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Dario Cavallito

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Dario Cavallito
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Calcio
RuoloInterno
Termine carriera1978[1]
Carriera
Giovanili
1957-1961Juventus
Squadre di club1
1960-1961Juventus0 (0)
1961-1962Como19 (1)
1962-1963Juventus0 (0)
1963-1964Parma28 (8)
1964-1965SPAL25 (7)
1965-1966Monza16 (0)
1966-1968Pescara56 (10)
1968-1969Prato27 (5)
1969-1971Lucchese53 (18)
1971-1976Viareggio99+ (44)
1976-1978Ivrea? (?)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Dario Cavallito (Torino, 21 febbraio 1942) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

Era figlio del gestore del bar-ristorante dello Stadio Filadelfia di Torino.[2] Dopo il ritiro si è stabilito definitivamente a Pescara.[3]

Anche i figli Luca e Simone sono calciatori, avendo militato in diverse squadre abruzzesi.[1]

Caratteristiche tecniche

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Giocava come ala, mezzapunta o centravanti.[4] Considerato simile a Omar Sívori[5], era reputato un abile tiratore di punizioni.[5][6]

La rosa della SPAL 1964-65, anno della promozione in Serie A, Cavallito è il primo accosciato da sinistra a fianco di Luigi Pasetti.

Cresce nelle giovanili della Juventus, agli ordini di Renato Cesarini. Con le giovanili bianconere vince il "Trofeo Caligaris" nel 1962[7], il Torneo di Viareggio nel 1961 e il Campionato De Martino nel 1960[8], nel quale subisce un serio infortunio al menisco dopo un contrasto con Sandro Salvadore.[9] Gioca in diverse amichevoli, ma il suo esordio in una gara ufficiale con la prima squadra della Juve avviene nella vittoriosa gara per il terzo posto di Coppa Italia giocata contro il Torino il 29 giugno 1961 e nella medesima gara segna anche una rete.[1][10] Passa poi in prestito al Como in Serie B per poi tornare a Torino e giocare un'altra gara di Coppa Italia il 9 settembre 1962. Torna di nuovo in Serie B con il Parma nel 1963 e l'anno successivo è sempre nella serie cadetta con la SPAL, conquistando con i biancazzurri la promozione in Serie A.[11]

Passa poi al Monza sempre in Serie B e quindi al Pescara allenato dal suo ex compagno di squadra alla SPAL e alla Juve Sergio Cervato, in Serie C.[1] Poi gioca nel Prato, nella Lucchese (con cui realizza 14 reti nel campionato di Serie C 1970-1971[4]) e nel Viareggio, che lo acquista dai rivali rossoneri dopo un blitz di mercato al termine della sessione.[12] Rimane al Viareggio per cinque stagioni, realizzando 44 reti che lo collocano ai primi posti tra i marcatori della società toscana.[13] Chiude la carriera nell'Ivrea,[1] con cui abbandona il calcio professionistico nel 1978.

In Serie B Cavallito ha giocato complessivamente 88 gare.

Competizioni giovanili

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Juventus: 1959-1960
Juventus: 1961
  1. ^ a b c d e Bomber nei tornei dilettanti da Loreto a Francavilla, Il Centro, 17 gennaio 2012, p. 3 - sez. Pescara.
  2. ^ Il granata "traditore" è diventato brasiliano di Giovanni Binda su La Stampa, 2 febbraio 1978.
  3. ^ Da Caroli a Grosso tanti abruzzesi in maglia bianconera, Il Centro, 10 novembre 2012, p. 33.
  4. ^ a b Articolo su Il Tirreno Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., 18 luglio 2001.
  5. ^ a b Quella volta che i rossoneri fecero il tiro a segno: 11-1 Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., Il Tirreno, 18 aprile 2011, p. 7.
  6. ^ Cazzarotto, una punizione alla Cavallito Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., Il Tirreno, 6 settembre 2005, pag.9
  7. ^ Nel "Trofeo Caligaris" Cavallito diventa cannoniere su La Stampa, 29 maggio 1962.
  8. ^ Ecco la Juventus "formato ridotto" su La Stampa, 11 maggio 1960.
  9. ^ Cavallito ci giocò insieme «Gran piede e carattere duro», Il Centro, 5 gennaio 2007, p. 22.
  10. ^ Tabellino su Myjuve.it.
  11. ^ Dal quinto posto alla retrocessione Splendore e decadenza della Spal Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., La Nuova Ferrara, 14 aprile 2006, p. 33.
  12. ^ Zebre-Pantere, un romanzo con 56 capitoli Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., Il Tirreno, 15 agosto 2009, p. 14.
  13. ^ Bonuccelli: A Voghera per proseguire Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive., Il Tirreno, 10 gennaio 1999.

Collegamenti esterni

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