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Lingua osca

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Disambiguazione – "Osco" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Osco (disambigua).
Osco
Parlato inSannio, Campania, Lucania, Apulia e Bruzio
Periodoattestata dal VI secolo a.C.
Locutori
Classificaestinta
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue italiche
  Osco-umbro
   Osco
Codici di classificazione
ISO 639-3osc (EN)
Glottologosca1245 (EN)
Carta linguistica del Sud Italia nell'eta del ferro.
Legenda: I8=lingua osca, I7=dialetti sabellici, I6=volsco, I9=siculo, IE2=messapico, G1-G2-G3=greco, N2=etrusco, N6=elimo, N7=sicano, color ocra=fenicio.

L'osco era una lingua indoeuropea (appartenente alla famiglia osco-umbra) in uso presso gli Osci, nome con cui si intendeva un insieme alquanto eterogeneo di popoli italici. L'area di diffusione della lingua osca comprendeva, in epoca preromana, una larga parte dell'Italia meridionale.

Era parlato nel Sannio, nella Campania antica, nella Lucania, nell'Apulia e nel Bruzio, anticamente almeno fin nelle Serre calabresi (un'iscrizione locale in osco arcaico risale infatti al VI secolo a.C.[1]). In lingua osca erano anche le legende delle monete locali reperite nelle città dell'antica Apulia (III secolo a.C.[2]) benché soltanto nel nord della regione le legende fossero esclusivamente in lingua osca, mentre più a sud prevalevano le legende trilingui (in osco, greco e messapico[3]). La lingua arrivò anche in Sicilia, a Messana[4]. Le iscrizioni più importanti risalgono però al II secolo a.C. e provengono dal Sannio (la Tavola Osca) dalla Campania (il Cippus Abellanus) e dall'area apulo-lucana (la Tabula Bantina).

L'osco era scritto in alfabeto latino, alfabeto greco, così come in una serie di varietà degli antichi alfabeti italici. Esisteva anche una forma di alfabeto osco, adattamento dell'alfabeto etrusco.

Distribuzione dei popoli italici intorno al V secolo a.C.; in grigio chiaro l'area di diffusione della lingua osca.

I dialetti oschi comprendono le varietà dei Sabini, Sanniti, Peligni, Vestini, Marrucini, Frentani, Marsi, Lucani, Apuli e Bruzi.

L'osco mostrava molti aspetti in comune con il latino, benché vi fossero anche vistose differenze e molti gruppi di parole comuni in latino erano assenti e rappresentati da forme interamente differenti. Per esempio, il verbo latino volo, vis, volui, velle, e altre forme simili provenienti dalla radice del proto-indoeuropeo *wel- ('volere') erano rappresentati da parole derivate da *gher- ('desiderare'): l'osco herest ('desidererà, vorrà') in contrasto con il latino vult. Il latino locus (luogo, posto) era assente e rappresentato forse da slaagid, hapax presente nel Cippus Abellanus variamente etimologizzato e recentemente ricondotto a un toponimo sovrapponibile all'antica forma osca[5].

La fonologia osca ha anche evidenziato differenze dal latino: in osco 'p' al posto del 'qu' latino (osco pis, latino quis); 'b' al posto della 'v' latina; 'f' mediale invece della 'b' e della 'd' (osco mefiai, latino mediae).

Considerato il più conservatore di tutte le lingue italiche conosciute, l'osco rivaleggia solo con il greco nel mantenere intatto il sistema ereditato di vocale + i dittonghi.

Permangono ancora iscrizioni in caratteri greci, etruschi e latini in Campania. Iscrizioni osche si possono ancora riconoscere su alcune facciate di case ed edifici di Pompei, dove in epoca romano-repubblicana veniva ancora parlato l'osco.

Una ricca collezione di iscrizioni osche è - di conseguenza - conservata nel museo archeologico nazionale di Napoli, nella sezione epigrafica.

Molte parole dialettali utilizzate nelle varie zone dell'Italia centro-meridionale presentano elementi di sostrato di derivazione osca.

L'osco era scritto con l'alfabeto latino, quello greco e anche con un alfabeto proprio.

Di seguito l'alfabeto osco originale, con la sua traslitterazione:

𐌀 𐌁 𐌂 𐌃 𐌄 𐌅 𐌆 𐌇 𐌉 𐌊 𐌋 𐌌 𐌍 𐌐 𐌓 𐌔 𐌕 𐌖 𐌚 𐌝 𐌞
a b g d e v z h i k l m n p r s t u f í ú

La z è pronunciata [t͡s]. Le lettere ú e í sono derivate graficamente da u e i e non appaiono nei testi più antichi. La ú rappresenta il suono [o], e í è una [ẹ] chiusa. Vocali doppie sono usate per indicare suoni lunghi; l'eccezione è la i lunga che è scritta .[senza fonte]

A volte, come già visto, l'osco è scritto con gli alfabeti latino o greco.

