Elsa Morante

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Elsa Morante

VITA
Nasce a Roma nel 1912 e sin da giovanissima inizia a scrivere e avvia un’intensa attività letteraria
scrivendo anche filastrocche e fiabe per bambini.
Nel 1941 si sposa con Alberto Moravia e la casa dei due diventa un punto di riferimento per la vita
intellettuale romana, per questo hanno l’occasione di stringere amicizia con Umberto Saba e Pier
Paolo Pasolini, con quest’ultimo soprattutto quando la Morante inizia ad interessarsi al cinema.
Parteciperà ad “Accattone” nel ruolo di detenuta, ma l’amicizia tra lei e PPP si concluderà presto La
stesura del suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio , avviene durante l’occupazione nazista e
viene pubblicato nel 1948 riscuotendo molto successo, vincendo anche il premio Viareggio.
Tra il 1951 e il 1952 tiene alla radio una rubrica di critica cinematografica, che si conclude con le sue
dimissioni a causa di un atto di censura subito dalla dirigenza RAI.
Nel 1957 esce L’isola di Arturo con il quale ottiene il premio Strega.
Nonostante il grande successo come scrittrice, sono anche anni di grande instabilità emotiva anche
per la separazione con Moravia e l’inizio di una nuova relazione con un pittore newyorkese che
muore poco dopo.
Sono anche anni d'impegno politico caratterizzati dai timori per un conflitto nucleare che esprime in
Pro e contro la bomba. Successivamente inizia a porre attenzione alle borgate romane e da questo
nasce La storia considerato il suo più grande capolavoro.
Nel 1983 tenta il suicidio, ma viene fermata da una domestica e viene internata in una clinica dove
muore per un infarto due anni dopo.

STILE
I primi anni sono caratterizzati da una forte impronta presa dal grande romanzo ottocentesco, in
particolare quello francese e russo, in cui elementi reali e favolosi si intrecciano per dare corpo ad
una narrazione che dai toni fanciulleschi e c’è una particolare attenzione all’interiorità dei
personaggi. Si contrappone al panorama letterario italiano ed europeo dell’epoca, discostandosi dal
neorealismo. Conferisce alla letteratura una funzione sociale denunciando i mali della società
utilizzando un linguaggio vario che comprende termini dialettali e aulici.

TEMI
➢ la mancanza di senso della storia, meccanismo questo che porta alla sconfitta dei più deboli
➢ il dolore per la perdita di persone care
➢ la rievocazione del mondo dell’infanzia
➢ innocenza degli umili Menzogna e sortilegio

INTRODUZIONE
Pubblicato nel 1948 il romanzo ricostruisce l'intricata storia di una famiglia di un paesino del
meridione, narrata dalla voce di Elisa, unica superstite di questa saga.

TRAMA
Elisa, che rivive in prima persona il dramma di una vita familiare vissuta tra mille difficoltà ed
incertezze. Il centro dell’azione si sofferma sulla madre Anna, che si innamora del ricco cugino
Edoardo, il quale però le preferisce una prostituta, Rosaria.
Anna consuma allora un infelice matrimonio con Francesco, giovane di modesta condizione, ma
animato da grandi ideali.
Elisa, frutto di queste nozze, vive un’ infanzia difficile, senza l’affetto della madre, i cui pensieri sono
sempre rivolti verso l’amato cugino.
Dopo tragiche vicende, che vedono la morte di vari personaggi, la protagonista viene accolta nella
casa di Rosaria e, di fatto, da lei cresciuta. Fino a quando, dopo la sua morte, decide di raccontare
tutta la vicenda.

