Vai al contenuto

Andrea Brezzi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Andrea Brezzi
NascitaOllomont, 4 settembre 1891
MorteVojussa, 21 dicembre 1940
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàBombardamento a Tuffo
Reparto236ª Squadriglia del 96º Gruppo Autonomo Bombardieri a Tuffo,
Anni di servizio1940
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da Castellamonte, capitale del metallo duro[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Andrea Brezzi (Ollomont, 4 settembre 1891Vojussa, 21 dicembre 1940) è stato un militare e aviatore italiano. Tenente pilota di complemento della specialità Bombardamento a Tuffo, partecipò alla seconda guerra mondiale, combattendo durante la Campagna di Grecia. Per il suo comportamento nell'ultima missione fu decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Nacque a Ollomont, provincia di Aosta, il 31 luglio 1910,[2] figlio del Senatore Giuseppe Brezzi,[1] anch'egli ufficiale d'aviazione e dirigente dell'azienda aeronautica "Ansaldo S.V.A.", e di Felicina Cinelli.[3] Compì gli studi secondari a Torino, conseguendo la laurea in ingegneria presso la locale università, ed andando poi a lavorare presso l'industria metallurgica ADAMAS.[1] Negli anni della giovinezza fu un appassionato sportivo, praticando sci, salto in lungo, e anche automobilismo sportivo[N 1] In qualità di sottotenente pilota di complemento prese parti alle grandi operazioni di polizia coloniale seguenti la conquista dell'Etiopia, venendo insignito di due Medaglie di bronzo al valor militare.

Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, fu esonerato dal servizio militare a causa del suo lavoro presso l'industria metallurgica[4] ma egli rinunciò all'esonero, arruolandosi come pilota da caccia[4] nella Regia Aeronautica, prendendo parte alle operazioni belliche contro la Francia.[4] Dopo la firma dell'armistizio di Villa Incisa chiese, ed ottenne come tenente di complemento, di partecipare ai corsi di pilotaggio dei nuovi cacciabombardieri Junkers Ju.87 Picchiatello[4] che si tenevano in Germania, e al termine dei quali fu assegnato alla 236ª Squadriglia del 96º Gruppo di Bombardamento a Tuffo.[2] Di base sull'aeroporto di Comiso, nel settembre del 1940 il gruppo partecipò all'assedio aeronavale dell'isola di Malta.[4] Al ritorno da una missione di bombardamento il suo aereo venne attaccato da alcuni caccia Gloster Gladiator della Royal Air Force britannica. Impegnato il combattimento insieme al suo mitragliere, il primo aviere Giampiero Vio, nonostante le differenti caratteristiche dei velivoli,[N 2] i due riuscirono, con abili manovre, ad abbattere uno dei caccia ed a danneggiarne un secondo. Al termine della missione egli rientrò alla base, ma il mitragliere Vio rimase ucciso nel corso del combattimento. Per questa missione fu insignito della Medaglia d'argento al valor militare.[4] Alla fine del mese il 96º Gruppo B.T. si trasferì sull'aeroporto di Lecce-Galatina in previsione dell'inizio delle operazioni contro la Grecia.

Il giorno 21 dicembre[2] 15 velivoli del 96º Gruppo, al comando del tenente Fernando Malvezzi, attaccarono posizioni nemiche nell'area di Golem e Kolonje,[5] nel distretto di Argirocastro. Durante questa azione venne abbattuto il velivolo dell'equipaggio formato dal maresciallo Elio Scarpini[N 3] e dal 1º aviere Gino Catamerò.[5] Per individuare il velivolo[4] del commilitone egli ottenne dal capitano Ercolano Ercolani[6] di decollare al comando di una formazione di tre aerei.[N 4] Una volta sganciato il loro carico bellico, che distrusse una batteria avversaria, gli aerei furono inquadrati dal fuoco contraereo,[6] e il suo velivolo (lo Ju.87B-2 MM.5806) fu gravemente colpito e si incendiò.[4] Invece che lanciarsi con il paracadute cercò di atterrare in emergenza nei pressi del costone di Mali Liofiz,[7] sulla Valle della Vojussa,[4] ma il cacciabombardiere prese fuoco, esplodendo all'impatto con il terreno, e causando la sua morte[7] e quella del 1º aviere Luigi Stevanato.[6][N 5] Per onorarne la memoria fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare.[6]

