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La pattuglia sperduta (film 1954)

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La pattuglia sperduta
Inquadratura iniziale del film: all'alba la pattuglia di soldati sabaudi si prepara per marciare in avanscoperta verso le linee austriache
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1954
Durata92 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33 : 1
Generestorico, bellico
RegiaPiero Nelli
SoggettoFranco Cristaldi, Yvon De Begnac, Piero Nelli, Oscar Navarro
SceneggiaturaFranco Cristaldi, Yvon De Begnac, Piero Nelli, Oscar Navarro
ProduttoreFranco Cristaldi
Casa di produzioneVides
Distribuzione in italianoDiana Cinemat.ca, Ceiad Columbia
FotografiaAlfieri Canavero
MontaggioEnzo Alfonsi
MusicheGoffredo Petrassi
ScenografiaAlberto Da Corte, Arturo Midana
CostumiCarla Simonetti, Vincenzo Gamna
TruccoLibero Politi, Giovanni Ranieri
Interpreti e personaggi
  • Oscar Navarro (Sandro Isola): capitano Salviati
  • Giuseppe Aprà: tenente Airoldi
  • Giuseppe Raumer: sergente Brofferio
  • Annibale Biglione: soldato Barra
  • Giuseppe Natta: soldato Capai
  • Giovanni Cellerini: soldato Ronco
  • Giorgio Luzzati: soldato volontario Valfré
  • Benito Dall'Aglio: soldato Malan
  • Ida Basso: madre del tenente Airoldi
  • Vladi Orengo: ufficiale austriaco
  • Alfredo Zavanone: ufficiale austriaco

La pattuglia sperduta è un film del 1954, diretto da Piero Nelli.

La mattina del 19 marzo 1849, vigilia della seconda fase della prima guerra di indipendenza, una pattuglia dell'esercito piemontese, al comando del capitano Salviati, viene inviata verso le linee austriache per una ricognizione e per stabilire un contatto con le forze che fronteggiano gli imperiali sul Ticino davanti a Pavia.

Non riuscendo a prender contatto con le truppe amiche, il secondo ufficiale del gruppo, il tenente Airoldi, originario dei luoghi, attraversa il Ticino e si dirige verso la propria casa per raccogliere informazioni sui movimenti delle truppe austriache. Raggiunge così i suoi famigliari ma, durante il ritorno, viene individuato dai soldati nemici che lo inseguono sino al fiume. Egli riesce a fuggire, ma un giovane soldato che lo accompagnava viene ucciso.

Il tenente, conoscitore del fiume, lo discende in barca, ritrova la pattuglia e fa rapporto al Capitano, che decide di rientrare nelle proprie linee. Durante il percorso, però, essi si imbattono in un distaccamento austriaco e decidono di attaccarlo, riuscendo a far saltare un deposito di munizioni. Vengono inseguiti per la campagna e si rifugiano in una cascina, dove due dei contadini - uno è un ragazzo - si uniscono a loro.

Gli Austriaci li attaccano ed il ragazzo viene ucciso. I soldati piemontesi riescono a fuggire, ma quando gli Austriaci si impadroniscono della cascina, per rappresaglia fucilano il contadino ed incendiano l'edificio. Nella fuga il tenente Airoldi rimane gravemente ferito e nella giornata muore. Il capitano decide di seppellirlo sul posto, rivolgendo ai soldati parole patriottiche sul senso della loro missione.

I superstiti continuano a vagare incerti per la campagna sino a quando sentono lontano il rombo del cannone e si dirigono verso quella direzione. Ma arrivano tardi, quando la battaglia di Novara è ormai finita con la sconfitta piemontese, e sul campo trovano soltanto rovine e caduti.

Realizzazione del film

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La pattuglia sperduta nasce dall'incontro, avvenuto a Torino, "culla" del cinema italiano[1], tra il produttore Franco Cristaldi ed il regista Piero Nelli, entrambi interessati a realizzare, nei rispettivi campi, la loro prima opera cinematografica, dopo aver prodotto con la loro casa produttrice, "Vides" diversi documentari, tra cui quello, molto noto, sul disastro aereo di Superga.

La marcia dei soldati sabaudi nelle nebbiose risaie della campagna novarese
L'attacco austriaco alla cascina in cui sono nascosti i soldati della pattuglia
Il regista Piero Nelli nel 1953

Quando il titolo del film era ancora Vecchio Regno fu lo stesso regista a illustrarne gli intenti, affermando che «sin dal tempo dell'unità d'Italia il problema della creazione di una narrativa risorgimentale attende la sua risoluzione. il Risorgimento, narrativamente costretto negli schemi di un'aulica retorica di parte, non è andato oltre l'interesse di un fatto folcloristico o regionale». Quindi, secondo Nelli «la via narrativa da seguire per fare un Risorgimento che non sia retorico né bozzettistica [è] quella capace di superare le aureole ed i limiti del tempo (…) capace cioè di raccontare la storia come vita degli uomini[2]».

