Eco e Dedalo

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ECO

Le Ninfe erano benevole: rendevano oracoli, guarivano malati, donavano - alcune l'ispirazione poetica, vegliavano sui fiori, sulle praterie, sulle gregge. Pur conservandosi giovani e belle, non erano tuttavia immortali. La vita delle Amadriadi, per esempio, cominciava e finiva con quella dell'albero che le era sacro; le altre ninfe vivevano al massimo novemila seicentoventi anni: che se non l'eterno, pur sempre un'et rispettabile. Ciascuna di queste divinit aveva, s'intende il proprio nome. E anche la sua storia. Abbiamo gi narrato quella di Marsia, sileno della Frigia. Ebbene, leggerete ora ci che accadde alla ninfa Eco. Eco era un'Oreade e, voce d'argento, chiacchierava e cantava spesso e volentieri. Era anche maliziosetta. Le sue chiacchiere e la sua malizia finirono con l'insospettire e irritare l'ombrosa Giunone; qui sarebbe troppo lungo raccontare come e perch. Fatto sta che Giunone pun la Ninfa condannandola a non poter pi pronunciare se non l'ultima sillaba delle parole che le giungevano all'orecchio. Povera Eco, costretta al silenzio! Ma le accadde anche peggio. Di l a qualche tempo s'innamor di Narciso, bellissimo giovane, e, accostatolo, tent di rivelargli il proprio animo. Ma Narciso, gi indifferente e sdegnoso per natura, dinanzi a quella fanciulla muta volt le spalle. Dispregiata cos, Eco and a rinchiudersi in una grotta solitaria, dove si consunse d'amore: le sue ossa diventarono roccia e di lei non rest che la voce dolente tra gli anfratti della montagna.

Anche Narciso per fu punito dagli Dei, forse pi precisamente dalle Dee, per quella sua insensibilit: specchiandosi a una fontana sinnamor della propria immagine e non riusc pi a staccarsi da quella contemplazione; cos sulla riva dell'acqua illanguidendo, mor e si mut nel fiore che porta il suo nome e cresce a preferenza sul margine delle fonti.

Nella mitologia greca, Eco una ninfa delle Oreadi (delle montagne). "Eco" (olio su tela, 1874) di Alexandre Cabanel. Secondo Ovidio, Zeus notando l'attitudine di Eco per il pettegolezzo, la spinse ad intrattenere sua moglie Era in modo da distrarla dai suoi amori furtivi. Era per si accorse dell'inganno, e la pun togliendole l'uso della parola e condannandola a dover ripetere solo le ultime parole che le venivano rivolte o che udiva. Un giorno, la ninfa si innamor di Narciso, un bellissimo giovane, di cui tutti, sia donne che uomini, si innamoravano alla follia. Tuttavia Narciso preferiva passare le sue giornate cacciando, non curandosi delle sue spasimanti. Rifiutata da Narciso la ninfa, consumata dall'amore, si nascose nei boschi fino a scomparire e a restare solo una eco lontana. Ninfa dei boschi e delle sorgenti. Con Pan gener Lince. Dotata di grande parlantina Zeus, si serviva di lei per trattenere la gelosa Era, ogni volta che s'incapricciava di qualche donna. Tutte le volte che Era avrebbe potuto sorprendere sui monti le ninfe stese in braccio a Zeus, Eco astutamente la tratteneva con lunghi discorsi per dar modo alle ninfe di fuggire. Quando Era si accorse dell'inganno le disse:Di questa lingua che mi ha ingannato,disse, potrai disporre solo in parte: ridottissimo sar l'uso che tu potrai farne. Eco innamoratasi di Narciso non potendogli dire dell'amore che provava, gli ripeteva sempre le ultime sillabe delle parole da lui pronunciate. Narciso stanco di quel fatto fugg e non si fece pi vedere. Eco dalla disperazione di averlo perduto, si mise a cercarlo e non trovandolo dal dolore si lasci morire e di lei rest solo la voce.

