi ha in mano mouse, tastiera e - a volte - qualche manopola. O
un qualsiasi strumento “vero”.

In termini didattici, questo ha delle ricadute potentissime che alcuni degli autori sottolineano in modo
chiarissimo. Pensiamo al “problema” della valutazione, che emerge in più scritti, ad esempio in
Serrapiglio, Ferrarese e Valente con Marini. Queste ultime affermano che “gli alunni non sono stati
demotivati dagli errori, ma hanno avuto sempre un atteggiamento di curiosità verso la risoluzione dal
momento che la performance non veniva ‘giudicata’ da un’altra persona, ma suggerita dal gioco stesso.”
Il gioco di cui parlano, nella fattispecie Harmonic Touch, è un artefatto ludico che sposta in modo
esemplare, grazie al suo essere digitale, il momento della valutazione verso un qualcosa di, appunto,
giocoso, ma anche intimo, personale.

Figura 1 - La mappa del tesoro di una delle “esperienze” di Harmonic Touch (dall’articolo di Valente e Marini).

Le “musiche da cameretta”, come alcune correnti della musica digitale sono state appellate,
consentono questa intima ma - volendo - corale e collaborativa esperienza creativa, che con i
lockdown ha trovato solo un’ennesima consacrazione e maggiore diffusione, laddove in realtà esisteva
da che i computer (e poi tablet, smartphone etc…) sono entrati nelle case.

1Difficile trovare una forma sensata. “Musica supportata dal digitale” suona assai male, me ne rendo conto, ma è
sufficientemente generico da poter comprendere, ad esempio, un qualsiasi brano rock per basso-chitarra-voce-batteria mixato
con software come Logic. Normalmente, per “musica digitale” si intende invece una composizione che sfrutta suoni generati con
computer o sintetizzatori… ma rischiamo di perderci in futili distinzioni da rivista musicale.
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Didattica della musica con il digitale

Parliamo dell’opposto dell’alienazione domestica davanti a uno schermo. Guardate questo commovente
video in cui un ragazzo si confronta con “la macchina” in un momento di gioco in cui deve azzeccare i
cambi armonici in un brano, per capire di cosa parlo: https://youtu.be/R3GH9T8OH7Q

“In contrasto con l'apprendimento tradizionale, che è fondato su un'illusione di stabilità del contesto – un
insegnante in postazione fissa con risorse comuni e un curriculum prestabilito – Harmonic Touch ha
incoraggiato un apprendimento indipendente dal tempo e dal luogo grazie alla sua accessibilità da ogni
dispositivo mobile.” Questo, sempre da Valente e Marini, si può affermare anche per molte altre
esperienze raccontate nel numero…

Un’attitudine punk a scuola?


Confesso di avere un certo timore nello stendere queste righe di editoriale, poiché il terreno musicale è
impervio, pieno di divisioni e pregiudizi. Io sono tra quelli che non amano distinguere tra musiche “colte”
e presunta o meno spazzatura pop. Ascolto dub mentre scrivo queste righe, perché mi aiuta a non
perdere la concentrazione, e non mi interessa granché disquisire se Stockhausen è più valido di Achille
Lauro o Miles Davis vince sui Radiohead; in sostanza trovo che uno degli aspetti più rilevanti
dell’ascolto e della creazione musicali gravitino attorno alle personali chiavi emozionali che questi
possono smuovere.

Mi entusiasmo quindi quando leggo le parole di Elisabetta Nanni, la quale nel proprio contributo afferma
di essere convinta che un percorso didattico creativo e supportato dal digitale “possa essere realmente
significativo, rispetto ad esercizi sterili di ‘addestramento’ musicale, privi di ogni forma creativa e,
soprattutto, di apporto personale.”

Non mi riesce di pensare a nulla di più fruttuoso e potente della sensazione demiurgica che dà
l’accesso alla possibilità di creare musica: è anche il potere che ebbero correnti musicali come il punk
o la musica industriale nella fine degli anni ‘70 e che ebbe la succitata elettronica da cameretta
quando nei ‘90 si diffusero i computer nelle case, con relativi software di audio editing o i sequencer.

Massimiliano Lo Iacono sottolinea infatti acutamente come “la possibilità di manipolare la musica, di
registrarla ed arrangiarla con estrema velocità e facilità ha fornito una libertà espressiva senza
precedenti, ha reso possibile una decodifica musicale semplice ed immediata della propria interiorità,
delle proprie suggestioni ed emozioni, una poiesis in musica.”

Sempre la Nanni racconta come, usando il software Soundtrap, i suoi ragazzi apprendono il Rondò2 per
poi proseguire su ulteriori sviluppi, ad esempio “quelli di comporre colonne sonore a propri elaborati
testuali come poesie o testi Rap.” Si prosegue poi, mettendo da parte la lezione frontale in virtù
dell’esperienza diretta, anche a “lavorare anche sui concetti musicali di identità, contrasto,
variazione. Come mattoncini colorati della Lego, possiamo così elaborare e interiorizzare le forme
musicali più importanti.”

2Si tratta di “Una forma all’inizio vocale e poi strumentale costituita dal ritornello, ripetuto più volte e alternato da episodi
sempre diversi”, sempre dall’articolo di E. Nanni in questo numero.
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BRICKS n.2 - 2022

Figura 2 - Una composizione strutturata in Soundtrap (dall’articolo della Nanni).

Verso un apprendimento sinestetico e ludico


Sentir parlare di “mattoncini colorati Lego” ci fa immediatamente realizzare come un ulteriore portato
del digitale nella musica sia un potenziamento del naturale mondo sinestetico che si viene a
manifestare quando, ad esempio, visualizzo una forma d’onda sullo schermo, per poi magari
“spostarla” a destra e sinistra sulla linea temporale per accostare un determinato suono a un altro in
quel dato perfetto momento. Daniela Berardino ci parla di apprendimento del ritmo per i più piccoli
tramite il software 4four.io, in cui “vengono mostrate alcune figure ritmiche mentre si ascolta il pattern
da ricostruire e, con un semplice click, si utilizzano le figure ritmiche proposte come se fossero dei
mattoncini da costruzione.”

Figura 3 - Una schermata di 4foru.io (dall’articolo della Berardino).

Capiamo inoltre come il confine tra apprendimento e gioco, quando la musica è insegnata in modo
attivo e proattivo, va sempre più sfumando. Stefano Meani ci ricorda come in tedesco, inglese e
francese il termine “giocare” e “suonare” si equivalgono (e vien da chiedersi come mai, nell’italiano, lingua
della notazione musicale, non sia affatto così), per poi lanciarsi in ardite e affascinanti considerazioni su
come si possa insegnare musica anche usando i videogame. Come? Essi costituiscono un “portale magico
e decisamente digitale [...] vissuto, in differenti declinazioni, da diverse generazioni. Ricco di spunti, mi

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Didattica della musica con il digitale

permette di rendere più spettacolari, inaspettate ed efficaci spiegazioni di concetti e procedure


tipicamente musicali, attraverso metafore e brevi analisi.” I videogiochi emozionano i ragazzi, la musica
anche, ma esplorare come questi due mondi si possano intrecciare, ad esempio analizzando i dinamici
passaggi musicali significativi in Super Mario Bros, “permette di comprendere l’uso quasi chirurgico di
certi tipi di accordi, sequenze armoniche o figure ritmiche per rimandare ad un preciso stato d’animo o
emozione.” Per non parlare di altri paralleli sullo scrooling della parallasse3 dei giochi e le dinamiche
sonore…

Figura 4 - Elementi dello scenario scorrono su diversi piani in Shadow of the Beast (dall’articolo di Meani)

Sempre Valente e Marini raccontano nella loro esperienza come “l’utilizzo di immagini e video ha
permesso di creare importanti parallelismi tra musica e elementi grafici aiutando così la comprensione
delle strutture musicali.” In tal caso hanno usato l’applicazione Song Maker, appartenente alla suite
Google Chrome Music Lab, e la piattaforma Hook Pad, che offrono la possibilità di gestire le note come
rettangoli colorati.

Figura 5 - Corrispondenze tra musica ed immagini in sogn maker (da Valente e Marini)

3“La parallasse è il fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione” (da
Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Parallasse, marzo 2022).
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BRICKS n.2 - 2022

Imparare le altre materie tramite la musica


Il discorso su sinestesie, suoni e immagini, ci porta gradualmente a comprendere come la musica si
presti ad essere il viatico verso una didattica transdisciplinare che vede la musica come snodo
centrale, chiave per entrare con maggior coinvolgimento in altri ambiti. Si parla di STEAM nell’articolo
di Costantina Cossu e Simonetta Falchi, le quali presentano una serie di suggerimenti per laboratori
creativi e innovativi che mescolano con sapienza musica, astronomia, fisica (con i bicchieri e gli strumenti
musicali e le stampanti 3D, o le bolle di sapone) fino ad arrivare allo studio del DNA.

Paradisi, Sacconi e Roveti hanno preso come punto di partenza tematico la successione di Fibonacci (o
successione aurea) che trova riscontro e applicazione in diversi settori. “Utilizzando gli schemi ritmici
usati per suonare le piccole percussioni e sostituendo il suono degli strumenti con i suoni prodotti dal
proprio corpo” si è sperimentata, anche fisicamente, la struttura matematica e la sua trasposizione
ritmica.

Figura 6 - Il sito di quiz su Fibonacci (dall’articolo di Paradisi, Sacconi e Roveti)

Ma non tralasciamo la parola e la letteratura: in più articoli discorriamo di podcast realizzati, assemblati e
mixati dagli studenti (sempre col suddetto Soundtrap, ad esempio), mentre in altri assistiamo ad
esperimenti di strutturazione e drammatizzazione del testo letterario. Sono gli studenti dell’articolo di
Massimiliano Lo Iacono i quali, partendo da testi letterari, hanno, tra le altre cose, “trascritto i
dialoghi e le parti della voce narrante, [...] indicato la cadenza temporale degli eventi e evidenziato,
all’interno della struttura, i momenti destinati ai suoni d’ambiente e alle onomatopee.” Infine “le
attività presentate hanno il pregio di coinvolgere tutti i ragazzi, anche quelli più in difficoltà e renderli
attivi nel loro processo di apprendimento. Il riferimento costante alla realtà, al loro vissuto e soprattutto
la scoperta di quanta bellezza si celi dietro la matematica presente nel nostro quotidiano, hanno
contribuito a rendere il nostro lavoro ricco di significato.”

Non solo musica, ma anche suono


Lo Iacono parla di “suoni d’ambiente”, altro elemento para-musicale che alcuni articoli affrontano.

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Didattica della musica con il digitale

Roberto Agostini (menzionato nell’articolo di Palareti) traccia le coordinate di Soundscapes, “progetto


incentrato su una prima fase di concettualizzazione/esplorazione del paesaggio sonoro che si sviluppa
attraverso l'ascolto e la documentazione dapprima dei suoni del paesaggio sonoro della scuola – interno
ed esterno – e poi di quelli del quartiere.” Si tratta di una pratica poco trattata negli articoli di questo
numero, e forse non molto esplorata nella scuola: tuttavia, non dobbiamo ora dimenticare il fatto che
quasi tutti i ragazzi hanno ora tra le proprie mani dei versatili registratori digitali con i quali possono
“tracciare e fotografare acusticamente” l’ambiente che li circonda, scoprendo o generando percorsi di
senso e raccogliendo prezioso materiale sonoro utilizzabile per altre esperienze e discipline. Nel caso
di Agostini, alla registrazione è seguita la realizzazione di una mappa sonora, per poi lasciare spazio a un
laboratorio di composizione di musica elettroacustica che parte dai materiali registrati per realizzare
composizioni originali. Certo, i microfoni del telefono sono scadenti, e la qualità di registrazione - spesso
- anche. Ma (al di là di dotarsi con pochi euro di qualcosa di meglio) anche questo aspetto del digitale può
confluire in molteplici percorsi di apprendimento che abbraccino la capacità di ascolto e le competenze
digitali soft o hard: quanti giovani conoscono il concetto di campionamento o sanno cosa passa nelle loro
orecchie tramite la misera compressione psicoacustica dello streaming?

Conclusioni: verso una centralità della musica?


Appare chiaro che dagli articoli che (spero) vi apprestate a leggere emerga tutta l'immensa potenzialità
della musica e dell’apprendimento musicale e sonoro come punto di partenza o di arrivo, e perché no
di tramite, accompagnamento e guida, dello studio di praticamente qualsiasi materia, per non parlare
di competenze trasversali e digitali. Non abbiamo menzionato (ma emerge in molti contributi)
l’esperienza del suonare come pratica comunitaria, condivisa, di gruppo, ma forse non è in questo
contesto che ha senso farlo, perché è (giustamente) dato per scontato il suo valore. Non dimentichiamo
che le limitazioni delle quarantene hanno riportato in tutta evidenza le frustrazioni del non poter suonare
assieme, in compresenza, con altri, esperienza (specie se su un palco) che può letteralmente far
esplodere le competenze trasversali. E molto altro.
Qui gli articoli si concentrano più su come il digitale, associato al suono, possa davvero costituire
un’avanguardia educativa dirompente (leggete il contributo di Ferrarese su musica digitale e coding!), che
è tale anche solo per il fatto che, salvo pochissime eccezioni (mio padre, per fare un esempio fuori
generazione4) tutti ascoltano musica ed a tutti piace almeno qualcosa5.
Per questo è così paradossale ripensare a come io e i miei insolenti compagni di classe ignorassimo il
nostro insegnante di musica delle medie, fino a ridurlo alle lacrime. Con questo non voglio sostenere che
sia facile insegnare musica con Soundtrap, far creare podcast audio-musicali a dei dodicenni o mandare

4Per essere onesti fino in fondo, anche lui ha un suo brano molto amato: “Vecchio Frac” di Domenico Modugno, strepitoso
capolavoro.

5 Non ci stiamo dimenticando di ipoudenti e non-udenti: anche per queste categorie di persone esistono pratiche e strumenti
per apprendere, creare e vivere il suono e la musica, ad esempio con il corpo. Su tutto consigliamo la visione del documentario
“Touch the Sound: A Sound Journey with Evelyn Glennie”, sulla percussionista, vibrafonista e insegnante di musica quasi non
udente (2004) - https://en.wikipedia.org/wiki/Touch_the_Sound [marzo 2022].
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BRICKS n.2 - 2022

adolescenti per le strade a giocare ai field recordings come imberbi Pierre Schaeffer.6 Tuttavia, insistere
sui solfeggi parlati come primo approccio allo studio della teoria musicale o far solo soffiare in tristi flauti
di plastica è, al giorno d’oggi, impensabile.
Gli articoli di questo numero di Bricks descrivono decine e decine di idee e pratiche strepitose per
apprendere di tutto tramite la musica e il suono. Magari, se le proverete anche voi, vi verranno le
lacrime agli occhi. Ma per la commozione e la soddisfazione.

Gli articoli
Cinzia Sacconi, Vittoria Paradisi e Marco Roveti partono da Fibonacci (e dal suo recente compleanno!)
per un percorso transdisciplinare che abbraccia non solo la musica ma anche - ovviamente - la
matematica, la storia, la letteratura fino ad anche la religione. Il tutto ricondotto anche a sperimentazioni
e tool digitali per un articolo che offre innumerevoli spunti creativo-didattici.
Massimiliano Lo Iacono, ricercatore e docente di Tecnologie applicate alla didattica presso l'Università
Mediterranea di Reggio Calabria, ci fornisce un resoconto dettagliatissimo di una attività didattica che
integra in modo efficace tecnologia digitale, letteratura e musica grazie ad approcci metodologici
innovativi. Una trasversalità negli apprendimenti (solo apparentemente complessa) favorita anche dal
cooperative learning e tesa al rafforzamento delle capacità metacognitive nell'ottica del life long learning.
Elisabetta Nanni descrive le potenzialità del digitale e ci parla di musica e creatività raccontando
un’esperienza basata su un approccio transdisciplinare, proattivo e innovativo in cui vengono sfruttate le
potenzialità di Soundtrap. Analisi musicale, podcast, composizione e approcci sinestetici in un articolo
che può fungere da guida per innumerevoli contesti.
Daniela Berardino, docente di Musica e Animatore Digitale presso una Scuola Secondaria di Primo grado
a Torino, presenta nel suo articolo le potenzialità offerte dalla piattaforma free 4four.io per lo sviluppo
delle competenze musicali di base. Viene fornita una guida all'uso basata sulla sperimentazione e
selezione dei tools più efficaci e vengono messi in evidenza gli ingredienti fondamentali per un
apprendimento significativo.
Ottavia Marini, Sara Valente e Marcella Mandanici raccontano di come, attraverso la tecnologia, è
possibile affrontare argomenti complessi come la percezione del ritmo armonico, spesso non considerati
nelle Scuole dell’obbligo, ed andare oltre a quelli che sono i tradizionali metodi di insegnamento della
musica. Propongono l’applicativo Harmonic Touch, una soluzione digitale per la didattica della musica per
bambini che si struttura attraverso una caccia al tesoro musicale su un percorso a tappe interattivo.
Alberto Odone propone percorsi formativi genuini che “nascono all’interno di un contesto ‘vivo’, fatto di
imitazione, improvvisazione, rielaborazione e comprensione teorica.” Per farlo usa (anche) Moodle nel
tentativo di progettare “attività digitali contestualizzate, nelle quali si possa aver a che fare con, o
produrre, momenti di musica.” L’idea è che le attività formative, digitali o meno, presuppongono un
vissuto musicale (anche collettivo), rispetto al quale essa possa rappresentare un momento di
rielaborazione, approfondimento delle abilità, sviluppo di consapevolezza teorica.

6 Compositore e musicologo francese che ha posto le basi, tra gli altri, della pratica del field recording (o

registrazione d’ambiente) come metodologia creativa musicale.


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Didattica della musica con il digitale

Annalisa Spadolini del Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti
e Federica Pilotti della ‘Direzione generale per lo studente, l'inclusione e l'orientamento scolastico’
presentano e descrivono in modo dettagliato e chiaro l'iniziativa "La musica unisce la scuola" promossa
da Indire e svolta interamente online. Il contributo costituisce anche una sintesi di riflessione sul valore di
una efficace integrazione della tecnologia digitale nell'attività musicale a scuola.
Luca Serrapiglio approfondisce le potenzialità del digitale soprattutto in termini di risorsa per la
registrazione casalinga ed autonoma da parte dei suoi studenti. Sviluppo delle capacità di
autovalutazione, di ascolto, per poter valutare con attenzione eventuali errori e spazi di miglioramento.
Tutto questo, impossibile da svolgere mentre si suona durante una normale lezione frontale, diventa
un'opportunità nella lezione a distanza in cui viene a realizzarsi per certi versi una forma di insegnamento
capovolto: “ragazze e ragazzi registrano a casa in solitudine, poi in tempo reale via web si discute
insieme del lavoro svolto, al contrario di quanto avviene in presenza.”
Samuele Ferrarese
Il coding e la scrittura musicale: la creatività incontra il digitale ovvero la musica come punto di incontro
tra programmazione e musica digitale. L’autore si riferisce a quel gruppo di possibilità informatiche che
riguardano la creazione, la realizzazione e la riproduzione di brani strumentali, basi musicali, jingle,
colonne sonore attraverso software specifici di scrittura musicale. L'articolo propone anche una
sequenza di passi utili per programmare un brano musicale e indica come il coding musicale sembri
superare le criticità della programmazione digitale trasformando l’informatica in un vero e proprio
strumento per l’espressione di creatività sonora e musicale.
Erica Volta e Serafino Carli
In questo articolo è presentata l’esperienza delle Soundtrack Stories: un’importante sperimentazione che
individua proprio nella musica e nel digitale le migliori risorse per promuovere quella continuità educativa
e relazionale che nell’ambiente ospedaliero viene necessariamente a mancare. Il progetto articolato in
fasi, dopo un lavoro sugli ascolti, parte con la creazione da parte del docente insieme agli studenti di una
playlist di brani di diversi generi musicali e con diverse connotazioni emotive, tessitura armonica e
timbrica per giungere al montaggio di audiovisivo dei materiali raccolti.
Marcello Giuliano
Questo articolo descrive come sia stato possibile affrontare tematiche di grande rilevanza sociale
attraverso la grande musica e valorizzando le moderne tecnologie della comunicazioni; obiettivo
dell’esperienza riportata è stato dare vita ad un percorso di Educazione Civica dove interdisciplinarietà,
musica e digitale hanno creato una perfetta sinergia creando situazioni sul piano conoscitivo ed anche
emotivo che hanno coinvolto e motivato fortemente gli studenti.
Stefano Meani traccia arditi paralleli tra il mondo dei videogiochi e quello dell’apprendimento musicale,
esplorandone le connessioni metaforiche e pragmatiche, dai BPM e le loro connessioni col la velocità
crescente nei livelli dei games all’analisi dei “trucchi” emozionali messi in atto dai compositori e sound
designer. Da Bach a Fifa 22 e ritorno.
Costantina Cossu e Simonetta Falchi presentano una serie di suggerimenti per laboratori creativi e
innovativi: musica e immagini astronomiche, amplificazione musicale, musica e bicchieri, strumenti
musicali con stampanti 3D, musica e bolle di sapone, musica e DNA. Musica nella scienza o … scienza in
musica.

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BRICKS n.2 - 2022

Diana de Francesco analizza la normativa scolastica in relazione al rapporto Musica e Tecnologie digitali.
La normativa relativa alle discipline musicali nella scuola è nutrita, ma solo una parte, quella più recente,
affronta l’impiego delle tecnologie in ambito educativo. L’articolo presenta i più rilevanti interventi
normativi in materia di impiego delle TIC e delle risorse operative offerte dal digitale nell’ambito della
didattica musicale.
Francesca Palareti descrive Due serie web dedicate alla Didattica Digitale Integrata promosse da Indire
in collaborazione con il Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti.
Si tratta di una rassegna di buone pratiche all’insegna dell’innovazione tramite il confronto e la
collaborazione fra i docenti e fra docenti e società in senso lato.

Le rubriche
Come sempre arricchiscono il numero le consuete rubriche.

Competenze e certificazioni
La rubrica Competenze e certificazioni contiene un’intervista che Pierfranco Ravotto ha fatto al
neopresidente di AICA, Renato Marafioti: dalla storia personale alla passione per l’informatica, dalla
fondazione dell’associazione Format a quella della sezione AICA Calabria fino alla presidenza
dell’Associazione. E, ovviamente, il senso che intende dare al suo triennio di presidenza, agli obiettivi che
si pone.

Progetti europei
La rubrica Progetti europei ospita un articolo di Daniela Monaco e Cinzia Tommasi sul Progetto SI Scuola
Impresa Famiglia, nato nel 2018, per volontà della Fondazione Cariplo di facilitare e potenziare la
transizione degli studenti degli Istituti tecnici a settore tecnologico verso il mondo del lavoro. Nel 2021
un nuovo passo è stato DIGITA.R.SI per valorizzare l’esperienza maturata con il Progetto SI Scuola
Impresa Famiglia cogliendo le nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione sia per incentivare una
modernizzazione su questo versante, sia per rendere i futuri diplomati sempre più competitivi nel Mondo
del Lavoro

Dall’estero
Nella rubrica Dall’estero trovate un articolo di Marina Porta e Carmelina Maurizio sulla scuola svedese,
frutto dei loro contatti con quel paese in progetti europei. Ci offrono una panoramica del sistema
scolastico comprensivo svedese riferendosi non solo ai curricula ma anche agli ambienti e orari delle
lezioni. Particolare attenzione è rivolta all’insegnamento delle TIC e del digitale, e viene descritto in modo
particolareggiato come alcune misure e azioni dell'Agenzia Nazionale Svedese per il Miglioramento
Scolastico siano volte alla promozione dell'alfabetizzazione digitale - cioè come usare applicazioni,
strumenti e computer - piuttosto che all'insegnamento di Computer Science. L’articolo chiude con un
focus sul coding, introdotto principalmente come parte del curriculum di matematica sotto gli argomenti
"Algebra" e "Problem-solving" nei vari gradi di scuola.

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Didattica della musica con il digitale

Iniziamo, con questo numero una nuova rubrica: Open, dedicata al mondo dell’Opensource e Open
content. La inaugura Fabio Nascimbeni con una Breve storia dell’Open education, “con l’obiettivo di
trarre qualche spunto su come l’Open Education potrebbe svilupparsi, come parte integrante dei nostri
sistemi educativi e formativi, in Italia”.

Matteo Uggeri
matteo.uggeri@[REMOVE]gmail.com
[foto di Riccardo Diotallevi]

Matteo Uggeri si dedica alla creazione musicale dal 1993. Suona il computer, con l’ausilio di svariati (pochi) software e
pochissimi device (un controller midi e una scheda audio). Ha cominciato a farlo poco dopo aver iniziato a studiare design al
Politecnico di Milano. Oggi si occupa di e-Learning e innovazione dell’apprendimento, e lo fa dal 1999 circa, prima per METID,
poi per la Fondazione dello stesso ateneo in cui studiò.
I suoi gusti musicali vanno dalla new wave/post punk alla musica sperimentale, passando per il cantautorato italiano,
l’ambient, il jazz, l'elettronica e qualsiasi cosa sia in grado di emozionarlo tramite suoni. Sul lavoro, i suoi ambiti di azione
includono l’open education, la gamification, gli intrecci tra creatività e apprendimento nonché le transizioni tra scuola,
università e lavoro. Fa parte del comitato scientifico dell’evento eXploring eLearning ed è membro della rete Educazione
Aperta Italia. Insegna presso il DOL, Master Online in tecnologie per la didattica ed è Senior Consultant per Grifo Multimedia.
È autore di parecchi dischi e di un solo libro, “Il manuale dell’e-Learning. Guida strategica per la scuola e la formazione
aziendale” (Apogeo, 2020).

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BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

A scuola con Fibonacci

a cura di:

Cinzia Sacconi, Vittoria Paradisi,


Marco Roveti

# Fibonacci, matematica&natura, matematica&musica, didattica digitale, competenze trasversali

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Didattica della musica con il digitale

Introduzione: le diverse sfaccettature di Fibonacci


L'esperienza didattica che andremo ad esporre in questo articolo è frutto di un lavoro, in parte svolto in
parte in svolgimento, che coinvolge più materie ma in particolare matematica e scienze, musica, storia. Il
lavoro d'équipe che ci porta anche a realizzare questo articolo a più mani è un aspetto fondamentale nel
modello di scuola abbracciato dall'Istituto in cui lavoriamo, l'Istituto Omnicomprensivo "Della Rovere" di
Urbania (PU). Si tratta del modello organizzativo finlandese, che prevede, tra le tante peculiari
caratteristiche, l'impostazione del lavoro dei docenti attraverso unità di apprendimento interdisciplinari,
che permettono agli alunni di affrontare, nel corso dell'anno, nuclei tematici trasversali. Uno stesso
argomento, concetto o macrotema dunque, viene proposto in diverse materie e pertanto esplorato in più
modi e con metodologie e approcci diversi e stimolanti, anche attraverso l'uso del digitale. In questo
caso, punto di partenza tematico è stata la successione di Fibonacci o successione aurea che, come è
noto, trova riscontro e applicazione in diversi settori. Il percorso che presenteremo in questo articolo,
realizzato in una classe 1' scuola secondaria di primo grado, è stato sintetizzato in una presentazione
multimediale qui visionabile, creata con Genially, all’interno della quale, oltre alla documentazione delle
attività realizzate dai ragazzi, è presente una escape game.

Auguri, signor Fibonacci!


Fin dai primi anni di scuola, nasce l’esigenza di creare e mantenere positivo l’approccio alla matematica,
coltivando la curiosità e la voglia di sperimentare. In quest’ottica c’è tanto divertimento ma anche tanto
valore educativo nel festeggiare, e quando è possibile, è bene non perdere nessuna ricorrenza
importante. La data che celebra uno dei matematici più influenti del Medioevo, Leonardo Bonacci,
conosciuto anche come Leonardo da Pisa ricorre il 23 novembre poiché quando la data è scritta nel
formato anglosassone, le cifre nella data formano la sequenza di Fibonacci: 1,1,2,3. I numeri di Fibonacci
sono un’idea matematica molto interessante, che si può proporre a partire dalla primaria, inoltre i
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numerosi collegamenti con la natura li rende un ottimo principio per lo studio. In occasione di questo
speciale compleanno la classe ha svolto le seguenti attività.

Attività 1- Alla scoperta della sequenza di Fibonacci


Dopo una breve introduzione storica sul personaggio attraverso degli aneddoti divertenti e tramite
l’illustrazione del celeberrimo problema dei conigli i ragazzi sono giunti alla scoperta della successione di
Fibonacci e alla legge matematica che la regola.

Si narra che nel 1223, durante il soggiorno di Federico II a Pisa, si svolse un singolare torneo dove si
sfidarono abachisti e algoritmisti armati di carta, penna e pallottoliere per dimostrare in via definitiva
come con le tecniche di calcolo secondo il metodo appreso dagli arabi si potessero effettuare calcoli
complessi più velocemente che con qualsiasi abaco. Fibonacci riuscì a risolvere un problema con una
velocità tale da far persino sospettare che la gara fosse truccata.

Il problema posto era il seguente: quante coppie di conigli si ottengono in 12 mesi posto che ogni

coppia dia alla luce una nuova coppia ogni mese e che le nuove coppie nate siano in grado di

riprodursi già al secondo mese di vita.

File successione Fibonacci.jpg Wikipedia

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1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233…

I ragazzi si sono entusiasmati al punto che abbiamo deciso di esplorare altre successioni per scoprirne la
regolarità.

Attività 2- Diamo forma ai numeri di Fibonacci.


Partendo dai numeri della successione gli alunni hanno realizzato la loro spirale magica, affiancando tra
loro dei quadrati di lato 1, 1, 2, 3, 5, … e così via, come mostra la figura.

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La spirale ha quindi dato forma alla successione, e i ragazzi hanno compreso che non si tratta solo di un
bel elemento decorativo: da un’osservazione più attenta si è visto che è un elemento fondamentale che
ricorre in arte, in architettura e in natura.

Attività 3 - Fibonacci in Natura


A seguito della visione del video “Nature by Numbers” (https://youtu.be/kkGeOWYOFoA ),

in cui il regista mostra una serie di animazioni che illustrano vari principi matematici, ricordandoci l’intima
relazione esistente tra natura e matematica, la classe ha verificato con materiale autentico che in molte
spirali presenti in natura ricorrono alcuni numeri della sequenza di Fibonacci.

Dal disegno di questi girasoli hanno individuato, colorando le spirali in senso orario ed in senso antiorario,
i numeri 21 e 34.

immagine tratta dal libro “Ce li hai i numeri?” di Kristin Dahi

Mentre nelle spirali delle pigne è possibile contare in senso orario 8 spirali e in senso antiorario 13 spirali.

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Queste scoperte hanno trovato conferma nelle tante spirali presenti in natura, dal nautilus, all’ananas,
dal volo del falco alle margherite.

Le attività presentate hanno il pregio di coinvolgere tutti i ragazzi anche quelli più in difficoltà e renderli
attivi nel loro processo di apprendimento. Il riferimento costante alla realtà, al loro vissuto e soprattutto
la scoperta di quanta bellezza si celi dietro la matematica presente nel nostro quotidiano, hanno
contribuito a rendere il nostro lavoro ricco di significato.1

Sequenza musicale

Le attività riguardanti la serie di Fibonacci hanno coinvolto anche la musica. Anzitutto lo spunto ci è stato
dato da un video trovato in rete: “Fibonacci Konnakol” (https://www.youtube.com/watch?
v=mOMLRMfIYf0)

in cui B C Manjunath (noto percussionista indiano) esegue la sequenza con spettacolari virtuosismi vocali
e con le mani. La prima attività è stata quella di contare tutti i numeri della serie fino all'8 marcando con
un battito di mani ogni volta che veniva pronunciato il numero 1; una volta interiorizzata la sequenza ho
dato ai ragazzi una frase di senso compiuto la cui successione di sillabe rispettasse la sequenza: "È la
grande sequenza che ispira i nostri lavoretti personali."

1 Alcune attività sono state tratte dal blog Il piccolo Friedrich: https://ilpiccolofriedrich.blogspot.com
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Da qui abbiamo creato un parlato ritmico ovvero una filastrocca e organizzato prima 2 poi 3 gruppi che
dovevano dire la frase a 3 velocità diverse contemporaneamente: il primo gruppo pronunciandola
lentamente, il secondo al doppio della velocità e il terzo al doppio del secondo. Pertanto, nel tempo che il
primo gruppo impiegava per la frase intera, il secondo la diceva due volte e il terzo quattro volte.

Parlato ritmico (a sovrapposizione o a canone)

Abbiamo poi tentato, con ottimi risultati, di dirlo prima a canone alla stessa velocità per tutti; dopodiché
ogni gruppo, al termine di ogni frase, raddoppiava la velocità mentre il gruppo successivo partiva.
Notoriamente il canone non è di immediata comprensione e riuscita quindi abbiamo dovuto dedicare il
tempo e soprattutto la concentrazione necessaria per la riuscita dell’attività.

A questo punto, però, non ci siamo accontentati: questo parlato doveva avere una base ritmica!

Allora perché non creare una sequenza ritmica con le piccole percussioni?

Una volta presentati i valori musicali e avendo fatto pratica con le varie combinazioni da loro create ecco
che, tra tamburi, piattini, legnetti, maracas, triangoli, sonagli, cembali e guiro, il gioco è fatto! Tutti a
rappare sopra!

Comprendere che la musica si basa essenzialmente sui principi di durate e altezze e le infinite
combinazioni che si possono ottenere è il segreto per diventare protagonista e sentirsi competenti per
approcciarsi alla musica.

Inoltre quale migliore strumento del proprio corpo? Sequenze ritmiche create dai ragazzi vengono
eseguite con la body percussion prendendo ad esempio da questo breve video https://
www.youtube.com/watch?v=o4Erbov7aZ0 in cui due persone utilizzano il proprio corpo come strumento
per interpretare la sequenza, oppure utilizzando gli schemi ritmici usati per suonare le piccole percussioni

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e sostituendo il suono degli strumenti con i suoni prodotti dal proprio corpo. Non servono ritmi difficili o
incastri da super percussionisti per ottenere un risultato ottimo.

Quello della body percussion è un mondo che sta prendendo molto piede e permette a tutti di
approcciarsi ai ritmi, come il famigerato “petto dito mano” che è sempre motivo di sfida per mostrare chi
è il più veloce nell’eseguirlo!

La scrittura sul pentagramma permette in poco tempo di individuare le posizioni delle note e come la
melodia di qualsiasi brano si possa trascrivere e decifrare. Dopo qualche esercizio di riconoscimento delle
note e qualche piccolo gioco melodico perché poi non renderlo un canto con l’aggiunta di note?

Quindi, una volta interiorizzata la melodia utilizzando la chironomia Kodaly (che consiste nell’assegnare
ad ogni nota una determinata posizione della mano “creando” visivamente una tastiera verticale di
fronte a noi che ci aiuta ad intonare meglio) è stato semplice appoggiarci il testo sopra e aprire a tutte le
possibilità precedenti.

Un ponte tra culture diverse

Nello stesso periodo in cui i colleghi di matematica e musica svolgevano la prima parte delle attività
sopra descritte, in storia si stava lavorando sull’Islam, sulle conseguenze della nascita di una nuova
religione che porta alla creazione di un nuovo Impero e quindi anche sulla civiltà arabo musulmana. Da
questo punto di vista, la classe ha potuto studiare la figura di Leonardo Fibonacci come “ponte” tra la
cultura araba e quella europea grazie soprattutto all’introduzione dei fondamenti della matematica araba
e, con essa, del sistema di numerazione che usiamo ancora oggi. Il percorso di storia si è incentrato sui
seguenti obiettivi: conoscere la religione islamica e la cultura arabo musulmana, conoscere l’espansione
dell’Impero arabo, operare confronti tra il passato e il presente, riflettere (soprattutto nell’ottica degli
obiettivi di Cittadinanza e Costituzione) sulle tematiche dell’incontro-scontro tra civiltà diverse e della
tolleranza, comprendere come contaminazioni e apporti di civiltà diverse possano portare miglioramenti
e vantaggi significativi e duraturi.

La figura di Fibonacci rientra in particolare in questo ultimo obiettivo. Le attività sono state volte in un
primo momento all’uso consapevole del manuale scolastico per reperire le informazioni e all’esercizio
della capacità di sintesi per riassumere e rielaborare.

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Dal punto di vista della competenza digitale i ragazzi hanno invece potuto sperimentare la realizzazione
di ebook digitali. La docente ha creato una classe digitale all’interno del sito “Storyjumper”, importando i
contatti da Google Classroom e dando così la possibilità a ciascun alunno di accedere e di creare il proprio
prodotto digitale sotto la costante supervisione della prof. Il lavoro è stato avviato a scuola, sfruttando il
laboratorio di informatica, e poi concluso a casa. La docente ha potuto costantemente monitorare le
attività anche a distanza, intervenendo per apportare correzioni o per dare suggerimenti agli alunni al
fine di migliorare il lavoro di ciascuno. Sono così stati creati ebook personali, con testi, immagini e audio,
utilizzati e utilizzabili anche come supporto per lo studio e/o il ripasso dell’argomento. Di seguito le
immagini tratte da alcuni ebook realizzati.

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Attività conclusiva
A conclusione del percorso è stata realizzata una escape game basata sulle nozioni acquisite nelle
diverse discipline. I ragazzi si sono cimentati nella risoluzione dei quiz per acquisire il codice segreto che
porta alla vittoria.

Potete provare anche voi l’escape al seguente link: 

https://view.genial.ly/6201507336fc4b0018367477/interactive-content-musical-quiz 

Attività teoriche e pratiche sono state pertanto utilizzate dai docenti al fine di permettere ai ragazzi
l’acquisizione di competenze disciplinari e trasversali, senza mai dimenticare il gioco che nel campo
dell’insegnamento, e non solo, rende più accattivante e stimolante il processo di apprendimento.

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Vittoria Paradisi
[email protected]
Cinzia Sacconi
[email protected] Laureata in Lettere moderne con lode presso l'Università
degli Studi di Urbino, giornalista pubblicista, ha collaborato
Omnicomprensivo “Della Rovere” di Urbania (PU) per molti anni con "Il Resto del Carlino".
Laureata in Scienze Biologiche con lode presso Ha svolto attività di ufficio stampa per Comuni ed Enti e ha
l'Università degli Studi di Urbino, ha svolto per diversi scritto il libro "Clara, la vita come dono".
anni attività di ricerca presso l’Istituto di Biochimica G. Docente di lettere e di sostegno dal settembre 2005, entra
Fornarini dell’Università degli Studi di Urbino. in ruolo nel 2012.
È attualmente in servizio presso la Scuola Secondaria di È attualmente in servizio presso la scuola secondaria di
primo grado dell’Omnicomprensivo “Della Rovere” di primo grado dell’Omnicomprensivo “Della Rovere” di
Urbania (PU) come docente di Scienze Matematiche. Urbania (PU) come docente di lettere.
Dal 2014 è iscritta all'Elenco Formatori Regionali Esperta di didattica digitale e nuove metodologie, ha
dell'Ufficio Scolastico Regionale Marche. Dal 2016 ricoperto il ruolo di Animatrice digitale e di referente per
ricopre il ruolo di Coordinatrice regionale per la regione numerosi progetti e iniziative legate all'uso della
Marche di Geometriko. Ha maturato una lunga tecnologia in ambito educativo.
esperienza nell’uso della didattica digitale e delle nuove Dal 2014 è iscritta all'Elenco Formatori Regionali
metodologie, lavorando in classi digitali e come dell'Ufficio Scolastico Regionale Marche e tiene corsi di
formatrice. Dal 2019 formatrice per la sperimentazione formazione in presenza, online e misti per docenti e
didattica Mof. Appassionata di musica, da molti anni fa laboratori per alunni.
parte del coro polifonico G.Giovannini di Fermignano in Collabora attivamente da anni con il blog Insegnanti 2.0,
qualità di corista. con Ars Book Innovation, con Mondadori Education, con
Focus Junior e con Flipnet.

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Marco Roveti
[email protected]

Omnicomprensivo “Della Rovere” di Urbania (PU)


Laureato con lode nel biennio post-diploma nel 2007 al Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro,  ha  suonato in note
orchestre sinfoniche esibendosi al Quirinale di fronte all’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e
collaborando con personaggi del mondo dello spettacolo come il Premio Oscar Nicola Piovani, Andrea Bocelli ed
altri. 
Contemporaneamente agli strumenti classici, nel 2002 inizia lo studio delle percussioni latine e dal 2005 suona con
il gruppo Croma Latina con il quale incide cd e tiene concerti in vari Paesi europei tra cui Inghilterra, Svezia, Bulgaria,
Austria, Svizzera, Spagna, Germania, Francia, Grecia, Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia, Belgio, Olanda. 
Ottiene il diploma del metodo “io cresco con la musica” (marchio regolarmente registrato) e dal 2005 avvia la
collaborazione con molteplici scuole dell’infanzia e primarie statali come esperto di musica organizzando, oltre
all’attività musicale scolastica, concerti con i ragazzi molto apprezzati e applauditi.
Attualmente è docente di percussioni nella sezione musicale della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto
“Della Rovere” di Urbania (PU).

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BRICKS | TEMA

L’opera d’arte, in
digitale. Percorsi
trasversali di didattica
della musica

a cura di:

Massimiliano Lo Iacono

# Digital musical artwork, soft skills, jigsaw,sinestesia, didattica della musica, digital skills

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Didattica della musica con il digitale

Arte, musica, poetica. Un approccio didattico trasversale

Quale sia l'opera d'arte in musica rappresenta ancora oggi argomentazione di dibattiti e di profonde
riflessioni. La querelle prende le mosse già dalla prima metà del secolo scorso grazie ai fondamenti
epistemologici della semiologia e della fenomenologia ed a tutto il movimento culturale e scientifico nato
negli ambienti accademici a seguito degli studi di linguistica afferenti alla scuola di Praga e allo
strutturalismo di De Saussure sul finire dell’Ottocento. La significazione della langue1 investe in modo
prorompente il linguaggio tout court riversandosi su tutto il mondo dell'arte, musica compresa. Se le
avanguardie musicali del Novecento non avessero sfidato l'essenza stessa della musica, il fenomeno
sonoro, basti pensare al silenzio2 di Cage, probabilmente la musica sarebbe rimasta racchiusa all'interno
della partitura o per contro espressa quale manifestazione antropica primordiale. Altra argomentazione
in supporto al dibattito può essere individuata nella nascita della registrazione e riproduzione dell'evento
sonoro ideata e realizzata a cavallo tra il XIX ed il XX secolo grazie al magnetofono e al disco in
gommalacca; la musica da quel momento perde la sua peculiarità dell’ hic et nunc, l'effimera esistenza
legata allo scorrere del tempo, l'immanenza. La fruizione della musica riveste un ruolo fondamentale da
sempre legato alla condotta funzionale. In un tempo remoto la funzione sociale, di aggregazione
comunitaria investiva tutti, dai ceti nobili a quelli più popolari; le manifestazioni musicali spaziavano dagli
elitari incontri delle rappresentazioni teatrali, alle feste di corte private dove spesso la musica rivestiva il
ruolo di puro intrattenimento. Le esecuzioni liturgiche e gli oratori rappresentavano una funzione mistica,
ascetica, di sublimazione dell'anima sino al contatto con il Celeste. Il popolo spesso, invece, si riuniva
nelle taverne danzando al ritmo di musica o nelle piazze durante gli eventi e le ricorrenze celebrative. Nei
tempi moderni sono certamente cambiati i contesti, ma la presenza di una dialogica esistenza funzionale
della musica è sempre rintracciabile e ben evidente in ogni sua manifestazione. Oggi come ieri. Ciò che è
profondamente cambiato, tuttavia, è la constatazione che la musica può esistere anche in assenza dei
musici e degli strumenti musicali, un ossimoro. Difatti, si può ascoltare musica in un supermarket, nei
centri commerciali, in palestra, durante un allenamento, mentre si corre, ed in molte altre occasioni
pubbliche e private, grazie appunto alla registrazione dell'evento sonoro, ma ancor più significativo è che
oggi si possa creare musica anche in assenza di musicisti; la tecnologia ed i software dedicati
permettono di comporre e registrare musica senza conoscere il linguaggio scritto della musica, senza
saper suonare uno strumento, addirittura in assenza di strumenti musicali. Tutto ciò ha provocato
probabilmente un livellamento delle produzioni musicali, un paradosso per il quale il fruitore musicale
può diventare facilmente compositore e arrangiatore. Ciò che Eco attribuiva al fenomeno dei social
potrebbe trovare facilmente la sua valenza anche sull'utilizzo dei software di produzione musicale3.

1 La terminologia è epidittica dell’accezione saussuriana

2 Opera musicale del compositore americano J. Cage del 1952 intitolata 4’33’’

3 Il riferimento è alla notoria espressione di Umberto Eco pronunciata durante il conferimento della laurea honoris causa in
Comunicazione e Cultura dei media presso l'Università di Torino il 10 Giugno 2015: "I social network sono un fenomeno positivo ma
danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la
collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel"
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BRICKS n.2 - 2022

Tuttavia, la possibilità di manipolare la musica, di registrarla ed arrangiarla con estrema velocità e


facilità ha fornito una libertà espressiva senza precedenti, ha reso possibile una decodifica musicale
semplice ed immediata della propria interiorità, delle proprie suggestioni ed emozioni, una poiesis4 in
musica. La tecnologia dunque oggi come principale soggetto attivo della musica, come momento di
innovazione e di collaborazione. Il nesso positivo di causa/effetto lo possiamo rintracciare nella ricaduta
sulle prassi didattiche dell'insegnamento musicale, l'emotività ed il coinvolgimento degli alunni nel fare
musica, nel pensarla, svilupparla, produrla, registrarla e diffonderla diventa successo formativo e
fondamento di percezione di autodeterminazione e autoefficacia5. Le competenze acquisite, attraverso
un processo metacognitivo, guidato e sollecitato dal docente, diventano prerequisiti essenziali,
fondamentali, spendibili anche in altri contesti di apprendimento, essi diventano dei digital learning
objects.

La tecnologia musicale dunque intercetta il bisogno formativo dei nostri alunni e prefigura al
contempo scenari di apprendimento stimolanti, ambienti di apprendimento digitali, multimediali che
permettono lo sviluppo delle loro potenzialità e creatività. Le metodologie utilizzate possono essere di
volta in volta calibrate e modificate durante il percorso, anche in relazione agli obiettivi prefissati,
pianificare un Inquiry based learning, un circle time o un debate all'interno della classe aumenterà il
coinvolgimento emotivo dell'alunno e lo condurrà ad una partecipazione attiva all'interno del proprio
processo di apprendimento in un divenire circolare e policomunicativo6.

La ricaduta metodologica all'interno del processo di pianificazione dell'intervento didattico, attraverso


l'utilizzo delle tecnologie in ambito musicale, permette al docente di attivare percorsi trasversali andando
ad abbracciare diverse competenze, dunque gli obiettivi prefissati diventano, in itinere, prerequisiti
essenziali per sviluppare nuove competenze e raggiungere gli step seguenti. Come si sa lo studio della
musica, sia essa teorica, nozionistica, storica o pratica, attiva processi cognitivi alternativi, paralleli,
modella la sfera relazionale/affettiva e innesca spontaneamente il cooperative learning e il peer tutoring.