Le riprese del film, per le quali Cristaldi e Nelli ricorsero alle attrezzature della Fert, durarono circa sei mesi nel corso del gelido inverno 1952 – 53 e si svolsero tutte in Piemonte, in particolare nei i dintorni di Casale Monferrato, nei centri abitati di Moncalieri, Carignano e Brandizzo, ed in alcuni terreni del Novarese e del Vercellese, mentre gli interni furono girati a Torino[3]. Le scarse disponibilità indussero la produzione ad ingegnarsi con mezzi di fortuna: cannoni ricavati da tubi da stufa, affusti da carri agricoli, divise cucite con mezzi artigianali dalla costumista Carla Simonetti (al tempo moglie di Cristaldi), anche se, grazie alla consulenza del torinese Piero Pieri, esperto di storia militare, «nel complesso l'abbigliamento dei fanti piemontesi è reso bene» e «il colpo d'occhio sulle uniformi della fanteria austriaca è buono[4]». Tutto ciò consentì di restare entro l'esiguo budget della produzione che ammontava a soli 18 milioni di lire[5]. Nonostante le ristrettezze, l'entusiasmo dei promotori riuscì a coinvolgere il compositore Goffredo Petrassi che dedicò alla Pattuglia sperduta una delle sue pochissime colonne sonore cinematografiche.

Nessuno degli interpreti, di origini professionali e sociali diverse, era un attore professionista. Secondo la ricostruzione di Renzo Fiammetti «molti degli uomini che lavoravano al film avevano partecipato alla Resistenza [ed] alcune scene del film vedono la pattuglia agire come una banda partigiana[6]», il che comportò anche alcune forzature come la scena della rappresaglia, con la fucilazione di un contadino e l'incendio della sua cascina, dato che «i soldati austriaci nel contesto di quella guerra non compirono atti di quel genere nei confronti della popolazione[7]». L'interpretazione principale, quello del capitano Salviati (che nella finzione del film è napoletano), fu affidata ad Oscar Navarro, un intellettuale torinese che volle per riservatezza essere presentato come Sandro Isola, usando il cognome della madre,[8]. Il non professionismo degli attori fu enfatizzato nei titoli di testa: «Gli interpreti di questo film non sono attori professionisti. Nella vita sono borghesi, intellettuali, artigiani, operai, come quelli che al tempo del Risorgimento e dell'Unità fino ai giorni più vicini, sempre sono stati protagonisti della storia d'Italia nella cattiva e nella buona sorte».

Le riprese della Pattuglia sperduta terminarono nel febbraio 1953[12], ma il film uscì quasi un anno e mezzo dopo, a causa del tempo che si rese necessario dapprima per le attività di montaggio e doppiaggio dei non professionisti (tra i doppiatori anche Luigi Pavese) e poi per la ricerca di una casa di distribuzione. «Nel cercare un distributore – ha detto il produttore Cristaldi - sono venuto a Roma ed ho atteso per ben due mesi per poter parlare con qualcuno». Alla fine il film ottenne due distribuzioni: una da parte della "Columbia Ceiad" e l'altra dalla "Diana Cinematografica", ma dopo essere stato ridotto di circa 15 minuti e con un titolo che richiamava un'opera del 1934 di John Ford The lost patrol. A causa di questi ritardi La pattuglia sperduta andò nelle sale nell'estate del 1954 e, come scrisse la rivista Cinema, «compare in piena canicola, relegata in un cantuccio della stagione morta, con la certezza quindi di una resa economica disastrosa[13]».

Risultato economico

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La facile previsione di Cinema fu pienamente rispettata. Gli incassi del film non raggiunsero infatti neppure i 30 milioni di lire[14], come anche Cristaldi, ha successivamente confermato[5]. L'insuccesso economico spense molti entusiasmi. Il regista Nelli, presentando il film, aveva scritto che «Cristaldi intende non limitarla ad un fatto casuale o sporadico della società; qualora il pubblico dimostri il proprio favore per questo genere di film, esso potrà essere l'inizio di un filone narrativo[2]». Ma questi propositi non si realizzarono: Cristaldi si trasferì a Roma, dove diede avvio alla sua brillante carriera di produttore realizzando nello stesso 1954 Il seduttore, un film con Alberto Sordi, opera di un genere e con finalità commerciali completamente diversi.

