Ario: differenze tra le versioni
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}} La corrente teologica [[Cristianesimo|cristiana]] sorta attorno alle sue dottrine religiose fu condannata come [[eresia|eretica]] nel [[Concilio di Nicea I|primo concilio di Nicea nel 325]], e venne in seguito indicata con il nome di [[arianesimo]]. Si diffuse prevalentemente tra i [[popoli germanici]]<ref>[[Teodorico il Grande|Teodorico]] re degli Ostrogoti e re d'Italia dal 493 al 526, fu ariano. La diffusione dell'arianesimo tra i popoli germanici fu soprattutto opera di [[Ulfila]], vescovo missionario consacrato da [[Eusebio di Nicomedia]]</ref>. |
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== Biografia == |
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[[File:Bramantino, madonna delle torri.jpg|thumb|La [[Madonna delle Torri]] del [[Bramantino]], con Ario ai piedi di [[Sant'Ambrogio]]]] |
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Compì gli studi teologici nella [[Scuola lucianea|scuola]] di [[Luciano d'Antiochia]], dove conobbe [[Eusebio di Nicomedia|Eusebio]], originario di [[Berytus]], di cui divenne amico, poi si recò in [[Egitto]], dove fu ordinato [[presbitero]] in una chiesa di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], nel quartiere [[Baucalis]]. |
Compì gli studi teologici nella [[Scuola lucianea|scuola]] di [[Luciano d'Antiochia]], dove conobbe [[Eusebio di Nicomedia|Eusebio]], originario di [[Berytus]], di cui divenne amico, poi si recò in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]], dove fu ordinato [[presbitero]] in una chiesa di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], nel quartiere [[Baucalis]]. |
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Ario insegnava che [[Dio]] era unico, eterno e indivisibile, e quindi il [[Gesù|Figlio]] di Dio, in quanto "generato", non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre proprio perché la natura divina è unica. Essendo infatti un "figlio" (e quindi "venuto dopo" Colui che lo ha generato) non è co-eterno al Padre, mentre la natura divina è di per sé eterna e indivisibile. Il Figlio, dunque, è in posizione subordinata rispetto al Padre. |
Ario insegnava che [[Dio]] era unico, eterno e indivisibile, e quindi il [[Gesù|Figlio]] di Dio, in quanto "generato", non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre proprio perché la natura divina è unica. Essendo infatti un "figlio" (e quindi "venuto dopo" Colui che lo ha generato) non è co-eterno al Padre, mentre la natura divina è di per sé eterna e indivisibile. Il Figlio, dunque, è in posizione subordinata rispetto al Padre. |
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Nel [[300]] fu [[scomunica]]to dal [[Patriarcato di Alessandria|patriarca di Alessandria]], [[Pietro I di Alessandria|Pietro I]] che condannò le sue idee come eretiche. Nel [[311]] il nuovo patriarca, [[Achilla di Alessandria|Achilla]], lo riabilitò, consentendogli di predicare nuovamente. Alla morte di Achilla ([[312]]), Ario fu il principale candidato al Patriarcato in opposizione ad Alessandro. La lotta di successione fu vinta da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]]<ref>{{cita web|url=http://atlasofchurch.altervista.org/comuni/alessandria.htm|titolo=Cronologia del Patriarcato di Alessandria e cronotassi dei Vescovi e (dal 325) Patriarchi di Alessandria|accesso=4 maggio 2014}}</ref>. |
Nel [[300]] fu [[scomunica]]to dal [[Patriarcato di Alessandria|patriarca di Alessandria]], [[Pietro I di Alessandria|Pietro I]] che condannò le sue idee come eretiche. Nel [[311]] il nuovo patriarca, [[Achilla di Alessandria|Achilla]], lo riabilitò, consentendogli di predicare nuovamente. Alla morte di Achilla ([[312]]), Ario fu il principale candidato al Patriarcato in opposizione ad Alessandro. La lotta di successione fu vinta da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]]<ref>{{cita web|url=http://atlasofchurch.altervista.org/comuni/alessandria.htm|titolo=Cronologia del Patriarcato di Alessandria e cronotassi dei Vescovi e (dal 325) Patriarchi di Alessandria|accesso=4 maggio 2014}}</ref>. |
