Allegato 1 - Guida Operativa
Allegato 1 - Guida Operativa
Allegato 1 - Guida Operativa
CERTIFICATI BIANCHI
Guida operativa
ALLEGATI .................................................................................................................................................................... 6
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GUIDA OPERATIVA
L’articolo 15 del D.M. 11 gennaio 2017, così come modificato dal D.M. 10 maggio 2018 (di seguito,
Decreto e s.m.i.), dispone che il GSE, in collaborazione con ENEA e RSE, predisponga e sottoponga al
Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
una guida operativa (di seguito, Guida) per promuovere l’individuazione, la definizione e la
presentazione di progetti.
1. “le informazioni utili alla predisposizione delle richieste di accesso agli incentivi”;
2. “la descrizione delle migliori tecnologie disponibili, tenendo in considerazione anche quelle
identificate a livello europeo, delle potenzialità di risparmio in termini economici ed energetici
derivanti dalla loro applicazione che fornisca indicazioni in merito all’individuazione del
consumo di riferimento di cui all’art. 2, comma 1, lettera d)”;
3. “un elenco non esaustivo degli interventi di efficienza energetica che non rispettano i requisiti di
cui all’articolo 6”.
1. La prima parte - Allegato 1.1 - “Chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti”,
sostituisce il documento pubblicato sul sito del GSE a luglio 2017 ed ha lo scopo di fornire
chiarimenti e supporto operativo per la presentazione dei progetti di efficienza energetica ai fini
dell’accesso al meccanismo dei certificati bianchi.
2. La seconda parte - Allegato 2 - “Guide Settoriali” è composta da sei distinti allegati relativi a
specifici settori produttivi e tecnologie, che forniscono indicazioni al fine di individuare:
a) gli interventi di efficienza energetica realizzabili in ciascun settore e riconducibili alle
tipologie di intervento di cui alla Tabella 1 del Decreto e s.m.i.;
b) i consumi di baseline, ovvero i valori di consumo di riferimento in caso di nuovi impianti,
edifici o siti;
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c) le variabili che influenzano il consumo energetico del progetto da realizzare, così come
previsto dall’art. 2, comma 1, lettera t) del Decreto e s.m.i.;
d) le modalità di calcolo dei risparmi di energia primaria addizionali generabili dal progetto
da realizzare.
In particolare, i settori trattati nelle Guide Settoriali sono stati individuati dal GSE sulla base:
a) della numerosità delle pratiche presentate al GSE e del volume dei risparmi generati per
tipologia di comparto industriale;
b) della conoscenza dei processi produttivi;
c) della disponibilità e affidabilità dei dati di consumo energetico di baseline.
Ai fini della predisposizione delle stesse, il GSE ha avviato una concertazione con i principali
stakeholder per condividere i vari documenti e recepire dati e ulteriori informazioni utili allo
scopo. Gli operatori coinvolti hanno presentato contributi che, laddove supportati da opportuna
documentazione, sono stati recepiti.
All’interno delle guide settoriali, oltre alle informazioni sopra indicate, è descritta la metodologia
che è stata utilizzata ai fini dell’individuazione del consumo di riferimento.
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A supporto della lettura della presente Guida, di seguito si riportano le definizioni introdotte dal Decreto
e s.m.i. in merito a “consumo di baseline”, “consumo di riferimento” e “risparmio energetico
addizionale”.
In particolare, il “consumo di baseline” è definito come il “consumo di energia primaria del sistema
tecnologico assunto come punto di riferimento ai fini del calcolo dei risparmi energetici addizionali per i
quali sono riconosciuti i Certificati Bianchi. Il consumo di baseline è pari al valore del consumo
antecedente alla realizzazione del progetto di efficienza energetica, fermo restando quanto previsto
all'art. 6, comma 6. Nel caso di nuovi impianti, edifici o siti comunque denominati per i quali non
esistono valori di consumi energetici antecedenti all'intervento, il consumo di baseline è pari al
consumo di riferimento”.
Per quanto sopra, ai fini del calcolo dei risparmi, nel caso di nuova installazione, è necessario riferirsi al
consumo di riferimento, ovvero al “consumo di energia primaria del progetto di riferimento, cioè il
consumo che, in relazione al progetto proposto, è attribuibile all’intervento, o l’insieme di interventi,
realizzati con i sistemi o con le tecnologie che, alla data di presentazione del progetto costituiscono
l’offerta standard di mercato in termini tecnologici e/o lo standard minimo fissato dalla normativa”. In
caso di sostituzione, è necessario riferirsi al consumo ante intervento.
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ALLEGATI
Allegato 2.1 – Guide settoriali: il settore industriale della produzione di piastrelle ceramiche
Allegato 2.2 – Guide settoriali: il settore industriale della produzione di vetro e prodotti in vetro
Allegato 2.3 – Guide settoriali: il settore industriale della produzione di articoli in materiale plastico
Allegato 2.4 – Guide settoriali: il settore industriale della produzione della carta
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CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 1.1 alla Guida Operativa
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
INDICE
I PARTE: IL D.M. 11 GENNAIO 2017, COSÌ COME MODIFICATO DAL D.M. 10 MAGGIO 2018........................................ 3
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ai fini dell’inoltro al GSE dell’istanza per l’accesso al meccanismo, il Decreto e s.m.i. definisce:
a. soggetto titolare del progetto: il soggetto che sostiene l’investimento per la realizzazione del
progetto di efficienza energetica;
b. soggetto proponente: il soggetto in possesso dei requisiti di ammissibilità di cui all’art. 5,
comma 1 e che presenta al GSE l’istanza per la richiesta di incentivo.
CHIARIMENTO 1
Il soggetto titolare del progetto è il soggetto che ha investito, sia mediante mezzi propri, sia mediante
finanziamenti, nella realizzazione di uno o più interventi di efficienza energetica e che può delegare un
altro soggetto, che possieda i requisiti previsti all’art. 5 del Decreto e s.m.i., a presentare richiesta di
accesso al meccanismo dei Certificati Bianchi ed eventualmente a percepire i TEE.
Il soggetto proponente può anche non coincidere con il soggetto titolare del progetto. In tal caso, il
soggetto proponente presenta l’istanza per la richiesta di incentivo al GSE su delega del soggetto
titolare. Nel caso in cui il soggetto titolare del progetto e il soggetto proponente non coincidano i
requisiti di ammissibilità richiamati sopra sono richiesti per il solo soggetto proponente.
I progetti di efficienza energetica predisposti ai fini del conseguimento degli obiettivi quantitativi
nazionali di risparmio possono essere eseguiti ai sensi dell’art. 5 del Decreto e s.m.i.:
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
1. mediante azioni dirette dei soggetti obbligati (o delle società da essi controllate o controllanti, ai
sensi dell’art. 1, comma 34, della legge n.239 del 2004 e s.m.i.) che, come definito dall’art. 3 del
Decreto e s.m.i., sono:
a) i distributori di energia elettrica (DE) che, alla data del 31 dicembre di due anni
antecedenti all’anno d’obbligo considerato, hanno più di 50.000 clienti finali connessi
alla propria rete di distribuzione;
b) i distributori di gas naturale (DG) che, alla data del 31 dicembre di due anni antecedenti
all’anno d’obbligo considerato, hanno più di 50.000 clienti finali connessi alla propria
rete di distribuzione;
2. da distributori di energia elettrica e gas naturale non soggetti all’obbligo;
3. da soggetti, sia pubblici che privati, che sono in possesso della certificazione secondo la norma
UNI CEI 11352, o hanno nominato un esperto in gestione dell’energia certificato secondo la
norma UNI CEI 11339, o sono in possesso di un sistema di gestione dell’energia certificato in
conformità alla norma ISO 50001.
CHIARIMENTO 2
Un distributore di energia elettrica o gas naturale può presentare progetti di efficienza energetica per:
1. azioni dirette relative ad interventi di efficientamento delle proprie reti elettriche e del gas
naturale;
2. interventi riconducibili al settore verticalmente collegato o contiguo dei servizi post contatore
di installazione, assistenza e manutenzione nei confronti dei medesimi utenti finali dei soggetti
obbligati, solo avvalendosi di società separate, partecipate o controllate, ovvero operanti in
affiliazione commerciale ai sensi dell’art.1, comma 34, della legge n.239 del 2004 e s.m.i.
In tal caso, il soggetto proponente dovrà dimostrare che tali società siano in possesso dei
requisiti di cui all’art. 5, comma 1, lettera c), del Decreto e s.m.i.;
3. interventi riconducibili alle attività di gestione dei servizi, inclusi servizi post contatore non
presso i propri clienti finali, diverse dalla distribuzione dell’energia elettrica e del gas (es.
servizi di gestione dell’illuminazione, servizi di gestione del sistema idrico, etc.), qualora il
distributore abbia al suo interno, per la medesima ragione sociale, una divisione aziendale per
cui può comprovare la conformità alla normativa vigente in merito alla possibilità di
svolgimento di attività differenti dalla distribuzione. Per tali attività è necessario dimostrare
che il distributore possegga i requisiti previsti dall’art. 5, comma 1, lettera c). In tal caso
assume un ruolo analogo a quello di “altri soggetti pubblici o privati”, di cui alla tabella 1.
Di seguito una tabella di sintesi sui soggetti ammessi al meccanismo dei certificati bianchi e sui
rispettivi requisiti necessari di accreditamento e certificazione, nonché sulle tipologie di interventi di
efficienza che possono presentare.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
* Nel caso di un distributore di energia elettrica o gas naturale che realizza interventi riconducibili al settore verticalmente collegato o contiguo dei
servizi post contatore (punto 2)
** In generale, rientrano in tale categoria i soggetti di cui all’art. 5, comma 1, lettera c) del DM 11 gennaio 2017. Tuttavia è applicabile anche nel caso in
cui un distributore di energia elettrica o gas naturale (punto 3) realizzi interventi riconducibili alle attività di gestione dei servizi diverse dalla
distribuzione dell’energia elettrica e del gas (es. servizi di gestione dell’illuminazione, servizi di gestione del sistema idrico, etc.)
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ai fini dell’accesso al meccanismo dei Certificati Bianchi sono ammissibili i progetti di efficienza
energetica:
- da realizzarsi con data di avvio della realizzazione del progetto successiva alla data di
trasmissione al GSE dell’istanza di accesso al meccanismo;
- costituiti da interventi realizzati da un unico soggetto titolare;
- che generano risparmi energetici addizionali, ovvero i risparmi di energia primaria calcolati
come differenza fra il consumo di baseline e il consumo energetico nella configurazione post
operam. Il calcolo va effettuato con riferimento al medesimo servizio reso e assicurando una
normalizzazione delle condizioni che influiscono sul consumo energetico;
- per i quali si dispone di idonea documentazione attestante che, per la messa in opera degli
interventi che compongono il progetto, siano stati utilizzati nuovi componenti o componenti
rigenerati per i quali non siano già stati riconosciuti Certificati Bianchi (al netto degli impianti già
esistenti afferenti o funzionali al medesimo progetto);
- predisposti e trasmessi al GSE, in base alla tipologia di progetto, secondo quanto previsto
dall’Allegato 1 al Decreto e s.m.i. che verrà trattato nella II Parte al documento;
- classificabili tra le tipologie di intervento riportate in Tabella 1 del Decreto e s.m.i.
In ogni caso, non sono ammessi al meccanismo i progetti di efficienza energetica predisposti per
l’adeguamento a vincoli normativi o a prescrizioni di natura amministrativa, fatto salvo il caso in cui si
impieghino soluzioni progettuali energeticamente più efficienti rispetto a quelle individuate dai vincoli o
prescrizioni suddetti, e che generino risparmi addizionali.
Inoltre, l’art. 1, comma 1, lettera e) del DM 10 maggio 2018, che sostituisce l'art. 10, comma 1, del DM
11 gennaio 2017, dispone che i certificati bianchi emessi per i progetti presentati dopo l'entrata in
vigore del DM 11 gennaio 2017 non sono cumulabili con altri incentivi, comunque denominati, a carico
delle tariffe dell'energia elettrica e del gas e con altri incentivi statali, destinati ai medesimi progetti,
fatto salvo, nel rispetto delle rispettive norme operative e nei limiti previsti e consentiti dalla normativa
europea, l'accesso a:
1. fondi di garanzia e fondi di rotazione;
2. contributi in conto interesse;
3. detassazione del reddito d'impresa riguardante l'acquisto di macchinari e attrezzature. In tal
caso il numero di Certificati Bianchi spettanti ai sensi del Decreto e s.m.i. è ridotto del 50%.
CHIARIMENTO 3
Dalla formulazione dell'articolo 1, comma 1, lettera e) del DM 10 maggio 2018, ne deriva che:
1. i Certificati Bianchi non sono cumulabili con:
a) le detrazioni fiscali;
b) i finanziamenti statali concessi in conto capitale;
c) il credito di imposta per l'acquisto di macchinari e attrezzature (ad esempio il credito di
imposta introdotto dal decreto legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con
modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18 e dal D.L. 24-6-2014 n. 91);
d) i Programmi operativi interregionali – POI Energia – e Programmi operativi nazionali –
PON – in quanto il Soggetto erogatore dei finanziamenti risulta essere direttamente il
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ministero dello Sviluppo Economico, e pertanto ricadono nella fattispecie “altri incentivi
statali";
Oltre agli interventi di cui alla Tabella 1 dell’Allegato 2, il Decreto e s.m.i. ha introdotto i seguenti PS:
1. installazione LED illuminazione;
2. installazione LED per l’illuminazione stradale;
3. installazione motori elettrici;
4. installazione impianti di produzione dell’aria compressa;
5. Bolletta “smart”;
6. sistema propulsivo delle navi;
7. acquisto flotte di veicoli ibridi;
8. acquisto flotte di veicoli elettrici.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
CHIARIMENTO 4
L’elenco degli interventi di cui alla Tabella 1 dell’Allegato 2 e dei Progetti Standardizzati può essere
aggiornato secondo quanto riportato nella seguente tabella.
Ministeri competenti,
Decreto direttoriale Art. 9, comma 1,
GSE in collaborazione con --
del DG-MEREEN del MISE, di lettera b)
Progetti ENEA ed RSE
concerto con il DG-CLE del
Standardizzati
MATTM, d’intesa con la
Allegato 1, punto
Conferenza unificata Soggetti proponenti GSE
2.3
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ai sensi del Decreto e s.m.i., i metodi di valutazione dei risparmi conseguibili attraverso la realizzazione
dei progetti di efficienza energetica sono due:
Come verrà descritto nel dettaglio nella II Parte, l’algoritmo per il calcolo dei risparmi approvato
è applicato estendendo le risultanze delle misurazioni effettuate sul campione rappresentativo,
verificato in sede di presentazione dell’istanza, all’insieme degli interventi realizzati nell’ambito
del progetto (di seguito perimetro del progetto). Ai fini dell’accesso al meccanismo, il PS deve
aver generato una quota di risparmio addizionale non inferiore a 5 TEP nel corso dei primi 12
mesi del periodo di monitoraggio, “fatto salvo quanto diversamente indicato nelle tipologie di
progetto PS approvate”. Sulla base delle misurazioni effettuate sul campione rappresentativo, in
conformità al programma di misura predisposto e approvato dal GSE secondo le disposizioni
dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i., sono certificati i risparmi di energia primaria tramite la
richiesta di verifica e di certificazione standardizzato dei risparmi (RS) conseguiti dal progetto
che il soggetto proponente trasmette al GSE, unitamente alla documentazione comprovante i
risultati ottenuti.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Il GSE, avvalendosi anche del supporto di ENEA e di RSE, svolge l’attività di valutazione delle proposte
progettuali e, successivamente, della verifica e certificazione dei risparmi di energia primaria conseguiti
attraverso la realizzazione dei progetti in conformità alla metodologia di valutazione a consuntivo e
standardizzato.
In conformità a quanto previsto dall’art. 7 del Decreto e s.m.i., e fermo restando il rispetto della legge n.
241 del 1990, entro 30 giorni dal ricevimento della domanda di incentivazione, il GSE avvia il
procedimento di valutazione dell’istanza e nomina contestualmente il responsabile del procedimento
stesso.
Entro 90 giorni dalla data di ricezione dell’istanza di incentivazione il GSE conclude il procedimento di
valutazione tecnico-economica delle proposte di PC o PS o delle relative RC o RS.
Al GSE è data facoltà di richiedere documentazione integrativa e/o informazioni aggiuntive rispetto a
quelle già trasmesse dal Soggetto Proponente. In tal caso, il Soggetto Proponente è tenuto ad inviare la
documentazione integrativa richiesta entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione del GSE. In
tale ipotesi, il termine di conclusione del procedimento è rimodulato in 60 giorni dalla data di ricezione
da parte del GSE delle predette integrazioni documentali.
In conformità a quanto previsto dall’art. 10 bis della Legge 241/90 e s.m.i., qualora nell’ambito
dell’istruttoria emergano ragioni che ostano all’ammissione agli incentivi, il GSE comunica al Soggetto
Proponente i motivi del mancato accoglimento dell’istanza, con conseguente interruzione dei termini
del procedimento. Il Soggetto Proponente può presentare le proprie osservazioni, corredate di
documenti a supporto, entro 10 giorni dal ricevimento della comunicazione del GSE. In conformità a
quanto previsto dalla Legge 241/90 e s.m.i., laddove il Soggetto Proponente non trasmetta le
osservazioni nei termini, il GSE concluderà il procedimento sulla base dei documenti in proprio possesso.
In caso di comunicazione dei motivi ostativi da parte del GSE il procedimento si concluderà entro 60
giorni (ovvero 90, in caso di mancata richiesta di integrazioni da parte del GSE) dalla data di ricevimento
delle osservazioni da parte del GSE o, in mancanza di osservazioni, decorsi 10 giorni dalla trasmissione
della comunicazione recante i motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza.
CHIARIMENTO 5
Di seguito è riportato uno schema esemplificativo delle tempistiche del procedimento amministrativo
relativo alla valutazione di PC, PS, RC e RS:
caso 1: accoglimento “diretto”;
caso 2: accoglimento a seguito di una richiesta di integrazione;
caso 3: accoglimento/rigetto a seguito di un preavviso di rigetto;
caso 4: accoglimento/rigetto a seguito di integrazione e successivo preavviso di rigetto.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Al fine di recepire le modifiche e aggiornamenti di cui sopra per tutti i progetti presentati prima
dell’entrata in vigore del DM 10 maggio 2018, si specifica che:
nel caso in cui il procedimento sia stato concluso con un esito di accoglimento, l’eventuale
rettifica dell’algoritmo di calcolo dei risparmi, del valore della vita utile e del numero di
Certificati Bianchi spettanti sarà effettuata in sede di prima RC;
nel caso in cui il procedimento sia stato concluso con un esito di rigetto, il GSE provvederà a
riaprire il procedimento per recepire gli aggiornamenti e le modifiche previsti dal DM 10 maggio
2018, richiedendo eventualmente informazioni aggiuntive mediante una richiesta di
integrazione documentale, qualora le informazioni trasmesse non siano sufficienti a valutare
l’istruttoria tenendo conto delle modifiche e degli aggiornamenti introdotti dal DM 10 maggio
2018. In tal caso, la valutazione si concluderà entro sessanta giorni dalla ricezione delle
informazioni integrative, in analogia a quanto previsto dall’art. 7 comma 3 del DM 11 gennaio
2017;
nel caso in cui il procedimento sia stato avviato in data antecedente all’11 luglio 2018, il GSE
provvederà a recepire gli aggiornamenti e le modifiche previsti dal DM 10 maggio 2018. Nel
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
caso in cui sia già stata inoltrata al soggetto proponente una richiesta di integrazione ovvero un
preavviso di rigetto, si specifica che il GSE potrebbe richiedere eventualmente informazioni
aggiuntive mediante una ulteriore richiesta di integrazione documentale, qualora le
informazioni trasmesse non siano sufficienti a valutare l’istruttoria tenendo conto delle
modifiche e degli aggiornamenti introdotti dal DM 10 maggio 2018. Anche in tal caso, la
valutazione si concluderà entro 60 giorni dalla ricezione delle informazioni integrative, in
analogia a quanto previsto dall’art. 7 comma 3 del DM 11 gennaio 2017;
per i progetti non riconducibili alle tipologie della Tabella 1 del DM 11 gennaio 2017 nella
versione precedente all’entrata in vigore del DM 10 maggio 2018, per i quali ai sensi
dell’Allegato 2 del DM 11 gennaio 2017 il GSE ha sottoposto al Ministero dello sviluppo
economico le risultanze dell’istruttoria per l’approvazione, sospendendone contestualmente il
procedimento, qualora l’aggiornamento della Tabella 1 dell’Allegato 2 del DM 11 gennaio 2017
riporti esattamente tali specifiche tipologie, anche alla luce di quanto previsto dall’Allegato 2
del DM 11 gennaio 2017, il GSE verificherà la corrispondenza tra la tipologia di intervento
proposta nel progetto e la tipologia riportata nella Tabella 1, comunicando l’esito della
valutazione.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Come indicato nel Capitolo 2 della I Parte, ai fini dell’accesso al meccanismo, i progetti di efficienza
devono generare risparmi energetici addizionali, ovvero risparmi di energia primaria calcolati come
differenza fra il consumo di baseline e il consumo energetico nella configurazione ex post, assicurando
una normalizzazione delle condizioni che influiscono sul consumo energetico a parità di servizio reso.
CHIARIMENTO 6
Ai fini della determinazione del termine ultimo per la presentazione dell’istanza di accesso al
meccanismo CB, la data di avvio della realizzazione del progetto corrisponde all’avvio della fase
“esecutiva” di un progetto di efficienza energetica.
La fase “esecutiva” di un progetto può essere costituita da:
1. lavori di pre-installazione, quali:
- lavori di demolizione ed opere civili, finalizzati alla preparazione del sito per
l’installazione dei componenti oggetto dell’intervento di efficienza energetica;
- smontaggio del componente da sostituire con il componente oggetto dell’intervento;
- installazione di componenti accessori strettamente riconducibili al componente
oggetto dell’intervento;
- modifica del layout di processo per consentire l’installazione dei nuovi componenti;
2. consegna dei componenti principali oggetto dell’intervento;
3. installazione dei componenti principali oggetto dell’intervento;
4. collaudo dei componenti oggetto dell’intervento.
Si precisa che, ai fini della definizione della data di avvio della realizzazione del progetto, è da
considerarsi la data meno recente delle fasi sopra indicate.
ESEMPIO 1
Nel caso di progetto di efficienza energetica relativo alla sostituzione di lampade esistenti con
lampade a LED, qualora la consegna delle nuove lampade avvenisse prima dei lavori di pre-
installazione da effettuare per l’installazione dei componenti, la data di avvio della realizzazione del
progetto è identificabile con la data di consegna delle lampade a led (presso il sito oggetto di
intervento).
documentazione attestante la data di avvio della realizzazione del progetto in sede di prima
RC, specificando le caratteristiche di tale documentazione.
In particolare, il proponente dovrà identificare con quale documento comproverà la data di
avvio della realizzazione del progetto. A titolo esemplificativo, in base a quale sia la prima fase
del progetto, possono essere identificati:
- documento di consegna dei componenti principali oggetto dell’intervento (ad
esempio documento di trasporto – DDT);
- documentazione attestante l’avvenuto smontaggio del componente da sostituire
rilasciata dal soggetto terzo che ha effettuato i lavori (ad esempio verbale di
esecuzione dei lavori, affidamento dei lavori, etc.);
- documentazione attestante le opere di demolizione, le opere civili, etc., rilasciata dal
soggetto terzo che ha effettuato i lavori (ad esempio verbale di esecuzione dei lavori,
affidamento dei lavori, etc.);
- documentazione attestante l’installazione dei componenti accessori (ad esempio
verbale di esecuzione dei lavori, affidamento dei lavori, etc.).
2. in sede di presentazione della prima RC, la documentazione atta a comprovare la data di avvio
della realizzazione del progetto già indicata in sede di presentazione del PC.