Se è scritto in latino allora la z non rappresenta [t͡s] ma invece [z], che non è scritta differentemente da [s] nell'alfabeto osco.

Heta, assieme a una variante disegnata per l'uso tipografico moderno.

Se è usato l'alfabeto greco, esso è identico a quello normale, con l'aggiunta di heta per il suono corrispondente a h (ovvero [h] o [x]) e un'altra lettera per il suono indicato nell'alfabeto osco dalla v. Le lettere η e ω non indicano la quantità. A volte i gruppi ηι e ωϝ indicano i dittonghi /ei/ e /ou/ mentre ει e sono usati per indicare i monotonghi /í/ e /uu/ nell'alfabeto osco. Altre volte ει e sono usati per indicare dittonghi, nel qual caso o indica il suono /uu/.[senza fonte]

Relazione tra osco e greco

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Esisteva una significativa relazione tra la lingua osca e il greco nell'Italia meridionale in epoca preromana. Tale relazione è esplorata attraverso l'analisi della documentazione epigrafica in lingua osca e alfabeto greco restituita da siti e comunità della Lucania, del Bruzio e dalla Messana mamertina.[6]

L'evidenza epigrafica testimonia la diffusa pluralità linguistica propria dei comparti regionali meridionali dell'Italia antica ed è in grado di restituire uno spaccato storico-politico e sociale della quotidianità formale e informale delle comunità, della loro composizione etnica e delle relazioni interne ed esterne dei rispettivi abitanti.[6]

Vengono analizzate in dettaglio le diverse categorie di testi osco-greci, tra cui dediche alle divinità, defixiones, documenti giuridici, iscrizioni pubbliche e private. Ad esempio, nelle dediche votive emerge una struttura testuale in cui il teonimo, generalmente al genitivo, è isolato nella parte finale, un aspetto che potrebbe considerarsi un'innovazione osca meridionale rispetto ai formulari greci e oschi centro-settentrionali. Le defixiones osco-greche mostrano invece una notevole influenza delle pratiche defissorie greche, siceliotee italiote, sulla mentalità, il linguaggio e la prassi osca.[6]

Nel complesso, emergono tracce di interazione linguistica tra greco e osco, il cui grado e qualità variano in base ai generi testuali, in prospettiva sincronica, diacronica e territoriale. Sono effettuate anche comparazioni con altre realtà pluri- o bilingui dell'Italia antica, come quella campano-sannitica, le comunità italiote e siceliote, evidenziando punti di contatto e divergenza nell'elaborazione dei rispettivi linguaggi epigrafici.[6]

La struttura morfologica dell'osco è quella tipica delle lingue indoeuropee e pertanto molto simile a quella latina. L'osco presenta sei casi (il caso vocativo non è attestato), due numeri e cinque declinazioni. La morfologia verbale è anch'essa simile a quella latina: tre modi, cinque tempi (il piuccheperfetto non è attestato), cinque modi verbali indefiniti, due diatesi e quattro coniugazioni.[7].

Prima declinazione

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La differenze tra osco e latino, nei riguardi della prima declinazione, sono: la desinenza -ad dell'ablativo singolare per il primo contro l'uscita in -ā del latino classico, ma in concordanza col latino arcaico (puellād); l'uscita in -as per il genitivo singolare, soppiantata nel latino classico da -ae, ma presente in forme più arcaicizzanti (pater familiās); la conservazione della s intervocalica nel genitivo plurale, anch'essa in comune col latino arcaico (puellāsom).

singolare plurale
Nominativo -as
Genitivo -as -asúm
Dativo -aí -aís
Accusativo -am -ass
Ablativo -ad -aís
Locativo -aí -aís

Applicata nel caso della parola víú "via".

singolare plurale
Nominativo ú as
Genitivo as asúm
Dativo aís
Accusativo am ass
Ablativo ad aís
Locativo aís

Seconda declinazione

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Le principali differenze col latino sono: la caduta della desinenza -os latina nel nominativo singolare (-us per il latino classico) e l'uscita in -ús nel plurale contro quella in -oī del latino (-i nel latino classico); la desinenza -eís del genitivo sul calco della terza declinazione, contro l'uscita in -oī del latino arcaico[7]; la desinenza -oī del latino arcaico è resa con -úí (da leggersi oi) per quanto riguarda il caso dativo; il locativo ha la conservazione della desinenza -eí in opposizione ad -i o -oi latine; per i casi accusativo e ablativo valgono le stesse considerazioni della prima coniugazione.

