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Epatite infettiva del cane

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L'epatite infettiva del cane è un'infezione epatica acuta dei canidi causata da adenovirus canino di tipo 1 (CAV-1). Il CAV-1 è causa di patologia anche nei lupi, coyote, gli orsi e nella volpe.[1]

I cani si infettano attraverso la via orale o tramite il contatto con urine di animali infetti. Il virus ha una predilezione per gli epatociti, l'epitelio vasale e l'epitelio renale. La replicazione virale avviene inizialmente nelle tonsille, per poi diffondere ai linfonodi locali e, tramite la circolazione sistemica, alle cellule epatiche ed endoteliali.[2]

Gli adenovirus causano necrosi delle cellule infette mediante un effetto citopatico: le lesioni pertanto includono petecchie/ecchimosi diffuse, fibrina sulla capsula epatica ed eventuale raccolta di essudato chiaro peritoneale.[2]

Microscopicamente, la lesione è caratterizzata da focolai di necrosi epatocellulare centrolobulare, che macroscopicamente si rileva come aumento della lobulatura epatica. Oltre alla necrosi centrolobulare, il danno endoteliale dato dall'adenovirus può portare a fenomeni di natura ischemica epatocitaria e quindi ad una necrosi zonale.[2]

La diagnosi di epatite da adenovirus solitamente si basa su segni clinici di patologia epatica acuta nel cane associati a scarsa anamnesi vaccinale.[3] Non esistono segni patognomonici di malattia tuttavia può essere osservata leucocitosi o leucopenia a seconda del tempo trascorso dall'infezione. Gli enzimi epatici (ALT e AST) possono essere aumentati come conseguenza della necrosi epatica. Il danno renale da immunocomplessi può provocare proteinuria.

La diagnosi definitiva si basa sulla sierologia, isolamento virale, immunoistochimica o l'osservazione di corpi inclusi negli epatociti durante l'esame istologico.[3]

Non esiste terapia specifica per il virus: è necessaria terapia fluida intravenosa per compensare le perdite di fluidi causate dal vomito e diarrea, o eventuale trasfusione di sangue in caso di emorragie o coagulopatie.[3]

La vaccinazione regolare è fondamentale per prevenire l'infezione da CAV-1.[3] I vaccini solitamente usati sono isolati di CAV-2, che grazie alla cross-reattività con CAV-1 fornisce una risposta immunitaria senza le conseguenze associate normalmente a vaccinazione con CAV-1. La vaccinazione con virus vivo modificato fornisce una risposta immunitaria duratura ed è sufficiente un richiamo ogni 3 anni.[3]

  1. ^ Carter, G.R; Wise, D.J., A Concise Review of Veterinary Virology., su ivis.org. URL consultato il 10-6-2006.
  2. ^ a b c M. Donald McGavin e James F. Zachary, Patologia veterinaria sistematica, Elsevier, 2010.
  3. ^ a b c d e Stephen J. Ettinger e Edward C. Feldman, Textbook of Veterinary Internal Medicine, vol. 1, Elsevier Saunders, 2005, p. 648-649.
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