ESEMPIO 2
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Fase di analisi
Proposte
e identificazione
dell’intervento
Richiesta
di permessi
Progettazione
dell’intervento
Lavori di Installazione
p re-installazione dei componenti
Lavori
di realizzazione
dell’intervento
Data di avvio della Consegna Collaudo dei
dei componenti componenti
realizzazione del progetto
Gestione ,
Monitoraggio
e Manutenzione
Il Portale del GSE rilascia all’Utente le credenziali personali di accesso (User ID e Password) nonché un
codice identificativo univoco da utilizzare per la registrazione di eventuali ulteriori utenti. Le credenziali
di accesso e il codice identificativo univoco, essendo personali, non devono essere cedute a terzi. Il
Soggetto Proponente e il Soggetto Titolare sono tenuti a conservare le credenziali e il codice
identificativo univoco così ottenuti con la massima diligenza, a mantenerli segreti, riservati e sotto la
propria responsabilità nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede in modo da non arrecare
danni al GSE o a terzi. Il GSE è esonerato da qualsivoglia responsabilità per le conseguenze
pregiudizievoli di qualsiasi natura o per i danni, diretti o indiretti, che fossero arrecati a causa
dell'utilizzo delle credenziali e, in generale, dell'utilizzo abusivo, improprio o comunque pregiudizievole,
e pertanto il Soggetto Proponente e il Soggetto Titolare sono tenuti a risarcire il GSE per qualsiasi
eventuale danno che dovesse sopportare a seguito di tali eventi.
Le modalità per la compilazione degli appositi moduli previsti nel Portale dei Certificati Bianchi sono
dettagliate nella Guida all’applicazione web disponibile sul portale stesso. Al termine della compilazione
di tutti i campi obbligatori previsti sul Portale, il Soggetto Proponente ed il Soggetto Titolare qualora non
coincidente con il Soggetto Proponente, devono scaricare la dichiarazione sostitutiva di atto notorio (ai
sensi del D.P.R. 445/2000) attestante la veridicità dei dati dichiarati, siglarla in ogni sua pagina,
sottoscriverne l’ultima in segno di integrale assunzione di responsabilità e ricaricarla sul Portale. La
dichiarazione sostitutiva è generata automaticamente dal sistema sulla base dei dati inseriti ed è resa
disponibile e scaricabile solo a seguito dell’inserimento di tutti i dati richiesti. L’invio della richiesta è
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
reso possibile solo successivamente all’avvenuto caricamento della succitata dichiarazione, debitamente
sottoscritta, e di tutti gli allegati richiesti. Si precisa che non è consentito caricare sul sistema
informatico documenti protetti da scrittura e/o firmati digitalmente.
Al fine di poter applicare quanto previsto dall’art. 2 comma 1 lettera b) del DM 10 maggio 2018, entro
60 giorni dalla data di pubblicazione del presente chiarimento è possibile presentare i progetti
standardizzati la cui data di avvio della realizzazione è antecedente o al più pari alla data di entrata in
vigore del D.M. 10 maggio 2018.
Per i progetti standardizzati la cui data di avvio della realizzazione è successiva alla data di entrata in
vigore del D.M. 10 maggio 2018, ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera o) del D.M. 11 gennaio 2017, è
possibile accedere al meccanismo dei Certificati Bianchi se la data di avvio della realizzazione è
successiva alla data di presentazione dell’istanza di accesso al meccanismo dei Certificati Bianchi.
a. informazioni relative al soggetto proponente (nome o ragione sociale, indirizzo, ruolo e attività
svolte nell’ambito del progetto) e al soggetto titolare, qualora diverso dal proponente;
b. informazioni relative all’impianto, all’edificio o al sito presso cui viene realizzato il progetto di
efficienza energetica (indirizzo, codice catastale, attività svolte nell’ambito del progetto, codice
ATECO ove applicabile), ivi incluse le informazioni relative al soggetto titolare o al soggetto che
ha la disponibilità dell’impianto e/o del sito;
c. relazione tecnica del progetto, contenente le informazioni minime specificate nei Capitoli 6 e 7.
Alla relazione tecnica, inoltre, dovrà essere allegata idonea documentazione comprovante:
i. che il progetto proposto non è ancora stato realizzato alla data di presentazione
dell’istanza. Come descritto al paragrafo 5.1, il soggetto proponente, al fine di consentire
l’identificazione della data di avvio della realizzazione dei lavori, dovrà fornire in sede di
presentazione della proposta progettuale:
- Diagramma di Gantt del progetto di efficienza energetica, mediante il quale siano
rappresentati graficamente e opportunamente commentati le sequenze, la durata e
l'arco temporale di ogni singola attività del progetto;
- Idonea documentazione attestante l’implementazione delle singole attività della
fase “lavori di realizzazione dell’intervento”. In particolare, in base allo specifico
progetto, il soggetto proponente dovrà fornire idonea documentazione utile a
comprovare il cronoprogramma dei lavori di realizzazione dell’intervento;
ii. le caratteristiche tecniche dei sistemi e delle tecnologie che costituiscono il progetto di
efficienza energetica e il progetto di riferimento;
iii. la misura dei consumi energetici nella situazione ante intervento e la stima dei consumi
post intervento, secondo quanto descritto nei Capitoli 6 e 7;
iv. ai fini statistici, stima dei costi strettamente riconducibili al progetto di efficienza energetica
che si sosterranno per la realizzazione e gestione del progetto stesso.
Ai fini della stima dei costi di realizzazione del progetto di efficienza energetica, sono
18
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Nei Capitoli successivi si riportano le informazioni di dettaglio per la redazione dei PC (Capitolo 6) e PS
(Capitolo 7).
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ai sensi del Decreto e s.m.i., il metodo a consuntivo consente di quantificare il risparmio addizionale
conseguibile mediante il progetto di efficienza energetica realizzato dal medesimo soggetto titolare su
uno o più stabilimenti, edifici o siti comunque denominati, in conformità ad un programma di misura
predisposto secondo quanto previsto dal punto 1 dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i.
Ai fini dell’accesso al meccanismo, un PC deve aver generato una quota di risparmio addizionale non
inferiore a 10 TEP nel corso dei primi 12 mesi del periodo di monitoraggio.
Sulla base della misurazione effettuata in conformità al programma di misura relativo al PC, predisposto
secondo quanto indicato dall’Allegato 1 al Decreto e s.m.i. e approvato dal GSE, sono certificati i
risparmi di energia primaria conseguiti dal progetto. A tal fine il soggetto proponente trasmette al GSE la
RC, secondo quanto previsto al punto 5 dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i.
Tale descrizione dovrà essere corredata da allegati tecnici quali: documentazione attestante le
caratteristiche tecniche dei sistemi e delle tecnologie (schede tecniche, manuali tecnici, etc.); schemi
d’impianto evidenziando la strumentazione di misura; bilanci di sintesi di materia e di energia che
20
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
In fase di presentazione del progetto il soggetto proponente dovrà indicare le motivazioni per le quali si
vuole effettuare l’intervento e se vi sono motivi ulteriori all’efficienza energetica in base alle quali è
stato effettuato l’intervento (es. adeguamento normativo, adeguamento delle caratteristiche del
prodotto per ragioni di mercato, modifica della capacità produttiva, manutenzione ordinaria /
straordinaria, sostituzione dell’apparecchiatura per usura / obsolescenza).
Si ricorda che, nel caso in cui il progetto sia costituito da più interventi, questi ultimi dovranno essere
caratterizzati dalla medesima durata del periodo di vita utile (espressa in anni) secondo quanto indicato
nella Tabella 1 del Decreto e s.m.i.
CHIARIMENTO 7
Qualora si ravveda la necessità di presentare un progetto costituito da più interventi, con differenti
vite utili, il proponente dovrà motivare tale scelta e, ad ogni modo, la vita utile del progetto deve
essere posta pari al valore inferiore della vita utile dei singoli interventi.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Qualora sia dimostrabile che le misure relative ad un periodo e ad una frequenza di campionamento
inferiori siano rappresentative dei consumi annuali, sarà possibile proporre una ricostruzione cautelativa
dei consumi ex ante in base ai dati misurati.
CHIARIMENTO 8
Nella descrizione del programma di misura deve essere evidenziato lo strumento di misura
previsto/utilizzato per ogni grandezza rilevata, associando ad ognuno di essi un codice progressivo che
ne consenta l’univoca individuazione sugli schemi allegati anche semplificati (ad esempio in caso di
progetto di efficienza energetica in fase di progettazione).
Per ciascun punto di misura/derivazione, è necessario indicare:
- numerazione progressiva;
- tipologia dello strumento di misura;
- unità di misura del parametro misurato/derivato;
- criterio di determinazione (misurato/derivato): ciascuna grandezza può essere misurata in
maniera diretta o derivata, ove possibile, a partire da misure dirette di altre grandezze della stessa
tipologia (es. la portata di vapore prelevata da un collettore può essere ricavata come differenza
tra le misure della portata di vapore immessa nel collettore e quella degli altri prelievi). Si
sottolinea che qualora alcune delle grandezze utilizzate nei calcoli siano state derivate, tutti i punti
di misura utilizzati devono essere indicati nelle tabelle, al fine di poter verificare la correttezza dei
criteri di derivazione adoperati;
- criterio di derivazione della grandezza: nel caso in cui la specifica grandezza sia stata derivata, è
necessario indicare il criterio utilizzato;
- osservazioni: qualsiasi informazione utile relativa al parametro analizzato o allo strumento
utilizzato.
Infine si segnala che, il posizionamento della strumentazione deve garantire la corretta misurazione
delle grandezze necessarie, escludendo gli effetti di altri progetti di efficienza non oggetto di
valutazione.
ESEMPIO 3
P T1
G Caldaia Utenza
T2
Et
Figura 3: schema semplificato del programma di misura per una caldaia a gas naturale
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Numero progressivo 1 2 3 4 5
Codice per elaborati grafici G P T1 T2 Et
Marca Marca 1 Marca 1 Marca 1 Marca 1 Marca 1
Modello Modello 1 Modello 2 Modello 3 Modello 3 Modello 4
Matricola Matricola 1 Matricola 2 Matricola 3 Matricola 4 Matricola 5
Grandezza misurata Portata Portata Temperatura Temperatura Energia termica
Tipo di fluido Gas naturale Acqua calda Acqua calda Acqua calda --
Tipologia Volumetrico Volumetrico Sonda Sonda Conta calorie
3
Unità di misura Sm /h l/s °C °C kcal
Criterio di determinazione Misurato Misurato Misurato Misurato Derivato
Et = D x P x Cp x (T1 - T2) x ∑t
* D = Densità [kg/l]
Criterio di derivazione -- -- -- --
* Cp = Calore specifico [kcal/kg °C]
* ∑t = tempo [s]
Osservazioni nessuna nessuna nessuna nessuna nessuna
Tabella 3: prospetto del programma di misura
ESEMPIO 4
Modalità di presentazione dei parametri che influenzano il consumo di energia per un progetto relativo
alla sostituzione di un estrusore per la produzione di profili in plastica.
Consumo energia elettrica Variabili operative - produzione Consumo specifico
Data della misura ex ante
kWh kg/g kWh/kg
03/01/2018 1.600 48 33
04/01/2018 1.610 54 30
07/01/2018 1.514 46 33
08/01/2018 1.665 62 27
09/01/2018 1.712 60 29
10/01/2018 1.621 50 32
11/01/2018 1.570 52 30
14/01/2018 1.620 58 28
17/01/2018 1.780 79 23
21/01/2018 1.749 65 27
22/01/2018 1.716 64 27
23/01/2018 1.668 56 30
24/01/2018 1.528 47 33
Tabella 4: misure ex ante dei consumi di energia e delle variabili operative
Dall’analisi dei dati rilevati, riportando in un grafico i consumi di energia elettrica in funzione della
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
produzione, è riscontrabile una correlazione di tipo polinomiale tra le due variabili indicate.
1.800
y = -0,1583x2 + 27,374x + 608,91
R² = 0,8669
1.750
1.700
kWhe/giorno
1.650
1.600
1.550
1.500
45 50 55 60 65 70 75 80
Produzione [kg/giorno]
Inoltre, riportando in un grafico i dati di consumo specifico in funzione della produzione, è evidente
una correlazione di tipo polinomiale con un R2 superiore alla interpolazione di cui al precedente
grafico. Pertanto, in fase di normalizzazione dei consumi energetici sarà utilizzata la funzione di
interpolazione della Figura 5.
34
y = 0,0027x2 - 0,667x + 58,149
consumo specifico [kWh/kg]
32 R² = 0,9684
30
28
26
24
22
45 50 55 60 65 70 75 80
Produzione [kg/giorno]
24
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
ESEMPIO 5
Di seguito è riportato uno schema semplificato del programma di misura per un progetto relativo
all’installazione di un nuovo forno di fusione del vetro cavo di tipo “end port” da 360 ton/giorno.
Poiché per tale tipologia di intervento i consumi energetici di gas naturale ed energia elettrica sono
influenzati dalla produzione di vetro e dalla percentuale in peso del rottame in ingresso al forno, così
come indicato nella guida settoriale “Allegato 2.2 - Il settore industriale della produzione di vetro e
prodotti in vetro”, il programma di misura dovrà prevede il monitoraggio di tali variabili operative e dei
vettori energetici.
Forno di
M1 M2
fusione
Rottame Vetro cavo
M3 M4
Gas Energia
naturale
elettrica
Figura 6: schema semplificato del programma di misura per un forno di fusione del vetro
CHIARIMENTO 9
Considerato che il Decreto e s.m.i. ha escluso l’utilizzo del coefficiente di durabilità τ e differenziato i
valori di vita utile in base alla tipologia di intervento, nel caso in cui il proponente intenda realizzare un
progetto che ha effetto sulla rendicontazione dei risparmi di PPPM già in corso di incentivazione, non
sarà possibile proporre un unico algoritmo di calcolo dei risparmi e un unico programma di misura, ma
sarà necessario rendicontare i risparmi in maniera separata.
In caso di sostituzione, il consumo di baseline è pari al valore del consumo antecedente alla
realizzazione del progetto di efficienza energetica.
Nel caso di nuovi impianti, edifici o siti comunque denominati per i quali non esistono valori di consumi
energetici antecedenti all'intervento, il consumo di baseline è pari al consumo di riferimento, ossia pari
25
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
al consumo che, in base al progetto proposto, è attribuibile all’intervento realizzato con sistemi o con
tecnologie che, alla data di presentazione del progetto, costituiscono l’offerta standard di mercato in
termini tecnologici e/o lo standard minimo fissato dalla normativa.
CHIARIMENTO 10
In caso di interventi di installazione/sostituzione di componenti “secondari” su componenti “primari”
(ad esempio: economizzatori - secondario - su caldaie - primario; sistemi di automazione e controllo -
secondario - su un macchinario - primario; etc.) il calcolo dei risparmi dovrà essere effettuato in
relazione al consumo specifico/rendimento del “sistema tecnologico assunto come punto di
riferimento” (componente primario).
Quanto sopra è applicabile ai seguenti interventi della Tabella 1 dell’Allegato 2 del Decreto e s.m.i.:
- installazione di componenti per il recupero di calore, qualora non tecnicamente possibile nella
situazione ex ante, anche a servizio di reti di teleriscaldamento e/o teleraffrescamento;
- altri sistemi di recupero del calore;
- bruciatori rigenerativi;
- impianti a Ciclo Rankine Organico (ORC) in assetto non cogenerativo e non alimentati da calore
prodotto da impianti di produzione di energia elettrica;
- sistemi di preriscaldo del rottame di vetro;
- casse aspiranti, sistemi del vuoto, cassa a vapore in macchine continue;
- cilindri essiccatori in macchine continue;
- tele di formazione per produzione di carta;
- cappe in seccheria;
- termocompressori in macchine continue;
- ottimizzazione della distribuzione del profilo di velocità dell’aria e bruciatori ad alta velocità di
fiamma in atomizzatori;
- abbattitore a barbottina;
- sistemi di controllo e regolazione della portata del gas metano e dell’aria calda interna in
essiccatori ceramici;
- bruciatori auto recuperativi in forni ceramici e ottimizzazione fluidodinamica della geometria
interna;
- sistemi di preriscaldo dell'aria comburente dei forni ceramici tramite il recupero di calore dai
fumi dei forni stessi;
- economizzatori sulla linea fumi di impianti di produzione di energia termica;
- addolcitori e impianti a osmosi inversa rispettivamente per impianti termici con potenza al
focolare inferiore a 100 kWt e a 2000 kWt;
- degasatori pressurizzati per impianti a vapore con pressioni inferiori 10 bar e potenza al focolare
inferiore 5000 kW;
- recupero di energia elettrica dalla decompressione del gas naturale;
- sistemi a bolle fini per impianti di depurazione.
Pertanto, la realizzazione di interventi sopra indicati verrà incentivata in relazione alla riduzione dei
consumi energetici rispetto alle condizioni ex ante del componente primario, sia in caso di
sostituzione/nuova installazione del solo componente secondario.
26
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Inoltre, in fase di presentazione di un progetto, dovranno essere trasmessi i dati dei consumi di energia
della configurazione ante intervento normalizzati rispetto ai valori assunti delle variabili operative nelle
condizioni post.
ESEMPIO 6
Progetto relativo alla sostituzione di un gruppo frigo condensato ad acqua di potenza superiore ad 1
MWfr che produce acqua fredda a 7-12°C.
La campagna di misura annuale dei consumi ex ante è stata condotta in linea con quanto previsto dalla
guida settoriale “Allegato 2.5 - Impianti di produzione di energia termica e frigorifera”. Pertanto, è
stata prevista la misurazione oraria dell’energia elettrica consumata dal gruppo frigo e dell’energia
frigorifera prodotta dallo stesso. In Tabella 5 è riportato un estratto dei dati rilevati. Sono stati
successivamente calcolati il fattore di carico e l’EER, individuando la correlazione tra gli stessi, così
come evidenziato in Figura 7.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Figura 7: Correlazione tra fattore di carico e EER di un gruppo frigo condensato ad acqua di potenza frigorifera superiore ad 1
MWfr
Alla luce della correlazione sopra indicata, i consumi di energia elettrica ex ante “normalizzati”, ovvero
i consumi che sarebbero stati registrati per una produzione di energia frigorifera uguale a quella ex
post, sono ottenuti mediante il rapporto tra tale energia frigorifera e l’EER ex ante corretto rispetto al
fattore di carico ex post:
essendo:
- = energia frigorifera prodotta dal nuovo gruppo frigo [kWh];
- ) per Fpost ≤ 30%;
- ) per Fpost > 30%;
- Fpost = fattore di carico del nuovo gruppo frigo [%].
28
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
CHIARIMENTO 11
Per i settori non trattati negli Allegati 2.1-2.6 della presente Guida operativa, ai fini della corretta
individuazione del consumo di riferimento è necessario fornire indicazioni su:
1. le tecnologie standard disponibili in commercio alla data di presentazione del progetto,
identificate anche a livello europeo qualora necessario;
2. la quantificazione del potenziale di risparmio in termini economici ed energetici derivanti dalla
loro applicazione.
Nel caso in cui sussistano degli obblighi normativi che hanno impatto sui consumi attribuibili al
progetto, il consumo di riferimento dovrà essere, con riferimento alle medesime condizioni operative,
il minore tra la configurazione standard di mercato e la configurazione che ottempera alle prescrizioni
normative.
Inoltre, in fase di presentazione di un progetto, dovranno essere trasmessi i dati dei consumi di
energia della configurazione di riferimento normalizzati rispetto ai valori assunti delle variabili
operative nelle condizioni post.
ESEMPIO 7
Ipotizzando di installare una nuova pressa ad iniezione avente producibilità (P) di 30 kg/h, i valori di
consumo di energia elettrica ex post normalizzati ( , espressa in kWh) saranno ottenuti
applicando la seguente formula:
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
CHIARIMENTO 12
Nel caso di presenza di un impianto di cogenerazione nel sito in cui è stato effettuato il progetto di
efficienza energetica dovranno essere descritte le caratteristiche dell’impianto, le logiche di
funzionamento e le eventuali variazioni del funzionamento dell’impianto a seguito dell’intervento di
efficienza energetica al fine della corretta contabilizzazione dei risparmi di energia primaria
conseguibili.
CHIARIMENTO 13
Metodologia di ricostruzione dei risparmi in caso di perdita dei dati: è necessario descrivere in che
modo si intendono trattare i dati mancanti o forniti in maniera errata dalla strumentazione di misura
durante il periodo di rendicontazione dei risparmi. Si ritiene accettabile un periodo di ricostruzione
dei dati non superiore ai 7 giorni consecutivi e ai 30 giorni l’anno.
ESEMPIO 9
Progetto relativo alla sostituzione di un gruppo frigo condensato ad acqua di potenza superiore ad 1
MWfr, che produce acqua con temperatura di mandata e ritorno di 7 e 12°C.
Il programma di misura, così come indicato nella guida settoriale “Allegato 2.5 - Impianti di produzione
di energia termica e frigorifera”, ha previsto la misurazione oraria dell’energia elettrica consumata dal
gruppo frigo e dell’energia frigorifera prodotta dallo stesso.
30
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
In Tabella 6 sono riportati un estratto dei dati rilevati dagli strumenti di misura installati ed i calcoli
delle seguenti grandezze:
1. fattore di carico ed EER ex post;
2. EER di baseline normalizzato;
3. consumi di energia elettrica di baseline normalizzati;
4. risparmi energetici orari.
Consumo di Consumo di
Energia frigorifera Consumo di
Energia elettrica in Energia elettrica Fattore di carico Energia elettrica
Giorno Ora oraria prodotta EER EER normalizzato Energia elettrica tep *10^-3
ingresso (kWh) normalizzato [tep [%] normalizzato [tep
(kWh) normalizzato [kWh]
*10^-3] *10^-3]
01/06/2019 1 166,90 31,21 717,34 4,30 0,40 4,23 169,60 31,72 0,50
01/06/2019 2 213,90 40,00 949,88 4,44 0,53 4,37 217,25 40,63 0,63
01/06/2019 3 36,70 6,86 174,36 4,75 0,10 4,23 41,22 7,71 0,85
… … … … … … … … … … …
01/06/2019 1 185,80 34,74 821,99 4,42 0,46 4,29 191,43 35,80 1,05
01/06/2019 2 79,10 14,79 388,83 4,92 0,22 4,44 87,60 16,38 1,59
01/06/2019 3 106,70 19,95 520,68 4,88 0,29 4,51 115,33 21,57 1,61
… … … … … … … … … … …
Tabella 6: esempio di prospetto del file di rendicontazione
In ogni caso, la RC deve essere presentata entro 120 giorni dalla fine di ogni periodo di monitoraggio.
Il GSE verifica la coerenza dei dati e delle informazioni inviati in sede di presentazione delle RC con i dati
e le informazioni trasmesse in fase di presentazione dei PC, per l’ammissibilità del progetto realizzato.
Unitamente alla prima RC deve essere trasmessa:
a. documentazione attestante la data di avvio della realizzazione del progetto;
b. matricola dei misuratori installati;
c. matricole/codici identificativi dei principali componenti installati.
In fase di prima RC il Soggetto Proponente dovrà dichiarare se intende richiedere che per la metà della
durata della vita utile del progetto, il volume di Certificati Bianchi erogati sia moltiplicato per il fattore
K1=1,2. In tali casi, per la durata residua della vita utile, il numero di Certificati Bianchi erogati a seguito
delle rendicontazioni dei risparmi effettivamente conseguiti e misurati è moltiplicato per il fattore
K2=0,8.
31
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Ai sensi del Decreto e s.m.i., il metodo standardizzato quantifica il risparmio energetico addizionale
rendicontato sulla base di un algoritmo di calcolo e della misura diretta di un idoneo campione
rappresentativo dei parametri di funzionamento che caratterizzano il progetto standardizzato sia nella
configurazione ex ante sia in quella ex post, in conformità ad un programma di misura approvato dal
GSE, secondo quanto previsto dal punto 2 dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i.
Ai fini dell’analisi preliminare, il progetto standardizzato deve essere composto da interventi per i quali
sia verificata la ripetitività delle condizioni di funzionamento e la non convenienza economica della
misura dedicata ai singoli interventi.
L’algoritmo per il calcolo dei risparmi definito dalla scheda PS, in base alla tipologia di progetto, è
applicato estendendo le risultanze delle misurazioni effettuate sul campione rappresentativo, verificato
in sede di presentazione dell’istanza, all’insieme degli interventi realizzati nell’ambito del progetto (di
seguito perimetro del progetto).
Ai fini dell’accesso al meccanismo, il PS deve aver generato una quota di risparmio addizionale non
inferiore a 5 TEP nel corso dei primi 12 mesi del periodo di monitoraggio, “fatto salvo quanto
diversamente indicato nelle tipologie di progetto PS approvate”.
