Curve
Curve
Curve
20 novembre 2009
e
ticolare, vedremo alcune proprietà delle coniche. In secondo luogo verranno
e
introdotte alcune nozioni relative lo studio differenziale delle curve.
im n
ar
1 Curve algebriche piane
el sio
L’idea cardine della geometria analitica è quella di descrivere degli enti geo-
metrici mediante equazioni. In generale, tali equazioni possono essere date
da polinomi o meno. Poiché ragioneremo in termini di coordinate, supporremo
in
che sia fissato un riferimento una volta per tutte e identificheremo i punti
dei veri spazi in esame con le loro cooedinate.
Definizione 1. Sia C ⊆ AG(n, K) un insieme di punti. Allora C è detto alge-
Pr er
C
e = {K? (x0 , x1 , x2 ) : f(x
e 0 , x1 , x2 ) = 0}.
1
L’ordine di una curva possiede un importante significato geometrico
Teorema 3 (Teorema dell’ordine). Una retta generica del piano interseca una
curva piana d’ordine n in n punti.
Dimostrazione. L’intersezione fra una curva C di equazione f(x, y) = 0 ed una
retta r di equazione ax + by + c = 0 si può determinare risolvendo il sistema
f(x, y) = 0
ax + by + c = 0;
ricavando la y dalla seconda equazione, e sostitudendo nella prima si ottiene
una espressione di grado n nella sola x
A0 xn + A1 xn−1 + . . . + An = 0
e
ove i coefficienti Ai dipendono dai parametri a, b, c che determinano la retta
e
r. In particolare, tranne che per al più un numero finito di scelte per a e b si
ha A0 6= 0; pertanto, in generale, l’espressione considerata ha n radici.
im n
ar
Qualora si ragioni su di un campo algebricamente chiuso (ad esempio C)
si può dire di più.
el sio
Teorema 4. Sia K un campo algebricamente chiuso. Ogni curva proiettiva di
ordine n definita in PG(2, K) è intersecata in esattamente n punti, contati con
le debite molteplicità, da una retta che non sia completamente contenuta in
essa.
in
Dimostrazione. Utilizziamo il medesimo ragionamento applicato nella dimo-
strazione del Teorema 3, osservando che sostituendo la y nell’equazione della
Pr er
2
2 Retta tangente
Definizione 5. Sia C una curva algebrica proettiva di equazione f(x e 0 , x, x2 ) =
0 e consideriamo P ∈ C. Si dice tangente a C in P ogni retta ax0 + bx1 + cx2 = 0
che abbia in C due intersezioni riunite.
Mostriamo ora come calcolare la retta tangente ad una curva C algebrica
proiettiva.
Consideriamo dapprima il caso molto particolare in cui la curva C passa
per il punto affine O = (0, 0) e si voglia calcolare la tangente in tale punto.
Lemma 6. Sia C una curva algebrica piana di equazione f(X, Y) = 0 e sup-
poniamo O = (0, 0) ∈ C. Allora la tangente a C nel punto O = (0, 0) ha
e
equazione
e
∂f ∂f
X X+ Y=0
∂ O ∂Y O
im n
ar
Dimostrazione. Consideriamo il sistema
f(X, Y) = 0
el sio
Y = αX.
f(X, αX) = 0
V
Se
∂f
6= 0,
∂Y (0,0)
3
tale equazione ammette una e una sola soluzione, corrispoedente alla retta
∂f ∂f
Y+ X = 0; (2)
∂Y O ∂X O
se, invece
∂f ∂f
= 0, 6= 0,
∂Y O ∂X O
allora si mostra con ragionamento analogo che la retta X = 0, che ha ancora
equazione (2) risulta tangente a C. In particolare, la tangente esiste ed è
unica ogni qual volta
∂f ∂f
∇|(0,0) f = , 6= 0.
∂X O ∂Y O
e
e
Definizione 7. Sia f(X, Y) = 0 l’equazione di una curva piana C. Un punto
im n
P ∈ C è detto singolare se
ar
∇|P f = 0.
el sio
In particolare, l’equazione della tangente in O ad una curva di equazione
f(X, Y) = 0 si scrive in forma compatta come
in h∇|O f, (X, Y)i = 0.