Itinerario didattico 1 - Le caratteristiche del suono

Il primo percorso di apprendimento proposto mira a far acquisire specifiche competenze di registrazione
e manipolazione dell'evento sonoro ai ragazzi, attraverso una riflessione sulle conoscenze pregresse
riferite alle caratteristiche del suono (altezza, intensità, durata, timbro). E' stato proposto l'utilizzo del
software gratuito Audacity compatibile con il sistema operativo Windows in uso a scuola. L'incipit ha
previsto la spiegazione del fenomeno sonoro come onda acustica, rappresentata graficamente su un
sistema di assi cartesiani attraverso l’uso del software Geogebra usato abitualmente dal docente di
scienze matematiche:

4 Si veda L. Nanni - Della poetica. Redazione provvisoria. Bologna,

5 Si veda A. Bandura – Autoefficacia. Teorie e applicazioni, Erickson, 2000

6 Si veda M. Lo Iacono - Didattica circolare policomunicativa e nuove tecnologie, Falzea 2020

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Didattica della musica con il digitale

Figura 1 - Rappresentazione sinusoidale di due onde acustiche con diversa ampiezza

Nella Fig,1 abbiamo rappresentato due suoni con stessa frequenza, ma diversa ampiezza soffermandoci
sulla caratteristica dell’intensità del suono.
Il passo successivo (fig. 2) è stato di far registrare due suoni, uno a voce alta ed uno a voce bassa,
attraverso il proprio device portatile (smartphone) ad un alunno di genere maschile, successivamente li
abbiamo importati su due tracks all’interno di un environment di Audacity. In fase di editing abbiamo
zoomato sulle relative onde sino a poter osservare l'andamento sinusoidale, la frequenza e l'ampiezza. In
entrambe le registrazioni la frequenza era rimasta immutata mentre l’ampiezza dell’onda appariva
significativamente diversa:

Figura 2 - Registrazione digitale di due onde acustiche con diversa ampiezza

L’obiettivo seguente del nostro percorso di apprendimento è rappresentato dall’acquisizione del


significato di frequenza sviluppato attraverso la conoscenza teorica e la sperimentazione pratica. Anche

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BRICKS n.2 - 2022

in questo caso ho dapprima mostrato attraverso Geogebra il grafico (fig.3) relativo a due suoni con
diversa frequenza:

Figura 3 - Rappresentazione sinusoidale di due onde acustiche con diversa frequenza

Siamo dunque passati alla pratica facendo registrare due campioni sonori da due alunni di diverso genere
entrambi utilizzando la stessa intensità di voce ed emettendo le stesse sillabe.
Attraverso la decodifica visiva dell’evento sonoro, supportata appunto dallo sviluppo dell’onda dei diversi
campioni all'interno della traccia (fig.4) i ragazzi hanno potuto osservare come le frequenze più alte siano
riconoscibili all'interno del periodo della sinusoide:

Figura 4 - Registrazione digitale di due onde acustiche con diversa frequenza

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Didattica della musica con il digitale

Infine, per evidenziare come il timbro influisca sullo sviluppo dell’onda sonora abbiamo proposto ad un
alunno di registrare in modo consecutivo due suoni, uno vocale ed il secondo effettuato con un battito di
mani ed abbiamo osservato lo spettro all’interno del software (fig.5):

Figura 5 - Registrazione digitale di due onde acustiche diversificate per timbro

Nell’attuazione del processo di insegnamento/apprendimento abbiamo sempre privilegiato le


attitudini e le peculiarità proprie di ciascun alunno, lasciando ampio argine di scelta su chi avesse
dovuto prestare la propria voce e su chi si fosse dovuto occupare della registrazione e dell’editing
audio all’interno del software; la strategia adottata ha permesso di ottenere un clima propositivo e
collaborativo all’interno della classe. Tutti gli obiettivi disciplinari sia in termini di conoscenza (le
caratteristiche del suono) che in ordine all’acquisizione delle competenze tecniche di gestione del
software sono stati raggiunti.

Al termine di questa prima unità di apprendimento della durata di 4 lezioni possiamo rilevare come
l'utilizzo del software abbia funzionato da prompting, la manipolazione del suono e la sua
rappresentazione in forma digitalizzata ha permesso ai ragazzi di osservare, visualizzare, riflettere su
cosa sia il suono, ha inoltre reso possibile, attraverso una metodologia digital tinkering, di attivare
processi metacognitivi tali da innescare processi autonomi e creativi.

Fase 2 - Trasversalità degli apprendimenti

Per attuare la seconda fase delle attività ho proposto al docente di lettere di far ricadere le competenze
acquisite dai ragazzi nella gestione e manipolazione del suono su altri campi disciplinari, sia in un'ottica di
rinforzo sia come spendibilità e riutilizzo di queste in altri processi di apprendimento. Abbiamo
pianificato, quindi, la costruzione di un audiolibro relativo alla novella del Boccaccio Chichibio e la gru
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BRICKS n.2 - 2022

che la classe stava studiando e approfondendo. La progettazione dell'intervento didattico


multidisciplinare è stata suddivisa in quattro fasi così articolate:

FASE 1 Illustrazione del progetto alla classe, spiegazione del lavoro da svolgere e dei tempi,
breve momento di riflessione sulle attitudini e le propensioni individuali

FASE 2 Indicazione da parte degli alunni sulle scelte fatte in ordine alla divisione dei gruppi,
sulle modalità operative

FASE 3 Svolgimento delle attività

FASE 4 Riflessione sulle modalità di svolgimento, sui risultati ottenuti, sui punti di criticità
rilevati e brainstorming conclusivo su nuove proposte e itinerari didattici da
predisporre in futuro

Durante la prima fase abbiamo illustrato la tipologia del progetto, spiegandone i contenuti, le
metodologie, gli obiettivi e le discipline coinvolte; abbiamo dato la tempistica di svolgimento e proposto
una riflessione su quali fossero le ricadute sul loro apprendimento e sulle potenzialità di sviluppare in
loro processi metacognitivi e di autonomia operativa.
La seconda fase ha previsto un dabate sulle preferenze degli alunni i quali autonomamente hanno dato
vita in circle time ai gruppi di lavoro, pianificando ciascuno i propri tempi di lavoro, gli incontri, le scelte
metodologiche e strumentali; hanno poi deciso il cronoprogramma, in accordo con le tempistiche
assegnate dai noi docenti, e comunicato agli altri gruppi per la pianificazione e lo sviluppo in sequenza
delle attività previste.

In relazione alla terza fase, lo svolgimento delle attività sono state progettate attraverso l'uso della
metodologia jigsaw, grazie alla quale ciascun gruppo aveva compiti ben specifici e solo grazie al
completamento ed al raggiungimento dei diversi obiettivi prefissati il gruppo seguente avrebbe
potuto iniziare e poi portare a termine la propria fase di lavoro.

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Didattica della musica con il digitale

Tabella di divisione dei compiti assegnati ai gruppi:

GRUPPI COMPITI ASSEGNATI STRUMENTI

Gruppo Analisi del testo, redazione della sceneggiatura, Testo letterario


1 strutturazione e predisposizione dei dialoghi, delle
parti della voce narrante, degli interventi sonori
onomatopeici

Gruppo Registrazione del sonoro dei dialoghi dei S t r u m e n t i u t i l i z z a t i : d e v i c e


2 personaggi, della voce narrante, dei suoni di personali (smartphone, tablet),
ambiente e onomatopeici synth in uso a scuola, PC

Gruppo Scelta della musica di sottofondo per la Strumenti utilizzati: risorse web,
3 narrazione ed esecuzione di frammenti musicali campioni musicali presenti nel
da utilizzare come leitmotiv, in stile wagneriano, software e sul synth, tracce
per ciascun personaggio disponibili sul formato digitale del
libro di testo, strumenti musicali

Gruppo Importazione di tutte le tracce audio sul software Strumenti utilizzati: software
4 A u d a c i t y, m o n t a g g i o n e l l ’e n v i r o n m e n t ,
sovrapposizione tracce

Gruppo Missaggio di tutte le tracce vocali, musicali e delle Strumenti utilizzati: software
5 fonti sonore importate. Mastering finale

Il primo gruppo ha gestito la strutturazione e drammatizzazione del testo letterario, ha suddiviso in


sequenza delle parti, ha trascritto i dialoghi e le parti della voce narrante, ha indicato la cadenza
temporale degli eventi e evidenziato, all’interno della struttura, i momenti destinati ai suoni
d’ambiente e alle onomatopee.
Gli alunni del secondo gruppo, ricevute le indicazioni dal primo, hanno portato a termine le registrazioni
delle loro interpretazioni dei personaggi utilizzando sia i propri devices portatili che il software Audacity.
Il terzo gruppo si è occupato principalmente dell’aspetto musicale del progetto, individuando la musica
da utilizzare come sfondo sonoro (musica strumentale profana medievale libera da copyright) e
componendo e registrando brevi frammenti melodici rappresentativi del carattere di ciascun
personaggio. Per rappresentare Chichibio è stata composta questa melodia eseguita alla chitarra:

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A rappresentare invece Brunetta è stato il flauto con la seguente esecuzione:

Infine per Currado il frammento melodico è stato eseguito al pianoforte:

Il quarto gruppo ha importato e gestito l’editing di tutte le tracce, lavorando sul livello delle singole
registrazioni e sull'over-tracking generale, ha inoltre gestito l’inserimento degli effetti digitali sulle tracce.
Infine l’ultimo gruppo di alunni si è occupato del missaggio, e dell’elaborazione del master finale.
Ecco alcuni momenti delle attività svolte con il software Audacity:

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Didattica della musica con il digitale

Figura 6 - Assegnazione delle tracce ai personaggi, importazione e gestione file audio

Figura 7 - Mixaggio finale dell’audio libro

Infine abbiamo avviato la quarta fase prevista come ultimo momento di riflessione e autovalutazione
personale e di gruppo, parte fondamentale del processo formativo. Ciascun alunno ha potuto
evidenziare secondo le proprie attitudini e predisposizioni personali quali siano stati i momenti di
difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi prefissati e per contro, i momenti di forza che hanno reso
il proprio apprendimento dinamico ed emozionalmente coinvolgente. Grazie all'utilizzo della
metodologia jigsaw le dinamiche non si indirizzano mai verso una competitività sfavorevole, spingono
piuttosto i gruppi a relazionarsi in modo costruttivo e dinamico, dialogico ed empatico.

37
BRICKS n.2 - 2022

La gestione operativa di ogni gruppo si è sviluppata in autonomia, ma sempre di concerto ed in


collegamento con lo svolgimento delle attività seguenti. In tutte le fasi e per tutte le metodologie
proposte si è manifestata una linea mainstream di cooperative learning che ha condotto la classe a
produrre un'opera d'arte in digitale, raggiungendo un pieno successo formativo attraverso
l'acquisizione di conoscenze e competenze specifiche delle singole discipline coinvolte, ma anche, e
direi soprattutto, di sviluppare competenze trasversali fondamentali che andranno ad incidere sul
rafforzamento delle capacità e delle abilità metacognitive nell’ottica di un long life learning.

Infine, riecheggiando l’incipit dell’articolo, alcune riflessioni e


interrogativi finali permangono: cos'è la musica?7 Come si
rappresenta e si manifesta? Potremmo affermare che la
figura 6 raffiguri un’opera d’arte o paradossalmente
esserla? E fenomenologicamente quale? Musicale? Grafica?
Poetico-letteraria? La querelle sembra riproporsi in forme
sempre più complesse.

Percorso didattico svolto in una Scuola Secondaria di I grado -


classe seconda

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Massimiliano Lo Iacono


[email protected]
Baldacci M., Curricolo e competenze, Milano, Mondadori, 2014
Bandura A., Autoefficacia. Teorie e applicazioni, Trento, Erickson, 2000
Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
Bonaiuti G., Le strategie didattiche, Roma, Carrocci Faber, 2019 Massimiliano Lo Iacono, ricercatore AFAM, laureato in
Dahlhaus C., Eggebrecht H., Che cos’è la musica?, Bologna, Il Mulino, lettere al DAMS di Bologna (musica), diplomato in
1988
chitarra jazz, svolge un’intensa attività di ricerca e
De Saussure F., Corso di linguistica generale, Bari, Laterza, 1968 sperimentazione formativa attraverso l’utilizzo di una
Eco U., La struttura assente, Milano, Bompiani, 1998 didattica dinamica, circolare e policomunicativa.
Ferri P., I nativi digitali, Milano, Bruno Mondadori, 2011 Docente specializzato in didattica della musica e sulle
Gardner H., Educazione e sviluppo della mente. Intelligenze multiple e attività di sostegno presso l'Università di Palermo
apprendimento, Trento, Erickson, 2005 coniuga la trasmissione delle conoscenze e delle
Guerralisi S., Sinestesiarti nella globalità dei linguaggi, Bologna, Gioedit, competenze con le innovazioni tecnologiche e le
1996 metodologie didattiche digitali. E' docente di Tecnologie
Lo Iacono M., Didattica circolare policomunicativa e nuove tecnologie, applicate alla didattica presso l'Università Mediterranea
Reggio Cal., Falzea, 2020 di Reggio Calabria e l'UniCal di Cosenza nei corsi di
Mason L., Psicologia dell'apprendimento e dell’istruzione, Bologna, Il specializzazione per l'insegnamento. Riveste il ruolo di
Mulino, 2019
formatore, docente/tutor e coordinatore dei tirocini
MIUR, Indicazioni Nazionali per il curricolo del I ciclo d’istruzione, Roma, all’interno del corso di specializzazione per
2012
l'insegnamento per le attività di sostegno didattico
Nanni L., Della poetica, Bologna, redazione provvisoria, 1994
dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ricopre
Nattiez J.J., Il discorso musicale, Per una semiologia della musica, Torino, il ruolo di Animatore Digitale ed è membro dello staff
Einaudi, 1987
dirigenziale del I.C. De Amicis Bolani di Reggio Calabria
Stefani G., Il linguaggio della musica, Milano, Ed. Paoline, 1990

7 Si veda Dahlhaus - Eggebrecht, Che cos’è la musica?, Il mulino, 1988

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Io, compositore: a scuola


con Soundtrap

a cura di:

Elisabetta Nanni

# Musica, digitale, innovazione

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BRICKS n.2 - 2022

Musica e creatività
Quale legame esiste tra musica, creatività e strumenti digitali? La risposta può essere trovata
nell’aggiornamento del framework europeo Digcomp8 del 2017, in cui, nella declinazione delle diverse
competenze, troviamo anche quella di saper utilizzare le tecnologie digitali in modo “creativo”. Il concetto
viene ripreso successivamente nei due modelli di certificazione di competenze per la scuola primaria e
scuola secondaria di primo grado pubblicati con Decreto Ministeriale n.742 del 3 ottobre 2017: viene,
infatti, sottolineata l’importanza di usare in modo responsabile le tecnologie come “supporto alla
creatività”.

Sappiamo bene come il fare musica a scuola sia importante per lo sviluppo globale dell’individuo e come
la stessa pratica musicale sia di stimolo per le funzioni cognitive di ciascuno. Gli approcci operativi con i
quali i ragazzi e le ragazze possono avvicinarsi alla musica, devono avere sempre un’attenzione
particolare al “saper fare”.

Il laboratorio di musica diventa, quindi, il luogo in cui si può “Improvvisare, rielaborare, comporre
brani vocali e/o strumentali, utilizzando sia strutture aperte, sia semplici schemi ritmico-melodici,
integrando altre forme artistiche quali danza, teatro, arti plastiche e multimedialità”. Anche nei Piani
di studio Provinciali della Provincia di Trento si afferma che “ si può favorire l’esplorazione e l’uso di
strumenti tecnologici e digitali musicali diffusi, con cui si attiva la registrazione e la costruzione di
prodotti multimediali attraverso differenti devices presenti nella scuola e nella rete.”

Condivisione, collaborazione, rispetto delle norme GDPR ed eventuale inserimento di credenziali,


partecipazione attiva e creat-tiva dello studente: sono gli aspetti di cui dobbiamo tenere sempre conto
quando usiamo strumenti digitali a scuola. Aggiungiamo anche l’ opportunità di inserire il nostro
laboratorio musicale digitale in uno sfondo di Didattica Digitale Integrata, così da lavorare agilmente sia a
casa che a scuola, sia in collegamenti dalla classe per raggiungere classi e studenti in isolamento. Come
orientarsi, quindi, nel vasto universo di app e software musicali molto vasto e variegato e che vada oltre
un uso dilettantistico, amatoriale e fine a se stesso?

Il presente contributo intende illustrare piste di lavoro da sviluppare a scuola durante le ore di Musica,
utilizzando strumenti digitali al fine di promuovere proprio la creatività.

Soundtrap, un laboratorio musicale in cloud

Soundtrap9 è una Digital Audio workstation (DAW) fondata in Svezia nel 2012 con lo scopo di creare
“un ambiente di produzione completo in cui puoi fare podcast dal suono professionale, realizzati in
collaborazione sul web”10

8 https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/digcomp2-1_ita.pdf

9 https://www.soundtrap.com/

10 Quah, Nicholas (May 14, 2019). "It's a (Sound)Trap!". Hot Pod News.

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Didattica della musica con il digitale

Nel 2015 nasce la versione Soundtrap for Education11 pensata proprio per gli istituti scolastici con
pannello di amministrazione e la possibilità di gestire classi e alunni. Tradotto recentemente anche in
lingua italiana, Soundtrap funziona sia con app dedicata per tablet e smartphone (Android e IOS) che
semplicemente attraverso browser, sfruttando così tutte le potenzialità del BYOD (Bring Your Own
Device) in classe.

A norma, secondo il regolamento GDPR, è un valido strumento da inserire nel nostro laboratorio
musicale con diverse funzioni, dalla realizzazione di brevi composizioni alla creazione di Podcast.
Permette di manipolare e combinare suoni e tracce per propri artefatti digitali anche in modalità
collaborativa.

Esercizi in libertà!

Dopo aver collegato Soundtrap alla Classroom, gli studenti possono entrare con il proprio account del
dominio della scuola.

Il primo passo è quello di sperimentare la composizione utilizzando i Loop12. Come mattoncini della Lego,
Soundtrap propone numerosi Loop già preconfezionati da combinare tra loro. Addirittura, dopo aver
inserito la prima traccia, il programma automaticamente consiglia altre tracce da poter utilizzare.

Figura 1 - Primo esperimento con Soundtrap

Chiediamo preventivamente di fornirsi di auricolari o cuffie perchè la prima consegna in classe è quella di
creare in libertà la propria composizione mescolando i diversi loop. Aspettiamoci di ricevere “marmellate”
di suoni di ogni genere: dalla mia esperienza di sperimentatrice in classe, posso assicurare che l’attività
pratica di “mettere le mani in pasta” tra i suoni coinvolgerà tutti i nostri studenti che indosseranno subito

11 Per la versione Demo rivolgersi al partner italiano per la scuola Didattiva https://www.didattivascuola.it/soundtrap-for-education/

12 campionamento audio riprodotto in modo continuo

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BRICKS n.2 - 2022

gli abiti di Disc jockey di gran successo. La confusione sonora è un step obbligatorio e necessario per
comprendere il funzionamento sia del tool digitale che i passaggi di una creazione musicale.

Il docente chiede a questo punto di condividere le proprie composizioni per ascoltarle tutti insieme
attraverso la LIM. Ogni traccia è contraddistinta da un colore che rende il brano anche visivamente
accattivante, come nella Figura 1.

Musica a strati
L’attività seguente è preceduta da alcuni ascolti significativi, come “Tango 'till I'm Sore13” del celebre
pianista italiano jazz Luca dell’Anna o del brano “Last Train Home14” del chitarrista Pat Metheny.
Attraverso generi musicali anche lontani dagli ascolti quotidiani dei ragazzi, cerchiamo di capirne insieme
la struttura. Quali strumenti entrano per primi? Con quale ordine? Come può essere raffigurato
visivamente il brano e con quale struttura? Immediatamente il riscontro sarà quello di costruire un
brano a “strati” o “terrazze”: prima un loop, poi aggiungiamone un altro in sequenza. Iniziamo con un
pianoforte o con un loop di percussione, poi sovrapponiamo un beat o una chitarra, per una massimo di
tre o quattro tracce: un esercizio utile per affinare l’orecchio musicale e comprendere un brano musicale
attraverso il learning by doing.

Per completare la composizione, il passaggio successivo è quello di imparare ad inserire il Fade in e il


Fade Out, ovvero la dissolvenza audio , crescendo e diminuendo in musica. La traccia assume così la
struttura di un vero e proprio pezzo musicale. La consegna finale, quindi, sarà quella di condividere con
l’insegnante una traccia della durata massima di 1 minuto (stabiliamo un tempo preciso perchè
l’esercizio piace così tanto da ricevere brani della durata di quattro minuti con loop ridondanti e molte
volte inascoltabili). La sua struttura dovrà essere a “terrazze” e avere un crescendo iniziale e un
diminuendo finale (Fade in e Fade Out).

Figura 2 - Creazione del Compito

13 https://www.youtube.com/watch?v=iz5fHwytyuI

14 https://www.youtube.com/watch?v=908kjmbjABI

42
Didattica della musica con il digitale

Con la funzione “Crea compito” in Soundtrap, posso creare una cartella di consegna da condividere
direttamente in Classroom (Figura 2).

Gli ulteriori sviluppi sono quelli di comporre colonne sonore a propri elaborati testuali come poesie o
testi Rap.

Un’esperienza interessante è stata quella svolta l’anno scorso in occasione della scomparsa di Franco
Battiato. Utilizzando la tecnica del Caviardage con i famosi testi del cantautore, gli alunni hanno
costruito propri testi originali a cui hanno, successivamente, collegato una colonna sonora.

“Sei un essere speciale”15, caricato poi in un canale Soundcloud, piattaforma audio, è uno degli elaborati
maggiormente significativi.

In occasione, invece, dello scoppio della guerra in Ucraina, una classe terza di Scuola Secondaria di Primo
Grado ha prima costruito un testo Rap, poi sonorizzato aggiungendo oltre ai Loop anche effetti sonori
presenti nella Libreria di Soundtrap.

Il Podcast di classe
Soundtrap non è solo Loop e tracce, ma anche un valido strumento per la costruzione di Podcast di
classe. La possibilità di collaborare con ogni dispositivo contemporaneamente, rappresenta un valore
aggiunto rispetto a tanti altri programmi. In una scuola in cui vige ancora il distanziamento o è necessario
lavorare con un gruppo a scuola e un altro a casa in isolamento, ecco che Soundtrap risolve il problema
dell’assenza di un luogo fisico. Condividendo la propria composizione con alcuni compagni, la costruzione
è condivisa e collaborativa, spostando il laboratorio musicale dall’aula al Cloud.

Un esempio concreto è quello della costruzione della “sigla” del Podcast di classe. Il gruppo che si dedica
al Trailer collabora, ognuno con un dispositivo in dotazione della scuola, nella costruzione della traccia.
come nella Figura 3.

15 https://soundcloud.com/elisabetta-nanni-857842491/sei-un-essere-speciale

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 3 - Costruzione collaborativa del Trailer del Podcast di classe

Alla colonna sonora creata, vengono poi aggiunte le tracce vocali. Il gruppo lavora, quindi, sul mixaggio e
l’equilibrio della sovrapposizione.

Il prodotto terminato viene poi caricato utilizzando Spreaker16, web app per la creazione dei Podcast.

Figura 4 - Podcast di classe

16 https://www.spreaker.com/show/i-nostri-podcast_4

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Didattica della musica con il digitale

Forme musicali
Comprendere la struttura musicale di una composizione significa anche avere chiaro quelle forme
codificate che sono colonne portanti nell’ambito storico-musicale.

Per introdurre il discorso, nelle lezioni tradizionali si spiega sempre il Rondò, forma all’inizio vocale e
poi strumentale costituita dal ritornello, ripetuto più volte e alternato da episodi sempre diversi. E
invece di spiegarlo in una modalità frontale, si costruisce prima con Soundtrap.

La consegna consiste nello scegliere una breve traccia che avrà la funzione di Ritornello e altri episodi
diversi l’uno dall’altro ,seguendo il modello AbAcAdA, come raffigurato nella figura 5 in cui le cellule rosse
rappresentano il Ritornello e le altre di colori diversi, gli episodi.

Figura 5 - Rondò

Seguendo lo stesso principio, siamo pronti per lavorare anche sui concetti musicali di identità,
contrasto, variazione. Come mattoncini colorati della Lego, possiamo così elaborare e interiorizzare le
forme musicali più importanti.

Conclusioni
Dagli esempi proposti, frutto di una sperimentazione avviata da alcuni anni in classi della Secondaria di
Primo Grado, abbiamo visto come la creatività digitale possa essere sviluppata anche attraverso la
musica. Dal caos iniziale, passo indispensabile e necessario per conoscere la materia prima sonora,
siamo passati alla consapevolezza della composizione e alla forme musicali strutturate e codificate.
Gli scenari didattici, a questo punto, sono infiniti. Attraverso il microfono possiamo creare un personale
campionario di body percussion, voci, di suoni naturali o artificiali da utilizzare per uno storytelling
digitale sonoro o per altre composizioni. Inoltre, il collegamento di una tastiera Midi al computer
riconosciuta da Soundtrap come tastiera virtuale, aiuta la spiegazione in classe di pratica strumentale da
proiettare e condividere alla LIM, come nella Figura 6.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 6 - Tastiera Midi e virtuale

La produzione di un artefatto digitale realizzato con Soundtrap potrà essere l’elaborato da portare
agli esami finali. Saper Illustrare i passaggi , la modalità di creazione, la struttura del proprio prodotto,
a t t i v a l ’ i n t e r i o r i z z a z i o n e d e i p ro c e s s i d i
apprendimento da parte degli studenti rendendoli
autori consapevoli.

Alla colonna sonora, possiamo abbinare anche


l’elaborazione di un Videoclip, unendo così
immagini, testo e suoni. Non dimentichiamo,
inoltre, che, favorendo l’ uso di composizioni
autoprodotte, possiamo educare meglio al
rispetto del copyright e ad una fruizione maggiore
di condivisioni in Creative Commons.

Concludendo, ritengo Soundtrap uno dei tools


digitali che non possono mancare nella cassetta
Elisabetta Nanni
[email protected]
degli attrezzi dell’attuale insegnante di musica
creativo17. Istituto Comprensivo Trento 3
Docente di Musica nella Scuola Secondaria di Primo
Sono convinta che un percorso didattico così Grado, diplomata in Pianoforte e clavicembalo, si è
costruito possa essere realmente significativo, laureata in Scienze Pedagogiche nell’indirizzo
Instructional Designer for eLearning. Ha collaborato alla
rispetto ad esercizi sterili di “addestramento” stesura del Piano Nazionale Scuola Digitale e ha
musicale, privi di ogni forma creativa e, contribuito al Piano Provinciale Scuola Digitale Trentino.
Teacher Innovator presso il Future Education di Modena,
soprattutto, di apporto personale.
svolge attività di formazione al livello nazionale presso i
Future Labs di tutta Italia.

17 Per approfondimenti: https://www.youtube.com/watch?v=2XX1avEupnM

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Le risorse web per lo


sviluppo delle
competenze musicali di
base

a cura di:

Daniela Berardino

# Musica, digitale, ritmo , competenze,

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BRICKS n.2 - 2022

Sviluppare le competenze musicali con digitale


La musica è un linguaggio che va vissuto e appreso attraverso l’azione, il corpo, le emozioni e, in ultimo,
la ragione. Per questo motivo, pensare al binomio musica-digitale sembra riduttivo rispetto alle
possibilità di reale apprendimento pratico della musica. In realtà, nel settore educational, il digitale
offre molti strumenti di facilitazione didattica, soprattutto per quanto riguarda l’acquisizione delle
competenze musicali di base.

Il web mette a disposizione molte piattaforme, esercizi e giochi utili a promuovere la motivazione e a
stimolare la voglia di ripetere gli esercizi utili allo sviluppo di conoscenze e abilità. Tra le tante
proposte sperimentate con successo, ne ho selezionata una che, nella mia esperienza didattica, ha
permesso di ottenere risultati molto interessanti in termini di apprendimento e potenziamento delle
capacità di ascolto, lettura e riproduzione ritmica: 4four.io.

4four.io è una piattaforma gratuita online le cui qualità primarie sono la facilità di accesso da
qualsiasi device e la possibilità di essere utilizzata con buoni risultati anche senza la creazione di
account.

Figura 1 - Home page di 4four.io

La piattaforma 4.four.io offre una vasta scelta di esercizi utili allo sviluppo delle competenze di base
legate all’ascolto, alla lettura, alla scrittura e all'esecuzione di strutture ritmiche. La notazione ritmica
tradizionale non è di tipo intuitivo, ma gli esercizi a disposizione sono strutturati in modo da permettere a
chiunque di conquistarla passando dalla pratica.

I migliori esercizi su 4four.io


Tra i tanti esercizi a disposizione ho verificato che i primi tre, Bar Ear, Bar Eye e Beat rappresentano una
combinazione che potrei tradurre con Ascolto, Leggo e Scrivo e sono particolarmente efficaci.

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Didattica della musica con il digitale

Nell’esercizio Bar Ear viene proposto un pattern ritmico e poi quattro ascolti. L’utente è invitato,
osservando il pattern, a riconoscere quale dei quattro ascolti è quello corretto. L’esercizio si rinnova ad
ogni tentativo. Invece in Bar Eye la situazione è rovesciata: viene subito visualizzata la scrittura di quattro
ritmi e, attivando l’ascolto, bisogna abbinare il pattern ascoltato al ritmo corretto tra quelli visualizzati. In
Beat il meccanismo è quello del dettato ritmico: vengono mostrate alcune figure ritmiche mentre si
ascolta il pattern da ricostruire e, con un semplice click, si utilizzano le figure ritmiche proposte come
se fossero dei mattoncini da costruzione. Gli esercizi sono strutturati in modo che ad ogni errore segua
un feedback che indica in quale punto esso compare e permette di ascoltare sia l’originale corretto sia la
versione sbagliata, mettendole a confronto in modo visivamente chiaro. Alla fine dell’esercizio (che può
racchiudere un numero variabile di prove che vanno dalle 10 di default ad un numero stabilito nelle
impostazioni), l’utente riceve un feedback sotto forma di badge con l’indicazione della percentuale di
successo ottenuto. Analizzando le caratteristiche principali con cui sono costruiti questi esercizi,
appare evidente che uno degli elementi vincenti di questa modalità di allenamento risiede nella
continua varietà delle prove, che vengono rinnovate automaticamente. L’utente ha solo il compito di
scegliere il tipo di esercizio, gli ingredienti (cioè le figure ritmiche) che devono essere contenute, la
velocità con cui vengono presentati i pattern ritmici, il numero di prove all’interno dell’esercizio e la
modalità di presentazione (tradizionale, in stile Kodaly, Takadimi, numerico). Una volta inserite le
caratteristiche desiderate, viene anche generato un link che il docente può condividere liberamente. Il
software della piattaforma genera prove sempre nuove dell’esercizio richiesto e ne permette la fruibilità
da qualsiasi device e senza alcun limite di ripetizioni. Un altro elemento molto utile è la funzione del Beat
guide, cioè un'evidenziazione attorno ad ogni battuta che appare mentre le note vengono suonate e
mostrate. Questa caratteristica permette a tutti di tenere il segno e di sapersi orientare nella lettura,
anche in assenza del docente come riferimento. Il feedback dell’errore, il badge con la percentuale di
successo ed il Beat guide sono elementi che favoriscono l’autonomia di chi si esercita e attivano un
altro fattore altamente motivante: l’elemento di sfida. Essa diventa produttiva perché è rivolta verso
se stessi, dunque non costituendo fonte di ansia, ma anzi generando desiderio di raggiungere
l’obiettivo con la possibilità di esercitarsi in autonomia, con facilitatori che guidano e permettono di
utilizzare l’errore come mezzo per comprendere e migliorarsi.

Il ritmo va vissuto attivamente: non basta aver imparato a riconoscere i pattern, ricomporli scrivendoli e
leggendoli. Per questa ragione propongo sempre anche un quarto esercizio insieme ai tre sopradescritti:
Generator. Anche in questo caso, l’utente (o il docente) si limita ad impostare gli ingredienti dell’esercizio,
che si rinnova nella sua composizione con un semplice click. Tuttavia, In questo caso, pur essendo
sempre possibile incoraggiare l’allenamento autonomo tramite link, consiglio di utilizzare questo training
in presenza, proiettandolo attraverso una LIM/pannello in classe ed invitando alla lettura ed esecuzione
ritmica in presenza. È sempre molto utile fare in modo che le difficoltà dell’esercizio aumentino
gradualmente e utilizzare il Beat guide, che aiuta a seguire senza mai perdere il segno. Il software in
cloud crea l’esercizio, lo mostra tenendo il segno, lo fa anche ascoltare e all’utente resta il compito di
viverlo attraverso gesti-suono, strumenti a percussione o semplici penne e matite sul banco, secondo
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BRICKS n.2 - 2022

le situazioni e la creatività del docente e degli alunni stessi. Imparare diventa divertente come un gioco
e quindi l’apprendimento viene privato del senso di stanchezza e noia che può derivare dalla ripetitività
di un esercizio. La lettura ritmica viene quindi appresa dal fare, senza spiegazioni teoriche che la
introducono e in un clima gioioso e divertito.

Figura 2 -Impostazioni dell’esercizio

Figura 3 -Gli esercizi più efficaci

Creazione di una classe


Sino ad ora ho descritto azioni che possono essere svolte tranquillamente sia dal docente sia dagli alunni
senza necessità di login. Creare un account è comunque semplicissimo: basta inserire una mail qualsiasi
o utilizzare il Google sign in. Nessun dato personale viene richiesto. L’unica ragione per utilizzare gli
esercizi effettuando il login è quella di voler tenere traccia dei propri progressi. Esercitarsi dopo aver
effettuato il login permette infatti di concedere alla piattaforma di tenere memoria della data, dell’ora,
della tipologia di esercizio e risultato ottenuto per ciascun esercizio completato. Qualsiasi account può
inoltre trasformarsi in docente, creare il link al proprio codice docente e, tramite condivisione, avere la
possibilità di controllare i progressi (ed il reale impegno nell'esercitazione) di chi accetta di iscriversi al
corso. L’utente che riceve il link per iscriversi ad una classe di 4four.io deve accettare formalmente il
proprio docente a cui non potrà più nascondere i propri risultati. Questa modalità può essere

50
Didattica della musica con il digitale

interessante per chi ha il desiderio di controllare i propri alunni ma, anche se utile, non la ritengo
fondamentale. Ho infatti avuto modo di verificare che gli alunni sono comunque stimolati dall’aspetto di
sfida e sono sempre molto desiderosi di mostrare al docente i progressi ottenuti, durante le esercitazioni
in presenza.

Esplorare la piattaforma
Oltre ad esercizi trainers, la piattaforma propone dei tools: ad esempio il metronomo online che può
essere sfruttato, oltre che nel modo tradizionale, anche per costruire esercizi di riproduzione ritmica
spostando l’accento forte, grazie alla possibilità di associare suoni diversi alle pulsazioni. Interessanti e
da esplorare Drummer, mini drum machine, e Ploop, il tool per generare loop poliritmici con
visualizzazione informale molto efficace.

Unico difetto di questa piattaforma: la qualità timbrica dei suoni MIDI. Per questa ragione, quando
imposto un esercizio, utilizzo sempre la funzione di continuo cambio sonoro.

Curiosità : il creatore di 4.four.io è l’ingegnere informatico Matt Mundell di Cape Town- Sud Africa.

Daniela Berardino
[email protected]

I.C. Alighieri Kennedy - Torino

Docente di musica e Animatore Digitale presso l'Istituto Comprensivo Alighieri Kennedy di Torino. Formatrice per il Piano
Nazionale Scuola Digitale e per Futurelabs, ha collaborato con Indire per la produzione di materiale per la piattaforma
Musica a scuola e per la Biblioteca dell'Innovazione. Ha collaborato con il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano per
il laboratorio Future Inventors. Dal 2018 è Google Certified Trainer

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BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

Harmonic Touch, una


soluzione digitale per la
didattica della musica

a cura di:

Ottavia Marini, Sara Valente e


Marcella Mandanici

# Ritmo armonico, gamificazione, apprendimento misto

52
Didattica della musica con il digitale

Questo articolo descrive un’esperienza didattica realizzata con alunni di età compresa tra gli otto e gli
undici anni, distribuiti in due Scuole Primarie, durante la chiusura imposta dalla pandemia provocata dal
Covid-19. Fulcro delle attività è stato l’utilizzo di Harmonic Touch, una piattaforma web gratuita realizzata
dal Conservatorio di Brescia in collaborazione col Laboratorio di Informatica Musicale (LIM)
dell’Università Statale di Milano.

La piattaforma indirizza l'attenzione degli insegnanti verso la possibilità di utilizzare l’armonia tonale
nell'educazione musicale, proponendo esperienze percettive con un approccio ludico. Attraverso
l’utilizzo di Harmonic Touch i bambini hanno sperimentato un’attività motivante e didatticamente valida,
nonostante il fatto che gran parte delle lezioni si siano svolte a distanza. L’approccio giocoso, basato sul
raggiungimento di obiettivi, punteggi e premi, è stato mediato da un apposito percorso didattico la cui
efficacia è emersa attraverso l’osservazione dei progressi ottenuti dai bambini.

Harmonic Touch e il riconoscimento del ritmo armonico


Harmonic Touch1 è una piattaforma web gratuita che permette di utilizzare l’armonia tonale
nell'educazione musicale fin dalla più tenera età. La piattaforma presenta una serie di attività giocose
volte a sviluppare la consapevolezza di alcune caratteristiche fondamentali dell’armonia tonale come il
ritmo armonico [2]. Poiché per accompagnare una melodia sono necessari diversi accordi, la distanza che
intercorre fra un accordo e il successivo determina il ritmo armonico.

Figura 1 - La mappa del tesoro dell’esperienza n. 2 di Harmonic Touch

Il gioco che è stato presentato ai bambini propone una caccia al tesoro musicale attraverso un
percorso a tappe interattivo rappresentato in Figura 1. Dopo aver scelto il brano fra un database
disponibile in piattaforma, il bambino ne ascolta un frammento su cui potrà successivamente giocare.

1 http://harmonictouch.lim.di.unimi.it/

53
BRICKS n.2 - 2022

Ogni frammento è la selezione di una frase musicale significativa del brano stesso, solitamente la parte
iniziale. Lo scopo del gioco è ricostruire l’intero frammento attraverso un percorso a tappe seguendo il
tempo del ritmo armonico. Per questo gioco infatti il file audio è suddiviso in tante parti quanti sono i
cambi di accordo che lo caratterizzano. Ad ogni cambio corrisponde un pulsante posizionato sulla mappa
del tesoro. Il primo pulsante, non numerato, serve come punto di partenza da cui inizia la riproduzione
del brano.

Il comportamento ideale, cioè quello che porta il giocatore a vincere con il massimo punteggio,
consiste nel cliccare sui pulsanti, passo dopo passo, nell'ordine giusto e al momento giusto, ovvero
quando avviene il cambio di accordo. Se l’utente anticipa un cambio l’errore viene segnalato attraverso
un feedback acustico; al contrario, se non viene selezionato alcun pulsante nel momento del cambio, la
riproduzione si ferma in attesa di un’azione da parte dell’utente2.

Questo gioco - che a prima vista può sembrare il risultato di un semplice meccanismo - in realtà richiede
diverse abilità: ascolto, riconoscimento dei punti in cui avvengono i cambiamenti di armonia,
coordinazione del movimento e concentrazione. L’utilizzo della piattaforma non necessita di conoscenze
teoriche precedentemente acquisite sull’argomento, ma piuttosto fa leva sul divertimento e la
partecipazione del bambino, dimostrandosi così un ottimo strumento per avvicinare gli alunni, in maniera
attiva, giocosa e percettiva, al mondo dell'armonia tonale.

L’ esperienza didattica con Harmonic Touch


Harmonic Touch è stata utilizzata in un percorso didattico con alunni della Scuola Primaria coinvolgendo
due classi quarte e due quinte3, durante l’anno scolastico 2020-21, in piena pandemia da Covid-19 [1].

Attraverso la tecnologia è stato possibile affrontare argomenti complessi come la percezione del
ritmo armonico, spesso non considerati nelle Scuole dell’obbligo. Harmonic Touch ha permesso agli
alunni di acquisire e padroneggiare nuove abilità musicali grazie all’approccio giocoso basato su punti da
accumulare, livelli da raggiungere e ricompense. L’esperienza proposta ha coinvolto diversi canali
sensoriali e percettivi, superando così le difficoltà di un approccio prettamente teorico.

2 Si può visualizzare un esempio di partita al seguente link https://drive.google.com/file/d/

1gaMReGK94Hu_3FNpDcO__6CkLNFJjCTL/view?usp=sharing

3 classi quinte dell’Istituto Ancelle della Carità di Palazzolo sull’Oglio (BS) e classi quarte dell’Istituto Comprensivo Lucilio di Sessa
Aurunca (CE)
54
Didattica della musica con il digitale

immagine

Figura. 2 - Utilizzo di Harmonic Touch in classe

Il percorso didattico è iniziato con un incontro di presentazione volto ad introdurre i bambini alla
piattaforma Harmonic Touch e, nello specifico, al gioco di riconoscimento del ritmo armonico. Da subito si
è discusso con loro sui meccanismi del gioco e sulle strategie più efficaci per raggiungere il tesoro (il
premio finale di ogni partita vinta). C’è stato un primo momento di scambio di idee in cui gli alunni hanno
cercato di individuare quale fosse l’aspetto musicale da ricercare per vincere, provando a dare una loro
definizione personale.

Prima di arrivare alla comprensione del ritmo armonico a livello teorico è stato necessario lavorare sulla
percezione della struttura musicale di un brano: melodia, armonia e ritmo. L’utilizzo di immagini e video
ha permesso di creare importanti parallelismi tra musica e elementi grafici aiutando così la
comprensione delle strutture musicali. L’impiego di risorse digitali4 ha permesso di introdurre il nuovo
argomento attraverso un approccio interattivo e divertente. È stato scelto un brano noto agli alunni (Oltre
l’orizzonte del film d’animazione Oceania) e, sfruttando il coinvolgimento emotivo offerto dalla canzone, è
stato possibile creare delle corrispondenze tra il personaggio, l’ambientazione e l’azione con i principali
elementi musicali della canzone: melodia, armonia e ritmo (Figura 3). Queste analogie non hanno
necessitato di grandi spiegazioni, bensì è stato molto semplice personificare la melodia con la
protagonista, l’aspetto narrativo dell’armonia con i cambi di ambientazione della storia e il ritmo
musicale con l’agire della protagonista stessa.

4 Presentazione_HT attraverso LIM o Big Pad.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 3 - Corrispondenze tra musica ed immagini

L’approccio multisensoriale (musica e immagini) ha guidato i docenti nella scelta di ulteriori risorse digitali
utili per la visualizzazione grafica delle strutture musicali. In modo particolare sono state di grande aiuto
l’applicazione Song Maker5, appartenente alla suite Google Chrome Music Lab, e la piattaforma Hook
Pad6, che offrono la possibilità di visualizzare le note come mattoncini colorati (Figura 4). Gli alunni
hanno osservato l’andamento orizzontale della melodia distinguendolo da quello verticale
dell’armonia. Partendo da un linguaggio diverso dalla classica notazione musicale la tecnologia ha quindi
facilitato il dialogo e il confronto su questi concetti, evitando la difficoltà e la complessità della scrittura
musicale.

Figura 4 - Corrispondenze tra musica ed immagini

Dopo una prima contestualizzazione dell’argomento nell’esperienza di gioco, i bambini sono stati lasciati
liberi di giocare con Harmonic Touch. Da subito sono emerse diverse modalità di approccio, ma per tutti i
bambini è stato naturale e quasi istintivo percepire i cambiamenti armonici e di conseguenza riuscire

5 https://musiclab.chromeexperiments.com/Song-Maker

6 https://hookpad.hooktheory.com/

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Didattica della musica con il digitale

a raggiungere l’obiettivo. Questa percezione deriva dal fatto che si è continuamente esposti a stimoli
musicali che sollecitano il cervello a costruire una comprensione implicita delle funzioni che
caratterizzano questo linguaggio. Così come si apprende la lingua, inconsapevolmente si acquisiscono
informazioni musicali complesse dall’ambiente circostante che concorrono alla costruzione di una
conoscenza implicita dell'armonia tonale [3].

Harmonic Touch sviluppa il riconoscimento del ritmo armonico guidando l’utente al raggiungimento
dell’obiettivo attraverso un apprendimento per tentativi ed errori. Grazie a regole ben definite e
feedback immediati che permettono l’autocorrezione, i bambini hanno potuto lavorare in autonomia
sulla piattaforma non solo a scuola, ma anche in momenti informali al di fuori delle attività
didattiche. Harmonic Touch, infatti, può essere utilizzato da qualsiasi dispositivo mobile (smartphone,
tablet, pc ecc.) permettendo ai bambini di accedere alle esperienze di gioco sempre e ovunque.

Per migliorare e consolidare le abilità di gioco tra una lezione e la successiva sono stati assegnati sempre
nuovi materiali su cui giocare, selezionando brani con caratteristiche strutturali molto diverse tra loro.
Spesso le proposte di nuovi materiali sono arrivate dai bambini stessi, che hanno chiesto di ampliare
il database di canzoni disponibili con brani particolarmente amati e ascoltati nella loro quotidianità.
L’attività in classe è diventata progressivamente un momento di confronto sulle esperienze personali,
sulle difficoltà riscontrate e sulle strategie adottate da ogni alunno, ma anche un’opportunità per il
docente di affrontare in modo più approfondito i diversi aspetti dell’armonia tonale.

Coinvolgimento, apprendimento e condivisione


Harmonic Touch è un gioco progettato con un fine diverso rispetto al solo intrattenimento. Solitamente
quando si propone un gioco i bambini vivono il momento con esuberanza e vivacità che li portano talvolta
a sorvolare le regole di comportamento. L’interfaccia graficamente accattivante e la dimensione di sfida
proposta sono riuscite invece a mantenere elevata la soglia di attenzione, assicurando ai bambini un
maggiore coinvolgimento cognitivo. Una parte di questo successo la si deve sicuramente alla scelta
delle canzoni utilizzate per le varie attività. Il repertorio popolare e dalla musica leggera sono infatti
parte vitale della quotidianità dei bambini [4].

Allo stesso tempo si è riscontrata molta motivazione a perseguire gli obiettivi anche quando ci sono stati
esiti negativi. Gli alunni non sono stati demotivati dagli errori, ma hanno avuto sempre un
atteggiamento di curiosità verso la risoluzione dal momento che la performance non veniva
“giudicata” da un’altra persona, ma suggerita dal gioco stesso. Ciò ha minimizzato le paure derivanti
dal mostrare una performance non vincente all’insegnante, o al resto della classe, contribuendo alla
creazione di dinamiche collaborative per uno scopo comune: raggiungere il tesoro. La ricompensa è
stata la chiave del coinvolgimento che ha alimentato il sistema attentivo e soprattutto motivazionale.

Avanzando progressivamente nel gioco gli alunni hanno imparato dinamiche e strategie, e hanno
utilizzato queste nuove abilità per continuare a migliorare non solo le prestazioni, ma anche per
consolidare le conoscenze teoriche sull’argomento. Dalle osservazioni effettuate durante le attività sono

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BRICKS n.2 - 2022

emerse alcune strategie comuni per affrontare in modo efficace le difficoltà, come l’ascolto attento del
frammento musicale prima di giocare, l’utilizzo del movimento del corpo per coordinarsi efficacemente e
la ricerca di un ambiente silenzioso per favorire la concentrazione7.

I bambini hanno affrontato questa esperienza con uno spirito non competitivo, ma di confronto. E’
emerso un atteggiamento solidale e cooperativo nel supportarsi a vicenda, che ha portato ad operare
spesso un vero e proprio tutoraggio tra pari. I bambini stessi, trovandosi in DaD8, hanno avviato una
sorta di piccola community di discussione sul gioco, per confrontarsi sulle esperienze fatte, sulle
partite vinte e sulle strategie attuate. Utilizzando Google Classroom come mezzo di comunicazione
ognuno ha potuto condividere consigli, supportandosi a vicenda pur giocando individualmente.

Estensione dell’ambiente di apprendimento


La piattaforma si è rivelata un ottimo mezzo per integrare il lavoro in classe con momenti di
apprendimento in contesti informali e lontani dall’orario scolastico. L’utilizzo di soluzioni tecnologiche ha
incentivato varie forme di apprendimento misto, che hanno combinato le metodologie tradizionali con
attività mediate dal digitale. In contrasto con l'apprendimento tradizionale, che è fondato su
un'illusione di stabilità del contesto – un insegnante in postazione fissa con risorse comuni e un
curriculum prestabilito – Harmonic Touch ha incoraggiato un apprendimento indipendente dal tempo e
dal luogo grazie alla sua accessibilità da ogni dispositivo mobile. Ciò ha permesso di continuare le
attività didattiche, iniziate in presenza, anche durante il periodo di incertezza e discontinuità dovuta alle
ricorrenti chiusure.

L’intera esperienza didattica è stata monitorata attraverso dei diari in cui sono state annotate le
domande e le considerazioni dei bambini che, assieme alle osservazioni dei docenti, hanno fatto
emergere un notevole coinvolgimento nel gioco anche in autonomia, al di fuori delle attività
collettive. In questo particolare momento le tecnologie hanno avuto l’importante compito di garantire il
mantenimento di un contatto fra docenti e studenti. Questo percorso ha evidenziato come la tecnologia
modifica e facilita il processo di apprendimento degli alunni grazie ad approcci didattici più esperienziali.
Attraverso la scoperta e il gioco, la collaborazione sociale e la comunicazione interpersonale, gli alunni
sono stati protagonisti in modo attivo nella costruzione della propria conoscenza. La scuola, mediante
pratiche come queste, può contribuire ad indirizzare gli alunni verso l’utilizzo corretto, consapevole e
responsabile della tecnologia, garantendo lo sviluppo della competenza digitale.

Ringraziamenti

Si ringraziano il LIM - Laboratorio di Informatica Musicale dell’ Università di Milano per l’assistenza tecnica
e i colleghi Maurizio Botti e Maura Castelnovo, del Biennio di Nuove Tecnologie Musicali per la Didattica del

7 https://youtu.be/R3GH9T8OH7Q

8 didattica a distanza

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Didattica della musica con il digitale

Conservatorio Luca Marenzio di Brescia per la collaborazione e il supporto ricevuto. Si ringraziano gli
Istituti partecipanti, i Docenti e gli alunni per aver sperimentato questa pratica innovativa.

