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STUDIO DI STORIA (cap.
8-9 + slide)
- COSTANTINO E LA FONDAZIONE DELL’IMPERO CRISIANO
Fallimento della tetrarchia: nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono e Costanzo Cloro fu costretto a vedere la tetrarchia fallire, per poi morire subito nel 306 in una campagna militare; le legioni proclamarono allora imperatore suo figlio Costantino, ripristinando il principio dinastico, ma allo stesso tempo, a Roma, acclamavano come imperatore Massenzio (figlio di Massimiano). Dalla diarchia al primato Costantino: lo scontro tra i due andò avanti fino al 312, quando Costantino sconfisse Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio; intanto in Oriente (dopo la morte di Galerio) era prevalso Licinio, che estese il suo potere sulla Tracia, Egitto e le provincie asiatiche; nel 313 i due imperatori si incontrarono a Milano per stringere un accordi di spartizione del potere, facendo sì che l’impero diventasse una diarchia, ma durò meno di un decennio fino allo scontro finale nel 324 con Licinio che si arrese in cambio della promessa di avere salva la vita (Costantino però lo uccise temendo possibili tentativi di rivalsa). Ora l’impero era nelle sue mani, fino alla sue morte nel 337. Sulla linea di Diocleziano: Costantino proseguì sulla linea tracciata da Diocleziano; sul piano amministrativo creò le prefetture (raggruppavano più diocesi), le 3 prefetture (Gallie, Oriente e Italia) erano rette da prefetti del pretorio che rispondevano direttamente all’imperatore; sul piano militare proseguì nell’opera di riforma dell’esercito, rese più efficienti i comitatensi (reparti mobili), rafforzando la cavalleria, al vertice dell’esercito c’era il magister militum (che conquisteranno nel tempo ruolo centrale nell’impero). Le riforme nell’economia: Costantino introdusse una nuova moneta d’oro (solido-solidus), allo scopo di porre un freno alla svalutazione e all’inflazione, lo usavano solo le classi sociali più abbienti e i grandi mercanti, i ceti meno elevati continuavano a servirsi di monete d’argento e rame che seguitarono a svalutarsi e quindi si intensificò lo cambio in natura. Nuova capitale, Costantinopoli: l’11 maggio 330, Costantino rifondò l’antica colonia greca di Bisanzio chiamandola Costantinopoli; la scelta di Bisanzio aveva ragioni strategiche: la città situata tra il Mar Nero e il Mediterraneo, aveva un’ubicazione favorevolissima per il controllo delle vie di transito tra Oriente e Occidente, e con miglior sorveglianza delle frontiere rispetto Roma; aveva anche un forte significato simbolico e politico: con essa, Costantino manifestava la precisa volontà di distinguersi da Roma e per la sua posizione geografica, perché rappresentava un punto di incontro e di sintesi fra Oriente e Occidente, fra ellenismo e romanità, e più adatta a rappresentare l’unità dell’impero. Sintesi impero tardoantico: in questa fase storica l’impero si trasformò in uno stato fortemente centralizzato, governato da un sovrano-dio e da una burocrazia, con l’obbiettivo di realizzare un controllo sulla vita economica e sociale, però il prezzo pagato fu altro: la perdita di autonomia e vitalità delle realtà cittadine, riduzione della mobilità sociale, l’aumento delle diseguaglianze; e gli unici canali di ascesa sociale furono la burocrazia e l’esercito (che formarono una nuova aristocrazia con eredi dell’antico ordine senatorio, i nuovi potenti e talora anche di origine barbara, grandi proprietari terrieri); si aggiunge anche l’affermazione del cristianesimo e la creazione di un rapporto sempre più stretto tra stato imperiale e chiesa, dunque la fondazione in un impero cristiano. La forza del cristianesimo: nonostante le persecuzioni, non era stato estirpato, ed erano riusciti a riorganizzarsi e riprendere la diffusione della loro fede