Vogliamo ora studiare il calcolo della tangente ad un punto arbitrario
di una curva algebrica proiettiva C di equazione omogenea f(x
b 1 , x2 , x0 ) = 0.
Pr er
4
Lemma 9. Sia f(x1 , x2 , x0 ) = 0 l’equazione di una curva C, e A ∈ PGL(2, K).
Allora, l’insieme
CA = {AP : P ∈ C}
è una curva di equazione fA (x1 , x2 , x0 ) = f(A−1 (x1 , x2 , x0 )) = 0.
Dimostrazione. Supponiamo che P = (p0 , p1 , p2 ) soddisfi g(p1 , p2 , p0 ) = 0. Poi-
ché A : PG(2, K) → PG(2, K) è biettiva, esiste sicuramente un Q ∈ PG(2, K)
tale che P = AQ. Notiamo che
e
e
im n fA (P) = f(A−1 P) = f(A−1 AQ) = f(Q) = 0,
ar
Il lemma seguente, che richiamiamo senza dimostrazione, mostra come si
el sio
trasformano le derivate.
Lemma 10. Sia A una matrice n × n, e f : Kn+1 → K una funzione differen-
in
ziabile. Poniamo g(x) = f(Ax). Allora,
da cui si ottiene
∇|αp f = αr−1 ∇|p f. (4)
Ponendo
∇K? p f = {∇|αp f : α ∈ K}.
Per la (4), dunque possiamo scrivere
∇K? p f ⊆ K? ∇p f. (5)
Notiamo che i due insiemi nella (5) coincidono se, e solamente se il grado del
polinomio omogeneo f è pari oppure ∇p f = 0. In ogni caso, se ∇p f 6= 0, però,
esiste un’unica classe K? x che contiene il gradiente.
Siamo ora pronti a dimostrare il teorema principale.
5
Teorema 11. Sia C una curva di equazione proiettiva f(x b 1 , x2 , x0 ) = 0. Allora,
per ogni P = (x1 , x2 , x0 ) ∈ C con
!
∂ f
b ∂ f
b ∂ f
b
∇|P fb = , , 6= (0, 0, 0)
∂x1 ∂x2 ∂x0
P P P
ovvero D E
∇|P f, (x1 , x2 , x0 ) = 0.
b
e
e
Dimostrazione. Supponiamo P = (p1 , p2 , p0 ) e sia A una trasformazione or-
togonale tale che AP = K? (0, 0, 1) = O. Il punto P ∈ C corrisponde pertanto
im n
al punto O ∈ CA mediante A e, per il Lemma 9, l’equazione di CA è proprio
ar
A (x , x , x ) = 0. Passiamo ora a coordinate affini, ponendo X = x1 e Y = x2 .
fc 1 2 0 x0 x0
Usando il Lemma 6 si vede che la tangente in (0, 0) alla curva CA di equazione
el sio
fA (X, Y) = 0è
∇|(0,0) fA , (X, Y) = 0.
in
Ripassando a coordinate proiettive e sfruttando le considerazioni in calce al
Lemma 10 si vede che l’insieme
Pr er
∂f
cA ∂f
cA ∂f
cA
K? ∇|(0,0,1) fc
A = K? , ,
∂x1 ∂x2 ∂x0
(0,0,1) (0,0,1) (0,0,1)
dipende solamente dalla classe di K? (0, 0, 1). Quindi, la una tangente per
V
−1
Sia g = fA . Chiaramente f = gA . Usando il Lemma 10, la definizione di fA
e tenuto conto che AT = A−1 , notiamo che
A ) = A−T (∇| −1 f)
(∇|O fc b = A(∇|P f)
b
A O
6
da cui D E
AT A(∇P f),
b (x1 , x2 , x0 ) = 0,
ovvero D E
∇P f,
b (x1 , x2 , x0 ) = 0.