Contatti

Per partecipare alla sperimentazione della piattaforma e attivare il protocollo necessario:


[email protected]
FB: https://www.facebook.com/technologyformusiceducation
Sito web: http://teachmusic.it/

Bibliografia

[1] Avanzini, F., Baraté, A., Ludovico, L. A., & Mandanici, M. (2021). Songs in Music Education: Design
and Early Experimentation of a Web Tool for the Recognition of Harmonic Changes. In the International
Conference on Computer Supported Education (pp. 709-720). SCITEPRESS.

[2] Avanzini, F., Baratè, A., Ludovico, L. A., and Mandanici, M. (2020). A web platform to foster and
assess tonal harmony awareness. In Computer Supported Education. 11th International Conference,
CSEDU 2019, volume 1220 of Communications in Computer and Information Science, pages 398–417.
Springer International Publishing, Cham.

[3] Reber, A. S. (1989). Implicit learning and tacit knowledge. Journal of experimental psychology:
General, 118(3), 219.

[4] Woody, R. H. (2007). Popular music in school: Remixing the issues. Music Educators Journal,
93(4):32–37.

foto autore

Ottavia Marini
[email protected]

Conservatorio Luca Marenzio - Brescia


Dopo aver conseguito un diploma accademico di primo livello in pianoforte presso il Conservatorio Luca
Marenzio, insegna pianoforte in associazioni musicali territoriali. Attualmente iscritta al Biennio di
Tecnologie Musicali per la Didattica di Brescia è docente specialista di Musica presso la scuola primaria
Ancelle della Carità di Palazzolo sull’Oglio. Collabora attivamente con teatri e realtà che producono spettacoli
principalmente per l’infanzia occupandosi della sonorizzazione e soundtrack. 59
BRICKS n.2 - 2022

foto autore
foto autore

Marcella Mandanici
[email protected]
Sara Valente
[email protected] Conservatorio Luca Marenzio - Brescia
Compositrice, ricercatrice e docente di Tecnologie per la
Diplomata in Musica Elettronica, presso il Didattica della Musica presso il Conservatorio di Brescia.
Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino, unisce Ha conseguito il diploma di Biennio in Musica Elettronica
la sua passione per la didattica alle nuove tecnologie. presso il Conservatorio di Como nel 2012 e un dottorato
Appassionata di coding, robotica educativa e making, di ricerca in Ingegneria dell’Informazione presso
affianca l'apprendimento ludico delle nuove tecnologie l’Università di Padova nel 2016. Il suo ambito di ricerca è
alla didattica musicale. Attualmente iscritta al Biennio centrato sulla progettazione e valutazione di applicazioni
di Tecnologie Musicali per la Didattica di Brescia. per l’educazione musicale, la composizione e
l’interazione espressiva.

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Una piattaforma per


l’ear training

a cura di:

Alberto Odone

# Musica, ear training, Moodle, LMS

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BRICKS n.2 - 2022

Resistenze e possibilità
“In una recente indagine tra i docenti di musica delle università solo circa la metà di loro risulta utilizzare
la tecnologia nei corsi di ear training (...). Molti curricoli di ear training sono quindi strutturati secondo
linee piuttosto tradizionali.”1 L’indagine è del 2017 e si riferisce alla situazione statunitense circa
l’impiego, nel settore della formazione dell'orecchio musicale, di software e siti web dedicati. L’ear
training, la disciplina di cui mi occupo, esordisce ufficialmente nei conservatori italiani con la controversa
riforma del 1999. Già la denominazione inglese, senza precedenti nella tradizione, deve aver suscitato
non poche perplessità tra coloro che se ne sarebbero dovuti occupare. Non ho notizia, al momento, di
indagini statistiche del tipo di quella citata, condotte sul territorio italiano. Tuttavia, la conoscenza del
settore di cui dispongo, abbastanza ampia ancorché empirica, mi porta a sospettare che il 50%, indicato
dal collega americano come livello ancora insoddisfacente, sia per noi un obiettivo tuttora lontano.
Lo studio citato suggerisce alcune tra le possibili cause di questa riluttanza all’utilizzo della tecnologia nel
settore della formazione musicale in genere e dell’orecchio in particolare. Prima tra queste l’opportunità
di fare musica attivamente e collettivamente all’interno delle lezioni, attraverso per esempio l’uso della
voce o di strumenti musicali, opportunità non facilmente traducibile in percorsi digitali.
Andrebbe fatta una distinzione tra la tecnologia che esiste, quella che si è in grado di utilizzare e
quella che si ha effettivamente a disposizione nei contesti accademici. In ogni caso, la maggior parte
dei dispositivi a cui si fa solitamente riferimento propone attività del tipo “drill-and-practice” riferite a
elementi musicali come intervalli, scale, accordi ecc. A queste attività - siano esse svolte attraverso la
tecnologia o meno - si fa spesso riferimento nella concezione più comune e meno consapevole di ear
training, erede della tradizione nordica, ormai ampiamente superata, che considerava l’orecchio come
una sorta di muscolo da allenare (“training”), nella direzione di una percezione musicale fatta di elementi
discreti, via via sempre più complessi. Queste caratteristiche possono a loro volta costituire fattore di
demotivazione rispetto all’uso dei dispositivi tecnologici o farne un luogo di pratica isolato e distante dal
vissuto musicale.
Sul versante opposto, molti dei software che hanno introdotto attività più integrate si sono resi di
utilizzo meno immediato, richiedendo un’istruzione apposita e più tempo dedicato da parte del docente.
Sullo sfondo, inoltre, resistono pregiudizi ideologici, spesso non dichiarati o inconsapevoli, che vedono la
formazione musicale accademica come rivolta a soggetti già selezionati in quanto musicalmente dotati,
le cui abilità fondamentali non sono considerate dipendere da un training ma dalla loro indole musicale,
che va solo incoraggiata e lasciata libera di svilupparsi. Lo studio riguarda semmai l’acquisizione della
tecnica strumentale, vocale o compositiva, obiettivo che richiede spirito di sacrificio al più alto livello,
spirito che rappresenta comunque quanto di più distante possa esserci dall’idea di “gamification”.
Quale effetto ha avuto il recente lockdown su questo stato di cose? Una risposta convincente potrà
essere formulata solo nel tempo. Il ricorso alla tecnologia nella didattica può aver avuto infatti un effetto
duplice: da una parte vi si è stati costretti come al male minore percorribile in quei momenti, quindi

1 Cleland K. Fleet P. a cura di (2021), The Routledge Companion to Aural Skills Pedagogy. Before, In, and Beyond Higher Education,
Routledge, p. 453 (trad. dell’Autore).
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Didattica della musica con il digitale

qualcosa da dimenticare il prima possibile. D’altra parte, alcune porte sono state comunque aperte, dei
percorsi sperimentati, più o meno di buon grado; e questo lascia sicuramente delle tracce. Può essere
che alcuni effetti positivi del ricorso alle tecnologie siano rimasti come patrimonio anche dei non addetti
ai lavori, anche di coloro che mai avrebbero pensato…
Tra questi effetti positivi possiamo considerare la possibilità di un coinvolgimento dello studente in modo
più attivo, personale e personalizzabile, la disponibilità di strumenti di valutazione e autovalutazione,
l’opportunità di dedicare il tempo di lezione ad alcune attività lasciandone altre all’impegno personale,
ottimizzando così i tempi della didattica. Chi ha vissuto la DAD in modo non puramente passivo si è
certamente visto aprire interessanti prospettive didattiche alle quali, una volta toccate con mano, è
ora difficile e insensato rinunciare.

Ear Training Corso Base


E’ uscito nella primavera del 2011 il volume “Ear Training Corso Base” (www.sonomusic.it), pensato
come prima tappa della risistemazione del relativo corso che tengo ormai dall’indomani della citata
riforma conservatoriale, in questo caso per studenti del percorso strumentale “classico”. Possiamo
riassumerne la filosofia attraverso alcune parole chiave: contesto, schema, funzione, repertorio.

Figura 1 - Copertina del volume “Ear Training Corso Base”

Contesto

il punto di partenza del percorso didattico proposto non è la serie di elementi discreti (intervalli, accordi,
scale ecc.) di cui si è detto ma semplici unità musicali di senso compiuto: melodie scelte tra le più
elementari dal punto di vista dell’estensione melodica, del ritmo e della successione armonica. Ogni
elemento riceve senso e può essere assimilato se inserito nel suo contesto musicale. Percorsi formativi
genuini nascono all’interno di un contesto “vivo”, fatto di imitazione, improvvisazione, rielaborazione
e comprensione teorica.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 2 - Approccio attivo al contesto armonico di una melodia

Schema

L’idea di schema è suggerita sia dalla psicologia della percezione e dell’apprendimento dell’ultimo secolo,
sia dalla più recente riscoperta musicologica e valorizzazione didattica dei modelli di improvvisazione e
composizione che hanno costituito per secoli la base dell’apprendimento musicale in Europa.
L’evento musicale semplice ma completo che costituisce il punto di partenza del percorso formativo è
percepito attraverso costrutti melodico armonici ben identificabili, che divengono familiari attraverso
l’esperienza musicale e sono attivi nella nostra immaginazione all’atto di riconoscerli nei repertori, di
eseguirne varianti o di utilizzarli come basi per l’improvvisazione.
In questa prima fase del percorso i modelli sono rappresentati da frammenti melodici di repertorio e da
tipologie di successioni armoniche attestate sia nel mondo della musica tradizionale e pop, sia in quello
della danza barocca. Nelle fasi successive essi saranno arricchiti con un vocabolario più ampio,
comprendente anche gli schemi tipici del Settecento europeo.

Figura 3 - Esempio di attività con i primi schemi armonici

64
Didattica della musica con il digitale

Funzione

Gli stili musicali che possiamo far rientrare nella cosiddetta Common Practice si generano, in misura
diversa ma significativa, attorno a una sintassi, cioè a un insieme di relazioni tra gli elementi sonori in
gioco, rilevabile innanzitutto sul piano psicopercettivo. Al fondamento vi è la relazione tra la funzione di
tonica (principalmente rappresentata dall’accordo sul I grado della scala maggiore) e di dominante (quello
sul V grado, tra mille varianti e sostituzioni possibili). Le due funzioni principali si traducono, con infinite
sfumature, nelle sensazioni tonali di tensione (attesa per un seguito, movimento, direzionalità: la
dominante) e distensione (possibilità di conclusione, riposo, stabilità: la tonica) riconducibili, sullo sfondo,
ad altrettante dimensioni antropologiche ed esistenziali.
Il funzionamento sintattico della musica è, in parte o del tutto, inconsapevole: non è necessario
averne coscienza, almeno inizialmente, per cantare una melodia e neanche per accompagnarla o
improvvisarne altre. Una formazione musicale genuina - tecnica strumentale a parte - può essere
considerata proprio come percorso di acquisizione della consapevolezza funzionale, abilità centrale che si
traduce nella capacità di imitare, variare, improvvisare, accompagnare, comporre, esplicitare i frutti
sonori del suo funzionamento, come solide dimensioni del fare musica.

Figura 4 - Primi passi nel lavoro di trascrizione

Va osservato come la tradizionale didattica della cosiddetta “Teoria musicale”, sostanzialmente


l’unica praticata nei conservatori italiani e coerentemente diffusa all’esterno da coloro che vi si
formano, è completamente ignara della condizione sintattica della musica tonale, esplicitata dal
pensiero musicologico a partire dal Settecento, riesposta e rielaborata in molti modi dalla riflessione
successiva: uno sguardo anche superficiale alla pubblicistica testimonia tale condizione lasciando ben
pochi dubbi. Ciò in parte per mancanza di formazione degli insegnanti, in parte per il persistere di
pratiche acriticamente considerate “tradizione italiana”, tra cui quella che confina tutto ciò che riguarda la

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BRICKS n.2 - 2022

sovrapposizione di suoni e la loro relazione (l’armonia) come materia ardua, da collocarsi nelle fasi
avanzate della formazione e che risulta ancora più arduo elaborare sul versante percettivo.
Al contrario, l’acquisizione di competenze relative alla sintassi musicale è obiettivo centrale del
percorso formativo di cui stiamo trattando, mediato dalla già citata idea di schema e proposto con la
consapevolezza che i tempi della sua acquisizione sono differenti rispetto a quelli relativi ad altre abilità
musicali e richiedono maggiore gradualità e molteplicità di approcci pratici.

Repertorio

La musica si apprende per esposizione, contatto, immersione nella musica stessa, così come accade
per una lingua. La scuola musicale ottocentesca inventa il genere “esercizio” che gradatamente si
affianca e spesso soppianta il repertorio musicale nei percorsi formativi, esponendo lo studente a una
lingua artificiale, le cui caratteristiche solo lontanamente corrispondono a quella che dovrebbe costituire
l’obiettivo di quei percorsi. Leslie D. Blasius paragona il genere musicale “esercizio” alla celebre creatura
fantastica di Mary Shelley: “Frankenstein è fatto di parti umane e mostra una inquietante somiglianza
con l’umano. Tuttavia, è un automa. (...) L’esercizio tecnico è fatto di materiale musicale (suoni, ritmo,
forma, organizzazione interna) e assomiglia alla musica. Ma non è musica.”2 Indispensabile quindi
salvaguardare la centralità del repertorio, della musica nata con finalità espressive o
estemporaneamente creata con tali finalità.
L’intervento della tecnologia nel percorso formativo può correre lo stesso rischio ora citato. Occorre
quindi agire in due direzioni: mantenere la consapevolezza della complementarietà dei dispositivi
tecnologici rispetto all’esperienza musicale e rendere questi ultimi sempre più vicini all’esperienza
stessa, con la progressiva immersione degli elementi discreti e astratti in contesti musicalmente sensati.
Una precisazione: con tutto ciò non si vuole affermare che la musica sia solo musica dal vivo o fatta con i
tradizionali strumenti acustici; in questione non è il mezzo con cui si fa musica ma la sua finalità.

Il percorso formativo racchiuso in “Ear Training Corso Base” si avvale di una piattaforma Moodle
dedicata. Questo fatto, nella situazione italiana, può essere considerato pionieristico solo in relazione al
già citato ritardo del settore nell’avvalersi dello strumento digitale. La consapevolezza di questo ritardo
mi ha portato a rinunciare all’idea di una piattaforma autonoma, e a pensarla invece come supporto
complementare al libro tradizionale (utilizzabile anche indipendentemente dalla piattaforma), in realtà
strettamente indispensabile solo per ricavare gli audio necessari alle attività del libro.
Detto questo, ho cercato per quanto possibile di progettare attività digitali contestualizzate, nelle
quali si possa aver a che fare con, o produrre, momenti di musica.

2 Blasius Leslie D. (1996), The mechanics of sensation and the construction of the Romantic musical experience In: Bent Ian (a cura di,
1996), Music Theory in the Age of Romanticism, Cambridge University Press, p. 17 (trad. dell’Autore).

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Didattica della musica con il digitale

Attività sulla piattaforma Moodle

Prendiamo ora in esame alcune attività proposte dalla piattaforma Moodle affiancata al testo “Ear
Training Corso Base”. Scopo generale delle attività è l’approfondimento e la varia applicazione delle abilità
acquisite nel volume e, non meno importante, la possibilità di valutarle, anche senza la presenza di un
docente.
Una prima serie di attività si applicano a espressioni musicali senza l’intervento della notazione, che
interviene in un secondo momento. Il rapporto suono-segno è infatti di fondamentale importanza ma
rischia talora di giocare un ruolo omnicomprensivo, a scapito della capacità della mente di elaborare le
relazioni tra i suoni anche indipendentemente dalla loro traduzione grafica. Ne è un esempio il lavoro di
affinamento della percezione relativa ai gradi della scala maggiore (poi minore ecc.), percezione
relativamente indipendente dalle frequenze sonore effettivamente impiegate (cioè dal fatto che si tratti
della scala di DO maggiore, SOL maggiore o RE bemolle…) e dalla loro fissazione sul pentagramma.

Varianti melodiche

Attività molto basilare che consiste nell’ascoltare la ripetizione di un tratto di melodia per stabilire se la
ripetizione è esatta o contiene una variante melodica, ritmica o riguardante l’espressione. Scopo
dell’attività è lo stimolo all’ascolto attento e alla memorizzazione melodica a breve termine.

Ascolto tematico

L’attività invita all’ascolto in Rete di brani di una certa ampiezza, tratti dal repertorio barocco e classico,
per evitare l’abitudine a un ascolto musicale troppo parcellizzato, invitando invece a fruizioni di più ampio
respiro. L’attività invita al riconoscimento di un tema musicale, che è possibile ascoltare anche
separatamente su file audio per facilitarne la memorizzazione, di cui occorre stabilire quante volte ricorre
all’interno del brano e, in qualche caso, se vi ricorre in modo esatto o variato. Ulteriori finalità
dell’operazione sono lo stimolo alla memoria melodica e la familiarizzazione con i movimenti melodici
tipici di questo repertorio.

Attività con le melodie modello

Nel corso del volume, la sezione Modelli Melodici propone cinque melodie modello che riassumono i
percorsi melodici tipici delle più semplici successioni armoniche. La piattaforma riprende le melodie
proponendo ulteriori attività volte allo sviluppo della memoria musicale a breve e a lungo termine e della
sensibilità funzionale:
● ascolta i frammenti della melodia in ordine sparso e riordinali (dalla lezione 10 anche con
notazione)
● ascolta un frammento e riconosci la sua funzione armonica (dalla lez. 13)
I riconoscimenti sono sempre preceduti dall’ascolto della successione I-V7-I che permette di orientarsi
nel contesto tonale.
67
BRICKS n.2 - 2022

Figura 5 - Esempio di attività con melodia modello, senza utilizzo della notazione

Riconoscimento della nota base (Tonica)

La capacità di riconoscere e cantare la nota base (tonica, primo grado della scala) all’ascolto di un
frammento melodico è un’abilità fondamentale, solitamente trascurata nella didattica tradizionale ed è
frutto ed espressione, anche inconsapevole, dell’orientamento tonale di cui si è detto sopra. Il
riconoscimento “teorico” di una tonalità a partire dal pentagramma, attività importante e ben presente
nei curricoli tradizionali, è questione di deduzione a partire dal possesso di alcuni concetti. Il
riconoscimento percettivo della tonica è invece questione di induzione che prende le mosse dalla
valutazione del contesto tonale resa possibile dall’accumularsi delle esperienze di ascolto/produzione
musicale e dalla loro organizzazione da parte della mente musicale.

Riconoscimenti

I vari tipi di attività di riconoscimento rappresentano il corpus più ampio tra le proposte presenti sulla
piattaforma, anche perché più facilmente traducibili in moduli Moodle.
Attraverso il confronto di espressioni musicali simili è possibile “filtrare” i parametri musicali rispetto a
cui affinare le capacità discriminative del soggetto.
68
Didattica della musica con il digitale

Figura 6 - Esempio di riconoscimento melodico

La domanda di Figura 6 chiede di riconoscere quale delle tre melodie viene eseguita dall’audio proposto.
Le tre melodie condividono profilo ritmico e profilo melodico, parametri su cui si basano le strategie di
riconoscimento più immediate e inconsapevoli. Per risolvere il problema occorrerà basarsi sull’esatta
percezione dei gradi e degli intervalli in gioco, attraverso un ascolto più attento ed evoluto.
Altre attività, come si è detto, non utilizzano la notazione, richiedendo ad esempio di distinguere tra i tre
schemi di accompagnamento, le successioni armoniche A, B e C comprendenti solo i due accordi I e V,
utilizzati per accompagnare la serie di melodie tradizionali o classiche che ha costituito il materiale di
lavoro (imitazione, accompagnamento, improvvisazione di linee guida ecc.) della prima parte del volume.
Altre proposte selezionano il solo parametro ritmico o quello riguardante successioni di gradi della scala
prive di ritmo.
Ancora una volta, non dobbiamo dimenticare che alle spalle di questi percorsi in qualche modo “analitici”
c’è e non può mancare il vivo dell’esperienza musicale condotta sulla globalità dei materiali semplici ma
completi cui si è fatto cenno: le melodie, contestualizzate dall’accompagnamento e utilizzate per le
attività di imitazione ed elaborazione proposte nel volume.

La Figura 7 riporta un esempio più complesso, nel quale, accanto ai parametri ritmico e melodico, entra in
gioco anche quello armonico, decisivo, ad esempio, per la soluzione della riga 4, fatta di tre melodie
identiche, differenti solo per la successione accordale che le accompagna.

69
BRICKS n.2 - 2022

Figura 7 - Esempio di riconoscimento melodico-armonico

La Figura 8 presenta un livello di maggiore astrazione, in cui i simboli grafici si riferiscono semplicemente
agli accordi eseguiti nell’audio. Sarà decisivo percepire la differenza tra le funzioni (in questa parte
dell’itinerario si è aggiunto il IV, la sottodominante) e/o i gradi su cui si colloca il basso.

Figura 8 - Esempio di riconoscimenti armonici. L’audio esegue una successione (A-D) per ciascun gruppo (1 e 2) .

Sul versante più prettamente melodico, un passaggio successivo è costituito dall’ascolto polifonico, cioè
dalla simultaneità (musicalmente sensata) di due melodie. Il riconoscimento andrà effettuato in
riferimento alla parte inferiore delle due, quella cui è solitamente meno agevole indirizzare l’attenzione.

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Didattica della musica con il digitale

Figura 9 - Esempio di riconoscimento polifonico: l’audio propone un frammento a 2 voci, di cui riconoscere il basso.

Nel seguito del percorso (in lavorazione) la linea del basso assume una sua autonomia, diventando una
vera e propria melodia a cui prestare attenzione anche all’interno di un contesto completo di successione
armonica; si amplia sia il quadro degli accordi utilizzati, sia il panorama degli schemi, sul versante storico
(gli “ostinati” delle danze antiche: la Follia, la Ciaccona, la Romanesca, gli schemi del periodo galante e
classico ecc.) e sul versante Jazz-Pop (il giro di blues, il giro “Vamp” ecc.).

Altre attività

La piattaforma dispone inoltre di attività più consuete, come quelle legate alla trascrizione e al
dettato melodico-armonico, sempre proposto con materiale tradizionale o d’autore.
A questo si aggiunge una serie di link esterni a siti di ear training che è verosimile considerare consolidati
e di largo utilizzo. I link accompagnano il percorso formativo con attività complementari, come il
riconoscimento di intervalli, gradi della scala, espressioni ritmiche, successioni accordali ecc. e sono già
programmati per adeguare il livello di difficoltà alla tappa del percorso a cui si riferiscono.

Il rischio Frankenstein è sempre dietro l’angolo. Ognuna delle proposte di attività formativa, digitale o
meno che sia, presuppone un vissuto musicale, nel migliore dei casi acquisito collettivamente,
rispetto al quale essa possa rappresentare un momento di rielaborazione, approfondimento delle
abilità, sviluppo di consapevolezza teorica. Questo reciproco rimando può rappresentare il miglior
orizzonte per lo sviluppo e l’efficacia della didattica musicale, anche di quella opportunamente potenziata
dalla tecnologia.

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BRICKS n.2 - 2022

Alberto Odone
[email protected]

Conservatorio di Milano
Alberto Odone si occupa attivamente di didattica dell’Ear Training e di innovazione metodologica. Ha tenuto oltre un
centinaio di corsi sull’argomento in sette diversi paesi europei, pubblicando articoli e manuali presso vari editori tra cui
Ricordi e Mondadori. Insegna Ear Training presso il Conservatorio di Milano e svolge attività come direttore di coro.

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Le tecnologie come
strumento formativo per la
musica a scuola

a cura di:

Annalisa Spadolini, Federica Pilotti

# musicaascuola, competenzamusicale, musicaetecnologia, lamusicaunisce

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BRICKS n.2 - 2022

Le tecnologie come strumento formativo per la “Musica a scuola”

Non c'è niente di innaturale nella tecnologia, al contrario farne uso è


uno dei fattori chiave che ci rende umani
Sloman, Fernbach

La musica oggi a scuola


Cosa accade alla musica a scuola quando diventa praticamente impossibile cantare, respirare e suonare
insieme, manipolare i suoni con i compagni, utilizzare il proprio strumento o il proprio corpo sonante e
ritmico, donando all’altro le proprie sensazioni ed emozioni non filtrate da uno schermo? Come è
possibile ascoltare i suoni del paesaggio e partecipare dal vivo a concerti, spettacoli teatrali, performance
artistiche interdisciplinari al tempo del Covid-19?

È pensabile un cambiamento di paradigma che veda nel respiro e nella materialità della musica pratica,
l’unico mezzo per vivere ed insegnare la musica a scuola?

Nell’anno scolastico 2019-2020 le scuole italiane nel periodo del lockdown hanno reagito in modo
eccellente alla sospensione delle attività musicali in presenza.

Si è verificato, in quel periodo, nel sistema scuola, un processo di grande sensibilità e di impegno per non
interrompere il contatto e le attività con i ragazzi. Soprattutto i docenti di musica hanno lavorato sui
bisogni, hanno sperimentato e ricercato, hanno raccolto evidenze sull’efficacia e sull’utilità delle azioni
messe in atto nella Didattica a Distanza. Gli insegnanti hanno impegnato il loro tempo con disponibilità e
passione nel fornire contributi creativi, con l’apertura mentale, l’umiltà di accogliere tutto ciò che di
particolare, innovativo poteva venire dall’utilizzo delle tecnologie per la musica. Nel periodo di isolamento
forzato abbiamo assistito ad una accelerazione delle iniziative di formazione e al bisogno di rivedere
pratiche didattiche gerarchiche e disattente.

Tutto questo movimento dal basso con l’impegno delle istituzioni formative da moltissimi anni
impegnate nella ricerca, hanno dato speranza ai docenti che nel corso dei mesi di chiusura delle scuole si
sono sempre più convinti di poter capitalizzare le sperimentazioni con la certezza che le attività in
presenza sarebbero iniziate nel nuovo anno scolastico con rinnovate competenze.

La forza e la determinazione, la passione e l’impegno messo nelle pratiche didattiche musicali a distanza
sono state ampiamente documentate all’interno del portale “La musica unisce la scuola”promosso da
INDIRE in collaborazione con il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli
studenti1.

L’iniziativa si è svolta interamente on line ed è nata dal bisogno di non interrompere la rassegna musicale
nazionale organizzata dal Ministero dell’Istruzione, che, per 30 edizioni precedenti, in presenza, ogni

1 Il portale è raggiungibile al link https://lamusicaunisce.indire.it/


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Didattica della musica con il digitale

anno in una Regione diversa, aveva visto la partecipazione di centinaia di orchestre, cori ed ensemble
musicali scolastici.

Con l’iniziativa “La musica unisce la scuola” si è voluto dare la possibilità alle Istituzioni scolastiche di ogni
ordine e grado di condividere le attività musicali poste in essere e realizzate con modalità a distanza e
offrire un luogo di riflessione, attraverso webinar formativi (ne sono stati organizzati ben 32 in una intera
settimana) su pratiche didattiche innovative relative all’apprendimento musicale a scuola.

Tale possibilità sia di produzione che di formazione è stata estesa anche ai giovani studenti e ai docenti
autori e interpreti che durante il periodo di chiusura degli istituti scolastici hanno scelto di inviare
autonomamente il loro contributo.

Un movimento di suoni, colori, ambienti, progetti, pratiche didattiche di forte impatto emotivo e
contributi di qualità eccellente (ne sono stai inviati più di 3000 sia dagli Istituti che dagli studenti) che
hanno permesso di mettere in atto, diffondere e condividere buone pratiche a sostegno dei processi
d’innovazione per il nostro sistema scolastico.

La partecipazione poi degli artisti, solisti e prime parti delle più importanti orchestre italiane, cantanti e
musicisti professionisti che hanno anche loro inviato i loro contributi con messaggi di vicinanza e di
solidarietà hanno impreziosito e creato un vero collegamento tra la scuola e il mondo delle produzioni
artistiche, segno di osmosi profonda e di unione di intenti per una testimonianza futura.

Cosa è poi successo? Arrivano dalle scuole, nell’ avvio dell’a.s. 2020/2021, segnali allarmanti. Le scuole
stanno rinunciando alle attività musicali, alle attività laboratoriali, alla musica d’insieme, perché i
protocolli di sicurezza Covid-19 sono stringenti e se bisogna sacrificare qualcosa sono le pratiche
laboratoriali d’insieme le prime a saltare.

Ma non di soli protocolli sanitari si tratta, protocolli necessari per preservare la salute, primario ed
assoluto bene comune.

La musica a scuola trova resistenze, per lo più dettate da radicati preconcetti. La musica è scomoda, crea
disordine, confusione, e i ragazzi, quando suonano, cantano, sono liberi di esprimere quella parte di sé
molto spesso inascoltata anche e soprattutto dalle pratiche didattiche “in presenza”. La musica scardina
certezze ed è sempre stata osteggiata perché insegna a trasgredire nella creatività.

Tuttavia, a nostro avviso uno è l’aspetto che sembra essere determinante ed è quello culturale, la musica
è stata a lungo considerata un'esclusiva per le elite: “Tu non puoi cantare o non puoi suonare perché non sei
portato”, perché non hai dentro “l’animo del musicista” e poi, ancora, la musica come tutte le arti a scuola è
ancora considerata un enterteinment ovvero qualcosa che provoca benessere ma distante dalla vera
realtà educativa e formativa dei nostri ragazzi. È anche su questi pregiudizi e ignoranze che i divieti in
questo periodo, sembra che colpiscano dove è più facile centrare il bersaglio perché è inutile che
ipocritamente lo nascondiamo: le discipline non sono tutte egualmente importanti nella scuola italiana e
il concetto di “competenza e creatività”, il dialogo fra le discipline in pari dignità, la condivisione reale di
percorsi interdisciplinari, sono ancora disattese nelle pratiche didattiche scolastiche.

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BRICKS n.2 - 2022

Per le neuroscienze la musica risulta, infatti, una disciplina fortemente educativa, che sviluppa capacità di
risoluzione dei problemi, capacità di pensiero divergente, aiuta a sviluppare le cosiddette soft skill che
sono ormai considerate prioritarie competenze da sviluppare nel terzo millennio.

La musica è un grande veicolo di conoscenza, senza dubbio, ma anche un viatico di educazione alla
convivenza civile: le regole musicali e le norme, e anche il modo di essere, di prepararsi, di agire, e di
donare che hanno i musicisti, aiutano a creare una cittadinanza evoluta. Il senso di “lavorare con le arti” è
riuscire attraverso un’esperienza di pratica creativa a sviluppare competenze e relazioni sociali che
innescano comportamenti esemplari nella società in cui esse agiscono. I musicisti sono abituati a
lavorare insieme, a “praticare la ritmica dell’ascolto e della partecipazione, dell’attesa. All’interno di una
società musicale, che lavora insieme, ogni individuo è responsabile del proprio apporto alla realizzazione
del bene comune.

Il Ministero dell’Istruzione, recependo questi pericolosi segnali di chiusura, ha cercato di rimediare alle
allusioni che sembrassero derivare da giudizi di ricercatori scientifici disattenti e poco sensibili, ha dato
risposta alle numerose richieste di aiuto che arrivavano dai docenti nel momento in cui la scuola, proprio
nelle attività artistiche decideva di bloccare, congelare pratiche consolidate da anni.

Attraverso il nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri -Piano triennale delle arti
2020-2022 saranno stanziati finanziamenti (6 milioni di euro) da destinare alle scuole di ogni ordine e
grado per le attività artistiche e per organizzare a livello nazionale attività formative di disseminazione
nei territori.

È chiaro che questa schizofrenia fra le norme e l’autonomia delle scuole, fra l’attività legislativa e
normativa e la effettiva accoglienza nella pratica scolastica, risente di anni e anni di politiche scellerate e
non ecologiche. Non bastano le norme per cambiare una mentalità culturale. È doloroso assistere ancora
una volta alla mancanza di politiche di accompagnamento e di disseminazione, di informazione da parte
di chi governa i processi. È triste assistere alla stanchezza di chi vive la scuola ogni giorno con sempre più
difficoltà. Non è più possibile tollerare questa mancanza di visione sistemica e ampia. La scuola ha
bisogno di formazione ampia, continua e di qualità per i nostri docenti e per chi vuole intraprendere
questa professione. La scuola ha bisogno di ambienti di apprendimento innovativi. Si tratta di un
imperativo morale per quanti – politici, amministratori, Dirigenti – si trovino nella scomoda posizione di
dover prendere decisioni importanti che riguardano “gli altri”. È essenzialmente una “questione di
democrazia”, in quanto investe la possibilità dei cittadini di comprendere e controllare i processi
decisionali dai quali dipende il loro benessere e la loro stessa vita.

Musica a scuola e tecnologie


Fare musica permette di mettere le conoscenze e le abilità in “azione”. Il “fare musica”, per sua propria
natura e definizione, è sviluppo di competenze.

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Didattica della musica con il digitale

Gli strumenti musicali sono macchine autoriali, cose con cui si possono fare cose, sfruttare questo
aspetto al meglio a scuola significa valorizzare l’esperienza e la dimensione laboratoriale.

Così si inseriscono le tecnologie nella musica, quali fattori ambientali facilitanti dell’apprendimento e
della partecipazione. La tecnologia svolge sempre più un ruolo fondamentale, perché mediatore presente
in maniera capillare nel contesto quotidiano, scolastico ed educativo2, la tecnologia nella musica
permette di trasformare i device in “strumenti” in classe, senza bisogno di altro, con gli stessi si riesce a
riprodurre strumenti musicali, a lavorare sull’ Ascolto, la Produzione e la Lettoscrittura.

Oggi l’insegnante si trova di fronte ad una grandissima sfida, quella di dover manipolare tecnologie
complesse, variabili, sempre in continuo mutamento e rinnovamento. Ma è anche vero che mai come
oggi il docente (se possiede le adeguate competenze) progettando può fare sempre di più la differenza
per il suo studente, donandogli facilitatori per comunicare ed apprendere. E nella musica ciò vuol dire
mettere in azione e sviluppare tutti gli aspetti della competenza musicale.

Esempi legati all’utilizzo nella scuola delle tecnologie sono sicuramente presenti nel progetto Musica a
scuola, iniziativa che nasce da una collaborazione tra Indire (Istituto Nazionale Documentazione,
Innovazione e Ricerca Educativa) e il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica. Il
progetto Musica a scuola è costituito da una piattaforma volta a documentare, promuovere e sostenere
nel merito quelle buone pratiche didattiche in ambito musicale già utilizzate dai docenti di musica del
primo e del secondo ciclo di istruzione; la piattaforma è una content curation di best practice on line, in
cui molte delle lezioni proposte presentano, quali dispositivi di accelerazione di apprendimento, l’uso
delle nuove tecnologie3 .

All’interno del sito viene inoltre proposto un quadro didattico4 che consente di progettare e valutare
azioni formative attraverso la musica, quadro che in questo articolo arricchiamo con indicazioni di
applicativi Free o Freemium per lavorare in classe nelle tre dimensioni della competenza musicale.

2 F. Pilotti, La Tecnologia al servizio dell’inclusione scolastica: il framework concettuale, in M. Buccolo, F. Pilotti, A.


Travaglini, Una scuola su misura. Progettare azioni di didattica inclusiva, Franco Angeli, Milano, 2022, pp 90-114.

3 https://musicascuola.indire.it/index.php?action=buone_pratiche (selezionando nel “riferimento didattico” Musica


e Tecnologie verrà proposta una selezione di buone pratiche che utilizzano le tecnologie per fare musica a scuola).

4 Ferrari F., Pilotti F. (2018), Quadro didattico. Linee guida per la narrazione delle azioni didattiche musicali, INDIRE,
https://musicascuola.indire.it/index.php?action=vedi_pagina&id=1422
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BRICKS n.2 - 2022

ASPETTO Applica4vo
COMPETEN
ZA DESCRIZIONE ASPETTO

#ASCOLTO discriminazione sviluppo della capacità di discriminazione ritmica:


perce@va discriminazione udi3va nella direzione h:ps://4four.io/
cercata dall'azione dida5ca (es: h:ps://play.google.com/store/apps/details?
discriminazione 3mbrica, rispe:o ai id=jp.radiumsoGware.arpie&hl=it&gl=US
suoni-3mbri cara:eris3ci di un
determinato paesaggio naturale o discriminazione melodica e armonica
musicale, discriminazione ritmica, h:ps://www.musictheory.net
melodica, armonica, ecc.) h:ps://www.musicca.com/it

interpretazione sviluppo della capacità di “dare h:ps://www.soundtrap.com/


senso” in mol3 modi al suono/musica h:ps://www.incredibox.com/
(o alla par3tura), re-esprimendolo
(traducendolo) con suoni/musiche,
parole, immagini, ges3, ecc.

analisi sviluppo della capacità di h:ps://www.audacityteam.org/download/


segmentazione (quali par3 in questo h:ps://musedlab.org/groovepizza
tu:o?) e di individuazione dei pun3 di h:ps://123apps.com/it/
collegamento (quali fili condu:ori tra
queste par3?); capacità di individuare
i tra5 per3nen3 alle interpretazioni
fornite intui3vamente per dare senso
alle musiche ascoltate (quali-quan3
aspe5, della stru:ura e
dell'esecuzione del pezzo, gius3ficano
le interpretazioni che i ragazzi ne
hanno intui3vamente fornito?)

comprensione sviluppo della capacità di individuare


nel brano conce5 musicali chiave, h:ps://flat.io/
trasferibili ad altre situazioni d'ascolto h:ps://experiments.withgoogle.com/ai-
e di produzione; duet
collegare le informazioni presen3
all’interno del pezzo musicale con
conoscenze che provengono da altre
fon3;
valutare il brano in base ai conce5
musicali di cui è portatore

#PRODUZIONE esecuzione sviluppo della capacità di riprodurre h:ps://musiclab.chromeexperiments.com/


un brano musicale già esistente h:ps://123apps.com/it/
res3tuendone consapevolmente le h:ps://sonic-pi.net/
cara:eris3che, con riferimento alle
fon3 scri:e e alle diverse tradizioni
esecu3ve; ges3re le proprie
dinamiche cogni3ve/corporee/
emo3ve /relazionali nella
performance in pubblico

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Didattica della musica con il digitale

improvvisazione sviluppo della capacità di produrre h:ps://semiconductor.withgoogle.com/


musica estemporaneamente, in h:ps://www.incredibox.com/
genere sulla base di un canovaccio h : p s : / /a r t s a n d c u l t u r e . g o o g l e . c o m /
predisposto o, nel caso di una experiment/blob-opera/AAHWrq360NcGbw
formazione d'insieme, di regole
condivise

composizione sviluppo della capacità di esprimere h:ps://flat.io/


idee musicali ponendo insieme-
me+endo in forma, mediante un h:ps://www.soundtrap.com/
codice di notazione, effe5 sonori,
mo3vi ritmici e melodici, accordi ecc h : p s : / / w w w. a p p l e . c o m / i t / m a c /
garageband/

h:ps://apps.musedlab.org /varia3on-
playground/cards/bri:en/?

#LETTO uso di una sviluppo della capacità di scrivere e h:ps://musiclab.chromeexperiments.com/


SCRITTURA notazione leggere sequenze musicali Song-Maker/
analogica non avvalendosi di un codice di notazione, h:ps://musiclab.chromeexperiments.com/
convenzionale concordato nel gruppo classe o Piano-Roll/
proposto dal compositore, in cui la h:ps://musiclab.chromeexperiments.com/
forma del segno ha delle analogie con Melody-Maker/
la forma del suono, così che l'una può h:ps://creatability.withgoogle.com/seeing-
rimandare facilmente all'altra; leggere music/
e intervenire sulla forma d'onda
u3lizzando un programma di audio
edi3ng o una video-par3tura grafica

uso della sviluppo della capacità di scrivere, h:ps://musescore.com/


notazione leggere e trascrivere la musica usando h:ps://www.musictheory.net/
musicale la notazione ritmica e melodica h:ps://flat.io
convenzionale occidentale, nonché i simboli in uso h:ps://www.musicca.com/it
per notare dinamiche, agogica e
accordi, manualmente o con un
programma di videoscri:ura musicale

Va considerato, però, che la sola tecnologia, come in ogni contesto, non solo scolastico, si può
trasformare, se non controllata, in ulteriore ostacolo, perché consente l’accesso a conoscenze e saperi
attraverso un proprio linguaggio, che potrebbe costituire un nuovo strumento, un ulteriore mezzo da
controllare.

La tecnologia, quindi, impone di comprendere il funzionamento e le potenzialità degli applicativi scelti e


utilizzati nella didattica dai docenti, che altrimenti rischiano di legarsi troppo a uno strumento che è
soggetto ad invecchiare facilmente. La capacità di passare da uno strumento all’altro rende i docenti
flessibili, insegnando loro ad andare a fondo al meccanismo delle cose, così da essere pronti a sostituire
lo strumento una volta che si sia compreso il funzionamento degli stessi. La logica dei tools è quasi
sempre la stessa, se compresa, al docente non farà troppa paura il cambiamento, non avrà timore a
cambiare l’applicativo.

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BRICKS n.2 - 2022

Utilizzare le tecnologie anche nel contesto musicale permette al docente di lavorare anche sulla propria
crescita professionale nell’area della competenza digitale attraverso l’utilizzo di dispositivi quali ausili di
potenziamento (accordatore on line, software di editing, LIM, tablet …) o strumenti compensativi
(bacchetta segna note, software di Comunicazione Aumentativa Alternativa…) dimostrandosi, così, la
tecnologia, una palestra di dispositivi di allenamento di più abilità.

Annalisa Spadolini
[email protected] Federica Pilotti
[email protected]
Ministero dell’Istruzione
Coordinatrice nazionale del Nucleo Tecnico Architetto, docente di Tecnologia ad oggi comandato
operativo del Comitato nazionale per presso Direzione generale per lo studente, l’inclusione e
l’apprendimento pratico della musica per tutti gli l’orientamento scolastico dove si è occupata tra l’altro di
studenti presso il Dipartimento Istruzione del alternanza scuola lavoro, apprendistato, ITS, e-learning,
Ministero dell’Istruzione e referente nazionale delle oggi alle Politiche Sportive Scolastiche. Cultrice di
attività formative per docenti di musica delle scuole materia per la cattedra pedagogia e didattica speciale
pubbliche di ogni ordine e grado. Ha collaborato alla per l’integrazione, presso Roma Tre, “Esperta” per
stesura del testo del Decreto Legislativo 13 Aprile l’Istituto per le Tecnologie Didattiche del Consiglio
2017 n. 60 -Norme sulla promozione della cultura Nazionale delle Ricerche (CNR-ITD) per la revisione della
umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e traduzione italiana del nuovo strumento di
delle produzioni culturali e sul sostegno della autoriflessione sulla competenza digitale degli
creatività - ed alla scrittura del Piano triennale delle insegnanti denominato "SELFIE for Teachers" basato sul
arti (DPCM 30 dicembre 2017); attualmente lavora quadro di riferimento DigCompEDU. Collabora con il
alla definizione dei relativi decreti attuativi. CREMIT Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media
Musicista professionista, già docente di strumento, all'Innovazione e alla Tecnologia - Università Cattolica di
da anni coniuga l’attività di musicista a quella di Milano. Si occupa di Tecnologie per l’inclusione. Per
ricercatrice, di formatrice e autrice di progetti INDIRE collabora al quadro didattico del progetto
nazionali ed internazionali. Componente per nazionale Musica A Scuola. Membro del Nucleo
INVALSI dei Nuclei di valutazione per il sistema Operativo Comitato nazionale per l’apprendimento
nazionale di valutazione del sistema scolastico. pratico della musica- MIUR.

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Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

La registrazione come
mezzo didattico nelle
lezioni di strumento

a cura di:

Luca Serrapiglio

# Recording, regordingsession, audio

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BRICKS n.2 - 2022

Insegno saxofono, esecuzione e interpretazione, presso il Liceo Musicale “Saluzzo-Plana” di Alessandria.

L’insegnamento dello strumento al liceo musicale si articola in una o due ore settimanali di lezione
individuale, a seconda dell’anno di corso. Durante l’esame di maturità, una delle prove caratterizzanti
l’indirizzo è proprio esecuzione e interpretazione, una sorta di piccolo concerto con cui le ragazze e i
ragazzi devono mostrare, auspicabilmente, un livello di preparazione idoneo a sostenere l’esame di
ammissione in Conservatorio.

Questo breve preambolo per spiegare che una buona parte di chi si iscrive ad un liceo musicale lo fa
anche con l’idea e la speranza di fare della musica una professione, per cui le competenze da raggiungere
nei cinque anni sono molto specifiche. Il livello di una lezione di strumento può quindi essere molto alto,
con ragazzi che a volte partecipano a concorsi, fanno concerti, compiono enormi sacrifici per riuscire a far
diventare lavoro una passione.

Lezione di strumento a distanza?


Parto chiarendo subito la mia posizione: insegnare a distanza a scuola, qualunque materia, dovrebbe
essere una soluzione eccezionale e temporanea, messa in atto solo se realmente non ci sono alternative.
Penso che insegnare uno strumento musicale a distanza permetta di lavorare solo su alcuni aspetti
della didattica e ancora meno per chi approccia allo strumento la prima volta. Gli obiettivi e le
competenze da raggiungere sono tante, possiamo citare produzione e controllo del suono, esecuzione
delle note a tempo e a determinate velocità, controllo delle dinamiche, problemi ritmici, questioni
tecniche specifiche di ogni singolo strumento, postura corretta. E’ fondamentale che docente ed allieva o
allievo si ascoltino e si vedano suonare dal vivo e che possano suonare insieme.

Può capitare però, come abbiamo visto, che le circostanze impediscano di lavorare in presenza e quindi
credo sia utile e necessario ragionare su soluzioni che permettano di rendere ugualmente fruttuose le
lezioni, e che permettano magari di sviluppare altri aspetti importanti come ad esempio le competenze
digitali specifiche dell’ambito musicale.

Problemi specifici

La nostra materia è essenzialmente pratica, quando come tutti non abbiamo avuto alternative, ci siamo
confrontati tra colleghe e colleghi e abbiamo cercato soluzioni per lavorare al meglio.

Fare una lezione individuale di strumento su una piattaforma come Skype o simili, presenta
essenzialmente tre problemi specifici.

● La qualità molto bassa dell’audio, che quindi impedisce di sentire il suono come è in realtà.

● Le costanti interruzioni, anche minime, della connessione, che ci impediscono di comprendere se


le eventuali difficoltà ritmiche siano dovute a chi suona o alla connessione.
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Didattica della musica con il digitale

● La difficoltà di controllare attraverso una piccola webcam la postura corretta di chi suona.

I primi due problemi oggi sarebbero risolvibili solo con tecnologie quali bande di rete potenti, microfoni,
software e hardware adeguati, che non sono però a disposizione del mondo scolastico. Il terzo problema
penso non abbia soluzione: la postura corretta, soprattutto per alcuni strumenti, può essere controllata
solo dal vivo, a meno di avere più telecamere in spazi ampi che mostrino la figura intera da tutti i lati.

Una possibile soluzione

La soluzione che ho trovato e continuo a ritenere più efficace in una modalità di didattica a distanza è
il ricorso alla registrazione. Ascoltare un brano registrato al posto di un brano suonato in tempo reale
via web permette di poter valutare un audio di qualità probabilmente migliore e senza interruzioni,
ove possibile anche con un video per poter valutare, sebbene parzialmente, la postura di chi suona.

Si mantiene comunque la lezione frontale a distanza, che viene utilizzata per commentare insieme le
registrazioni e dare le indicazioni necessarie

La registrazione come mezzo didattico: vantaggi e peculiarità

immagine

Figura 1 - Foto di Simone Cogliandro

Utilizzare la registrazione permette, oltre che risolvere i due problemi sopra citati, di lavorare su altri
aspetti.

● Sviluppare competenze digitali specifiche, integrando il lavoro svolto nelle lezioni di Tecnologie
Musicali, altra materia caratterizzante l’indirizzo. I ragazzi e le ragazze devono innanzitutto

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BRICKS n.2 - 2022

imparare a registrarsi: nella maggior parte dei casi non avranno a disposizione grandi mezzi,
ma oggi con un telefono è possibile registrare un file di qualità accettabile. Chi è all’inizio può
già inviare il file senza intervenire ulteriormente, altrimenti sarebbe utile al fine delle suddette
competenze elaborare il file con il software utilizzato durante le ore di Tecnologie Musicali, con il
quale migliorare l’audio di partenza usando effetti come equalizzatore, riverbero o compressore.
Per fare un lavoro completo la consegna dovrebbe essere di esportare il file in uno specifico
formato, e inviarlo via mail o via registro elettronico. La procedura di consegna del materiale
sarebbe auspicabile fosse standardizzata e decisa a livello collegiale, anche per risolvere
eventuali problematiche di privacy e di conservazione del materiale audio.

● Sviluppare differenti capacità di autovalutazione: la consegna è di non fermarsi alla prima


registrazione, ma riascoltarsi, valutare la qualità del materiale registrato, eventualmente
provare a registrare di nuovo. L’ascolto andrebbe fatto seguendo la parte scritta, per poter
valutare con attenzione eventuali errori e spazi di miglioramento. Questo tipo di
autovalutazione, che è impossibile da svolgere mentre si suona durante una normale lezione
frontale, diventa un'opportunità nella lezione a distanza. E’ possibile anche confrontare la
registrazione effettuata con le precedenti, per poter valutare il raggiungimento dei miglioramenti
attesi e di conseguenza la qualità dello studio.

