Pasolini Di Roberto Carnesalli

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Sacro & profano 3/ Pasolini (religione, consumismo e baby gang)

Ultima puntata del nostro viaggio: forse la pi complessa. Pasolini , infatti, come un caleidoscopio: come lo giri, appare un'immagine nuova e diversa. Cercheremo di semplificare, cogliendo solo qualche aspetto. Pasolini da qualcuno riduttivamente considerato una specie di arcade nostalgico di un modo contadino che non c'e' pi: "Tutti dicono che rimpiango qualcosa, facendo di questo rimpianto un valore negativo"! Disse una volta. Questo invece il suo punto di forza: la sua non rassegnazione o arcadia, ma semmai ricerca, recupero e discernimento di valori veri. Non il campione di una battaglia di retroguardia, ma un precursore, un intellettuale ad ampio spettro (scrittore, poeta, regista, giornalista, polemista) nel senso di 'intellector'=che legge e comprende la realt; delinea con larghissimo anticipo alcune "idee guida": edonismo, consumismo, voglia di ricchezza, conformismo, fine dei valori funzionale allomologazione culturale. E' tra i primi a intravedere la rivoluzione antropologica in corso derivante da questo sistema economico e politico: "... i loro valori non sono pi i valori clericali ma sono i valori dell'ideologia edonistica del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano". "E' stato lo stesso Potere (del quale "conosco solo alcune caratteristiche... la sua decisione di abbandonare la chiesa... la smania di attuare fino in fondo lo sviluppo: produrre e consumare") attraverso lo sviluppo della produzione di beni superflui, l'imposizione della smania del consumo, la moda, l'informazione - soprattutto la televisione - a creare tali valori gettando in mare cinicamente i valori tradizionali e la chiesa stessa: un fenomeno di mutazione antropologica" (10.6.1974.) "Il Potere economico reale, il nuovo modo di produzione (determinato dall'enorme quantit e dal superfluo) e la sua implicita ideologia edonistica (che esattamente il contrario della religione), vuole una nuova cultura - pretende degli uomini privi di legami col passato (risparmio e morale): pretende che tali uomini vivano dal punto di vista della qualit della vita, del comportamento e dei valori in uno stato dimponderabilit: cosa che permette loro di privilegiare come solo atto esistenziale possibile il consumo e la soddisfazione delle sue esigenze edonistiche" (18.7.1975), "Il consumismo ha distrutto cinicamente un mondo reale trasformandolo in una totale irrealt', dove non c'e' pi scelta possibile tra bene e male." (18.10.1975). Delinea insomma quello che oggi chiamiamo pensiero unico, del quale don Enzo Mazzi di recente ha scritto, in perfetta sintonia con Pasolini: "... ha bisogno di annullare l'identit' sociale della gente comune e la necessit di distruggere la memoria generativa di tale identit per costruire automi smemorati e spaesati. Masse umane senza memoria e senza radici sono la creta informe e malleabile con cui creato l'uomo della nuova storia e il fedele della nuova religione: la storia del dominio del mercato globale e la religione del Dio denaro". Egli cap e ne soffr e cerc di ostacolare il processo - prima di altri, alcuni degli effetti profondi della modernizzazione: il mutamento di valori che il benessere comportava, vide il mutato carattere degli italiani, la secolarizzazione, l'omologazione, il declino della chiesa in una societ laicizzata assente di