Oscar Navarro - a sinistra - con lo pseudonimo di Sandro Isola ha interpretato il capitano Salviati, qui in una scena con Giuseppe Raumer, nel ruolo del sergente Brofferio
Scena del film con un soldato (Annibale Biglione. nella vita un affermato pittore torinese) ed una comparsa nei panni di una giovane contadina novarese

L'anticonformismo. Tutti i commenti su La pattuglia sperduta hanno evidenziato quello che il critico Guido Aristarco definì come «sforzo di operare in senso anticonformistico, di allontanarsi dallo schema oleografico, apologetico, cartaceo, da personaggi astratti e mitologici[15]» con cui era stata sempre affrontata dal cinema la tematica Risorgimentale. Questa considerazione finì per porre in secondo piano il giudizio intrinseco sul film. «Chi volesse giudicare rigidamente – scrisse Cinema - l'operato del regista potrebbe anche essere indotto ad uno spicciativo giudizio di condanna, [ma] con tutto questo sembra doveroso aprire un credito a Piero Nelli. In grazia (…) della indiscutibile serietà con cui si è accostato al suo primo impegno, egli ha diritto ad una certa fiducia[13]». Sulla stessa linea il parere espresso da Bianco e Nero secondo cui «nonostante le molte ingenuità, gli evidenti scompensi strutturali ed i palesi squilibri di ritmo, il film è meritevole di una certa considerazione, per la presenza di alcune sequenze felici ed un uso efficace di interpreti non professionisti[16]».

Rapporto con il neorealismo. Anche La pattuglia sperduta non poté sottrarsi alla valutazione del rapporto con il neorealismo. «Quando il cinema italiano – ha scritto Massimo Mida - si è occupato del nostro Risorgimento lo ha fatto in modo non realistico, Nelli ci ha saputo offrire il ritratto di un'epoca: niente oleografia, niente retorica per avallare una concezione convenzionale del Risorgimento[17]». Anche il Corriere della sera osservò che «il film è opera nobile, anche se ambiziosa; fioriscono episodi di realismo e non mancano motivi di commozione[18]». Lo stesso regista considerò il suo film «l'ultimo del neorealismo, e non solo l'ultimo cronologicamente; il punto estremo in cui il neorealismo della cronaca approdò al territorio della storia[5]». Ma, secondo il Morandini, «il tentativo di accostare il neorealismo alla storia è solo parzialmente riuscito».

Interpretazione storico - sociale. Alcuni commenti hanno messo maggiormente in rilievo la relazione tra il film ed il momento storico in cui fu realizzato. Gianpiero Brunetta spiega così l'origine culturale del film: «Per quanto riguarda i film sul Risorgimento è avvenuto un fatto nuovo: la pubblicazione dell'interpretazione gramsciana ha rilanciato il dibattito storiografico. A questo dibattito guardano in misura e modi differenti non solo Visconti con Senso, ma anche Alessandrini con Camicie Rosse, Mario Costa con Cavalcata d'eroi ed il film di Nelli; nel breve volgere di pochi anni la concentrazione tematica è tutt'altro che casuale. Ne La pattuglia sperduta viene mostrato il distacco tra forze popolari e quadri militari[19]».

Giuseppe Aprà, un medico, ha interpretato il ruolo del Tenente Airoldi

Anche il Mereghetti scorge nel film «notazioni di classe vicine alla lezione gramsciana [per] la sottolineatura delle sofferenze subite dal popolo che ne fanno un'opera innovativa e, nella sua scelta anti spettacolare, coraggiosa»[20]. mentre Aristarco rileva che «quegli uomini combattono anche perché nell'unità vedono la possibilità di un lavoro[15]».

Commenti successivi

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La convergenza in quei pochi anni di diversi autori sulla tematica risorgimentale fece nascere delle speranze («Forse Senso è l'avvio di una serie di film storici ?» si chiedeva Massimo Mida[17]), che andarono deluse. Già pochi anni dopo Aristarco, che pure aveva apprezzato il film all'uscita, contestò il fatto che «gli otto componenti della pattuglia hanno un valore simbolico e vogliono sottolineare che tutti, intellettuali e contadini, hanno contribuito in eguale misura e stretta concordia al moto risorgimentale[21]. In seguito però Gianni Rondolino ha definito La pattuglia sperduta «un coraggioso tentativo di rileggere criticamente il nostro Risorgimento, rimasto senza seguito[22]», mentre Vittorio Spinazzola ha sostenuto che il film di Nelli «poteva rappresentare un primo esempio di revisionismo risorgimentale[23]». Ma in conclusione, come ha scritto Casadio, a parte questa e poche altre eccezioni, «fino al 1962 i film risorgimentali sono di un conformismo e di una retorica di carattere scolastico e possono essere perfettamente sovrapponibili ad analoghi film girati in periodo fascista[9]».