Diverse modalità di registrazione


Sono tre, secondo me, i possibili approcci per utilizzare la registrazione come mezzo didattico.

Registrazione studio o brano senza accompagnamento


E’ il più immediato e intuitivo: si tratta di registrare un brano o uno studio come verrebbe eseguito
normalmente a lezione. Una grossa differenza è che, con questo mezzo, si può rifare, riprovare,
migliorare l’esecuzione finale cercando un risultato il più possibile soddisfacente. Per sfruttare questa
differenza in modo utile e positivo, diventa importante insistere e non fermarsi alla prima registrazione,
sfruttando il mezzo per lavorare diversamente.

Registrazione duetto, trio, quartetto


Il ragazzo o la ragazza deve in questo caso registrare tutte le parti da solo, questo comporta l'utilizzo di
un software di registrazione e mixaggio. E’ un lavoro molto utile sia per le competenze digitali, sia per le
specifiche competenze musicali. Bisogna fare attenzione affinché le parti siano bene a tempo, alle
dinamiche, cercare di valorizzare di più una eventuale parte solistica rispetto ad altre di
accompagnamento. Possono creare anche un video in cui si riprendono mentre suonano tutte le parti: il
video finale sarà un collage con un riquadro per ogni parte suonata. Stessa cosa potrebbe essere fatta a
distanza con un compagno o una compagna, ognuno registra la propria parte e si può fare un mixaggio

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Didattica della musica con il digitale

finale, solo audio o meglio ancora con il video. E’ un lavoro che può essere molto stimolante per ragazze
e ragazzi che oggi comunicano prevalentemente con l’uso dei filmati e delle immagini.

Registrazione con una base


Il lavoro con una base, già molto utile durante la lezione frontale, diventa davvero interessante in
condizioni di lezioni forzatamente a distanza. Suonare insieme ad altri musicisti è qualcosa di
insostituibile, nel percorso formativo e non solo, per cui il lavoro con una base va visto come utile
complemento e validissimo strumento didattico, non certo in sostituzione. La base può essere fornita
dal docente, trovata dal discente o addirittura registrata ex novo, aggiungendo ulteriori stimoli.
Questo sviluppa una competenza molto utile al musicista moderno perché registrare da solo una
parte per un disco di altri, lavorando quindi su commissione, può capitare molto spesso. Mentre una
volta si veniva chiamati per registrare in studio, oggi, frequentemente, viene mandato il file del brano e si
deve registrare la parte in autonomia. Diventa una specifica competenza professionale che tornerà
sicuramente utile a chi vorrà proseguire in questo campo.

Impostazione della lezione frontale a distanza utilizzando il metodo della


registrazione
Si tratta per certi versi di una forma di insegnamento capovolto: ragazze e ragazzi registrano a casa in
solitudine, poi in tempo reale via web si discute insieme del lavoro svolto, al contrario di quanto
avviene in presenza. La lezione online, quindi, diventa un momento di discussione della
registrazione, ascoltata preventivamente dal/dalla docente. Può essere anche un momento utile per
aiutare il ragazzo o la ragazza a risolvere problemi riguardo all’utilizzo del software: utilizzando la
condivisione schermo si possono mostrare le possibilità del programma, consigliando anche la visione di
tutorial, ormai facilmente rintracciabili sul web. Ovviamente si può utilizzare anche la lezione online per
discutere di modalità di studio, mostrare possibilità di lavoro, fare ascolti insieme, oltre che programmare
le prossime registrazioni. In alcuni casi, se la connessione lo permette, si possono tentare delle
esecuzioni live, che purtroppo raramente però hanno una qualità a mio giudizio accettabile. Quando il o la
docente non capisce se il problema è dovuto alla connessione o all’esecutore, il lavoro è compromesso,
ecco perchè personalmente preferisco usare la registrazione.

Un esempio virtuoso
Insieme ad un ragazzo di quinta, molto brillante sia come musicista che a livello di competenze digitali e
di registrazione, ho scelto di utilizzare un momento di didattica a distanza forzato, causa quarantena,
come momento creativo e stimolante.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 2- Foto di Simone Cogliandro

Gli ho chiesto di scegliere cosa registrarmi, qualcosa che fosse motivante per lui e che avesse piacere di
suonare. Dopo alcuni giorni mi ha inviato un file con la registrazione del famoso assolo di Clarence
Clemons al sax tenore in “Born to run” di Bruce Springsteen. Ha trovato una base senza il saxofono, ha
cercato la trascrizione dell’assolo, ha registrato con la tecnologia che ha a disposizione, per sua fortuna
già di buon livello (microfono e scheda audio) e per finire ha mixato il lavoro. Si è sentito spronato in un
momento difficile e ha utilizzato in modo proficuo il tanto tempo in cui è stato costretto a casa. In una
normale settimana di liceo musicale in presenza è difficile trovare il tempo per un lavoro di questo
tipo, ma essendo a casa il tempo è stato più che sufficiente.

Conclusioni
E’ un sistema a mio giudizio molto funzionale perché perfettamente modulabile come difficoltà di
consegne. Può essere utilizzato sia per allievi delle SMIM, medie ad indirizzo musicale, che per gli
allievi del liceo musicale, oltre che ovviamente anche per chi frequenta il Conservatorio o una scuola
privata. Non è possibile, secondo me, applicarlo a chi sta iniziando ad imparare uno strumento, a chi fa le
prime lezioni: in quel caso, la lezione in presenza è davvero insostituibile. Può diventare anche uno
strumento adottabile durante le normali lezioni in presenza poiché riascoltare insieme la registrazione è
di grandissima utilità per chi ha suonato. E’ interessante anche ipotizzare la possibilità inversa: il/la
docente può registrare a sua volta e inviarlo ai ragazzi e alle ragazze, anche in forma di video lezione. Si
pone a questo punto chiaramente un problema di tempi, andrebbe infatti pensato un piano orario in cui
tener conto dei tempi di registrazione di studenti e docenti. La didattica a distanza per me può essere
accettabile nel momento in cui non cerca di replicare il modello della lezione frontale, deve adottare
modalità nuove, codificate e condivise, con ampi margini di flessibilità.

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Didattica della musica con il digitale

Luca Serrapiglio
[email protected]

Insegna saxofono e musica d’insieme presso il Liceo Musicale della scuola secondaria di secondo grado “Saluzzo-Plana” di
Alessandria.
Il lavoro di Luca Serrapiglio, saxofonista, improvvisatore, compositore, spazia dalla musica per spettacoli di danza e teatro
alle svariate formazioni a cui partecipa come leader o solista.

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BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

Fare musica tra percorsi


analogici e possibilità
digitali

a cura di:

Samuele Ferrarese

# Musica, scuola, digitale

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Didattica della musica con il digitale

La riflessione riguardo la compenetrazione tra azione didattica e strumenti digitali è diventata sempre
più attuale e imprescindibile nel contesto sociale odierno: la salienza con la quale le tecnologie più recenti

stanno cambiando il modo di vivere degli esseri umani e la velocità con cui si inseriscono nei diversi
domini della vita quotidiana, modificandone il funzionamento, sono le peculiarità del mondo
contemporaneo.

Se la scuola e la musica nella scuola vogliono provare a tracciare un solco per l’educazione digitale del
presente e del futuro devono, innanzitutto, provare a descrivere e comprendere questo fenomeno al fine
di «anticiparlo» nella formazione per evitare di «rincorrerlo» con risultati inefficaci.

Il modello connessionista (o emergentista) e la technology enhanced learning


Le scienze umane, insieme a quelle informatiche, possono contribuire alla riflessione sul rapporto tra
uomo e tecnologia. Secondo Clifford Geertz, uno dei padri formatori dell’antropologia culturale moderna,
ogni oggetto culturale può essere definito come «una struttura di significati trasmessi storicamente,
incarnati, in simboli, un sistema di concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo del quale
gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti verso la
vita» (Geertz, 1973). Geertz sembra suggerirci che gli strumenti della formazione che generano prodotti
culturali non sono elementi statici indipendenti dalla relazione con il contesto sociale, ma, proprio perché
utili a descrivere variabili storiche, culturali, sociali, devono poter modificarsi nel tempo e favorire la
conoscenza secondo percorsi sempre nuovi e comprensibili.

Se è vero che sono le connessioni a dare forma e valore ai prodotti culturali, altrettanto vero risulta
parlare di scuola come piattaforma privilegiata per la costruzione di ambienti di apprendimento che
presentino e consolidino le relazioni virtuose tra le abilità dell’essere umano discente e i prodotti culturali
della società: spetta alla didattica trovare strategie attuali per favorire l’interazione tra le conoscenze e le
pratiche di sempre, eredità di un lungo e complesso processo di assimilazione e accomodamento sociale
e culturale, e i nuovi prodotti delle tecnologie odierne.

Restare fuori da questo processo o evitare di tematizzarlo all’interno dei discorsi sulla formazione rischia
di ‘disconnettere’ la scuola stessa dall’intricata rete di connessioni reali e virtuali che, oggi, caratterizzano
la struttura della società: le situazioni devono essere il luogo più significativo, per uno studente,
all’interno del quale incontrare la complessità delle strutture e dei processi tecnologici che riguardano la
vita di tutti, per dare loro un senso, per acquisirne il controllo ed evitare di lasciarsi controllare. La velocità
dei mutamenti tecnologici non deve, poi, spaventare gli insegnanti e, più in genere, il mondo adulto: uno
tra i più importanti valori aggiunti dell’esperienza acquisita nel tempo può essere proprio quella capacità
di guardare alla novità con occhio critico, mettendo a confronto ciò che viene presentato come «nuovo»
con ciò che sembra appartenere al «passato», riconoscendo e riflettendo sulle diverse forme con cui
possono venire comunicati i contenuti di sempre.

In questa visione del rapporto tra didattica e nuove tecnologie possiamo dunque parlare di technology
enhanced learning (apprendimento aumentato dalla tecnologia), un paradigma nel quale i computer, i
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BRICKS n.2 - 2022

tablet, gli smartphone, la rete non devono essere intesi né come ‘istruttori’ del processo educativo, né
come fonti di informazione/formazione neutra che non interagiscono e non modificano le caratteristiche
dell’ambiente didattico: l’ambiente di apprendimento diventa, invece, uno spazio reale e virtuale ricco di
mezzi, strumenti, sostegni all’apprendimento, nel quale chi apprende è protagonista della costruzione
del proprio sapere (comportamenti, atteggiamenti, abilità, contenuti) e nel quale si collabora, si coopera,
si scambiano esperienze, si condividono conoscenze (Calvani, 2013; Ferri, Mantovani, 2008). Per
‘traghettare’ a tutti gli effetti il sistema scuola verso il digitale così come è stato descritto poc’anzi
diventa fondamentale abilitare tecnologicamente ogni classe per rendere possibile, tra le attività
didattiche, il laboratorio, il lavoro di gruppo in un’ottica di learning by doing. Il sistema di apprendimento
avrà così a disposizione ambienti fisici (le classi) e ambienti virtuali (sistemi in cloud, virtual classroom …)
che permetteranno di condividere il proprio lavoro anche al di fuori del contesto dei compagni, di
continuare il lavoro di approfondimento oltre il tempo-scuola e di avvalersi di sistemi di tutoring e
monitoraggio online.

Il coding e la scrittura musicale: la creatività incontra il digitale


Quando parliamo di coding (programmazione) ci riferiamo a quei paradigmi metodologici che prevedono
l’inserimento all’interno della didattica di attività di programmazione di computer, robot e macchine
automatiche.

Il dibattito riguardo l’efficacia e la bontà di questo strumento formativo è ancora fervente nel confronto
tra diverse scuole di pensiero. I sostenitori del coding nella scuola sottolineano quanto il pensiero
utilizzato dai programmatori per dare struttura funzionale a processi digitali sia una competenza utile da
spendere anche in altri contesti non prettamente informatici (Wing, 2006). Nel metodo del pensiero
computazionale si pongono problemi (problem posing) e si ricercano soluzioni (problem solving) agli
stessi, attraverso percorsi logici che possano risultare efficienti (rispetto l’utilizzo delle risorse
necessarie) ed efficaci (rispetto il raggiungimento degli obiettivi posti in essere). Il paradigma didattico di
riferimento è di stampo costruttivista e pone l’accento sul dialogo e il pensiero critico, investendo
l’insegnante di un importante ruolo di scaffolding nell’identificazione dei problemi, nella costruzione di
soluzioni, di co-costruzione degli apprendimenti e, perché no, di autoformazione (Wallerstein, 1987).

I critici e gli scettici delle prassi coding oriented accusano di autoreferenzialità queste attività, nelle quali
«si fa coding solo per fare coding senza la possibilità di implementare, attraverso veri percorsi
interdisciplinari, le conoscenze e le abilità acquisite. Inoltre il tempo e il carico attentivo/cognitivo
utilizzati per le procedure di programmazione potrebbero non lasciare altro spazio all’apprendimento di
ulteriori conoscenze e abilità riferite ad altri domini disciplinari: l’attività di coding esaurirebbe essa
stessa tutte le energie che lo studente ha a disposizione per l’apprendimento. Infine fare coding
potrebbe rafforzare un pensiero precodificato, standardizzato e iterativo, mentre la scuola dovrebbe
promuovere un pensiero di tipo creativo e generativo (Rivoltella, 2014; Toschi, 2013), evitando il rischio
di caduta in un determinismo tecnologico (Garavaglia, 2010).

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Didattica della musica con il digitale

Il coding sembra dunque presentare luci e ombre nel suo essersi inserito con forza nel panorama
scolastico attuale: risorsa o problema? Strumento autoreferenziale o interdisciplinare? Possibilità
creativa oppure procedimento meccanico?

La musica come punto d’incontro tra entusiasmo e criticità nei confronti del digitale
a scuola
La musica potrebbe inserirsi come interessante punto di incontro tra le istanze dei sostenitori e quelle
dei critici della programmazione a scuola: quando parliamo di musica digitale possiamo riferirci anche a
tutto quel gruppo di possibilità informatiche che riguardano la creazione, la realizzazione e la
riproduzione di brani strumentali, basi musicali, jingle, colonne sonore attraverso software specifici di
scrittura musicale.

Questi programmi permettono all’utente di creare strutture, scegliere suoni, inserire pattern ritmici, linee
melodiche e armonie al fine di realizzare il proprio brano: diversi campionamenti già a disposizione
possono essere utilizzati indipendentemente l’uno dall’altro a seconda dei gusti dell’utente, che può
anche aggiungere proprie registrazioni a completamento dell’esecuzione digitale. Questi procedimenti
digitali sono complessi e richiedono prerequisiti teorici specifici e abilità tecniche approfondite che il
programmatore deve saper mettere in campo durante il lavoro informatico.
Per programmare un brano musicale è importante avere:
• Un’idea musicale, precisa o generica, da cui partire per programmare. (Che genere di brano voglio
creare? Che tipo di contesto emotivo voglio dipingere? Quali strumenti voglio utilizzare? ecc.)
• Una struttura musicale che possa iniziare, svolgersi e concludersi in maniera coerente e significativa.
(In quante «parti» voglio dividere il brano? Quale rapporto tra le parti? Quante frasi musicali voglio
inserire? Quali strumenti si occuperanno della parte ritmica-armonica- melodica? ecc)
• La capacità di modificare idea e struttura nel divenire della scrittura del brano, mantenendo i significati
fondamentali e dimostrandosi pronti a cambiare, se necessario, piccoli elementi musicali (pattern
ritmici, melodici e armonici, tipologia di suono, elementi della struttura)
• Competenze di problem posing/solving musicali che possano «mettere alla prova» il brano al fine di
tendere a livelli sempre più elevati di perfezione estetica e tecnica. (Il brano comunica davvero quello
che voglio? Cosa posso fare per rendere il messaggio ancora più chiaro? Ci sono momenti poso chiari o
inutili da modificare/sostituire? La durata è efficace ai fini comunicativi? ecc.)
• Conoscenze teoriche riguardanti il fatto musicale e i rapporti tra suoni, per giustapporre in maniera
adeguata le diverse parti della realizzazione (tonalità, tempo, ritmo, armonia, ecc.)
• Conoscenze tecniche operative nell’utilizzo di software specifici per la creazione musicale, che
permettano al programmatore di ‘tradurre nel brano’ le idee originali in maniera più fedele possibile,
governando i limiti tecnici ed espressivi della piattaforma digitale per evitare di piegarsi alla tecnologia
accantonando la propria volontà artistica.

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BRICKS n.2 - 2022

In quest’ottica il coding musicale sembra superare le criticità della programmazione digitale


trasformando l’informatica in un vero e proprio strumento per l’espressione di creatività sonora e
musicale che, altrimenti, avrebbero avuto difficoltà a mostrarsi. Il software in funzione e a favore di altri
traguardi, di altre possibilità: questo il senso del potenziamento tecnologico delle metodologie didattiche,
anche nella musica.
Espressività e abilità tecnica non sembrano escludersi, anche quando questo rapporto va ad innestarsi
all’interno di piattaforme tecnologiche e digitali. Il docente non perde, anche in quest’ottica, la sua
fondamentale funzione di esperto di ambienti di apprendimento, in questo caso anche digitali: fornendo
allo studente gli strumenti adeguati per conoscere e gestire il contesto sonoro digitale, l’insegnante
diventa facilitatore dell’espressività individuale, accompagnando (senza manipolare) il realizzarsi del
prodotto musicale dal suo nascere al compimento.

La didattica della musica: punto d’incontro tra mondo analogico e digitale


Come è possibile immaginare un percorso musicale nella scuola del nuovo millennio? Quali strumenti
privilegiare per innescare processi virtuosi di apprendimento che motivino lo studente a scoprire e
applicare le conoscenze? Quale rapporto tra percorsi analogici e processi digitali?

La didattica musicale ha la possibilità di affrontare alcune sfide cruciali nel panorama della formazione
degli studenti di tutte le età, la prima delle quali potrebbe essere il proprio posizionamento
d’avanguardia, all’interno del corpus delle discipline scolastiche, come ambito di interazione forte tra
attività analogiche e strumenti digitali. Negli ultimi decenni la digitalizzazione di prodotti, strumenti,
processi musicali ha rivoluzionato il modo di conoscere e interpretare il fenomeno sonoro.

Viviamo nella possibilità di avere accesso a un panorama di stili, generi, tradizioni, estrazioni culturali
musicali pressoché sterminato attraverso piattaforme che, negli anni, hanno raccolto e stanno
raccogliendo la produzione sonora di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo; anche il mondo della
produzione musicale è diventato un patrimonio a portata di chiunque si approcci ai molteplici software di
registrazione e manipolazione sonora. In questo contesto apparentemente così aperto e sconfinato si fa
avanti quel paradosso culturale per il quale, pur avendo a disposizione qualsiasi prodotto culturale, un
individuo non riesca a conoscere niente di ciò che fruisce: accessibilità non è sempre sinonimo di
consapevolezza.

Qui può entrare in gioco il ruolo altamente formativo dell’ambiente scolastico come «piattaforma» che
conferisce senso alla rete, che consegna le categorie critiche per un approccio consapevole al fenomeno
musicale globale, che orienta le scelte estetiche e predispone comportamenti consapevoli futuri.

«Imparare ad ascoltare» potrebbe essere l’etichetta da assegnare a questo corpus di abilità e


competenze (perché l’attività di ascolto necessita sempre dell’intervento attivo e responsabile del
soggetto), attraverso cui valorizzare il prezioso supporto degli strumenti digitali in funzione della libertà
critica dell’ascoltatore. Se il mondo digitale ci consegna materiale infinito sul quale poter mettere in gioco
le abilità di ascolto, è bene ricordare che la pratica strumentale è, innanzitutto, analogica. Essa si

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Didattica della musica con il digitale

configura come incontro fisico con uno strumento altro da sé (oppure come abilità di gestire la propria
voce come strumento): le abilità percettive e di organizzazione motoria concorrono, nel tempo e nello
spazio, alla gestione del rapporto tra corpo e strumento all’interno del contenitore dell’esecuzione
musicale. «Suonare» è un’attività che riguarda sia la «programmazione musicale» (come anche molti
software oggi permettono di fare), ma anche la gestione del movimento hic et nunc, oltre che
l’interpretazione dei feedback sonori per la modulazione del proprio comportamento esecutivo: queste
molteplici caratteristiche della performance strumentale possono essere vissute e implementate
attraverso un training analogico, non digitale. Lo strumento tecnologico può intervenire a supporto
dell’attività nel momento in cui, ad esempio, si ha la possibilità di registrare la propria esecuzione per
osservare criticamente, a posteriori, quali obiettivi di miglioramento perseguire. Le piattaforme digitali
permettono altresì di costruire (con un’opportuna
conoscenza delle leggi fondamentali che
regolano l’organizzazione armonica di un pezzo)
basi musicali a supporto delle proprie
performance canore e strumentali: l’intervento
della tecnologia, anche in questo caso, non
sostituisce la centralità dell’azione analogica,
ma la completa. È possibile, in riferimento foto autore
percorsi didattici musicali, parlare di blended
learning (apprendimento misto), ossia di quel
paradigma didattico che vede la compresenza di
diversi momenti operativi (analogici e digitali, in
Samuele Ferrarese
presenza e a distanza, nella classe e su
[email protected]
piattaforme online) che contribuiscano, in
maniera complementare, al raggiungimento di Università degli Studi di Milano Bicocca
Teatro Trivulzio - Melzo (MI) [www.teatrotrivulzio.it]
uno stesso obiettivo formativo: una prospettiva
Bach Street School - scuola di musica [www.bach-street-
attuale, non ingenua, che apra le porte allo school.it]
Docente a contratto di Didattica della Musica presso
sviluppo tecnologico alla luce dell’eredità del
l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Collabora con il
passato. dipartimento di Psicologia dello stesso ateneo nella ricerca
sul rapporto tra Disturbi dell’Apprendimento e pratica
musicale. Collabora con AID (Associazione Italiana Dislessia),
è presidente della Fondazione Teatro Trivulzio di Melzo (MI),
città nella quale dirige Bach Street School – Scuola di
Musica. Per Mondadori Education cura i percorsi musicali
inclusivi all’interno dei testi scolastici e progetta percorsi di
alfabetizzazione emotiva per il consolidamento di
competenze personali e relazionali.
Per Mondadori Università ha scritto e curato: S. Ferrarese
(2020), Didattica della musica. Fare e insegnare musica nella
scuola di oggi, Mondadori Università (Firenze).

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BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

Soundtrack Stories: la
musica e le nuove
tecnologie a
promozione della
continuità educativa nei
contesti di Scuola in
Ospedale
a cura di:

Erica Volta, Serafino Carli

# AndreaBocelliFoundation, DigitalLab, Bibliotecario4.0

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Didattica della musica con il digitale

Introduzione
La ricerca in ambito pedagogico ed educativo ha evidenziato già da tempo come l’impiego delle
tecnologie educative possa essere inteso come una risorsa generatrice di condizioni, possibilità e risultati
altrimenti inesistenti solamente laddove queste siano agite all’interno di una cornice riflessiva che
escluda usi generalisti.

In questo articolo è presentata l’esperienza - realizzata nell’ambito del progetto ABF Digital Lab con alcuni
docenti della Sezione Ospedaliera dell’I.C. “Sturla” in servizio presso l’I.R.C.C.S. “G. Gaslini” di Genova -
delle Soundtrack Stories: un’importante sperimentazione che ha attivato una preziosa rete di relazione tra
studenti e docenti afferenti a diversi ordini di scuola presenti all’interno dell’Ospedale, individuando
proprio nella musica e nel digitale le migliori risorse per promuovere quella continuità educativa e
relazionale che nell’ambiente ospedaliero viene necessariamente a mancare.

Stato dell’arte
Quando si parla di pazienti ed ospedalizzazioni la maggior parte di noi con facilità pensa al paziente
adulto, ma cosa accade al bambino o al ragazzo ospedalizzato? Cosa accade alla sua quotidianità e a
tutte quelle necessità che, pur non essendo strettamente legate alle sue condizioni di salute, sono
tuttavia connesse al suo processo di crescita?

Alcuni autori1 raccontano di come la malattia sia vissuta, per un bambino e la sua famiglia, come un
evento stressante, destabilizzante e traumatico le cui conseguenze sono una serie di limitazioni di tipo
fisico e sociale, le quali alterano il rapporto del bambino con sé stesso, con il proprio corpo e con gli altri.
L’ambiente ospedaliero, infatti, è quasi interamente strutturato in funzione di una logica medico-
sanitaria, ordinata da regole fisse e vincoli assoluti, rischiando di annullare gran parte della possibilità di
umanizzazione della struttura sanitaria, tralasciando la sfera psico-sociale del concetto di salute.

La Scuola in Ospedale2 risulta allora un servizio fondamentale (accanto all’istruzione domiciliare e


l’accompagnamento durante il reinserimento a scuola) a disposizione dagli ospedali per garantire ai
bambini malati l’accesso all’istruzione, in linea con le raccomandazioni europee e con i principi
fondamentali della Costituzione Italiana3. Le sezioni scolastiche ospedaliere sono attive in diversi
ospedali e reparti pediatrici per contrastare il disagio scolastico dovuto alla malattia e

1 Per approfondire: Capurso, M. (2001) (a cura di), Gioco e studio in ospedale. Creare e gestire un servizio ludico-educativo in un reparto

pediatrico, Trento: Edizioni Erickson; Kanizsa, S. & Luciano, E. (2006), La scuola in ospedale, Roma: Carocci Editore.

2 per approfondire https://scuolainospedale.miur.gov.it/

3 In Italia l’educazione dei bambini malati va inquadrata nella garanzia di fondamentali diritti costituzionali. In particolare, il diritto all’istruzione è

una delle azioni che la Repubblica mette in atto per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3). Tale diritto viene poi ulteriormente specificato dagli
articoli che indicano l’universalità, l’obbligatorietà e la gratuità della frequenza scolastica (art. 34 e art 38). Va, inoltre, ricordato che anche la
Legge n. 104 del 5 febbraio 1992, a tutela dei soggetti disabili, ha introdotto all’art. 12, comma 9, il principio del diritto all’educazione e
all’istruzione e per soggetti temporaneamente impediti a frequentare la scuola per motivi di salute.
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BRICKS n.2 - 2022

all’ospedalizzazione, e sono divenute parte integrante del programma terapeutico4 dei bambini
ospedalizzati, fondamentale per la prevenzione delle conseguenze psicosociali negative a lungo termine
di una malattia.

All’interno di questo panorama, non va dimenticato il lavoro svolto dalle sezioni ospedaliere dall’inizio
della pandemia da COVID-19, un lavoro se possibile ancora più importante per garantire il diritto
all’educazione.

Proprio per rispondere a tali difficoltà, la Andrea Bocelli Foundation (ABF) è intervenuta per garantire il
diritto al benessere e all’istruzione di bambini e adolescenti in condizioni di svantaggio, con un progetto
dedicato alla Scuola in Ospedale (SIO), aperto da una fase di sperimentazione legata alla ricerca delle
opportunità educative offerte dalle nuove tecnologie, a cui segue un progetto pilota di riqualificazione o
ricostruzione di veri e propri centri educativi all’interno degli Ospedali Pediatrici Italiani5.

In questa cornice, durante l’anno scolastico 2020-2021, ABF ha inaugurato il progetto pilota Digital Lab
presso l’I.R.C.S.S. “G. Gaslini” di Genova, fornendo pc e tablet oltre ad una figura altamente qualificata in
merito all’uso delle tecnologie didattiche (l’atelierista digitale) a disposizione dei docenti, sia per un lavoro
congiunto in presenza che in remoto.

Figura 1 - Il progetto ABF Digital Lab in una serie di immagini: il TeachBus e i dispositivi, il gruppo di lavoro e l’atelierista digitale

4 Vedi la Circolare Ministeriale, 28 aprile 2015, prot. 2939

5 per approfondire https://www.aopi.it/
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Didattica della musica con il digitale

Da un lato, infatti, la donazione di dispositivi tecnologici è di per sé una prima risposta fondamentale al
bisogno organizzativo, ma al tempo stesso appare chiaro, per le ragioni espresse fin qui, la necessità di
sviluppare una riflessione effettiva sulle possibilità delle tecnologie digitali di rispondere alle esigenze
vive della didattica. La letteratura scientifica è da tempo ricca di contributi che hanno approfondito le
molteplici opportunità che l’impiego degli strumenti digitali portano all’educazione e alla scuola; dalla
possibilità di aumentare il feedback, in maniera inclusiva, all’ampliamento delle opportunità di relazione
educativa tra pari, fino all’agency degli studenti che diventano essi stessi autori e agenti del proprio
processo di apprendimento. Come già sottolineato in apertura dell’articolo, tali benefici non sono tuttavia
insiti nello strumento, ma frutto di una riflessione in cui la scuola è al centro di un insieme di sistemi di
natura diversa che co-operano rispetto all’obiettivo educativo6.

Metodologia
A fondamento dell’approccio metodologico dell’ABF Digital Lab7, vi è l’idea di supportare ciascun docente
a sviluppare le migliori strategie per l’implementazione delle nuove tecnologie nella propria pratica
educativa e didattica, in una cornice in cui il digitale rappresenti risorsa per: a) offrire nuove opportunità
per la scoperta ed il riconoscimento dei molteplici talenti individuali; b) promuovere una riflessione
metodologica per valorizzare le buone pratiche che valorizzino il portato culturale di ciascun docente; c)
rappresentare strumenti di relazione fra le persone, intendendo non solo la relazione fra pari ma anche
fra i diversi soggetti che vivono la scuola: famiglia, studenti e docenti; d) diventare utili strumenti per
creare delle reti educative volte a promuovere la qualità nell’educazione e nella didattica.

1. Partecipanti

In questa cornice, nel periodo gennaio-giugno 2021, è stato attivata una progettualità trasversale
intrapresa in modo congiunto da due docenti della Scuola dell’Infanzia (impegnate nei reparti di
Pneumologia e Fibrosi Cistica, e Gastroenterologia e Chirurgia Pediatrica I) e dal docente di Musica della
Scuola Secondaria di I grado in servizio per l’I.C. “Sturla” presso l’I.R.C.S.S. Da sottolineare la particolarità
che i docenti della Scuola Secondaria di I grado non hanno dei reparti specifici assegnati, mentre le
docenti della Scuola dell’Infanzia non lavorano soltanto con i bambini da 3 a 6 anni, bensì con tutti i
bambini ed i ragazzi presenti nei reparti a cui sono assegnate, costituendo in tal senso un riferimento
importante per la continuità educativa dei bambini e dei ragazzi ricoverati.

6 Per approfondire: Carli S., Un approccio sistemico all’introduzione delle nuove tecnologie nei contesti scolastici: il bibliotecario 4.0 nel progetto

pilota ABF Digital Lab, in “Bricks”, 44, 2021, pp. 95-102.

7 Per approfondire: https://abfworkshop.com/it/workshop/2021/break-the-barriers-2021/

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BRICKS n.2 - 2022

2. Il progetto e le ricadute metodologiche

In un anno scolastico in cui la pandemia da COVID-19 era ancora lontana da una sua forma più mite, il
gruppo di lavoro composto dai docenti e dall’atelierista si è interrogato sulle possibili opportunità di
sviluppare una progettualità in grado di promuovere la continuità educativa attraverso le risorse messe a
disposizione dall’esperienza musicale.

Il percorso è quindi iniziato coinvolgendo dapprima gli studenti in una serie di ascolti, tramite playlist pre-
carica sui tablet, sui diversi stili compositivi e sul loro rapporto con le emozioni e la narrazione. In questa
fase le lezioni avvenivano singolarmente, al letto dello studente e con una durata di circa mezz’ora, nel
rispetto delle norme anti-pandemiche che imponevano permanenze brevissime nelle stanze dei pazienti.
I tablet venivano usati al posto dei libri di testo e dello strumentario, non condivisibile l’anno scorso, e
venivano igienizzati dopo ogni lezione.

Dopo questa prima fase di lavoro sugli ascolti, di natura più teorica e legata anche alla storia della
musica, il docente ha costruito insieme agli studenti, arricchendola paziente dopo paziente, una playlist
di brani di diversi generi musicali e con diverse connotazioni emotive, tessitura armonica e timbrica. La
playlist comprendeva, per esempio, brani come What a wonderful world di Louis Armstrong, Don’t worry,
be happy di Bob Marley, la prima Gymnopedie di Satie, dei brani di musica folk e pop, ed altri ancora.
Questa playlist così costruita ed arricchita nei mesi dagli studenti che man mano si sono susseguiti, è
stata consegnata, su dei tablet, alle docenti della Scuola dell’Infanzia, con la proposta di chiedere ai loro
studenti di scegliere un brano ascoltando il quale disegnare liberamente qualsiasi cosa venisse loro in
mente. I disegni dovevano poi essere raccolti, segnando per ognuno il brano che li aveva ispirati e
riconsegnati al docente. Parallelamente, il professore ha continuato a lavorare con i propri studenti, alla
creazione di un insieme di brevi storie, sfruttando dei dadi per storytelling come gli StoryCubes8. Queste
brevi storie sono state registrate, come audiolibri, e consegnate anch’esse alle docenti della Scuola
dell’Infanzia perché potessero farle illustrare agli studenti presenti nei loro reparti. In questo modo,
nell’arco di alcune settimane, il docente ha raccolto parallelamente delle illustrazioni legate all’ascolto di
un brano musicale e le illustrazioni di brevi storie. Questo materiale ha permesso di passare ad una
successiva fase del progetto, legata al montaggio audiovisivo dei materiali raccolti, lavorando con gli
studenti della Scuola Secondaria di I grado, ad una doppia componente:

- il lavoro di animazione e montaggio delle illustrazioni ottenute, focalizzando l'attenzione su quali


aspetti far emergere maggiormente, quali dettagli, quali movimenti di ripresa.

- l’attività di riflessione (una volta digitalizzate e montate le illustrazioni) su come creare una
colonna sonora adeguata: quali timbri, quali tonalità, quali ritmi sfruttare per far emergere la
componente emotiva delle illustrazioni e del racconto da cui queste sono emerse.

Questa fase è stata realizzata sfruttando il software Kdenlive per il montaggio audiovisivo.
Parallelamente, il docente ha lavorato sulla componente musicale impiegando il tablet sia per

8 https://www.storycubes.com/it/

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Didattica della musica con il digitale

approfondire il tema delle emozioni in musica e della musica diegetica con degli ascolti, sia per sfruttare
app di editing audio al suo interno per montare e modificare il materiale via via scelto dagli studenti.
L'attività si è avvalsa quindi sia di musiche pre-registrate e sfruttate per il montaggio audio - nei limiti
concessi dalla normativa sul copyright - sia della ricerca della rumoristica adeguata e basi audio create
usando loop presenti in app come BandLab9.

Al termine dell’anno scolastico, sono stati quindi prodotti e raccolti diversi video, confluiti sotto il nome di
Soundtrack Stories, e condivisi sulla piattaforma ABF Educational10 in modo che divenissero patrimonio di
tutti gli studenti e i docenti afferenti alle scuole della rete ABF.

3. I risultati

Il progetto ha permesso, nell’arco di pochi mesi, da gennaio a giugno 2021, di costruire un progetto di
continuità educativa in un contesto connotato da interventi molto brevi e frastagliati come quello
ospedaliero e aggravato dalle norme anti-COVID19. Le tecnologie si sono rivelate una fondamentale
risorsa per la condivisione di materiali ed esperienze, in grado di promuovere i linguaggi musicali per
offrire varie e molteplici occasioni di apprendimento rivolte a bambini e ragazzi da 3 a 14 anni. Le
tecnologie, inoltre, sono state al centro del processo creativo ed educativo dei ragazzi, che hanno avuto
così modo di approcciare strumenti di uso quotidiano, in una modalità nuova, scoprendoli come alleati del
loro processo di apprendimento.

Conclusioni
In questo articolo abbiamo presentato un’esperienza pilota interdisciplinare e trasversale di
potenziamento delle occasioni di relazione con i linguaggi musicali mediante l’implementazione di
strumenti digitali nel contesto ospedaliero, sviluppata all’interno del progetto ABF Digital Lab attivato
presso l’I.R.C.S.S. “G. Gaslini” con i docenti della Sezione Ospedaliera dell’I.C. “Sturla” di Genova.

Tale esperienza, anche in assenza di condizioni che definiscano una vera e propria continuità educativa
dal punto di vista temporale e spaziale, ha rappresentato una opportunità importante nel costituirsi
come possibilità di strutturazione di progetti a staffetta, caratterizzandosi per la capacità di musica e
digitale di offrire canali di comunicazione e relazione a studenti e docenti di ordini e gradi di scuola
differenti.

9 https://www.bandlab.com

10 per approfondire https://www.abfeducational.com/
99
BRICKS n.2 - 2022

Acknowledgment

Si ringraziano le docenti Nicoletta Soldi e Fulvia di Fiore della sezione ospedaliera della Scuola
dell’Infanzia ed il Prof. Daniele Rosace della sezione ospedaliera della Scuola Secondaria di Primo Grado,
I.C. “Sturla” di Genova.

Erica Volta Serafino Carli


[email protected] / [email protected] /
[email protected] [email protected]

Atelierista digitale e ricercatrice unità di ricerca educativa Coordinatore pedagogico e supervisore scientifico Area
Andrea Bocelli Foundation Educazione e Formazione, Orientamento e
Ph.D., con un background in Filosofia, Scienze Cognitive e Apprendimento Permanente Andrea Bocelli Foundation
Informatica. Il suo ambito di ricerca riguarda
l'integrazione della percezione multisensoriale e lo Esperto in politiche educative per l’infanzia e
sviluppo di tecnologie multimodali per l'apprendimento e l’adolescenza è pedagogista, coordinatore pedagogico e
la riabilitazione, integrando il suo particolare approccio formatore. Attivo nell’ambito della ricerca, monitoraggio e
interdisciplinare ad una formazione professionale in analisi delle politiche e delle strategie per la promozione e
Musicoterapia. Ha lavorato attivamente in progetti la tutela dei diritti di bambini, ragazzi e famiglie in ambito
europei e si è occupata di formazione docenti e sociale, educativo, dell’istruzione e della formazione,
divulgazione scientifica. E' membro di società scientifiche svolge attività di reclutamento, formazione e
nazionali ed internazionali in psicologia, percezione della coordinamento di gruppi di lavoro per enti pubblici e
musica, affective computing ed informatica musicale. privati, ricoprendo incarichi di consulenza per la
progettazione, implementazione e valutazione di servizi e
programmi socio-educativi.

100
Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Schiavitù e libertà
La musica classica oltre
il tempo tra le culture
nell’era del digitale

a cura di:

Marcello Giuliano

# Musica, Educazione Civica, Tecnologie

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BRICKS n.2 - 2022

Schiavitù in musica

Figura 1 - Bambini estrattori di Coltan in Africa

Nella primavera dell’anno scolastico 2020-2021, nella mia scuola primaria di Lurano (BG), in qualità di
insegnante di Religione Cattolica, proposi alle insegnanti di storia e musica delle due classi terze, e poi
alle quarte, un tema di Educazione Civica di estrema e drammatica attualità: la schiavitù dei bambini nel
mondo. Un’emergenza che coinvolge quaranta milioni di uomini, in gran parte bambini. Venticinque
milioni di addetti ai lavori forzati e quindici di costretti ai matrimoni forzati. Eppure, la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’uomo sancisce che nessun uomo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di
servitù e che la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma!

Volevo parlarne attraverso la grande musica e valorizzando le moderne tecnologie della comunicazione,
avendo sempre presente lo specifico della docenza di Religione. Proposi di affrontare il tema,
inizialmente, attraverso alcuni video: i Bambini soldato, gli africani che raccolgono i pomodori nelle
nostre campagne, gli schiavi della pesca in Thailandia, gli schiavi a servizio per lavori domestici e i
bambini nelle miniere di Coltan, in Africa, estrattori di quel metallo prezioso che si trova solo in Congo
(Nelle miniere dove nascono gli smartphone - Nemo - Nessuno Escluso 25/05/2017 QUI). Quel metallo
indispensabile per fare funzionare ogni tipo di device e televisore, un metallo che ci coinvolge tutti con il
sangue di quei bambini e dei loro genitori, grazie al quale realizziamo la didattica digitale integrata.

Non volevo limitarmi a fornire informazioni, per quanto importanti e toccanti, a proposito di bambini
grandi quanto i miei, bensì aiutare i miei alunni ad immedesimarsi in quelle situazioni sul piano
conoscitivo ed anche emotivo, per quanto possibile, così da comprendere che nessun uomo può essere
schiavo o servo, così come Gesù dichiarò ai propri discepoli che non li aveva chiamati servi, ma amici,
memori del fatto che nel N.T. si trova l’invito a liberare i propri schiavi perché divenuti fratelli nella fede.
Ma volevo farlo attraverso la musica.

102
Didattica della musica con il digitale

Insieme alle maestre


Partimmo con opportune lezioni di storia e immagini, dalla schiavitù degli Ebrei in Egitto e in Babilonia;
prima a produrre mattoni per gli egiziani (parallelo con i bambini che con le stesse metodiche oggi li
producono in Perù), e poi, finalmente, la deportazione in Babilonia nel VI sec. a. C., contestualizzata nel
contesto dell’Impero babilonese. Coloro che si erano liberati dalla prima schiavitù in Egitto, che erano
diventati un popolo, e che avevano dato vita alla dinastia davidica, conoscevano la deportazione. E qui
inizia il primo approccio alla dimensione musicale. Gli ebrei composero dei Salmi, come il Sal. 136 (137)
“Lungo i fiumi di Babilonia, /là sedevamo e piangevamo/ ricordandoci di Sion./ Ai salici di quella terra/
appendemmo le nostre cetre,…” e ricordavano le parole di Ezechiele “Come un pastore passa in rassegna il
suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie
pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine”. (34, 13-31)

L’Insegnante di musica, poi, iniziò a parlare del Nabucco di Giuseppe Verdi, per presentare quel Va’
pensiero che traduce in parole e note di dolore e commozione la riscoperta della speranza religiosa del
popolo ebraico. Accostate le vicende che portarono al libretto di Temistocle Solera, ecco l’incontro con
Verdi al teatro alla Scala, iniziando a delineare alcuni passaggi di questa geniale Opera per provare a
sentire qualcosa di quella grande storia, dell’animo ferito del popolo di Israele. Lo scopo era scoprire cosa
potesse significare l’ingiustizia della schiavitù!

Nell’antichità, la schiavitù era cosa ordinaria presso i popoli del Mediterraneo. Ogni popolo vincitore
poteva trarre in schiavitù il popolo vinto con diritto di vita, di morte e di vendita. Anche gli Ebrei ebbero la
consuetudine della schiavitù, ma, in onore del Riposo di Dio, che riposò il settimo giorno dopo aver creato
l’universo in sei giorni, dopo sette anni di schiavitù, lo schiavo doveva essere lasciato libero. In più, lo
schiavo era retribuito; più un lavorante vincolato che non uno schiavo in senso stretto. Storia, religione,
Costituzione Italiana, Musica …

Per presentare quest’opera occorreva poter capire cosa fosse un’opera, ascoltarla e sentirne parlare, in
questo caso, da bambini cantori e musicisti della Scala, avvalendoci di alcuni video intervista.

Ora stavamo per giungere all’apice della nostra vicenda.

Dissi ai miei alunni: «Noi vogliamo far sì che possiate superarci nell’arte dell’apprendere.
Vogliamo offrirvi il meglio. E per quanto siano in grado raggiungere buoni risultati, mai noi
potremmo trasmettervi quello che un vero artista potrebbe comunicarvi. Così vi presentiamo,
attraverso un video, il grande conoscitore ed interprete di Verdi, Riccardo Muti, che è un maestro
anche per noi. Proprio perché voi dovete puntare ad essere i migliori, dobbiamo andare a scuola
dal Migliore».

103
BRICKS n.2 - 2022

Figura 2 - Riccardo Muti dirige Il Nabucco

Ascoltammo i primi minuti del Preludio. L’orchestra trasmetteva forti emozioni (QUI). Così come
poi sarà con le Coriste della Scala, fondamentale per quest’esperienza dei bambini che li vedrà
capaci di cantarlo e senza accompagnamento.

Seguimmo Muti nelle prove registrate. Spiegava alle coriste come cantare, come evitare gli
errori tipici cui si va incontro. Ecco che la tecnologia aiuta a tesaurizzare una registrazione che
potrà essere vista e rivista (QUI)

Figura 3 - Riccardo Muti e le coriste

(Qui si vede il Maestro alla fine di una recente esecuzione del Nabucco, ‘beato’ della perfezione quasi
ottenuta con le coriste e l’orchestra, una perfezione che è sempre oltre QUI)

104
Didattica della musica con il digitale

Iniziammo a cantare

Apprezzammo il senso degli indicatori di espressione che Muti sposava con massima passione,
penetrando i passaggi nelle delicate, impercettibili sfumature. I bambini, digiuni del canto
operistico, erano consapevoli che, passo passo, stavano imparando. Ammiravano quelle coriste
esperte che con umiltà si lasciavano correggere dal grande Muti. Anche loro piccoli ora si
sentivano insoddisfatti, se non riuscivano ad eseguire bene, pur stancandosi. Dei bambini di otto
anni avrebbero potuto provare a cantare insieme a simili grandi artiste? Lo facemmo cantando
sulla registrazione del video.

Avendo imparato a memoria le parole spontaneamente, e comprendendone ormai il significato,


quando poi al mattino arrivavano in classe, canticchiavano l’aria per conto loro. Si era aperto un
dialogo: Verdi, Muti, il Coro, i bambini, noi insegnanti! Quei video erano stati fondamentali,
comunicando gesti, parole, note, l’insieme e il particolare, ampliando l’esperienza attraverso la
conoscenza intellettuale ed empatica. La virtualità non aveva impedito di partecipare ed indurre
coralità anche tra noi.

Saremmo poi dovuti andare a provare in chiesa, per apprezzare la stessa musica nella
appropriata cassa armonica, ma i tempi delle regole Covid non ce lo permisero. Allora, mentre gli
schiavi ebrei, afflitti, sostavano sotto i salici, rimembrando i canti di Sion, del Signore, senza
osare cantarli in terra straniera, noi prendemmo le nostre voci, il nostro desiderio di cantare e
individuammo uno spazio a elle, all’aperto, nel perimetro della scuola, in cemento. Esso ci
consentì di raccogliere e amplificare un poco le voci. Quella fu per noi la nostra Cappella Sistina.
Da incompetenti, eravamo diventati appassionati, senza abbatterci per i condizionamenti del
contesto storico. Dopo numerose prove, le quattro classi avevano ottenuto un buon risultato
canoro, tenendo anche conto del fatto che, nella nostra piccola esecuzione, cantammo ‘a
cappella’, senza strumenti per l’accompagnamento.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 3 - L’esecuzione è delle due classi terze - https://youtu.be/a7fnoNwLiJs

Avvicinarsi alla musica supportati dalla


tecnologia
Tutto ciò facendo, avevamo non solo
valorizzato la musica in chiave interdisciplinare,
ma avevamo provato a collegare diverse
discipline anche mediante l’uso di alcuni
strumenti tecnologici non complessi. Ciò è
accaduto anche superando difficoltà di
strumentazione spesso non all’altezza,
proiettando perfino su schermi realizzati con Marcello Giuliano
un foglio di carta da pacchi bianca, personal [email protected]

computer obsoleti …, ma l’obiettivo del corso Istituto Comprensivo Cesare Consonni di Arcene (Bg)

era stato raggiunto dando vita ad un percorso Marcello Giuliano (Brescia 1957-) vive a Romano di Lombardia
di Educazione Civica che ritrova nella (BG). Ha conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il
Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore
Costituzione Italiana, agli articoli 2 (cf Professionale nel 2001. Ha lavorato numerosi anni nel sociale,
intraprendendo poi l’attività di Insegnante di Religione Cattolica
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 1, nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo. Collabora
ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate,
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica
dignità e diritti), 24, 28, 29, 35), la magna carta per conto della Diocesi stessa. Collabora alle riviste online Libertà
& Persona e Agorà Irc. Per Mimep-Docete ha pubblicato “Dalla
del rispetto della dignità della persona e della vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie
ferite” (2017) e, per la stessa Editrice, con Padre Gianmarco
famiglia, che, qualora venissero meno,
Arrigoni, “ Mio Signore e mio Dio (Gv 20, 28). Il Crocifisso piantato
priverebbero della libertà! nel cuore. Percorsi nella santità e nell’arte” (2020)

106
Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Videogiocare per
suonare meglio

a cura di:

Stefano Meani

# Musica, game, videogame

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BRICKS n.2 - 2022

Pianisti per caso


Mi relaziono da anni con allievi di età, sensibilità e istinti musicali diversi; più spesso di quanto si possa
immaginare, si inizia a studiare pianoforte senza una vera consapevolezza della materia. Un esempio
tipico sono i ragazzi preadolescenti e adolescenti: in qualche caso convinti a provare dai genitori,
certamente mi dicono di amare la musica, la magia delle mani in movimento sulla tastiera, ma di fatto
conoscono pochissimi brani pianistici classici, jazz, o pop-contemporanei. Abitualmente vorrebbero
riprodurre le canzoni che ascoltano: l’EDM, la trap o il rap. Nessun pregiudizio di genere, ma suonare al
piano una melodia pensata per voce e privata del testo, ingabbiati in un ineluttabile giro armonico di 4
accordi - come il famigerato VI-IV-I-V, per chi conosce i principi dell’armonia - è un’operazione spesso
fallimentare, soprattutto se diventa l’unico approccio allo strumento nella fase di apprendimento iniziale.