TEMI
➢ il potere delle donne: tutti i personaggi maschili sono dei vinti
➢ il perenne trionfo della maschera
➢ analisi della vita familiare e indagine psicologica

STILE
La Morante trasferisce queste situazioni comuni della società borghese come: l’ipocrisia,
l’inettitudine, le banali avventure di sesso e amore che hanno sfasciato intere famiglie; in una
dimensione mitica creando un clima di sogno, così si crea il contrasto tra “menzogna” e “sortilegio”.
Per questo, nonostante la bassezza delle situazioni che vivono, i personaggi vivono le loro esperienze
come qualcosa di unico, ciò è reso anche da una scrittura che quasi si può definire “barocca” per la
sua teatralità

L’isola di Arturo
INTRODUZIONE
pubblicato da Einaudi nel 1957.
Le vicende sono raccontate dal protagonista-narratore, Arturo, ormai adulto, che ripercorre in
prima persona la sua infanzia e adolescenza; in tal senso l'opera si inserisce nel genere del "romanzo
di formazione"

TRAMA
Arturo Gerace, un ragazzo orfano di madre, e che soffre per l’assenza del padre, Wilhelm, sempre
impegnato in viaggi di lavoro.
Il ragazzo vive sull’isola di Procida con la sua cagnolina.
Un giorno però la sua vita cambia, perché conosce la nuova sposa del padre, Nunziatella.
Dapprima, il protagonista sprezza il padre e le sue scelte, perché vede la sua nuova sposa come un
ostacolo che si frappone tra lui e la figura paterna, ma anche come la figura femminile intenta a
sostituire l’immagine della madre, a cui era molto legato.
Successivamente trascorrendo molto tempo in compagnia di Nunziatella, a causa della continua
assenza del padre, Arturo si invaghisce e si innamora di lei.
Quando torna il padre ha degli atteggiamenti strani, che alla fine si scoprirà adottati per nascondere
la sua omosessualità.
Alla fine del romanzo Arturo lascia l’isola (simbolo dell’infanzia) per partecipare alla seconda guerra
mondiale.

STILE
Il narratore è interno alla vicenda e parla in prima persona; è il protagonista stesso a raccontare la
storia. L'inizio del romanzo si caratterizza per una entrata brusca nell'argomento.
Non si spiega né chi parla, né qual è il soggetto della storia, ma si comincia subito col fare incontrare
il lettore col suo personaggio.
Quest'ultimo non è definito in alcun modo.
Questo racconto si sviluppa come una fiaba dalle forti connotazioni epiche, il padre del protagonista
viene delineato come un eroe che compie gesta fantastiche e il luogo dell’isola è esotico e mitologico,
ma anche un posto protetto dal mondo esterno (non a caso rappresenta l’infanzia).
Linguaggio semplice con termini dialettali e ritmo incalzante nei primi capitoli, ma più lento in
quelli successivi
TEMI
➢ il passato
➢ la solitudine
➢ la maturazione
➢ l’idealizzazione dei parenti (come in “ Menzogna e sortilegio”)
➢ il disincanto dovuto all’irrompere della realtà

La Storia
INTRODUZIONE
Romanzo considerato il capolavoro dell’autrice,ma anche l’opera che più suscitò controversie. Di
genere storico che ha come sfondo narrativo un’ambientazione storica reale. Fu pubblicato nel 1974
dopo tre anni di gestazione poiché l’autrice insistette personalmente perché fosse diffuso al più
basso costo possibile.

TRAMA
La storia di Ida e dei suoi due figli ebbe inizio un giorno di gennaio del 1941, proprio la data in cui
venne concepito Useppe in seguito ad una violenza perpetrata da un giovane soldato tedesco.
Circa un anno dopo il figlio maggiore Nino che, anche se di malavoglia aveva sempre vissuto con la
sua famiglia, lascia la casa per arruolarsi nelle brigate nere, così Ida e Useppe rimasero soli.
Un giorno, madre e figlio si trovarono coinvolti in un attacco aereo durante il quale la loro casa
viene completamente distrutta e non possedendo più nulla, tranne qualche misero risparmio, si
rifugiarono in un centro per senza tetto nella zona di Pietralata.
In seguito, dopo un anno circa, i due si trasferirono presso la famiglia Marocco, occupando la stanza
del figlio che era partito per la guerra. Nino, da quando era partito, diede pochissime notizie di sé,
facendo visita alla madre una volta ogni tanto.
Nella sua vita c’erano stati molti cambiamenti importanti, primo fra tutti l’essere diventato
partigiano ed aver abbandonato gli ideali fascisti per quelli anarchici.
Col finire della guerra Nino si dedicò al contrabbando e, con le alte rendite del mestiere, regalò al
fratellino un bellissimo pastore maremmano di nome Bella. Ida e Useppe continuavano a vivere
nella precaria routine di tutti i giorni, quando giunse loro la notizia della morte di Ninnuzzo:
durante un viaggio “di lavoro” il ragazzo venne inseguito dalla polizia e, mentre cercava di fuggire
finì fuori strada.
La povera donna si ritrovò così a convivere con un ennesimo dispiacere nel cuore, consolandosi
solamente con la presenza di Useppe, ma anche questa volta il destino fu crudele con lei e le portò
via il secondo figlio.
Purtroppo non fu un evento totalmente inaspettato perché già da tempo, il bambino era tormentato
da terribili crisi epilettiche, l’ultima delle quali gli fu fatale.
Impazzita per il dolore, Ida venne rinchiusa in un manicomio dove visse imprigionata nell’angoscia
per nove lunghissimi anni, dopodiché la sua vita venne stroncata da una complicazione polmonare.