La sezione di Torino dell'Associazione Arma Aeronautica porta il suo nome, così come una via a Castellamonte.[8]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valentissimo pilota da caccia e da bombardamento in picchiata, primo in ogni più rischiosa impresa, combattente entusiasta e generoso, attaccava ripetutamente con micidiale sicurezza, nel corso di numerosi ed aspri combattimenti, i nemici della Patria nel cielo d'Africa. Sul fronte greco, partito volontario per una ardita missione che era già costata il sacrificio di un altro valoroso pilota, portava il suo velivolo fino a pochi metri dal suolo e si avventava con estrema decisione sul nemico, mitragliandolo. Sottoposto alla violentissima reazione dell'avversario che provocava un principio d'incendio al suo velivolo e, accortosi che il tiro del nemico si concentrava sull'apparecchio del gregario, con sublime cameratismo si slanciava ancora una volta sulle batterie nemiche annientandole con le ultime raffiche delle sue armi. Riportatosi in quota noncurante dei disperati cenni dei gregari di affidarsi al paracadute, si dirigeva, per non darsi prigioniero, verso le linee nazionali, ma, nel disperato tentativo di conservare se stesso e il velivolo alla Patria per gli altri cimenti, in un difficile atterraggio, l'apparecchio s'infrangeva al suolo incendiandosi. Cielo di Albania, 21 dicembre 1940.»
— Regio Decreto 14 settembre 1941[9]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Abile pilota da bombardamento in picchiata eseguiva ripetute azioni su difessissimi obiettivi conseguendo per precisione di tiro, ottimi risultati. Attaccato durante una azione su aeroporto nemico, da forze da caccia, riusciva a disimpegnarsi, ad effettuare con esattezza il tiro sostenendo, successivamente, un accanito combattimento con i caccia nemici che lo inseguivano. Caduto al suo fianco il mitragliere, non desisteva dal combattimento ed uscitone vittorioso raggiungeva la base di partenza con il velivolo menomato dall'offesa nemica e con il compagno caduto, a testimonianza dell'impari lotta valorosamente sostenuta. Cielo del Mediterraneo centrale, 17 settembre 1940.»
— Regio Decreto 18 aprile 1941[10]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Abile ed ardito pilota accortosi di una grave avaria subita in decollo dal carrello dello aereo, effettuava ugualmente importanti missioni di guerra affidategli. Di ritorno dalla base di partenza, anziché fare uso del paracadute tentava un pericoloso atterraggio riuscendo a salvare il passeggero e a provocare pochi danni al materiale, ma rimanendo ferito nell'audace manovra. Cielo di Addis Abeba, 11 ottobre 1936.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito pilota da incursione veloce durante numerosi voli di mitragliamento e bombardamento leggero effettuati in appoggio alle nostre colonne operanti, dimostrava grande sprezzo del pericolo ed alto spirito di sacrificio. Rientrava spesso alla base con l'apparecchio colpito dalla fucileria avversaria. Cielo dell'A.O., settembre-ottobre 1936-XIV.»
  1. ^ Vinse la categoria dilettanti dell'ultimo Gran Premio di Tripoli, svoltosi prima dello scoppio delle ostilità.
  2. ^ Lo Junkers Ju 87 era un ottimo velivolo da bombardamento in picchiata, ma pesante, e la cui vulnerabilità in un combattimento aereo era già stata sperimentata dalla Luftwaffe, mentre il Gloster Gladiator era un agile biplano da caccia, ma a quel tempo già superato dai monoplani.
  3. ^ Già pilota collaudatore del cacciabombardiere di concezione nazionale Savoia-Marchetti S.M.86W.
  4. ^ Gli altri due erano al comando dei sergenti Giampiero Crespi e Beretta.
  5. ^ Secondo un'altra fonte i due aviatori furono catturati dalle truppe greche ancora vivi, ma morirono successivamente in prigionia, forse a causa della ferite riportate.
  1. ^ a b c Mascheroni 2004, p. 40.
  2. ^ a b c d Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 137.
  3. ^ Mascheroni 2004, p. 48.
  4. ^ a b c d e f g h i Mascheroni 2004, p. 54.
  5. ^ a b Aitollo, Sgarlato 2009, p. 26.
  6. ^ a b c d Aitollo, Sgarlato 2009, p. 27.
  7. ^ a b Mascheroni 2004, p. 55.
  8. ^ Mascheroni 2004, p. 53.
  9. ^ Bollettino Ufficiale dispensa 40, pagina 1753.
  10. ^ Registrato alla Corte dei Conti addì 14 giugno 1941-XIX, registro n.27 Aeronautica, foglio n.240.
  • Fabrizio Becchetti e Marco Gueli, Ali straniere in Italia n.2 Gli Stuka della Regia, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2002.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I reparti dell'Aeronautica Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919–1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
Periodici
  • Giacomo Mascheron, Castellamonte, capitale del metallo duro, in I Quaderni di Terra Mina, n. 2, Castellamonte, Tipografia Baima, Ronchetti & C., s.n.c., novembre 2004, pp. 14.
  • Luciana Aitollo e Nico Sgarlato, Con gli Stuka sulla Grecia, in Aviatori Italiani. Le imprese Epiche, vol. 1, Parma, Delta Editrice, gennaio-febbraio 2009, pp. 25-28.