Parlare di videogiochi per insegnare a suonare


Una buona strada è provare a guidare questi ragazzi alla scoperta di musica pianistica, ma spesso non è
facile toccare le giuste corde. Sento perciò l’esigenza di trovare un canale di comunicazione alternativo,
attrattivo e conosciuto da entrambe le parti. Frequentemente, questo portale magico e decisamente
digitale è il videogioco, ormai molto vissuto, in differenti declinazioni, da diverse generazioni. Ricco di
spunti, mi permette di rendere più spettacolari, inaspettate ed efficaci spiegazioni di concetti e
procedure tipicamente musicali, attraverso metafore e brevi analisi.

Modalità di gioco: tutorial


Il mio lavoro con gli studenti dai 6 ai 18 anni si concentra al di fuori del sistema scolastico e attraverso
lezioni di piano individuali. Nella scuola primaria tengo saltuari corsi di musica propedeutica e con i
ragazzi mi capita di lavorare nei licei in ambito extracurricolare, come pianista accompagnatore e
arrangiatore per coro. Il contributo che propongo è rivolto anzitutto ai docenti di strumento delle scuole
secondarie ad indirizzo musicale, ma tutti i concetti meno tecnici, più legati all’ascolto e
all’apprendimento teorico possono essere applicati nei canonici contesti curricolari in gruppi collettivi.

Quando parlo ai ragazzi di un videogioco che non conoscono, magari appartenente ad una
generazione passata, noto una certa predisposizione a volerne saperne di più, a guardare dei video
online e talvolta ad andare poi a provarlo in prima persona tramite un emulatore. Certamente c’è un
approccio molto più attivo e ricettivo di quanto non avvenga parlando di musica e la ragione è banale: in
modo autonomo si tende fin da giovani a giocare spesso e ovunque (sul telefonino, con le console…) e si
impara ad esplorare e maneggiare il mezzo. In ambito musicale, dove vigono dinamiche di comprensione
e sviluppo del gusto meno immediate, manca nella cultura di massa l’abitudine all’ascolto massiccio e
ripetuto di tutti i generi. La scuola in questo è di scarso aiuto, se è vero che ad oggi è ancora prassi
spendere le poche ore settimanali a disposizione cercando di far suonare ad una classe intera la
medesima melodia con strumenti come il flauto dolce (di plastica!) o l’ukulele. Sarebbe infinitamente più
utile accompagnare i ragazzi ad esplorare la potenza delle emozioni esperibili con un semplice ascolto
108
Didattica della musica con il digitale

ampio e costante: dal contrappunto di Bach, ai virtuosismi di Chopin, dagli assoli di Chet Baker alle arie da
musical di Webber, dal rock dei Radiohead alle contaminazioni di genere del giovanissimo Jacob Collier.

Parlare con passione di videogiochi ai ragazzi mi concede un piccolo bonus di autorevolezza che
riesco a spendere nel discorso musicale per rendere meno ostico l’approccio esplorativo. Seguono una
serie di esempi che mi capita di usare durante le lezioni, attraverso la semplice narrazione o con l’ausilio
di YouTube per osservare e ascoltare sul campo un gioco in esame. Non vuole essere una descrizione
esaustiva di un metodo di insegnamento bensì lo spunto per provare a sfruttare in modo dinamico le
peculiarità del medium digitale per eccellenza nell’ambito della didattica musicale.

Press START to play


To play, jouer, spielen… sono molte le lingue che ci ricordano il legame profondo tra giocare, suonare e
mettere in scena. C’è sempre di mezzo una storia, sia essa da raccontare, ascoltare, immaginare,
oppure da vivere in prima persona diventandone protagonista. In tutti questi universi come la musica,
il gioco e la sua dimensione digitale più estrema e complessa, il teatro e in generale ogni forma di
espressione artistica, esistono dei ruoli comuni e sovrapponibili: autore, compositore, creatore,
programmatore, esecutore, giocatore, performer, ascoltatore, spettatore.

Genere: Role-Playing Game


Un buon insegnante dovrebbe aiutare tutti i partecipanti all’interno di una storia a considerare il
ruolo/i che occupano in ogni momento. Ad un mio allievo cerco sempre di mostrare le intenzioni
dell’autore in un brano, come possono trasparire a vari livelli dallo spartito, all’ascolto e al contesto
storico, quindi lo aiuto ad interpretare la parte dell’esecutore attingendo dalle sue qualità creative ed
emotive, affinché possa giocare con le regole del compositore e divenire coprotagonista del racconto.
Infine lo invito a vestire i panni dell’ascoltatore (e spettatore), che può coincidere esclusivamente con
l’allievo stesso quando é da solo in cuffia nel salotto di casa, o trasformarsi in pubblico anche ampio
durante un’esibizione sul palco.

To play music & to play videogames


Un aspetto particolare che caratterizza entrambi i media è che tra la creazione dell’autore e la
fruizione finale c’è una fase di manipolazione, esplorazione, talvolta aggiramento delle regole tale per
cui ogni esecuzione, ogni partita, diventa unica e nuova. Beethoven ha composto le sonate per piano
circa 200 anni fa, gli spartiti sono rimasti inalterati, eppure generazioni di pianisti continuano a studiare,
eseguire ed inciderne nuove versioni portando all’orecchio nuove intenzioni, fraseggi, velocità. Il primo

109
BRICKS n.2 - 2022

SimCity1 (Maxis - 1989) permette di creare tutt’ora città sempre nuove privilegiando la linea ferroviaria
alle strade, le industrie alle zone commerciali, gli impianti sportivi ai parchi verdi. La questione è ancora
più evidente in ambiti specifici aperti come il jazz e i giochi sandbox (il termine rimanda paradossalmente
allo spazio recintato con la sabbia destinato ai bambini, dove possono sperimentare al sicuro): su
YouTube è possibile ascoltare alcune delle innumerevoli incisioni di My Favorite Things2 (R. Rodgers -
1959) o guardare qualche sessione di Minecraft3 (Mojanj - 2009) ad oggi il videogioco più venduto nella
storia. Un orecchio poco allenato potrebbe faticare anche solo a riconoscere la melodia del celebre brano
tratto dal musical The Sound of Music; l’occhio del principiante potrebbe imbattersi nella realizzazione di
edifici di una certa complessità architettonica, foreste animate da personaggi che combattono o gare
automobilistiche senza riconoscere lo stesso motore di gioco. Buone esecuzioni e buone partite,
possono portare a risultati molto appaganti e differenti percorrendo strade del tutto diverse.

Figura 1 - Mappa di una città di SimCity e una Modern House in Minecraft realizzate da videogiocatori

Sulla stessa barca


Ci sono molti aspetti che accomunano il musicista al videogiocatore, a partire dal percorso necessario per
arrivare a padroneggiare un brano come il Preludio e Fuga in Mi maggiore BWV 878 di Bach o il
complesso simulatore calcistico FIFA 224 (Electronic Arts - 2021).

1 vd. https://youtu.be/wAhkGAjgRuo

2 vd. https://youtu.be/qWG2dsXV5HI

3 vd. https://youtu.be/pW5leU9YI0Q

4 Vd. https://youtu.be/XlrJ_urwp-Y
110
Didattica della musica con il digitale

PRELUDIO E FUGA BWV FIFA 2022


878

- lettura note, ritmo, fraseggi - regolamento del gioco


- analisi armonica COMPRENSIONE calcio
- comprensione struttura REGOLE DI BASE - funzioni del gamepad: tasti
fuga per passaggi, tiri, scivolate,
finte , scatti etc.

- quanto peso dare ad ogni - è meglio cercare il goal con


mano (o dito) per ANALISI un cross dalla fascia o
evidenziare la voce che DINAMICHE passando per fitte trame
suona il soggetto? PIU’ COMPLESSE centrali?
- quale fraseggio suggerisce - la tattica del fuorigioco è
la linea melodica del efficace contro il
preludio? computer?

- come vengono gestiti gli - cosa cambia nel gameplay


stretti finali rispetto alle CONFRONTO rispetto all’edizione 2021?
altre fughe del OPERE SIMILI - come cambia la
Clavicembalo Ben preparazione tattica della
Temperato? partita rispetto a Sensible
- e rispetto ad un fugato di Soccer?
Rossini?

- studiare lentamente a - controllare la barra di


mani separate, poi unite. ALLENAMENTO potenza dei tiri
provare diverse COORDINAZIONE E GESTI - seguire da vicino
diteggiature. TECNICI l’attaccante e premere il
- esercizi mirati per i tasto contrasto nel
passaggi più impegnativi momento corretto

- quali dinamiche sonore - giocare sempre in


usare per evidenziare le 3 contropiede permetterà di
sezioni della fuga? SVILUPPO STRATEGIE vincere il campionato?
- qual è il tempo univoco più - su quali calciatori investire
adatto che possa il budget per il
valorizzare i fraseggi di calciomercato?
entrambi i movimenti?

- suonare e padroneggiare il - padroneggiare il gioco nelle


brano, anche in pubblico RAGGIUNGIMENTO varie modalità
OBIETTIVO FINALE - battere computer e
avversari umani

111
BRICKS n.2 - 2022

Figura 2 - J. S. Bach osserva perplesso un’azione di gioco in FIFA 22.

Esempi di buona programmazione e game design per suonare ed ascoltare


meglio

Dinamica del suono ed effetto parallasse

Quando si inizia a suonare uno strumento, tipicamente non si pensa alla dinamica del suono; tutta
l’attenzione è rivolta a prendere le note corrette, possibilmente con un ritmo adeguato, eventualmente
con le dita appropriate. Segue la fase in cui si scopre la dinamica e la si immagina come ad una manopola
del volume in movimento che permette di sottolineare i momenti salienti di una melodia: è una grande
conquista. Esiste un livello successivo, molto più complesso, in cui si possono immaginare e gestire
diversi piani di dinamica del suono in contemporanea, garantendo una profondità decisamente più
ampia. Per mostrare questo concetto trovo efficace l’esempio dell’effetto parallasse nei videogiochi. Fino
all’avvento della grafica 3D come standard a metà anni novanta con la prima PlayStation, molti giochi
bidimensionali a scorrimento sfruttavano diverse assi di movimento sovrapposte per simulare una
profondità spaziale dello scenario. In Shadow of the Beast5 (Psygnosis - 1989), iconico gioco per Amiga, il
protagonista corre in primo piano per esplorare il livello, gli alberi immediatamente dietro scorrono a
velocità moderata, le montagne più lontane ancora più lentamente ed infine le nuvole in cielo sembrano
quasi immobili. Comprendere questa meccanica può rendere più chiaro il potenziale di pensare alla
dinamica sonora all’interno di un gruppo di poche note, che può coesistere e svilupparsi in
contemporanea a quella di una più ampia frase musicale di 4 battute, e ancora a quello di un’intera
sezione del brano e così via.

Checkpoint

Un buon game designer conosce l’importanza di posizionare nei posti strategici i punti di salvataggio:
all’inizio di una nuova mappa di gioco, subito prima di una sezione affollata di nemici destinata a far
perdere parecchie vite, ma dopo una lunga sequenza cinematografica non interattiva (quanto è
frustrante guardare una manciata di volte la stessa scena di 3-4 minuti passivamente per morire

5 Vd. https://youtu.be/Wyr19hI6P1w
112
Didattica della musica con il digitale

all’arrivo dei primi nemici solo 5 secondi dopo?). In Uncharted6 (Naughty Dog - 2007 ) i savepoint sono
ben posizionati: la parte cinematografica, esplorativa e quella di azione si alternano in modo fluido e
piacevole anche quando le masse di nemici richiedono di giocare più volte una zona del livello. Un buon
musicista-esecutore, dovrebbe posizionare con la stessa attenzione i propri checkpoint (ovvero dei
punti in cui è in grado di ripartire con sicurezza e rapidamente) all’interno di un brano. In fase di studio
questo eviterà la necessità di ripartire dall’inizio solo per aver sbagliato una nota alla 17° battuta,
preservando la concentrazione; durante un’esibizione in pubblico permetterà di resettare facilmente
corpo e mente dopo un piccolo errore senza innescare un pericoloso effetto a catena. Da una semplice
nota errata è un attimo arrivare a perdere il controllo del passaggio, quindi della frase musicale e
precipitare rovinosamente verso un tragico game over!

Figura 3 - Elementi dello scenario scorrono su diversi piani in Shadow of the Beast

Dimmi come ti senti e ti dirò che accordo sei

Analizzare i passaggi musicali significativi dei videogiochi permette di comprendere l’uso quasi
chirurgico di certi tipi di accordi, sequenze armoniche o figure ritmiche per rimandare ad un preciso
stato d’animo o emozione. In Metal Gear Solid (Konami - 1998), opera dalle atmosfere cupe e
ansiogene in cui il protagonista è un agente segreto nascosto all’interno una base nucleare in mano a
terroristi, la schermata del game over è accompagnata da un tema di archi incalzate in tonalità minore
con tanto di 9b [nona bemolle]: si percepisce chiaramente la tensione e la gravità della situazione. Al
contrario, in tutti gli episodi di Mario (Nintendo - 1891-2020), l’idraulico più famoso al mondo, i game
over sono accompagnati da temi distensivi, lenti e in una rassicurante tonalità maggiore, quasi a
sottolineare che la storia del rapimento della principessa e la lotta tra buoni e cattivi è solo un’innocente

6 Vd. https://youtu.be/Dde_J6hgi-E
113
BRICKS n.2 - 2022

messinscena. Nei vari Final Fantasy (Square 1987-2016) la comparsa improvvisa di nemici da
combattere mentre si cammina sulla mappa generale viene annunciata da un improvviso accordo di
settima diminuita: ansia, paura e tensione! La vittoria di una battaglia ha un sapore epico e appagante: 3
accordi maggiori a distanza di tono in sequenza. In Puzzle Bobble (Taito - 1994) la velocità in BPM
[battiti per minuto] del tema principale aumenta proporzionalmente all’abbassamento del livello
delle bolle da far scoppiare verso il pavimento: l’effetto è enfatizzante e il giocatore percepisce
immediatamente la situazione di maggior pericolo.

Figura 4 - Una partita a 2 giocatori di Puzzle Bobble: il giocatore a destra è in una situazione critica!

Insert COIN to continue


Qual è l’insegnamento più grande che un apprendista musicista dovrebbe cogliere videogiocando?
L’importanza di comprendere quando e in che modo evitare il game over. Sbagliare è inevitabile e sano,
non deve spaventare. E’ corretto perdere una vita per vedere se un salto estremo permette di
raggiungere una piattaforma nascosta, è costruttivo suonare note completamente sbagliate nel
tentativo di cercare la migliore diteggiatura. Quando tuttavia arriva il vero momento del to play, è
necessario giungere con successo a fine livello. Era molto chiaro ai videogiocatori del passato che
completavano un gioco al cabinato del bar con le uniche due monete a disposizione per quel
pomeriggio. Lo è oggi a chi si iscrive ad un torneo online. Dovrebbe esserlo anche a chi suona. To play è
avere un pensiero musicale e riuscire a portarlo a fine livello, a chi è in ascolto, senza incappare in un
game over. Non significa necessariamente non fare la più piccola sbavatura, ma nemmeno il semplice
suonare tutte le note dello spartito correttamente, magari al secondo tentativo. Quello stato di tensione
ed eccitazione tipico di chi sta giocando la partita che conta, dovrebbe attraversare anche un qualsiasi
performer davanti allo strumento, mentre suona per sé stesso o per un pubblico, a prescindere dal livello
tecnico. Non è affatto semplice e scontato, anzi è piuttosto consueto osservare allievi principianti alle

114
Didattica della musica con il digitale

prime esibizioni rimanere immobili proprio sulla penultima nota di un brano, concentrati a trovare con le
dita la posizione dell’accordo conclusivo con l’unico obiettivo di riuscire a suonarlo correttamente. Dopo
5 secondi di vuoto cosmico. Un piccolo, grande e inconsapevole game over.

A volte sui mezzi di trasporto osservo i passeggeri che giocano a Candy Crush Saga (King - 2012): perché
alcuni scambiano caramelle compulsivamente appena ne scovano tre vicine? il gioco non ha un
cronometro e il punteggio premia solo il minor numero di mosse fatte. Bisogna valutare con profonda
attenzione ogni turno. Senza retorica, mi chiedo: trovano appagante giocare in questo modo? Saremo
sempre liberi di giocare e suonare come ci fa stare meglio; ma se vogliamo farlo realmente dobbiamo
prendere sul serio le regole. Un buon insegnante dovrebbe mostrarlo sempre, magari anche con un
gamepad in mano!

Stefano Meani
[email protected]

Suono il piano dall'età di 9 anni. In parallelo agli studi classici in conservatorio ho coltivato la passione per la
musica pop/rock imparando a leggere gli accordi con le canzoni dei Beatles e dei Queen. Nello stesso periodo
ho scoperto i giochi per MS-DOS su un vecchio PC 486. In adolescenza ho alternato allo studio di Bach le
armonie dei Radiohead, iniziando ad apprezzare il jazz di Chick Corea; negli anni del diploma in pianoforte ho
acquistato la mia prima PlayStation. Mi ha sempre affascinato la teoria musicale ed in particolare lo studio
dell'armonia declinata nei vari generi. In parallelo all’attività concertistica, insegno da oltre 15 anni ad allievi di
tutte le età e livello; con passione cerco di promuovere la scoperta e l'ascolto ampio della musica in tutte le
sue dimensioni attraverso lo studio del pianoforte.

115
BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

Musica nelle STEAM

Musica nella scienza o


Scienza in musica

a cura di:

Costantina Cossu,
Simonetta Falchi

# Musica, STEAM, didattica innovativa, inglese

116
Didattica della musica con il digitale

Musica e STEAM non è magia… è realtà

Introduzione
“Se non fossi stato un fisico, probabilmente sarei stato un musicista”

Così diceva il padre della relatività A. Einstein, sottolineando l’indissolubilità tra le materie scientifiche e
la musica. Storicamente, la distanza percepita tra scienza e musica è da considerarsi un prodotto
relativamente recente, conseguenza della separazione artificiosa tra l’ambito umanistico-artistico e
quello scientifico-quantitativo. In realtà, come affermava Pitagora già due millenni fa, musica e
matematica sono intimamente connesse. Altri scienziati hanno approfondito questo legame, basti
pensare al filosofo e matematico Leibniz che nella lettera al matematico tedesco Ch. Goldbach del 17
aprile 1712, scrisse: «Musica est exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare animi» (La musica
è un esercizio occulto dell’aritmetica, nel quale la mente non si rende conto di calcolare)1.

La musica però presenta profonde connessioni con tutte le discipline STEAM (Scienza, Tecnologia,
Ingegneria, Arti e Matematica) e ciò rende particolarmente proficuo il suo impiego nella didattica in
quanto permette di amplificare l’attenzione, essere coinvolgenti, promuovere lo sviluppo del problem
solving, dell'autonomia e soprattutto di imparare facendo.

Osservando meglio, sarebbe persino possibile affermare che la musica è strettamente connessa con la
vita a tutti i livelli. La musica, infatti, non è solo piacevole da ascoltare (come attesta il detto è “musica
per le mie orecchie”), ma anche benefica per la salute e il benessere: secondo recenti studi, l'ascolto di
certi tipi di musica può migliorare l'umore, ridurre lo stress, alleviare il dolore (ad esempio per i pazienti
sottoposti a interventi chirurgici), stabilizzare la frequenza respiratoria, aiutare a consumare meno cibo,
aiutare a trattare l'insonnia, aumentare la resistenza agli esercizi e migliorare la motivazione e le
prestazioni nella corsa. La musica dunque non può essere considerata solo una forma d'arte destinata
all'intrattenimento.

Il suo essere così intimamente connessa con la vita, la rende perfetta per l’utilizzo a scopi educativi,
come ampiamente dimostrato nell’ambito della glottodidattica. Già negli anni ‘70 infatti, si sosteneva
che la musica potesse incrementare l'interesse degli studenti nell'apprendimento della lingua, e le
interconnessioni tra l’intelligenza linguistica e quella musicale evidenziate da Gardner (2013)2 hanno
definitivamente spianato la strada all’uso della musica nei corsi di lingua.

Del resto è intuitivo che musica e canzoni, avendo un fascino universale e una presenza onnipresente
nella vita quotidiana della maggior parte delle persone, abbiano tutti i presupposti per diventare una

1 Cfr. la voce “Musica e matematica” di Angelo Guerraggio nella Enciclopedia della Matematica (2013) (visibile online all’indirizzo:
h t t p s : // w w w. t r e c c a n i . i t /e n c i c l o p e d i a / m u s i c a - e - m a t e m a t i c a _ % 2 8 E n c i c l o p e d i a - d e l l a - M a t e m a t i c a % 2 9 /
#:~:text=Goldbach%20del%2017%20aprile%201712,si%20rende%20conto%20di%20calcolare).

2Gardner, H. (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. New York: Basic Books. Gardner, H. (2013). Howard
Gardner: ‘Multiple intelligences’ are not ‘learning styles’. The Washington Post, 16. https://www.washingtonpost.com/news/
answer-sheet/wp/2013/10/16/howard-gardner-multiple-intelligences-are-not-learning-styles/?utm_term=.95cce7f0f698
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BRICKS n.2 - 2022

risorsa didattica efficace. Ma non si tratta solo di una questione di fascino, la musica ha la capacità di
coinvolgere ogni parte della natura e della vita umana.

L’azione della musica è infatti notoriamente un’azione che può essere diretta sia dall’esterno all’interno
della persona (strumenti e vibrazioni esterne che coinvolgono la psiche della persona), sia dall’interno
all’esterno (la fisiologia di una persona ne influenza il modo di produrre i suoni). Ciò che invece è meno
noto, è che la musica è anche alla base del funzionamento dell’essere umano: le proteine sono infatti in
grado di vibrare e produrre suoni come delle campane. Tutti questi spunti possono essere utilizzati come
punti di partenza per dei laboratori creativi e innovativi.

Scientix- astroEDU-Musica e natura


Chiudendo gli occhi si può viaggiare in musica: la musica istantaneamente può portare a vedere col
cervello una foresta, una sorgente, la pioggia scrosciante , il boato di un tuono.

Dovremo ritornare alla musica della natura, al silenzio interrotto da un cinguettio o dal vento, tutto
questo che è ambiente e natura è anche musica universale. Questi suoni, detti rumori bianchi, vengono
anche riproposti in apparecchi che imitano tecnologicamente i rumori della natura, con lo scopo di
favorire il sonno nei neonati e attenuare lo stress3.

Le immagini astronomiche, da tempo immemorabile, hanno ispirato le persone a creare un tipo di


musica che si può propriamente definire “Astromusica”. Un’esperienza bellissima per piccoli studenti la
possiamo trovare fra le risorse del progetto Scientix4 nel progetto astroEDU5 dove astronomia, fisica,
esplorazioni spaziali e musica diventano un tutt’uno allo stesso tempo coinvolgente e futuristico.

Questa attività è stata progettata per l’uso sia da parte di docenti di musica, che di insegnanti di
scienze. Parte dal presupposto che l’improvvisazione è l’arte di creare musica senza partiture musicali
(ad esempio, scrivere musica al volo). Il valore aggiunto dell’improvvisazione è che la creatività fluisce
indisturbata e il risultato ottenuto è unico, aperto e per niente scontato. Durante l’improvvisazione, poi,
non esiste l’errore, elemento che contribuisce ad abbassare il filtro emotivo, particolarmente negli
adolescenti.

Coinvolgere gli studenti nell’improvvisazione musicale sviluppa l’autostima e la consapevolezza


dell’errore come aspetto fondamentale della scoperta, della ricerca. L’improvvisazione in piena libertà
rende praticamente impossibile fallire.

3L’argomento è alquanto controverso, come dimostra l’articolo “Noise as a sleep aid” che offre una rassegna dei principali studi
sull’argomento (cfr. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1087079220301283)

4 http://www.scientix.eu/projects/project-detail?articleId=137066

5 http://astroedu.iau.org/it/activities/create-your-own-astro-music/
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Didattica della musica con il digitale

Figura 1 - Ammasso stellare M47

Gli studenti e le studentesse visionano immagini astronomiche che diventano stimoli per creare brevi
improvvisazioni musicali (15-30 secondi). Successivamente descrivono come la musica che hanno creato
si collega all’immagine. Esplorano i vari modi di usare il suono per rappresentare ciò che vedono.

Per gli studenti che hanno un background musicale scarso o nullo gli strumenti a percussione (batteria,
shaker, etc.) sono i migliori. Tuttavia non è fondamentale possedere uno strumento musicale, va bene
qualsiasi oggetto in grado di produrre un suono.

Scientix-ISTEM-“Musica STEM”

Gli studenti realizzano il proprio amplificatore.

iSTEM, dove la 'i' sta per interazione, interdisciplinare, ingegnoso, interessante e inclusivo.

Questo progetto è multidisciplinare con base STEM-x della durata di un anno. Utilizzando vari strumenti
e metodologie tipiche della didattica innovativa, tra cui il CBL, gli studenti sono inizialmente guidati
nell’esplorare le proprietà del suono, e successivamente esplorano anche il proprio spettro uditivo. Un
ulteriore obiettivo del progetto è quello di imparare quando e come proteggersi dal suono. Durante le
attività di ricerca, il campo di analisi si amplia gradualmente sino ad arrivare a scoprire la connessione tra
quanto studiato e il suono del proprio telefono cellulare.

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BRICKS n.2 - 2022

Figura 2 -Musica STEM

Una volta consolidato il background scientifico, gli studenti vengono incoraggiati a scegliere un sistema di
amplificazione personalizzato per il proprio telefono cellulare: possono trasformare il loro cellulare in una
cassa di risonanza meccanica, in un altoparlante esterno o in uno strumento musicale.6

La documentazione e le fasi del progetto possono essere scaricati come file zip, in lingua olandese, dal
sito dedicato al progetto iSTEM (https://istem.be/).

Scientix-Musica, fisica e divertimento


Sbirciando nelle risorse di Scientix7 scopriamo che è possibile la commistione fra musica & fisica &
divertimento. Il primo semplice esperimento, tra i più conosciuti ma sempre affascinanti per gli studenti,
consiste nel prendere tanti bicchieri quante sono le note musicali. I bicchieri, che devono essere
preferibilmente di forme differenti, vengono poi riempiti di acqua di livelli differenti, e testati con gli
alunni. Si potranno quindi creare le note necessarie per “dare il la” a un fantastico concerto.

Questo esperimento è destinato a spiegare in modo accattivante le caratteristiche del suono, come
combinare la musica con la fisica e far capire concetti come frequenza, densità e larghezza di
oscillazione in modo divertente.

6I materiali disponibili sul sito, si possono utilizzare con la licenza d'uso Creative Commons BY, NC, SA.
Cfr. https://istem.be/projecten/stem-mig-muziek-versterken/ (ultimo accesso 5 Marzo 2022).

7 http://www.scientix.eu/resources/details?resourceId=23836-videotutorial
120
Didattica della musica con il digitale

Creare Musica ieri ed oggi - il Digitale - esperienza didattica


Per secoli per originare e studiare la musica si è utilizzato il suono prodotto dal contatto tra due oggetti:
il dito che sfiora un bicchiere, le mani che battono su una superficie, un martello su una campana, le dita
sulle corde della cetra, il fiato in un flauto o le percussioni su un tamburo, etc.
Oggi è possibile trasformare il suono di una chitarra e di un pianoforte, e modificarlo a nostro piacimento
creando delle composizioni uniche con piattaforme di moduli elettronici, quali ad esempio Littlebits.
Altre piattaforme e apparecchi, come Makey Makey e Scratch, consentono di far suonare oggetti come
matite, mele, banane, caramelle, alluminio, grafite.
Didatticamente si può anche andare oltre: la tecnologia permette di creare una linea del tempo in cui
inserire gli scienziati musicisti e farli rivivere con i loro suoni a suon di STEM. (timeline Knight Js). Le
esperienze più amate dagli studenti saranno però sicuramente i laboratori.

Figura 3 - La produzione di un violino con stampa 3D

Un'esperienza-laboratorio particolarmente significativa è il Progetto “MUSIC LAB” – Seconda Edizione


Scuola Media Istituto Comprensivo n°1 - Arzachena, realizzato grazie al finanziamento avuto con fondi
della Fondazione di Sardegna e la collaborazione dell’Ing. A. Burrai -Fab Lab di Olbia.
Il progetto, ispirato al famoso 3Dvarius, consiste nel creare un oggetto innovativo: un violino
funzionante stampato in 3d con parti speciali in legno.
Creare uno strumento musicale realmente funzionante grazie alle nuove tecnologie e strumenti presenti
in istituto mai (o poco) utilizzati è stata una sfida fortemente motivante per gli studenti.
La scelta dello strumento da creare è stata degli studenti.
Il lavoro, che è possibile vedere nelle immagini qui di seguito, è stato suddiviso in varie fasi (realizzate in
squadra dagli studenti): la creazione del corpo del violino con macchina a taglio laser, il successivo

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BRICKS n.2 - 2022

assemblaggio delle parti, la prova del suono con elettronica collegata al PC, la registrazione della
traccia sonora.
Lo stupore è innegabile, funziona ed il suono è eccellente… La prossima tappa costruire una chitarra.

Musica e bolle di sapone


Tutti conoscono le bolle di sapone e il fascino che esercitano su grandi e piccini, ma raramente si riflette
sul fatto che siano dei piccoli laboratori fisici, chimici e anche compagne di un'orchestra dove suono e
luce si intrecciano.

Figura 4 - Bolla di sapone

Quanti di noi hanno ammirato l’arcobaleno evanescente che per il tempo di un battito di ciglia si riflette
sulle superfici delle bolle “magiche”. Sono bolle d’aria circondate da una sottilissima pellicola di acqua
saponata che, grazie alla tensione superficiale, si comporta come un sottile palloncino iridescente di
gomma multicolore.

Maestro di orchestra speciale-laboratorio


Per il laboratorio potrà essere una stanza facilmente oscurabile, e occorreranno materiali facilmente
reperibili come una penna laser, delle cannucce e acqua saponata (sapone dei piatti concentrato -
aggiungendo zucchero, miele o glicerina si ottengono bolle più resistenti) ed uno strumento musicale,
meglio se a corda.

Per il buon esito del progetto è necessario il lavoro di squadra: un alunno fa le bolle di sapone, un altro le
illumina col laser mentre un terzo suona il violino.

Lo stupore è garantito: i colori delle bolle si muovono a suon di musica. Al Mi, Sol, Si, Do corrispondono un
allontanamento e avvicinamento di colori che appare come una danza affascinante.
122
Didattica della musica con il digitale

Dopo che si ripetono più volte gli alunni dalla posizione dei colori riescono anche a leggere le note
musicali.

Questo esperimento può essere utilizzato per una attività didattica di tipo inquiry di 3 o 4 livello: partendo
dall'esperienza visiva scoprire il perché sia possibile leggere la musica in questo spartito effimero.

Musica nella scienza o scienza in musica ? Danza del DNA


Un altro affascinante campo di indagine è quello che riguarda direttamente il corpo umano. Anche il
corpo infatti ha la sua musica. Una vera e propria “musica della vita” viene prodotta dalle vibrazioni delle
proteine che modulano i loro movimenti come corde di violino. È grazie a questi movimenti che le
proteine possono cambiare rapidamente forma per legarsi ad altre proteine e permettere lo svolgimento
di funzioni vitali del nostro corpo, come la respirazione e la duplicazione del DNA.
In uno studio pubblicato su Nature Communications condotto da un team di ricercatori guidati da Andrea
Markelz dell'Università di Buffalo, New York, i ricercatori hanno potuto osservare, per la prima volta in
dettaglio, le vibrazioni del lisozima, una proteina antibatterica scoprendo che le vibrazioni, che prima si
riteneva diminuissero rapidamente, in realtà persistono nelle molecole come il suono di una campana.

Questi piccoli movimenti sono alla base di processi necessari al nostro corpo per svolgere funzioni
biologiche critiche come assorbire l'ossigeno, riparare altre cellule e replicare il codice genetico. La
scoperta di questa “musica della vita” era stata fatta per la prima volta nel 1922 da Alexander Fleming, il
biologo che sintetizzò la penicillina8.

Danza del DNA & Sintesi proteica


Musica, scienza e danza
Partendo da una similitudine tra la sequenza delle note musicali e la sequenza degli aminoacidi si può
proporre agli studenti una esperienza collaborativa coreutica: occorre conoscere (anche sommariamente)
la sintesi proteica, struttura degli acidi nucleici e degli aminoacidi e avere a disposizione un musicista che
sappia trasformare le sequenze degli aminoacidi in intervalli musicali e un gruppo pronto a
sperimentare.9

Insegnanti e /o alunni danzatori, a suon di musica, da basi azotate si trasformano in proteine10.

8 Cfr. https://www.datamanager.it/news/le-proteine-danzano-sulla-musica-della-vita-52864.html, e https://rdcu.be/cIjM9 .

9 https://www.medimagazine.it/nella-pista-ballo-biologica-le-proteine-danzano-cercare-un-possibile-partner/

10 Questo esperimento è stato fatto come discente da C. Cossu, una delle autrici di questo articolo, che lo ha vissuto con
entusiasmo lasciandosi trasportare dal ritmo che scandiva il processo biochimico, pur con un certo scetticismo iniziale: “sono
partita adenina ( A) e con una danza di squadra sono diventata arginina.Sono tornata incredula, ho descritto la mia esperienza in
prima persona a varie colleghe STEM. Devo aver trasmesso il mio entusiasmo perchè ho saputo che varie colleghe hanno
replicato questa attività alle loro classi”.

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BRICKS n.2 - 2022

Una prova di questo esperimento è stata condotta a Bruxelles durante la conferenza internazionale di
SCIENTIX del 2018. La Conferenza era ben organizzata, e includeva colleghi da tutta Europa e da vari
paesi extraeuropei. Ognuno presentava un laboratorio, un’esperienza nuova. Questo laboratorio era
intitolato “Danza del DNA…” Il titolo era strano, la tematica era conosciuta.

La danza mimava le trasformazioni (trascrizione e traduzione) che avvengono durante la sintesi proteica
in cui ad esempio l'amminoacido arginina è codificato dalle triplette di nucleotidi CGG, CGA, CGT e CGC.

In Biologia la trascrizione è il processo mediante il quale le informazioni contenute nel DNA vengono
trascritte enzimaticamente in una molecola complementare di RNA. È il trasferimento dell'informazione
genetica dal DNA all'RNA. La traduzione (sintesi proteica) è un processo biologico che permette di
tradurre l'RNA messaggero (mRNA), prodotto durante la trascrizione, in catene polipeptidiche (proteine).

Figura 5 - Sintesi proteica. Traduzione- scandita -ritmica-sequenziale

L’esperimento - La docente che ha guidato il laboratorio e il musicista erano sudamericani e hanno


utilizzato uno strumento a corda tipo chitarra o mandolino. I partecipanti sono stati suddivisi in tre
gruppi: un gruppo doveva simulare il DNA, il secondo l’RNA m, il terzo le proteine.

I docenti, messi in fila uno di fronte all’altro, rappresentavano le basi azotate , alcune erano Adenina,
altre Citosina, Timina e Guanina. C. Cossu era un’ Adenina e di fronte aveva la collega Timina, che in
natura rappresenta la sua complementare, le loro braccia allungate rappresentavano i legami ad

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Didattica della musica con il digitale

idrogeno. Ecco formato il doppio filamento del DNA in cui la sequenza delle basi azotate corrisponde alla
proteina da codificare.

Parte la musica, ritmica, uguale a se stessa. La doppia elica di DNA comincia a separarsi, i docenti
mollano le mani dei colleghi di fronte e si aprono in due file singole (singole catene di DNA). Entra in
azione il secondo gruppo, non più spettatore, i colleghi del gruppo 2 vanno incontro a quelli del gruppo 1
rispettando la complementarietà. Davanti all’Adenina si porta la collega Uracile e così via sin quando non
si forma una nuova fila di docenti che diventa l’RNA m (Trascrizione). La musica diventa più ritmica. I
docenti RNA si organizzano in gruppi di 3 (le triplette) le colleghe aminoacidi individuano le varie
triplette, si danno la mano (legami peptidici) e formano una catena proteica (Traduzione).

L’esperienza era preceduta da una scheda descrittiva e da badge che individuava il ruolo di ciascun
partecipante (base azotata/aminoacido) e il nome ( Adenina/Arginina). Alcuni docenti hanno ricoperto più
ruoli.

Musicoterapia e didattica accompagnata dalla musica


La scienza ci dice che già in epoca prenatale il bambino in utero reagisce ai suoni quando esposto alla
musica e più in generale a vari suoni. Sembra che la musica favorisca l'apprendimento prenatale e lo
sviluppo del cervello del nascituro favorendo la formazione delle connessioni neuronali fondamentali per
stimolare la curiosità e l'apprendimento. La musica favorisce il relax, la produzione di endorfine che nel
nostro organismo aumenta la sensazione di benessere. Le endorfine, rilassando, aiutano a superare le
difficoltà fisiche e psicologiche. Sicuramente lo stato di benessere influenza biologicamente il nascituro
tanto che si è proposto di utilizzare la musica nei reparti di terapia intensiva neonatale (seppur talvolta
con risultati contradditori)11. Non si conoscono le motivazioni ma i risultati dicono che i bambini nell’utero
materno hanno un aumento dell’attività cerebrale quando sono esposti alla musica.

Più controversa è “l’effetto Mozart” la teoria scientifica elaborata nel 1993 dai fisici Gordon Shaw e
Frances Rauscher, che affermavano che ascoltare la Sonata in re maggiore per due pianoforti (KV 448) di
Mozart avesse causato un temporaneo aumento delle capacità cognitive di un gruppo di volontari.
Questo studio, peraltro basato su un campione ridotto di 36 volontari, non è stato replicato con successo
abbastanza volte da poterne affermare la validità, però conobbe uno straordinario successo negli anni
‘90, che portò alla produzione e commercializzazione di molti prodotti per l’infanzia (da cd, a carillon, a
pupazzi musicali etc.) che asserivano di migliorare l’intelligenza dei bambini.

Il cervello ama la musica, perché grazie ai neuroni specchio, ci coinvolge con l’ambiente esterno e la
musica è in grado di influenzare le nostre condizioni psico-fisiche e relazionali. Parafrasando la frase
“Sei ciò che mangi” con “Sei quello che ascolti“, capiamo che la musica agisce sicuramente sul cervello e

11https://connect.springerpub.com/content/sgrnn/27/5/319.abstract e https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/
S1527336908001347 .
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BRICKS n.2 - 2022

da qui su tutte le reazioni chimiche del nostro corpo, non sappiamo ancora con quale meccanismo ma ne
vediamo i risultati in quanto non guarisce ma aiuta a guarire i mali del fisico e dell’anima di ogni individuo.

Questa sua azione benefica, per quanto non ancora interamente compresa, può essere sfruttata con
profitto nella didattica per trovare modi creativi per attirare l'interesse degli studenti. In particolare, ciò
avviene con profitto nell'apprendimento della lingua inglese anche in virtù del fatto che la musica BritPop
vive da anni un momento di grande popolarità tra i giovani. Sebbene, questa utile risorsa sia
relativamente poco studiata dagli studiosi specialisti del settore12 nella pratica didattica spesso i docenti
si trovano ad utilizzare la musica e le canzoni nell'insegnamento della lingua motivati da ragioni
empiriche.

È infatti relativamente facile osservare come gli studenti siano maggiormente motivati a partecipare alle
lezioni che hanno come focus delle canzoni (anche se in realtà l'obiettivo dell’insegnante è quello di
presentare o consolidare conoscenze lessicali, grammaticali e anche culturali). Per gli studenti è inoltre
più semplice diventare consapevoli della pronuncia corretta attraverso l’ascolto e la produzione del testo
musicale. Inoltre, le canzoni sono spesso scritte in un linguaggio colloquiale e con numerose ripetizioni,
facilitando l'apprendimento della lingua13.

Come osserva Arévalo (2010: 130-131) le canzoni rendono l'apprendimento della lingua più
interessante ed efficace, coinvolgendo gli studenti nei processi interattivi e riflessivi mentre scoprono da
soli il contenuto e il significato delle canzoni.
La musica e le canzoni possono dunque essere utilizzate per migliorare l'apprendimento di quasi ogni
aspetto della lingua target, per sviluppare la consapevolezza culturale e per favorire la creatività degli
studenti.
Ovviamente, per un'implementazione di successo è vitale che gli insegnanti selezionino musica e canzoni
intrinsecamente collegate agli obiettivi della lezione e poi progettino con cura (o adattino attentamente)
le attività in classe che porteranno al conseguimento degli obiettivi

Sardegna-Anatomia e Canto

Musica ancestrale e Uomo- I Tenores

Abbiamo visto come l’azione della musica sia centrale per ogni aspetto della vita umana e quindi della
didattica: è infatti interessante studiare come la sua azione è esercitata dall’esterno all’interno della
persona (come funzionano gli strumenti e come le vibrazioni esterne coinvolgono la psiche della
persona), è anche interessante cercare di capire come anche particelle del nostro corpo possano
“suonare” la “musica della “vita” e un ulteriore incentivo allo studio può venire dal voler comprendere

12Cfr. González, J. M. (2007). The Power of Songs: Why and How Does Music Improve Language Learning? In C. P. Pascaul (Ed.),
Revisiting language learning resources, 323-346. Newcastle, UK: Cambridge Scholars Publishing.

13Cfr. Bokiev, Daler & Bokiev, Umed & Lilliati, Ismail & Aralas, Dalia & Othman, Moomala. (2018). Utilizing Music and Songs to
Promote Student Engagement in ESL Classrooms.
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Didattica della musica con il digitale

come l’azione della musica possa essere esercitata dall’interno all’esterno del corpo umano: in che modo
la fisiologia di una persona ne influenza la produzione di suoni?

Figura 6 - Tenores

Uno spunto utilissimo in tal senso viene dalla Sardegna, con il Canto a Tenore: unico nel suo genere,
patrimonio dell’UNESCO, nasce da una armonica commistione fra anatomia, suono e musica. Col
termine "Tenore" si intende la musica, il canto stesso ed il coro di quattro cantori che lo esegue. Questi
svolgono ruoli distinti e molto specialistici. Il suono è gutturale e dipende dalla struttura boccale di ogni
individuo, quindi il risultato è un’orchestra unica nel suo genere e irripetibile. Si tratta del canto di un
solista accompagnato "ad accordi" ("corfos") da un coro a tre parti vocali (a sua volta propriamente detto
"su tenore"). Il solista, chiamato "sa boghe", canta un testo poetico in lingua sarda mentre gli altri tre
cantori, "su bassu, sa contra, sa mesu boghe", ne accompagnano il canto con sillabe “nonsense”,
emettendo (i primi due oppure uno solo tra i due) suoni gutturali dal peculiare colore vocale.

È travolgente, ti abbraccia, attraversa la mente e fa vibrare il corpo … questo è ciò che accade a chi li
ascolta.

Conclusioni
Qualunque sia lo strumento, l’ispirazione, la musica ci accompagna dalla gestazione alla morte, fa
parte della vita. In tante culture ma anche nella nostra, sarda, la morte è accompagnata da canti, nenie e
suoni che hanno come strumenti la nostra bocca, le nostre corde vocali e la nostra mimica. Ti travolge , ti
apre al mistero della nascita e al ricordo della morte come chiusura di un ciclo naturale. Sono onde, che ci
investono, attraversano il corpo, attraversando le nostre cellule come se fossimo bicchieri più o meno
colmi di liquidi.
127
BRICKS n.2 - 2022

Tutto questo è Scienza … STEAM

Da ogni strumento a corda pizzicando si apre un sipario in grado di darci carica, coraggio, di farci
compagnia, di guarire le ferite dell’animo e rilassarci.

Non è un caso se, per ricercare il nostro passato, i telescopi captano i suoni che altro non sono che
Musica dell’universo, senza appartenenza o colori.

Costantina Cossu
[email protected] Simonetta Falchi
[email protected]
IIS E. Fermi Alghero- EFT Sardegna
Laurea in Scienze biologiche, master in Valutazione, Università degli Studi di Sassari
autovalutazione Leadership e Dirigenza scolastica. È ricercatrice (RTDB) di Lingua e Traduzione Inglese al
Docente e membro del Team innovazione digitale Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali
all'IIS"Fermi" di Alghero (www.liceoalghero.it). Esperienze dell’Università di Sassari è stata tra i formatori di
europee in campo ambientale e progettuale. Tutor PLS, #FuturaPNSD. e componente dell’Equipe Formativa
formatore in didattica innovativa, disseminatore STEM in Territoriale Sardegna. È stata Academic Visitor alla
attività di Peer Tutoring, docente CLIL. Trainer Go Lab e Faculty of English dell’Università di Cambridge e al Lucy
STEM Alliance. Rappresentante italiano nel progetto Cavendish College (2008/2009). I suoi interessi di ricerca
Scientix, BLOOM Bioeconomy e NBS solution. Vincitore vertono principalmente sul rapporto tra tradizione e nuove
con gli allievi di STEM e ASOC competizioni. Ha tecnologie nell’apprendimento e nella traduzione della
rappresentato l’Italia in varie conferenze e progetti. Lingua Inglese.
Membro dell’EFT della regione Sardegna.

128
Didattica della musica con il digitale

BRICKS | TEMA

Musica e tecnologie:
tendenze didattiche
nella normativa
scolastica

a cura di:

Diana de Francesco

# Musica e digitale, Tecnologie musicali, Normativa

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BRICKS n.2 - 2022

Negli ultimi anni le tecnologie sono entrate a pieno titolo nella didattica, anche musicale, imponendosi
non solo nelle aule, ma soprattutto nella riflessione pedagogica[1] e riflettendosi, quindi, nella normativa
scolastica. Il rapporto tra musica e tecnologia, tanto familiare a chi si occupa di formazione, è
rappresentato in ambito legislativo sostanzialmente dagli anni duemila in poi, quando la dilagante
diffusione del digitale ha costretto le istituzioni non solo a prenderne atto anche in ambito educativo, ma
soprattutto a renderlo strutturale per mezzo di adeguati interventi normativi.

La normativa relativa alle discipline musicali nella scuola è nutrita, ma solo una parte del corpus più
recente affronta l’impiego delle tecnologie in ambito educativo.[2] In questa sede, saranno presi in esame
– senza pretesa di esaustività – i più rilevanti interventi normativi in materia di impiego delle TIC e delle
risorse operative offerte dal digitale nell’ambito della didattica musicale, allo scopo di evidenziare gli usi
delle tecnologie che il legislatore ha sancito – e quindi riconosciuto – nella didattica musicale.

Il più recente prodotto normativo del rapporto tra musica e tecnologie è la Legge 107/2015,[3] meglio
nota come La buona scuola, intrisa di riflessioni pedagogiche sull’importanza dello strumento digitale
nella promozione dello sviluppo culturale ed educativo del discente: elemento sostanziale della legge è il
Piano nazionale scuola digitale (PNSD), che propone una nuova concezione del rapporto tra tecnologie e
innovazione didattica, in cui le prime non siano strumento ma linguaggio, il che è tanto più funzionale
quando si parli di didattica delle discipline artistiche, multimediali per loro stessa natura.

Musica e digitale: primi sentieri della normativa scolastica


Il primo impiego ante-litteram delle tecnologie in campo educativo, specificamente applicate
all’insegnamento musicale, è rintracciabile negli strumenti di riproduzione del suono: il Decreto del
Presidente della Repubblica del 10 settembre 1969, n. 647, Orientamenti dell'attività educativa nelle Scuole
Materne Statali, che recepisce la legge del 18 marzo 1968 n. 444, art. 2, introduce l’educazione musicale
nella scuola materna come «forma di educazione intellettuale» allo scopo di «favorire una certa
creatività intellettuale già presente a questa età»,[4] restringendo le modalità di intervento a due
principali campi di esperienza: la musica ‘agita’, principalmente attraverso il canto corale, e l’ascolto,
soprattutto attivato durante altre attività didattiche allo scopo di distendere e favorire la concentrazione.
A tale scopo, «le registrazioni di musiche brevi e di limitata estensione vanno introdotte nella scuola materna
come sussidio integrativo, per l'incremento e per il continuo aggiornamento dell'esperienza musicale»;[5]
l’impiego di una prima forma di tecnologia nell’educazione musicale ha, quindi, uno scopo strettamente
riproduttivo di prodotti sonori pre-registrati. A supporto di tale funzione, il legislatore prescrive che
debbano intervenire, quali sussidi per l’educatrice, «un pianoforte o un pianino elettrico […], un giradischi e
un magnetofono»,[6] oltre a quelli più tradizionali quali strumenti musicali di immediato utilizzo.

