Balbura
Balbura Βάλβουρα | |
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Utilizzo | città |
Localizzazione | |
Stato | Turchia |
Provincia | Burdur |
Mappa di localizzazione | |
Balbura (in greco antico: Βάλβουρα?) è un'antica città dell'Asia Minore, nel nord della Licia, in Turchia.
Il mitico fondatore della città era il ladrone licio Balburos. Balbura apparteneva in epoca tardo ellenistica a una federazione di quattro città (Tetrapolis) sotto la guida di Cibira, che circa nell'84-82 a.C. fu sciolta dai Romani. La città quindi divenne un membro della Confederazione licia e con questa divenne parte della provincia di Licia e Panfilia. Nella tarda antichità, la città era sede di un vescovo; La sede titolare di Balbura della Chiesa cattolica romana risale a questa diocesi antica.
La città sorgeva presso il villaggio turco di Çölkayiği. La collina dell'acropoli si trova a circa 90 metri sopra la piana di Katara, la quale si trova a 460 m sopra il livello del mare. Le rovine occupano uno spazio considerevole su entrambi i lati di un torrente. A Balbura ci sono due teatri; uno è sul lato sud della collina dell'acropoli, e l'altro è in una conca nella parte anteriore della montagna sul lato sud del torrente: la cavità nella montagna formava la cavea. A Katara ci sono anche resti di numerosi templi, e di chiese cristiane. Inoltre, sono conservate alcune tombe, specialmente i sarcofagi. Il nome etnico Βαλβουρεύς si verifica su due iscrizioni almeno a Katara. Il sito è stato scoperto da Hoskyn e Forbes. Balbura faceva parte con altre due città, Bubon e Oenoanda, di un distretto chiamato Cabalia, [1] detto da Strabone Cabalis.
Balbura batteva moneta propria durante l'età ellenistica e durante il regno di Caligola.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Plin. v. 27
- ^ (EN) Stillwell, Richard, MacDonald, William L. e McAlister, Marian Holland, The Princeton encyclopedia of classical sites, su perseus.tufts.edu, Princeton University Press, 1976. URL consultato il 9 dicembre 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) George Ewart Bean, Balbura (Çölkayiği) Turkey, in Richard Stillwell e a. (Ed.): The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton NJ, Princeton University Press, 1976, ISBN 0-691-03542-3.
- C. Naour: Nouvelles inscriptions de Balboura. In: Ancient Society 9 (1978) 165–185.
- Kent J. Rigsby An imperial letter at Balbura. In: American Journal of Philology 100 (1979) 401–407.
- J. J. Coulton, N. P. Milner, A. T. Reyes: Balboura survey. Onesimos and Meleager. Teil 1. In: Anatolian Studies 38 (1988) 121–145. Teil 2: In: Anatolian Studies 39 (1989) 41–62.
- Lionel Bier: The lower theatre at Balboura. In: Anatolian Studies 40 (1990) 69-79
- A. S. Hall, J. J. Coulton: A hellenistic allotment list from Balboura in the Kibyratis. In: Chiron 20 (1990) 109–153.
- D. K. Money: Lions of the mountains. The sarcophagi of Balboura. In: Anatolian Studies 40 (1990) 29–54.
- N. P. Milner: Victors in the Meleagria and the Balbouran élite. In: Anatolian Studies 41 (1991) 23–62.
- C. H. Hallett, J. J. Coulton: The east tomb and other tomb buildings at Balboura. In: Anatolian Studies 43 (1993) 41–68.
- Lionel Bier: The upper theatre at Balboura. In: Anatolian Studies 44 (1994) 27–46.
- J. J. Coulton: The fortifications of Balboura. In: Revue des études anciennes 96 (1994) 329–335.
- Tyler Jo Smith: The Votive Reliefs from Balboura and its Environs, In: Anatolian Studies (1997) 3-49.
- Hansgerd Hellenkemper, Friedrich Hild: Lykien und Pamphylien, Tabula Imperii Byzantini 8. Wien 2004, S. 477–479.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- J. Coulton, BALBURA, in Enciclopedia dell'Arte Antica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1994.