PERSONAGGI
- IDA RAMUNDO= l’eroina del romanzo è una delle vittime della storia che lotta strenuamente per
la propria sopravvivenza e quella dei suoi figli.
È segnata sin dall’infanzia dal marchio del segreto, deve infatti costantemente nascondere le proprie
origini ebraiche così come l’appartenenza politica anarchica della propria famiglia e di suo marito.
Oltre alle questioni storiche in cui si trova inevitabilmente invischiata con il Ventennio e la guerra,
mantiene in incognito la sua epilessia, malattia che la colpisce sin dalla gioventù e che passa
geneticamente a Useppe, portando la vicenda del romanzo alla definitiva conclusione tragica.
- NINO MANCUSO= il primo figlio di Ida cresce orfano di padre nelle borgate popolari romane
imbevendosi del clima politico estremo novecentesco.
La maturazione e la partenza per la guerra pone un freno alla sua deriva fascista e lo indirizza verso
la lotta partigiana, ma non riesce ad arginare l’irruenza del suo carattere, caloroso ma spericolato.
Ciò fa sì che nemmeno la fine della guerra ponga fine alla sua clandestinità permanente e anzi sia
l’evento storico che lo proietta nella criminalità.
- USEPPE= è il personaggio attorno a cui si snoda l’intreccio, a partire dal suo concepimento
violento da parte di Gunther.
È un’anima innocente che con la madre attraversa lo sfacelo della guerra, dai bombardamenti alle
deportazioni alla guerriglia urbana fino ad approdare alle macerie del dopoguerra, alle quali non
sopravvive a causa della malattia che lo colpisce e trova ulteriore supporto dai lutti e l’odio generato
dal conflitto.
Un bambino solare che amava la compagnia altrui, in particolare però quella del fratello.

STILE
Il linguaggio è abbastanza semplice e comprende termini dialettali e a volte anche stranieri, mentre
le costruzioni sono sia ipotattiche che paratattiche.

TEMI
Il grande tema di questo romanzo, da come suggerisce il titolo, è la storia.
Da una parte la storia pubblica degli oppressori di cui diventano vittime le storie degli oppressi, i
quali si ritrovano loro malgrado inglobati in meccanismi politici che esistono da anni.
Le conseguenze di questa storia sono inevitabili e le azioni umane non possono contrastarle, infatti
la sorte dei protagonisti è indipendente dalle loro azioni.

TEMPO
La storia in un arco narrativo che dura circa 7 anni ( 1941-1947) e i riferimenti storici sono precisi.
Ci sono analessie e flash-back, quindi fabula ed intreccio non coincidono.