Questi Orientamenti sono quindi ripresi e aggiornati dal Decreto Ministeriale del 3 giugno 1991
Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali, che estendono le indicazioni educative
contenute nel Decreto del Presidente della Repubblica del 12 febbraio 1985, n. 104 Programmi di
educazione al suono e alla musica nella scuola elementare alla scuola dell’infanzia: la musica è inserita nel

130
Didattica della musica con il digitale

campo di esperienza ‘Messaggi, forme e media’, mentre le metodologie possono essere ricondotte ad
«attività di esplorazione, di produzione e di ascolto»,[7] con una significativa apertura, rispetto agli
Orientamenti del 1969, ad un ruolo più attivo e partecipe del fanciullo, evocato dall’attività di
‘esplorazione’ musicale, oltre che di ascolto. E tuttavia, benché la premessa descrittiva rilevi i mutamenti
sociali dovuti all’ingresso del digitale nella cultura, tali «opportunità cognitive di grande rilevanza» non si
traducono poi in applicazioni didattiche fattive.[8]

Ugualmente accade con il Decreto del Presidente della Repubblica del 12 febbraio 1985, n. 104, che
collega saldamente la musica alla multimedialità riconoscendole capacità di sviluppo delle abilità
comunicative;[9] tuttavia, riconducendo l’uso delle tecnologie in campo didattico all’impiego di sistemi di
riproduzione e amplificazione musicale, non sviluppa appieno i possibili contributi del digitale alle
strategie educative, con un vero coinvolgimento dell’alunno nel processo di apprendimento. I programmi
di educazione al suono e alla musica vissero comunque riforme precedenti; al nostro scopo utile è ricordare
quella promossa dal ministro Giuseppe Rufo Ermini che, nel 1955, introdusse la musica nella scuola
primaria come accompagnamento alla preghiera e, in veste educativa, specialmente indirizzata alla
pratica corale.[10]

Strade maestre nel nuovo millennio


Per una maggiore attenzione alle effettive implicazioni didattiche delle tecnologie moderne bisogna
attendere il 1999. Due sono gli interventi normativi in cui il legislatore, viste le innovazioni tecnologiche,
prende atto della nuova realtà e ne prevede un uso didattico più consapevole: il Decreto Ministeriale 6
agosto 1999, n. 201 Riconduzione ad ordinamento dei corsi sperimentali ad indirizzo musicale nella scuola
media ai sensi della legge 6 agosto 1999, n. 124, art. 11, comma 9, che individua nelle nuove risorse
tecnologiche e digitali dei facilitatori delle capacità creative, poiché permettono l’accesso al processo di
creazione musicale anche in assenza di consolidate competenze tecnico-esecutive e compositive;[11] il
Decreto del Presidente della Repubblica dell’8 marzo 1999, n. 275 Regolamento recante norme in materia
di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59,[12] che
recepisce la cosiddetta Legge Bassanini – pilastro fondamentale per la successiva evoluzione della
normativa scolastica e della didattica – aprendo all’uso delle tecnologie a scuola e proponendo la loro
effettiva integrazione nei processi formativi.[13]

È questo il passo decisivo da un uso riproduttivo – ornamentale, se vogliamo – della tecnologia nella
didattica verso un impiego più consapevole e davvero formativo; per una proposta didattica più matura il
legislatore provvederà a emanare il Decreto del 31 luglio 2007 Indicazioni per il Curricolo per la scuola
dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione,[14] passando per la Legge del 28 marzo 2003, n. 53 Delega al
Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia
di istruzione e formazione professionale[15] e per la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio
del 18 dicembre 2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE).[16]
Pur non trattandosi di un intervento normativo specificamente dedicato all’educazione musicale, la
Legge 53/2003 modifica l’ordinamento scolastico italiano dalla scuola dell’infanzia all’Università,
131
BRICKS n.2 - 2022

intervenendo ad ampio raggio e introducendo alcune novità significative come l’alternanza scuola-lavoro.
Le nuove tecnologie sono ampiamente rappresentate in questa riforma, che si pone tra gli obiettivi «lo
sviluppo delle tecnologie multimediali e della alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche, nel pieno rispetto
del principio di pluralismo delle soluzioni informatiche offerte dall'informazione tecnologica, al fine di
incoraggiare e sviluppare le doti creative e collaborative degli studenti».[17]

La Raccomandazione del Parlamento Europeo del 2006 giunge a sancire l’integrazione delle tecnologie
nella didattica, puntando sostanzialmente a un’offerta formativa finalizzata allo sviluppo di otto
competenze chiave per l’apprendimento permanente; in quarta posizione si trova appunto la
competenza digitale, definita come «saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della
società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di
base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare
informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet»,[18] le cui implicazioni
in ambito musicale saranno precisate solo dalle successive Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

Il Decreto Ministeriale del 16 novembre 2012 n. 254, che contiene le Indicazioni nazionali per il curricolo
della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione,[19] riprende e aggiorna la prima versione del
documento del 2007. È questo il punto di svolta nella didattica, con l’introduzione del concetto di
curricolo scolastico e con la sintesi di tutte le funzioni, contenuti e obiettivi della scuola italiana del primo
ciclo. Anche a proposito dell’incontro tra musica e nuove tecnologie, il legislatore non manca di coglierne
gli aspetti di vantaggio: nella sezione Cultura Scuola Persona, il legislatore introduce l’argomento,
inquadrando le tecnologie come elementi di grande opportunità ma anche di rischio nell’affrontare il
nuovo scenario della realtà. Declinando la questione nei vari ordini scolastici, nella scuola dell’infanzia,
musica e tecnologie si incontrano nel campo di esperienza Linguaggio, Creatività Espressione, in cui il
digitale ha un ruolo fondamentale nella riproduzione del suono e, soprattutto, nella comprensione,
interiorizzazione e comunicazione attraverso il suono;[20] tra gli obiettivi di apprendimento al termine
della classe terza della scuola primaria, inoltre, è prevista la conoscenza generale delle caratteristiche dei
nuovi media e degli strumenti di comunicazione;[21] al termine del primo ciclo, gli obiettivi di
apprendimento prevedono l’impiego del digitale per l’accrescimento delle conoscenze e delle
competenze anche in riferimento alla tradizione culturale e all’evoluzione sociale;[22] fra i traguardi per lo
sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado, infine, gli strumenti
informatici sono ampiamente rappresentati sia nel processo di ideazione musicale e di esecuzione.[23] Il
digitale, a questo punto del percorso, è stato integrato a pieno titolo tra gli strumenti educativi,
contribuendo alla formazione dell’identità culturale dell’alunno, alla costruzione delle sue competenze
relazionali e allo sviluppo della creatività, abbandonando definitivamente la posizione di mero supporto
strumentale alla didattica.

Nella normativa più recente si rilevano due interventi utili a questa disamina: il Piano Nazionale Scuola
Digitale e il Decreto Interministeriale 211 del 7 ottobre 2010, entrambi contenenti indicazioni relative al
ruolo del digitale nelle progettazioni educative.

132
Didattica della musica con il digitale

Il PNSD, architrave della Legge del 13 luglio 2015 n.107, era nelle intenzioni del legislatore la punta di
diamante della Buona Scuola, puntando a colmare la diffidenza degli ambienti educativi verso la
progressiva digitalizzazione della didattica. Il PNSD mira sostanzialmente ad un duplice obiettivo:
educazione digitale da una parte, impiego delle tecnologie per potenziare la relazione educativa docente/
discente dall’altra. «Al centro di questa visione, vi sono l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità
dell’educazione digitale»:[24] sintetizzando, il Piano Nazionale Scuola Digitale riprende il discorso aperto
dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo senza tuttavia aggiungere, in riferimento alle singole discipline
scolastiche, alcun elemento di particolare novità.

L’ultima tappa di questo viaggio è il Decreto Interministeriale del 7 ottobre 2010, n. 211 Regolamento
recante indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli
insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all'articolo all'articolo 2, commi 1 e
3, del medesimo regolamento, che propone una rimodulazione degli obiettivi di apprendimento dei percorsi
liceali, compreso il Liceo Musicale e Coreutico. Nell’ambito delle discipline ivi presenti, quelle in cui è
previsto l’impiego delle tecnologie a scopo didattico sono Teoria, Analisi e Composizione, in cui il digitale
entra quale supporto alla composizione,[25] e Tecnologie Musicali, in cui il supporto dell’informatica è
piuttosto a vantaggio dell’editing musicale e della manipolazione del suono.[26] Per le altre discipline
musicali – Esecuzione ed Interpretazione, Storia della Musica e Laboratorio di Musica d’Insieme – invece,
il legislatore non ha previsto un impiego didattico delle tecnologie a supporto degli apprendimenti.

A ben guardare, in effetti, l’impiego didattico delle tecnologie per il raggiungimento degli obiettivi
specifici di apprendimento previsti per il Liceo Musicale e Coreutico non è strettamente legato alla
valorizzazione del processo di apprendimento, quanto piuttosto mirato allo sviluppo di professionalità
specifiche quali, solo per citarne una, il Tecnico del Suono. La legislazione attuale, in effetti, sembra
privilegiare un tale ruolo per l’incontro tra musica e digitale esclusivamente entro il primo ciclo, dove le
discipline musicali hanno più il compito di sviluppare le competenze civiche, relazionali, identitarie e
umane dell’alunno, oltre che quelle strettamente disciplinari. Entro questi confini, la funzione delle
tecnologie non si discosta sensibilmente da quella svolta nell’ambito delle altre discipline del curricolo.

Una più strutturale collaborazione tra didattica e digitale si è verificata al sopraggiungere della pandemia,
che ha definitivamente rimosso le ritrosie dell’universo scolastico nei confronti dell’impiego delle
tecnologie; se diverse sono state le esperienze musicali di proficua collaborazione, una vera e propria
riflessione in proposito deve ancora essere prodotta, per quanto una ampia bibliografia precedente la
pandemia sia stata prodotta in merito.[27]

La sfida, quindi, è rendere il sodalizio didattica/tecnologie riconosciuto in ambito normativo,


considerando però il digitale elemento strutturale – non supporto comunicativo – dell’insegnamento
anche musicale. Una sfida che, ad oggi, non sembra ancora definitivamente vinta.

133
BRICKS n.2 - 2022

Note
[1] Charles B. Hodges, Stephanie Moore, Barbara B. Lockee, Torrey Trust, Aaron Bond, The Difference Between
Emergency Remote Teaching and Online Learning, in «Educause», 2020: https://er.educause.edu/articles/2020/3/
the-difference-between-emergency-remote-teaching-and-online-learning [consultato il 8 febbraio 2022]

[2] Per una completa disamina sulla normativa scolastica relativa alle discipline musicali si vedano: Anna Scalfaro,
Storia dell’educazione musicale nella scuola italiana. Dall’Unità ai nostri giorni, FrancoAngeli, Milano, 2014 e Luca
Aversano, Musica e scuola in Italia. Le recenti disposizioni normative (1999-2019), in «Musica Docta. Rivista
digitale di Pedagogia e Didattica della musica», 9 (1), pag. 67–76.

[3] Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative
vigenti, pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.162 del 15-07-2015 e reperibile al seguente indirizzo:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg [consultato il 7 febbraio 2022]

[4] Il Decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 249 del 1/10/1969 ed è reperibile al
seguente indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1969/10/01/069U0647/sg [consultato il 5 giugno 2022].

[5] Orientamenti dell'attività educativa nelle Scuole Materne Statali, cit.

[6] Orientamenti dell'attività educativa nelle Scuole Materne Statali, cit.

[7] Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali, in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 139 del
15/6/1991, reperibile al seguente indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1991/06/15/091A2596/sg [consultato
il 7 2022].

[8] «L'irruzione e la diffusione dei mezzi telematici ed informatici introducono senza dubbio opportunità cognitive di
grande rilevanza, anche se possono dar luogo a condizioni di isolamento connesse alla loro fruizione e alla
prevalenza dei linguaggi formalizzati e digitali sulle altre forme di relazione e di espressività»; Orientamenti
dell'attività educativa nelle scuole materne statali, cit.

[9] «La scuola si adopera affinché i linguaggi corporei, sonori e visuali più accessibili ai bambini vengano accolti ed
usati il più consapevolmente e correttamente possibile, al fine di avviarli tempestivamente ad una fruizione
attivamente critica dei messaggi diretti ed indiretti dai quali sono continuamente investiti, e di conseguenza, di
attrezzarli ad una efficace difesa nei confronti dei rischi di omologazione immaginativa ed ideativa che la
comunicazione mass-mediale comporta, in modo da porre le basi per lo sviluppo di una creatività ordinata e
produttiva». Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 76 del 29/3/1985 ed è reperibile al
seguente indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1985/03/29/085U0104/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[10] La riforma Ermini ha previsto la riorganizzazione dei programmi della scuola elementare e la suddivisione del
quinquennio in due cicli scolastici, in relazione alle fasi di apprendimento. Per approfondire l’argomento di
consultino, fra gli altri, Ernesto Bosna, Tu riformi...io riformo. La travagliata storia della scuola italiana
dall'Unificazione all'ingresso nell'Unione Europea, ETS, Pisa, 2005; Marco Civra, I programmi della scuola
elementare dall'Unità d'Italia al 2000, Marco Valerio, Torino, 2002; Giuseppe Decollanz, Storia della scuola e delle
istituzioni educative. Dalla Legge Casati alla riforma Moratti, Laterza, Roma-Bari, 2005.

[11] «Altra risorsa metodologicamente efficace può essere l'apporto delle tecnologie elettroniche e multimediali.
L'adozione mirata e intellettualmente sorvegliata di strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie può
costituire un incentivo a sviluppare capacità creativo-elaborative senza che queste vengano vincolate al dominio

134
Didattica della musica con il digitale

tecnico di strumenti musicali che richiedono una avanzata capacità di controllo»; il documento è pubblicato in
Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 235 del 6/10/1999 ed è reperibile al seguente indirizzo:
www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1985/03/29/085U0104/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[12] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 186 del 10/8/1999 ed è reperibile al seguente
indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1999/08/10/099G0339/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[13] «La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo,
sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e
tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative. […] Le istituzioni scolastiche,
singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto
delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l'altro: […] la ricerca
didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei
processi formativi»; Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi
dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, cit.

[14] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 228 del 1/10/2007 ed è reperibile al seguente
i n d i r i z zo : w w w. g a z zet t a u f f i c i a l e . i t /a t t o /s e r i e _ g e n e r a l e /c a r i c a D et t a g l i oAt t o /o r i g i n a r i o?
atto.dataPubblicazioneGazzetta=2007-10-01&atto.codiceRedazionale=07A08132&elenco30giorni=false
[consultato il 5 febbraio 2022].

[15] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 77 del 2/4/2003 ed è reperibile al seguente
indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2003/04/02/003G0065/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[16] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L394/10 del 30/12/2006 ed è reperibile al
seguente indirizzo: eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006H0962&from=EN [consultato il
5 febbraio 2022].

[17] Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni
in materia di istruzione e formazione professionale, cit.

[18] Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, relativa alle competenze
chiave per l’apprendimento permanente, cit.

[19] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 30 del 5/2/2013 ed è reperibile al seguente
indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/02/05/13G00034/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[20] «Esplora i primi alfabeti musicali, utilizzando i simboli di una notazione informale per codificare i suoni
percepiti e riprodurli. Esplora le possibilità offerte dalle tecnologie per fruire delle diverse forme artistiche, per
comunicare e per esprimersi attraverso di esse»; in Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e
del primo ciclo d’istruzione, cit.

[21] «Utilizzare semplici materiali digitali per l’apprendimento e conoscere a livello generale le caratteristiche dei
nuovi media e degli strumenti di comunicazione», in Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e
del primo ciclo d’istruzione, cit.

[22] «Organizza ed accresce, anche attraverso l'alfabetizzazione e l'approfondimento nelle tecnologie informatiche,
le conoscenze e le abilità, anche in relazione alla tradizione culturale e alla evoluzione sociale, culturale e scientifica

135
BRICKS n.2 - 2022

della realtà contemporanea», in Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo
d’istruzione, cit.

[23] «Accedere alle risorse musicali presenti in rete e utilizzare software specifici per elaborazioni sonore e
musicali», in Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, cit.

[24] Il documento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 162 del 15/7/2015 ed è reperibile al seguente
indirizzo: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg [consultato il 5 febbraio 2022].

[25] Fra le competenze attese è previsto che lo studente padroneggi: «Sul piano compositivo […] i diversi
procedimenti armonici, anche contemporanei, rintracciandoli in brani significativi attraverso appropriate tecniche di
analisi e servendosene per improvvisare, per armonizzare melodie e per produrre arrangiamenti e composizioni
autonome o coordinate ad altri linguaggi (visivo, teatrale, coreutico), senza escludere il ricorso agli strumenti offerti
dalla tecnologia attuale», mentre tra gli obiettivi specifici di apprendimento è previsto che lo studente consolidi: «le
tecniche compositive funzionali alla realizzazione di prodotti multimediali e di brani elettroacustici ed elettronici»;
Decreto Interministeriale del 7 ottobre 2010, n. 211 Regolamento recante indicazioni nazionali riguardanti gli
obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti
per i percorsi liceali di cui all'articolo all'articolo 2, commi 1 e 3, del medesimo regolamento, cit.

[26] Tra le competenze attese, è previsto quanto segue: «Nel corso del quinquennio lo studente acquisisce
padronanza delle diverse tecnologie informatiche e multimediali. A partire dall’utilizzo di software di editing del
suono e della notazione musicale, con particolare riferimento agli strumenti studiati, lo studente   in grado di
gestire le principali funzioni dell’editing musicale al fine di elaborare materiali audio di supporto allo studio e alle
proprie performances (anche in direzione creativa) e di coordinare consapevolmente le interazioni tra suono e altre
forme espressive (gestuali, visive e testuali). È in grado di configurare/organizzare uno studio di home recording per
la produzione musicale in rapporto a diversi contesti operativi e di utilizzare le tecniche e gli strumenti per la
comunicazione e la creazione condivisa di musica in rete, giungendo ad eseguire basilari elaborazioni e
sperimentazioni su oggetti sonori.

Al termine del percorso liceale lo studente sa acquisire, elaborare e organizzare segnali provenienti da diverse
sorgenti sonore (attraverso la rete o realizzando riprese sonore in contesti reali in studio, con un singolo strumento,
un piccolo organico ecc.), utilizzandoli coerentemente nello sviluppo di progetti compositivi, anche riferiti alle opere
ascoltate ed analizzate.

A partire dalla conoscenza critica dell’evoluzione storica della musica elettroacustica, elettronica e informatico-
digitale, delle sue poetiche e della sua estetica, lo studente padroneggia appropriate categorie analitiche relative
all’impiego della musica in vari contesti espressivi musicali e multimediali e utilizza consapevolmente i principali
strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie digitali e dalla rete in ambito musicale per giungere alla
realizzazione di progetti compositivi e performativi che coinvolgano le specifiche tecniche acquisite»; Decreto
Interministeriale del 7 ottobre 2010, n. 211 Regolamento recante indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi
specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i
percorsi liceali di cui all'articolo all'articolo 2, commi 1 e 3, del medesimo regolamento, cit.

[27] Cito, a titolo di esempio, alcuni contributi recenti: Carol Johnson, Teaching Music Online: Changing Pedagogical
Approach When Moving to the Online Environnement, in «London Rewiew od Education», 15/3, 2017, pp.
439-456; Pamela Burnard, Reframing Creativity and Technology: Promoting Pedagogic Change in Music Education,

136
Didattica della musica con il digitale

in «Journal of Music, Technology and Education,», 1/2017, pp. 37-55; Daniel J. Albert, Social Media in Music
Education. Extending Learning to Where Students Live, in «Music Educators Journal», 102/2, 2015; pp. 31-38; Luc
Nus, Marc Leman, Interactive Technologies in the Instrumental Music Classroom: A Longitudinal Study with the
Music Paint Machine, in «Computer and Education», 73/2014, pp. 40-59.

Diana de Francesco
[email protected]

Diana de Francesco si laurea con lode nel 2011 in Musicologia e beni musicali presso l’Università “La Sapienza” di Roma,
dove consegue anche il Dottorato di ricerca in Storia e analisi delle culture musicali nel 2015, con un lavoro di ricerca che
confluisce in un saggio edito nel 2021 dall’Associazione Recercare con il titolo «N’ayant que peu de choses à demander aux
vivants, j’ai interrogé les morts». La “Missa choralis organo concinente” di Franz Liszt nel panorama musicale sacro
ottocentesco. Parallelamente partecipa a progetti di ricerca quale quello promosso dalla Soprintendenza Archivistica del
Lazio nel 2011/2012 dedicato agli spazi teatrali in Lazio nel XIX, portando avanti studi sia nel campo del teatro musicale,
sia in ambito sacro. Dal 2012 è Consigliere d’amministrazione dell’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona e ne diviene
vicepresidente nel 2020. È docente di educazione musicale presso la Scuola secondaria di primo grado dal 2016.
Ha pubblicato diversi saggi (tra i quali: “Il carteggio Tosti-Ricordi: primi risultati,” in Diana de Francesco (a cura di), Quaderni
dell’Istituto Nazionale Tostiano, 1/2021, Ortona, Istituto Nazionale Tostiano, 2021, pp. 7-37; Diana de Francesco,
Gianfranco Miscia, 30 anni. Istituto Nazionale Tostiano, Ortona, Ed. Menabò, 2014; le voci enciclopediche di Gaetano
Donizetti e Michele Novaro per il Dizionario del Liberalismo Italiano. Vol. II, (Palermo, Rubettino Edizioni, 2015).
Attualmente cura la pubblicazione dei Quaderni dell’Istituto Nazionale Tostiano, e si dedica alla divulgazione musicale, allo
studio di Tosti e della produzione musicale sacra abruzzese e alla didattica musicale, in quanto socio fondatore della
sezione pescarese della Società Italiana di Educazione Musicale (SIEM), per la quale sezione svolge anche la funzione di
tesoriere.

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BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | TEMA

Didattica Digitale
Integrata e educazione
musicale

a cura di:

Francesca Palareti

#
138
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Didattica della musica con il digitale

Introduzione
L’educazione musicale è attualmente una disciplina spesso relegata a mera attività ludico-ricreativa, di
cui vengono trascurate le importanti ricadute nel percorso di apprendimento in relazione all’acquisizione
di competenze culturali, sociali ed emotive. Essendo, inoltre, ancora poco presente nella scuola
secondaria di secondo grado, è necessario investire risorse ed impegno per riqualificare il ruolo
pedagogico della pratica musicale, consentendole di occupare lo spazio opportuno anche in questo livello
di istruzione.

Tuttavia un primo passo fondamentale verso il giusto riconoscimento del suo valore formativo è stato
fatto con il D. Lgs. 60/20171, che ha introdotto a pieno titolo l’ambito artistico nel campo educativo a
tutti i livelli scolastici, nonché con il Piano Triennale delle Arti e con una serie di norme successive.

Figura 1 - Logo Indire

A sostegno della valorizzazione della musica a scuola come opportunità educativa accessibile a tutti e di
un approccio di tipo laboratoriale all’educazione musicale anche a distanza, Indire2 in collaborazione con
il Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti3 promuove la
condivisione di buone pratiche all’insegna dell’innovazione tramite il confronto e la collaborazione fra
i docenti e fra docenti e società in senso lato.

1 Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della
creatività, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della Legge 13 luglio 2015, n. 107.

2 L'Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa è un ente di ricerca del Ministero dell'Istruzione italiano.
Ha sede a Firenze e svolge attività di ricerca in ambito educativo.

3 Il Comitato opera all’interno del Ministero dell’Istruzione in raccordo con gli Uffici Scolastici Regionali per la promozione di atti e

proposte approvate in sede governativa. È composto da docenti, dirigenti, artisti, vertici del Ministero con compiti di consulenza
e supporto all’Amministrazione Centrale per tutte le questioni inerenti all’insegnamento e all’apprendimento della musica a
scuola.
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BRICKS n.2 - 2022

Due serie web dedicate alla Didattica Digitale Integrata4


Nell’ambito delle iniziative di supporto alla didattica, Indire dedica ampio spazio all’autoformazione come
strumento di crescita ed aggiornamento professionale. Sul suo canale YouTube pubblica numerosi
contributi realizzati nella cornice del D.M. 850/20155, che hanno l’obiettivo di presentare stimolanti
spunti di riflessione sul rapporto fra metodologie didattiche, ambienti di apprendimento e infrastrutture
tecnologiche, anche nell’ottica di una programmazione di attività integrate in presenza e a distanza.

Le due serie web in cui sono organizzati i video offrono contenuti formativi che spaziano dalla flessibilità
dell’orario al rapporto tra mura domestiche e mura scolastiche, dalla valutazione formativa agli
strumenti per la didattica digitale integrata fino alla riprogettazione del curricolo. Notevole spazio viene
dato alle principali problematiche della didattica a distanza e alla descrizione degli strumenti in grado di
favorire accessibilità ed inclusione.

Nello specifico queste le tematiche principali trattate nelle due serie proposte da Indire:

● I fondamentali della Didattica Digitale Integrata: innovazione scolastica ai tempi della DDI, spazio
di apprendimento e progettazione didattica (setting, curricolo), relazione educativa, strumenti per
la DDI, valutazione formativa;

● La DDI in pratica dalla ricerca Indire: rimodulazione dell’azione didattica tra presenza e distanza,
isolamento e connessione (studenti, famiglie e reti territoriali), DDI della lingua inglese nel primo
e nel secondo ciclo, modelli di comunità educanti.

Musica a scuola #congliocchidelleorecchie: corso di formazione per docenti


È interamente incentrato sulla musica a scuola il video “Musica a scuola #congliocchidelleorecchie”,
settimo episodio della seconda serie web dedicata alla DDI.

A partire da novembre 2021 Indire ha inaugurato un ambiente online di supporto all’anno di formazione
e prova per docenti neoassunti e con passaggio in ruolo e questo corso di formazione, sebbene pensato
per tutti gli insegnanti, dedica un’attenzione particolare proprio a neoassunti e tutor di ogni ordine e
grado.
Presenta un taglio prettamente pratico ed intende documentare le esperienze di DDI ed educazione

4 La DDI (Didattica Digitale Integrata) è una modalità organizzativa che alterna momenti in presenza e momenti online.
Nell'ambito della DDI, la Didattica a Distanza (DAD) è quella parte di didattica integrata svolta soltanto su piattaforme digitali.

5 Obiettivi, modalità di valutazione del grado di raggiungimento degli stessi, attività formative e criteri per la valutazione del personale
docente ed educativo in periodo di formazione e di prova, ai sensi dell’articolo 1, comma 118, della legge 13 luglio 2015, n.107.
140
Didattica della musica con il digitale

musicale messe in atto da docenti e formatori che hanno contribuito ad implementare “Musica a scuola”,
portale di Didattica Musicale Laboratoriale6.

Figura 2 - Home page del portale Musica a scuola

Il modulo formativo propone riflessioni ed esperienze di ricercatori e docenti che quotidianamente


lavorano per offrire materiali di qualità ai propri allievi e rendere la scuola più “musicale ed armoniosa”,
con un approccio laboratoriale e collaborativo aperto a tutti e fruibile anche a distanza.

Programma del corso


Organizzato dai ricercatori Indire Marco Morandi e Antonio Sofia, il corso è suddiviso in varie sezioni, che
prevedono il succedersi al loro interno di diversi contributi sul tema trattato di docenti che documentano
e condividono le proprie esperienze, di seguito sinteticamente ripercorse, maturate sulla base delle
attività didattiche sperimentate e dei risultati raggiunti.

6 La piattaforma ospita al suo interno un repository che raccoglie buone pratiche nate all’interno della scuola pubblica italiana, che possono

costituire un’interessante fonte di ispirazione per alunni, docenti e chiunque sia interessato alla ricerca e allo sviluppo della didattica musicale
per competenze. Il progetto è stato realizzato con i fondi strutturali europei del Programma Operativo Nazionale 2014-20 “Per la scuola –
Competenze e ambienti per l’apprendimento (FSE-FESR)”.
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BRICKS n.2 - 2022

Figura 3 - Presentazione del corso “Musica a scuola #congliocchidelleorecchie”

Per cominciare…
In apertura l’intervento introduttivo di Annalisa Spadolini, coordinatrice del Comitato nazionale per
l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti, sottolinea come ogni docente di musica abbia il
compito di coinvolgere gli alunni in un’esperienza formativa innovativa, selezionando dispositivi
pedagogici e attività didattiche inclusive che permettano agli studenti di appropriarsi della musica in
senso pratico e critico, diventando attori del proprio percorso di apprendimento. La musica, infatti,
contribuisce a consolidare la sfera sensoriale e a formare il pensiero logico, oltre a costituire un’occasione
di socializzazione, scambio, confronto; è quindi quanto mai necessario riflettere sulle conseguenze che le
pratiche didattiche avranno in futuro nel percorso formativo individuale.

La coordinatrice evidenzia, poi, come le esperienze presentate in questo modulo provengano da docenti
appassionati impegnati a creare strumenti di qualità, ai quali sottopone alcune linee programmatiche da
seguire. Il primo fronte su cui investire è la costituzione di reti fra soggetti, enti di istruzione e formazione
in un’ottica di progettualità complessa per trasformare le scuole in centri di ricerca, propulsori di idee. Il
secondo fronte dovrebbe prevedere la strutturazione di un percorso musicale e artistico curricolare
verticale di tipo evolutivo, in grado di insegnare ai ragazzi a guardare la vita “con gli occhi delle orecchie”:
sensibilizzare, identificare paesaggi sonori interagendo con essi e cogliendone l’espressività. In questa
sfida lo strumento musicale diventa espressione del proprio essere creativo, in grado di ripensare ed
interpretare la realtà. Come farlo e con quali materiali? Questo compito è demandato alla capacità e alla
professionalità dei docenti, che sono chiamati a promuovere la conoscenza e la pratica delle arti come
requisiti fondamentali del curricolo, come prescritto dal D. Lgs. 60/2017.

142
Didattica della musica con il digitale

Il secondo contributo introduttivo al corso è curato da Marco Morandi7, che evidenzia l’importanza di
riflettere su come la didattica possa integrarsi con l’esperienza laboratoriale, la scrittura e soprattutto la
musica, sfera che occupa gran parte della vita dei ragazzi e che rappresenta un luogo di piacere e
conforto, ma anche di conoscenza e di partecipazione che deve essere di tutti e per tutti.

L’educazione musicale non si esaurisce nella didattica dello strumento o nello studio teorico, ma
comporta lo sviluppo di competenze musicali propedeutiche sì alla pratica musicale, ma trasversali –
educazione al suono e all’ascolto, per esempio – che la laboratorialità è in grado di sviluppare. Si tratta di
un terreno in cui risulta più evidente la contaminazione culturale, di un’esperienza che è in sé anche
collettiva e interculturale, capace di creare una comunità inclusiva, un modello di cooperazione finalizzata
ad uno scopo condiviso in cui ciascuno apporta il proprio contributo.

Progettazione e valutazione
Questa prima sezione del corso prevede l’intervento di tipo operativo di Federica Pilotti8, che illustra le
tre fasi della progettazione didattica:

● Introduzione: il docente presenta le competenze da sviluppare e le motivazioni della scelta;


● Definizione di strumenti e spazi di lavoro: cosa è stato sviluppato per l’azione didattica, quali
strumenti sono stati utilizzati e perché e quali spazi sono stati allestiti;
● Progettazione, suddivisa in tre momenti: ESPLORARE (situazione/stimolo di partenza);
COMPRENDERE/COMPORRE (fase operativa in classe); COMUNICARE (condividere e valutare il
prodotto finale).

Figura 4 - La progettazione didattica

7 Ricercatore Indire coordinatore della didattica laboratoriale nell’area artistico-espressiva.

8 Membro del nucleo operativo del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti.

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BRICKS n.2 - 2022

Prendendo spunto dai Traguardi per lo sviluppo delle competenze fissati dalle indicazioni nazionali per il
curricolo 2012, è stato realizzato un framework della competenza musicale, estrapolando tre
macrocompetenze declinate in alcuni aspetti:

● Ascolto, suddiviso in quattro dimensioni: discriminazione percettiva, interpretazione, analisi,


comprensione. Per ciascuna di esse è stata descritta la dimensione per facilitare il docente nella
costruzione, partendo dalla descrizione dell’aspetto per la definizione dell’obiettivo formativo
contestualizzato nel proprio ambiente di apprendimento.

● Produzione, che prevede tre dimensioni: esecuzione, improvvisazione, composizione.

● Lettoscrittura, che si articola in due dimensioni: uso di una notazione analogica non
convenzionale e uso della notazione musicale convenzionale.

In tal modo è ben chiara la rubrica di progettazione partendo dalla singola competenza, con descrizione
di ogni aspetto, obiettivi formativi, attività didattica e valutazione dei processi, che analizza lo sviluppo
della competenza digitale attraverso tre indicatori (complessità del compito, livello di autonomia,
dominio cognitivo). Per valorizzare ed accentuare il focus dell’intervento didattico proprio sulle
competenze digitali, nel portale “Musica a scuola” per la prima volta viene offerta ai docenti la possibilità
di ricercare pratiche didattiche non solo per fascia di età o ordine di scuola che interessa osservare, ma
anche per tipologia di competenza che si intende sviluppare.

A conclusione della progettazione, ne scaturisce una rubrica di progettazione e valutazione che permette
non solo di individuare il livello da raggiungere, ma anche di capire dove intervenire in caso di risultati non
in linea con gli obiettivi prefissati, rimodulando l’azione didattica.

Connessioni musicali
Il secondo argomento del corso è articolato in due interventi: nel primo Eliana Danzì9 ribadisce come la
musica sia un facilitatore di apprendimenti e contemporaneamente possieda una forza naturale data da
un piacere senso-motorio. Si tratta di un’esperienza multisensoriale perché integra elementi uditivi,
visivi, tattili, semantici e, approfittando di tali potenzialità, il docente di musica viene investito del ruolo di
attivare il circolo virtuoso dell’apprendimento.

La teoria di riferimento a cui si ispira l’attività didattica della docente è quella dell’Embodied music
cognition, direzione all'interno della musicologia sistematica che studia il ruolo del corpo umano in
relazione a tutte le attività musicali. L’approccio all’educazione musicale si sta sempre più basando sul
corpo e sul movimento: il corpo non può prescindere dalla comprensione della natura della mente e
viceversa. Percezione e cognizione diventano parti di un unico processo in un ambiente di

9 Docente I.C. Statale di II Grado “Saveria Profeta” di Ustica (Palermo).

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Didattica della musica con il digitale

apprendimento cooperativo-metacognitivo, la cui finalità è quella di sviluppare la capacità di intervenire e


modificare la realtà, abituandosi ad ascoltare l’altro.

Figura 5 - Progetto “La Musica che ho”

Il secondo contributo, curato da Daniela Berardino10, riprende il concetto interpretativo della musica
come linguaggio privilegiato che comporta il coinvolgimento del corpo, la capacità di appassionarsi e di
interagire con le altre discipline, favorendo lo sviluppo di competenze trasversali.

Nelle buone pratiche che la docente ha documentato nella piattaforma “Musica a scuola” l’esperienza
“All’alba vincerò” coniuga espressione strumentale, capacità di ascolto e di comprensione dei periodi
storici, appassionando i ragazzi ad uno spettacolo impegnativo come l’opera lirica.

Figura 6 - Progetto “All’alba vincerò”

10 Docente I.C. Alighieri-Kennedy di Torino.

145
BRICKS n.2 - 2022

Nel percorso “S-componiamo con Mozart” si parte dall’idea di un gioco per coinvolgere poi gli alunni nel
complesso lavoro di rielaborazione ed improvvisazione di melodie allo scopo di ricostruire il gioco.

Le tecnologie digitali contribuiscono ad una completa realizzazione di tali attività anche a distanza,
consentendo di lavorare in modo collaborativo con alunni che assumono il ruolo di tutor nei confronti dei
compagni. Durante la pandemia sono state sperimentate nuove metodologie didattiche volte a favorire
sperimentazione e condivisione di esperienze con un obiettivo comune da perseguire e sono stati
utilizzati software free che permettono la composizione collaborativa di podcast e sonorizzazioni,
aprendo nuove frontiere di creatività.

La musica è per tutti


Il terzo argomento del corso è focalizzato sulla necessità che la musica sia di tutti e per tutti in quanto
costituisce un’opportunità formativa di crescita personale grazie alla rete di relazioni che è in grado di
imbastire, oltre a rappresentare uno strumento di inclusione ed accoglienza delle diversità.

Nel primo intervento Antonio Sofia11 sottolinea come la scuola debba essere un luogo di ricerca e
sperimentazione, in cui ogni alunno possa sviluppare le proprie capacità attraverso le pratiche e
l’esplorazione, trarre beneficio dalla relazione con gli altri e quindi percepire la musica come conforto,
aspetto importante per il suo essere in costante evoluzione. L’educazione musicale è una disciplina
fortemente inclusiva nella sua natura di libera espressione esperienziale attraverso metasignificati
sensoriali e percorsi che vanno al di là dei comuni linguaggi espressivi.

Nel secondo intervento Rita Nuti12 presenta due progetti inseriti nel portale “Musica a scuola” incentrati
proprio sul diritto di ciascuno studente ad utilizzare le opportunità offerte dall’educazione musicale: “Un
coro in ogni scuola” e “Movimento, Gesto, Suono, Voce”.

Figura 7 - Progetto “Movimento, Gesto, Suono, Voce”

11 Ricercatore Indire.

12 Docente I.C. “Giovanni Pascoli” di Aprilia (Latina).

146
Didattica della musica con il digitale

Entrambi i progetti sono legati alla voce, strumento privilegiato per comunicare con gli altri e con se
stessi, e l’esperienza vocale è una delle più appropriate da cui partire perché permette di lavorare in
gruppo anche a distanza. Il canto va interpretato come disciplina, come conoscenza di sé, del proprio
corpo, delle sue capacità e possibilità. Partendo dal respiro, si arriverà al canto passando attraverso il
movimento, il linguaggio del corpo, che unitamente generano la voce. In questo modo la scuola assolve il
suo compito di rappresentare un luogo di ricerca, sperimentazione e condivisione, un piccolo esempio di
democrazia dove le regole di convivenza civile, di rispetto dell’altro e dei tempi di ciascuno diventano
requisiti necessari ed imprescindibili per avviare un percorso educativo-formativo-musicale completo.

Nell’ultimo contributo della sezione Antonio Buldini13 illustra l’esperienza legata ad un laboratorio
musicale multimediale da lui fondato presso il Liceo Artistico “Argan” di Roma, in cui ha cercato di
coniugare aspetti di comunicazione contemporanea con la programmazione didattica dell’istituto. Le
linee guida che hanno ispirato ogni attività sono state tre: multimedialità (la musica è legata al linguaggio
visivo e verbale: rapporto musica/parola/immagine), interdisciplinarietà (tentativo di creare un dialogo
con tutte le discipline) e inclusione (il linguaggio musicale favorisce integrazione e inclusione).

Tutte le attività svolte sono state declinate attraverso un termine fondamentale da rivalutare e
perseguire, l’ascolto, inteso come conoscenza dell’altro, che ha determinato esperienze laboratoriali
inserite nel portale “Musica a scuola”: “Emozionario Sonoro” e “La Musica del Silenzio”.

Figura 8 - Progetto “La Musica del Silenzio”

La prima è un’attività didattica originale che ha l’obiettivo di valorizzare la dimensione dell’ascolto, inteso
come possibile risposta alla necessità di migliorare la capacità di attenzione, attesa, comunicazione,
inclusione, mentre la seconda prevede approfondimento e ascolto della natura attraverso registrazione
dei suoni naturali e la loro rimodulazione di tipo multimediale. Indagare la dimensione del silenzio

13 Docente Liceo Artistico Statale “Giulio Carlo Argan” di Roma.

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BRICKS n.2 - 2022

significa concentrarsi sull’ascolto, che presuppone attenzione ed accoglienza dell’altro – essere umano
e/o elemento naturale – all’interno di sé.

Durante il lockdown il laboratorio in presenza si è trasformato in un laboratorio online, con la


realizzazione del progetto “MUSICASA. Cassetti sonori”. I ragazzi hanno da un lato ascoltato e raccolto le
sonorità e i rumori degli ambienti domestici, dall’altro, attraverso una riflessione e ricerca introspettiva
sul periodo vissuto, hanno realizzato interventi musicali, performance, registrazioni ed editing audio.

Tutte queste produzioni sono poi state inserite in “cassetti sonori”, veri e propri contenitori disposti
all’interno di un libro digitale, andando a costituire una sorta di memoria del particolare spazio-tempo e
delle attività didattiche svolte.

La vita attiva della musica


In questa sezione del corso viene presentata l’esperienza didattica di Roberto Agostini14, docente di
musica con un approccio attivo e collaborativo, impegnato nello sviluppo delle competenze di
cittadinanza europee, nel social ed emotional learning, nell’educazione alla creatività e nello sviluppo di
competenze personali e sociali.

Le sue proposte, pubblicate sul portale “Musica a scuola”, non rientrano nei canoni previsti dal
programma scolastico tradizionale, come “Soundscapes”, progetto incentrato su una prima fase di
concettualizzazione/esplorazione del paesaggio sonoro che si sviluppa attraverso l'ascolto e la
documentazione dapprima dei suoni del paesaggio sonoro della scuola – interno ed esterno – e poi di
quelli del quartiere. Questa prima fase del percorso termina con la creazione di una mappa sonora. La
seconda fase consiste, invece, in un laboratorio di composizione di musica elettroacustica che parte dai
materiali registrati per realizzare composizioni originali degli allievi.

Figura 9 - Progetto “Dalla canzone al videoclip”

14 Docente I.C. 9 di Bologna.

148
Didattica della musica con il digitale

Nel secondo progetto, “Dalla canzone al videoclip”, ciascuna lezione si apre con uno stimolo proposto
dall’insegnante, prosegue con esercitazioni individuali o in coppia e si conclude in plenaria con un
momento di concettualizzazione. Nella seconda fase i ragazzi applicano le competenze acquisite
realizzando un videoclip e, partendo direttamente dall’analisi di videoclip scelti da loro, si approfondisce
innanzitutto il ruolo della forma nelle scelte relative alla costruzione dell’audiovisivo. Una volta analizzato
qualche videoclip, nell’ultima parte del progetto gli studenti realizzano un video su una canzone nota.

Un facilitatore e una guida

Cecilia Panichelli15 nel suo intervento sottolinea come la musica a scuola sia da intendersi come musica
per tutti, secondo il principio imprescindibile dell’inclusione in un percorso di conforto in cui il docente
assolve la funzione di facilitatore ed osservatore degli studenti. Illustra la sua esperienza pubblicata sul
portale Indire dal titolo “La musica dei popoli”, progetto di educazione musicale realizzato presso una
scuola primaria.

Si è trattato di un concerto che ha visto coinvolte tutte le classi, dalla prima alla quinta. Partendo dalla
narrazione di una semplice storia, i bambini hanno esplorato repertori musicali appartenenti a diversi
paesi. Il progetto è nato all’interno di un più ampio percorso di prevenzione del bullismo e cyber bullismo,
promosso dalla Regione Lazio, e si è concluso con la realizzazione di un concerto/spettacolo finale.

Figura 10 - Progetto “La musica dei popoli”

15 Docente I.C. “Piazza Borgoncini Duca” di Roma.

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BRICKS n.2 - 2022

Piacere di conoscerla
L’ultima sezione del corso prevede due interventi incentrati sui modelli compositivi collaborativi: nel
primo Leo Izzo16 spiega come nella sua azione didattica si avvalga della tecnologia ed in particolare di
software multitraccia che permettono la sovrapposizione ed il montaggio di suoni, superando le difficoltà
della composizione e seguendo il percorso di prova e sperimentazione, errore e correzione. Tale processo
compositivo viene elaborato partendo da modelli storici, ricavandone delle regole legate sia alla
costruzione di aspetti melodico-armonici sia al montaggio sonoro. I software utilizzati sono basati su
cloud, quindi i ragazzi hanno la possibilità di interagire e di contribuire fattivamente l’uno al prodotto
dell’altro.

L’ultimo contributo del corso è affidato a Fabrizio Fontanot17, che propone una didattica con un
approccio metodologico per educare gli studenti non solo ALLA musica, ma CON la musica, all’insegna
del motto “Tutti titolari e nessuna riserva”.

I ragazzi lavorano in piccoli gruppi e l’apprendimento di base è accompagnato da un sistema di tutoraggio


che permette la costruzione di una rete in modo che chiunque possa intervenire senza sentirsi
inadeguato, incentivando una gestione autonoma degli spazi scolastici. La finalità è quella di prevenire
atti di bullismo e derisione verbale verso i più fragili grazie alla condivisione che avviene durante le
attività laboratoriali, fondamentali in percorsi formativi di inclusione.

Figura 11 - Progetto “Band Simulator”

Lo strumento di lavoro è l’orchestra, che ha regole interne ed obiettivi comuni e lo stare insieme rende
capaci di cogliere i bisogni dell’altro e di aiutarsi a vicenda, coprendo le carenze reciproche. La figura di
riferimento costante resta l’insegnante, che funge da guida, ma l’elemento di coesione è proprio

16 Docente I.C. di Zola Predosa (Bologna).

17 Docente I.C. di Basiliano e Sedegliano (Udine).

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Didattica della musica con il digitale

l’orchestra, contesto di cui ogni alunno costituisce un tassello essenziale e in cui tutte le relazioni
appaiono chiare, mai ambigue. I ragazzi, poi, sono in grado di trasferire le competenze acquisite anche in
altri ambiti di apprendimento grazie alle ricadute positive dell’educazione musicale quali l’ascolto, il
problem solving, un metodo di studio efficace.

Tutto questo grazie ai laboratori, esempi di creatività didattica, con i quali la scuola diventa un vero e
proprio centro di aggregazione giovanile e allo stesso tempo un punto di riferimento territoriale.

Francesca Palareti
[email protected]

Università degli Studi di Firenze


Lavora presso la Biblioteca di Scienze sociali dell’Università di Firenze e si occupa di formazione, metodologie
didattiche innovative ed e-learning, risorse elettroniche (in particolare e-book e banche dati accademiche),
tecnologie dell'informazione e redazione web, comunicazione digitale e social media. Nel 2014 ha conseguito
presso l’Università di Firenze il master di I livello “Le nuove competenze digitali: open education, social e
mobile learning”, nell'ambito del quale ha realizzato un e-book sulla vita e le opere di Italo Svevo. Nel periodo
settembre-dicembre 2020 ha frequentato il corso curato dal MIP Politecnico di Milano, School of
Management “Il Management innovativo della biblioteca” per la formazione di figure professionali in grado di
assumere responsabilità direzionali. È autrice del volume “Architettura della biblioteca e identità
universitaria” (S. Bonnard, 2007) e di due contributi pubblicati all'interno del volume “Esperienze di gestione in
una biblioteca accademica: la Biblioteca di Scienze sociali dell’Ateneo fiorentino” (Firenze University Press,
2016). Collabora con riviste specialistiche dedicate ai temi della formazione scolastica e accademica, per le
quali cura contributi su metodologie didattiche ed e-learning, social media, dispositivi hardware e software per
la didattica e servizi bibliotecari avanzati.

151
BRICKS n.2 - 2022

Le rubriche
di BRICKS

PAG 153 - COMPETENZE E CERTIFICAZIONI


Intervista a Renato S. Marafioti, nuovo
Presidente AICA
a cura di Pierfranco Ravotto

PAG 161 - PROGETTI


Progetto SI Scuola Impresa Famiglia: dai
76 meccatronici al bando DIGITA.R.SI
Daniela Monaco, Cinzia Tommasi

PAG 168 - DALL’ESTERO


La scuola svedese: una realtà innovativa,
tante buone pratiche da esportare
Carmelina Maurizio, Marina Porta

PAG 176 - OPEN


Breve storia dell’Open Education, per
una riflessione sull’open in Italia
Fabio Nascimbeni

152
Didattica della musica con il digitale

BRICKS | COMPETENZE
e CERTIFICAZIONI

Intervista a Renato S.
Marafioti, nuovo
Presidente AICA

a cura di:

Pierfranco Ravotto

# AICA, Competenze digitali, Competenze informatiche, ICDL, CPA

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BRICKS n.2 - 2022

Renato Salvatore Marafioti è, da gennaio, il 21° Presidente di AICA. Dal 1961, data di fondazione della
“’Associazione Italiana per il Calcolo Automatico” - non era ancora in uso il termine “informatica” -, sono
16 le persone che si sono succedute nella carica, tre di loro per due mandati ed una, Giorgio Sacerdoti,
per tre trienni. Questo è, infatti, il tempo in cui dura in carica il Consiglio Direttivo e con esso il Presidente.
Dunque Marafioti, e il Consiglio Direttivo che lo ha eletto, reggeranno fino a gennaio 2025 il timone della
più importante associazione italiana che si occupa di cultura e competenze informatiche e digitali.

L’Associazione è, oggi, la sede più accreditata sui temi della società digitale: Marafioti farà la spola
spesso, tra Reggio Calabria ove abita e lavora e Milano, città in cui si trova la sede centrale di AICA per
continuare ad affermare quella cultura scientifica e le competenze digitali adeguate che sono
indispensabili a chiunque per vivere da protagonisti l’attuale periodo di trasformazione digitale.