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Nel [[318]] un sinodo convocato appositamente da Alessandro dichiarò l'[[eresia]] della dottrina ariana e [[scomunica|scomunicò]] |
Nel [[318]] un sinodo convocato appositamente da Alessandro dichiarò l'[[eresia]] della dottrina ariana e [[scomunica|scomunicò]] Ario, spingendolo a fuggire in [[Palestina]]. Alessandro pensò di aver chiuso la questione. Ma la condanna si rivelò controproducente. Essa determinò infatti una serie notevole di reazioni favorevoli alle tesi di Ario. |
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In Siria e Palestina, infatti, la sua predicazione trovò terreno fertile. Nel Vicino Oriente asiatico vi era una concezione diversa del rapporto tra le tre figure della Trinità. Illustri filosofi cristiani si schierarono a favore delle tesi ariane. A [[Cesarea marittima]], Ario trovò ospitalità presso il [[Eusebio di Cesarea|vescovo Eusebio]]. |
In Siria e Palestina, infatti, la sua predicazione trovò terreno fertile. Nel [[Vicino Oriente]] asiatico vi era una concezione diversa del rapporto tra le tre figure della Trinità. Illustri filosofi cristiani si schierarono a favore delle tesi ariane. A [[Cesarea marittima]], Ario trovò ospitalità presso il [[Eusebio di Cesarea|vescovo Eusebio]]. |
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Nel [[321]] un sinodo di cento vescovi egiziani e libici ribadirono la condanna dell'arianesimo; i vescovi convocarono inoltre un nuovo concilio allo scopo di deliberare norme più articolate in materia cristologica. Il concilio fu convocato ad [[Ancyra]], in [[Anatolia]]. |
Nel [[321]] un sinodo di cento vescovi egiziani e libici ribadirono la condanna dell'arianesimo; i vescovi convocarono inoltre un [[Concilio di Nicea I|nuovo concilio ecumenico]] allo scopo di deliberare norme più articolate in materia cristologica. Il concilio fu convocato ad [[Ancyra]], in [[Anatolia]]. |
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Nel [[325]] Eusebio fu scomunicato per la propria vicinanza alle idee di Ario da un sinodo tenutosi ad Antiochia, [[sede apostolica]], quindi gerarchicamente superiore a Cesarea<ref name="cristiani.altervista.org">{{cita web|url=http://www.testimonianzecristiane.it/teologia/vocabolario/concilionicea.htm|titolo=Concilio di Nicea (325 d.C.)|accesso=4 maggio 2014}}</ref>. Ario partì da Cesarea e raggiunse l'amico ed ex compagno di studi [[Eusebio di Nicomedia|Eusebio]], dal 317 vescovo di [[Nicomedia]]. Quest'ultima scelta, oltre che dai rapporti di vecchia amicizia, fu dettata anche dal fatto che, essendo Eusebio in ottimi rapporti con l'imperatore [[Costantino I|Costantino]], la sua vicinanza e protezione tenevano Ario lontano da eventuali pericoli. |
Nel [[325]] Eusebio fu scomunicato per la propria vicinanza alle idee di Ario da un sinodo tenutosi ad Antiochia, [[sede apostolica]], quindi gerarchicamente superiore a Cesarea<ref name="cristiani.altervista.org">{{cita web|url=http://www.testimonianzecristiane.it/teologia/vocabolario/concilionicea.htm|titolo=Concilio di Nicea (325 d.C.)|accesso=4 maggio 2014}}</ref>. Ario partì da Cesarea e raggiunse l'amico ed ex compagno di studi [[Eusebio di Nicomedia|Eusebio]], dal 317 vescovo di [[Nicomedia]]. Quest'ultima scelta, oltre che dai rapporti di vecchia amicizia, fu dettata anche dal fatto che, essendo Eusebio in ottimi rapporti con l'imperatore [[Costantino I|Costantino]], la sua vicinanza e protezione tenevano Ario lontano da eventuali pericoli. |
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A Nicomedia Ario apprese che l'[[imperatore romano]] si era interessato personalmente alla vicenda e aveva deciso che il concilio convocato dai vescovi egiziani sarebbe stato "ecumenico", cioè vi avrebbero partecipato tutte le comunità cristiane. L'imperatore aveva anche scelto come nuova sede dell'assemblea una città sul [[Mar di Marmara]], [[Nicea]], sia perché più facilmente raggiungibile dai vescovi dell'Occidente, sia perché molto vicina a Nicomedia, la città dove l'imperatore aveva la propria residenza. |