  1. ^ Cfr. tra gli altri Miracolo a Torino di Stefano Della Casa, La Stampa Edit. 2003, ISBN 88-7783-144-8.
  2. ^ a b Articolo di Nelli in Cinema nuovo, n. 8 del 10 aprile 1953.
  3. ^ a b Monografia del film, cit. in bibliografia, cap. "Primo e secondo Risorgimento" di Renzo Fiammetti, pag. 45.
  4. ^ Monografia del film, cap. "Storia e cinema" di Paolo Cirri, pag. 21.
  5. ^ a b c Dichiarazioni in Retrociak, programma Rai nel 1973, poi riprodotto anche nel dvd del film.
  6. ^ Monografia del film, cit. in bibliografia, cap."Primo e secondo Risorgimento", pag. 61.
  7. ^ Recupito, monografia del film, cap. "Tra cinema e storia", pag. 37.
  8. ^ Cfr. Aldo Cazzullo, in I ragazzi di via Po, Mondatori, 1997 (ISBN 88-04-43075-3), pag. 94.
  9. ^ a b La guerra al cinema, cit. in bibliografia, pag. 15.
  10. ^ Il risorgimento nel cinema italiano, cit. in bibliografia, pag. 5.
  11. ^ Argentieri ne La censura nel cinema italiano, cit. in bibliografia, pag. 86.
  12. ^ Notizia in Cinema, n. 103 del 10 febbraio 1953.
  13. ^ a b Articolo di Giulio Cesare Castello in Cinema, n. 139 del 10 agosto 1954.
  14. ^ Su questo dato concordano il Dizionario del Cinema Italiano ed il Catalogo Bolaffi, che situa il film nel 1953, anno di produzione.
  15. ^ a b Cinema nuovo, n. 43 del 25 settembre 1954.
  16. ^ Nino Ghelli, Bianco e nero, n. 7, luglio 1954.
  17. ^ a b Eco del cinema e dello spettacolo, n. 69 del 31 marzo 1954.
  18. ^ Filippo Sacchi, Corriere della sera del 22 luglio 1954.
  19. ^ Storia del cinema italiano, cit. in bibliografia, vol. 3°, pag. 567.
  20. ^ Il Mereghetti. Dizionario dei film, cit. in bibliografia
  21. ^ Risorgimento senza film in Cinema nuovo, n.151, maggio - giugno 1961
  22. ^ Storia del cinema, cit. in bibliografia, vol. 2°, pag. 556.
  23. ^ Cinema e pubblico. cit. in bibliografia, pag 137.
Altre fonti
  • Mino Argentieri, Le censura nel cinema italiano, Roma, Editori Riuniti, 1974, ISBN non esistente
  • Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano - vol.3, Dal neorealismo al miracolo economico (1945 - 1969), Roma, Editori Riuniti, 1982, ISBN 88-359-0024-7
  • Gianfranco Casadio, La guerra al cinema. I film di guerra nel cinema italiano. vol. 1° Dal Risorgimento alla Seconda Guerra mondiale. Ravenna, Longo, 1997, ISBN 88-8063-131-4
  • Roberto Chiti e Roberto Poppi, Dizionario del Cinema Italiano – volume II (1945-1959), Roma, Gremese, 1991, ISBN 88-7605-548-7
  • Ornella Levi (a cura di), Catalogo Bolaffi del cinema italiano, Torino, Bolaffi, 1967, ISBN non esistente
  • Domenico Meccoli (a cura di), Il Risorgimento italiano nel teatro e nel cinema (Il capitolo sul cinema è stato scritto da Guido Cincotti), Roma, Editalia, 1961, ISBN non esistente
  • Paolo Mereghetti, Il Mereghetti. Dizionario dei film, Milano, Baldini & Castoldi, 2000, ISBN 88-8089-718-7
  • Gianni Rondolino, Storia del Cinema, Torino, UTET, 1988, ISBN 88-7750-125-1
  • Pier Marco Santi, Il Risorgimento nel cinema italiano, Roma, Edizioni Rivista Militare, 1987, ISBN non esistente
  • Vittorio Spinazzola, Cinema e pubblico. Spettacolo filmico in Italia 1945 - 1965, Milano, Bompiani, 1974, ISBN non esistente

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