passioni e valori. Capendo lo smarrimento di chi sentendosi libero, invece solo vuoto, di chi cerca qualche gancio cui attaccarsi: in questo senso guarda indietro. Insomma se la modernit doveva essere questo imbarbarimento questa esaltazione del denaro, allora bisognava salvare la gentilezza: in questo senso nostalgico. E l'Italia attuale, pagana, della televisione e del consumo pare proprio quella diagnosticata da Pasolini. E' qui il nesso col cristianesimo: il nuovo potere ha svuotato il messaggio cristiano della dimensione escatologica (il paradiso qui), il futuro si presenta come un futuro non religioso, privo di promesse e di domani, vissuto interamente qui. Oggi anche noi ci accorgiamo che il modello cristiano si sgretolato sotto l'attacco della modernit, perch sono stati cancellati i grandi valori della solidariet, dell'amore, del reciproco aiuto, valori che non trovano pi posto in societ impregnate da questo meccanismo economico e dalle nuove aspirazioni: mercato e guadagno. E' la cultura di massa che si allontana dai modelli cristiani: sono cambiati i modi di sentire delle persone rispetto alla morale cattolica, si andato approfondendo quello che stato chiamato lo "scisma sommerso". Non questione quindi per i cristiani di imporre regole e principi, di creare riserve, o pretendere privilegi: si tratta semmai di riconquistare unegemonia culturale attraverso il convincimento e l'esempio. Questo diceva Pasolini nel 1973: "Ora per il nuovo capitalismo che si creda in Dio, nella Patria o nella Famiglia indifferente. Esso ha infatti creato il suo nuovo mito autonomo: il Benessere. E il suo tipo umano non l'uomo religioso o il galantuomo, ma il consumatore felice di essere tale." Ma egli non certo un sociologo che si limita a osservare e descrivere: nei suoi scritti in particolare giornalistici traspare sempre una sorta di ricerca dell'assoluto, una ricerca della moralit nel pi alto senso della parola, di recupero di valori "... non c'e niente di meno idealistico e religioso del mondo televisivo... l esplode il nuovo tipo di vita che gli italiani devono vivere. E non mi si dir che si tratta di un tipo di vita in cui la religione conti qualcosa." (11.7.1974), proprio perch il nuovo potere "necessita nei consumatori di uno spirito totalmente pragmatico e edonistico": ovvio invece che i valori sono una remora ai consumi! (famosa la sua polemica contro il blasfemo slogan di una nota marca di jeans). Si batte contro la "sacralit del consumo come rito e naturalmente la merce come feticcio...com polli d'allevamento gli italiani hanno assorbito la nuova ideologia irreligiosa e antisentimentale": "Un edonismo neo laico ciecamente dimentico di ogni valore umanistico... il cattolicesimo era il fenomeno che omologava gli italiani, ora esso diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale omologatore che l'edonismo di massa e come concorrente il nuovo potere da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'e' niente infatti di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono solo due persone che avvalorano la vita attraverso i suoi beni di consumo." (9.12.1973) Da ateo vedeva nel cristianesimo una riserva etica, un baluardo: e per questo invitava proprio la chiesa a passare all'attacco "ad esser guida di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico, irreligioso, violento, falsamente tollerante, corruttore, degradante" (22.9.1974). Una chiesa certo criticabile e criticata, ma per amore: critiche che non sono un attacco ma "quasi un atto di solidariet dovuta al fatto che la chiesa mi appare quasi come sconfitta".