A Nicomedia Ario apprese che l'[[imperatore romano]] si era interessato personalmente alla vicenda e aveva deciso che il concilio convocato dai vescovi egiziani sarebbe stato "ecumenico", cioè vi avrebbero partecipato tutte le comunità cristiane. L'imperatore aveva anche scelto come nuova sede dell'assemblea una città sul [[Mar di Marmara]], [[Nicea]], sia perché più facilmente raggiungibile dai vescovi dell'Occidente, sia perché molto vicina a Nicomedia, la città dove l'imperatore aveva la propria residenza. |
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Costantino, cui stavano a cuore l'ordine e la governabilità dell'impero, voleva che il concilio non solo si pronunciasse sulla dottrina di Ario, ma anche che ricompaginasse la Chiesa, divenuta un'istituzione portante dell'Impero romano<ref name="cristiani.altervista.org"/>. |
Costantino, cui stavano a cuore l'ordine e la governabilità dell'impero, voleva che il concilio non solo si pronunciasse sulla dottrina di Ario, ma anche che ricompaginasse la Chiesa, divenuta un'istituzione portante dell'Impero romano<ref name="cristiani.altervista.org"/>. L'imperatore seguì tutti i lavori del concilio presenziando alle sedute. |
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Al [[Concilio di Nicea I|concilio di Nicea]] ([[325]]) Costantino, dunque, mise l'una di fronte all'altra le due correnti: da una parte |
Al [[Concilio di Nicea I|concilio di Nicea]] ([[325]]) Costantino, dunque, mise l'una di fronte all'altra le due correnti: da una parte i vescovi ortodossi, dall'altra Ario, [[Eusebio di Nicomedia]] e i loro sostenitori. Benché invitati a spiegare le loro idee, Ario ed Eusebio non riuscirono a convincere i padri conciliari: se infatti il Figlio di Dio non era uguale al Padre, allora non era neanche divino, o per lo meno non lo era quanto il Padre. E questo non era accettabile. La tesi poi secondo la quale "''ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era''" faceva inorridire i vescovi non ariani del concilio, che posero in minoranza gli ariani. Sconfitti, Ario ed Eusebio di Nicomedia furono condannati all'esilio. Ario dovette trasferirsi in [[Illiria]]. |
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Nonostante la pronuncia del |
Nonostante la pronuncia del concilio fosse stata chiara, l'idea ariana rimase molto presente all'interno della chiesa greca a tal punto che nel [[328]] i vescovi esiliati vennero richiamati nelle loro sedi. Eusebio di Nicomedia si adoperò quindi per ottenere il ritorno di Ario. Non solo il rientro dall'esilio gli fu concesso (nel [[331]] o [[334]]), ma Ario fu anche accolto a corte e riuscì a tal punto a convincere l'imperatore della bontà delle sue opinioni, che lo stesso Costantino lo riabilitò, mentre condannò all'esilio il vescovo [[Atanasio di Alessandria]], che di Ario era stato tra i più strenui oppositori ([[Primo concilio di Tiro|concilio di Tiro]], 335). |
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Nel [[336]] Ario morì a [[Costantinopoli]], in circostanze non ben accertate storicamente<ref>[[Socrate Scolastico]] (''[[Storia ecclesiastica (Socrate Scolastico)|Storia ecclesiastica]]'', I, 38) riferisce che Ario morì presso il [[Foro di Costantino]] a causa di un'improvvisa emorragia intestinale.</ref>. |
Nel [[336]] Ario morì a [[Costantinopoli]], in circostanze non ben accertate storicamente<ref>[[Socrate Scolastico]] (''[[Storia ecclesiastica (Socrate Scolastico)|Storia ecclesiastica]]'', I, 38) riferisce che Ario morì presso il [[Foro di Costantino]] a causa di un'improvvisa emorragia intestinale.</ref>. |
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== L'arianesimo == |
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Ario predicava la creazione e non la generazione del Figlio ad opera del Padre. Pur non negandola, metteva la divinità del Figlio in subordinazione a quella del Padre, cosa che comportava alcune conseguenze logiche rilevanti, tra le quali l'impossibilità di una reale salvezza-redenzione da parte di Gesù e il fatto che Dio sarebbe un eterno "estraneo" e "distaccato" (secondo uno schema logico che, semplificando e tralasciando altri aspetti, potrebbe essere reso così: la salvezza dell'umanità e del suo "mondo" con essa è il dono che Dio Padre fa di sé stesso nell'incarnazione del suo Figlio). <br/> |