In ottemperanza a quanto previsto nel punto 4 dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i. il PS deve contenere,
pena inammissibilità, le informazioni minime già descritte nel paragrafo 5.3, rese dal proponente del
progetto in forma sostitutiva di atto notorio ai sensi del D.P.R. n. 445/2000.
Al fine di agevolare la presentazione del PS, di seguito si riportano i criteri per la verifica di ammissibilità
e l’applicazione della metodologia standardizzata dei risparmi e i contenuti da inserire nella “relazione
tecnica di progetto PS”, contenente una struttura che consenta di individuare le informazioni minime
utilizzate nel procedimento istruttorio relative alla descrizione del perimetro del progetto, del campione
rappresentativo e delle modalità per la verifica dei risparmi.
Ai fini dell’accesso al meccanismo, qualora il PS sia costituito da più interventi, questi ultimi dovranno
essere caratterizzati dalla medesima durata del periodo di vita utile (espressa in anni), al fine di essere
ricompresi in un medesimo progetto per il quale il soggetto proponente inoltra istanza unica al GSE per
la richiesta dei Certificati Bianchi.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Al fine di verificare l’ammissibilità del progetto al metodo standardizzato è necessario definire un idoneo
campione rappresentativo. In particolare, per l’estensione del risparmio del campione rappresentativo
all’intero perimetro del progetto sarà necessario verificare la ripetibilità dei parametri caratteristici,
variabili operative e delle condizioni di funzionamento degli impianti, degli edifici o dei siti comunque
denominati sui quali si effettuano le misure dirette.
33
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Come disposto a punto 2.6 dell’Allegato 1 al Decreto e s.m.i. dovranno essere presentate le misure dei
consumi sul campione rappresentativo relative ad un periodo almeno pari a 12 mesi precedenti la data
di avvio della realizzazione del progetto, con frequenza almeno giornaliera.
Qualora sia dimostrabile che le misure relative ad un periodo ed ad una frequenza di campionamento
inferiori siano rappresentative dei consumi annuali, sarà possibile proporre una ricostruzione cautelativa
dei consumi ex ante in base ai dati misurati.
La descrizione del programma di misura deve prevedere la definizione dello strumento di misura
utilizzato per ogni grandezza rilevata, assegnando ad ognuno di essi un codice progressivo che ne
consenta l’univoca individuazione sugli schemi allegati.
I risultati della campagna di misura condotta sul campione rappresentativo nei 12 mesi antecedenti la
data di avvio della realizzazione del progetto sono trasmessi in forma tabellare con dettaglio almeno
giornaliero, valorizzando per ciascuna misurazione il valore delle variabili operative del processo.
In base alla tipologia di PS, dovranno essere implementati i dati dei consumi di energia della
configurazione ante intervento normalizzati rispetto secondo quanto indicato nel PS, in base alla
tipologia di progetto.
I risparmi conseguiti nell’ambito dei PS sono contabilizzati per un numero di anni pari a quelli della vita
utile degli interventi a decorrere dalla data in cui viene avviato il programma di misura e comunque
entro e non oltre 36 mesi dalla data di avvio della realizzazione del progetto.
Le misure relative al periodo di monitoraggio oggetto della RS dovranno essere trasmesse, riportando
per ogni intervallo: i consumi misurati, i valori assunti dalle variabili operative e il corrispondente
consumo di baseline secondo quanto riportato nelle schede PS.
In fase di prima RS il Soggetto Proponente dovrà dichiarare se intende richiedere che per la metà della
durata della vita utile del progetto, il volume di Certificati Bianchi erogati sia moltiplicato per il fattore
K1=1,2. In tali casi, per la rimanente durata della vita utile, il numero di Certificati Bianchi erogati a
seguito delle rendicontazioni dei risparmi effettivamente conseguiti e misurati è moltiplicato per il
fattore K2=0,8.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
Per le successive RS, si specifica che il soggetto proponente è tenuto ad indicare ogni modifica
progettuale o variazione delle grandezze misurate sul campione rappresentativo o la numerosità degli
impianti, edifici o siti comunque denominati che costituiscono l’intero perimetro del progetto.
8 PRINCIPALI DEFINIZIONI
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
j. obblighi quantitativi nazionali: la quota degli obiettivi quantitativi nazionali che deve essere
conseguita, rispettivamente, dai singoli distributori di energia elettrica e di gas naturale;
k. periodo di monitoraggio di una RC o RS: il periodo nel corso del quale sono contabilizzati i
risparmi energetici oggetto della richiesta, secondo quanto specificato all'Allegato 1 al Decreto e
s.m.i.;
l. progetto a consuntivo - PC: il progetto con metodo di valutazione dei risparmi a consuntivo di
cui all'Allegato 1 al Decreto e s.m.i., in conformità al programma di misura;
m. progetto di efficienza energetica (di seguito anche «progetto»): intervento o insieme di
interventi realizzati dal medesimo soggetto titolare del progetto presso uno o più stabilimenti,
edifici o siti comunque denominati, valutabile con il medesimo metodo in conformità ad un
programma di misura approvato dal GSE;
n. progetto di efficienza energetica ammissibile: progetto di efficienza energetica che genera
risparmi energetici addizionali e per il quale si dispone di idonea documentazione attestante che
per la messa in opera sono utilizzati nuovi componenti, o componenti rigenerati per i quali non
sia stato percepito in precedenza un incentivo a carico del meccanismo dei Certificati Bianchi, al
netto degli impianti già esistenti afferenti o funzionali al medesimo progetto, e che la data di
avvio della realizzazione del progetto è successiva alla data di presentazione dell'istanza di
accesso al meccanismo dei Certificati Bianchi;
o. progetto di riferimento: l'intervento o l'insieme di interventi che, in relazione al progetto
proposto, è realizzato con i sistemi o con le tecnologie che, alla data di presentazione del
progetto, costituiscono lo standard di mercato in termini tecnologici e normativi;
p. progetto standardizzato - PS: il progetto con metodo di valutazione dei risparmi standardizzato
di cui all'Allegato 1 al Decreto e s.m.i., in conformità al programma di misura;
q. richiesta certificazione risparmi a consuntivo - RC: la richiesta di verifica e certificazione dei
risparmi conseguiti dalla realizzazione del progetto a consuntivo;
r. richiesta certificazione risparmi standardizzata - RS: la richiesta di verifica e certificazione dei
risparmi conseguiti dalla realizzazione del progetto standardizzato;
s. risparmio energetico addizionale: la differenza, in termini di energia primaria (espressa in TEP),
fra il consumo di baseline e il consumo energetico conseguente alla realizzazione di un progetto.
Tale risparmio è determinato, con riferimento al medesimo servizio reso, assicurando una
normalizzazione delle condizioni che influiscono sul consumo energetico;
t. Società di Servizi Energetici o SSE o ESCO: società che attraverso interventi di risparmio
energetico, anche finanziati autonomamente o tramite terzi, consegue un aumento
dell'efficienza del sistema di domanda e offerta di energia del cliente, assumendo la
responsabilità del risultato nel rispetto del livello di servizio concordato;
u. soggetto proponente: soggetto in possesso dei requisiti di ammissibilità di cui all'art. 5, comma 1
del Decreto e s.m.i., che presenta l'istanza per la richiesta di incentivo al GSE; può anche non
coincidere con il titolare del progetto e, in tal caso, l'istanza per la richiesta di incentivo al GSE è
presentata su delega del soggetto titolare;
v. soggetto titolare del progetto: soggetto che sostiene l'investimento per la realizzazione del
progetto di efficienza energetica;
w. vita utile del progetto: periodo durante il quale vengono riconosciuti i Certificati Bianchi al
progetto, nel rispetto dei limiti di cui all'Allegato 2 al Decreto e s.m.i.;
x. Scheda Progetto Standardizzato (PS): Scheda contenente le indicazioni specifiche per tipologia di
progetto standardizzato;
36
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 1.1: chiarimenti operativi per la presentazione dei progetti
y. perimetro Progetto Standardizzato: l’insieme di tutti gli interventi che costituiscono il Progetto
standardizzato, ivi inclusi gli interventi del campione rappresentativo.
37
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.2: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di vetro e prodotti in
vetro
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.1 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
IL SETTORE INDUSTRIALE
DELLA PRODUZIONE DI PIASTRELLE CERAMICHE
INDICE
1 DESCRIZIONE DEL PROCESSO PRODUTTIVO 3
2 DESCRIZIONE DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI E DEGLI INTERVENTI DI EFFICIENZA ENERGETICA 8
2.1 Atomizzatori ........................................................................................................................................... 9
2.2 Essiccatori ............................................................................................................................................. 10
2.3 Forni di cottura ..................................................................................................................................... 11
2.4 Ulteriori interventi di efficienza energetica .......................................................................................... 12
3 METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA 14
4 BIBLIOGRAFIA 16
2
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
Il settore della ceramica può essere differenziato, in base alla produzione, in:
piastrelle di ceramica;
ceramica sanitaria;
stoviglieria;
refrattari.
Le aziende italiane attive nell’intero settore al 2014 sono state 223 ed hanno occupato circa 25.600
addetti. Il settore delle piastrelle ceramiche rappresenta quello principale, infatti, nel 2015, erano
presenti circa 150 aziende con 19.000 addetti ed un fatturato pari a 5,1 milioni di euro, di cui ben l’84%
imputabile alle vendite estere.
Le maggiori imprese italiane operanti in questo settore sono localizzate in precisi distretti industriali:
Sassuolo-Scandiano, Imola-Faenza, Impruneta, Vietri sul mare e nel Veneto.
1
Fonte: D.M. 29 gennaio 2007 “Emanazione di linee guida per l’individuazione e applicazione delle migliori tecniche
disponibili in materia di vetro, fritte vetrose e prodotti ceramici, per le attività elencate nell’all. I del Decreto Legislativo
18 febbraio 2005, numero 59”
3
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ceramiche
Ad oggi, nel portafoglio prodotti, il grès porcellanato rappresenta la quota parte più rilevante della
produzione, oltre l’80%, seguito dalle monocotture, pari a circa il 10%, e dalle bicotture, pari circa il 5%.
La restante parte è riferita ad altri prodotti di nicchia poco significativi a livello di produzione.
Ciclo di
Denominazione Stato della superficie Destinazione prevalente
fabbricazione
Monocottura Smaltata Monocottura Pavimentazione interni/ Rivestimento
interni
Maiolica/cottoforte Smaltata Bicottura Rivestimento interni
Grès porcellanato Non smaltata Monocottura Pavimentazione e rivestimento interni/
non smaltato esterni
Grès porcellanato Smaltata Monocottura Pavimentazione e rivestimento interni/
smaltato esterni
Altri Smaltata/non smaltata Monocottura -
Tabella 7: Possibile classificazione delle ceramiche (Fonte: D.M. 29 gennaio 2007)
Nella Figura 8 sono indicate le principali fasi del processo produttivo ed i relativi macchinari impiegati.
Sono inoltre evidenziate in rosso le utenze che necessitano di energia termica, mentre tutte le altre
utenze sono di tipo elettrico. I riquadri tratteggiati rappresentano fasi di processo presenti solo per
alcune tipologie di prodotto.
- Macinazione
Nella fase di macinazione l’obiettivo è quello di produrre una polvere con una determinata
granulometria e con un determinato contenuto d’acqua, idoneo alla successiva fase di pressatura.
La macinazione può essere realizzata secondo tre metodi differenti:
o processo a secco tradizionale;
o processo a secco con granulazione;
o processo ad umido.
Il processo più utilizzato è l’ultimo, secondo cui la materia prima viene macinata in presenza di una
certa quantità d’acqua. Il risultato è un composto definito “barbottina” dotato di un contenuto
d’acqua pari a circa il 30-40%, che viene dapprima inviato ad apposite vasche dotate di agitatori e
successivamente passato all’atomizzatore.
- Atomizzazione
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ceramiche
Fase di formatura
La formatura è la fase, espletata tramite l’operazione di estrusione o pressatura, che consente di
compattare secondo una determinata forma l’impasto precedentemente macinato. In genere, la
modalità di pressatura è la più adottata, essa consente di ottenere un prodotto compattato e crudo
mediante la pressione di circa 20-50 MPa.
Fase di essiccazione
In questa fase l’obiettivo è quello di rimuovere dal prodotto pressato l’acqua presente in eccesso. Il
reparto di essiccamento, che può essere composto da essiccatoi orizzontali o verticali, sfrutta
prevalentemente l’energia termica, sotto forma di aria calda a 80 – 160°C. Il vettore elettrico viene
utilizzato solamente per la movimentazione del materiale.
Fase di cottura
Durante questa fase il supporto e lo smalto della piastrella vengono cotti in forni a rulli ad alta
temperatura (circa 1.200°C) in modo da conferire al prodotto finito le caratteristiche meccaniche di
resistenza necessarie e desiderate. Il reparto di cottura è la fase maggiormente energivora dell’intero
processo, richiede infatti molta energia termica che viene fornita grazie al gas naturale; il vettore
elettrico viene utilizzato per la movimentazione delle piastrelle dall’inizio alla fine del forno a rulli e per il
funzionamento dei filtri. In questa fase la piastrella subisce un ciclo di pre-riscaldamento (preforno e
preriscaldo), cottura e successivamente di raffreddamento (raffreddamento rapido, raffreddamento
lento e finale). Dopo questa fase, la piastrella cotta ha una dimensione inferiore di circa il 7% rispetto a
quando è cruda.
produttivo, il vettore elettrico viene utilizzato per azionare la macchina di scelta automatica ed i nastri
trasportatori, una quota parte di calore può essere utilizzata in forni termoretraibili per l’imballaggio
finale.
L’approvvigionamento energetico (energia elettrica e gas metano) avviene prevalentemente dalla rete
nazionale. Inoltre, negli stabilimenti sono molto spesso presenti impianti di cogenerazione (di varie
configurazioni) in assetto di autoconsumo, con recuperi termici a servizio di atomizzatori, essiccatoi o
del sistema di riscaldamento ambiente.
Nel processo produttivo descritto, il vettore elettrico è utilizzato in quasi tutte le fasi in quanto aziona i
diversi motori elettrici presenti, i filtri, ovvero è impiegato per il trasporto del materiale attraverso i
nastri trasportatori. La restante quota energetica è imputabile al calore ottenuto grazie allo
sfruttamento di energia primaria quale il gas naturale negli essiccatoi, nell’atomizzatore e nel forno di
cottura. Generalmente il gas naturale è la fonte energetica a cui è riconducibile la maggior parte della
spesa energetica delle imprese.
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ceramiche
FORMATURA
Presse idrauliche
Sistemi di aspirazione/ricambio
aria
Sistemi trattamento delle
emissioni gassose
PREPARAZIONE SMALTI
Mulini
Vibrovagli
ESSICCAMENTO Sistemi di aspirazione/ricambio
Essiccatoi orizzontali o verticali aria
Sistemi trattamento delle emissioni Sistemi trattamento delle
gassose emissioni gassose
COTTURA
BISCOTTO SMALTATURA
Linea di smaltatura
Sistemi di aspirazione/ricambio aria
Sistemi trattamento delle emissioni gassose
COTTURA
Forno monocanale o bicanale
Sistemi trattamento delle
emissioni gassose
LEVIGATURA
Levigatrici
Sistemi di aspirazione/ricambio aria
Sistemi trattamento delle emissioni gassose
CONFEZIONAMENTO
Linea scelta
Linea confezionamento
Forno termoretraibile
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ceramiche
Indicazioni sulle migliori tecniche disponibili per la fabbricazione delle ceramiche sono riportate nel BRef
elaborato nell’ambito delle direttive IIIP e IED e, per il caso italiano, nel D.M. 29 gennaio 2007. I dati,
tuttavia, non risultano aggiornati all’attuale stato dell’arte, in quanto risalenti al 2007. Con riferimento ai
progetti di efficienza energetica presentati nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi, nonché
alla letteratura di settore e alle soluzione tecnologiche ad oggi installabili, di seguito è presente una
descrizione degli interventi di efficienza energetica relativi al settore ceramico presenti in tabella 1 del
D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata dal D.M. 10 maggio 2018.
Tipologie di intervento del settore ceramico
tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i.
Essiccatori
Sistemi di controllo e regolazione della portata del gas metano e dell’aria calda interna in essiccatori ceramici
Ottimizzazione della distribuzione del profilo di velocità dell’aria e bruciatori ad alta velocità di fiamma in atomizzatori
Abbattitore a barbottina
Altri sistemi di recupero del calore
Forni di cottura
Bruciatori auto recuperativi in forni ceramici e ottimizzazione fluidodinamica della geometria interna
Sistemi di preriscaldo dell’aria comburente dei forni ceramici tramite il recupero di calore dai fumi dei forni stessi
Efficientamento del sistema di distribuzione e diffusione del calore per climatizzazione e recupero di calore dal camino di
raffreddamento finale dei forni ceramici
Forni di lavorazione secondarie (forno termoretraibile)
Economizzatori sulla linea fumi di impianti di produzione di energia termica
Tabella 8: tipologie di intervento del settore ceramico tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i.
Si precisa che, per la realizzazione degli interventi riportati nella Tabella 9, il calcolo dei risparmi dovrà
essere effettuato con riferimento al consumo specifico del “sistema tecnologico assunto come punto di
riferimento”. Tale condizione è da applicare anche ai sistemi di automazione e controllo che rientrano
tra le misure comportamentali “adozione di sistemi di segnalazione e gestione efficienti”. Pertanto, la
realizzazione dei succitati interventi verrà incentivata in relazione alla riduzione dei consumi specifici,
rispetto alle condizioni ex ante, del sistema tecnologico assunto come punto di riferimento.
Sistema tecnologico assunto
Tipologie di intervento secondo la tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i.
come punto di riferimento
Ottimizzazione della distribuzione del profilo di velocità dell’aria e bruciatori ad alta velocità
di fiamma in atomizzatori
Atomizzatori Abbattitore a barbottina
Altri sistemi di recupero del calore
Misure comportamentali: adozione di sistemi di segnalazione e gestione efficienti
Sistemi di controllo e regolazione della portata del gas metano e dell’aria calda interna in
essiccatori ceramici
Essiccatori
Altri sistemi di recupero del calore
Misure comportamentali: adozione di sistemi di segnalazione e gestione efficienti
Bruciatori auto recuperativi in forni ceramici e ottimizzazione fluidodinamica della geometria
interna
Forni di cottura Sistemi di preriscaldo dell'aria comburente dei forni ceramici tramite il recupero di calore dai
fumi dei forni stessi
Misure comportamentali: adozione di sistemi di segnalazione e gestione efficienti
Impianti di produzione di
Economizzatori sulla linea fumi di impianti di produzione di energia termica
energia termica
Tabella 9: correlazione tra “sistema tecnologico assunto come punto di riferimento” e tipologie di intervento
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ceramiche
Atomizzatori
I consumi energetici legati a questa fase del processo sono prevalentemente di natura termica e
connessi al riscaldamento dell’aria necessaria all’evaporazione del contenuto d’acqua della barbottina.
1. di sistemi di “ottimizzazione della distribuzione del profilo di velocità dell’aria e bruciatori ad alta
velocità di fiamma”;
2. di “abbattitori a barbottina”;
3. “altri recuperi di calore” a servizio degli atomizzatori.
In questi casi il consumo di baseline corrisponde al consumo della situazione ex ante intervento, in
quanto tali interventi avranno l’effetto di ridurre il consumo specifico del “sistema tecnologico assunto
come punto di riferimento”.
Nel caso si agisca sull’atomizzatore nella sua interezza, con un intervento di nuova installazione o di
sostituzione, la tipologia di intervento riportata in tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così come
modificata dal D.M. 10 maggio 2018, a cui fare riferimento è “Essiccatori”.
A seconda che l’intervento preveda la nuova installazione o la sostituzione del componente, si dovranno
considerare i risparmi addizionali rispetto alla soluzione di riferimento o alla situazione ex ante.
Per interventi di nuova installazione, dall’analisi delle prestazioni degli atomizzatori standard
attualmente presenti sul mercato, si evince che l’efficienza energetica di riferimento, in termini di
kcal/kgbarbottina essiccata e kWh/tonbarbottina essiccata, può essere assunta pari ai valori indicati nella tabella
seguente.
Si precisa che, ai fini del calcolo del consumo specifico termico è necessario tenere in considerazione
tutti gli apporti termici utilizzati dall’atomizzatore, ovvero quelli derivanti dalla combustione del gas
metano e quelli provenienti dalle varie sezioni di recupero di calore presenti in stabilimento.
Ai fini del calcolo dei risparmi è necessario considerare il miglioramento del consumo specifico termico
ex ante dell’atomizzatore (comprensivo di tutti gli apporti termici presenti nella situazione ex ante), al
netto del recupero di calore.
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ceramiche
Essiccatori
I consumi energetici degli essiccatori, con configurazione verticale o orizzontale, sono prevalentemente
di natura termica, connessi al riscaldamento dell’aria necessaria all’evaporazione del contenuto d’acqua
delle piastrelle prima della fase di cottura.
1. di “sistemi di controllo e regolazione della portata del gas metano e dell’aria calda”;
2. “altri recuperi di calore” a servizio degli essiccatori.
In questi casi il consumo di baseline corrisponde al consumo della situazione ex ante intervento, in
quanto tali interventi avranno l’effetto di ridurre il consumo specifico del “sistema tecnologico assunto
come punto di riferimento”.
Nel caso si agisca sull’essiccatore nella sua interezza, con un intervento di nuova installazione o di
sostituzione, la tipologia di intervento riportata in tabella 1 D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata
dal D.M. 10 maggio 2018, a cui fare riferimento è “Essiccatori”.
A seconda che l’intervento preveda la nuova installazione o la sostituzione del componente, si dovranno
considerare i risparmi addizionali rispetto alla soluzione di riferimento o alla situazione ex ante.
Dall’analisi delle prestazioni degli essiccatori standard attualmente presenti sul mercato, si evince che
l’efficienza energetica di riferimento, in termini di kcal/kgpiastrella essiccata e kWh/tonpiastrella essiccata, può essere
assunta pari ai valori indicati nella tabella seguente. In fase di presentazione di un progetto si renderà
quindi necessario fornire i quantitativi e le dimensioni delle piastrelle prodotte.
In analogia con quanto detto per gli atomizzatori, anche per gli essiccatori, ai fini del calcolo del
consumo specifico termico, è necessario tenere in considerazione tutti gli apporti termici utilizzati
dall’essiccatore, ovvero quelli derivanti dalla combustione del gas metano e quelli provenienti dalle varie
sezioni di recupero di calore presenti in stabilimento.
Ai fini del calcolo dei risparmi è necessario considerare il miglioramento del consumo specifico termico
ex ante dell’essiccatore (comprensivo di tutti gli apporti termici presenti nella situazione ex ante), al
netto del recupero di calore.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
Forni di cottura
I consumi energetici legati a questo processo sono prevalentemente di natura termica, connessi alla fase
di cottura delle piastrelle ceramiche.
I possibili interventi volti a migliorare l’efficienza di un forno con conseguente riduzione dei consumi di
metano riguardano:
In questi casi il consumo di baseline corrisponde al consumo della situazione ex ante intervento, in
quanto tali interventi avranno l’effetto di ridurre il consumo specifico del “sistema tecnologico assunto
come punto di riferimento”.
Nel caso si agisca sul forno di cottura nella sua interezza, con un intervento di nuova installazione o di
sostituzione, la tipologia di intervento riportata in tabella 1 D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata
dal D.M. 10 maggio 2018, a cui fare riferimento è “Forni di cottura”.
A seconda che l’intervento preveda la nuova installazione o la sostituzione del componente, si dovranno
considerare i risparmi addizionali rispetto alla soluzione di riferimento o alla situazione ex ante.
Il consumo specifico dei forni risulta influenzato da diverse variabili quali la tipologia di prodotto, la
capacità di carico del forno, e pertanto le dimensioni e la geometria delle piastrelle, lo spessore, i tempi
di cottura, i minuti di vuoto, la tipologia di ricetta, etc.
Tra le variabili più significative si evidenzia sicuramente la tipologia di prodotto, la dimensione delle
piastrelle e lo spessore.