3 Forme quadratiche
e
Definizione 13. Sia V uno spazio vettoriale di dimensione n sul campo K
e
di caratteristica diversa da 2. Si dice forma quadratica ogni applicazione
q : V → K tale che, per ogni x, y ∈ V, λ ∈ K:
im n
ar
1. q(λx) = λ2 q(x);
el sio
2. B(x, y) = q(x + y) − q(x) − q(y) è una forma bilineare V × V → K.
7
4 Polarità
Consideriamo ora una forma quadratica q su V avente rango massimo, indot-
ta da una matrice Q e indichiamo con b la forma bilineare ad essa associata.
In generale, possiamo considerare la corrisponenza π che associa ad ogni
vettore a ∈ V l’iperpiano di equazione
b(a, x) = 0
o, equivalentemente,
hQa, xi = 0.
Questa corrispondenza è un isomorfismo fra lo spazio vettoriale V e il suo
duale V 0 .
e
Supponiamo ora che si abbia x ∈ π(a); allora
e
0 = hQa, xi = ha, Qxi = hQx, ai
im n
ar
da cui si deduce a ∈ π(x). Una corrispondenza fra V e il suo duale che goda
di tale proprietà è detta polarità.
el sio
Osserviamo che matrici proporzionali inducono la medesima polarità.
5
in
Coniche
Definizione 14. Una curva piana di ordine 2 è detta conica.
Pr er
Posto
V
a b c x0
Q = b d e , X = x1 .
c e f x2
si vede che la (6) è equivalente all’espressione
XT QX = 0. (7)
8
1. π(P) incontra la conica in un punto; allora π(P) ∩ C = {P} e π(P) è la
retta tangente a C passante per P.
3. π(P) non incontra la conica; in questo caso non esistono rette tangenti a
C passanti per P; in tale caso P è detto punto interno a C.
hX, QPi = 0.
e
e
Ne segue che la polare di un punto della conica è la tangente per quel punto.
im n
Viceversa, se la polare π(P) tocca la conica in esattamente un punto Q, allora
ar
essa è la retta tangente per Q e π(P) = π(Q). Ne segue P = Q.
Supponiamo ora P 6∈ C e che π(P) ∩ C = {L, M} con L 6= M. Per le proprietà
el sio
delle polarità abbiamo P ∈ π(L) ∩ π(M), ma π(L) è la tangente alla conica per
L e π(M) è la tangente per M. Ne segue che PL e PM sono rette tangenti a C.
Supponiamo ora che PR sia una retta tangente alla conica e che R ∈ C. Allora
in
P ∈ π(R) = PR, da cui R ∈ π(P). Ne segue R ∈ π(P) ∩ C. In altre parole i punti
di contatto fra π(P) e C sono tutti e soli i punti di contatto fra le tangenti per
P e C. Se ne deduce che:
Pr er
Forniamo ora alcune ulteriori definizioni. Sia C una conica non degenere.
9
b
b P
L
b
M
e
Definizione 18. Si chiamano diametri di una conica le rette polari dei punti
e
impropri.
im n
ar
Notiamo che i diametri sono tutte e sole le rette passanti per il centro
(proprio o improprio) di una conica.
el sio
Definizione 19. Si dice asse di una conica ogni diametro ortogonale al pro-
prio polo (nel senso che la direzione dell’asse è ortogonale alla direzione
individuata dal punto improprio che è il suo polo).
in
Teorema 20. Sia C una conica non singolare; allora si verifica una delle
seguenti tre possibilità:
Pr er
10
Una proiettività di PG(2, R) corrisponde ad una trasformazione lineare di R3 ;
pertanto, coniche associate a forme lineari equivalenti su R3 sono sicuramente
proiettivamente equivalenti. Osserviamo, d’altro canto, che se q(x) è una
forma quadratica di segnatura t su Rn , allora −q(x) avrà segnatura n − t.
D’altro canto, si ha
q(x) = 0 ⇔ −q(x) = 0,
per cui queste due forme descrivono la medesima quadrica. In particolare,
forme quadratiche su R3 con segnatura opposta definiscono la medesima
curva.
A partire dalle precedenti osservazioni possiamo formulare il seguente
teorema.
