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Le furberie di Scapino

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Le furberie di Scapino
Commedia in tre atti
Frontespizio della prima edizione
AutoreMolière
Titolo originaleLes fourberies de Scapin
Lingua originale
Generecommedia
AmbientazioneA Napoli
Composto nel1671
Prima assoluta24 maggio 1671
Théâtre de la Salle du Palais-Royal di Parigi
Personaggi
  • Argante, padre di Ottavio e di Zerbinetta
  • Geronte, padre di Leandro e di Giacinta
  • Ottavio, figlio di Argante e innamorato di Giacinta
  • Leandro, figlio di Geronte e innamorato di Zerbinetta
  • Zerbinetta, creduta zingara e riconosciuta come figlia di Argante, innamorata di Leandro
  • Giacinta, figlia di Geronte e innamorata di Ottavio
  • Scapino, scaltro servo di Leandro
  • Silvestro, servo di Ottavio
  • Nerina, nutrice di Giacinta
  • Carlo, nullafacente
  • Due uomini
 

Le furberie di Scapino è una commedia in tre atti scritta nel 1671 dal commediografo francese Molière.

Ispirata al Phormio di Terenzio, fu rappresentata la prima volta al Théâtre de la Salle du Palais-Royal di Parigi il 24 maggio 1671, ma ebbe scarso successo, tanto che venne replicato solo 18 volte e mai più ripreso fino alla morte dell'autore.[1]

La storia si svolge a Napoli. Approfittando dell'assenza di suo padre Argante, il giovane Ottavio ha sposato Giacinta, una ragazza bellissima ma povera; il suo amico fraterno Leandro si è invece innamorato di Zerbinetta, un'ammaliante zingarella. La situazione però si complica: Argante ritorna inaspettatamente, con l'intenzione di maritare Ottavio con la figlia che Geronte, padre di Leandro, ha avuto con una nobildonna di Taranto, della quale nessuno conosce il nome; Leandro sa inoltre che il suo taccagno padre non acconsentirà mai al matrimonio con Zerbinetta. I due amici si rivolgono così a Scapino, servitore di Geronte e di Leandro, che con la sua furbizia cercherà di sistemare le cose.

Venuto a sapere del matrimonio di Ottavio, Argante s'infuria con Silvestro, al quale prima di partire aveva raccomandato di tenere d'occhio il figlio perché non si compromettesse, cosa che invece è accaduta. Scapino racconta al suo padrone che Giacinta è nobile e che, pur se innamorato di lei, Ottavio non intendeva disobbedirgli; i parenti della ragazza, però, lo avevano sorpreso in sua compagnia e lo avevano costretto a sposarla, altrimenti lo avrebbero ucciso. Argante crede a questa versione e perdona Ottavio.

Nel frattempo la carovana di Zerbinetta sta per partire, e gli zingari porteranno via la ragazza se Leandro non la riscatterà con la somma di cinquecento scudi. Scapino s'inventa allora un'altra fandonia: racconta a Geronte che suo figlio è stato rapito dai saraceni, che lo venderanno come schiavo se lui non pagherà il riscatto. Pur di non perdere il suo denaro, Geronte arriva addirittura a proporre a Scapino di offrirsi lui stesso come prigioniero in cambio del figlio; ma grazie alla persuasività di Scapino, alla fine gli consegna i cinquecento scudi.

A questo punto Scapino decide di punire la superbia dei due vecchi padroni: racconta ad Argante che il fratello di Giacinta ha saputo che egli aveva tentato di mandare all'aria il matrimonio con sua sorella facendo sposare a Ottavio la figlia di Geronte, e che quindi ora esige vendetta; col pretesto di salvarlo, fa entrare il vecchio dentro un sacco e inizia a bastonarlo, fingendo di essere l'inesistente fratello di Giacinta. Successivamente fa lo stesso con Geronte, ma mentre è intento a bastonarlo viene scoperto dall'uomo e deve fuggire per non essere punito a sua volta. Mentre torna a casa, Geronte incontra Zerbinetta, la quale, felice per essere stata salvata e ignara di parlare con suo suocero, gli svela l'inganno orchestrato da Scapino per carpirgli i soldi.

Geronte, furioso, minaccia di diseredare Leandro e di mandare a morte Scapino; chiede inoltre ad Argante che il matrimonio tra Ottavio e Giacinta sia annullato e che il ragazzo sposi, come previsto, la sua ignota figlia. Tutto sembra perduto, quando una balia rivela che in realtà la figlia di Geronte è a Napoli da molti giorni: si tratta di Giacinta.

Il matrimonio tra Ottavio e Giacinta viene celebrato, ma Geronte rifiuta ancora che Leandro sposi Zerbinetta. Durante la cerimonia, però, Argante nota che la zingarella porta un braccialetto con lo stemma della sua famiglia: grazie a esso comprende che la ragazza è in realtà sua figlia, rapita dagli zingari quando era molto piccola. A questo punto Geronte è ben felice di maritare suo figlio con la figlia di Argante. I due vecchi sono però ancora furiosi con Scapino, il quale tuttavia rientra in scena gravemente ferito a causa di una brutta caduta; prossimo alla morte, il servo chiede come ultimo desiderio il perdono da parte dei suoi padroni, che glielo accordano. Una volta perdonato Scapino rivela di essere in perfetta forma, e di essersi finto moribondo solo per ottenere il perdono; tuttavia i personaggi sono ormai tutti felici e contenti e si apprestano a organizzare un banchetto, durante il quale Scapino siederà a capotavola.

Il personaggio di Scapino

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Scapino è stato inventato da Molière come maschera francese della commedia dell'arte. Infatti la maschera ha molto da condividere con il cafone veneto Zanni, vecchio servo di Pantalone, e con il buffo Brighella.

  1. ^ (FR) Les Fourberies de Scapin, su comedie-francaise.fr. URL consultato il 27 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016).

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