Dall’analisi delle prestazioni dei forni standard attualmente presenti sul mercato, si evince che il
consumo specifico di riferimento, in termini di kcal/kgpiastrella cotte e kWh/tonpiastrella cotte, può essere assunto
pari ai valori indicati nella tabella seguente.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
Si precisa che, per spessori inferiori ai 6 mm, i dati sopra indicati devono essere aumentati del 15%.
Nel caso di sostituzione del forno di cottura il consumo di baseline è riferito al consumo specifico del
forno ex ante. In ogni caso la baseline deve prendere in considerazione le variabili sopra indicate
(tipologia di prodotto, dimensioni e spessori). In fase di presentazione di un progetto sarà necessario
fornire informazioni puntuali, con dettaglio orario, sulle caratteristiche del prodotto, i tempi di cottura, i
minuti di vuoto e la tipologia di ricetta.
Il programma di misura dovrà prevedere la misura di tutta l’energia termica recuperata e destinata al
riscaldamento ambientale, raffrontata con il reale fabbisogno dello stabilimento. Pertanto, in fase di
presentazione di un progetto, sarà necessario trasmettere un Attestato di Prestazione Energetica del
sito oggetto di intervento al fine di verificare che i risparmi conseguiti, normalizzati rispetto ai gradi
giorno nominali, non eccedano il reale fabbisogno.
Tabella 13: Consumi specifici di riferimento delle presse e dei mulini ad umido
Ulteriori interventi di efficienza energetica riportati in tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così come
modificata dal D.M. 10 maggio 2018, che non riguardano strettamente il processo produttivo della
ceramica e che dunque risultano essere trasversali a tutta l’industria in generale, sono relativi
all’installazione o sostituzione di:
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ceramiche
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
Per gli atomizzatori, i valori dei consumi specifici termici riportati in Tabella 10 sono stati posti pari al
valore medio del range dei consumi indicati nel “Rapporto integrato ambiente, energia, sicurezza-salute,
qualità. L'industria italiana delle piastrelle di ceramica e dei materiali refrattari. ASSOPIASTRELLE –
SNAM, 1998” (di seguito, Rapporto).
I dati sono stati ritenuti attendibili in quanto in linea con i valori medi di consumo specifico ex ante
relativi a pratiche presenti nel database GSE. I valori dei consumi specifici elettrici sono stati calcolati
riducendo del 5% il valore medio dei consumi riportati nel Rapporto. Tale riduzione è stata effettuata
considerando la maggiore efficienza dei motori attualmente installabili rispetto a quelli del ’98.
Per gli essiccatori, i valori dei consumi specifici termici ed elettrici riportati in Tabella 11 sono stati scelti
in riferimento al valore minimo del range indicato nello studio del ‘98.
Il consumo termico di riferimento è stato validato dal confronto con i valori medi dei consumi ex post di
essiccatori (distinti tra verticali ed orizzontali) installati tra il 2009 e il 2014.
Il consumo elettrico di riferimento è stato validato constatando che i consumi specifici elettrici indicati
nel D.M. 29 gennaio 2007 e s.m.i. risultano decisamente inferiori rispetto a quelli indicati nel Rapporto.
Per i forni, il valore di consumo specifico termico per il gres porcellanato riportato in Tabella 12 è stato
ricavato dall’analisi del database GSE. In particolare, sono stati considerati i consumi specifici ex post di
forni installati tra il 2010 e 2015 al netto dei modelli più performanti delle principali ditte costruttrici
(Sacmi, modello EKO; SITI B&T; etc.). Dall’analisi sono stati eliminati valori che presentavano significative
variazioni rispetto al valor medio a causa principalmente di una produzione di formati differenti rispetto
alla media (in termini di superficie – fuori dall’intervallo 0,1 - 3 m2 – e spessori – fuori dall’intervallo 6 -
22 mm). Il dato è avvalorato dal fatto che molti operatori hanno indicato come soluzione standard
installabile al 2016 i forni Sacmi modello FMS-XTR, ovvero, in generale, forni con sdoppiamento del
secondo camino e recuperi di calore ad alta temperatura per il preriscaldo dell’aria in ingresso al forno. I
consumi specifici di tale tipologia di forni sono in linea con quelli definiti dal campione di analisi.
Il consumo specifico termico per la monocottura chiara è stato calcolato considerando una riduzione del
10% dei consumi rispetto a quelli del gres porcellanato. Tale riduzione è stata stimata incrociando i dati
delle schede tecniche dei fornitori Sacmi e SITI B&T, con quelli del Rapporto.
Per la monocottura rosa, applicando il medesimo approccio, si è ritenuto corretto considerare gli stessi
consumi individuati per il gres porcellanato.
Infine, analizzando nel dettaglio i consumi dei forni per i quali era nota la produzione in termini di
dimensioni di piastrelle e spessori, grazie anche al contributo fornito dalle osservazioni di Confindustria
Ceramica, è stato possibile individuare una correlazione tra le dimensioni delle piastrelle ed il consumo
specifico, nonché tra gli spessori ed il consumo specifico.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
Si segnala che risultano presenti ulteriori variabili che influenzano il consumo specifico termico, come ad
esempio i tempi di cottura, i tempi di vuoto del forno, etc. Tuttavia, al fine di semplificare l’analisi, lo
studio condotto si è limitato ad individuare le correlazioni tra le variabili più significative, ovvero tra
dimensioni, spessore e consumo specifico.
Rispetto alle dimensioni delle piastrelle, i dati a disposizione hanno permesso di individuare una certa
correlazione tra dimensioni e consumo specifico fino a circa 3 m2. Tale correlazione non risultava però
rappresentativa per i formati oltre a 3 m2, in quanto i dati del campione non risultavano rappresentativi.
Si sottolinea che la clusterizzazione dei consumi specifici in funzione del formato delle piastrelle, risente
imprescindibilmente anche dell’efficienza del forno in termini di rapporto vuoto-pieno.
Rispetto allo spessore, valgono le stesse considerazioni fatte in merito alle dimensioni, per un intervallo
compreso tra 6 e 22mm.
Il valore del consumo specifico elettrico è stato individuato dall’analisi del database GSE, ovvero dal
consumo medio ex post del medesimo cluster di forni utilizzato per la definizione del consumo specifico
termico del gres porcellanato.
Per le presse, il valore di consumo specifico elettrico per il gres porcellanato riportato in Tabella 13 è
stato calcolato considerando, tra le presse ad alta efficienza più diffuse nel ’98, il valore più conservativo
tra quelli indicati nella figura 5.11 del Rapporto. Il rapporto percentuale tra i consumi specifici elettrici
per la monocottura chiara e rosa ed il gres porcellanato, ottenuto dai dati del Rapporto (fig. 5.10), è
stato applicato ai consumi di riferimento di quest’ultima tipologia, al fine di individuare il consumo
specifico elettrico per la monocottura chiara e rosa.
Si precisa che tutti i dati relativi ai consumi termici di riferimento sono espressi in termini di energia
primaria riferita ad un PCI del gas naturale di 8.250 kcal/Smc.
15
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.1: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di piastrelle
ceramiche
BIBLIOGRAFIA
16
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.2 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
IL SETTORE INDUSTRIALE
DELLA PRODUZIONE DI VETRO E PRODOTTI IN VETRO
1
INDICE
1 DESCRIZIONE DEL PROCESSO PRODUTTIVO 3
2 DESCRIZIONE DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI E DEGLI INTERVENTI DI EFFICIENZA ENERGETICA 8
2.1 Interventi direttamente connessi al forno fusorio .................................................................................. 8
2.2 Interventi indiretti connessi al forno .................................................................................................... 11
2.2.1 Preriscaldo del rottame 11
2.2.2 Produzione di energia elettrica da recupero termico 11
2.3 Ulteriori interventi di efficienza energetica .......................................................................................... 11
3 METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA 13
4 BIBLIOGRAFIA 15
DESCRIZIONE DEL PROCESSO PRODUTTIVO
L’industria del vetro, settore Ateco 23.1 (Fabbricazione di vetro e prodotti di vetro), rientra nell’ambito
manifatturiero C della fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (23)
insieme alla produzione di prodotti refrattari, in porcellana e ceramica, in calcestruzzo, etc.
Le attività del settore vetro sono sostanzialmente suddivisibili in due filoni: la fabbricazione (di quattro
differenti tipologie di vetro: piano, cavo, fibre di vetro e “altro” riferito per esempio alle produzioni
artistiche) e la lavorazione.
Dai dati ISTAT risulta che il 79% delle 3.652 imprese opera nella lavorazione dei prodotti di vetro (cod.
Ateco 23.12 e 23.19.2) (Figura 10), soprattutto nella lavorazione e trasformazione del vetro piano (66,3
%), mentre quelle che fabbricano il vetro piano, cavo e fibre di vetro rappresentano complessivamente
solo il 5,6% del parco totale di aziende (Figura 11).
Figura 10: Ripartizione delle imprese tra attività di Figura 11: distribuzione percentuale delle imprese per codici
fabbricazione e di lavorazione del vetro Ateco
Analogamente, in Figura 12 è mostrata la ripartizione tra codici Ateco del fatturato. Il 54,4% proviene
dalla fabbricazione del vetro, principalmente quello cavo, percentuale che negli anni, nonostante la crisi,
3
si è progressivamente incrementata e che conferma il contributo rilevante fornito dalla fabbricazione
del vetro.
Figura 12: distribuzione percentuale del fatturato 2014 per settori di attività
Con riferimento al solo processo della fabbricazione , la Figura 13 mostra la ripartizione percentuale
della produzione tra le diverse tipologie di vetro e conferma la rilevanza del vetro cavo (75,1%) la cui
produzione è costituita per l’85,9% da bottiglieria.
4
Le materie prime necessarie per produrre vetro sono: i vetrificanti, i fondenti, gli stabilizzanti, gli
affinanti, i decoloranti, i coloranti e gli opacizzanti che vengono utilizzati per vetri opachi.
Il vetrificante è la materia prima che costituisce la struttura base del vetro, mentre i fondenti hanno la
funzione di facilitare il passaggio del vetrificante allo stato liquido durante la fusione. Gli stabilizzanti,
oltre a consentire la lavorabilità del vetro ed il conferimento delle proprietà fisiche volute, riducono la
possibilità di alterazioni della sua superficie. Gli affinanti hanno lo scopo di favorire l'eliminazione dei gas
prodotti dalla decomposizione delle materie prime e contribuiscono al processo di omogeneizzazione
del vetro fuso.
Mentre i coloranti (ossidi metallici o fritte vetrose contenenti i coloranti metallici) hanno la funzione di
impartire la colorazione desiderata al vetro, i decoloranti hanno la funzione di neutralizzare la
colorazione derivante da eventuali impurezze contenute nelle materie prime (Fe, Cr). Allo scopo si
utilizzano composti di metalli che “coprono” il colore indesiderato attraverso una colorazione
complementare oppure per mezzo di una reazione chimica che modifica l’effetto colorante delle
impurezze coloranti.
Il rottame di vetro è di fatto una materia prima vera e propria che viene utilizzata in quantità molto
variabile, dal 20 al 90% della miscela vetrificabile. Il suo impiego facilita la fusione, riduce il consumo
specifico di energia e permette di ridurre le emissioni generate dai forni per vetro.
Prodotti chimici ausiliari possono essere utilizzati per trattamenti specifici dei prodotti in vetro, per
migliorarne le caratteristiche di resistenza meccanica e/o chimica, oppure per conferire al manufatto
proprietà particolari. I trattamenti possono essere eseguiti a caldo (trattamento con tetracloruro di
stagno, metilbutilcloruro di stagno, solforazione, etc.), a freddo (acido oleico, polietilene) o mediante
processi di polimerizzazione (apprettatura con resine termoindurenti).
Processo di fusione
La miscela viene alimentata al forno dove viene sottoposta al processo di fusione ad alta temperatura,
tra 1400 °C e 1600 °C. Durante la fusione, nella massa vetrosa si generano inclusioni gassose dovute alla
decomposizione delle materie prime, principalmente i carbonati di sodio, calcio e magnesio che danno
origine a CO2, la cui solubilità nel vetro è limitata. Le bolle che ne derivano vengono successivamente
eliminate nella fase di affinaggio e la velocità di eliminazione/omogeneizzazione viene aumentata
dall'aggiunta di sostanze affinanti, principalmente i solfati di sodio e calcio. La fase di affinaggio viene
favorita dall'aumento della temperatura del bagno di vetro. Una successiva fase di condizionamento del
vetro è necessaria per raffreddare ed omogeneizzare termicamente la massa fino ad ottenere una
viscosità adeguata alla sua lavorazione e trasformazione nel prodotto finale. La fusione del vetro
5
industriale viene effettuata in forni a bacino con ciclo di produzione continuo. I combustibili impiegati
sono il gas naturale e l'olio a basso tenore di zolfo (BTZ); quantità variabili di energia elettrica sono
frequentemente impiegate in aggiunta al combustibile fossile per mantenere e garantire una
distribuzione omogenea della temperatura di fusione.
Negli ultimi anni si è ridotto l’utilizzo dell’olio combustibile con un corrispondente incremento del gas
naturale. Attualmente, i forni sono prevalentemente alimentati a gas metano ma sta crescendo l’utilizzo
di forni a riscaldamento totalmente elettrico, soprattutto nel caso di piccole realtà produttive e
particolari tipi di vetro. I forni sono controllati da sistemi di supervisione che consentono di tenere sotto
controllo i parametri di funzionamento ed ottenere una corretta vetrificazione delle materie prime. Allo
scopo di aumentare l'efficienza termica del processo di fusione l'aria comburente viene preriscaldata a
spese del calore dei fumi di combustione. I sistemi di preriscaldamento possono essere di tipo
recuperativo, ovvero con recupero di calore mediante scambiatori metallici o ceramici (forni “unit
melter”), o di tipo rigenerativo, dotati di camere in materiale refrattario per il recupero di calore
(rigeneratori). I forni a rigenerazione sono di due tipi: forni con fiamma ad U e camere di rigenerazione
posteriori (“end port”), forni a fiamma trasversale e camere di rigenerazione laterali (“side port”).
Nel caso di preriscaldamento con recuperatori di calore metallici la temperatura dell'aria può
raggiungere circa 800 °C. Nel caso di utilizzo di un sistema di preriscaldo a rigenerazione il processo di
recupero termico è discontinuo; il forno infatti, è dotato di due camere che lavorano alternativamente,
in una prima fase ricevendo i fumi caldi e scaricandoli a circa 400-450 °C e in una seconda fase ricevendo
l'aria di combustione fredda e preriscaldandola fino ad una temperatura di circa 1350 °C. Nel caso di
utilizzo di ossigeno puro in sostituzione dell’aria comburente (ossi-combustione), la fase di
preriscaldamento non viene effettuata. Oltre ai bruciatori a gas nel forno possono essere presenti dei
booster elettrici, elettrodi posti alla base del forno ed immessi nel bagno di vetro allo scopo di fornire
una parte dell’energia necessaria per la fusione (in genere compresa tra il 10% ed il 30% del
totale).L’immissione dell’aria comburente è di tipo forzato e viene realizzata tramite l’impiego di uno o
più ventilatori elettrici. I fumi in uscita dal forno e dai suoi recuperatori ad una temperatura intorno ai
400°C vengono convogliati verso l’elettrofiltro (all’uscita del quale la temperatura si porta sui 200°C) e
l’estrattore di coda, nel quale avviene l’estrazione dei gas combusti in modo forzato. Prima di essere
inviati alle ciminiere i fumi vengono trattati in modo da neutralizzare i gas acidi.
Processo di formatura
Lungo l'asse del forno la temperatura viene successivamente abbassata fino a circa 1100 °C per
raggiungere una viscosità del vetro che ne permetta la colata. Nella produzione di vetro piano, con il
processo Float, il vetro viene quindi versato su un bagno di stagno fuso, sul quale galleggia, e viene
tirato per conferirgli la sua forma finale. il vetro opportunamente raffreddato viene fatto passare tra due
rulli che ne determinano lo spessore e ne imprimono l'eventuale decorazione. Nel caso del vetro cavo, i
processi di formatura posso essere di tre tipi:
pressato diretto: utilizzato per articoli “a bocca larga”, la lavorazione avviene solo per pressatura
del vetro in un apposito stampo;
soffiato-soffiato: viene praticata la soffiatura tramite aria compressa sia in fase iniziale che per la
finitura dell’articolo in vetro; essendo particolarmente versatile viene utilizzato per produrre
contenitori standard e con forme complesse;
6
pressato-soffiato: la fase iniziale è formata mediante pressatura, in seguito la forma viene
modellata tramite l’iniezione di aria compressa. È utilizzata prevalentemente per la produzione di
vasellame e bottiglie.
Gli stampi, sia nella fase iniziale di abbozzatura che in quella di finitura, sono raffreddati con aria
ventilata attraverso un sistema di canalizzazioni; il raffreddamento è necessario per solidificare il
contenitore che altrimenti si deformerebbe appena posto sul conveyor. Usciti dalle macchine formatrici
i contenitori subiscono un trattamento superficiale a caldo, quando la temperatura è intorno ai 500-
600°C, prima di essere inviati ai conveyor del forno di ricottura: in questa fase gli azionamenti vengono
effettuati tramite motore elettrico e aria compressa a 3,5 bar.
Processo di ricottura
Il processo di ricottura ha lo scopo di aumentare la resistenza meccanica del vetro. Questa avviene in un
forno normalmente alimentato a metano per i forni più grandi, oppure con energia elettrica. La fase di
ricottura prevede che il vetro venga portato alla temperatura di 550 °C e raffreddato lentamente in
condizioni controllate allo scopo di eliminare le tensioni introdotte nella massa vetrosa durante il
processo di formatura. In questa fase il vetro mantiene la sua forma e non subisce alcuna modifica della
composizione chimica.
7
DESCRIZIONE DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI E DEGLI INTERVENTI DI
EFFICIENZA ENERGETICA
Con riferimento ai progetti di efficienza energetica presentati nell’ambito del meccanismo dei certificati
bianchi, nonché al Bref elaborato nell’ambito delle direttive IIIP e IED e alle soluzione tecnologiche ad
oggi installabili, di seguito è riportata una descrizione delle migliori tecnologie disponibili e degli
interventi di efficienza energetica applicabili al settore.
In particolare, viene analizzato il forno fusorio ed i relativi interventi di efficienza energetica realizzabili.
Questi ultimi possono essere suddivisi in due categorie:
Sistema tecnologico
assunto come punto di Tipologie di intervento secondo la tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i.
riferimento
bruciatori rigenerativi
Forni di fusione sistemi di preriscaldo del rottame di vetro
misure comportamentali: adozione di sistemi di segnalazione e gestione efficienti
Tabella 15: correlazione tra “sistema tecnologico assunto come punto di riferimento” e tipologie di intervento
8
Nella presentazione di un progetto relativo a interventi direttamente connessi al forno fusorio è
necessario presentare il bilancio energetico del forno nella situazione ex ante e in quella ex post dal
quale sia possibile verificare il miglioramento del rendimento del forno stesso.
Al fine di dimostrare che il consumo ex ante sia rappresentativo delle reali condizioni di funzionamento
sarà necessario fornire tutti i dati di consumo del forno dalla data di avvio alla data di realizzazione
dell’intervento. Infatti, si stima che il consumo energetico del forno durante il suo ciclo possa aumentare
di circa lo 0,1% per ogni mese di funzionamento.
L’utilizzo di rottame nella composizione della miscela delle materie prime ricopre un ruolo importante
nell’ambito dei consumi energetici in quanto consente la riduzione del consumo di energia primaria sia
in modo indiretto (sostituzione di materia prima), sia in modo diretto, data la riduzione dell’energia di
fusione. Si specifica però, che tali riduzioni non possono essere contabilizzate per la rendicontazione dei
risparmi ai fini del rilascio dei Titoli di Efficienza Energetica, in quanto, il risparmio indiretto non può
essere misurato mentre nel caso di variazione dell’utilizzo della quantità di rottame tale risparmio risulta
legato alla variazione delle condizioni di esercizio del forno e non alla modifica del forno stesso.
Pertanto, nel caso sia presente una variazione del consumo di rottame tra la situazione ante e post
intervento sarà necessario tenerne adeguatamente conto. L’incremento dell’utilizzo di rottame nella
produzione di vetro consente di ridurre i consumi energetici di circa 2,5 punti percentuali ogni 10% di
rottame riutilizzato. Per la correzione del consumo di energia di un forno con un consumo di rottame
diverso dal 50% è possibile utilizzare la relazione riportata di seguito.
essendo:
Nella tabella riportata di seguito sono indicati i valori dei consumi di riferimento di energia primaria di
forni di fusione non dotati di sistema di preriscaldo del rottame e considerando l’utilizzo di 50% di
rottame.
9
Bottiglie Flaconeria Casalingo Piano
Tipologia di forno
[GJ/t] [GJ/t] [GJ/t] [GJ/t]
Elettrico
< 50 t/g 8,6 8,6
50-100 t/g 7,9 7,8
End port
50-100 t/g 5,6 5,8 6,4
100-250 t/g 5 5,4 4,6
250-400 t/g 4,4
>400 t/g 4,2
Unit melter
50-100 t/g 5,3
100-300 t/g 5,1 6
300-400 t/g 4,9
Side port
250-400 t/g 4,9
400-600 t/g 4,7 6,7
≥600 t/g 6,2
Tabella 16: Consumi specifici di riferimento dei forni
Ossi-combustione
Si specifica che il calcolo del risparmio di energia primaria dovrà essere effettuato al netto dell’energia
primaria utilizzata per la produzione di ossigeno puro. La contabilizzazione dell'energia primaria relativa
all’ossigeno utilizzato dovrà avvenire sulla base della reale configurazione del sistema di alimentazione.
In particolare:
- ossigeno prodotto all’interno dello stabilimento produttivo: misura diretta dell’energia primaria
necessaria per la produzione di ossigeno (kWh/Nm3);
- fornitura ossigeno allo stato liquido (es, trasporto tramite autobotti): deve essere considerata
l'energia primaria necessaria per la separazione e la liquefazione (es. consumo tipico degli impianti
ASU). Sulla base dei dati a disposizione del GSE nel caso di ossigeno il valore del consumo specifico
da utilizzare deve essere pari almeno a 1 kWh/Nm3;
- fornitura ossigeno allo stato gassoso (es. gasdotto): misura diretta dell’energia primaria necessaria
per la produzione di ossigeno (kWh/Nm3) allo stato gassoso dall’impianto centralizzato.
Il calcolo del risparmio di energia primaria nel caso di nuova installazione di un forno ad ossi-
combustione deve avvenire considerando il consumo di riferimento di un forno “end port”.
10
Interventi indiretti connessi al forno
L’intervento consiste nel predisporre il silo di deposito del rottame di vetro con un sistema di scambio
termico con i fumi provenienti dal forno di fusione.
I fumi in uscita dal forno di fusione che si trovano solitamente ad una temperatura di circa 1400 °C
vengono miscelati con aria esterna per arrivare a temperature più basse fino a 400-450 °C per essere
utilizzati a contatto diretto con il rottame. In tal modo il rottame riesce a raggiungere temperature tra i
350- 400 °C consentendo un risparmio di energia primaria nel forno di fusione. Il risparmio di energia
primaria dato dal preriscaldo dell’intera quantità di rottame può variare tra il 10 e il 15% del consumo
del forno di fusione.
Allo stato attuale sono stati presentati due progetti, uno applicato su un forno float per la produzione di
vetro piano ed uno su due forni per la produzione di vetro cavo. Nel primo caso viene utilizzata una
portata di fumi di circa 76.000 Nm3/h ad una temperatura di 550 °C mentre nel secondo caso sono
utilizzati i fumi da due forni di fusione di tipo “end port” ad una temperatura di circa 450 °C e portate di
40.000 Nm3/h e 28.000 Nm3/h ciascuno. Tali parametri hanno permesso l’installazione di moduli ORC
con una potenza elettrica compresa tra 1,2 e 1,5 MWe.
Il calcolo dell’ energia primaria risparmiata, basato sulla produzione di energia elettrica da recupero
termico, dovrà essere effettuato al netto di tutti gli ausiliari necessari per il funzionamento del sistema
di produzione di energia elettrica (es. sistema di raffreddamento, pompe di circolazione).