Un ateo, che trova per molti nessi col cristianesimo: perch "nel mio ateismo si possono sempre trovare quei momenti didealismo, disperazione, volont conoscitiva, fede, altrove si trova solo mammona". In nessuno che possa dirsi veramente uomo pu prescindere per esempio dall'amore del prossimo o dall'ideale della mitezza" (31.12.1960). "Io per me sono anticlericale" - aggiunge - "ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo... sono il mio patrimonio" (30.11.1961). E' sempre la ricerca, il bisogno di aria, di ribellarsi alla palude che crea mostri, che nega valori che vanno invece diffusi: "... il fondo del mio insegnamento consister nel convincerti a non temere la sacralit e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini, trasformandoli in brutti e stupidi automi adoratori di feticci" (13.3.1975.) "I nuovi valori consumistici prevedono infatti il laicismo, la tolleranza, e l'edonismo pi scatenato, tale da ridicolizzare risparmio, previdenza, rispettabilit, pudore, ritegno e insomma tutti i vecchi buoni sentimenti" (25.1.1975.) Con Pasolini ci siamo insomma accorti della violenza del cambiamento che lo sviluppo portava con se', riflessione peraltro interessante in questo periodo di dibattiti su criminalit e baby gang. "La giovent l'avanguardia della guerra civile e la ragione va individuata nel fatto che i giovani ereditano un incomprensibile, pesante fardello: l'inconciliabile problema di un benessere che non porta con s alcuna gioia". Cos rifletteva solo pochi giorni fa Hans Magnus Enzerberger in unintervista. E' in fondo lo "sviluppo senza progresso" di Pasolini: "Non la felicit che conta? La condizione contadina o sottoproletaria sapeva esprimere nelle persone che la vivevano una certa felicit reale. Oggi la felicit con questo Sviluppo andata perduta... esso da' angoscia" (11.7.1974) Due possono essere le ragioni del malessere: processi emarginanti che escludono molti dal benessere e un cattivo uso di questo benessere per chi ne invece incluso. Nel vuoto, nella noia sazia di consumi o nell'asprezza della vita dei poveri, in questo vuoto di riferimenti cruciali: qui che il male e la furbizia diventano valori e strumenti, propagandati e proposti con ogni mezzo dalla civilt degli adulti. Non banalmente assenza di valori ma - come dire - assenza che essa stessa diventata un valore. Consumismo allora quale malattia senile di questo sistema. L'unita' di misura ormai il PIL: la cultura produttivista-aziendalistica non sa spiegarsi perch un paese ricco possa rimanere un paese violento e frustrato. E allora sinventa ogni volta un'emergenza criminalit che nasconde solo l'incapacit' di capire o peggio per non guardare se stessi e non ammettere il fallimento. Perch mai un adolescente dovrebbe avere ideali o interessi diversi da quelli di far soldi in poco tempo, sfoggiare il cellulare o le scarpe nuove, se nessuno glielo spiega, anzi? I ragazzi non fanno altro che quello che gli adulti mostrano loro come modello. "C'e' una idea conduttrice: l'idea cio che il male peggiore del mondo sia la povert e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita con la cultura della classe dominante. L'atroce infelicit o aggressivit criminale dei giovani proletari deriva appunto dallo scompenso tra cultura e condizione economica: dall'impossibilit' di realizzare (se non mimeticamente) modelli culturali borghesi a causa della persistente povert mascherata da un illusorio miglioramento del tenore di vita" (29.10.1975.)

Sembriamo liberi, felici, autonomi (cos almeno ci raccontano) ma in realt "il potere divenuto un potere consumistico quindi infinitamente pi efficace nell'imporre la propria volont che qualsiasi altro precedente potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita (e quindi a essere bravi consumisti) ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione" (13.3.1975.) E' il conformismo: "I valori vengono spazzati via non dalla ribellione dei disobbedienti, ma da una nuova volont degli obbedienti" (18.7.1975). Il concetto chiave proprio quello dell'omologazione come perdita di valori e identit radici, peculiarit: "La convenzionalit, il conformismo, la standardizzazione si superano solo con la coscienza critica, con un alto sviluppato, senso civile (o religioso): e questo purtroppo non il caso" (16.7.1960). Stanno creando 'uomini nuovi', disposti a barattare la primogenitura per un piatto di lenticchie (o un cellulare o le scarpe da tennis di marca). "Tutti gli italiani giovani compiono questi identici atti, hanno questo stesso linguaggio fisico, sono intescambiabili" (24.6.1974). E' "l'Acculturazione del Centro consumistico: il modello culturale offerto agli italiani (e a tutti gli uomini del globo del resto) unico" (8.7.1974). Al fondo la sua ricerca, rimpianto di un mondo sincero, vero, religioso, innocente, denso di valori. Il potere ha deciso che siamo tutti uguali: l'ansia del consumo ansia di obbedienza... degradante di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice... . Cerchiamo di essere diversi, questo l'invito. Suo ("Quanto a me sia chiaro: io ancorch multinazionale darei l'intera Montedison per una lucciola"). Ma anche nostro. Alcuni pensavano "che caduto il comunismo, la democrazia avrebbe portato automaticamente prosperit e ricchezza... e invece ha gettati nella povert migliaia di famiglie", che i problemi lasciati aperti dai sistemi comunisti si potessero risolvere con il modello capitalista "consumistico, edonistico, ateo" e invece "bisogna rinunciare agli idoli che sono il benessere a qualsiasi costo, alla ricchezza materiale come unico valore". Chi l'ha detto? Pasolini? No, Giovanni Paolo II. E il cerchio si chiude.

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