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Clemente Merlo

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Clemente Merlo

Clemente Merlo (Napoli, 2 maggio 1879Milano, 13 gennaio 1960) è stato un linguista e glottologo italiano, noto per essere stato «il più grande dialettologo italiano del primo Novecento»[1].

Figlio del glottologo Pietro Merlo, studiò all'Università degli Studi di Pavia formandosi sugli insegnamenti di Carlo Salvioni; di qui trasse un metodo rigoroso e scientificamente fedele, lontano dalle speculazioni teoriche e dalle sistemazioni aprioristiche che nascondessero le incertezze e le zone d'ombra dei lavori.

Nei suoi studi appare per la prima volta il progetto di sistemare compiutamente l'insieme dei dialetti italiani al di là delle direttrici politiche; in tal senso avanzò più volte la teoria dell'influsso dei sostrati linguistici preromani nell'evoluzione linguistica della penisola.

Nel saggio Graziadio Isaia Ascoli e i canoni della glottologia[2] troviamo il suo programma fermamente fedele ai principi della glottologia e distante dalle sistemazioni idealistiche che miravano ad adombrare la centralità della fonetica in linguistica in favore di una fallita etimologia fonetica di matrice umanistica.

Altro lavoro fondamentale è I nomi romanzi delle stagioni e dei mesi.

Più precisi e linguisticamente importanti i lavori strettamente dialettologici sulle parlate dell'Italia centromeridionale: I continuatori del lat. ille in alcuni dialetti dell'Italia centro-meridionale[3]; I dialetti centro-meridionali e le sorti della declinazione latina[4]; Gli italiani 'amano', 'dicono' e gli odierni dialetti umbro-romaneschi[5]; Della vocale 'A' preceduta o seguita da consonante nasale nel dialetto di Molfetta[6]. In questi studi è messo in evidenza come i dialetti contemporanei si relazionino col tardo latino dando significato ad una variabilità linguistica non altrimenti riducibile nei confini storici tradizionali degli stati italiani.

Opere significative

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Dal 1908 Merlo aveva la cattedra di dialettologia presso l'Università di Pisa. Attorno agli anni venti del 1900 Merlo pubblica i suoi lavori più importanti e più celebri, che hanno dato prestigio anche ai dialetti studiati fino ad allora poco noti e risolti nei dialetti vicini entro distinzioni storico-politiche piuttosto che entro distinzioni glottologiche.

Tali opere rappresentano la prima sistemazione analitica e positiva della fonetica del territorio italiano centrale e meridionale secondo i dettami di una glottologia scientifica moderna e in linea con i metodi contemporanei.

«L'Italia dialettale»

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Con la docenza nella città di Pisa insieme ai vari corsi universitari fondò e diresse la rivista Italia dialettale nel 1924. L'interesse si allargò quindi ai dialetti toscani e a tutto il panorama linguistico italiano; in Concordanze corso-italiane centro-meridionali, insieme all'Atlante linguistico-etnografico italiano della Corsica di Gino Bottiglioni dimostrava come i dialetti della Corsica avessero un sostrato centro-meridionale regredito a seguito della dominazione pisana.

In Lazio sannita ed Etruria latina[9][10] ebbe modo di approfondire quanto già delineato in Fonologia del dialetto di Sora; molte delle differenze linguistiche della penisola italiana sono dovute ai confini etruschi ed italici preromani, di cui restano evidentemente l'aspirazione di -c- intervocalica in Toscana[11] e l'assimilazione dei nessi nd> nn[12] e mb> mm dei dialetti italiani centrali. A questo lavoro seguì poi Il sostrato etnico e i dialetti italiani[13], Studi glottologici del 1934, La Francia linguistica odierna e la Gallia di Giulio Cesare[14] dove lo studioso illustrò i risultati di ricerche linguistiche in Francia.

  • Gli è stata intitolata una via a Pisa.
  1. ^ Luca Serianni, presentazione a Franca Sarro, Il dialetto di Pontecorvo. Fonologia - Morfologia - Lessico, Todi, Ediart, 2005, pp. 9-10, p. 9.
  2. ^ Silloge linguistica dedicata a G.I. Ascoli, G. Chiantore ed., Torino 1930
  3. ^ ZRPh. XXX, pp. 11-15 e 438-454
  4. ^ I dialetti centromeridionali e le sorti della declinazione latina, Firenze 1911
  5. ^ St. Rom. VI, pp. 69-83
  6. ^ Mem. Ist. Lomb. XXIII, p. 265-311
  7. ^ Ann. Univers. Tosc. V, 1920, pp. 121-282. Il saggio è dedicato "alla memoria venerata di Vincenzo Simoncelli
  8. ^ I dialetti di Roma e del Lazio, II, 1922, pp. 1-109
  9. ^ Studi Etruschi, I, 1927;
  10. ^ Italia dialettale III, p. 84-92
  11. ^ L'aspirazione fiorentina, tipica della Toscana settentrionale e prova, secondo il Merlo, di una mescolanza linguistica che distinguerebbe quest'area dall'Etruria latina o Toscana centrale, dove un sostrato etrusco più puro e distante non si è prestato alla mescolanza e ha permesso una maggiore conservazione, congelata, del latino classico, base dei dialetti toscani e poi della lingua italiana.
  12. ^ Quando diventa «quanno», caratteristica dell'Etruria meridionale, dall'Amiata in giù, dove i caratteri italici sono più numerosi, regione linguistica per la quale Merlo coniò la formula e l'appellativo di Lazio sannita.
  13. ^ R. L. Ro. IX e contemporaneamente nell'It. dial. IX, pp. 1-24
  14. ^ Rend. Acc. It. s. VII, vol. 11, 1940
  • Gianfranco Contini, Clemente Merlo e la dialettologia italiana, in «Atti dell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria», XXVI (1961-62), pp. 327–341 (poi ristampato in: G. Contini, Altri esercizi (1942-1971), Torino, Einaudi, 1978, pp. 355–368)
  • Michele Melillo, L'eredità di Clemente Merlo, in «Revue de linguistique romane», XXX (1966), pp. 1–38
  • Giorgio Piccitto, Clemente Merlo. Ricordi di uno scolaro, in «Belfagor», XVI (1961), pp. 104–107

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