Teorema 22. Una conica reale, a meno di proiettività può corrispondere a
e
e
1. una forma quadratica di rango 1; in questo caso la conica assume
equazione della forma
im n x20 = 0
ar
e consta di una retta contata due volte;
el sio
2. una forma quadratica di rango 2 e segnatura 1; in questo caso l’equazione
della conica è della forma
in x20 + x21 = 0
ed essa consta di un punto reale, quello di coordinate K? (0, 0, 1);
Pr er
11
Definizione 23. Sia `∞ la retta all’infinito di PG(2, R). Una conica C è detta
1. ellisse se C ∩ `∞ = ∅;
2. parabola se `∞ è tangente a C;
3. iperbole se `∞ è secante C.
e
(1 − e2 )x2 − 2kx + y2 + k2 = 0. (8)
e
Il parametro e è detto eccentricità della conica.
im n
ar
Dimostrazione. Sia C una conica e Q la matrice simmetrica associata. Indi-
chiamo con M il minore 2 × 2 di Q dato da
el sio
q11 q12
M= .
in q21 q22
λ1
≤ 1.
λ2
Poniamo dunque
λ1
= (1 − e2 ),
λ2
di modo che l’equazione divenga
12
A questo punto, è possibile scegliere τ di modo che
(l − τ)2 = (n + m2 + τ2 ).
Si ricava l2 − 2τ = n + m2 , da cui
1 2
τ= (l − m2 − n).
2l
x = ρ cos θ, y = ρ sin θ,
e
e
l’equazione si riscrive come
im n k2 + 1 − e2 ρ2 cos2 θ − 2kρ cos θ = 0. (12)
ar
Teorema 25. Sia C una conica di eccentricità e. Allora C è
el sio
1. un’ellisse se 0 ≤ e < 1;
2. una parabola se e = 1;
in
3. un’iperbole se e > 1.
(1 − e2 )x20 + x21 = 0.
2. ha soluzione K? (1, 0, 0) se e = 1;
√ √
3. ha due soluzioni indipendenti, K? (1, e2 − 1, 0) e K? (1, − e2 − 1, 0) se
e > 1.
La tesi segue.
13
Teorema 26. Sia C una conica. Allora esistono un punto F ed una retta r non
passante per F tali che per ogni P ∈ C si abbia
d(P, F)
= e,
d(P, r)
ove e denota l’eccentricità di C. Il punto F è detto fuoco di C, mentre la retta r
viene chiamata direttrice.
Il teorema non asserisce l’unicità di fuoco e direttrice; in effetti, le parabole
posseggono un unico fuoco e un’unica direttrice, mentre le ellissi e le iperbole,
ne hanno, in generale, due.
Dimostrazione. Chiaramente, basta dimostrare il teorema per coniche nella
e
forma (8). In particolare, supponiamo che il fuoco F sia un punto della forma
e
F = (xf , 0), mentre che la direttrice r abbia equazione x = xr . Il punto generico
di C ha coordinate
im n
ar
p
Pt = (t, ± (e2 − 1)t2 + 2kt − k2 ).
el sio
Pertanto
d(Pt , F)2 = (xf − t)2 + (e2 − 1)t2 + 2kt − k2 = x2f − 2xf t + e2 t2 + 2kt − k2
in
mentre
d(Pt , r)2 = (xr − t)2 = x2r − 2xr t + t2
Imponendo d(Pt , F)2 = e2 d(Pt , r)2 si ottiene
Pr er
k2 e4 − k2 (e4 − e2 ) = k2 e2 ≥ 0,
14
Definizione 27. Una trasformazione affine
ψ(X) = AX + B
e
e
8 Curve differenziabili
im n
ar
È possibile fornire una descrizione di una curva in termini parametrici.
el sio
Definizione 30. Sia I ⊆ R un intervallo (possibilmente improprio). Una
curva differenziabile parametrizzata di classe Ck in R3 è una funzione αI → R3
di classe Ck . L’insieme di tutti i punti
in {α(t) ∈ R3 : t ∈ I}
Pr er
è detto traccia di α.