  • Sostantivi maschili e femminili.
singolare plurale
Nominativo - -ús
Genitivo -eís -úm
Dativo -úí -úís
Accusativo -úm -úss
Ablativo -úd -úís
Locativo -eí -úís
  • Sostantivi neutri.
singolare plurale
Nominativo -úm
Genitivo -eís -úm
Dativo -úí -úís
Accusativo -úm
Ablativo -úd -úís
Locativo -eí -úís

Declinazione del sostantivo maschile húrz "tempio".

singolare plurale
Nominativo húrz húrtús
Genitivo húrteís húrtúm
Dativo húrtúí húrtúís
Accusativo húrtúm húrtúss
Ablativo húrtúd húrtúís
Locativo húrt húrtúís

Radice in -i.

  • Sostantivi maschili e femminili.
singolare plurale
Nominativo - -iús
Genitivo -ieís -iúm
Dativo -iúí -iúís
Accusativo -iúm -iúss
Ablativo -iúd -iúís
Locativo -ieí -iúís
  • Sostantivi neutri.
singolare plurale
Nominativo -im -iú
Genitivo -ieís -iúm
Dativo -iúí -iúís
Accusativo -im -iú
Ablativo -iúd -iúís
Locativo -ieí -iúís

Terza declinazione

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Come nel latino anche nell'osco i sostantivi di tale declinazione si suddividono in gruppi: consonantico e vocalico. La più evidente singolarità è la desinenza in -uf del nominativo singolare nel tema consonantico nasale.

Tema vocalico in i.

  • Sostantivi maschili e femminili.
singolare plurale
Nominativo - -is
Genitivo -eís -íúm
Dativo -eí -ífs / -íss
Accusativo -úm ?
Ablativo -íd -ífs / -íss
Locativo ? ?

Declinazione della parola aídil "edile".

singolare plurale
Nominativo aídil aídilis
Genitivo aídileís aídilíúm
Dativo aídil aídilífs
Accusativo aídilíúm ?
Ablativo aídilíd aídilífs
Locativo ? ?

Radice consonantica "muta".

  • Sostantivi maschili e femminili.
singolare plurale
Nominativo -s -s
Genitivo -eís -úm
Dativo -eí -ís
Accusativo -úm -s
Ablativo -úd -ís
Locativo ? ?
  • Sostantivi neutri.

Non attestati.

Declinazione della parola meddíss "magistrato".

singolare plurale
Nominativo meddíss meddíss
Genitivo medíikeís medíkúm
Dativo medík medíkís
Accusativo medíkúm medíks
Ablativo medíkúd medíkís
Locativo ? ?

Radice liquida.

singolare plurale
Nominativo -r -r
Genitivo -eís -úm
Dativo -eí -ís
Accusativo -úm -rs
Ablativo -úd -ís
Locativo -? -?

Declinazione della parola patír "padre".

singolare plurale
Nominativo patír patír
Genitivo patereís paterúm
Dativo pater paterís
Accusativo paterúm paters
Ablativo paterúd paterís
Locativo ? ?

Radice nasale.

singolare plurale
Nominativo -uf -ns
Genitivo -eís -úm
Dativo -eí -ís
Accusativo -úm -?
Ablativo -úd -íss
Locativo -? -?

Declinazione del sostantivo femminile tríbarakkiuf "edificio".

singolare plurale
Nominativo tríbarakkiuf tríbarakkins
Genitivo tríbarakkineís tríbarakkinúm
Dativo tríbarakkin tríbarakkinís
Accusativo tríbarakkinúm ?
Ablativo tríbarakkinúd tríbarakkiís
Locativo ? ?

Quarta declinazione

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A causa del ridotto numero di sostantivi appartenenti a tale classe, la maggior parte delle desinenze sono sconosciute.

singolare plurale
Nominativo -? -?
Genitivo -ús -?
Dativo -? -?
Accusativo -ím -?
Ablativo -íd -?
Locativo -? -?

Quinta declinazione

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Della quinta declinazione si conosce solo la desinenza del nominativo singolare -es e del dativo singolare -í, come nel sostantivo Kerres "Cerere".