Si specifica che:
11
- sistemi di power quality;
- motori elettrici;
- impianti per la climatizzazione degli ambienti in ambito industriale con sistemi radianti ad alta
temperatura;
- impianti di produzione di energia termica;
- economizzatori sulla linea fumi di impianti di produzione di energia termica;
- generatori di aria calda;
- sistemi di trattamento degli effluenti gassosi;
- gruppi frigo e pompe di calore, ivi compresi gli impianti di surgelazione e refrigerazione;
- impianti di produzione dell’aria compressa;
- installazione di sistemi per l’illuminazione;
- retrofit di sistemi per l’illuminazione;
- sistemi di pompaggio;
- forni di trattamento termico;
- forni di lavorazioni secondarie.
12
METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA
La presente guida vuole fornire le metodologie di calcolo dei risparmi di energia primaria relativi agli
interventi previsti dal D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i, nonché i valori di consumo di riferimento nel caso
l’intervento riguardi la nuova installazione di un componente.
I valori dei consumi di riferimento per i forni fusori del vetro inseriti nella Tabella 16 sono stati distinti,
analogamente a quanto indicato nel documento “Best Available Techniques (BAT) Reference Document
for the Manufacture of Glass, 2013” (di seguito, Bref) e nella “Guida Operativa per il settore di
produzione del vetro, ENEA, 2014” (di seguito, Guida Operativa ENEA), per:
a) tipologia di forno;
b) producibilità del forno;
c) tipologia di prodotto in uscita.
Ai fini della determinazione del consumo di riferimento sono stati utilizzati i seguenti dati:
i dati di consumo energetico ex ante ed ex post dei forni, presenti nel database del GSE, con data di
rifacimento/installazione tra il 2013 e il 2016;
i dati forniti dalla Stazione Sperimentale del Vetro (SSV), incaricata da ASSOVETRO di condurre una
campagna di raccolta dati finalizzata all’individuazione dei consumi energetici specifici dei forni
fusori per la produzione di vetro cavo. I dati forniti dalla SSV sono stati verificati e confrontati con i
dati presenti nel database GSE al fine di validare i valori forniti. Si specifica che non sono stati
considerati i forni ad ossi-combustione ed i forni con sistema di recupero misto (es. centauro). I dati
analizzati forniti dalla SSV sono relativi all’energia primaria utilizzata dai forni fusori negli anni di
esercizio 2014, 2015 e 2016;
i dati della Guida Operativa ENEA;
i dati del Bref ripotati in energia primaria.
Nello specifico i consumi di riferimento dei forni “end port” sono stati definiti come di seguito:
bottiglie: i consumi di riferimento sono stati determinati tenendo conto dei dati della SVV e di quelli
ex ante dei forni presenti nel database GSE, in quanto allineati tra di loro. I valori di consumo ex
post presenti nel database GSE hanno permesso di validare i dati proposti;
flaconeria:
o per forni con producibilità tra 50 e 100 t/g, in mancanza di dati della SVV e dell’ex ante nel
database GSE, il consumo di riferimento è stato determinato moltiplicando il consumo di
riferimento del forno “end port” per produzione di bottiglie con producibilità tra 50 e 100
t/g di cui al precedente punto per il rapporto tra il consumo del forno “end port” per
produzione di bottiglie e flaconeria con producibilità tra 50 e 100 t/g riportato nella Guida
Operativa di ENEA. I valori di consumi ex post presenti nel database GSE hanno permesso di
validare il dato proposto;
o per forni con producibilità tra 100 e 250 t/g, in mancanza di dati della SVV e dell’ex ante nel
database GSE, considerando l’elevata differenza tra i consumi proposti dalla Guida
Operativa ENEA e quelli ex post presenti nel database GSE (pari a circa la metà), il consumo
di riferimento è stato posto pari al valore proposto dal Bref, convertito in energia finale;
13
casalingo: in mancanza di dati della SVV e dell’ex ante nel database GSE, i consumi di riferimento
sono stati posti pari a quelli della Guida Operativa ENEA. In diversi casi, i valori di consumo ex post
nel database GSE hanno permesso di validare i dati proposti;
I consumi di riferimento dei forni “unit melter” sono stati definiti come di seguito:
bottiglie:
o per forni con producibilità tra 100 e 300 t/g, considerando l’elevata differenza tra i consumi
proposti dalla Guida Operativa ENEA e SVV e quelli ex post presenti nel database GSE, il
consumo di rifermento è stato posto pari alla media tra i dati ex ante ed ex post presenti
nel database del GSE;
o per forni con producibilità tra 50 e 100 t/g, nonché tra 300 e 400 t/g, in mancanza di dati
della SVV e dell’ex ante nel database GSE, considerando l’elevata differenza tra i consumi
proposti dalla Guida Operativa ENEA e SVV e quelli ex post presenti nel database GSE, il
consumi di riferimento sono stati determinati moltiplicando il consumo di riferimento per
bottiglie del forno “unit melter” con producibilità tra 100 e 300 t/g di cui al precedente
punto per le medesime variazioni percentuali esistenti tra i valori indicati nella Guida
Operativa di ENEA dei consumi dei forni “unit melter” per la produzione di bottiglie con
producibilità tra 100 e 300 t/g e i rispettivi valori di consumo dei forni “unit melter”. I valori
di consumi ex post presenti nel database GSE hanno permesso di validare i dati proposti.
flaconeria: in mancanza di dati dell’ex ante nel database GSE, per forni con producibilità tra 100 e
300 t/g , il consumo di riferimento è stato posto pari a quello della Guida Operativa ENEA.
In mancanza di dati della SVV e dell’ex ante nel database GSE, i consumi di riferimento dei forni
“elettrico” e “side port” sono stati posti pari a quelli della Guida Operativa ENEA. In diversi casi i valori
di consumo ex post nel database GSE hanno permesso di validare il dati forniti.
Nel caso di produzione di filati e tubi, non avendo dati a disposizione, si è deciso di non inserire i valori di
consumo di riferimento in Tabella 16.
- i dati indicati nella Tabella 16 sono espressi in energia primaria e normalizzati rispetto al 50% di
rottame. La formula di correzione del consumo di energia del forno con un consumo di rottame
diverso dal 50% è stata ricavata da pagina 101 del Bref;
- il valore di PCI del gas naturale utilizzato è pari a 8.250 kcal/Sm3;
- il valore di PCI dell’olio combustibile utilizzato è pari 9.800 kcal/kg;
- il fattore di conversione di energia elettrica in energia primaria utilizzato è pari a 0,187 tep/MWh;
- il fattore di conversione in energia primaria utilizzato è pari a 41,86 GJ/tep;
il valore di energia primaria da considerare per la produzione di ossigeno, pari a 1 kWh/Nm 3, è stato
ricavato sulla base dei progetti presentati.
14
BIBLIOGRAFIA
15
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.3 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
IL SETTORE INDUSTRIALE
DELLA PRODUZIONE DI ARTICOLI IN MATERIALE PLASTICO
Le materie plastiche vengono prodotte nelle industrie chimiche (sotto forma di polvere, granuli, pastiglie,
cilindretti etc.) e risulta di fondamentale importanza la ricerca di tecniche di lavorazione che consentano di
produrre materiali plastici sempre più performanti. In prima approssimazione tali polimeri possono essere
classificati in base al loro comportamento al riscaldamento: si possono infatti distinguere materie
termoplastiche e termoindurenti.
Nella figura seguente sono indicate per le due tipologie di plastiche, i processi maggiormente utilizzati
per la loro lavorazione.
LAVORAZIONI
DELLE MATERIE
PLASTICHE
TERMOINDURENTI TERMOPLASTICHE
Figura 15: macro categorie per la lavorazione delle plastiche (Fonte: Elementi di tecnologia, 2011)
Mentre nelle lavorazioni termoindurenti le reazioni di polimerizzazione vengono interrotte a uno stadio
intermedio, in modo che il materiale possa essere plasmato nella fase di formatura, nelle lavorazioni
termoplastiche le reazioni di polimerizzazione vengono completate prima della formatura e gli stampi
vengono riscaldati solo per rendere il materiale malleabile. In particolare, nei seguenti paragrafi ci si
concentrerà sulle seguenti lavorazioni:
- stampaggio per iniezione: è il più importante, versatile e complesso processo di trasformazione, adatto
per la produzione di oggetti in serie di ogni forma e dimensione. In una delle possibili configurazioni
del macchinario è presente una tramoggia, che ha la funzione di caricare e preriscaldare il materiale
granulare. All'interno del cilindro i granuli vengono riscaldati da una serie di resistenze elettriche al di
3
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
sopra della temperatura di fusione, per essere poi plastificati dalla rotazione della vite. La pressa, dopo
aver provveduto alla chiusura dello stampo, inizia la fase di iniezione rapida.
Il materiale viene mantenuto in pressione fino alla solidificazione del pezzo stampato. A questo punto
si ha la "compensazione" del ritiro volumetrico della materia plastica durante la fase di
raffreddamento. Infine, la pressa effettua l'apertura dello stampo per permettere l'estrazione del
pezzo stampato. Lo stampaggio ad iniezione può avvenire tramite (i) l’iniezione di monomateria o di
bimateria a seconda che si utilizzi un solo polimero o due diversi polimeri, (ii) l’iniezione bicolore o
multicolore con polimeri uguali ma di colori differenti, (iii) l’iniezione in costampaggio per la
realizzazione di materiale plastico con elementi estranei, (iv) l’iniezione a gas per ottenere cavità
interne (ovvero stampaggio per soffiaggio);
- formatura per estrusione: è il processo utilizzato per ottenere, ad esempio, tubi, film e profilati di varie
forme; in una delle sue possibili configurazioni è presente una tramoggia che ha la funzione di caricare
e preriscaldare il materiale in forma granulare. Successivamente, il granulato viene fatto cadere
all’interno del cilindro nel quale è presente una vite senza fine che trascina il polimero fino a farlo
passare attraverso un’apertura, chiamata testa di estrusione o filiera, che impartisce la propria forma
in maniera continua. L’estrusore può essere monovite o bivite: nel secondo caso l’efficienza della
miscelazione è migliore e le due viti parallele possono ruotare nello stesso senso (estrusore bivite co-
rotante) o in senso opposto (estrusore bivite contro-rotante), scelto a seconda della specifica
applicazione. La temperatura della macchina di estrusione è controllata in modo che il materiale
processato acquisti il grado di fluidità adatto ed esca allo stato solido, a seguito di un’eventuale
successiva sezione di raffreddamento.
Un’ulteriore processo di estrusione prevede la possibilità di unire diversi materiali polimerici, affini sia
dal punto di vista chimico che termico; impianti in grado di eseguire tali tipi di lavorazioni vengono
definiti di co-estrusione.
4
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
Ad oggi non è presente letteratura di settore con indicazione delle migliori tecnologie disponibili in
ambito energetico per il settore. Con riferimento ai progetti di efficienza energetica presentati
nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi, nonché alle soluzione tecnologiche ad oggi
installabili, di seguito sono forniti i valori dei consumi di riferimento in caso di installazione di nuovi
macchinari.
Nell’ambito dello stampaggio ad iniezione, attualmente la migliore tecnologia disponibile è definita dalle
presse elettriche ed ibride, mentre relativamente al processo di estrusione, la migliore tecnologia
disponibile prevede l’utilizzo di sistemi di azionamento efficienti, quali motori alimentati in corrente
alternata ad alta efficienza, che consentono di ridurre il consumo di energia elettrica.
Per quanto sopra, la tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata dal D.M. 10 maggio 2018,
identifica tra gli interventi di efficienza energetica ammissibili al meccanismo dei certificati, quelli relativi
alla installazione o sostituzione di:
“presse ad eccezione di presse idrauliche per stampaggio di materie plastiche”;
“estrusori di materie plastiche”.
Così come previsto dal D.M. 10 maggio 2018, si specifica che, nel caso di sostituzione di macchinari, sarà
necessario effettuare il confronto tra la configurazione antecedente alla realizzazione del progetto di
efficienza energetica e il macchinario installato a parità di producibilità oraria. Pertanto, nel caso in cui il
macchinario installato ex post abbia livelli di producibilità non comparabili con il macchinario ex ante, il
consumo di baseline sarà pari al consumo ex ante opportunatamente normalizzato al fine di epurare
l’effetto del fattore scala tra la soluzione ante e post intervento.
Infine, si precisa che il consumo specifico elettrico delle presse e degli estrusori è influenzato da
numerosi fattori, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, le caratteristiche chimico-fisiche del
polimero in ingresso, la velocità di rotazione delle macchine, le caratteristiche meccaniche della vite, le
caratteristiche dimensionali del prodotto realizzato, etc.
Al fine di semplificare l’analisi e gli algoritmi di calcolo, la presente guida si è limitata ad individuare le
correlazioni tra il consumo specifico SEC, espresso in kWh/kg, e la produzione oraria, “Production rate”
(P), espressa in kg/h.
5
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
Nella figura seguente è riportato l’andamento del consumo specifico di riferimento delle presse
elettriche/ibride in funzione del “Production rate” (P, produttività oraria espressa in kg/h).
Figura 16: variazione del consumo specifico di riferimento delle presse elettriche e ibride in funzione del Production rate
In particolare, nel caso di valori di “Production rate” uguali o inferiori a 50 kg/h sarà necessario applicare
l’equazione 1 per definire il consumo specifico di riferimento.
Nel caso di valori di “Production rate” maggiori di 50 kg/h, invece, stante la difficoltà riscontrata nel
definire una correlazione univoca tra i consumi ed i fattori inerenti alle differenti e specifiche
lavorazioni, sarà necessario prendere come consumo specifico il valore di 0,58 kg/h (2).
(3)
6
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
Nella figura seguente è riportato l’andamento del consumo specifico di riferimento per il soffiaggio al
Figura 17: variazione del consumo specifico per il soffiaggio in funzione del Production rate
(4)
Nella figura seguente è riportato l’andamento del consumo specifico di riferimento degli estrusori di
profili e di film in bolla al variare del “Production rate” (P, produttività oraria espressa in kg/h).
7
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
Figura 18: variazione del consumo specifico degli estrusori di profili e film in bolla in funzione del Production rate
In particolare nel caso di valori di “Production rate” uguali o inferiori a 50 kg/h sarà necessario applicare
l’equazione 5 per definire il consumo specifico di baseline.
Nel caso di valori di “Production rate” maggiori di 50 kg/h, sarà necessario prendere come consumo
specifico il valore di 0,38 kg/h (6).
8
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
Nel caso in cui il progetto preveda l’installazione di un nuovo macchinario, al fine di definire i consumi di
riferimento relativi agli interventi realizzati negli stabilimenti di lavorazione delle materie plastiche, ci si
è riferiti al database GSE e al documento “Energy Management in Plastics Processing” (di seguito
“Documento”), 2013, R. Kent.
L’analisi delle istanze ha consentito di focalizzare l’attenzione sulle seguenti lavorazioni:
1. stampaggio per iniezione;
2. stampaggio per soffiaggio;
3. formatura per estrusione (profili, film in bolla).
Non sono state prese in considerazione le ulteriori fasi di processo in quanto l’elevata eterogeneità dei
processi/prodotti e la poca rappresentatività dei dati a disposizione nel database GSE non hanno
permesso una ricostruzione dei dati affidabili.
Dall’analisi della documentazione pervenuta, in riferimento alle suddette fasi di processo, è stata
riscontrata un’elevata variazione dei consumi attribuibile a fattori inerenti alle differenti lavorazioni,
quali la tipologia e le caratteristiche del prodotto, la producibilità oraria, le taglie dei macchinari, la
durata del ciclo di lavorazione, etc.
L’elevata eterogeneità dei dati non ha permesso di individuare una correlazione univoca tra i consumi
energetici e le suddette variabili. Pertanto, al fine di determinare il risparmio energetico addizionale, si è
fatto riferimento a quanto proposto dal Documento. Tale studio individua una curva del consumo
specifico al variare della producibilità oraria, sia per le presse ibride/elettriche, sia per gli estrusori.
Poiché il campione individuato nel Documento risultava significativo, si sono ritenute affidabili le
formulazioni proposte dallo stesso.
Le curve individuate per lo stampaggio per iniezione e la formatura per estrusione presentano un
consumo specifico asintotico per elevati livelli di produzione, pertanto si è effettuata una distinzione tra
le basse ed alte producibilità, imponendo per quest’ultime un valore fisso di consumo specifico in
corrispondenza del valore asintotico delle curve stesse.
Si precisa che tutti i consumi di riferimento indicati dal Documento sono stati validati dal confronto con i
valori medi dei consumi ex ante ed ex post presenti nel database GSE. In particolare, i consumi di
riferimento del Documento sono risultati in linea con quelli ex ante e superiori a quelli ex post di
macchinari installati tra il 2012 e 2015.
9
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.3: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione di articoli in materiale
plastico
BIBLIOGRAFIA
- “Analisi dei dati relativi alle diagnosi energetiche e individuazione preliminare degli indici di
prestazione nei settori della lavorazione della gomma e della trasformazione delle materie
plastiche”, 2017, ENEA;
- R. J. Kent, “Energy Management in Plastics Processing”, ed 2013;
- C. Amerio, R. De Ruvo, S. Simonetti, “Elementi di tecnologia” ed. 2011.
10
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.4 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
IL SETTORE INDUSTRIALE
DELLA PRODUZIONE DELLA CARTA
INDICE
1 DESCRIZIONE DEL PROCESSO PRODUTTIVO 3
1.1 Preparazione dell’impasto ........................................................................................................................ 4
1.2 Fabbricazione del foglio ............................................................................................................................ 5
1.3 Trattamenti superficiali ed allestimento .................................................................................................. 6
2 DESCRIZIONE DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI E DEGLI INTERVENTI DI EFFICIENZA ENERGETICA 8
2.1 Interventi sulla sezione di preparazione impasti ...................................................................................... 8
2.2 Interventi sulla sezione di fabbricazione del foglio ................................................................................... 9
2.3 Ulteriori interventi di efficienza energetica ............................................................................................ 10
3 INDIVIDUAZIONE DEI VALORI DI BASELINE PER IL CALCOLO DEI RISPARMI ENERGETICI ADDIZIONALI 11
4 METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA 13
5 BIBLIOGRAFIA 15
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
Il settore della fabbricazione della carta e dei prodotti della carta, individuato dal codice Ateco 17, si
suddivide in due ambiti principali, quello della produzione di pasta-carta, carta e cartone (17.1) e quello
della fabbricazione di prodotti mediante ulteriori lavorazioni (17.2), fasi successive di un unico processo,
integrate in alcuni casi anche a livello di singolo stabilimento.
Il secondo ambito comprende la trasformazione e lavorazione della carta e cartone per ottenere,
mediante varie tecniche e anche l’apporto di vari materiali, prodotti destinati a differenti utilizzi, come
cartone ondulato, prodotti igienico-sanitari, prodotti cartotecnici etc. (cod. Ateco 17.21÷17.24 e 17.29).
Al 2014 le imprese dell’industria cartaria risultano 3801 (dati Istat) di cui il 94,4%, appartenente al
settore 17.2 della cartotecnica (Figura 2.a). In Figura 2 b) e c) sono riportate per i due settori le
distribuzioni percentuali relative alle differenti tipologie di attività.
La produzione complessiva del settore ha raggiunto nel 2015 gli 8,8 Mt di cui 3,9 esportate (45%).
In Tabella 17 sono riportate le percentuali di produzione relative alle diverse tipologie di carta/cartoni.
3
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
Il fatturato 2015 si è attestato sui 6,9 miliardi di euro. Più del 50% (3,8 Mld EUR ) è costituito dall’export.
Di seguito viene riportata una breve descrizione delle singole fasi. Tuttavia, il processo descritto ha
carattere generale e potrebbero riscontrarsi discrepanze rispetto ad alcune applicazioni attualmente
installate.
Preparazione dell’impasto
La preparazione dell’impasto si divide a sua volta nei processi di spappolamento meccanico,
raffinazione, miscelazione, epurazione ed allestimento.
Spappolamento meccanico
La prima fase del processo cartario prevede la preparazione di una sospensione acquosa di fibre di
cellulosa (polpa). La materia prima viene infatti acquistata allo stato secco, sotto forma di fogli pressati
in balle. Essa, previa aggiunta di acqua, viene spappolata nei cosiddetti pulper, capienti serbatoi ad asse
verticale in cui un rotore, posto sul fondo, provvede alla separazione delle fibre per ottenere una
sospensione acquosa più omogenea.
Raffinazione
Si tratta della fase più importante e critica della produzione della carta ed è necessaria per conferire al
foglio finale una buona resistenza meccanica e grana uniforme.
I raffinatori sono costituiti da coni o piastre munite di lame e sottopongono le fibre ad un energico
trattamento meccanico di compressione, frizione e taglio che ne modifica la struttura fisica. In questo
modo l’acqua imbibisce meglio la fibra, rendendola più plastica e flessibile, caratteristiche indispensabili
per la successiva formazione del foglio e per una buona resistenza dello stesso.
Miscelazione
La sospensione raffinata viene poi inviata alla tina di miscela, dove vengono aggiunte varie sostanze
ausiliarie (materie prime non fibrose) che conferiscono al prodotto finito determinate caratteristiche
desiderabili. Le materie ausiliarie si dividono in sostanze di carica e sostanze collanti: le prime,
riempiendo gli spazi compresi fra le fibre, consentono di ottenere una superficie chiusa e piana e
favoriscono quindi la formazione del foglio; le seconde conferiscono alla carta una impermeabilità ai
liquidi ed agli inchiostri, rendendola dunque scrivibile. Così preparato, l’impasto viene poi raccolto nella
tina di macchina, che mantiene in agitazione l’impasto e funge da serbatoio di accumulo per il
disaccoppiamento tra la fase di preparazione e quella successiva di fabbricazione.
4
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Epurazione ed assortimento
La polpa viene prelevata dalla tina di macchina ed inviata, previa diluizione, alle operazioni successive di
epurazione ed assortimento: la prima utilizza separatori ciclonici per eliminare le impurità e corpi
estranei pesanti; la seconda permette di intercettare particelle più leggere, come grumi o schegge
legnose. Una volta lavato e setacciato, l’impasto è pronto per essere inviato alla fabbricazione vera e
propria.
Pressatura
Le presse umide sono costituite da una serie di grandi rulli di compressione in acciaio, la cui funzione è
quella di comprimere uniformemente il foglio per ridurre il contenuto d’acqua. Tali presse sono rivestite
di uno strato di feltro poroso che permette di assorbire l’acqua senza compromettere la struttura
fibrosa del foglio. All’uscita dalle presse il foglio ha un’umidità del 40-50% che non può essere eliminata
ulteriormente per via meccanica e può essere asportata solo tramite l’azione del calore.
Essiccazione
La seccheria è l’ultima sezione della macchina continua: l’acqua residua trattenuta per capillarità viene
eliminata per evaporazione tramite una serie di cilindri riscaldati con vapore saturo, attraverso i quali
passano i fogli. Per evitare che il nastro di carta sia sottoposto a shock termici, la seccheria è suddivisa in
più batterie, ciascuna con temperatura crescente rispetto alle precedenti: il calore viene dunque
somministrato con temperature che variano da 60-70°C nei primi settori fino a 120-140°C nelle sezioni
finali (anche 160°C per il cartone). Oltre al calore per la disidratazione, in questa fase è necessario
garantire la circolazione di aria calda secca per rimuovere il vapore prodotto ed asciugare
progressivamente il foglio di carta. Per tale motivo i cilindri essiccatori ruotano all’interno di cavità
formate dalle cappe di asciugatura: qui l’aria prelevata dall’esterno viene riscaldata ad alta temperatura
per mezzo di bruciatori a gas naturale ed insufflata sulla superficie dei cilindri; l’umidità residua della
carta viene pertanto rimossa e le fumane (l’insieme dei fumi di combustione e aria umida) vengono
aspirate ed espulse dalle cappe stesse.
5
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Allestimento
L’allestimento è l’insieme di operazioni a cui viene sottoposto il nastro di carta finito nella sua struttura
per essere trasformato in bobine e/o in fogli stesi e reso idoneo alla commercializzazione. In particolare
le operazioni relative all’allestimento sono: svolgimento e riavvolgimento; taglio con lame circolari e
bobinatura; taglio in fogli; imballaggio ed etichettatura.