α(t) = β(g(t)).
15
Definizione 32. Si dice direzione tangente ad α in α(t) lo spazio vettoriale
generato dal vettore
α 0 (t) = (f10 (t), f20 (t), f30 (t)).
La retta tangente ad α nel punto α(t) è data dall’equazione vettoriale
α 0 (t) 6= β 0 (g(t)).
e
D’altro canto, vale il seguente teorema.
e
Teorema 33. La direzione tangente ad una curva differenziabile in un punto
im n
non dipende dalla parametrizzazione adottata.
ar
Dimostrazione. Abbiamo
el sio
d d
α(t) = β(g(t)) = g 0 (t)β 0 (g(t)).
dt dt
in
La tesi segue dall’osservazione che g 0 (t) è uno scalare sempre diverso da
0.
Pr er
16
Per ogni partizione P di [a, b] poniamo
e
lim M(α, P).
e
im n |P|→0
ar
Z tk
lim M(α, P) = ||α 0 (t)||2 dt.
el sio
|P|→0 t0
Z t1 Z t1 Z g(t1 )
||α (t)||2 dt =
0
||β (g(t))||2 |g (t)|dt =
0 0
||β 0 (τ)||2 dτ.
t0 t0 g(t0 )
V
La tesi segue.
In particolare, la lunghezza di un arco di curva è una proprietà di tipo
geometrico.
L(α, t0 , t1 ) = t1 − t0 .
17
Dimostrazione. Sia α : I → R3 la curva da considerare. Fissiamo un punto
t0 ∈ I e consideriamo la funzione
Zt
s(t) = ||α 0 (t)||2 dt.
t0
Osserviamo che s 0 (t) = ||α 0 (t)||2 > 0, per cui s : I → R è una funzione
monotona crescente di classe Ck con inversa di classe Ck . Poniamo
α 0 (s−1 (t))
e
β 0 (t) = (s−1 (t)) 0 α 0 (s−1 (t)) = .
||α 0 (s−1 (t))||
e
im n
Pertanto ||β 0 (t)||2 = 1 per ogni t.
ar
Sia t(s) il versore tangente ad una curva α : I → R nel punto α(s). Allora,
el sio
0 = ht(s), t(s)i 0 = 2 ht 0 (s), t(s)i .
t 0 (s)
n(s) =
||t 0 (s)||2
18
Esempio 39. 1. Sia α(t) = (x0 + l0 t, y0 + l1 t, z0 + l2 t) una retta; allora, il
versore tangente in qualsiasi punto di α è
(l0 , l1 , l2 )
t(t) = p 2 ,
l0 + l21 + l22
e
e ||α 0 (s)|| = 1. La normale è
e
im n 1
n(s) = (−cos(s/r), −sin(s/r), 0);
ar
r
1
pertanto κ(s) = e il raggio di curvatura risulta proprio essere r.
el sio
r
√
3. Consideriamo ora la curva α : [0, 2 2πr[→ R3 data da
in s s 1
α(s) = (r cos √ , r sin √ , √ s).
2r 2r 2
Anche questa curva è parametrizzata in lunghezza d’arco e
Pr er
1 s s 1
α 0 (s) = √ (− sin √ , cos √ , √ ).
2 2r 2r 2
V
Teorema 41. Si ha
b 0 = −τn
19
Dimostrazione. Poiché b ha modulo costante, si ha
hb, b 0 i = 0.
b 0 = t 0 ∧ n + t ∧ n 0 = t ∧ n 0,
e
b 0 (s) = −τ(s)n(s)
e
im n
è detto torsione di α in α(s).
ar
Osserviamo che se una curva è contenuta in un piano π di EG(3, R),
allora il vettore b identifica proprio la direzione normale al piano stesso ed è
el sio
costante. Ne segue che le curve piane hanno tutte torsione nulla.
Esempio 43. 1.
2.
in
Teorema 44 (Teorema fondamentale della teoria locale delle curve). Siano
Pr er
2. τ : I → R di classe Ck .
V
1
Una curva è detta biregolare se la sua curvatura κ non è mai nulla
20