AMBIENTAZIONE
La vicenda si svolge a Roma in diversi ambienti tutti reali, sia esterni che interni, anche se le vicende
più importanti si svolgono in questi ultimi, come: la casa di Ida e il ricovero di Pietralata
Alberto Moravia
VITA
Nasce a Roma nel 1907 in una famiglia ricca borghese e intellettuale.
Da giovanissimo una tubercolosi ossea gli impedisce di frequentare scuole regolari, infatti è
costretto a lunghi soggiorni a casa e si forma da autodidatta leggendo Dostoevskij, Rimbaud, Proust
e Shakespeare.
La malattia però lo portò a dedicarsi intensamente alla scrittura, per questo esordisce presto con il
suo primo romanzo Gli indifferenti (1929).
Successivamente si occupa anche di sceneggiature cinematografiche che, a causa delle sue origini
ebraiche, non può firmare. Infatti le sue posizioni antifasciste lo rendono sospetto al regime, l’autore
approfittando della sua carriera da giornalista si allontana dal paese e compie svariati viaggi che gli
permettono di raggiungere una visione cosmopolita dei problemi culturali e sociali.
Nel 1953 torna a Roma e collabora con PPP alla redazione della rivista Nuovi Argomenti e in questi
anni si occupa di cinema e scrive recensioni di film.
Nel 1960 vince il premio Viareggio con La noia e tre anni dopo, quando ormai la relazione con la
Morante era terminata, va a vivere con Dacia Maraini con la quale fonda una compagnia teatrale.
Con Maraini si reca negli anni successivi in Cina, Giappone e Corea come corrispondente del
"Corriere" e, per diciotto anni consecutivi, insieme alla compagna e ad altri amici (tra cui Pier Paolo
Pasolini e Maria Callas) visita numerosi paesi africani.
I resoconti di questi viaggi sono poi stati pubblicati nei due volumi La rivoluzione culturale in Cina e
A quale tribù appartieni?. Dall’esperienza in Giappone nel 1982 scriverà il saggio L’inverno
nucleare.
Nel 1986 sposa Carmen Llera, sua nuova compagna, di 45 anni più giovane.
Quattro anni dopo, il 26 settembre 1990, viene trovato morto nel bagno del suo appartamento.

TEMI
➢ l’alienazione
➢ l’aridità morale
➢ l’ipocrisia
➢ l’incapacità di raggiungere la felicità
➢ soldi e sesso strumenti della borghesia per possedere gli altri
➢ protagonisti estraniati, impotenti e in crisi
➢ sarcasmo antiborghese

IMPEGNO
Inizialmente non si occupa di politica perché il suo unico interesse era la letteratura, ma il fascismo
e la guerra diventano esperienze fondamentali perché lo colpiscono direttamente, così nasce in lui il
dovere morale di prendere posizione.
Inoltre da un lato si mostra preoccupato per gli effetti del fascismo sulla letteratura, a causa delle
censure, dall'altro vede la letteratura come via di fuga da questa realtà.
Viene eletto nel 1984 al Parlamento europeo come indipendente nelle liste del Partito Comunista.
Moravia nonostante fosse un uomo di sinistra, si trattava di una sinistra laica e borghese, lui ha
sempre rifiutato la diretta militanza comunista (a differenza di altri come Pavese, Pasolini,
Calvino,ecc..)
L’impegno politico e civile dello scrittore è una conseguenza della concezione che Moravia ha
dell’intellettuale che, come uomo e cittadino, deve intervenire nella realtà attraverso uno sguardo
critico, che esplora e interroga il reale.
LE TRE FASI
1. La prima fase coincide con la fase del realismo borghese e della fusione di elementi realistici,
esistenzialisti e surreali. In questo periodo i romanzi descrivono le ambiguità della borghesia, con al
centro protagonisti inetti e distaccati dalla vita (modello di Svevo).
Le opere più importanti di questo periodo sono Gli Indifferenti e Agostino.
2. Il secondo periodo è quello del Neorealismo, dove appaiono spesso personaggi popolari che
assumono il ruolo di un’alternativa positiva al mondo borghese.
Le opere più importanti di questa fase sono La romana e La ciociara.
3. L’ultima fase dell’attività di Alberto Moravia è caratterizzata da uno spiccato pessimismo: lo
scrittore non crede più al popolo come a un’alternativa valida e torna a concentrarsi sull’universo
borghese, ancora in crisi, e privo di morale e vitalità. I temi, allora, sono quelli dell’estraneità, della
passività di fronte all’esistenza e dell’insensatezza del vivere.
Il romanzo più importante del periodo è La noia.