Il gas naturale è in gran parte impiegato per la produzione di vapore, tipicamente tramite impianti
cogenerativi e in alcuni casi nei generatori di vapore di stabilimento. Il vapore è poi distribuito alle
utenze di stabilimento, in particolare per i seguenti usi di processo:
- tina di macchina e cassa d’afflusso: al fine di migliorare la fase iniziale di dewatering, il vapore è
utilizzato per riscaldare l’impasto e la cassa di afflusso al fine di aumentare la viscosità dell’acqua e
facilitarne l’allontanamento in macchina continua;
- seccheria: si tratta della sezione più energivora dal punto di vista termico. Mediamente l’80-90%
del vapore prodotto in cartiera è consumato nella fase di essiccazione nel foglio umido;
- trattamenti superficiali: parte del vapore può essere utilizzato per riscaldare sostanze ed additivi
per facilitarne l’adesione al foglio e la successiva asciugatura ad aria.
Altri impieghi di vapore si hanno in corrispondenza dei servizi ausiliari (depurazione acque, trattamento
scarti) e dei servizi generali (riscaldamento e acqua calda sanitaria); si tratta tuttavia di consumi
marginali rispetto a quelli sopra elencati e quindi generalmente trascurabili.
Una frazione di gas è utilizzata direttamente in seccheria e, laddove prevista, nella fase di patinatura
(area trattamenti superficiali); qui i bruciatori delle cappe di asciugatura riscaldano l’aria prelevata
dall’esterno necessaria per asciugare il foglio di carta e permettere l’adesione delle patine superficiali.
Per quanto riguarda il vettore energia elettrica, nell’industria della carta esso è utilizzato per azionare i
motori di stabilimento (compressori, pompe, agitatori, tele essiccatrici, le presse, i rulli di seccheria, i
sistemi per il vuoto, gli avvolgitori etc.).
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Figura 21: Flussi di materia ed energia nel layout produttivo tipico di una cartiera.
7
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
Rispetto ai progetti di efficienza energetica presentati nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi,
nonché alla letteratura di settore e alle soluzione tecnologiche ad oggi installabili, di seguito è presente
una descrizione degli interventi di efficienza energetica relativi al settore di produzione della carta
presenti in tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata dal D.M. 10 maggio 2018.
Pertanto, la realizzazione dei succitati interventi verrà incentivata in relazione alla riduzione dei consumi
specifici rispetto alle condizioni ex ante del sistema tecnologico assunto come punto di riferimento.
Sistema tecnologico
Tipologie di intervento secondo la tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e
assunto come punto di
s.m.i.
riferimento
Preparazione dell’impasto Dispositivi per la preparazione impasti
Tele di formazione per produzione carta
Casse aspiranti, sistemi del vuoto, cassa a vapore in macchine continue
Presse ad eccezione di presse idrauliche per stampaggio di materie
plastiche
Fabbricazione del foglio
Cilindri essiccatori in macchina continua
Cappe in seccheria
Termocompressori in macchine continue
Dispositivi per la fabbricazione del foglio*
* ulteriori interventi rispetto ai precedenti per la sezione di “fabbricazione del foglio”
Tabella 19: correlazione tra “sistema tecnologico assunto come punto di riferimento” e tipologie di intervento
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- installazione di pulper più efficienti. In particolare l’installazione di pulper con una girante ad
elevata efficienza facilita il trasporto del materiale dalla parte alta alla parte bassa (scarico) del
pulper, riducendo le turbolenze fluidodinamiche interne durante la fase di spappolamento, con una
conseguente diminuzione degli “sforzi di rotazione” della stessa. Tale configurazione garantisce una
diminuzione della potenza assorbita dal motore con una conseguente riduzione dei consumi
elettrici rispetto ad una girante convenzionale.
Un’efficiente tipologia di pulper è quella dei drum pulper che, a differenza dei sistemi tradizionali
verticali a bassa consistenza, non presenta alcuna girante, ma utilizza basse quantità di acqua
spappolando il macero per attrito tra le fibre di carta stesse.
- installazione di raffinatori più efficienti. In particolare, i raffinatori sono dotati di statore e rotore i
quali sono composti da lame metalliche a forma di barre al cui interno vengono fatte passare le
fibre. Le fibre, nello spazio tra le lame creato dal movimento di statore e rotore, vengono
sottoposte a elevate sollecitazioni di compressione, frizione e taglio, impartendo solidità al foglio
prodotto. Poiché, tale processo risulta altamente energivoro, appare evidente come l’utilizzo di
macchine ad alta efficienza consenta di ottenere sensibili riduzione dei consumi specifici di energia
primaria associata ai consumi di energia elettrica.
Gli interventi di efficientamento energetico che si possono effettuare nella sezione di asciugatura sono:
- installazione di cilindri più efficienti. I cilindri essiccatori, realizzati solitamente in ghisa presentano
una lunghezza che dipende esclusivamente dalla larghezza della macchina, mentre il loro diametro
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
dipende dai vincoli costruttivi. Maggiore è il diametro, maggiore sarà la superficie di contatto con il
foglio, di conseguenza si avrà un miglior essiccamento. Interventi di efficienza riguardano
l’installazione di cilindri in acciaio.
L’impiego dell’acciaio, anziché della ghisa, offre la possibilità di ridurre notevolmente lo spessore
del manto e di conseguenza migliorare lo scambio termico durante l’asciugatura del foglio, con
conseguente riduzione dei consumi termici;
- installazione di cappe più efficienti. Le cappe di ultima generazione sono ad elevato grado di
isolamento termico e dotate di un design degli ugelli ottimizzato per consentire una distribuzione
uniforme dell’aria e garantire un’elevata voluminosità e morbidezza nella carta. Inoltre i flussi di
aria di scarico sono più uniformi e con basse perdite di pressione e in alcuni casi sono previste sul
lato periferico della cappa delle scanalature di scarico per ridurre la perdita di aria calda.
- installazione di termocompressori. L’impianto di termocompressione (alimentato con almeno una
linea a media pressione) permette il recupero del vapore inviato in seccheria. Il termocompressore
lavora come un tubo venturi; il vapore che serve per alimentarlo, arrivando ad alta velocità e
pressione, crea una depressione che permette di aspirare il vapore attraversante ed espellerlo alla
pressione desiderata.
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Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
I processi produttivi nel settore industriale cartario possono essere distinti in integrati e non, a seconda
che presso lo stabilimento sia prevista la produzione anche della cellulosa o della sola carta. Un’ulteriore
distinzione può essere effettuata in relazione alla tipologia di materia prima in ingresso al processo, fibra
vergine o carta riciclata (RCF).
In relazione ai tipi di processo ed al prodotto realizzato sono riscontrabili consumi specifici di energia
termica ed elettrica sensibilmente differenti.
Altre variabili operative che influenzano sensibilmente i consumi energetici sono la grammatura, la
velocità di funzionamento della macchina continua, la tipologia di carta prodotta e la producibilità
dell’impianto.
Nella Tabella 20 sono riportati i consumi specifici di riferimento di energia finale (consumi di processo),
distinti per tipologia di carta prodotta e per processo. Si precisa che tali dati sono al netto della quota
energetica delle condense di ritorno. In fase di presentazione di un progetto di efficienza energetica,
pertanto, al fine di garantire un confronto omogeneo tra la situazione di baseline e quella ex post, i
consumi relativi alla situazione ex post non dovranno includere la quota energetica delle condense di
ritorno.
La Tabella 21 dà invece un’indicazione sulle ripartizioni percentuali dei consumi di energia finale. Tale
ripartizione dovrà essere dimostrata a seconda della tipologia di carta prodotta e della materia prima
utilizzata.
Si precisa che, ai fini della conversione dell’energia finale in energia primaria, si dovrà far riferimento
all’effettivo assetto della centrale termica di stabilimento. Ad esempio, in presenza di un intervento che
comporta una riduzione di calore in una cartiera dove sono presenti un impianto di cogenerazione e
caldaie ausiliarie, ai fini della conversione dell’energia finale termica in energia primaria, è opportuno
verificare se i risparmi di energia siano ascrivibili alle caldaie ausiliarie, all’impianto di cogenerazione o
ad entrambi. In tal caso è pertanto necessario giustificare, per tutto il periodo di rendicontazione, i valori
di rendimento di conversione di energia primaria adottati, monitorando sia i consumi delle caldaie, sia
l’intero assetto di funzionamento del sistema di cogenerazione.
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Ai fini della definizione del consumo specifico di baseline occorre distinguere le seguenti casistiche:
1. installazioni di intere linee produttive o fasi di processo (preparazione dell’impasto, fabbricazione
del foglio, trattamenti superficiali ed allestimento finale);
2. intervento efficientamento, anche parziale, di linee produttive esistenti.
Nel primo caso, il consumo specifico di baseline dell’intera fase di processo sarà pari a quello della
situazione di riferimento, ovvero al consumo specifico ottenuto moltiplicando i valori riportati nella
Tabella 20, con quelli della Tabella 21.
Per il secondo caso, al fine di contabilizzare sia i risparmi diretti che indiretti legati alla sostituzione di un
componente, il programma di misura dovrà tenere in considerazione il consumo specifico dell’intera
fase di processo di cui il componente fa parte (preparazione dell’impasto, fabbricazione del foglio,
trattamenti superficiali ed allestimento finale), ovvero del “Sistema tecnologico assunto come punto di
riferimento” di cui alla Tabella 19.
Pertanto, ad esempio, nel caso di un intervento di efficientamento della seccheria, ai fini della
definizione del consumo specifico di ex ante saranno rilevanti i consumi dell’intera fase di fabbricazione
del foglio (ovvero dell’intera macchina continua).
I dati delle variabili sopracitate potranno essere utilizzati ai fini della verifica della corretta
individuazione del consumo di baseline qualora i dati di consumo ex post siano inferiori in maniera
sensibile a quelli di riferimento (vedi Tabella 20), ovvero superiori ad essi.
12
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
Al fine di individuare i consumi di riferimento per le diverse tipologie di processo, l’analisi è partita dai
dati del documento “Best Available Techniques (BAT) Reference Document for the Production of Pulp,
Paper and Board, 2015” (di seguito, Bref) che distingue i consumi tra termici ed elettrici secondo la
tipologia di prodotto. I valori di consumo specifico del Bref sono stati quindi confrontati con i dati di
consumo specifico ex ante dei progetti a consuntivo del database GSE e con i dati estrapolati dalle
diagnosi energetiche effettuate ai sensi del D.lgs. 102/2014 fornite da ENEA.
Al fine di garantire un confronto omogeneo tra le tre fonti dati, tutti i valori di consumi specifico sono
stati suddivisi rispetto alle tipologie di prodotto e processo individuate dal Bref. Quest’ultimo indentifica
diverse tipologie di carta in funzione del tipo di materia prima in ingresso. Nello specifico, le classi di
prodotto contraddistinte dalla sigla RCF (Recycling Carbon Fibers) utilizzano come materia prima
percentuali variabili di carta riciclata. Le tipologie di carta sono le seguenti:
RCF con disinchiostrazione: carta grafica;
RCF con disinchiostrazione: cartoncino;
RCF senza disinchiostrazione: carta per imballaggi;
RCF senza disinchiostrazione: cartone patinato o non;
processo non integrato: carta grafica (patinata e non);
processo non integrato: tissue.
Si precisa che, vista la mancanza di dati in tutte e tre le fonti analizzate, nell’analisi non è stato possibile
considerare le ulteriori variabili che normalmente influenzano i consumi energetici, ad esempio la
quantità di macero, la grammatura, la velocità di funzionamento della macchina continua e la
producibilità dell’impianto.
I dati in Tabella 20, relativi ai consumi specifici termici ed elettrici, sono stati definiti secondo i seguenti
criteri:
RCF con disinchiostrazione, carta grafica (es. carta giornale): per questa tipologia di carta si è
rilevata una corrispondenza con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, mentre non si sono
individuati progetti nel database GSE.
Il valore di consumo specifico termico è stato posto pari al valore medio del Bref, in quanto risulta
allineato con quello individuato dalle diagnosi energetiche. Per il valore di consumo specifico
elettrico, ci si è riferiti al minimo del Bref, in quanto prossimo a quello delle diagnosi energetiche;
RCF con disinchiostrazione, cartoncino: per questa tipologia di carta si è rilevata una corrispondenza
con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, inoltre è stato individuato un progetto nel database
GSE (trattandosi di un solo progetto non lo si è ritenuto rappresentativo dell’intero cluster).
I valori di consumo specifico termico ed elettrico sono stati posti pari ai valori massimi del Bref, in
quanto risultano allineati con quelli individuati dalle diagnosi energetiche;
RCF senza disinchiostrazione, carta per imballaggi: per questa tipologia di carta si è rilevata una
corrispondenza con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, inoltre sono stati individuati diversi
progetti nel database GSE.
Il valore di consumo specifico termico è stato posto pari al valore massimo del Bref, in quanto
risulta allineato con quello individuato dalle diagnosi energetiche e con i dati ex ante dei progetti
del database GSE. Per il valore di consumo specifico elettrico, ci si è riferiti al medio del Bref, in
13
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
quanto prossimo a quelli ex ante del database GSE. In questo caso i dati delle diagnosi energetiche
sono stati ritenuti non rappresentativi in quanto nettamente superiori ai dati ex ante del database
GSE;
RCF senza disinchiostrazione, cartone patinato o non: per questa tipologia di carta non si è rilevata
una corrispondenza con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, mentre sono stati individuati
diversi progetti nel database GSE.
Il valore di consumo specifico termico è stato posto pari al valore minimo del Bref, in quanto risulta
allineato con quello ex ante individuato dai progetti del database GSE. Per il valore di consumo
specifico elettrico, ci si è riferiti al medio del Bref in mancanza di progetti nel database GSE;
processo non integrato, carta grafica (patinata e non): per questa tipologia di carta non si è rilevata
una corrispondenza con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, mentre sono stati individuati
diversi progetti nel database GSE.
Il valore di consumo specifico termico è stato posto pari al valore medio del Bref, in quanto risulta
allineato con quello ex ante individuato dai progetti del database GSE. Per il valore di consumo
specifico elettrico, ci si è riferiti al medio del Bref in mancanza di progetti nel database GSE;
processo non integrato, tissue (carta per uso sanitario e/o igienico): per questa tipologia di carta si è
rilevata una corrispondenza con i cluster definiti dalle diagnosi energetiche, inoltre sono stati
individuati diversi progetti nel database GSE.
I valori di consumo specifico termico ed elettrico sono stati posti pari ai valori medi del Bref, in
quanto prossimi a quelli ex ante del database GSE. In questo caso i dati delle diagnosi energetiche
sono stati ritenuti non rappresentativi in quanto nettamente inferiori ai dati ex ante del database
GSE.
I dati in Tabella 21, relativi alla ripartizione percentuale dei consumi tra le fasi di preparazione impasti e
macchina continua, sono stati ottenuti dai seguenti studi:
Benchmarking energy use in the paper industry: a benchmarking study on process unit level, 2013;
tab 6.26 del Bref.
Non avendo dati sufficienti a differenziare la ripartizione dei consumi per tutte le tipologie di processo, il
valore riportato è il valor medio risultante tra quelli riportati negli studi sopra indicati.
Si precisa che tutti i dati relativi ai consumi di riferimento, sia termici, sia elettrici, sono espressi in
termini di energia finale.
14
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.4: Guide Settoriali, il settore industriale della produzione della carta
BIBLIOGRAFIA
15
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.5 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
IMPIANTI DI PRODUZIONE DI
ENERGIA TERMICA E FRIGORIFERA
INDICE
1 INTRODUZIONE 3
2 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA FRIGORIFERA 5
2.1 Condizioni di ammissibilità ..................................................................................................................... 5
2.2 Sistemi a compressione elettrici ............................................................................................................. 6
2.3 Sistemi ad assorbimento ......................................................................................................................... 9
2.4 Sistemi free-cooling ................................................................................................................................ 9
3 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA TERMICA 11
3.1 Condizioni di ammissibilità ................................................................................................................... 12
3.2 Generatori di calore .............................................................................................................................. 13
3.3 Pompe di calore .................................................................................................................................... 14
4 INDIVIDUAZIONE DELLA SOLUZIONE DI BASELINE ED ALGORITMI 16
5 METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA 20
6 BIBLIOGRAFIA 23
1 INTRODUZIONE
Nella presente guida sono descritti i possibili interventi di efficienza energetica riferiti agli impianti di
produzione di energia termica o frigorifera sia per finalità di processo, sia per la climatizzazione
ambientale che per la produzione di acqua calda sanitaria. Nello specifico sono analizzati i seguenti
impianti:
per la produzione di energia frigorifera:
o gruppi frigo a compressione;
o gruppi frigo ad assorbimento;
o sistemi free cooling;
per la produzione di energia termica:
o generatori di calore;
o pompe di calore.
Elettrici
Sistemi a
Energia frigorifera
compressione
A gas con motore
endotermico (GEHP)
Diretto (metano,
GPL)
acqua calda
vapore
Centrali termiche
olio diatermico
Energia termica
aria calda
Elettrici
Sistemi a
compressione
A gas con motore
endotermico (GEHP)
Pompe di calore
Diretto (GAHP)
da fonti rinnovabili
3
Per tali impianti sono stati indicati i valori prestazionali minimi da garantire ai fini dell’accesso al
meccanismo, nonché i valori prestazionali di riferimento. Inoltre, nell’ultimo paragrafo, è riportato un
prospetto di sintesi per la corretta individuazione della soluzione impiantistica da prendere come
riferimento ai fini della definizione della soluzione tecnologica di baseline ed i relativi algoritmi per il
calcolo dei risparmi.
4
2 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA FRIGORIFERA
Di seguito sono descritte le tre tecnologie ed i valori di EER di riferimento. Si precisa che non rientrano
nel perimetro di analisi i sistemi ad espansione diretta con fluido refrigerante ammoniaca o anidride
carbonica. Si segnala che le prime due tipologie di impianti, ovvero i gruppi frigo a compressione e ad
assorbimento, rientrano nella tipologia di interventi riportati in tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così
come modificata dal D.M. 10 maggio 2018. Inoltre, tra le misure comportamentali “adozione di sistemi
di segnalazione e gestione efficienti” rientrano gli interventi di installazione di sistemi di automazione e
controllo. Per tale intervento il calcolo dei risparmi dovrà essere effettuato con riferimento ai consumi
del “sistema tecnologico assunto come punto di riferimento”. Pertanto, l’installazione di sistema di
controllo verrà incentivata in relazione alla riduzione dei consumi energetici rispetto alle condizioni ex
ante del sistema tecnologico assunto come punto di riferimento (pompa di calore o gruppo frigo).
5
Per le pompe di calore a gas i valori minimi di EER sono posti pari a 0,6 per tutte le tipologie.
Si precisa che il succitato decreto definisce le metodologie di determinazione dei rendimenti delle
macchine e prescrive al punto 7 del medesimo allegato che il rispetto dei valori di rendimento sia
comprovato “tramite attestazione rilasciata da laboratori accreditati da organismi di accreditamento
appartenenti allo European Co-operation for Accreditation (EA), o che abbiano stabilito accordi di mutuo
riconoscimento con EA“, ovvero che siano accreditati alla norma ISO/IEC 17025. Inoltre, “tale
attestazione deve essere accompagnata da dichiarazione del produttore circa la corrispondenza dei
prodotti immessi in commercio con quelli oggetto della suddetta attestazione.”
Gli interventi di installazione di sistemi free cooling, ad eccezione di quelli di cui al paragrafo 2.4, non
generano risparmi addizionali e sono presenti all’interno dell’Allegato 3 – interventi di efficienza
energetica non ammissibili alla Guida Operativa.
6
Ambiente Gruppi frigo a compressione
EER
Esterno Interno Ambiente esterno (°C) Ambiente interno (°C) Intervalli di potenza (kWfrig)
20-50 51-250 251-500 501-1000 >1000
Bulbo secco all'entrata: 27
Aria 3,4**
Bulbo secco all'entrata: 35 Bulbo umido all'entrata: 19
Aria
Bulbo umido all'entrata: 24 Temperatura entrata: 12
Acqua 2,8 * 2,9 * 2,9 * 3,0 * 3,2 *
Temperatura uscita: 7
Bulbo secco all'entrata: 27
Aria 4,4**
Temperatura entrata: 30 Bulbo umido all'entrata: 19
Acqua
Temperatura uscita: 35 Temperatura entrata: 12
Acqua 3,9 * 4,0 * 4,4 * 4,8 * 4,9*
Temperatura uscita: 7
Bulbo secco all'entrata: 27
Aria 4,4 **
Temperatura entrata: 30 Bulbo umido all'entrata: 19
Salamoia
Temperatura uscita: 35 Temperatura entrata: 23
Acqua 4,4**
Temperatura uscita: 18
* Elaborazione GSE su dati Eurovent
** Fonte D.Lgs. 28/2011
Tabella 24: EER di riferimento per gruppi frigo a compressione elettrici (EERstandard)
Si precisa che, ai fini del calcolo dei risparmi, è necessario determinare il valore di EER di baseline alle
effettive condizioni di esercizio della situazione ex post. È pertanto necessario tener conto delle
temperature delle sorgenti e del carico delle macchine frigorifere.
In generale, quindi, il valore di EER di baseline non potrà essere fisso, ma varierà su base oraria in
funzione del fattore di carico, secondo la seguente formula:
(A)
In caso di nuova installazione il valore di EER (denominato EERstandard) è quello riportato in Tabella 24,
riferito alle medesime condizioni di progetto ex post. Il valore di EERstandard, infatti, deve essere
confrontato con quello ex post a parità di temperatura al condensatore e all’evaporatore.
A tal proposito è necessario applicare il fattore correttivo Kcarnot calcolato come di seguito:
(B.1)
essendo:
;
;
con
- Te_standard = temperatura (espressa in Kelvin) media all’evaporatore (colonna ambiente interno
della Tabella 24). Per l’aria si considera, invece, la temperatura di bulbo secco all’entrata;
- Tc_standard = temperatura (espressa in Kelvin) media al condensatore (colonna ambiente esterno
della Tabella 24). Nel caso di aria si considera la temperatura di bulbo secco all’entrata;
7
- Te_progetto_expost = temperatura (espressa in Kelvin) media all’evaporatore da progetto del gruppo
frigorifero utilizzato nella situazione ex post. Per l’aria si considera, invece, la temperatura di
bulbo secco all’entrata;
- Tc_progetto_expost = temperatura (espressa in Kelvin) media al condensatore da progetto del
gruppo frigorifero utilizzato nella situazione ex post. Nel caso di aria si considera la
temperatura di bulbo secco all’entrata.
Il coefficiente correttivo Kcarico, invece, tiene conto della correlazione che sussiste tra il fattore di carico
(F) ed il valore di EER. Tale coefficiente deve essere ricavato con frequenza oraria secondo la seguente
formula:
se F ≥ 50%, (B.2)
se F < 50%,
essendo:
F, il fattore di carico pari a ;
Pfrigo_expost = la potenza frigorifera oraria prodotta dalla macchina nella situazione ex post;
Pfrigo_nom = la potenza frigorifera nominale indicata nella scheda tecnica del gruppo frigo installato
nella situazione ex post.
In caso di sostituzione di un gruppo frigo, ai fini del calcolo del valore di EERbaseline dovrà essere
implementata la formula (A).
In particolare, EER sarà pari al valore di EER da scheda tecnica ex ante (EERscheda ex ante).
; (C.1)
essendo:
;
;
con
- Te_scheda ex ante = temperatura (espressa in Kelvin) media all’evaporatore come indicato dalla
scheda ex ante del gruppo frigo sostituito. Per l’aria si considera, invece, la temperatura di
bulbo secco all’entrata;
- Tc_ scheda ex ante = temperatura (espressa in Kelvin) media al condensatore come indicato dalla
scheda ex ante del gruppo frigo sostituito. Nel caso di aria si considera la temperatura di bulbo
secco all’entrata;
- Te_progetto_expost = temperatura (espressa in Kelvin) media all’evaporatore da progetto del gruppo
frigorifero utilizzato nella situazione ex post. Per l’aria si considera, invece, la temperatura di
bulbo secco all’entrata;
8
- Tc_progetto_expost = temperatura (espressa in Kelvin) media al condensatore da progetto del
gruppo frigorifero utilizzato nella situazione ex post. Nel caso di aria si considera la
temperatura di bulbo secco all’entrata;
Il coefficiente Kcarico dovrà essere ricavato dalle misurazioni ex ante e dalle schede tecniche dei gruppi
frigo ex ante.
