Nell'immaginario comune si associa il cratere di origine meteorica a quelli lunari, visibili anche ad occhio nudo, o a quelli fotografati ed esplorati dalle missioni di esplorazione spaziale sui pianeti rocciosi del sistema solare, quali Marte e Mercurio, o sulla totalità dei satelliti che ruotano attorno ai pianeti gassosi. Durante la formazione di ogni sistema planetario esiste infatti un disco di accrescimento che tende ad agglomerarsi portando alla formazione di corpi celesti che a causa della loro crescente forza di gravità si comportano come degli aspirapolvere su scala planetaria e continuando ad attirare corpi dalle dimensioni che vanno dalla polvere ai piccoli asteroidi.
Solo i corpi planetari che hanno un'atmosfera sufficientemente densa, come la nostra Terra o Venere, o satelliti sufficientemente massicci da riuscire a mantenerla, come Titano, hanno una barriera naturale che li preserva da impatti con oggetti astronomici dalla massa contenuta.
Il nostro pianeta non è quindi immune dalla possibilità di attrarre oggetti di varie dimensioni, come tutti gli altri corpi del sistema solare, ma quello che lo preserva da impatti al suolo è la densità atmosferica, la quale creando attrito sulla superficie degli oggetti in caduta ne provoca l'evaporazione o l'esplosione come nel caso dei bolidi.
In un remoto passato, quando il sistema solare era più giovane e il numero di corpi minori tra i pianeti più elevato (e conseguentemente era più elevata la probabilità di un impatto), vi era anche un numero maggiore di oggetti di massa sufficientemente elevata da poter raggiungere la superficie terrestre nel caso di una collisione. Questi, produssero dei crateri da impatto analoghi a quelli visibili ancora oggi sugli altri corpi del sistema solare, privi di un'atmosfera o con un'atmosfera molto tenue. Con il progredire della tecnologia, anche grazie a quanto imparato nelle esplorazioni degli altri pianeti, si è potuto scoprire che i crateri da impatto terrestri, o quello che ne resta, sono più numerosi di quelli riconoscibili con la semplice osservazione visuale della morfologia della superficie terrestre.
La densità di crateri meteoritici facilmente riconoscibili come tali sul nostro pianeta è molto bassa. La Terra è apparentemente povera di crateri perché la sua superficie è continuamente rimodellata dalla orogenesi, dall'erosione idrica ed eolica, dalla tettonica a placche (che genera e distrugge rapidamente i fondali oceanici che costituiscono circa i due terzi della superficie del pianeta) e dalla sedimentazione detritica che copre, nascondendoli, i crateri. L'atmosfera terrestre è invece un efficace filtro che riduce enormemente le possibilità di formazione di crateri di dimensioni inferiori ai 100 metri.