Gli di impietositi la mutarono in roccia. Lui fugge e fuggendo: Togli queste mani, non abbracciarmi! grida. Possa piuttosto morire che darmi a te!. E lei nient'altro risponde che: Darmi a te!. Respinta, si nasconde Eco nei boschi, coprendosi di foglie per la vergogna il volto, e da allora vive in antri sperduti. Ma l'amore confitto in lei e cresce col dolore del rifiuto: un tormento incessante le estenua sino alla piet il corpo, la magrezza le raggrinza la pelle e tutti gli umori del corpo si dissolvono nell'aria. Non restano che voce e ossa: la voce esiste ancora; le ossa, dicono, si mutarono in pietre. E da allora sta celata nei boschi, mai pi apparsa sui monti; ma dovunque puoi sentirla: il suono, che vive in lei.. (Ovidio, Metamorfosi III eco [-co] ant. ecco s.m. o f. (pl. -chi) 1 FIS Fenomeno acustico, dovuto alla riflessione delle onde sonore, per il quale un suono, prodotto davanti a un ostacolo piuttosto lontano, nuovamente udito nel punto in cui stato emesso Radio eco, eco radioelettrico, fenomeno di riflessione delle onde radioelettriche 2 estens., raro Luogo che genera l'eco 3 fig. Ripetizione Fare eco a qualcuno, rispondere, ripetere ci che qualcuno ha detto, per esprimere la propria approvazione o per scherno | Farsi eco di qualcuno, di qualcosa, acconsentire all'opinione altrui, ripetendone le parole, anche senza convinzione 4 fig. Commento, diceria su una notizia: quel fallimento ha destato grande

e.

Voce, notizia che giunge da lontano: l'e. del suo trionfo giunto anche in

Italia

GIORN Eco di cronaca, notizia di cronaca spicciola | Eco della stampa, rubrica di giornale, rivista o agenzia di informazione che raccoglie notizie, informazioni, opinioni e sim. da altri giornali o riviste 5 MUS Ripetizione di un brano musicale in tono smorzato, spesso con altri strumenti 6 ant. Sott'eco, sottovoce

1 Fenomeno acustico per cui un suono, riflesso da un ostacolo, viene udito nel punto di emissione: sentire l'e.; in partic. nel l. scient. ha valore di risonanza sonora ottenuta con speciali tecnologie ed in tale senso usato come primo elemento di composti tipo ecografia, ecogoniometro || fig. fare e. a qlcu., farsi e. di qlcu., ripetere in modo pedissequo ci che egli dice 2 fig. Ripercussione, risonanza che ha un fatto, una notizia, un fenomeno culturale: giunta l'e. dei suoi successi || avere e., trovare e., suscitare reazioni, provocare strascichi, conseguenze 3 Titolo di giornali, rubriche, agenzie d'informazione sec. XIV

DEDALO
Dedalo (in greco , "Dadalos") un personaggio della mitologia greca; grande architetto, scultore ed inventore, noto soprattutto per essere il costruttore del famoso labirinto del Minotauro.

Il mito

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Figlio di Metione, Dedalo era probabilmente originario di Atene, dov'era un apprezzato scultore. In seguito all'omicidio del suo assistente e nipote Talo, che avrebbe ucciso perch geloso della sua maestria, fu accolto a Creta dal re Minosse. Durante questo suo soggiorno al palazzo, lo scultore attir il desiderio di una schiava del re di Creta, di nome Naucrate, la quale s'innamor perdutamente della sua maestria e della sua bellezza. Dedalo si un alla giovane, che gli diede un figlio, Icaro. A lui attribuita la costruzione della mucca di legno nella quale Pasifae, moglie di Minosse, si accoppi con il toro sacro inviato da Poseidone. Dall'unione nacque il Minotauro, che fu rinchiuso per ordine di Minosse nel labirinto costruito da Dedalo. Essendo a conoscenza della struttura del labirinto, Dedalo, una volta finita la sua opera, vi fu rinchiuso con il figlio Icaro.[1] Per scappare Dedalo costru con delle penne due paia d'ali e le attacc ai loro corpi con la cera. Durante il volo Icaro si avvicin troppo al sole ed il calore fuse la cera, facendolo cadere in mare. Fuggito da Creta, Dedalo si rec in Sicilia, dove trov rifugio presso il re Cocalo. Minosse, per cercare di riacciuffare il fuggitivo, escogit un piano: promise una forte ricompensa a chiunque avesse trovato il modo di far passare un filo tra le volute di una conchiglia. Dedalo riusc nell'impresa, legando un filo ad una formica che, introdotta nella conchiglia i cui bordi aveva cosparso di miele, pass tra gli orifizi per trovare il miele. Minosse giunse in Sicilia e pretese la consegna di Dedalo, ma le figlie del re Cocalo aiutarono Dedalo ad ucciderlo. Dedalo visse ancora molti anni in Sicilia fino a quando decise di andare con Iolao, nipote di Eracle, in Sardegna dove si stabilirono.