Gli indifferenti
INTRODUZIONE Il romanzo fornisce uno spaccato di vita di una famiglia borghese negli anni di
pieno sviluppo del fascismo italiano e si configura come una denuncia della perdita di valori
dell'Italia di quegli anni. La storia è quasi priva di trama: i personaggi si muovono come manichini,
spinti nelle loro azioni dalla noia e dall'insofferenza, senza provare vere pulsioni emotive e attratti
solo dai falsi valori del benessere e del piacere fisico.
Dietro la maschera di ricchezza dei personaggi si nasconde una miseria sia economica che morale.

TRAMA
Carla, ventiquattrenne figlia di Mariagrazia, viene sedotta da Leo Merumeci, amante della madre
interessato a frequentare villa Ardengo anche per diventarne possessore.
La famiglia infatti si trova in condizioni di forte precarietà economica e dovrebbe vendere la casa,
ma Mariagrazia rifiuta sempre le proposte di vendita di Leo, perché interessata a mantenere
l'apparenza di ricchezza agli occhi degli altri.
Merumeci approfitta del desiderio di Carla di uscire da quella vita monotona e priva di stimoli,
provando a sedurla già in apertura del romanzo, nel salotto di casa.
I due sono sempre interrotti dall'arrivo della madre, da Michele o da Lisa, ex amante di Leo che
viene spesso in visita all'amica Mariagrazia.
Lisa, oggetto delle gelosie di Mariagrazia, è in realtà innamorata di Michele, che però inizialmente la
respinge.
È proprio lei a scoprire la relazione tra Leo e Carla e ad informare Michele. Il giovane tenta di uscire
dal suo stato d'indifferenza e reagire, prendendo una pistola e recandosi a casa di Leo, dove trova la
sorella. Il tentativo fallisce poiché il colpo va a vuoto.
Il romanzo si conclude con una festa in maschera, dove nulla è cambiato e dove i personaggi
continuano nella loro finzione. Si intuisce forse un futuro matrimonio tra Carla e Leo e quindi il
pieno successo di Merumeci.

PERSONAGGI
Dei personaggi tanto semplici quanto reali
- Mariagrazia (madre), donna attenta soprattutto alla sua immagine in società e alle apparenze, vive
in un mondo di finzione sapientemente costruito;
- Carla (figlia di Mariagrazia), adolescente spinta dalla noia e dal desiderio di dare una svolta alla
sua vita; - Michele (figlio di Mariagrazia), personaggio inetto, privo di pulsioni e totalmente
indifferente alla realtà che lo circonda e alla famiglia, nonostante sia consapevole della negatività
che lo circonda non riesce ad agire e si perde nella sua indifferenza.
- Leo (amante di Mariagrazia), arrogante e scaltro, frequenta Mariagrazia per impossessarsi della
sua villa e per sedurre la figlia Carla;

TEMI
➢ benessere e sessualità: tutto ruota intorno a ciò, perché per Moravia sono le due componenti
intorno a cui si polarizza la vita umana e per questo l’autore insiste sulla fisicità dei personaggi ➢
incomunicabilità esistenziale
➢ accettazione della realtà abbandonando l’idea di un cambiamento, che riflette la visione
dell’autore che non vede vie di salvezza nella crisi dei valori che sta affrontando la società ➢
fallimento economico e morale
➢ specchio
➢ staticità della maschera come simbolo dell’indifferenza

STILE
Una storia mandata avanti da pochi personaggi e che si conclude nell’arco di due giorni senza
alcuna evoluzione, ma che sanno proporre la condizione umana contemporanea.
Il romanzo aderisce ai moduli del realismo ottocentesco, quindi presenta una struttura
naturalistica: oggettività della narrazione che avviene in terza persona, molti dialoghi in una
dimensione teatrale in cui i personaggi tentano d'imporre la loro visione del mondo senza
abbandonare i loro stereotipi.
Non c’è alcuna denuncia, ma una semplice rappresentazione del vuoto interiore della borghesia, che
esprime anche attraverso un linguaggio banale tipico della borghesia

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