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Ario non negava la divinità di Cristo, ma subordinava il Figlio al Padre, negandone la "[[consustanzialità]]" (''homousìa'') che venne poi formulata nel [[concilio di Nicea]] ([[325]]) con l'approvazione della formula del [[credo niceno-costantinopolitano]]. Secondo la sua dottrina, dunque, Gesù era un dio minore; manteneva la sua natura divina, ma era gerarchicamente inferiore a Dio Padre, dunque non identificabile con [[Dio]] Padre stesso. |
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Al [[concilio di Nicea]] ([[325]]) venne invece ribadita la "[[consustanzialità]]" (''homousìa'') del Figlio e del Padre con l'approvazione della formula del [[credo niceno-costantinopolitano|Credo niceno]]. |
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== Note == |
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==Bibliografia== |
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* {{Cita libro|autore=Manlio Simonetti|titolo=La crisi ariana nel IV secolo|editore=Institutum patristicum Augustinianum|città=Roma |anno=1975|SBN=IT\ICCU\SBL\0574513}} |
* {{Cita libro|autore=[[Manlio Simonetti]]|titolo=La crisi ariana nel IV secolo|editore=Institutum patristicum Augustinianum|città=Roma |anno=1975|SBN=IT\ICCU\SBL\0574513}} |
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* {{Cita libro|autore=Ewa Wipszycka |titolo=Storia della Chiesa nella tarda antichità |editore=Paravia Bruno Mondadori Edizioni |città=Milano |anno=2000 |ISBN=88-424-9536-0}} |
* {{Cita libro|autore=Ewa Wipszycka |titolo=Storia della Chiesa nella tarda antichità |url=https://archive.org/details/storiadellachies0000wips |editore=Paravia Bruno Mondadori Edizioni |città=Milano |anno=2000 |ISBN=88-424-9536-0}} |
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* {{en}} {{Cita libro|autore=[[Rowan Williams]] |titolo=Arius: Heresy and Tradition |città=Grand Rapids (MI) |editore=Eerdmans |anno=2001 |ISBN=0-8028-4969-5}} |
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* {{en}} Vladimir Latinovic: ''[https://www.academia.edu/19029662/Arius_Conservativus_The_Question_of_Arius_Theological_Belonging Arius Conservativus? The Question of Arius' Theological Belonging].'' In: ''Studia Patristica.'' XCV, 2017, p. 27–42. |
* {{en}} Vladimir Latinovic: ''[https://www.academia.edu/19029662/Arius_Conservativus_The_Question_of_Arius_Theological_Belonging Arius Conservativus? The Question of Arius' Theological Belonging].'' In: ''Studia Patristica.'' XCV, 2017, p. 27–42. |
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* [[Arianesimo]] |
* [[Arianesimo]] |
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* [[Eresia]] |
* [[Eresia]] |
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* [[ |
* [[Dottrine cristologiche dei primi secoli]] |
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* [[ |
* [[Concilio di Nicea I]] |
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* [[Riforma spirituale medioevale]] |
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== Altri progetti == |
== Altri progetti == |
Versione attuale delle 19:01, 29 ott 2024
Ario (in latino Arius; Cirenaica, 256 – Costantinopoli, 336) è stato un presbitero e teologo berbero. La corrente teologica cristiana sorta attorno alle sue dottrine religiose fu condannata come eretica nel primo concilio di Nicea nel 325, e venne in seguito indicata con il nome di arianesimo. Si diffuse prevalentemente tra i popoli germanici[1].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Compì gli studi teologici nella scuola di Luciano d'Antiochia, dove conobbe Eusebio, originario di Berytus, di cui divenne amico, poi si recò in Egitto, dove fu ordinato presbitero in una chiesa di Alessandria, nel quartiere Baucalis.