I gruppi frigo disponibili sul mercato possono essere a singolo effetto o a doppio effetto a seconda del
livello di temperatura reso disponibile dal generatore.
Tali sistemi sono largamente utilizzati sia in ambito terziario, sia in ambito industriale.
9
Dal punto di vista impiantisco i free cooler sono quasi sempre inseriti in parallelo o direttamente
integrati con gruppi frigo tradizionali che garantiscono la copertura del fabbisogno di freddo nelle
condizioni di picco.
La scelta delle soluzioni sopra indicate dipende da diversi fattori quali la disponibilità di acqua, la
tipologia di applicazione, il tipo di fluido da raffreddare, etc.
A prescindere dalle applicazioni e dalle tecnologie sopra descritte, tutte le soluzioni free cooling non
generano risparmi energetici addizionali, ad eccezione di:
a) sistemi free cooler ad aria con raffreddamento adiabatico che sfrutta l’acqua presente in un circuito
chiuso, garantendo un ridotto consumo di acqua rispetto alle torri evaporative;
b) utilizzo di acqua di falda solo nel caso la realizzazione del sistema di captazione risulta
tecnicamente complesso.
Negli altri casi, infatti, nelle soluzioni impiantistiche in cui possono essere adottati, costituiscono di per
sé la soluzione tecnologica di riferimento.
Pertanto, in fase di presentazione di un progetto di efficienza energetica, nel caso di circuiti frigoriferi
misti gruppi frigo/free cooling è ammissibile esclusivamente la rendicontazione dei risparmi derivanti dai
soli gruppi frigo, escludendo quindi gli apporti gratuiti del free cooling.
10
3 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA TERMICA
Gli impianti di produzione di energia termica possono essere adibiti alla climatizzazione di ambienti, alla
produzione di acqua calda sanitaria o ad esigenze di processo (ambito industriale).
Nella presente linea guida si distinguono:
1. i sistemi a combustione, ovvero i generatori di calore;
2. i sistemi basati sul principio dei cicli frigoriferi inversi, ovvero le pompe di calore.
Oltre agli impianti sopra elencati, di seguito si riportano tutte le tipologie di interventi riportati
all’interno della tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017, così come modificata dal D.M. 10 maggio 2018,
riferiti agli impianti di produzione di energia termica. Inoltre, tra le misure comportamentali “adozione
di sistemi di segnalazione e gestione efficienti” rientrano l’installazione di sistemi di automazione e
controllo.
11
3.1 Condizioni di ammissibilità
Ai fini dell’accesso al meccanismo dei certificati bianchi, nel caso di riqualificazione energetica di edifici,
così come definita dall’art. 2, comma 1, lettere l-viciester del D.Lgs. 192/2005 e s.m.i, per caldaie a
combustibile liquido e gassoso è necessario il rispetto del rendimento di generazione utile minimo di cui
al punto 1.3.1, dell’Appendice B all’Allegato 1 al D.M. 26/06/2015, ovvero 90 + 2 log(Pn) (dove log(Pn) è
il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore, espressa in kW. Per valori di Pn
maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW).
Nel caso di installazione di impianti alimentati a biomasse o bioliquidi, ai fini dell’accesso del
meccanismo dei certificati bianchi, è necessario rispettare i requisiti previsti dall’Allegato 2 al D.Lgs.
28/2011, con riferimento:
a) al rendimento di generazione degli impianti (85%);
b) ai criteri e ai requisiti tecnici stabiliti dal provvedimento di cui all’articolo 290, comma 4, del D.Lgs.
152/2006, ovvero D.M. 186/2017 e s.m.i;
c) alla tipologia di biomassa impiegata;
d) ai laboratori accreditati al rilascio delle attestazioni circa rispetto dei precedenti punti;
e) alle dichiarazioni dei produttori circa la corrispondenza degli impianti con quelli oggetto delle
suddette attestazioni.
Pertanto, in fase di presentazione di un progetto è necessario rispettare quanto indicato nei documenti
pubblicati sul sito del GSE ”Interventi di efficienza energetica relativi ad impianti alimentati a biomasse e
bioliquidi - chiarimenti operativi” e “Procedura per la verifica del rispetto dei limiti di rendimento degli
impianti alimentati a biomasse e bioliquidi”.
Nel caso di installazione di pompe di calore, ai fini dell’accesso al meccanismo dei certificati bianchi, è
necessario rispettare i requisiti minimi prescritti dall’Allegato 2, punto 3 del D.Lgs. 28/2011 secondo
quanto di seguito riportato.
12
Ambiente Pompe di calore a gas
COP
Esterno Interno Ambiente esterno [°C] Ambiente interno [°C] *
(o GUE)
Aria Bulbo secco all’entrata: 7 Bulbo secco all’entrata: 20 1,46
Aria
Acqua Bulbo umido all’entrata : 6 Temperatura entrata: 30* 1,38
Aria Bulbo secco all'entrata: 20 1,6
Acqua Temperatura entrata: 10
Acqua Temperatura entrata: 30* 1,56
Aria Bulbo secco all'entrata: 20 1,59
Salamoia Temperatura entrata: 0
Acqua Temperatura entrata: 30* 1,47
(*) t : pompe di calore ad assorbimento 30-40°C
Tabella 28: limiti di COP per pompe di calore a gas previsti dal D.Lgs. 28/2011
Sia per le pompe di calore che per gli impianti alimentati a biomasse o bioliquidi, qualora
contestualmente all’installazione o sostituzione di una caldaia a biomasse o di una pompa venga
effettuata anche la realizzazione ex novo, o una ristrutturazione rilevante dell’edificio servito dagli
impianti stessi, è necessario rispettare le quote d’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili imposte
dal D.Lgs. 28/2011. Pertanto, sarà incentivabile esclusivamente la quota percentuale residuale oltre
l’obbligo di legge.
A tal proposito sarà necessario fornire idonea documentazione atta a dimostrare la quota d’obbligo
prevista e la quota di energia rinnovabile da biomassa installata nella situazione ex post.
Si precisa che il D.Lgs. 28/2011 definisce le metodologie di determinazione dei rendimenti delle
macchine e prescrive al punto 7 del medesimo allegato che il rispetto dei valori di rendimento sia
comprovato “tramite attestazione rilasciata da laboratori accreditati da organismi di accreditamento
appartenenti allo European Co-operation for Accreditation (EA), o che abbiano stabilito accordi di mutuo
riconoscimento con EA“, ovvero che siano accreditati alla norma ISO/IEC 17025. Inoltre, “tale
attestazione deve essere accompagnata da dichiarazione del produttore circa la corrispondenza dei
prodotti immessi in commercio con quelli oggetto della suddetta attestazione.”
Infine si segnala che, per progetti che prevedano l’impiego di pompe di calore con compressori azionati
da motore a combustione interna a gas, ovvero Gas Engine Heat Pump (GEHP), la normativa di
riferimento è quella della cogenerazione.
Gli interventi di efficienza energetica riguardanti gli impianti di produzione di energia termica possono
essere legati a nuove installazioni e sostituzione di impianti o a revamping degli stessi.
13
- installazione di sistemi di trattamento delle acque: sistemi di addolcimento per generatori di
piccole potenza, sistemi ad osmosi inversa per generatori di potenze medio-basse;
- installazione di degasatori pressurizzati;
- installazione di sistemi di controllo.
Con riferimento ai progetti di efficienza energetica presentati nell’ambito del meccanismo, nonché alla
letteratura di settore e alle normative di riferimento di seguito sono indicati i valori di rendimento
medio annuale (del solo sistema di generazione) delle soluzioni tecnologiche standard ad oggi
installabili.
Tali valori, distinti per vettore energetico, prescindono dall’ambito di applicazione degli impianti.
Si precisa che, per sistemi di generazione di energia termica con fluidi termovettori intermedi
(tipicamente olio diatermico per la generazione di acqua calda surriscaldata o vapore) il rendimento
della soluzione tecnologica standard è determinato rispetto al fluido di interfaccia con l’utenza. Ad
esempio, per sistemi di produzione di acqua surriscaldata con utilizzo di olio diatermico come fluido
intermedio, il valore di rendimento della soluzione tecnologica standard è pari a 92%. Sarà, invece, pari a
89%, come indicato nella tabella seguente, qualora sia impiegato direttamente olio diatermico nel
processo produttivo.
Le pompe di calore, quindi, possono essere a compressione, con azionamento meccanico del
compressore mediante motore elettrico (di seguito, pompe di calore elettriche) o mediante un motore a
combustione interna, o ad assorbimento. Quest’ultime necessitano di attivazione termica mediante la
fiamma diretta di un combustibile oppure del calore recuperato da un sistema di cogenerazione o da un
altro processo industriale. Sia per le macchine a compressione, sia per quelle ad assorbimento esistono
modelli polivalenti in grado di soddisfare contemporaneamente la richiesta di energia termica e
frigorifera, sotto forma di acqua o aria.
Le principali sorgenti termiche delle pompe di calore sono tipicamente l’aria, l’acqua (acque superficiali,
di sottosuolo, di processo, di scarico) e il sottosuolo (è previsto l’impiego di sonde geotermiche verticali
o orizzontali). Ciò qualifica le pompe di calore rispettivamente come aerotermiche, idrotermiche e
geotermiche. Quando è impiegato come sorgente termica il calore prodotto da pannelli solari si parla di
pompe di calore elio-assistite.
14
I fluidi termovettori impiegati sul “lato utenza” delle pompe di calore sono comunemente l’acqua, l’aria
o lo stesso fluido refrigerante.
Con riferimento ai progetti di efficienza energetica presentati nell’ambito del meccanismo, nonché alla
letteratura di settore, ai dati Eurovent, alle normative di riferimento, di seguito sono indicati i valori di
COP e EER (o GUE) (al 100% del carico nominale) delle soluzioni tecnologiche standard ad oggi
installabili.
Pompe Elettriche
Ambiente
Riscaldamento Raffreddamento
Esterno Interno Ambiente esterno (°C) Ambiente interno (°C) COP Ambiente esterno (°C) Ambiente interno (°C) EER
Bulbo secco all'entrata: 20 Bulbo secco all'entrata: 27
Aria 3,9 ** 3,4 **
Bulbo secco all'entrata: 7 Bulbo umido all'entrata: 15 Bulbo secco all'entrata: 35 Bulbo umido all'entrata: 19
Aria
Bulbo umido all'entrata: 6 Temperatura entrata: 30 Bulbo umido all'entrata: 24 Temperatura entrata: 23
Acqua 4,1 ** 3,8 **
Temperatura uscita: 35 Temperatura uscita: 18
Temperatura entrata: 15 Bulbo secco all'entrata: 20 Bulbo secco all'entrata: 27
Aria 4,7 ** 4,4 **
Temperatura uscita: 12 Bulbo umido all'entrata: 15 Bulbo umido all'entrata: 19
Acqua
Temperatura entrata: 30 Temperatura entrata: 23
Acqua Temperatura entrata: 10 5,7 * 5,9 *
Temperatura uscita: 35 Temperatura entrata: 30 Temperatura uscita: 18
Bulbo secco all'entrata: 20 Temperatura uscita: 35 Bulbo secco all'entrata: 27
Aria Temperatura entrata: 0 4,3 ** 4,4 **
Bulbo umido all'entrata: 15 Bulbo umido all'entrata: 19
Salamoia
Temperatura entrata: 30 Temperatura entrata: 23
Acqua Temperatura entrata: 0 4,3 ** 4,4 **
Temperatura uscita: 35 Temperatura uscita: 18
* Elaborazione GSE su dati Eurovent.
** D.Lgs. 28/2011
Tabella 30: COPstandard e EERstandard di riferimento per pompe di calore elettriche
15
4 INDIVIDUAZIONE DELLA SOLUZIONE DI BASELINE ED ALGORITMI
Nelle seguenti tabelle sono indicati gli algoritmi da adottare e la soluzione tecnologica di baseline con
cui confrontarsi a seconda della tipologia di intervento che si andrà a realizzare.
Si precisa che, nei casi in cui nelle seguenti tabelle le formule non sono espressamente indicate,
l’algoritmo dovrà essere indicato dal soggetto proponente.
Nomenclatura Definizione
GFC Gruppo frigo a compressione elettrico condensato ad aria o ad acqua
GFC aria Gruppo frigo a compressione elettrico condensato ad aria
GFC acqua Gruppo frigo a compressione elettrico condensato ad acqua
GFC con free cooling integrato Gruppo frigo a compressione elettrico condensato ad aria o ad acqua con free cooling integrato
GFA Gruppo frigo ad assorbimento diretto o indiretto
GFA diretto Gruppo frigo ad assorbimento diretto
GFA indiretto Gruppo frigo ad assorbimento indiretto
PdCc Pompa di calore a compressione elettrica con produzione simultanea di energia termica e frigorifera condensata ad aria o acqua
PdCc aria Pompa di calore a compressione elettrica condensata ad aria
PdCc acqua Pompa di calore a compressione elettrica condensata ad acqua
PdCa Pompa di calore ad assorbimento diretto o indiretto
GEHP Gruppo frigo o pompa di calore a compressione a gas con motore endotermico
Free cooling Free cooling diretto o indiretto
Tabella 31: Nomenclatura di riferimento per le Tabella 32 e Tabella 33
ENERGIA FRIGORIFERA
Sostituzione
Situazione ex ante Situazione ex post Formula
GFC GFC 1
GFA diretto 2
GFC
GFA indiretto 3
GFC Free cooling diretto adiabatico -
GFC Free cooling indiretto ad acqua di falda -
GFA GFA -
Qualsiasi soluzione tecnologica GFC con free cooling integrato* -
Nuova installazione
Soluzione tecnologica di baseline Situazione ex post Formula
GFC aria standard GFC aria 1
GFC acqua standard GFC acqua 1
GFC GFA diretto 2
GFC GFA indiretto 3
da valutare** GFC con free cooling integrato* --
da valutare** Free cooling diretto adiabatico --
da valutare** Free cooling indiretto ad acqua di falda --
* qualora sia scorporabile la quota di energia frigorifera prodotta dalla sezione free cooling rispetto a quella prodotta della
sezione a compressione
** da valutare in base alle temperatura di mandata, alla temperature della sorgente fredda, alla complessità impiantistica,
alla tipologia di applicazione, etc
Tabella 32: Individuazione della soluzione tecnologica di baseline ed algoritmi per la produzione di energia frigorifera
16
ENERGIA TERMICA
Sostituzione
Situazione ex ante Situazione ex post Formula
Caldaia olio diatermico 4
Caldaia vapore
Caldaia vapore 4
Caldaia vapore 4
Generatore aria Caldaia acqua 4
Caldaia acqua 4
Caldaia olio diatermico Caldaia olio diatermico 4
Generatore aria Generatore aria 4
PdCc 5
Caldaia
PdCa 6
PdCc 7
PdCc
PdCa --
PdCa PdCa --
Nuova installazione
Soluzione tecnologica di baseline Situazione ex post Formula
Caldaia vapore standard Caldaia vapore 4
Caldaia acqua standard Caldaia acqua 4
Caldaia olio diatermico standard Caldaia olio diatermico 4
Generatore aria standard Generatore aria 4
Caldaia standard 5
PdCc aria
PdCc aria standard* 7
Caldaia standard 5
PdCc acqua
PdCc acqua standard* 7
Caldaia standard PdCa 6
(*) per applicazioni a bassa temperatura, ovvero per applicazioni in cui la temperatura media di progetto al condensatore è inferiore a
40°C
Tabella 33: Individuazione della soluzione tecnologica di baseline ed algoritmi per la produzione di energia termica
For
Sistema tecnologico assunto come punto Intervento secondo la tabella 1 del D.M. 11 gennaio 2017 e
mul
di riferimento s.m.i.
a
economizzatori sulla linea impianti di produzione di energia
4
termica
addolcitori e impianti a osmosi inversa rispettivamente per
impianti di produzione di energia termica
impianti termici con potenza al focolare inferiore a 100 kWt e a 4
(settore industriale)
2000 kWt
altri sistemi di recupero del calore --
impianti di produzione di energia frigorifera
altri sistemi di recupero del calore --
(settore industriale)
impianti a vapore degasatori pressurizzati per impianti a vapore con pressioni
4
(settore industriale) inferiori 10 bar e potenza al focolare inferiore 5000 kW
impianti di produzione di energia termica installazione di economizzatori sulla linea fumi di impianti di
4
(settore civile) produzione di energia termica
impianti di produzione di energia termica misure comportamentali: adozione di sistemi di segnalazione e
--
(qualunque settore) gestione efficienti
Tabella 34: formula da adottare per il calcolo dei risparmi per gli interventi di cui Tabella 26
Per le installazioni riferite alla Tabella 32 e Tabella 34, gli algoritmi per il calcolo dei risparmi sono i
seguenti:
17
Formula Algoritmo
Tabella 35: Algoritmi di calcolo dei risparmi per la produzione di energia frigorifera
dove:
EERbaseline è stato definito nei precedenti paragrafi;
EERexpost = valore orario misurato nelle condizioni ex post, pari a:
con
- Efrigo = energia frigorifera ceduta all’utenza [MWh];
- Eelettrica = energia assorbita dal solo compressore [MWh];
Eth = valore orario misurato dell’energia termica associata al combustibile utilizzato [MWh];
Eaux = autoconsumi elettrici [MWh];
fe = fattore di conversione pari a 0,187 tep/MWh, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale;
ft = fattore di conversione pari a 0,086 tep/MWht.
Si precisa che, nel caso di sostituzione di impianti condensati ad aria con impianti condensati ad acqua,
sarà necessario considerare il maggiore consumo elettrico legato ai sistemi ausiliari di questi ultimi.
Per le installazioni riferite alla Tabella 33 e Tabella 34, gli algoritmi per il calcolo dei risparmi sono i
seguenti:
Formula Algoritmo
Tabella 36: Algoritmi di calcolo dei risparmi per la produzione di energia termica
18
dove:
baseline è il valore di cui alla
Tabella 29 in caso di nuove installazioni, mentre è pari a rendimento della situazione ex ante in
caso di sostituzione della caldaia;
expost = valore misurato nelle condizioni ex post, pari a:
con
- Etermica = energia termica netta ceduta all’utenza [MWh];
- Ecomb = energia termica in ingresso al sistema di generazione del calore [MWh];
Ee_PdCc = energia elettrica assorbita dalla pompa di calore a compressione elettrica [MWh];
Et_PdCa = energia termica primaria (del combustibile) assorbita dalla pompa di calore ad
assorbimento diretto [MWh];
COP della pompa di calore della situazione ex ante;
COPexpost = valore orario misurato nelle condizioni ex post, pari a:
con
- Etermica = energia termica netta ceduta all’utenza [MWh];
- Eelettrica = energia assorbita dal solo compressore [MWh];
ft = fattore di conversione pari a 0,086 tep/MWht;
fe = fattore di conversione pari a 0,187 tep/MWhe, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale.
Nel caso di variazione del combustibile di alimentazione o del fluido di processo (ad es. sostituzione di
impianti alimentati con combustibili gassosi o liquidi con impianti a biomasse, sostituzione di impianti
condensati ad aria con impianti condensati ad acqua, etc.), sarà necessario considerare nel calcolo dei
risparmi l’eventuale variazione dei consumi elettrici tra la configurazione ante e post legati agli ausiliari
degli impianti oggetto di intervento.
19
5 METODOLOGIA ADOTTATA PER LA PRESENTE GUIDA
Rispetto ai gruppi frigo a compressione elettrici, i valori di EER di riferimento (riferiti alla sola fase di
compressione, senza quindi considerare i consumi degli ausiliari) riportati in Tabella 24 sono gli stessi di
quelli indicati dal D.Lgs. 28/2011, ad eccezione di quelli aria-acqua e acqua-acqua, ottenuti a partire dai
dati presenti sul sito Eurovent. In particolare, l’analisi è stata effettuata individuando, per diverse fasce
di potenza e classi energetiche, la numerosità di gruppi frigo presenti nel database Eurovent. Per ogni
fascia di potenza è stato individuato un campione di apparecchi di riferimento, ottenuto sommando, per
ogni classe energetica, pari al 75% del totale degli apparecchi presenti nel database Eurovent. Il valore di
EER è stato calcolato come media pesata tra la numerosità dei prodotti e l’EER relativo alla classe
energetica corrispondente.
La formula per il calcolo dei risparmi dei gruppi frigo a compressione è stata definita a partire da quanto
indicato nella scheda tecnica 35E del D.M. 28 dicembre 2012, considerando come variabili che
influenzano i consumi energetici le temperature delle sorgenti e la percentuale di carico. In particolare,
è stato introdotto un coefficiente correttivo “Kcarico” che permette di definire il valore dell’EER di baseline
per il calcolo dei risparmi. La funzione di correlazione è quella rappresentata nel grafico in Figura 23 ed è
stata ottenuta analizzando diverse schede tecniche di gruppi frigo e individuando un andamento medio
dell’EER ai carici parziali fino ad un fattore di carico del 25%. Per fattori di carico inferiori al 25% si è
fatto riferimento ai valori della UNI TS 11300 parte 3.
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
VAriazione EER
5,0%
0,0%
-5,0% 0% 20% 40% 60% 80% 100%
-10,0%
-15,0%
-20,0%
-25,0%
Fattore di carico
Figura 23: Variazione percentuale del EER in funzione del fattore di carico
I dati disponibili hanno portato all’individuazione di un andamento lineare dell’EER per fattori di carico
compresi tra il 100% e il 50%. Tale andamento, invece, risulta logaritmico per fattori di carico compresi
tra il 50% e il 5%. I dati di riferimento sono riportati in Tabella 37.
Si precisa che l’analisi non ha preso in considerazione i sistemi ad espansione diretta con fluido
refrigerante ammoniaca (R717) e anidride carbonica (R744).
20
Fattore di carico Variazione EER
100% 0,0%
75% 10,0%
50% 20,0%
25% 7,6%
20% 3,6%
15% -1,7%
10% -9,1%
5% -21,7%
Tabella 37: Variazione del EER in funzione del fattore di carico
Rispetto ai gruppi frigo ad assorbimento, visto che la soluzione di riferimento in caso di nuova
installazione è costituita da un gruppi frigo a compressione elettrici, non è stata effettuata l’analisi per
l’individuazione del EER di riferimento.
aria calda, valore medio dei rendimenti ricavati dall’analisi dei prodotti attualmente disponibili in
commercio;
vapore e acqua surriscaldata, valore ritenuto indicativo sulla base dei rendimenti ex ante indicati
dagli operatori nei vari progetti a consuntivo presentati al GSE;
olio diatermico, valore medio dei rendimenti ricavati dall’analisi dei prodotti attualmente disponibili
in commercio.
Nel caso di acqua calda come fluido termovettore è stata effettuata una suddivisione per fasce di
potenza e per aree di installazione (metanizzate e non metanizzate). In particolare, si sono considerati i
valori riportati nel D.M. 26 giugno 2015 e nel Regolamento 2015/2402 per fasce di potenza inferiori a 5
MW (potenza termica nominale), nonché i dati emersi dall’analisi del “Annuario 2016 – Il riscaldamento
urbano, AIRU” per le fasce di potenza superiori. Nello specifico, per l’individuazione dei valori di
rendimento per le aree metanizzate, si sono considerati i valori riferiti alle caldaie a gas, mentre per le
aree non metanizzate sono stati considerati i valori di rendimento delle caldaie a biomassa (al netto di
quelle con rendimento inferiore all’85%) e a gasolio. I dati sono stati infine confrontati con quelli
presenti nel database del GSE.
Tabella 29 sono stati calcolati con riferimento ai seguenti PCI: 8.250 kcal/Sm3 per il gas naturale, 10.200
kcal/kg per il gasolio, 9.800 kcal/kg per il BTZ e 11.000 kcal/kg per il GPL.
Rispetto alle pompe di calore elettriche, l’approccio adottato per la definizione del COP e dell’EER di
riferimento (Tabella 30), nonché dell’algoritmo di calcolo dei risparmi, è il medesimo di quello adottato
per i gruppi frigo a compressione. Anche in questo caso è stato possibile individuare una certa
correlazione tra il fattore di carico e il valore del COP di una pompa di calore. Tuttavia, dal momento che
è risultato che il COP fosse costante per fattori di carico tra il 50% e 100%, in un’ottica di semplificazione
del programma di misura, non si ritiene necessario applicare un fattore correttivo all’algoritmo in
quanto la variazione al di sotto del 50% del carico risulta poco significativa.