Figura 1 - Renato S. Marafioti, presidente AICA per il triennio 2022-2024

Come è nata - chiedo - dopo una laurea in Giurisprudenza la tua passione per l'informatica e il digitale che
ti ha portato a diventare Presidente di una organizzazione come AICA?

Fin dall’infanzia ho cominciato a coltivare la passione per le discipline dell’area scientifica; invece, la
passione per la materia o il desiderio di aiutare gli altri ha fatto nascere in me il sogno di diventare un
grande medico. Negli anni ‘80, all’età di tredici anni e privo di ogni supporto familiare venuto a mancare
per forza del destino, ho iniziato a coltivare la passione per la giustizia maturando progressivamente, con
gli studi, la volontà di fare carriera in magistratura. Alla fine degli anni ‘80, terminati gli studi al Liceo
scientifico, è seguita l’iscrizione, con decisiva determinazione, alla facoltà di Giurisprudenza, indirizzo
magistratura - sezione penale.

La passione per l’informatica è venuta dopo, negli anni ‘90; il Web, infatti, nasce nel 1989 a Ginevra, e
precisamente presso il CERN, sicuramente il più importante laboratorio di Fisica presente in Europa.
Sono stati anni molto difficili e, sia per passione sia per esigenze personali ho cominciato ad impartire

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Didattica della musica con il digitale

ripetizioni ai compagni di scuola e poi, anche all’Università, sono cresciuto professionalmente


impartendo lezioni private di diritto e tenendo corsi specifici sull’uso dei computer e della
programmazione.
Nel frattempo, mentre avanzavano gli studi giuridici, iniziavo ad appassionarmi e a studiare, da
autodidatta, la disciplina informatica: ho seguito una serie di corsi di formazione di qualifica professionale
per un ammontare complessivo di circa 8.000 ore durante le quali ho acquisito una serie di competenze
sia come operatore office automation sia come programmatore. Nel 1994/95 ho iniziato ad esercitare il
ruolo di docente in alcuni corsi in un centro di formazione professionale di Reggio Calabria: corsi di Basic,
di QBasic, di Cobol, corsi sull’MS DOS e sugli applicativi disponibili in quegli anni. Considerati i notevoli
apprezzamenti che progressivamente mi si rivolgevano per il mio ruolo di formatore è seguita la
decisione di fare il salto ed istituire un ente di formazione professionale, un’associazione senza fine di
lucro: l’Associazione Culturale Format. Il 20 marzo compirà 25 anni di attività!

Figura 2 - L’Associazione Culturale Format di Reggio Calabria che il 20 marzo 2022 compie 25 anni.

Com’è cresciuta la Format e quali sono le sue dimensioni attuali?

Fondata il 20 Marzo 1997, l’Associazione Culturale “Format” è un ente di formazione professionale che
non persegue scopi di lucro. Essa si propone di sviluppare la cultura generale, di migliorare e di adeguare
alle esigenze della moderna società la formazione professionale; negli anni è divenuta un polo di
riferimento nel campo della formazione professionale continua e superiore rivolgendosi a chiunque
desideri acquisire le conoscenze e le competenze professionali necessarie per affrontare e crescere nel
mondo del lavoro, sia pubblico sia privato, progettando, organizzando ed erogando corsi di formazione
professionale di livello base, avanzato o specialistico. Dispone, anche, di una sede di circa 500 metri
quadri, su 2 piani con 2 aule e 2 laboratori informatici; una biblioteca con circa 8.000 volumi e riviste
scientifiche, tra le quali una copia stampata di tutti i numeri di Bricks.

L’Associazione Culturale Format ha ottenuto, nel 1997, l'accreditamento dalla Regione Calabria nelle
seguenti macrotipologie “formazione superiore e formazione continua” con la possibilità di rilasciare
attestati di qualifica professionale. Da qualche anno è anche accreditata come ente di formazione al
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BRICKS n.2 - 2022

MIUR e come tale può pubblicare corsi sulla piattaforma SOFIA. Fin dagli inizi degli anni duemila, l’attività
formativa erogata è certificata UNI EN ISO 9001, una norma internazionale che attesta la qualità
dell’associazione nei settori Formazione professionale ed erogazione servizi al lavoro.

Figura 3 - Laboratorio informatico nella sede Format

Siamo cresciuti negli anni, continua il Presidente, grazie all'impegno di tutti i collaboratori, personale
docente e non, e in particolare di Eleonora Caracciolo che ho conosciuto trent’anni fa e che è da tempo
non solo mia moglie ma la mia più valida collaboratrice.

La Format dispone di un ampio ventaglio di corsi a catalogo, dall’alfabetizzazione informatica ai profili


professionali più avanzati nel mondo della I.T. e della New Economy, differenziati per livelli di accesso: la
qualità dei contenuti, la certificazione delle competenze acquisite, la personalizzazione dei percorsi
formativi costituiscono i nostri punti di forza. I corsi, se di natura informatica, sono finalizzati al
conseguimento delle certificazioni AICA. Le attività dei vari campi di intervento vengono funzionalmente
coordinate al fine di predisporre la strumentazione tecnica e l’intervento didattico più idoneo a realizzare
l’integrazione tra obiettivi, contenuti e metodologie orientando il tutto verso l’apprendimento più
efficace. I nostri corsi di formazione professionale, ormai da tempo, sono rivolti a privati, aziende,
associazioni di categoria ed enti pubblici con l’obiettivo di creare profili professionali di successo in
persone pronte a vendere il proprio “saper fare” informatico nel mercato del lavoro.

Offriamo, anche, una pluralità di servizi. Siamo accreditati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali per le Attività di Intermediazione; quale SOGGETTO PROMOTORE per l’erogazione dei servizi per il
lavoro connessi alla Youth Guarantee (Garanzia Giovani) della Regione Calabria dal febbraio 2016. Ci
occupiamo di tutte le procedure burocratiche per l'attivazione di tirocini formativi e di orientamento o di
tirocini di inserimento o reinserimento lavorativo. Tra le ultime iniziative, il progetto "YES I Start Up
Professioni Calabria - Formazione per l'Avvio d'Impresa" Misura 7.1 (PON IOG 2014-2020) Asse 1 Bis,
realizzato da Ente Nazionale per Microcredito ed ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del
Lavoro); il progetto "Yes I Start Up", realizzato da Ente Nazionale per Microcredito ed ANPAL (Agenzia
Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro); Percorsi per le competenze trasversali e per
l'orientamento PCTO, ex Alternanza Scuola Lavoro; Dote Lavoro, un’iniziativa che si proponeva come
Programma di finanziamento regionale per la formazione e i servizi al lavoro; il progetto Garanzia

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Didattica della musica con il digitale

Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile; e di recente il
progetto Attiva Calabria a sostegno di percorsi di inserimento e reinserimento lavorativo dei soggetti
disoccupati e inoccupati adulti, finalizzato all’implementazione dell’Asse VIII – promozione
dell’occupazione sostenibile e di qualità.

Hai menzionato le certificazioni AICA. Quando hai incontrato AICA e l’ECDL/ICDL? E perché hai deciso di
impegnarti in prima persona nell'Associazione?

Ho incontrato AICA, per la prima volta, a fine anni ‘90 allo SMAU, a Milano, dove, annualmente, ci si
recava con alcuni corsisti in stage. Mi è subito sembrato importante stabilire rapporti professionali per
l’allargamento di vedute che mi offriva, per la rete di relazioni e per la possibilità di espandere l’offerta
formativa della Format. Il sistema delle qualifiche in Italia era di competenza regionale. Con ECDL c’era,
invece, la possibilità di rilasciare certificati spendibili a livello europeo! Oggi, invece, è uno standard
internazionale riconosciuto dai principali enti e organismi che si occupano di competenze digitali.

Negli anni successivi il nostro rapporto professionale con AICA è cresciuto progressivamente: da Test
center associato a Test center capofila. Eleonora ed io abbiamo sempre partecipato ai congressi AICA, a
Didamatica ed agli altri eventi nazionali. Con l’impegno e la passione che ci contraddistingue abbiamo
costituito una Sezione Territoriale AICA Calabria. Lo abbiamo fatto nel 2016 con poco più di una ventina
di soci. Oggi la Sezione dispone di 120 soci e di un Consiglio Direttivo attivo sul tema della società
digitale.

Figura 4 - Format sede, anche, della sezione AICA Calabria

E adesso ti sei candidato alla Presidenza nazionale e sei stato eletto. Qual è il senso che intendi dare al tuo
triennio di presidenza e quali sono gli obiettivi che ti proponi?

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BRICKS n.2 - 2022

Dopo due mandati in qualità di Presidente della Sezione Territoriale AICA Calabria, afferma Marafioti, ho
deciso di candidarmi prima alla carica di Consigliere nazionale e, successivamente, ho dato la disponibilità
a ricoprire la carica di Presidente nazionale puntando su strategie concrete ed utili a rafforzare il senso di
appartenenza al gruppo e la voglia di portare avanti alcune iniziative culturali e scientifiche in maniera
coesa e coordinata. La determinazione che mi contraddistingue mi permette di programmare obiettivi
sempre più realistici ed avanzati. Adesso vorrei accompagnare AICA, insieme al rinnovato Consiglio
Direttivo, al necessario cambiamento perché possa tornare al ruolo prestigioso che aveva in passato,
ruolo di leader nel mercato delle certificazioni di competenza digitale.

Affronto questa nuova sfida con due principi: la passione per il lavoro e lo spirito di gruppo.
Lo spirito di collaborazione, di servizio, di condivisione caratterizzerà il lavoro del prossimo triennio
2022-24; AICA era ed è un mio sogno ed all’interno di un sogno tutto è realizzabile. Affermo spesso che
da soli si corre velocemente ma è soltanto in gruppo che si riesce ad arrivare lontano. Mi aspetto da tutti
i membri del Consiglio Direttivo, da tutti i dipendenti, da tutti i collaboratori una grande collaborazione. Mi
impegno e mi impegnerò per promuoverla.

Quali le linee di azione su cui intendi spingere AICA?


Con il mandato 2022-24, mi sono prefissato i seguenti obiettivi:

● Accrescere la visibilità di AICA valorizzando la mission scientifica e culturale.

● Ridefinire l’assetto organizzativo valorizzando le persone ed i collaboratori.

● Valorizzare ed accrescere la rete dei test center sul territorio.

● Valorizzare le Sezioni territoriali favorendo un maggior ruolo dei soci.

● Valorizzare chi lavora per AICA sul territorio: ispettori, dirigenti, docenti e formatori, supervisori.

● Revisionare le norme statutarie.

● Promuovere un piano di investimenti per l’ICDL nel triennio 2022-2024 con l’obiettivo di
garantire una presenza più competitiva.

Quali le principali linee di azione per quanto riguarda l’ICDL?

Penso si debbano concentrare nuovi investimenti in una prospettiva di crescita economica e sociale; che
si debbano aggiornare i syllabus e l’intero sistema delle certificazioni e che si debba, anche, rinnovare il
contratto con la Fondazione ICDL che risulta in scadenza verso la fine del mio mandato, nel maggio 2024.
Tutto ciò nel contesto di un’analisi delle figure più richieste dal mercato del lavoro nei prossimi anni.

E per le certificazioni professionali?

158
Didattica della musica con il digitale

Anche per quanto riguarda le Certificazioni Professionali AICA (CPA) c’è ancora molto da fare: il sistema
delle certificazioni professionali dedicate ai professionisti digitali che intendono arricchire e far validare le
proprie competenze nell’ambito di percorsi di qualificazione e sviluppo della professione secondo gli
standard europei e internazionali richiede un’attenzione mirata. Anche qui occorrerà revisionare, insieme,
alcuni sillabi e aggiornare alcuni schemi di certificazione.

La pandemia, con la DaD e con lo smart working, hanno messo in evidenza le carenze di competenza
digitale nel nostro paese, sia a livello di individui che di organizzazioni. Il PNRR punta molto su questo. AICA
come può collaborare al miglioramento delle competenze digitali in Italia?

Una recente indagine della Commissione Europea evidenzia come gli italiani siano tra i meno avvezzi alla
cultura digitale: infatti, l’86% degli italiani risulta non avere le competenze digitali per il lavoro del futuro.
Aggiungo, a quanto dici, che una ricerca del World Economic Forum riporta che il 65% dei bambini/e che
oggi frequentano la scuola Primaria farà un lavoro che non solo oggi non esiste ma che non è nemmeno
prevedibile. E saranno lavori fortemente caratterizzati dall’informatica e dal digitale. Ricerche europee
indicano che a livello italiano ed europeo il 60%
delle aziende che necessita di competenze
informatiche e digitali avanzate ha difficoltà nel
reperire le persone con i profili adeguati.

Altre ricerche, ancora, indicano ulteriori tre


competenze necessarie ai cittadini per il domani:
Digital literacy, Media literacy e Financial literacy.
A parte quest’ultima, sono tutti ambiti su cui
AICA, per la sua storia e per il suo presente, può
fornire un utile contributo. Pierfranco Ravotto
[email protected]
Aggiungo che, in un recente confronto tra Paesi
europei, in un’altra ricerca sullo sviluppo di Laureato in Ingegneria elettronica si è dedicato all’insegnamento
iniziando con corsi di formazione per apprendisti e con le 150 ore
competenze, si registrano “carenze significative” per proseguire poi, per oltre trent’anni, in scuole secondarie
sul tema delle competenze digitali: l’Italia si superiori, in particolare all’ITSOS Marie Curie di Cernusco sul
Naviglio, quale docente di Elettrotecnica, Elettronica, Automazione e
attesta al 32,5% a fronte di un 49,3% della media
Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Si è
europea. Il ruolo che può svolgere AICA, in questo occupato di Orientamento, Alternanza scuola-lavoro, Corsi post-
contesto di sviluppo, con l’ICDL è, quindi, diploma, Scambi con alternanza all’estero e Progetti europei di
ricerca sull’eLearning.
fondamentale. È stato Project manager del progetto Ensemble per l’Università di
Firenze.
E’ consulente AICA per la formazione sulla didattica digitale e per i
progetti europei.
Come può AICA affrontare questa sfida?
E’ membro del Direttivo della sezione Lombardia di AICA e del
La vita mi ha insegnato che se hai la passione per Direttivo SIe-L.
E’ direttore della rivista Bricks.
il lavoro e credi in quello che fai puoi raggiungere
qualsiasi obiettivo.
159
BRICKS n.2 - 2022

Non mi sono candidato alla Presidenza di AICA perchè avevo tre anni da occupare. L’ho fatto con un
progetto chiaro, preciso e condivisibile. Voglio portare a livello nazionale un modello che ha avuto
successo in Calabria e che è fatto anche di credibilità, umanità e stima.
Ci metterò tutta la mia passione. Ed anche la coscienza che per raggiungere i risultati occorre creare un
gruppo coeso ed appassionato; un gruppo in grado di esprimere la voglia di operare, la fiducia e la
costanza del credere nell’era digitale. Grazie al direttore della rivista Bricks.

160
Didattica della musica con il digitale

BRICKS | PROGETTI

Progetto SI Scuola
Impresa Famiglia: dai 76
meccatronici al bando
DIGITA.R.SI

a cura di:

Daniela Monaco,
Cinzia Tommasi

# Scuola, Impresa, Famiglia, Istruzione tecnica, Meccatronica, Digitalizzazione, Didattica innovativa,


Gaming, STEM, STEAM, Steamforwomen, Empowerment, Orientamento

161
BRICKS n.2 - 2022

“Un sistema antifragile subisce l'evento traumatico, lo fa proprio, e lo sfrutta per migliorare. E tuttavia le
situazioni di emergenza offrono l’opportunità di accelerare nella sperimentazione di soluzioni
innovative.” (Nassim Nicholas Taleb)

Il Progetto SI Scuola Impresa Famiglia nasce nel 2018 e, nel corso di quattro anni di attività, compie una
interessante evoluzione dettata principalmente dalla rivoluzione digitale che, anche a causa della spinta
inferta dalla pandemia, ha modificato radicalmente molti settori economici e con essi il mondo della
scuola e del lavoro.
Inizialmente il progetto, nato da un’intuizione dell’ex presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe
Guzzetti, partiva dall’evidenza che, in un tessuto economico come quello lombardo, a fronte di un’elevata
disoccupazione giovanile, le imprese faticavano a reperire i diplomati qualificati. Un recente studio della
Commissione Europea (Digital skills, jobs and the need to get more Europeans online) stima che l’Europa, a
partire nel 2020, fronteggia una mancanza di circa 900.000 lavoratori con competenze nel settore delle
tecnologie ICT (Information and Communication Technologies), quindi competenze della famiglia STEM.

Diventava cruciale costituire e potenziare un network territoriale che permettesse agli studenti di
conoscere anticipatamente le caratteristiche del sistema delle imprese e del mondo delle professioni,
determinante fondamentale nella scelta dell’indirizzo di studio e che li rendesse soddisfatti nel percorso
di inserimento lavorativo. Inoltre, l’avvento della cosiddetta Industria 4.0, o quarta rivoluzione industriale,
aveva radicalmente modificato le tecnologie informatiche e manifatturiere in quanto tutto l’ambiente
delle nuove fabbriche viene connesso al resto del sistema logistico-produttivo: gli impianti, i materiali e i
prodotti finiti possono essere dotati di sensori che li connettono.

L’istruzione tecnica ad indirizzo tecnologico mira a fornire agli studenti una solida base culturale di
carattere scientifico e tecnologico e prevede l’utilizzo di metodologie didattiche innovative basate
sull’uso dei laboratori in tutti gli ambiti disciplinari. In questo contesto, un ruolo particolare è giocato
dall’educazione alle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics); infatti, un
curriculum interdisciplinare fortemente orientato allo sviluppo delle competenze nelle discipline
scientifico-tecnologiche può svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo delle conoscenze,
dell’innovazione tecnologica e, di conseguenza, anche della crescita economica nazionale. Le materie
STEM costituiscono un insieme chiave di competenze che sono oggi fondamentali per la comprensione di
numerosissimi meccanismi alla base della vita civica e sociale. L’importanza di padroneggiare questi
strumenti fin dalla giovane età è ritenuto fondamentale da più parti.

Detto ciò, il contesto attuale e le conseguenze della pandemia hanno evidenziato in modo importante la
necessità di integrare le tecnologie nelle metodologie di insegnamento, con il duplice obiettivo di rendere
sempre più efficiente e realizzabile la fruizione della didattica digitale e lo svolgimento dell’attività
laboratoriale anche al di fuori dell’ambiente scolastico. Nel 2021 si è ritenuto prioritario valorizzare
l’esperienza che il Progetto SI aveva maturato nel tempo, cogliendo le nuove opportunità offerte dalla

162
Didattica della musica con il digitale

digitalizzazione, sia per incentivare le scuole ad adottare nuove ed efficaci modalità didattiche, sia per
rendere i futuri diplomati sempre più competitivi nel mondo del lavoro.

immagine

Figura 1 - ITI Mattei di Sondrio

Le fasi del Progetto SI Scuola Impresa Famiglia 2018-2022


Come accennato precedentemente, attraverso la realizzazione del Progetto SI–Scuola Impresa Famiglia,
Fondazione Cariplo si è posta l’obiettivo di facilitare e potenziare la transizione degli studenti degli Istituti
tecnici a settore tecnologico nel mondo del lavoro sostenendo una formazione coerente e adeguata alle
richieste delle realtà professionali e imprenditoriali del territorio. Tale aggiornamento intendeva
incoraggiare il sistema scolastico a riflettere in ottica di nuovi fabbisogni formativi che devono dialogare
con le aree tecnologiche strategiche per l’innovazione e la competitività del territorio di riferimento.
Il sistema dell’istruzione deve essere infatti sempre più responsabilizzato del ruolo insostituibile di
intermediazione tra i giovani e la società, formando e preparando adeguatamente all’inserimento nel
mercato del lavoro. Alla luce di queste premesse, nel 2018 la Fondazione Cariplo, con Fondazione
Politecnico di Milano come performing partner, ha deciso di investire nel sostenere il sapere tecnico
coinvolgendo 76 Istituti tecnici ad indirizzo tecnologico (meccanica, elettronica ed informatica) al fine di
rendere i diplomati meccatronici più competitivi nei confronti delle nuove esigenze del mondo del lavoro.
Ad oggi sono circa 50 le aziende produttrici di tecnologie digitali e partner del Progetto SI dalle quali
Fondazione Cariplo ha acquistato soluzioni tecnologiche diverse, donandole in favore degli Istituti
aderenti per l’aggiornamento laboratoriale e didattico in ambito 4.0; queste aziende hanno inoltre
erogato oltre 5.000 ore di formazione al personale docente ed avviato un dialogo proficuo con i diversi
Istituti per identificare le priorità formative e tecnologiche in questo settore.

Nel 2019, il concorso SI_Fabbrica nasce con l’obiettivo di proseguire il percorso di crescita intrapreso con
il Progetto SI Scuola Impresa Famiglia. L’intento è stato quello di mettere a sistema le strumentazioni
donate e le conoscenze acquisite dai docenti, attraverso i corsi di formazione erogati dalle aziende,
realizzando un progetto concreto che accresca la collaborazione tra essi, gli studenti e le famiglie. Al
contempo, attraverso questo sistema, è stato possibile promuovere una importante contaminazione

163
BRICKS n.2 - 2022

culturale tra gli istituti aderenti al progetto. Gli istituti che hanno aderito al concorso sono stati 30 ed
hanno presentato 47 progetti con 15 i progetti premiati da Fondazione Cariplo con un montepremi totale
di 75.000 € in strumentazione e formazione.

Sulla scorta del lavoro svolto con i 76 istituti meccatronici, nel 2020 si è decisa l’estensione della
progettualità a 17 Istituti Tecnici (su 22 mappati) ad indirizzo Agraria, Agroalimentare e Agroindustria
statali e paritari presenti in Lombardia e nella provincia di Novara. Questa fase ha previsto il supporto alla
formazione di adeguate competenze che preparino professionisti dell’Agricoltura Digitale attraverso
l’applicazione del modello di assessment utilizzato nella prima fase del Progetto SI, rivelatosi
estremamente efficace e puntuale per cogliere e rispondere in termini formativi alle peculiarità del
territorio. Gli esperti del CREA di Lodi hanno realizzato di materiale didattico confacente alle richieste
pervenute, tale che rimanesse fruibile anche negli anni a venire. Puntare infatti sulla formazione,
costituisce per il progetto un aspetto fondamentale della strategia di implementazione.
Nel 2020, al fine di conoscere in modo approfondito le applicazioni delle tecnologie digitali, con specifico
interesse per quelle applicate nella didattica laboratoriale e la loro efficacia sugli apprendimenti
nell’educazione STEM nella scuola secondaria di secondo grado, Fondazione Cariplo ha commissionato
una ricognizione dei principali risultati evidenziati dalla letteratura scientifica (per approfondimenti
https://www.fondazionecariplo.it/static/upload/all/allegato-quaderno-didattica-digitale-low.pdf).

Figura 2 - Inaugurazione del nuovo laboratorio all’Istituto Tecnico Tecnologico “E. Mattei” di Sondrio:
visori per la realtà aumentata,maggio 2019 – Foto di Masa R.

A partire da queste considerazioni, nel 2021 prende corpo una nuova sfida di Fondazione Cariplo, il
bando DIGITA.R.SI, la rivoluzione digitale di Progetto SI Scuola Impresa Famiglia, sempre con Fondazione
Politecnico di Milano in qualità di performing partner e con la collaborazione di Fondazione Bracco. Si è
ritenuto prioritario valorizzare l’esperienza maturata con il Progetto SI Scuola Impresa Famiglia cogliendo
le nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione sia per incentivare una modernizzazione su questo
versante, sia per rendere i futuri diplomati sempre più competitivi nel Mondo del Lavoro. Sono 28 i
progetti, su 95 presentati, sostenuti da Fondazione Cariplo con un investimento di 800.000€, per le loro

164
Didattica della musica con il digitale

strategie innovative che prevedono l’integrazione di strumenti digitali nella didattica, come ad esempio
robotica, giochi digitali o anche laboratori virtuali e remoti. I progetti, partiti a gennaio 2022, prevedono
una durata massima di 24 mesi. Fondazione Bracco che da anni si impegna a diffondere la cultura, l’arte
e la scienza come mezzi per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale, con attenzione
particolare al mondo femminile e a quello giovanile, ha finanziato la linea 2 del bando per promuovere la
creazione di contenuti digitali e favorire l’orientamento alle carriere scientifiche. Tre gli istituti premiati
con la Linea 2 con un investimento di 15.000€.

L’impatto di Progetto SI sulle scuole, le imprese e le famiglie


Progetto SI Scuola Impresa Famiglia ha riportato in ogni fase di progetto, delle esperienze significative da
parte degli Istituti, docenti, studenti, imprese o professori universitari che hanno partecipato attivamente
e dato il loro contributo all’iniziativa. Di seguito, possiamo leggere alcuni degli esiti e delle opportunità
che sono scaturite in ambito progettuale, e che hanno dato vita ad altre relazioni, reti, esperienze al di
fuori del progetto stesso, perseguendo le tematiche affrontate da Progetto SI, tra cui quella del gender
gap e della valorizzazione del ruolo del docente. Per quanto riguarda il tema del gender gap, mirato a
potenziare e implementare la consapevolezza del ruolo della donna all’interno delle materie STEM,
possiamo citare due esempi significativi.
Il primo, nell’ambito della competizione SI_Fabbrica, è il premio speciale offerto dalla Fondazione
Politecnico di Milano e dedicato alle ragazze che si sono distinte nella competizione. Ilaria Montanaro,
dell’ITI Omar di Novara, essendosi distinta per la sua competenza tecnica, capacità espositiva e carisma,
si è aggiudicata un’iscrizione gratuita al TechCamp@Polimi, una settimana di corsi tecnologici estivi
organizzati dal Politecnico di Milano e dedicati agli studenti delle scuole superiori per avvicinarli alle
tematiche STEM con standard di livello universitario.

Il secondo esempio riguarda la Linea 2 di Fondazione Bracco del Bando Digita.R.SI, dove l’Istituto Tecnico
Industriale G. Marconi di Gorgonzola (MI), si è distinto per aver prodotto un video che ha dato voce alle
giovani studentesse contro gli stereotipi e i pregiudizi derivanti dalla scelta di una carriera scientifica da
parte di una ragazza.

Parlando invece di valorizzare gli insegnanti degli Istituti tecnici e le loro competenze, è interessante
scoprire la visione del Laboratorio Territoriale per l’Occupabilità di Mantova, scaturita dalle esperienze e
dagli spunti di riflessione forniti da Progetto SI.

Il bando Digita.R.SI ha finanziato il 95% dei laboratori inclusi nel progetto LTO, che rappresenta il nodo di
incontro tra scuole e attori del sistema produttivo del territorio di riferimento, accompagnando,
attraverso le proprie attività, il passaggio generazionale e il mutamento sociale e culturale connesso alla
diffusione dell’economia collaborativa e delle tecnologie digitali.

L’asset del progetto non è costituito solo dal laboratorio centralizzato, ma anche da un laboratorio
diffuso che va a coprire un territorio molto vasto, con 26 Istituti tecnici che costituiscono la rete.

165
BRICKS n.2 - 2022

Uno degli obiettivi centrali del LTO è costruire la comunità educante: valorizzare quello che è il ruolo del
docente, non solo come supporto agli studenti, ma come professionisti. L’obiettivo è quello di segnalare
all’esterno - agli altri partner del progetto e alle imprese sparse sul territorio - che all’interno della scuola
c’è un valore legato non solo agli studenti, ma anche ai docenti, e che all’interno della scuola si può
generare innovazione e rintracciare determinate competenze. Dare valore al ruolo del docente è un tema
molto forte anche all’interno di Progetto SI, che infatti ha organizzato molte iniziative, con la
collaborazione di Enti o Università, per la formazione dei formatori in ambito scolastico. L’ultima in ordine
cronologico è quella dei corsi di formazione per i docenti degli istituti tecnici che hanno ricevuto il
finanziamento del bando Digita.R.SI, curati da Giuliano Vivanet, Professore Associato dell’Università di
Cagliari, esperto di Didattica, pedagogia speciale e ricerca educativa. Per i docenti degli Istituti, il Prof.
Vivanet ha progettato delle lezioni ibride, partendo dal tema dell’efficacia delle tecnologie sugli
apprendimenti e focalizzandosi non solo sui contenuti, ma anche sulla costruzione del rapporto e del
networking con i docenti e tra i docenti stessi, mescolando il mondo dell’università e della ricerca, con la
quotidianità della scuola.

Figura 3 - Braccio Robot Festo, Istituto Tecnico Professionale “Ponti” di Gallarate (VA), giugno 2018

Le sfide per il futuro


Uno degli obiettivi del progetto fin dall’inizio è creare una rete, un network tra scuola, imprese, famiglie,
quindi tra le scuole e il territorio. Infatti, al fine di ampliare quanto più possibile le finalità del progetto,
appare fondamentale creare un network tra gli istituti tecnici aderenti al progetto. Per provare a
raggiungere tale obiettivo, l’idea è quella di utilizzare il gaming.

L’ingresso dei videogame nella didattica è meno recente di quanto si possa immaginare e in molti casi, a
livello internazionale, è già diventata una prassi consolidata. In una ricerca della University of Denver

166
Didattica della musica con il digitale

Business School, citata anche da Yann Teyssier (2016, eLearning Industry) viene dimostrata l’efficacia
delle game based learning platforms, le piattaforme gamificate, che promuovono il coinvolgimento nelle
fasi dell’apprendimento.
Teyssier indica inoltre le 5 ragioni per cui i videogame rendono l’apprendimento più efficace e significativo:

● promuovono la motivazione, dando riconoscimenti e premi in tempo reale, attraverso il


divertimento;

● danno la possibilità di creare scenari coinvolgenti, che più simulano la realtà più sono efficaci in
termini di apprendimento significativo;

● si basano su scopi educativi che possono essere personalizzati e modulati, previa chiara e
corretta analisi dei bisogni degli apprendenti;

● consentono una migliore e più efficace valutazione e autovalutazione.

f
f

Cinzia Tommasi
Daniela Monaco [email protected]
[email protected]
Fondazione Politecnico di Milano
Architetto e Dottore di Ricerca in Architettura, Ingegneria
Fondazione Politecnico di Milano
delle Costruzioni e Ambiente Costruito. Ha studiato presso
Architetto e Dottore di Ricerca in Architettura del
il Politecnico di Milano, dove ha lavorato 8 anni all’interno
Paesaggio. Ha studiato presso l’Università
del Dipartimento ABC, occupandosi di tecnologie avanzate
Mediterranea di Reggio Calabria, la Kingston
per la conservazione dei Beni Culturali. Da novembre 2021
University di Londra e il Research Institute for
è Project Manager presso la Fondazione Politecnico di
Experimental Architecture di Lugano. Dopo diversi
Milano. Tra i suoi temi di interesse vi è la comunicazione,
anni prevalentemente in ambito accademico e
promozione e marketing per i progetti nazionali e
scolastico, dal 2017 è Project manager presso la
internazionali, che riesce ad indagare anche al di fuori della
Fondazione Politecnico di Milano.
vita lavorativa, tramite un profilo Instagram molto seguito.

167
BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | DALL’ESTERO

La scuola svedese: una


realtà innovativa, tante
buone pratiche da
esportare

a cura di:

Carmelina Maurizio, Marina


Porta

168
# Scuola svedese, TIC, Computer Science
Didattica della musica con il digitale

Introduzione

Figura 1 - Il sistema scolastico svedese

Il sistema scolastico svedese


In Svezia c’è un sistema scolastico comprensivo in base al quale fino al compimento dei 16 anni tutti gli
studenti seguono lo stesso identico percorso formativo (figura 1). La scuola svedese è divisa in 4 cicli,
preceduti da un anno prescolare, di transizione fra scuola materna e scuola dell’obbligo. La scuola è
obbligatoria fra i 6 e i 16 anni.

La förskola  corrisponde all’asilo nido e scuola materna italiana e ospita i bambini da 1 a 5 anni. Per i
bambini al di sotto di un anno sia la madre che il partner possono condividere un anno di congedo
169
BRICKS n.2 - 2022

parentale. Ogni bambino ha diritto a rimanere all’asilo per un numero di ore che varia in base al lavoro dei
genitori per cui se i genitori lavorano (o studiano) full-time il bambino avrà diritto al massimo di ore
settimanali. Per genitori che invece lavorano part-time o sono in maternità per un altro figlio possono
usufruire dell’asilo per un numero limitato di ore, soltanto 15 a settimana, in alcuni casi specifici 30.

L’asilo è comunale per cui si paga una retta che varia in base al reddito, ma il costo è notevolmente
inferiore a quello di altri paesi e sono inclusi tutti i pasti.

L’asilo in Svezia ha un orientamento didattico che si basa molto sullo sviluppo del gioco in gruppo e tende
a sviluppare gli interessi e le capacità del singolo bambino. Inoltre si offrono a tutti i bambini le stesse
opportunità indipendentemente dal loro sesso, quindi si vedranno sia maschi che femmine giocare con
bambolotti e macchinine. Sono favorite le attività outdoor in base alle quali i bambini si trovano a
contatto con la natura già dai primi anni e imparano a prendersi cura di piantine e a pensare all’ambiente.
Ogni anno si organizza un’escursione nel corso della quale tutti, bambini e insegnanti, devono raccogliere
la spazzatura abbandonata in strada.

La scuola pre-elementare (Forskoleklass) si frequenta a partire dai 6 anni. Dai 7 ai 16 anni comincia la
scuola dell’obbligo (Grundskola), che ha 9 diversi livelli di studio. La scuola superiore, (Gymanasieskola),
che dura 3 anni, è per i ragazzi e le ragazze che scelgono di proseguire gli studi, e si frequenta fino ai 19
anni. L’istruzione universitaria (Grundlaggande hogskoleutbildning) varia dai 2 ai 5 anni.  L’intero percorso
di studi è gratuito. Il governo svedese destina alla scuola fondi elevati: sono gratuiti infatti anche mensa,
libri e materiale didattico attraverso le municipalità dei singoli comuni.

Il passaggio da un ciclo all’altro non prevede alcun esame, ma un cambio di insegnante primario della
classe e la continuazione dei programmi di studio degli anni precedenti. Nell’intero sistema scolastico
non esiste la bocciatura. Tutti gli alunni passano alla classe successiva automaticamente.

Importante, per capire ancora meglio il sistema scolastico, va segnalato che la “condotta” non incide
nella formulazione del voto.

Non esistono voti ma solo giudizi qualitativi fino all’età di 13 anni; poi alla Grundskola arrivano i voti (A-
B-C-D-E-F) secondo il modello europeo. Alla secondaria superiore, “Gymnasieskola”, si accede anche in
base ai voti e anche il risultato della prova finale concorre per l’inserimento nelle liste delle Università.  

Quello più prestigioso e considerato più difficile è il ginnasio di scienze naturali, seguito da quello di
scienze sociali.

Come fanno gli studenti a capire come continuare gli studi? In ogni scuola svedese dell’obbligo c’è una
figura professionaledetta  SYV  (studieyrkesvägledare), in pratica un esperto che aiuta gli studenti a
districarsi nella scelta della scuola superiore. Questa persona spiega agli studenti il programma di studio
dei vari indirizzi e li aiuta con la domanda di ammissione, in base ai loro interessi e punteggio ottenuto a
scuola. Inoltre, a questo stadio, si deve anche scegliere quale lingua straniera si vuole studiare. La scelta
ovviamente dipende anche dalle lingue offerte da ogni istituto superiore.

170
Didattica della musica con il digitale

Ci sono anche istituti superiori per studenti con diversi tipi di disabilità intellettive e istituti con
programmi specifici per atleti.

Gli ambienti di apprendimento


Le aule sono grandi e luminose, in particolare nella scuola primaria, i banchi mobili sono presenti in ogni
classe divani, cuscini e una mini cucina con lavandino per le attività creative. A fianco dell’aula più grande,
si trova un’aula di dimensioni minori che viene utilizzata per il lavoro autonomo o in gruppo, per il ripasso
con l’insegnante, o per il gioco.

Molto spesso vi sono laboratori per il legno, il cucito, la musica, attività creative. Non vi sono libri cartacei,
o sono comunque meno diffusi dei tablet, in dotazione per ogni studente, che rimane a scuola e dove non
si possono installare giochi.

I materiali cartacei sono usati nei primi anni della scuola primaria per le attività di scrittura e pregrafismo,
e sono autoprodotti dalla scuola.

Lo zaino non esiste da anni, per cui i più piccoli come i grandi trovano in aula tutto ciò che serve per lo
studio.

Anche per i docenti esistono luoghi di incontro e di relax, tra un’attività e un’altra, e aule specifiche per la
programmazione, ma anche per incontri informali e una pausa per il caffè.

Quasi tutte le scuole hanno una biblioteca e spazi di lettura.

Il regime alimentare delle mense scolastiche prevede un basso livello di zuccheri, e le merende di metà
mattina e pomeriggio sono a base di frutta o verdura e il pranzo è sempre accompagnato da verdura.

Orario, uscite
Nella Forskola e nella Forskoleklass le uscite settimanali sono almeno tre, con qualsiasi clima, infatti
esiste un sistema di seccaggio, grazie ad asciugatrici giganti, che permettono di avere le giacche asciutte
per ritornare a casa.

L’orario dei docenti prevede:

• attività frontali con gli studenti

• lavoro di progettazione a scuola e a casa.

Nelle scuole vi sono inoltre uno psicologo, un infermiere e il personale ausiliario di segreteria, pulizie e
cucina.

Le lezioni in classe sono piuttosto brevi, con pause gioco e pause di lettura. Le attività didattiche rivolte ai
bambini hanno una durata  variabile tra i 20  e 30 minuti e sono  spesso  intervallate da pause di gioco.

171
BRICKS n.2 - 2022

Nella Főrskola l’orario prevede l’apertura dalle 06:30 alle 18:30, ma la maggior parte dei genitori lasciano i
figli prima di andare a lavoro (tra le 07:30 e le 08:30) e li passano a prendere tra le 14:30 e le 16:00.

La scuola inizia normalmente intorno al 15/20 agosto. Si hanno come vacanze,  oltre quelle natalizie
e quelle estive che iniziano intorno al 15 giugno, una settimana a fine ottobre e un’altra a fine febbraio, in
più il venerdì santo e il lunedì dopo Pasqua.  In questo modo si interrompe l’anno scolastico, diviso a sua
volta in due semestri, che non risulta troppo lungo e pesante. Mediamente  i bambini svedesi
frequentano la scuola 178 giorni all’anno.

Cosa si studia?
Molte sono le attività pratiche, tra cui falegnameria, economia domestica, e tutto ciò che può concorrere
ad un approccio pratico, una scuola insomma che insegna cose per la vita.

Nelle scuole svedesi durante le ore di educazione fisica si alternano a seconda delle stagioni, allenamenti
in piscina oppure all’aperto su una pista di pattinaggio sul ghiaccio.

Il rapporto maestri – bambini è di 1 a 5 e sono massimo 17 gli alunni per classe nella primaria.

Al docente principale  se ne affiancano altri, di Educazione fisica, di Musica e di Arte. Le materie


considerate più importanti sono lo Svedese, la Matematica e l’Inglese.

L’apprendimento delle lingue straniere è un must nella scuola svedese: sin dai primi anni di ingresso nella
scuola si usa l’inglese, e si imparano progressivamente altre lingue. Insegnanti di madrelingua, laboratori
linguistici sono in tutti gli ordini di scuola. Inoltre nelle scuole pubbliche svedesi è possibile praticare per
un’ora a settimana la propria lingua madre, quella parlata a casa da uno dei genitori, si chiama Hemspråk,
in caso gli studenti abbiano una madrelingua diversa dallo svedese o siano bilingui.

Il digitale e le TIC
Negli anni '90, in Svezia, quando i computer sono diventati più facili da usare, il numero di software
esistenti è cresciuto e l'interfaccia utente è diventata più facilmente accessibile. Gli insegnanti però
raramente avevano competenze sufficienti per insegnare Computer Science (CS), in particolare la
programmazione. Di conseguenza, l'attenzione si è spostata in quegli anni da CS verso l'alfabetizzazione
digitale, cioè come usare applicazioni, strumenti e computer. Invece di imparare come usare i dispositivi,
il curriculum del 1994 (Lpo 94) si concentrò sull'aiutare gli studenti a imparare con i computer. Allo stesso
tempo, c'era una serie di iniziative che introducevano i computer a scuola, per esempio i progetti DIG
(Datorn i grundskolan, il computer a scuola) e DOS (Datorn och skolan, il computer e la scuola). Nella
prima decade del 2000, iniziative come ITiS (IT i Skolan, IT a scuola) e PIM (Praktisk IT- och
Mediekompetens, competenza pratica nell'IT e nei media) miravano ad aiutare gli insegnanti a trovare
buoni modi di usare i computer a scuola. La più recente riforma del curriculum ha avuto luogo nel 2011
(Lgr 11).

172
Didattica della musica con il digitale

Ci sono misure e azioni dell'Agenzia Nazionale Svedese per il Miglioramento Scolastico


(precedentemente l'Agenzia Nazionale per l'Educazione) che miravano a dare buone condizioni locali per
lo sviluppo delle TIC (TLF 2003). Il governo svedese (MES 2004) dichiara già nel 2004 che la scuola del
21° secolo dovrebbe essere una scuola per lo studente. Il rapporto del Ministero dell'Educazione e della
Scienza Una scuola per tutti del 2000 afferma che "La democrazia e il coinvolgimento degli alunni devono
essere considerati come parte della situazione di apprendimento. I punti di vista, le opinioni e i desideri degli
alunni insieme ai loro bisogni ed esperienze devono costituire la base della pianificazione di tutte le attività della
scuola". Ci sono comunque prove che le TIC possono aver influenzato alcune delle ristrutturazioni del
curriculum in Svezia. C'erano già state infatti raccomandazioni per la valorizzazione delle TIC per
l'apprendimento, evidenti nell’inserimento di un adeguato ripensamento del curriculum, della
valutazione e dell'ambiente di apprendimento nei piani d'azione in Svezia, sin dall’inizio del XXI secolo.

Figura 3 - Diffusione connessioni e VLE nel 2011

Negli anni successivi per quanto riguarda l'uso delle TIC da parte degli insegnanti, la Svezia è nella prima
metà dei paesi in cui gli insegnanti le usano nelle lezioni da più di sei anni.

Nel settembre 2015, il governo svedese ha dato all'Agenzia nazionale per l'istruzione (Skolverket) il
compito di presentare una strategia informatica nazionale per il sistema scolastico svedese. Come una
parte di questo lavoro Skolverket doveva aggiornare il curriculum per l'istruzione primaria (K-9) e
secondaria superiore (gradi 10-12). Il governo ha dichiarato esplicitamente che il curriculum dovrebbe 1)
rafforzare la competenza digitale degli studenti e 2) introdurre la programmazione a livello K-9. Vinnova1,
l'agenzia svedese per l'innovazione, ha anche finanziato una serie di progetti di ricerca relativi alla
digitalizzazione della scuola.

1 http://liu.diva-portal.org/smash/get/diva2:1148061/FULLTEXT02.pdf
173
BRICKS n.2 - 2022

Durante i mesi di gennaio e febbraio 2016, sono stati organizzati tre workshop in diverse parti della
Svezia (Stoccolma, Göteborg e Lund) per raccogliere input sulla strategia nazionale IT e sul nuovo
curriculum, sia K-9 che 10-12. Nel marzo 2017, il governo svedese ha accettato la proposta di Skolverket
di introdurre una nuova sezione generale sull'importanza della competenza digitale. Il nuovo curriculum è
obbligatorio dall'autunno 2018, ma le scuole e gli insegnanti sono liberi di iniziare a seguirlo prima se
vogliono.

Skolverket riconosce che il significato di competenza digitale cambia nel tempo a causa dei cambiamenti
nella società, nella tecnologia e nei servizi disponibili. La definizione di Skolverket si basa sul quadro
DigComp2 sviluppato dalla Commissione Europea e sul lavoro delle Digitaliseringskommissionen.
Nel curriculum svedese, la competenza digitale include quattro aspetti:

1. capire come la digitalizzazione influenzi gli individui e la società,

2. capire e sapere come usare gli strumenti e i media digitali,

3. uso critico e responsabile degli strumenti e delle risorse digitali,

4. essere in grado di risolvere problemi e implementare idee nella pratica. In un materiale


supplementare, Skolverket sottolinea che la responsabilità di aiutare gli studenti a sviluppare la
loro competenza digitale è una responsabilità per tutte le materie.

Il coding e la programmazione
La programmazione è considerata parte di questa definizione: l'attenzione non è sulle abilità di codifica,
ma sulla programmazione come strumento pedagogico e processo di risoluzione dei problemi che
include molte fasi. La programmazione dovrebbe anche essere vista in un contesto più ampio,
includendo "creazione, controllo e regolazione, simulazioni e dimensioni democratiche". Skolverket
enfatizza l'importanza di vedere la programmazione in questa prospettiva più ampia sia come base per
l'insegnamento che come parte di tutti e quattro gli aspetti della competenza digitale. Questo fornisce
l'impostazione generale per il curriculum rivisto e i quattro aspetti della competenza digitale possono
essere trovati in tutto il curriculum, sia in parti generali che nei piani dei corsi per materie specifiche. Il
curriculum svedese categorizza il contenuto di ogni materia sotto un certo numero di titoli per rendere il
documento più leggibile. La programmazione è introdotta principalmente come parte della matematica
sotto gli argomenti "Algebra" e "Problem-solving".

Ecco le indicazioni per l’introduzione della programmazione:

- Grades 1-3: Come possono essere costruite, descritte e seguite istruzioni univoche per la
programmazione. L'uso di simboli per le istruzioni passo-passo.

- Grades 4-6: Come gli algoritmi possono essere creati e usati per la programmazione.
Programmazione in ambienti di programmazione visuale.

2 https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/digcomp2-1_ita.pdf
174
Didattica della musica con il digitale

- Grades 7-9: Come gli algoritmi possono essere creati e usati per la programmazione.
Programmazione in diversi ambienti di programmazione. Come si possono creare, testare e
migliorare iterativamente gli algoritmi quando si usa la programmazione per la risoluzione di
problemi matematici.

Riferimenti
• https://www.insvezia.com/la-scuola-in-svezia-libri-e-mensa-gratuiti-e-lezioni-interattive-allaria-aperta/
[4/03/2022]
• www.sweden.gov.se/sb/d/2063 [4/03/2022]
• Utbildningsdepartementet
Ministero dell´Istruzione, della Ricerca e della Cultura
• www.skolverket.se/om-skolverket/andra-sprak-och-lattlast/in-english [4/03/2022]
• Skolverket
Agenzia Nazionale Svedese dell´Istruzione
• https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/content/sweden [5/03/2022]
• Eurydice
Rete di informazione sull´istruzione in Europa - Sistema scolastico svedese
• h t t p s : // e c . e u r o p a . e u / i n f o r m a t i o n _ s o c i e t y / n e w s r o o m / i m a g e / d o c u m e n t / 2 0 1 8 - 3 /
sweden_country_profile_30141CE0-E643-5AC4-511FC13CBA34A32C_49456.pdf [5/03/2022]
• https://www.agid.gov.it/sites/default/files/repository_files/digcomp2-1_ita.pdf [6/03/2022]

Carmelina Maurizio Marina Porta


[email protected] [email protected]

Docente di Lingua Inglese nella scuola secondaria di DS IC Galli, Milano


secondo grado. Formatrice nel Piano Nazionale Scuola Laureata in Scienze Biologiche e Scienze Naturali, PHD in
Digitale, Piano Nazionale Formazione Docenti. Docente a Chemical and Physical Earth Sciences, docente nel corso
contratto presso l'Università degli Studi di Torino. Autrice di Didattica delle Bioscienze e di Didattica delle Scienze
di volumi per la didattica. Collabora con diverse riviste e della Terra presso l’Università degli Studi di Milano,
testate sui temi della didattica inclusiva, Media formatrice di docenti e di Dirigenti Scolastici per le
Education, didattica delle lingue. tematiche relative all’apprendimento-insegnamento e
all’uso delle TIC nella didattica.

175
BRICKS n.2 - 2022

BRICKS | OPEN

Breve storia dell’Open


Education, per una
riflessione sull’open in
Italia

a cura di:

Fabio Nascimbeni

176
# Open, Open education
Didattica della musica con il digitale

In questo articolo presenteremo una breve storia del movimento internazionale dell’Open Education,
percorrendo le principali tappe della sua - relativamente breve - storia con l’obiettivo di trarre qualche
spunto su come l’Open Education potrebbe svilupparsi, come parte integrante dei nostri sistemi educativi
e formativi, in Italia.

