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Cualstibite

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Cualstibite
Classificazione Strunz (ed. 10)4.FB.10[1]
Formula chimica[1]
  • (Cu,Al)3(OH)6[Sb5+(OH)6] (politipo 1M)
  • Cu2AlSb(OH)12 (politipo 1T)
Proprietà cristallografiche
Sistema cristallino[1]
Parametri di cella[1]
  • a = 9,938(1) Å, b = 8,890(1) Å, c = 5,493(1) Å, β = 102,90(1)°, Z = 2 (politipo 1M)
  • a = 9,150(2) Å, c = 9,745(2) Å, Z = 3 (politipo 1M)
Gruppo puntuale3[2]
Gruppo spaziale[1]
  • P21/b (politipo 1M)
  • P3 (politipo 1T)
Proprietà fisiche
Densità misurata3,18(5)[3] g/cm³
Densità calcolata3,25[3] g/cm³
Durezza (Mohs)2[4]
Fratturaconcoidale[1]
Coloreverde-blu[2]
Lucentezzavitrea[2]
Opacitàtrasparente, traslucida[1]
Striscioblu pallido[2]
Diffusionerara
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La cualstibite (simbolo IMA: Casb[5]) è un minerale appartenente al supergruppo dell'idrotalcite e al gruppo omonimo della classe degli idrossidi.

La cualstibite cristallizza politipicamente in due modi diversi:[1]

  • cualstibite-1M, chiamata anche cianofillite[6] con composizione chimica (Cu,Al)3(OH)6[Sb5+(OH)6]; precedentemente riconosciuta dall'IMA come specie a sé stante, ma non più accettata dal 2012 nell'ambito della definizione del supergruppo dell'idrotalcite.[7]
  • cualstibite-1T con composizione chimica[8] Cu2AlSb(OH)12

Etimologia e storia

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Il nome del minarale deriva da una crasi dei suoi principali costituenti: rame (in latino, Cuprum), alluminio e antimonio (in latino, stibium).[3]

Classificazione

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Il minerale è stato approvato dall'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA), quindi non viene elencato nell'ottava edizione della Sistematica dei Minerali secondo Strunz, che è obsoleta dal 1977, ma in parte ancora utilizzata.

Compare invece nella nona edizione aggiornata fino al 2009[9] e continuata sul database "mindat.org". In tale nona edizione, la cualstibite è elencata nella classe "4. Ossidi (idrossidi, V[5,6] vanadati, arseniti, antimoniti, bismutiti, solfiti, seleniti, telluriti, iodati)" e da lì nella sottoclasse "4.F Idrossidi (senza V od U)"; questa è ulteriormente suddivisa in base alla loro struttura, in modo che possa essere trovato nella sezione "4.FB Idrossidi con OH, senza H2O; ottaedri isolati" dove forma il sistema nº 4.FB.10 insieme alla zincalstibite.[4]

Sistematica dei lapis (Lapis-Systematik) di Stefan Weiß la cualstibite si trova nella classe degli "ossidi" e da lì nella sottoclasse degli "idrossidi e idrati ossidici (ossidi contenenti acqua con struttura stratificata)" dove forma il sistema nº IV/F.12-020 insieme a cualstibite-1M, zincalstibite e omsite.

Nella classificazione dei minerali secondo Dana, usata principalmente nel mondo anglosassone, la cualstibite è elencata nella classe degli "antimoniati" e in seguito nella sottoclasse "Antimoniati con formule varie" dove forma il "gruppo della cualstibite" insieme alla zincalstibite con il sistema nº 44.03.10.[4]

Abito cristallino

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La cualstibite cristallizza politipicamente in due modi diversi:

Origine e giacitura

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La cualstibite si forma secondariamente dall'ossidazione dei depositi idrotermali di barite-fluorite; la si trova associata a cornwallite, arsenogoyazite, goethite, barite, fluorite e quarzo.[3]

In Italia il minerale è stato rinvenuto a Forni Avoltri e Comeglians (Friuli-Venezia Giulia) e a Carrara (Toscana).

Altri siti noti sono: Goesdorf (Lussemburgo); Guttaring, Sankt Barbara im Mürztal e Kammern im Liesingtal (Austria); Épinal, Narbonne e Toulon (Francia); Ortenaukreis (qui è stato rinvenuto il politipo 1T,[10] oltre che il politipo 1M), Märkischer Kreis e Kirchen (Germania); Lavreotiki (Grecia); Narvik (Norvegia); Špania Dolina (Slovacchia); Ribes de Freser (Spagna); Anniviers (Svizzera); nella municipalità distrettuale di Namakwa (Sud Africa).[11][12][13]

Forma in cui si presenta in natura

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La cualstibite si presenta sotto forma di rivestimenti, croste o masse di cristalli con dimensioni dell'ordine del micrometro, ma anche in sfere submillimetriche-millimetriche di colore da bianco a celeste (talvolta con tonalità da grigio a verde) e aggregati radiali di colore verde-blu.[14] Il colore del suo striscio è blu pallido.[2]

  1. ^ a b c d e f g h i j (EN) Cualstibite, su mindat.org. URL consultato l'11 ottobre 2024.
  2. ^ a b c d e (EN) Cualstibite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  3. ^ a b c d (EN) Cualstibite (PDF), in Handbook of Mineralogy. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  4. ^ a b c (DE) Cualstibite, su mineralienatlas.de. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  5. ^ (EN) Laurence N. Warr, IMA–CNMNC approved mineral symbols (PDF), in Mineralogical Magazine, vol. 85, 2021, pp. 291–320, DOI:10.1180/mgm.2021.43. URL consultato il 1a ottobre 2024.
  6. ^ (EN) Uwe Kolitsch, Gerald Giester e Thomas Pippinger, The crystal structure of cualstibite-1M (formerly cyanophyllite), its revised chemical formula and its relation to cualstibite-1T, in Mineralogy and Petrology, vol. 107, 5 dicembre 2012, pp. 171–178. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  7. ^ (EN) S.J. Mills et al., Nomenclature of the hydrotalcite supergroup: natural layered double hydroxides, in Mineralogical Magazine, vol. 76, n. 5, 2012, pp. 1289-1336, DOI:10.1180/minmag.2012.076.5.10. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  8. ^ (EN) Elena Bonaccorsi, Stefano Merlino e Paolo Orlandi, Zincalstibite, a new mineral, and cualstibite: Crystal chemical and structural relationships (PDF), in American Mineralogist, vol. 92, 2007, pp. 198-203. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  9. ^ (EN) Ernest Henry Nickel e Monte C. Nichols, IMA/CNMNC List of Minerals 2009 (PDF), su cnmnc.units.it, IMA/CNMNC, gennaio 2009. URL consultato l'11 ottobre 2024 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2024).
  10. ^ (DE) Cualstibite-1T (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  11. ^ (EN) Localities for Cualstibite, su mindat.org. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  12. ^ (DE) Cualstibite (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  13. ^ (DE) Cualstibite-1M (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  14. ^ Marco E. Ciriotti, Steffen Möckel, Günter Blaß e Giorgio Bortolozzi, Cualstibite: ritrovamenti italiani, in Micro, vol. 2006, n. 1, gennaio 2006, pp. 19-24. URL consultato il 12 ottobre 2024.

Collegamenti esterni

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