Ario insegnava che Dio era unico, eterno e indivisibile, e quindi il Figlio di Dio, in quanto "generato", non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre proprio perché la natura divina è unica. Essendo infatti un "figlio" (e quindi "venuto dopo" Colui che lo ha generato) non è co-eterno al Padre, mentre la natura divina è di per sé eterna e indivisibile. Il Figlio, dunque, è in posizione subordinata rispetto al Padre.
Nel 300 fu scomunicato dal patriarca di Alessandria, Pietro I che condannò le sue idee come eretiche. Nel 311 il nuovo patriarca, Achilla, lo riabilitò, consentendogli di predicare nuovamente. Alla morte di Achilla (312), Ario fu il principale candidato al Patriarcato in opposizione ad Alessandro. La lotta di successione fu vinta da Alessandro[2].
Nel 318 un sinodo convocato appositamente da Alessandro dichiarò l'eresia della dottrina ariana e scomunicò Ario, spingendolo a fuggire in Palestina. Alessandro pensò di aver chiuso la questione. Ma la condanna si rivelò controproducente. Essa determinò infatti una serie notevole di reazioni favorevoli alle tesi di Ario.
In Siria e Palestina, infatti, la sua predicazione trovò terreno fertile. Nel Vicino Oriente asiatico vi era una concezione diversa del rapporto tra le tre figure della Trinità. Illustri filosofi cristiani si schierarono a favore delle tesi ariane. A Cesarea marittima, Ario trovò ospitalità presso il vescovo Eusebio.
Nel 321 un sinodo di cento vescovi egiziani e libici ribadirono la condanna dell'arianesimo; i vescovi convocarono inoltre un nuovo concilio ecumenico allo scopo di deliberare norme più articolate in materia cristologica. Il concilio fu convocato ad Ancyra, in Anatolia.
Nel 325 Eusebio fu scomunicato per la propria vicinanza alle idee di Ario da un sinodo tenutosi ad Antiochia, sede apostolica, quindi gerarchicamente superiore a Cesarea[3]. Ario partì da Cesarea e raggiunse l'amico ed ex compagno di studi Eusebio, dal 317 vescovo di Nicomedia. Quest'ultima scelta, oltre che dai rapporti di vecchia amicizia, fu dettata anche dal fatto che, essendo Eusebio in ottimi rapporti con l'imperatore Costantino, la sua vicinanza e protezione tenevano Ario lontano da eventuali pericoli.
A Nicomedia Ario apprese che l'imperatore romano si era interessato personalmente alla vicenda e aveva deciso che il concilio convocato dai vescovi egiziani sarebbe stato "ecumenico", cioè vi avrebbero partecipato tutte le comunità cristiane. L'imperatore aveva anche scelto come nuova sede dell'assemblea una città sul Mar di Marmara, Nicea, sia perché più facilmente raggiungibile dai vescovi dell'Occidente, sia perché molto vicina a Nicomedia, la città dove l'imperatore aveva la propria residenza.
Costantino, cui stavano a cuore l'ordine e la governabilità dell'impero, voleva che il concilio non solo si pronunciasse sulla dottrina di Ario, ma anche che ricompaginasse la Chiesa, divenuta un'istituzione portante dell'Impero romano[3]. L'imperatore seguì tutti i lavori del concilio presenziando alle sedute.
Al concilio di Nicea (325) Costantino, dunque, mise l'una di fronte all'altra le due correnti: da una parte i vescovi ortodossi, dall'altra Ario, Eusebio di Nicomedia e i loro sostenitori. Benché invitati a spiegare le loro idee, Ario ed Eusebio non riuscirono a convincere i padri conciliari: se infatti il Figlio di Dio non era uguale al Padre, allora non era neanche divino, o per lo meno non lo era quanto il Padre. E questo non era accettabile. La tesi poi secondo la quale "ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era" faceva inorridire i vescovi non ariani del concilio, che posero in minoranza gli ariani. Sconfitti, Ario ed Eusebio di Nicomedia furono condannati all'esilio. Ario dovette trasferirsi in Illiria.