Il movimento Open Education


Mentre tralasceremo qui la discussione sui molteplici significati e accezioni del concetto di open
education, così come la definizione di Open Educational Resources (per entrambe si veda Nascimbeni
2020), è necessario definire cosa intendiamo con “movimento Open Education”. Richard Barianuk,
attivista e fondatore dell’iniziativa Connections per la produzione e distribuzione di Open Textbooks,
sostiene che “Il movimento Open Education si basa su una serie di intuizioni condivise da una vasta
gamma di persone: che la conoscenza dovrebbe essere libera e aperta all’uso e al riutilizzo, che la
collaborazione dovrebbe essere facilitata e non ostacolata, che le persone dovrebbero ricevere
riconoscimenti per il loro contributo all’istruzione e alla ricerca, e che concetti e idee sono collegati in
modi insoliti e sorprendenti e non solo attraverso le semplici forme lineari dei libri di testo” (Barianuk
2018, pag. 1). Il movimento Open Education si pone quindi all'intersezione tra il tema della
democratizzazione dell’istruzione, al quale aggiunge una dimensione tecnologico/legale, e quello della
conoscenza aperta, del quale rappresenta la declinazione educativa (Blessinger e Bliss 2016). È proprio
questa doppia cittadinanza che rende il movimento interessante in quanto capace di accogliere diverse
istanze e posizioni, e di aggregare una serie di attori molto diversi tra loro: ricercatori, attivisti, educatori,
policymakers, ma anche imprese e sviluppatori di software. Parliamo per esempio di collettivi open in
alcune università, di reti di scuole o biblioteche che lavorano in modo open, di comunità di advocacy più o
meno strutturate presenti in diversi paesi, e di organizzazioni internazionali come l’UNESCO, la
Commissione Europea o CreativeCommons.

Preistoria
La storia del movimento Open Education inizia nell’era pre-digitale, e comprende tutti quei tentativi di
promuovere l’educazione come bene pubblico e come diritto umano, basicamente attraverso un
ampliamento della partecipazione all’istruzione oltre gli strati privilegiati della società. Già le prime
università fondate nel Medioevo, per quanto decisamente elitarie, relativamente al loro contesto erano in
un qualche modo aperte, in quanto basate sulla crescente consapevolezza che si potesse educare un
numero sempre maggiore di cittadini (Peter e Deimann 2013). È però solo nel novecento che l’idea di una
condivisione libera e aperta della conoscenza prende piede come volano per democratizzare l’istruzione
e in ultima analisi la società, quando intellettuali come Dewey (1916) e Montessori (1949), e più avanti
altri come Barth (1972) e Smith (1976) iniziano a lavorare per aprire l’educazione a diversi strati della
società attraverso pratiche nuove e inclusive (Santamaita 2013; Cambi 2014). Nella seconda metà del
novecento, vengono inoltre create le prime Open Universities (innanzitutto nel Regno Unito e poi in altri
paesi anglofoni), con l’obiettivo di aprire gli studi universitari alle emergenti fasce di popolazione borghesi
177
BRICKS n.2 - 2022

e lavoratrici. È però con l’introduzione del digitale e della rete che il movimento Open Education di cui ci
occupiamo in questa sede inizia a prendere piede, ed è di questo che tratteremo nelle prossime pagine,
attraverso una breve carrellata degli avvenimenti più importanti che hanno segnato la storia del
movimento stesso.

Prodromi: i primi repository di risorse aperte


Anche se l’inizio del movimento Open Education si fa tradizionalmente coincidere con l’iniziativa
OpenCourseWare di cui parleremo in seguito, due iniziative precedenti hanno aperto la strada.
Innanzitutto il progetto MERLOT, lanciato nel 1997 alla California State University con una sovvenzione
della National Science Foundation, che ha creato un repository online di risorse educative gratuite per
l’istruzione universitaria. MERLOT è attivo ancora oggi, e conta su decine di migliaia di risorse, create o
condivise dalla comunità associata, e nella maggior parte dei casi validate per quanto riguarda la loro
qualità. Nel frattempo, alla Rice University, il professor Baraniuk, frustrato dall’incapacità del tradizionale
modello editoriale accademico di produrre libri di testo pertinenti e aggiornati, crea Connexions, una
piattaforma online per facilitare lo sviluppo e la condivisione di libri di testo aperti da parte dei professori
universitari di tutto il mondo. Connexions, che nel 2012 ha cambiato nome in OpenStax, conta ora libri di
testo in 29 materie, utilizzati nel 56% delle università statunitensi e in oltre 100 paesi. Per capire
l’impatto del progetto, basti pensare che si stima che negli anni questa iniziativa abbia fatto risparmiare
a 9 milioni di studenti 830 milioni di dollari (OpenStax 2020). Questo progetto, come molti di quelli che
vedremo in seguito, è stato finanziato dalla William and Flora Hewlett Foundation, una fondazione
statunitense che fin dall’inizio del movimento ha supportato molte iniziative nell’ambito Open Education,
appoggiando sia il lavoro di istituzioni private come il MIT, Harvard o la Open University UK, sia di attori
pubblici come l’OCSE e l’UNESCO (Bliss e Smith 2017).

2001-2006: le OER come fondamenta del movimento


Gli anni dal 2001 al 2006 rappresentano la prima fase del movimento Open Education, durante la quale
vengono creati i presupposti fondamentali per gli sviluppi successivi, primi fra tutti il concetto di Open
Educational Resources e le licenze Creative Commons. È questo il periodo in cui iniziano a prendere piede
una serie di iniziative, spesso in fase pilota, che tuttavia lasceranno il segno.

Per molti il primo passo del movimento avviene quando, nel 2001, il Massachusetts Institute of
Technology (MIT) annuncia l’intenzione di mettere a disposizione sul web i contenuti dei propri corsi
attraverso il progetto MIT OpenCourseWare, con l’obiettivo di incrementare il prestigio dell’università e
di migliorare la qualità dei suoi contenuti didattici. Un anno dopo il MIT rende effettivamente disponibili i
contenuti di circa 50 corsi, che in sei anni diventano 1.800: si tratta di pacchetti composti da risorse
rilasciate con licenza aperta strutturate per argomenti e corredate spesso da strumenti di valutazione. Il
progetto, che nel 2004 adotterà le licenze Creative Commons per tutti i propri contenuti, dà il via all’idea,
promossa con il nome di OpenCourseWare, che rendendo liberamente disponibili online materiali
178
Didattica della musica con il digitale

didattici di alta qualità si possano raggiungere fasce di popolazione che normalmente non sarebbero in
grado di accedere a un’educazione di qualità (Menichetti 2014). L’impatto dell’iniziativa è profondo: già
alla fine del 2006 oltre 100 istituzioni avevano creato siti OpenCourseWare in 14 paesi e in almeno 6
lingue, ed allo stesso tempo erano nati diversi consorzi - tipicamente tra università - per la promozione
delle risorse educative aperte: in Cina il gruppo China Open Resources for Education con 22 università, in
Giappone il Japan OCW Consortium con 10 membri, in Francia Paris Tech con 11 membri, in Spagna e
Portogallo la rete Universia con 13 membri, e in Vietnam il Vietnam OpenCourseWare con 14 membri
(Matkin 2010).

Sempre nel 2001 nasce il concetto di Open Textbook, con il progetto California Open Source Textbook,
che ha l’obiettivo di ridurre il costo, spesso proibitivo, dei libri di testo nelle scuole californiane attraverso
la produzione di libri diffusi gratuitamente sul web. Da allora il progetto, che è stato probabilmente il
primo caso in cui un’amministrazione pubblica si è impegnata nel tema dell’Open Education, si è evoluto
in una impresa di consulenza educativa che promuove l’adozione di licenze aperte e la produzione di
Open Textbooks.

Il 2001 vede anche la creazione di quella che a tutt’oggi è senza dubbio la più grande risorsa educativa
aperta del pianeta: Wikipedia. Rimandiamo a Wikipedia stessa per una storia dettagliata di questo
progetto, che rappresenta uno dei maggiori successi del movimento globale per la democratizzazione
della conoscenza. Per capire la dinamica di crescita della piattaforma, basti pensare che alla fine del suo
primo anno di esistenza l’enciclopedia arrivò a contare quasi 20.000 voci in 18 lingue differenti, e che
oggi raccoglie oltre 55 milioni di pagine solo in inglese, posizionandosi come l’enciclopedia più estesa mai
scritta e tra i dieci siti web più visitati al mondo. Wikipedia, che nel 2009 ha deciso di adottare le licenze
Creative Commons per tutti i propri contenuti, rappresenta non solo una sconfinata raccolta di risorse
educative, ma una palestra attraverso cui realizzare pratiche educative aperte come la creazione di
nuove pagine o il miglioramento collaborativo di pagine esistenti. Sono infatti sempre di più gli
insegnanti, nelle scuole come nelle università, che propongono attività formative basate su Wikipedia o
su altri progetti della Fondazione Wikimedia .

Anche se il trofeo per la prima licenza aperta va alla Open Content License (OCL) del 1998, è con la
creazione delle licenze Creative Commons (CC) nel 2002 che il movimento Open Education, radunato
allora attorno al concetto di OpenCourseWare, si dota di uno strumento per poter condividere legalmente
le risorse di apprendimento. CC si è data fin da subito un obiettivo ambizioso: sviluppare e promuovere
licenze open capaci di semplificare le pratiche di uso e riutilizzo di risorse, non soltanto educative.
Rispetto alle licenze aperte nate nel mondo del software come la licenza GFDL (GNU Free Documentation
License), le licenze CC non devono infatti necessariamente includere una copia completa di tutte le
clausole della licenza, ma richiedono, grazie alla cosiddetta clausola “BY”, soltanto l’attribuzione
dell’autore della risorsa, che il più delle volte è un link alla risorsa stessa.

179
BRICKS n.2 - 2022

Figura 1 - Le licenze Creative Commons, tra copyright e pubblico dominio. Autore: Simone Aliprandi. Licenza: CC BY-SA 3.0

Il 2002 è un anno fondamentale anche perché, durante una conferenza organizzata dall’UNESCO per
discutere di contenuti educativi aperti sull’onda del già citato progetto OpenCourseWare, viene coniato il
termine Open Educational Resources, che diventa in qualche modo il nuovo brand del movimento,
rimpiazzando quello dell’OpenCourseWare. Da un punto di vista concettuale, con il termine OER il focus
del movimento passa dai corsi aperti, tipicamente poco flessibili e difficilmente trasferibili ad altri
contesti, alle singole risorse che possono essere combinate in esperienze di apprendimento sempre
diverse.

Figura 2 - Open Educational Resources

Negli stessi anni, il movimento inizia a svilupparsi fuori dagli Stati Uniti. Nel Regno Unito, grazie a un
finanziamento dell’agenzia inglese per la promozione del digitale nell’educazione (JISC), viene lanciato
Jorum, un repository di risorse aperte che, nonostante sia stato chiuso nel 2016, ha dato l’avvio alla
comunità OER del Regno Unito. Un anno dopo, la Cina muove i primi passi nel movimento con il progetto
ministeriale National Quality Course (NQC), che mira a creare corsi e materiali aperti al pubblico senza
alcuna restrizione. Da allora, oltre 750 università cinesi hanno partecipato allo sviluppo di NQC,
producendo tra il 2003 e il 2010 oltre 3.700 corsi online, tra cui circa 2.500 corsi universitari e 1.200
corsi professionali non accademici. Contestualmente, viene lanciata China Open Resources for Education
180
Didattica della musica con il digitale

(CORE), un’organizzazione senza scopo di lucro con la missione di promuovere la condivisione aperta
delle risorse educative tra le università cinesi, introducendo in Cina corsi del MIT e di altre università
d’eccellenza (Tlili et al. 2019).

È del 2004 l’esordio della conferenza OpenEd, convocata a Logan, nello Utah. La prima edizione della
conferenza raccoglie meno di 50 partecipanti, il ché dà un’idea di quanto all’epoca il movimento Open
Education fosse ancora un fenomeno di nicchia. La conferenza, che negli anni successivi si è svolta anche
in Canada e in Europa, si è affermata negli anni come il più importante evento globale, dedicato all’Open
Education, anche se con una forte prevalenza di partecipanti statunitensi, ed è arrivata a contare, nel
2019, oltre 800 partecipanti.

Due importanti avvenimenti chiudono questa prima fase del movimento, nel 2006. Innanzitutto, il lancio
della Khan Academy, probabilmente la piattaforma OER per la scuola più nota del pianeta. Nata da
un’idea dello statunitense Salman Khan, l’iniziativa raccoglie oggi oltre 10.000 video educativi, disponibili
in 65 lingue e utilizzate da oltre 2,5 milioni di utenti in tutto il mondo. Da segnalare anche il lavoro della
Foundation for Learning Equality (FLE), che ha sviluppato un metodo per la fruizione dei video della Khan
Academy e di altri materiali didattici in contesti senza connettività né energia elettrica, come campi
profughi e carceri. In secondo luogo, nel 2006 viene lanciato Wikieducator, un progetto portato avanti
dalla neozelandese OER Foundation, che mira ad aggregare risorse educative aperte da utilizzare in
scuole, università e contesti di educazione informale attraverso tecnologie wiki, promuovendo standard
tecnologici aperti che possano ridurre i costi associati all’istruzione. La comunità di Wikieducator è molto
attiva ancora oggi, e conta oltre 80.000 partecipanti.

2007-2010: il movimento sperimenta attorno a una visione sociale


Nel 2007, cinque anni dopo il conio del termine OER da parte dell’UNESCO, l’Open Society Institute e la
Shuttleworth Foundation organizzano a Cape Town in Sudafrica una riunione di esperti dal titolo “Open
Sourcing Education”, durante la quale viene redatta la Dichiarazione di Cape Town, un documento
importante per il movimento per almeno tre motivi. Primo, perché contiene un’autodefinizione del
movimento stesso: “L’educazione aperta è un’idea vivente. Man mano che il movimento cresce, questa idea
continuerà a evolversi. Ci saranno altre iniziative e dichiarazioni sulle visioni dopo Capetown. Questo è
esattamente il punto. I firmatari di Città del Capo si sono impegnati a sviluppare ulteriori strategie, in particolare
per quanto riguarda la tecnologia aperta e le pratiche di insegnamento” (Dichiarazione di Cape Town 2007).
Secondo, perché estende il concetto di Open Education oltre le risorse aperte verso le Open Educational
Practices: “L’Open Education non si limita alle risorse educative aperte. Si basa anche su tecnologie aperte che
facilitano l’apprendimento collaborativo e flessibile e la condivisione aperta di pratiche di insegnamento che
permettono agli educatori di beneficiare delle migliori idee dei loro colleghi. Il concetto può ampliarsi fino a
includere nuovi approcci alla valutazione, all’accreditamento e all’apprendimento collaborativo” (Dichiarazione
di Cape Town 2007). Terzo, perché la Dichiarazione è stata ripresa dieci anni dopo per una riflessione
sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi che il movimento si era dato nel 2007: al di là del contenuto

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BRICKS n.2 - 2022

di questa riflessione, questa analisi a ritroso dimostra una certa capacità di autoanalisi del movimento
così come una continuità delle persone chiave, che è stata importante per garantire coerenza e stabilità.

Il 2007 registra altri importanti sviluppi. In primo luogo, l’OCSE prende posizione in favore dell’Open
Education, pubblicando il rapporto Giving Knowledge for Free: The Emergence of Open Educational Resources
(OCSE 2007), che offre una panoramica dell’evoluzione del fenomeno OER e analizza le sfide che questo
pone per l’istruzione superiore, in termini di copyright, sostenibilità e modelli di business. È in questo
rapporto che, per la prima volta, viene notato come il rapido aumento dell’adozione delle OER da parte
delle università non fosse stato supportato a livello politico, e di come questo rischiasse di vanificare le
potenzialità delle OER stesse (Cinque 2015). In secondo luogo, viene coniato il termine Massive Open
Online Course (MOOC) per descrivere il corso Connectivism and Connective Knowledge progettato da George
Siemens e Stephen Downes dell’Università di Manitoba in Canada. Il corso, al quale si iscrivono soltanto
25 studenti dell’università, raggiunge 2.300 studenti online provenienti da tutto il mondo. Mancano
ancora cinque anni all’esplosione del fenomeno MOOC, ma il numero di studenti registrati fa notizia e il
concetto inizia a circolare. Infine, la creazione, da un’idea di due ex-dipendenti della multinazionale
dell’editoria educativa Pearson, di FlatWorld, un’impresa editoriale che si pone l’obiettivo di rendere libri
di testo di alta qualità alla portata di ogni studente. Pur non lavorando con licenze aperte e quindi non
producendo OER, FlatWorld introduce il concetto di prezzi equi per i libri di testo, con un approccio
attraverso cui gli studenti possano ricevere libri di testo in maniera gratuita in cambio del lavoro sugli
stessi libri dei loro docenti. Questa iniziativa, attiva ancora oggi, dimostra come il movimento stesse
iniziando ad esplorare possibilità legate non necessariamente all’adozione di licenze aperte bensì a nuovi
modelli di business in cui non siano gli studenti a dover pagare per l’accesso alle risorse.

Il 2008 registra molti avvenimenti importanti. Primo, l’Università di Oxford inizia a pubblicare OER,
rendendo disponibili migliaia di lezioni audio e video su iTunesU, la piattaforma per la raccolta di
contenuti didattici aperti di Apple. Anche questo è un passaggio epocale: vedere lezioni dell’Università di
Oxford, probabilmente l’ateneo più conservatore del pianeta, disponibili per il download gratuito con il
logo Creative Commons fa ancora oggi un certo effetto. Secondo, viene lanciato OER Africa, un progetto
dell’Istituto Sudafricano per l’Educazione a Distanza che mira a supportare le comunità OER locali in
tutto il continente africano, fornendo accesso a risorse aperte su temi come agricoltura, educazione
sanitaria e formazione degli insegnanti. Terzo: a dimostrazione di come il concetto di OpenCourseWare
fosse ancora importante per il movimento soprattutto negli Stati Uniti, viene creato l’OpenCourseWare
Consortium, che aggrega in pochi mesi 280 organizzazioni da 40 Paesi, con l’obiettivo di aumentare la
diffusione e l’impatto delle risorse open e di sviluppare modelli sostenibili per la loro pubblicazione e
fruizione. Oggi il consorzio, che nel frattempo ha cambiato nome in Open Education Consortium e poi in
Open Education Global, conta oltre 200 membri e organizza diverse attività tra cui spiccano la conferenza
OEGlobal, che nel 2019 ha avuto luogo a Milano, e la Open Education Week, una settimana dedicata a
promuovere l’Open Education attraverso eventi online e attività scientifiche e didattiche.

Il 2008 è anche l’anno dell’Edupunk. Nel maggio di quell’anno Jim Groom, allora instructional technologist
alla Mary Washington University negli Stati Uniti e figura centrale del movimento Open Education, usa

182
Didattica della musica con il digitale

per la prima volta il termine EduPunk nel suo blog per riferirsi a un’ideologia di insegnamento basata su
approcci fai da te (DIY – Do It Yourself in inglese), in opposizione all’atteggiamento prevalente di
impacchettare le tecnologie emergenti in prodotti standardizzati, primi tra tutti i Learning Management
Systems commerciali, che in quegli anni dominano il settore dell’eLearning universitario. Il concetto di
EduPunk, che crea immediatamente un dibattito sia nella blogsfera che si occupa di innovazioni
educative sia nei circoli scientifici, ha molti punti di contatto con l’Open Education, legati principalmente
al rifiuto dei libri di testo tradizionali e all’approccio dal basso nella co-creazione di contenuti partendo
dalle risorse disponibili sul web. Un esempio molto citato di Edupunk è il corso del 2008 della British
Columbia University “Murder, Madness and Mayhem: Latin American Literature in Translation”, che calza a
pennello anche come esempio di corso open, essendo infatti basato sulla creazione di articoli su
Wikipedia da parte degli studenti, revisionati e valutati da parte della stessa comunità di Wikipedia.

Questa fase si chiude, nel 2010, con il lancio della OER Universitas (OERu), che ad oggi rappresenta
probabilmente l’iniziativa di Open Education più avanzata in quanto a potenziale di cambiamento di
sistema. Nata dalla comunità Wikieducator e gestita dalla neozelandese OER Foundation capitanata da
Wayne Mackintosh, altro alfiere del movimento, l’OERu è un consorzio di università per la maggior parte
anglofone che offre corsi basati esclusivamente su OER strutturati attraverso percorsi accreditati dalle
università che fanno parte del consorzio. Grazie a un approccio che si basa tra l’altro sul lavoro volontario
di una comunità di tutor online, l’OERu è riuscita in pochi anni a offrire percorsi di laurea a costi
estremamente limitati rispetto alle università tradizionali, dimostrando che un modello di università
basata esclusivamente su risorse e su pratiche aperte è possibile (Mackintosh et al. 2014).

2011-2013: MOOC, MOOC, MOOC


Il primo decennio del duemila si chiude pieno di speranze per il movimento: i primi MOOCs di stampo
connettivista, il dibattito attorno all’EduPunk e l’esperimento dell’OERu fanno pensare che l’Open
Education possa mettere in discussione i sistemi educativi tradizionali attraverso approcci dal basso
capaci di scardinare i rapporti di potere tra università, industria dell’eLearning ed editori.
Sfortunatamente, la situazione è destinata a cambiare con l’arrivo dei primi xMOOC a partire dal 2011.
In quell’anno l’Università di Stanford lancia infatti tre corsi: uno su machine learning, uno sui database, che
gira su una piattaforma che rappresenterà le basi per Coursera, e uno dal titolo “Artificial Intelligence”,
sulla piattaforma che si sarebbe poi evoluta in Udacity (Ng e Widom 2014). Quest’ultimo corso,
comunemente citato come il primo xMOOC, raccoglie un totale di 160.000 registrazioni da parte di
studenti da tutto il mondo, corrispondente alla popolazione studentesca di una grande università
italiana. Oltre che per il grande successo di pubblico, questo corso è importante anche in quanto uno dei
docenti coinvolti, Sebastian Thrun, fonderà poco dopo Udacity, una startup che offre MOOC soprattutto
in area STEM (Science Technology Engineering and Mathematics) dedicati alle aziende, che dà inizio alla
commistione tra università prestigiose e imprese della Silicon Valley come Google e Amazon per la
produzione di corsi online con ambizione planetaria (Morozov 2013). Pochi mesi dopo viene lanciata
Coursera, impresa che gestisce quella che oggi è la piattaforma MOOC più usata del pianeta con 92
183
BRICKS n.2 - 2022

milioni di utenti e 3.000 corsi tradotti in 30 lingue. Anch’essa fondata da due tra gli autori dei primi
MOOC, Andrew Ng and Daphne Koller, Coursera coinvolge università prestigiose come Princeton e Yale.
Su questa scia, nel 2011 il MIT annuncia la sua entrata nel mondo dei MOOC con il progetto MITX, che nel
2012 si trasformerà in edX, a cui si assoceranno le università di Harvard e di Berkeley, e che oggi è la
seconda più grande piattaforma MOOC del pianeta. A differenza di Udacity e Coursera, edX è un’impresa
no-profit basata su una piattaforma open-source, e per queste ragioni ha incontrato da subito l’interesse
di molte università a cui andavano stretti gli accordi proposti dalle piattaforme for profit, tanto che nel
2014 è stato creato l’xConsortium, attraverso cui università e altri stakeholder, da IBM a Amnesty
International alla Biblioteca di Alessandria, lavorano con una propria versione di edX.

Figura 3 - MOOCs: ogni lettera è negoziabile

Tra il 2012 e il 2015 i MOOC appaiono sulle prime pagine dei giornali, con il New York Times che chiama il
2012 “The year of the MOOC” (Pappano 2012) e il rettore dell’Università di Stanford che parla di questi
corsi come di uno tsunami digitale che minaccia di spazzare via l’educazione universitaria così come la
conosciamo.

Anche se tra il 2011 e il 2012 i MOOC si prendono gran parte dell’attenzione della stampa e degli
specialisti, due altri sviluppi in questi anni meritano attenzione. Nel 2011 la Mozilla Foundation lancia il
progetto Open Badges, con l’obiettivo di creare uno standard per riconoscere l’apprendimento ovunque
avvenga, in contesti formali o informali. Grazie agli sforzi di una comunità che si è rapidamente creata
attorno al progetto, gli open badge hanno raccolto ampio interesse e una crescente adozione, e sono visti
da alcuni come un’innovazione capace di reinventare radicalmente il modo di riconoscere
l’apprendimento al di là dei sistemi di credenziali formali (Raffaghelli 2014). Nel caso dei badge,
l’aggettivo open si riferisce al fatto che questi strumenti consentono di verificare in modo trasparente le
competenze collegate ad ogni badge di una persona, favorendo la definizione delle competenze stesse e
quindi la fluidità del mercato del lavoro (Ahn et al. 2014). L’anno 2012 segna inoltre un passo importante

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Didattica della musica con il digitale

per il movimento della conoscenza aperta, in quanto YouTube adotta le licenze Creative Commons,
dando la possibilità ai suoi utenti di scegliere, nel momento in cui caricano un video, di rilasciarlo oltre che
con la licenza YouTube standard con una licenza Creative Commons CC BY. Ecco come YouTube, il secondo
sito web più visitato al mondo dopo Google, che non per nulla lo ha acquistato nel 2006, presenta questa
possibilità nel suo blog: “Puoi trasmettere il tuo spirito creativo quando pubblichi il tuo video, scegliendo
l’opzione di rilasciarlo con una licenza CC-BY in modo che altri possano riutilizzare e remixare il tuo filmato con
l’Editor video di YouTube. È qui che inizia davvero il divertimento. Immagina di vedere i tuoi filmati usati da uno
studente a Mumbai, un regista a Città del Messico o un produttore di video musicali a Detroit. Consentendo ad
altre persone di giocare con i tuoi video, li lasci entrare in una sandbox globale, dando il via a una collaborazione
mondiale” (Casserly 2012).

Tra il 2012 e il 2013, sull’onda delle grandi piattaforme statunitensi, altri paesi iniziano ad equipaggiarsi
con le proprie piattaforme MOOC. Nel Regno Unito il consorzio FutureLearn viene lanciato come una rete
di undici università sotto il coordinamento della Open University e promuove un modello simile a quello
di edX, in cui le università producono i contenuti dei corsi e Futurelearn si occupa dell’aspetto tecnologico
e della promozione dei corsi attraverso il brand della piattaforma (Lester 2016). Nel tempo, Futurelearn si
è trasformato in un’impresa no-profit e ha siglato accordi con centinaia di università britanniche e
internazionali, compresa l’Università per Stranieri di Siena, nonché con altre istituzioni come il British
Council, il British Museum e la BBC. Anche in questo caso i numeri sono impressionanti, con un totale di
2.400 corsi e oltre diciassette milioni di studenti raggiunti. In Spagna, la piattaforma MiríadaX nasce da
una collaborazione tra l’impresa di telecomunicazioni Telefónica e la rete Universia della banca
Santander, con l’ambizione di coprire il mercato iberoamericano dell’educazione a distanza. Questa
iniziativa, dalla quale nel frattempo si è staccata la rete Universia, è ora promossa da Telefónica
Educación Digital ed è la più usata piattaforma di corsi MOOC in lingua spagnola con 105 università
partner, 690 corsi e oltre 4 milioni di studenti registrati. Nel 2013 viene lanciata in Francia la piattaforma
France Université Numérique (FUN), gestita inizialmente dal Ministero dell’Educazione con un
finanziamento di 8 milioni di Euro, ed ora trasformatasi in impresa pubblico-privata. La piattaforma, che
aspira a competere sul mercato globale specialmente nei paesi di lingua francofona, conta oggi 108
università partner e 500 corsi attivi. Nel 2018, FUN ha contribuito assieme al governo Marocchino alla
creazione della piattaforma MUN, Maroc Université Numérique, nata sia per favorire l’utilizzo dei corsi
FUN in Marocco sia per facilitare la creazione di corsi da parte delle stesse università marocchine.
Sempre nel 2013 nasce iversity, piattaforma di MOOC tedesca, che a differenza delle piattaforme
spagnola e francese ha sempre avuto un approccio relativamente globale, dimostrato dal fatto che offre
corsi in tedesco, inglese e francese e che ha diversi partner non tedeschi, tra cui la LUISS.

Il 2013 è anche l’anno dell’entrata dei paesi asiatici nel mondo MOOC. In India viene lanciato il National
Repository of Open Educational Resources (NROER), basato su una vasta raccolta di risorse educative,
MOOC inclusi, rilasciate con licenze CC-BY e promosso dal governo indiano. Uno degli aspetti più
interessanti del progetto è il multilinguismo: l’India ha infatti circa 30 lingue principali e il progetto mira a
creare una raccolta completa di materiali educativi in tutte queste lingue. Sempre nel 2013 entra in
campo la Cina, con la piattaforma XuetangX. La breve storia di questa piattaforma, promossa dalla
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BRICKS n.2 - 2022

Tsinghua University, dà un’idea di quanto dinamico e sia il settore dei MOOC nel paese: tra il 2016 e il
2018, la piattaforma ha messo in piedi collaborazioni con la SDG Academy delle Nazioni Unite per la
promozione di contenuti legati allo sviluppo sostenibile, con MiriadaX per la certificazione delle
competenze linguistiche in spagnolo, con l’Università di Lagos in Nigeria per consentire agli studenti
Nigeriani di accedere ai propri corsi, e con la piattaforma francese FUN per lo scambio di risorse. Nel
2020, è stata inoltre lanciata la versione internazionale della piattaforma in lingua inglese, con il piano di
aggiungere versioni in russo, spagnolo, francese e giapponese. In Giappone, sempre nel 2013, nasce
JMOOC, un’associazione senza scopo di lucro volta a promuovere i MOOC attraverso un processo di
certificazione di qualità dei MOOC, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei MOOC offerti dalle
piattaforme giapponesi.

L’entusiasmo per i MOOC fa nascere nel 2013 due iniziative che, nonostante la loro vita breve, hanno
fatto discutere. L’Open Education Alliance, lanciata da Udacity con l’idea di utilizzare i MOOC per migliorare
l’occupabilità degli studenti, aggrega attori del calibro di Google, AT&T, Khan Academy e Georgia Tech.
Nonostante i grandi nomi, il progetto non è riuscito nell’intento di collegare attraverso i MOOC il mondo
universitario con quello delle imprese, ed è stato chiuso un paio di anni dopo il lancio. Inoltre il progetto è
stato accusato da vari osservatori di essere un esempio di openwashing, in quanto, nonostante il nome,
non offriva realmente accesso a OER: “È tempo di chiamare queste false iniziative aperte per quello che sono
veramente. È tempo per noi di difendere e proteggere l’idea e il concetto di Open Education che sono così
importanti per migliorare l’accessibilità, la qualità e l’equità dell’istruzione nel mondo” (Wiley 2013). Sempre
nel 2013, Google ed edX lanciano il progetto mooc.org, una piattaforma di apprendimento con l’obiettivo
ambizioso di raggiungere persone e istituzioni in tutto il mondo grazie alla capillarità dei servizi Google. Il
progetto viene accolto favorevolmente all’interno del movimento Open Education, non soltanto per il
profilo delle organizzazioni coinvolte, ma per il potenziale, legato alla natura non-profit di edX, di
riportare i MOOC sulla strada giusta dopo la loro deriva commerciale (Weller 2013). Anche questa
iniziativa ha avuto vita breve, dimostrando come l’interesse dei giganti della Silicon Valley nei confronti
dei MOOC, legato anche alle grandi quantità di dati personali che questi possono offrire (Morozov 2016),
non sia ancora riuscito a concretizzarsi.

Abbiamo visto come negli anni 2012-2013 i MOOC siano il tema dominante del movimento Open
Education, e quante iniziative nazionali e internazionali siano nate attorno al concetto di MOOC in un
tempo relativamente breve. Proprio quando sembrava che questi corsi avrebbero definitivamente
spodestato le OER diventando il fulcro del movimento Open Education, le risorse aperte tornano al
centro del dibattito con il Primo Congresso Mondiale UNESCO sulle OER. Questo ha luogo a Parigi nel
2012, dieci anni dopo il conio del termine OER, e rappresenta un momento di raccolta delle forze di
quella parte del movimento Open Education che crede che i MOOC non possano né debbano
rappresentare il futuro del movimento, incluso qualcuno che sostiene che i MOOC non dovrebbero avere
cittadinanza nel movimento in quanto normalmente non rilasciano le risorse con licenze aperte. Il
Congresso si conclude con la Dichiarazione di Parigi sulle OER, che definisce le OER come “Materiali per
l’insegnamento, l’apprendimento e la ricerca su qualsiasi supporto, digitale o di altro tipo, che risiedono nel
pubblico dominio o sono stati rilasciati con una licenza aperta che ne consente l’accesso, l’uso, l’adattamento e
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Didattica della musica con il digitale

la ridistribuzione gratuiti senza restrizioni o restrizioni limitate” (UNESCO 2012). La dichiarazione è molto
importante in quanto contiene tutte le componenti che con più o meno enfasi saranno riprese dalle
successive promulgazioni e raccomandazioni UNESCO, mettendo sul tavolo quella che in ultima analisi è
oggi l’agenda politica delle OER: promuoverne la consapevolezza e l’uso, facilitare gli ambienti per l’uso
delle TIC, rafforzare lo sviluppo di strategie e politiche sulle OER, supportare lo sviluppo di capacità per lo
sviluppo sostenibile di materiali di apprendimento di qualità, promuovere alleanze strategiche,
incoraggiare lo sviluppo e l’uso di OER in diversi contesti linguistici e culturali, e incoraggiare la ricerca
sulle OER..

Nel 2013 si registra un importante sviluppo sul versante della ricerca sull’Open Education, con la nascita
del Global OER Graduate Network (GO-GN), una rete di dottorandi in tutto il mondo i cui progetti di ricerca
si occupano di Open Education, finanziata dalla Hewlett Foundation e gestita dall’OER Research Hub.
Attraverso questa rete, la comunità di giovani ricercatori è supportata da oltre duecento esperti e
supervisori in una comunità di pratica molto attiva.

2013-2019: cresce l’attenzione politica verso l’Open Education


Dal 2013 al 2019, mentre le piattaforme MOOC continuano a raccogliere un numero crescente di
studenti e ulteriori finanziamenti privati, il movimento torna a discutere di strategie di Open Education e
di OER. Sono questi gli anni in cui, grazie soprattutto alla spinta di organizzazioni come la Commissione
Europea e la stessa UNESCO, l’importanza dell’Open Education inizia a crescere sia a livello di politiche
pubbliche che di iniziative istituzionali.

Alla fine del 2013, dopo UNESCO e OCSE, anche la Commissione Europea sposa l’Open Education,
lanciando la Raccomandazione “Opening-up Education”, dove viene richiesto ai paesi membri dell’UE di
dedicare risorse e attenzione all’uso delle tecnologie digitali per sviluppare pratiche educative aperte e
inclusive (Commissione Europea 2013). La raccomandazione dà il via a una serie di politiche più o meno
strutturate in diversi paesi Europei, la più nota delle quali è Opening up Slovenia, un piano che coinvolge
tutte le università del paese così come altri stakeholder per iniziare un percorso di apertura del sistema
universitario nazionale. Da allora la Slovenia è stata spesso indicata come uno dei paesi leader del
movimento Open Education, tanto che come vedremo in seguito ha ospitato il Secondo Congresso
Mondiale sulle OER. L’afflato della Commissione Europea verso l’Open Education si riflette anche nella
creazione della piattaforma OpenUpEd, gestita dall’European Association of Distance Teaching Universities
(EADTU). Nata per raccogliere i MOOC prodotti autonomamente dalle università che fanno parte della
rete EADTU, tra cui l’Italiana UniNettuno, OpenUpEd si basa su un accordo secondo cui i MOOC che
promuove, per quanto ospitati dalle singole università, devono rispettare una serie di caratteristiche
comuni: approccio centrato sullo studente, apprendimento indipendente, supporto all’interazione,
possibilità di riconoscimento dei crediti, attenzione alla qualità e alla diversità degli studenti (Mulder e
Jansen 2015). OpenUpEd è nata per rappresentare una sorta di via europea ai MOOC, ma non ha
ottenuto il successo sperato, forse perché non si è mai veramente aperta al di là della rete EADTU, e a

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BRICKS n.2 - 2022

tutt’oggi consiste di 16 partner e 200 corsi, numeri molto minori rispetto a piattaforme come FUN o
MiriadaX.

In questi stessi anni, la Commissione Europea incarica uno dei suoi centri di ricerca, nello specifico il Joint
Research Centre (JRC) di Siviglia, di svolgere una serie di studi sul tema dell’Open Education. Da allora il
JRC ha prodotto rapporti importanti per capire come i diversi paesi europei stanno affrontando temi
come la promozione delle OER o l’accreditamento di competenze ottenute attraverso percorsi educativi
aperti non formali. Un importante contributo del JRC è l’OpenEd Framework del 2014, che presentiamo
nella figura 4. Questo quadro concettuale propone dieci dimensioni suggerendo che tutte queste
dovrebbero essere prese in considerazione dagli interventi di Open Education, mettendo in chiaro che le
OER, per quanto siano una condizione spesso necessaria alle pratiche open e per questo siano
trasversali rispetto a tutte le dimensioni, sono in ultima analisi una delle molteplici leve dell’Open
Education, a fianco ad altre spesso sottovalutate come strategia e leadership.

Figura 4 - Il Framework OpenUpEd. Autore: Joint Research Centre 2014

In questo periodo, anche fuori dall’Europa diversi governi lanciano iniziative legate all’Open Education.
Nell’autunno 2015 il Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti annuncia una serie di iniziative a
sostegno dello sviluppo di OER, incluso un regolamento che obbliga a rilasciare qualsiasi contenuto
prodotto con una sovvenzione del Dipartimento del Lavoro con una licenza Creative Commons. Gli Stati
Uniti non sono soli: secondo un sondaggio svolto dall’OCSE nel 2015, sono ben 25 i paesi che dichiarano
di avere una politica a supporto della produzione e dell’uso OER, tra cui Brasile, Cina e Indonesia.

Nel 2016 viene lanciato negli Stati Uniti un progetto, in qualche modo simile alla OERu, per creare ed
offrire corsi universitari basati interamente su OER: Achieving the Dream. Finanziato tra gli altri dalla
multinazionale dell’eLearning Blackboard, il progetto aggrega trentotto community colleges di tredici stati
americani, con l’obiettivo di dotare ogni college degli Stati Uniti di un proprio corso di studio basato su
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Didattica della musica con il digitale

OER. L’iniziativa, pur avendo perso il suo focus sulle OER e occupandosi oggi di inclusione educativa in
generale, è riuscito ad aggregare 277 community colleges in 45 stati americani raggiungendo oltre 4
milioni di studenti svantaggiati.

Il 2016 è anche l’anno in cui l’Italia, con un po’ di ritardo rispetto agli altri grandi paesi europei, si dota di
una piattaforma MOOC nazionale, EduOpen. Nonostante l’assenza di molti grandi atenei italiani, che
hanno fatto scelte diverse per quanto riguarda i MOOC, EduOpen rappresenta certamente un importante
sviluppo, soprattutto in quanto, diversamente da piattaforme MOOC più grandi come FutureLearn o
MiriadaX, adotta un approccio realmente aperto ai MOOC, rilasciando tutti i propri contenuti come OER e
favorendo la creazione di percorsi formativi composti da MOOC delle diverse università partner.

Sempre nel 2016, le principali piattaforme europee (OpenUpEd, FutureLearn, MiriadaX, FUN e EduOpen)
si associano nell’European MOOCs Consortium (EMC), che raggruppa circa 250 università e oltre 1000
corsi (Fontanin e Pantò 2019). Questo gruppo mira a influire sulla politica Europea verso i MOOC, e nel
2008 ha pubblicato un position paper per spingere l’integrazione dei MOOC nei processi educativi formali
(European MOOCs Consortium 2018).

Arriviamo al 2017, anno in cui si svolge il Secondo Congresso Mondiale UNESCO sulle OER organizzato
assieme al governo della Slovenia. Il congresso crea molta attesa e in effetti riunisce 500 rappresentanti
da oltre 100 paesi tra cui trenta rappresentanti governativi, ma non riesce a coinvolgere i governi di paesi
chiave come per esempio gli Stati Uniti. Il principale risultato del Congresso è il Piano d’azione OER di
Lubiana, che mette lo sviluppo di risorse e pratiche aperte al centro del cambiamento necessario verso
sistemi educativi più inclusivi e innovativi, riconoscendo apertamente il ruolo delle OER per il
raggiungimento del quarto obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
“Garantire un’istruzione inclusiva e di qualità per tutti e promuovere l’apprendimento
permanente” (Nazioni Unite 2015).

Figura 5 - Il Secondo Congresso Mondiale per le OER. Fonte: UNESCO

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BRICKS n.2 - 2022

A parte questa dichiarazione, il merito del Congresso è stato quello di iniziare un processo che ha
portato, nei due anni seguenti, l’UNESCO a lavorare assieme a un gruppo di stakeholder come
CreativeCommons e il Commonwealth of Learning, alla preparazione di una Raccomandazione UNESCO
sulle OER. Questa Raccomandazione, che è stata approvata all’unanimità durante la quarantesima
Conferenza Generale dell’UNESCO nel novembre 2019, conferma gli obiettivi del movimento Open
Education: sviluppare la capacità di tutti gli attori coinvolti nell’uso e la distribuzione di OER, appoggiare
politiche a supporto delle OER, incoraggiare lo sviluppo di OER inclusive e di qualità, favorire la creazione
di modelli sostenibili per la produzione di OER e infine facilitare la cooperazione internazionale nel tema
OER. La Raccomandazione si inserisce nel filone iniziato con la Dichiarazione di Cape Town del 2007 e
proseguito con la Dichiarazione di Parigi del 2012, e non apporta grandi novità per quanto riguarda il
concetto di OER, che definisce come “Materiali didattici, di apprendimento e di ricerca su qualsiasi
supporto che possono essere composti da materiali protetti da copyright rilasciati con una licenza
aperta, materiali non protetti da copyright, materiali per i quali è scaduta la protezione del copyright o
una combinazione di queste condizioni” (UNESCO 2019). La rilevanza della Raccomandazione è da
cercare piuttosto nel fatto che ha rappresentato il punto di partenza per una discussione strutturata sul
tema OER, durante la quale diversi stakeholder si stanno confrontando su temi come il miglioramento
delle licenze aperte, la necessità di sostenere la traduzione delle OER in lingue minoritarie o l’adozione di
standard di privacy nelle piattaforme OER. La punta dell’iceberg di questa discussione è la cosiddetta
Dynamic Coalition, un gruppo di organizzazioni che si è riunito attorno all’UNESCO per supportare
l’attuazione della raccomandazione e per vigilare sulla sua effettiva adozione nei paesi membri. I partner
della coalizione sono il Commonwealth of Learning, Creative Commons, il Consiglio internazionale per
l’educazione aperta e a Distanza (ICDE), il consorzio Open Education Global, la Commissione nazionale
slovena per l’UNESCO e SPARC, una ONG che si occupa di Open Knowledge. È ancora presto per dire se
questa coalizione riuscirà a sfruttare l’impulso dato dalla Raccomandazione OER dell’UNESCO, aiutando i
governi ad adottare la raccomandazione nel miglior modo possibile, ma i presupposti fanno ben sperare.

2020-2022: la tempesta COVID


L’emergenza COVID-19 e il relativo blocco della didattica presenziale hanno avuto due principali effetti
sul movimento Open Education. In primo luogo, hanno portato a un aumento senza precedenti
dell’attenzione verso l’educazione a distanza sia in ambito formale che informale (Trentin 2020), a
beneficio anche delle piattaforme MOOCs e OER. Un dato su tutti: durante il mese di Marzo 2020,
Coursera ha registrato oltre dieci milioni di iscrizioni ai propri corsi, con un aumento del 650% rispetto allo
stesso mese dell’anno precedente. In secondo luogo, soprattutto a causa delle disuguaglianze educative
che l’emergenza ha messo in evidenza (Murphy 2020), le OER e gli approcci open, così come ogni pratica
che possa favorire l’accesso degli studenti, sono state spesso chiamate in causa. In questo senso,
possiamo citare alcune iniziative internazionali che dimostrano come il movimento Open Education si sia
effettivamente mobilitato in questo periodo. L’UNESCO ha lanciato una chiamata alle armi dal titolo
“Support learning and knowledge sharing through OER worldwide”, per coinvolgere governi e imprese nella

190
Didattica della musica con il digitale

promozione dell’uso delle OER, la OERu ha lanciato l’iniziativa OER4Covid, che ha messo in campo corsi
di formazione gratuiti per insegnanti su come utilizzare licenze e risorse aperte, e l’International Council
for Open and Distance Education ha lanciato l’iniziativa Learning together, promuovendo approcci aperti e
inclusivi basati su OER. Attorno a queste iniziative internazionali, un gran numero di università e altri
istituti educativi hanno promosso l’uso e il riuso di risorse educative aperte per facilitare il passaggio a
modalità di educazione a distanza. E’ difficile dire se queste iniziative avranno l’effetto di posizionare le
OER al centro - o comunque non in una posizione periferica - nel “new normal” che i sistemi educativi in
tutto il mondo stanno disegnando. Certo è che nel momento in cui approcci ibridi all'insegnamento
diventeranno in qualche modo la norma, la domanda su come co-produrre e co-aggiornare le proprie
risorse didattiche potrebbe trovare risposte basate sulla collaborazione attorno a risorse aperte, con un
beneficio non solo in termini di risparmio di tempo e denaro ma anche - come ampliamente dimostrato
da anni di ricerca - di innovazione pedagogica.

Conclusioni: alcune lezioni per il sistema italiano dell’Open Education


Nonostante in Italia manchi, a differenza di paesi vicini come la Francia o la Germania, una visione politica
sull’Open Education supportata da investimenti adeguati, l’ecosistema italiano dell’open education è
piuttosto attivo e composto da diversi attori dei sistemi scolastico, universitario e dell’apprendimento
informale (si vedano Fini 2012, Lepore e Vellani 2017, Nascimbeni 2020, Fontanin e Pantò 2019, Uggeri
2014). L’assenza di una visione politica assieme a questa eterogeneità ha portato a sviluppi molto
diversi: da un lato per esempio la piattaforma MOOC italiana, EduOpen, è decisamente più open rispetto
alle piattaforme di altri paesi europei (Goglio e Nascimbeni 2021); dall’altro il governo non è stato in
grado, durante l’emergenza COVID, di dare indicazioni alle scuole per l’adozione di piattaforme open
source per la didattica a distanza, nonostante le raccomandazioni di molte realtà legate all’open
knowledge come la rete Open Education Italia (Open Education Italia 2021).

In questo momento in cui la gran parte dei sistemi educativi stanno lavorando per disegnare il new
normal post-pandemia, è utile riflettere su cosa la storia del movimento Open Education presentata in
questo articolo possa insegnare ad un paese come l’Italia. Se l’esperienza della DAD durante il periodo di
isolamento ha mostrato chiaramente, in Italia così come altrove, come un sistema di insegnamento
ibrido debba prestare attenzione alle disuguaglianze sociali ed educative di una parte della popolazione,
la storia dell’Open Education, soprattutto se guardiamo a sistemi di digital education più maturi di quello
italiano come per esempio quello degli Stati Uniti, mostra come l’Open Education possa contribuire a
chiudere questo divario, principalmente se vengono privilegiati approcci dal basso. Inoltre, ricordiamo
come il sistema MOOC italiano rappresenti, per quanto riguarda sia la piattaforma multi-università
EduOpen che altre università come il Politecnico di Milano, un esempio di corsi massivi basati su licenze
aperte che andrebbe valorizzato a livello internazionale. La sfida rimane quella di passare dalle molte
iniziative esistenti, che vanno dalle iniziative individuali di docenti volenterosi fino ai tavoli di discussione
della CRUI (Nascimbeni 2020), a un vero sistema dell’Open Education in Italia, dotato di una visione

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BRICKS n.2 - 2022

comune e di una serie di obiettivi a medio termine. Per fare questo passo decisivo, un’occasione molto
importante è rappresentata dai fondi del PNRR per la transizione digitale, che in ambito scolastico ed
universitario potrebbero diventare un volano, senza necessariamente dover lanciare un politica
nazionale sull’Open Education, per rendere l’open parte integrante dei sistemi educativi e formativi del
nostro paese, con un beneficio sistemico sia in termini di inclusione che di innovazione.

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https://theconversation.com/google-and-friends-put-the-open-back-into-moocs-18121.
Wiley. D. (2013), “The “Open” Education Alliance”, disponibile all’indirizzo https://opencontent.org/blog/archives/
2922.

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BRICKS n.2 - 2022

Fabio Nascimbeni
[email protected]

Fabio Nascimbeni si occupa da oltre vent’anni di innovazione educativa, con particolare attenzione all’inclusione digitale e
all’Open Education. Fellow del Centro Nexa del Politecnico di Torino e del Centro de Estudos sobre Sociedade e Tecnologia
dell’Universidade de Sao Paulo (Brasile) e Senior Fellow della rete EDEN – European Distance and eLearning Network,
lavora attualmente come Human Capital Development Expert alla European Training Foundation. Nel campo dell’Open
Education, anima la rete www.educazioneaperta.eu e ha scritto “Open Education: OER, MOOCs e pratiche didattiche aperte
verso l’inclusione digitale educativa”.

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Didattica della musica con il digitale

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