Esempio di testo osco

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Dal Cippo abellano, lato B:

ekkum[svaí píd herieset
trííbarak[avúm tereí púd
liímítú[m] pernúm [púís
herekleís fíísnú mefi[ú
íst, ehtrad feíhúss pú[s
herekleís fíísnam amfr
et, pert víam pússtíst
paí íp íst, pústin slagím
senateís suveís tangi
núd tríbarakavúm lí
kítud. íním íúk tríba
rakkiuf pam núvlanús
tríbarakattuset íúk trí
barakkiuf íním úíttiuf
abellanúm estud. avt
púst feíhúís pús físnam am
fret, eíseí tereí nep abel
lanús nep núvlanús pídum
tríbarakattíns. avt the
savrúm púd eseí tereí íst,
pún patensíns, múíníkad ta[n
ginúd patensíns, íním píd e[íseí
thesavreí púkkapíd ee[stit
a]íttíúm alttram alttr[ús
h]erríns. avt anter slagím
a]bellanam íním núvlanam
s]úllad víú uruvú íst . edú
e]ísaí víaí mefiaí teremen
n]iú staíet.

  1. ^ Luigi Pareti, Storia della regione lucano-bruzzia nell'antichità, 1997, p. 55.
  2. ^ Teano Apulo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Salvemini Biagio, Massafra Angelo, Storia della Puglia. Dalle origini al Seicento, Laterza.
  4. ^ L. R. Palmer, The Latin language, London, 1961, p. 5
  5. ^ Alberto Manco, Sull'osco *sl(a)gi-, Napoli, UNO, 2006 (Università degli studi di Napoli "L'Orientale". AIΩN sezione Linguistica, 28), pp. 273-275.
  6. ^ a b c d Katherine McDonald, Oscan in Southern Italy and Sicily: Evaluating Language Contact in a Fragmentary Corpus, Cambridge University Press, 2015, pp. XIX, 306, ISBN 978-1-107-10383-2.
  7. ^ a b Carl Darling Buck, A grammar of Oscan and Umbrian : with a collection of inscriptions and a glossary, Boston, 1904

Profili linguistici:

  • Prosdocimi, A.L. 1978. «L’osco». In Lingue e dialetti dell’Italia antica, a cura di Aldo Luigi Prosdocimi, 825–912. Popoli e civiltà dell’Italia antica 6. Roma - Padova: Biblioteca di storia patria.

Studi:

  • Planta, R. von 1892-1897. Grammatik der oskisch-umbrischen Dialekte. 2 voll. Strassburg: K. J. Trubner.
  • Buck, C. D. 1904. A Grammar of Oscan and Umbrian. Boston: Ginn & Company.
  • Vittore Pisani, Le lingue dell'Italia antica oltre il Latino, Rosenberg & Sellier, 1964. ISBN 9788870110241
  • Rex, W., Petrocchi, A. 2019. Grammatica delle Lingue Sabelliche dell’Italia Antica. München: LINCOM GmbH. [ed. inglese. 2007]
  • Untermann, J. 2000. Wörterbuch des Oskisch-Umbrischen. Heidelberg: C. Winter.
  • McDonald, Katherine. 2015. Oscan in Southern Italy and Sicily: Evaluating Language Contact in a Fragmentary Corpus. Cambridge: Cambridge University Press. https://doi.org/10.1017/CBO9781316218457.
  • Zair, Nicholas. 2016. Oscan In The Greek Alphabet. Cambridge: Cambridge University Press. https://doi.org/10.1017/CBO9781107706422.

Testi:

  • Janssen, H.H. 1949. Oscan and Umbrian Inscriptions, Leiden.
  • Vetter, E. 1953 Handbuch der italischen Dialekte, Heidelberg.
  • Rix, H. 2002. Sabellische Texte. Heidelberg: C. Winter.
  • Crawford, M. H. et al. 2011. Imagines Italicae. London: Institute of Classical Studies.
  • Franchi De Bellis, A. 1988. Il cippo abellano. Universita Degli Studi Di Urbino.
  • Del Tutto Palma, Loretta. 1983. La Tavola Bantina (sezione osca): Proposte di rilettura. Vol. 1. Linguistica, epigrafia, filologia italica, Quaderni di lavoro.
  • Del Tutto Palma, L. (a cura di) 1996. La tavola di Agnone nel contesto italico. Atti del Convegno di studio (Agnone 13-15 aprile 1994). Firenze: Olschki.
  • Franchi De Bellis, Annalisa. 1981. Le iovile capuane. Firenze: L.S. Olschki.
  • Murano, Francesca. 2013. Le tabellae defixionum osche. Pisa ; Roma: Serra.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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