Nonostante la pronuncia del concilio fosse stata chiara, l'idea ariana rimase molto presente all'interno della chiesa greca a tal punto che nel 328 i vescovi esiliati vennero richiamati nelle loro sedi. Eusebio di Nicomedia si adoperò quindi per ottenere il ritorno di Ario. Non solo il rientro dall'esilio gli fu concesso (nel 331 o 334), ma Ario fu anche accolto a corte e riuscì a tal punto a convincere l'imperatore della bontà delle sue opinioni, che lo stesso Costantino lo riabilitò, mentre condannò all'esilio il vescovo Atanasio di Alessandria, che di Ario era stato tra i più strenui oppositori (concilio di Tiro, 335).
Nel 336 Ario morì a Costantinopoli, in circostanze non ben accertate storicamente[4].
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Delle sue opere rimane ben poco, perché i suoi libri furono bruciati durante l'esilio in Illiria. In ogni caso, ci restano due lettere, una confessione di fede e frammenti di quel manoscritto maggiore, chiamato Talia, che doveva avere almeno in parte una forma poetica.
L'arianesimo
[modifica | modifica wikitesto]Ario predicava la creazione e non la generazione del Figlio ad opera del Padre. Pur non negandola, metteva la divinità del Figlio in subordinazione a quella del Padre, cosa che comportava alcune conseguenze logiche rilevanti, tra le quali l'impossibilità di una reale salvezza-redenzione da parte di Gesù e il fatto che Dio sarebbe un eterno "estraneo" e "distaccato" (secondo uno schema logico che, semplificando e tralasciando altri aspetti, potrebbe essere reso così: la salvezza dell'umanità e del suo "mondo" con essa è il dono che Dio Padre fa di sé stesso nell'incarnazione del suo Figlio).
Al concilio di Nicea (325) venne invece ribadita la "consustanzialità" (homousìa) del Figlio e del Padre con l'approvazione della formula del Credo niceno.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Teodorico re degli Ostrogoti e re d'Italia dal 493 al 526, fu ariano. La diffusione dell'arianesimo tra i popoli germanici fu soprattutto opera di Ulfila, vescovo missionario consacrato da Eusebio di Nicomedia
- ^ Cronologia del Patriarcato di Alessandria e cronotassi dei Vescovi e (dal 325) Patriarchi di Alessandria, su atlasofchurch.altervista.org. URL consultato il 4 maggio 2014.
- ^ a b Concilio di Nicea (325 d.C.), su testimonianzecristiane.it. URL consultato il 4 maggio 2014.
- ^ Socrate Scolastico (Storia ecclesiastica, I, 38) riferisce che Ario morì presso il Foro di Costantino a causa di un'improvvisa emorragia intestinale.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Manlio Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma, Institutum patristicum Augustinianum, 1975, SBN IT\ICCU\SBL\0574513.
- Ewa Wipszycka, Storia della Chiesa nella tarda antichità, Milano, Paravia Bruno Mondadori Edizioni, 2000, ISBN 88-424-9536-0.
- (EN) Rowan Williams, Arius: Heresy and Tradition, Grand Rapids (MI), Eerdmans, 2001, ISBN 0-8028-4969-5.
- (EN) Vladimir Latinovic: Arius Conservativus? The Question of Arius' Theological Belonging. In: Studia Patristica. XCV, 2017, p. 27–42.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Ario
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ario
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Arius, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Ario, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- (EN) Opere riguardanti Ario, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Ario, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 12404999 · ISNI (EN) 0000 0000 9061 7215 · BAV 495/25543 · CERL cnp00397260 · LCCN (EN) n82045062 · GND (DE) 118645781 · BNE (ES) XX838335 (data) · BNF (FR) cb12461403r (data) · J9U (EN, HE) 987007321913605171 |
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