Dedalo nell'Eneide

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Virgilio ricorda Dedalo nel VI libro dell'Eneide, quando Enea giunge al "tempio immane" della Sibilla cumana. Fu appunto Dedalo a costruire il tempio, a consacrarlo a Febo e ad incidere sui battenti la storia del mito che lo riguardava, dalla morte di Androgeo fino ai "ciechi passi" di Teseo lungo il filo d'Arianna. Solo del figlio Icaro manca la storia, perch il padre fu fermato due volte dal troppo dolore nel raffigurare l'evento: bis patriae cecidere manus ("due volte caddero le mani paterne").

Uso del termine nella lingua italiana

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In italiano viene utilizzato il sostantivo "dedalo" per indicare un intrico (solitamente di strette vie) simile ad un labirinto, derivando il termine dal costruttore per antonomasia del labirinto. Fumetti

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Per approfondire, vedi la voce Ikaris.


Il personaggio di Dedalo presente anche nei fumetti Marvel Comics e corrisponde a Ikaris, uno degli Eterni (un gruppo di personaggi immortali). Questo Eterno (con il dono del volo) al tempo dell'Antica Grecia non si chiamava ancora Ikaris e aveva un figlio di nome Icaro. Per fare volare Icaro al suo fianco, l'Eterno gli costru un paio d'ali meccaniche; una volta che egli era assente, tuttavia, il figlio vol troppo in alto, perse i sensi, cadde e mor. Il padre decise allora di cambiare il proprio nome in Ikaris, in ricordo del figlio perduto.

Letteratura fantasy

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Per approfondire, vedi la voce Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.

Dedalo compare, come personaggio secondario, nella serie Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, nel quarto libro della prima serie. All'inizio compare con il nome di Quintus, e si presenta come un ottimo spadaccino intento ad addestrare i mezzosangue nell'arena di scherma. Qui Dedalo non pi malvagio, infatti si sacrificher per il bene del Campo Mezzosangue e dei suoi abitanti semidei. DDALO (C1)

Dedalo e Icaro Ateniese che era un genio paragonabile a Leonardo da Vinci. Un certo Talo, suo allievo invent la sega ed il trapano, allora Dedalo, ingelosito lo uccise, condannato all'esilio per questo reato, si rifugia a Creta presso re Minosse. La costruisce la finta mucca, che Pasifae, moglie di Minosse, user per soddisfare le sue voglie col toro, della quale si era innamorata. Dal rapporto animalesco nasce il mostruoso Minotauro. Allora il re di Creta ordin all'inventore di costruire il labirinto. Fu Dedalo a suggerire ad Arianna come aiutare Teseo, quando uccise il Minotauro, Minosse scoperto anche questo imbroglio fece rinchiudere l'inventore assieme al figlio Icaro nel labirinto. Dedalo non si scoraggi e costruite delle ali con delle piume e della cera dopo avere istruito il figlio come volare spicc il volo e fugg, ma il viaggio fu fatale per il figlio che volato troppo in alto, le ali si sciolsero e precipit in mare, morendo. Dopo avere sepolto il figlio, Dedalo si rifugi in Sicilia presso re Cocalo, dove visse fino a tarda et. Per approfondimenti vedi Ovidio, Metamorfosi VIII, 236 ss..