21
Rispetto alle pompe di calore ad assorbimento, visto che la soluzione di riferimento, in caso di nuova
installazione, è costituita da una caldaia, non è stata effettuata l’analisi per l’individuazione dei COP di
riferimento.
Per progetti che prevedano l’impiego di pompe di calore con compressori azionati da motore a
combustione interna a gas, ovvero Gas Engine Heat Pump (GEHP), la normativa di riferimento è quella
della cogenerazione.
22
6 BIBLIOGRAFIA
23
CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 2.6 alla Guida Operativa
Guide Settoriali
La presente guida vuole fornire le metodologie di calcolo dei risparmi di energia primaria relativi agli
interventi previsti dal D.M. 11 gennaio 2017 e s.m.i. In particolare, nel documento saranno indicati gli
interventi di efficienza energetica realizzabili sull’intero Servizio Idrico Integrato (di seguito SII), definito
dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. come “l'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione
di acqua ad usi civili di fognatura e di depurazione delle acque reflue”.
Di seguito si riporta uno schema semplificato di un SII che indica le principali fasi del processo:
Corpo
Captazione Trattamento Trasporto
idrico
La captazione e l’immissione in rete sono le fasi generalmente più energivore; in particolare gli impianti
da acque sotterranee con prelievo tramite pozzo presentano, per la fase di pompaggio, maggiori
consumi energetici rispetto agli impianti da acque superficiali. Di contro questi ultimi presentano
3
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.6: Guide Settoriali, il Servizio Idrico Integrato
maggiori consumi legati alla fase di potabilizzazione a causa dell’alta variabilità della qualità dell’acqua
elaborata e quindi dei maggiori trattamenti da effettuare. Le tecnologie adottate variano a seconda
della tipologia di inquinante da dover trattare e molte di esse sono le stesse utilizzate negli impianti di
depurazione.
Il sistema di trasporto delle acque potabilizzate ha il compito di distribuire l’acqua dai punti di
trattamento ai serbatoi di raccolta (rete di adduzione) e successivamente, tramite la rete di
distribuzione, alle varie utenze.
Secondo i dati del 2014 presentati nel “Blue Book 2017: il settore idrico in Italia” di Utilitalia, la rete
acquedottistica italiana risulta alquanto vetusta, con più del 60% dell’infrastruttura posata da oltre 30
anni ed il 25% da oltre 50 anni; queste percentuali salgono nelle reti dei centri abitati.
Le tubazioni sono per circa il 33% in PVC, 28% in acciaio-ferro, 24% in ghisa (di cui la metà è costituita da
“ghisa grigia” e quindi ad elevata fragilità) e 12% in materiale cementizio.
Le perdite di rete sono mediamente del 35%, con picchi del 45% nel Centro e nel Sud, contro il 26% del
Nord.
Quasi sempre, specialmente nel caso di sistemi fognari misti, a monte del depuratore è presente uno
scolmatore, che ha lo scopo di regolare e gestire i flussi di reflui in ingresso agli impianti di depurazione.
A livello impiantistico, a seconda dei differenti limiti normativi allo scarico si possono avere differenti
configurazioni:
1. impianti di piccola potenzialità, dove è previsto solamente il trattamento primario (trattamenti
preliminari, sedimentazione/chiariflocculazione e disinfezione);
2. impianti dove è previsto il trattamento primario e secondario (con un trattamento biologico per la
rimozione della sostanza organica);
3. impianti che prevedono il trattamento terziario (rimozione di azoto e fosforo) per lo scarico in aree
sensibili o per gli scarichi sul suolo.
Secondo i dati di Utilitalia aggiornati al 2014, il 95% degli impianti presenti prevede un trattamento
almeno secondario e circa il 78% anche un trattamento terziario. Circa l’86% dei reflui trattati sono di
natura civile, mentre il 12% di natura industriale ed il 2% ha altra provenienza.
4
Certificati Bianchi > Guida Operativa, Allegato 2.6: Guide Settoriali, il Servizio Idrico Integrato
In Figura 25 è riportato uno schema completo di un impianto di depurazione, dove è evidenziata in nero
la linea acqua e in rosso la linea fanghi (si precisa che le specifiche sotto fasi di processo possono
presentare una sequenzialità differente da quella indicata).
Sollevamento Disoleatura
Grigliatura Equalizzazione
Sedimentazione
Stacciatura
primaria
Linea acque - pretrattamenti
Denitrificazione
Ricircolo Nitrificazione
Ossidazione
biologica
Sedimentazione
Linea acque - trattamento ossidativo biologico
Disinfezione
Fanghi a
Fanghi
smaltimento
Digestione
Disidratazione Condizionamento Ispessimento
anaerobica
Linea fanghi
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Nel pretrattamento i consumi energetici sono connessi agli impianti di produzione di aria
compressa (utilizzata per la pulizia delle attrezzature e per l’insufflaggio di aria in alcune sotto fasi
di trattamento) e ai motori elettrici utilizzati per la sminuzzatura, la raccolta degli oli, gli agitatori e
la movimentazione dei fanghi e dei reflui;
2. trattamento ossidativo biologico: durante questa fase il refluo viene depurato delle sostanze
organiche presenti nell'acqua, grazie all’impiego di specifici microrganismi.
Gli impianti più diffusi e a maggiore efficienza di depurazione sono quelli a fanghi attivi. Molto
spesso durante questo trattamento avviene la rimozione dell’azoto presente nei reflui con processi
di denitrificazione e nitrificazione.
Negli impianti a fanghi attivi, l’ossidazione avviene tramite l’impiego di batteri aerobici. L’aerazione
dei reflui può essere effettuata mediante aerazione meccanica (rimescolamento continuo della
superficie del refluo) o mediante insufflazione d’aria o di ossigeno. Al fine di migliorare la solubilità
dell’ossigeno nel refluo, lo stesso viene costantemente mantenuto in movimento mediante
agitatori. I consumi energetici, pertanto, sono connessi al funzionamento di tali componenti;
3. ulteriori trattamenti di affinamento del grado di depurazione: in questa fase possono essere attuati
ulteriori trattamenti come la sedimentazione secondaria, la chiariflocculazione, la filtrazione su tela
o la disinfezione (che può avvenire o tramite l’impiego di cloro e acido peracetico, o tramite
ozonizzazione o attraverso i raggi UV).
In questo caso i consumi energetici sono connessi ai motori elettrici utilizzati per la
movimentazione dei fanghi e dei reflui, alle lampade UV e agli eventuali impianti di produzione di
ozono.
La linea fanghi prevede il trattamento dei fanghi derivanti dalla linea acque, che vengono stabilizzati per
permetterne lo smaltimento o il riuso. Secondo i dati di Utilitalia, al 2014, circa il 75% dei fanghi è
destinato al riutilizzo, prevalentemente in agricoltura e per il compostaggio.
I consumi energetici variano sensibilmente in funzione dal carico idraulico e della caratteristica dei reflui
(carico organico dei reflui, carico di nutrienti e presenza di altri inquinanti).
indicate. I consumi energetici della rete fognaria, comunque, sono in generale decisamente inferiori a
quelli degli acquedotti in quanto è ancora prevalente il sistema di trasporto a gravità.
Secondo i dati di Utilitalia, al 2014, il 50% delle reti è di tipo misto a gravità (la percentuale sale a oltre il
70% nei grandi centri urbani), mentre il 37% è costituito da reti di acque nere separate a gravità; il 9% è
costituito da reti per la raccolta di acque meteoriche ed il 3% è legato a reti di acque nere in pressione.
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Di seguito si riporta una tabella di sintesi di alcuni interventi realizzabili nel SII. In particolare, gli
interventi sono suddivisi per tipologia di servizio (acquedotti, depurazione e fognatura) e sezione di
impianto del servizio stesso. Per ogni singolo intervento, inoltre, viene riportata la modalità di accesso al
meccanismo dei Certificati Bianchi.
Impianti di dissalazione -- PC
PS o PC
PC: progetti a cons unti vo; PC (mc): progetti a cons unti vo, mi s ure comporta mena l i ; PS: progetti s ta nda rd
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Si precisa che, tutti gli interventi indicati in Tabella 38, ad eccezione dei sistemi a bolli fini, produzione di
aria compressa e sistemi di segnalazione e gestione efficienti, rientrano nella tipologia di intervento
“efficientamento reti elettriche, del gas e idriche”.
Le possibili aree di miglioramento, data la complessità di tali impianti, sono assai variegate: dalla
sostituzione tecnologica o revamping impiantistico (es: l’impiego delle più recenti tecnologie di osmosi
avanzata-FO/deionizzazione capacitiva o l’ibridizzazione dell’impianto stesso ) alla sostituzione di singoli
componenti (quali pompe, generatori di calore o membrane più efficienti).
Per le acque superficiali, l’art. 80 del D.gs. 152/2006 e s.m.i. identifica, a seconda della categoria di
appartenenza dell’acqua da trattare, tre tipologie di impianti e livelli di trattamento:
- categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;
- categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;
- categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione.
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In particolare, gli impianti con trattamenti fisici semplici sono impianti in cui sono presenti solo le fasi di
grigliatura, sedimentazione, stacciatura e filtrazione.
Gli impianti con trattamenti fisico-chimici normali e spinti sono invece impianti in cui è presente la fase
di chiariflocculazione e quelle necessarie alla correzione delle caratteristiche chimiche dell’acque (ad es.
addolcimento, stabilizzazione, deferrizzazione, demanganizzazione, desilicazione, fluorazione e
defluorazione, aerazione).
A seconda della complessità impiantistica, gli interventi di efficienza energetica possono interessare
l’intero impianto o solo una fase di trattamento.
Molto spesso questi interventi sono connessi alla realizzazione di interventi di distrettualizzazione,
meglio descritti nei paragrafi successivi.
Le perdite idriche reali possono essere ridotte e gestite attraverso gli interventi di seguito indicati.
efficientemente le pressioni nella rete al fine di ridurre le perdite, pur erogando la minima pressione
operativa richiesta.
Una delle possibili tecniche per la riduzione delle sollecitazioni alle quali è sottoposta la rete, è
l’installazione di valvole di riduzione sulla rete di distribuzione (Pressure Valve Reduction-PVR), al fine di
modulare la pressione al valore desiderato evitando pressioni in eccesso e picchi che porterebbero al
decadimento meccanico delle condotte.
Ai fini del controllo delle pressioni, invece, la distrettualizzazione della rete è una delle tecniche più
efficaci. Questa consiste nella suddivisione del sistema idrico in piccoli “distretti” con un numero limitato
di ingressi e uscite, monitorati tramite misuratori di portata (comporta una fase di modellazione
matematica del comportamento della rete, individuazione di aree a pressioni omogenee, inserimento di
valvole di chiusure e PVR, e molto spesso ridimensionamento delle sistemi di pompaggio e interventi di
re-layout come sopra indicato).
Sono generalmente individuabili due tecniche di distrettualizzazione: DMA (District Metering Areas) e
PMA (Pressure Managed Areas). La principale differenza tra le due tecniche consiste nell’installazione
nelle PMAs di sistemi di monitoraggio delle pressioni e gestione-controllo dei flussi dai serbatoi e dalle
sistemi di pompaggio. Si tratta di software che, quasi in tempo reale rispetto alla curva di domanda delle
singole aree, regolano gli azionamenti degli inverter delle varie pompe e delle PVR.
La localizzazione puntuale delle perdite, invece, può avvenire mediante tecniche di “pinpointing” di tipo
acustico e non acustico.
Infine, si ritengono particolarmente vantaggiosi gli interventi di protezione delle condotte, mediante
l’installazione di sistemi di protezione catodica.
Si precisa che, ai fini dell’accesso al meccanismo dei certificati bianchi, sono ammissibili esclusivamente
le tecniche monitoraggio e circoscrizione delle perdite.
Come indicato nei paragrafi precedenti, la rigenerazione degli asset di rete comprende la sostituzione o
il reling di intere condotte e l’installazione/sostituzione/dimissione di nuove sistemi di pompaggio o
serbatoi. Contestualmente a tali interventi è possibile prevedere l’installazione valvole PVR, misuratori
di potata e pressione.
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La produzione di aria compressa utilizzata per l’ossidazione dei carichi inquinanti avviene tramite
l’utilizzo di compressori o soffianti (in caso di elevate portate e basse pressioni). Le pressioni di esercizio
variano in base alle applicazioni ma sono solitamente inferiori a 3 bar.
Le principali tipologie di compressori utilizzate sono quelle a lobi, a vite o centrifughi. La scelta della
tipologia di compressore varia in funzione della portata di aria richiesta e della pressione di impianto:
per basse portate e livelli di pressione intorno ai 3 bar vengono utilizzati compressori a vite, mentre nel
caso di pressioni intorno ad 1 bar, ma elevate portate, si utilizzano i compressori centrifughi. Negli
impianti che presentano delle richieste variabili nel corso dell’anno sono presenti due diverse tipologie
di compressori che possono coprire l’intero range di funzionamento richiesto dall’impianto di
depurazione, con maggiore efficienza del sistema.
Sul mercato, inoltre, sono presenti compressori con tecnologie ibride nelle quali si sfrutta il principio di
funzionamento dei compressori a vite ma con profili delle viti similari a quelli a lobi.
Il sistema di generazione dell’aria compressa è spesso gestito mediante appositi sistemi di regolazione
delle portate dell’aria prodotta in funzione delle reali necessità delle vasche di ossidazione attraverso
delle apposite sonde immerse nelle vasche. Infatti, sulla base delle misure dei parametri caratteristici
dei reflui (COD, Ammonio, fosforo), è possibile regolare la portata di aria prodotta in funzione del reale
fabbisogno.
In alcuni impianti di depurazione l’aria compressa è stata sostituita con l’utilizzo di ossigeno puro in
modo da aumentare le potenzialità e la resa della fase di ossidazione.
Tra i sistemi di diffusione dell’aria maggiormente utilizzati vi sono quelli a bolle fini, i quali offrono
un’elevata resa di trasferimento di ossigeno (SOTE2 superiore al 20%) e una riduzione del consumo di
energia elettrica delle soffianti. I terminali di diffusione possono essere ceramici, o a membrana e con
geometrie tubolari o a disco. La loro efficienza varia in funzione della sommergenza, della dimensione
delle bolle, dei flussi d’aria specifici sui diffusori, della densità dei diffusori in vasca nonché della loro
disposizione.
2
SOTE, Standard Oxygen Transfer Efficiency, espresso in termini percentuali come il rapporto tra il contenuto di
ossigeno trasferito ed il contenuto di ossigeno in aria
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In generale, l’efficienza energetica di aerazione delle linee di aria compressa è quantificabile con il
parametro SAE (Standard Aeration Efficiency), espresso in kgO2/kWh e tiene conto del contributo
congiunto delle tre sezioni di impianto sopra indicate (produzione, distribuzione e diffusione).
I due principali sistemi di mixer utilizzati nei sistemi di depurazione sono ad eiezione o a miscelazione.
I mixer ad eiezione sono sistemi di insufflaggio di aria (eiettori aria-acqua) o di acqua (idroeiettori)
costituiti principalmente da una pompa e da un ugello per l’immissione di aria o acqua, che consentono
la movimentazione del fluido nelle vasche di trattamento. I mixer a miscelazione sono invece costituiti
da un motore elettrico che movimenta un’elica che imprime il moto al fluido da trattare. L’utilizzo dei
sistemi ad eiezione o a miscelazione varia in base alle condizioni di funzionamento dell’impianto (ad
esempio in funzione della tipologia di refluo da trattare, della forma e dimensioni della vasca etc).
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La seguente tabella elenca brevemente gli interventi realizzabili, le modalità di presentazione e gli
indicatori caratteristici delle diverse sezioni di impianto del SII, in riferimento a quanto previsto dalla
Tabella 1 dell’Allegato 2 al D.M. 11 gennaio 2017.
Perdite di rete Adozione tecniche di controllo attivo delle perdite PC (mc) kWh/m3 * 3
PS o PC -- --
PC: progetti a cons unti vo; PC (mc): progetti a cons unti vo, mi s ure comporta mena l i ; PS: progetti s ta nda rd
* nei ca s i megl i o preci s a ti nel pa ra gra fo 3.2 l 'i ndi ca tore da cons i dera re è kWh/m3/m
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N. Algoritmo
𝑜 𝑡
= 1 × 𝑜 𝑡 ×
1 𝑏𝑎
essendo:
- RISP il risparmio di energia primaria, espresso in tep;
- ηbas, ηpost i rendimenti da scheda tecnica delle pompe nella situazione di baseline ed ex post;
- Epost l’energia elettrica consumata dalla pompa nella situazione ex post;
- fe il fattore di conversione pari a 0,000187 tep/kWh, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale.
Il valore di rendimento della pompa deve essere quello complessivo della macchina comprensivo della
quota idraulica, volumetrica e meccanica. Il dato da considerare è quello da scheda tecnica nelle
condizioni nominali di progetto.
Il programma di misura, pertanto, dovrà prevedere la misura giornaliera dei seguenti parametri di
controllo e parametri funzionali all’algoritmo:
- Epost, consumi di energia elettrica di ciascuna pompa [kWh];
- Volumi di acqua elaborati dal sistema di pompaggio [m3].
Al fine di garantire una corretta individuazione del contesto di riferimento, in fase di presentazione di un
progetto sarà necessario fornire una tabella di sintesi, così come mostrato di seguito, con relativa
documentazione di supporto (documenti di progetto, schede tecniche, etc.).
Baseline Ex post
Parametri descrittivi u.m. Stazione di Stazione di Stazione di Stazione di
… …
pompaggio 1 pompaggio n pompaggio 1 pompaggio n
Tipologia di pompa --
Portata m3/h
Prevalenza m
Potenza kW
Presenza di inveter si/no
Efficienza delle pompa in
%
condizioni nominali di progetto
Efficienza del motore %
Anno di installazione --
Tabella 40: tabella di sintesi da fornire per interventi sui sistemi di pompaggio
N. Algoritmo
= 𝑏𝑎 𝑜 𝑡 × 𝑊𝑜𝑢𝑡 _ 𝑜 𝑡 ×
2
essendo:
- RISP il risparmio di energia primaria, espresso in tep;
- Cs bas, Cs post i consumi specifici dell’impianto o della sezione d’impianto, definiti come rapporto tra
l’energia elettrica consumata e i volumi di acqua in uscita dall’impianto o dalla sezione di impianto
stessa nella situazione di baseline ed ex post [kWh/m3];
- Wout_post i volumi di acqua in uscita dall’impianto o dalla sezione d’impianto nella situazione ex post
[m3];
- fe il fattore di conversione pari a 0,000187 tep/kWh, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale.
Nel rispetto della definizione di “risparmio addizionale”, si precisa che il confronto tra la situazione di
baseline ed ex post deve avvenire a parità di qualità dell’acqua in uscita. In caso di variazione tra le due
configurazioni, sarà necessario introdurre opportuni coefficienti di normalizzazione.
Di seguito è riportato l’algoritmo per la contabilizzazione dei risparmi generabili da interventi di re-
layout o di riduzione delle perdite di rete.
N. Algoritmo
𝑏𝑎 𝑜 𝑡
3 = ×( 𝑊𝑎𝑢𝑡 _ 𝑜 𝑡 + 𝑊𝑥 _ 𝑜 𝑡 ∆𝑊𝑎 )×
𝑊𝑎𝑢𝑡 _𝑏𝑎 + 𝑊𝑥 _𝑏𝑎 𝑊𝑎𝑢𝑡 _ 𝑜 𝑡 + 𝑊𝑥 _ 𝑜 𝑡 ∆𝑊𝑎
essendo:
- RISP il risparmio di energia primaria, espresso in tep;
- EE l’energia elettrica consumata dai sistemi di pompaggio [kWh];
- ∑Waut la somma dei volumi autorizzati forniti alle utenze (fatturati o non fatturati) [m3];
- ∑Wexp la somma dei volumi esportati verso altri sistemi acquedottistici [m3];
- Wapp la differenza tra le perdite apparenti nella situazione di baseline ed ex post. Tale termine è
da applicarsi solo se maggiore di zero [m3];
- fe il fattore di conversione pari a 0,000187 tep/kWh, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale.
Inoltre, dovranno essere quantificate le perdite apparenti (Wapp) nella situazione di baseline e, con
frequenza pari a quella di rendicontazione, le perdite apparenti nella situazione ex post (fornendo
adeguata documentazione a supporto dei valori individuati).
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Nel rispetto della definizione di “risparmio addizionale”, si precisa che, qualora vengano effettuati
interventi che comportano una variazione della prevalenza dei sistemi di pompaggio tra la situazione ex
ante ed ex post, sarà necessario garantire che il calcolo dei risparmi venga effettuato a parità di
condizioni (ovvero di prevalenza della situazione ex post). Pertanto, l’algoritmo 3 dovrà essere
modificato prevedendo l’introduzione dell’indicatore kWh/m3/mprevalenza.
A titolo esemplificativo, alcune casistiche possono essere ricondotte alle seguenti: realizzazione di
interventi di re-layout e realizzazione, potenziamento o dismissioni di sistemi di pompaggio;
realizzazione di interconnessioni tra sistemi acquedottistici.
Al fine di garantire una corretta individuazione di tutte le varabili che influenzano i consumi energetici,
nonché del contesto di riferimento, in fase di presentazione di un progetto sarà necessario fornire una
tabella di sintesi, così come riportato di seguito, supportata da relativa documentazione (documenti di
progetto, schede tecniche, etc.).
Perdite di rete
* Definizione degli indicatori come da Deliberazione 27 dicembre 2017, 917/2017/R/IDR, Allegato A, artt. 7 e 8
Tabella 41: tabella di sintesi da fornire per interventi sul servizio di acquedotto
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N. Algoritmo
1 1
4 = ( ) × 𝑘𝑔 2 ×
𝐴 𝑏𝑎 𝑖 𝐴 𝑥 𝑜 𝑡
essendo:
- RISP il risparmio di energia primaria, espresso in tep;
- kgO2 la quantità di ossigeno presente nel volume di aria elaborato dal sistema di produzione
dell’aria compressa nella situazione ex post e pari alla quantità di aria (espressa in Sm3) per 0,285
kgO2/Sm3aria3 ;
- SAEbaseline (Standard Aeration Efficiency) l’efficienza di aerazione in condizioni reali riferita alla
soluzione di baseline [kgO2/kWh] pari al rapporto tra i kgO2 forniti e l’energia elettrica consumata
dal sistema di produzione dell’aria compressa;
- SAEex post l’efficienza di aerazione in condizioni reali riferita alla soluzione ex post, pari al rapporto
tra i kgO2 forniti e l’energia elettrica consumata dal sistema di produzione dell’aria compressa;
- fe il fattore di conversione pari a 0,000187 tep/kWh, in caso di prelievo di energia elettrica dalla
rete elettrica nazionale.
Nel rispetto della definizione di “risparmio addizionale”, si precisa che il SAEbaseline non può essere un
valore fisso, ma dipenderà dalla quantità di O2 prodotto; pertanto dovrà essere definita un’opportuna
funzione in relazione alla quantità dell’ossigeno prodotto. Inoltre, al fine di garantire una corretta
individuazione di tutte le varabili che influenzano i consumi energetici, dovrà essere effettuato il calcolo
dei seguenti parametri nelle condizioni ex post:
- SOTR, Standard Oxygen Transfer Rate [kgO2/h];
- SOTE, Standard Oxygen Transfer Efficiency [%].
Infine, in fase di presentazione di un progetto, sarà necessario fornire una tabella di sintesi, così come
riportato di seguito, supportata da relativa documentazione (documenti di progetto, schede tecniche,
etc.).
3
Calcolato considerando una densità dell’aria di 1,225 kg/Sm³ e la frazione massica dell’ossigeno del 23,3%
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4 BIBLIOGRAFIA
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CERTIFICATI BIANCHI
Allegato 3 alla Guida Operativa
Di seguito è riportato l’elenco non esaustivo degli interventi di efficienza energetica non ammissibili al
meccanismo dei Certificati Bianchi, ovverosia relativo agli interventi che non rispettano i requisiti di cui
all’art. 6 del D.M. 11 gennaio 2017 modificato e aggiornato dal D.M. 10 maggio 2018.