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Messia (Samuel Johnson)

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Voce principale: Samuel Johnson.
Messia
Messia pubblicato nel volume collettaneo Miscellany of poems (1731)
AutoreAlexander Pope
1ª ed. originale1712
GenerePoesia
Lingua originalelatino

Messia è una composizione poetica di Alexander Pope del 1712 che successivamente Samuel Johnson tradusse in latino nel dicembre 1728.

Questo è il primo componimento poetico di Johnson ad essere pubblicato, composto da 119 versi in lingua latina. La traduzione venne completata in due giorni e venne sottoposta al giudizio di Pope.

Nel 1728, Johnson fu ammesso al Pembroke College di Oxford, ed ebbe come precettore William Jorden.[1] Durante le prime settimane, a Johnson vennero assegnati diversi argomenti su cui scrivere delle poesie che si rifiutò di completare.[2] Tuttavia, Johnson completò una poesia, la prima fra quelle assegnategli come esercitazione, alla quale dedicò un tempo relativamente significativo (quello di due riletture) e che suscitò sorpresa e raccolse applausi.[2] Jorden, colpito dall'abilità di Johnson nella composizione di versi in latino, gli chiese di fare, come esercizio durante le feste natalizie, la traduzione in latino del Messiah di Pope.[3] Johnson ne tradusse la metà in un pomeriggio ed il resto nella mattinata successiva.[4] La traduzione venne completata in fretta poiché Johnson sperava di trovare la protezione di qualche mecenate che lo aiutasse a superare le difficoltà finanziarie in cui si trovava mentre era a Pembroke.[4]

Dopo che Johnson ebbe completata la traduzione, suo padre Michael Johnson, un libraio, immediatamente stampò il lavoro.[4] In seguito fu presentata in un volume collettaneo, curato da John Husbands, precettore a Pembroke, dal titolo Miscellanea di poesie (1731).[5]

Il Messia di Pope si ispira alla quarta Bucolica di Virgilio nella quale è stato detto vi fosse la previsione della nascita di Cristo.[2] Nel suo componimento, Pope fuse insieme la profezia di Isaia sulla venuta del Messia con una formulazione che riecheggia Virgilio.[4] La traduzione latina di Johnson si basa su Virgilio assimilandone il linguaggio delle Bucoliche.[4]

La traduzione di Johnson riscosse un immediato successo fra gli studenti di Oxford e il volume Miscellany of Poems (1731), curato da Husbands, raccolse richieste da parte della metà degli studenti iscritti al Pembroke College.[5] Anche se quest'opera gli procurò apprezzamenti, non gli procacciò il vantaggio materiale in cui aveva sperato.[4] La traduzione fu sottoposta all'attenzione di Pope da parte di Charles Arbuthnot, figlio di John Arbuthnot, amioco di Pope; secondo Sir John Hawkins, Pope elogiò il lavoro affermando che non era in grado di dire se fosse "l'originale" o meno.[4]

Tuttavia, John Taylor, non fu d'accordo sulla definizione di "elogio" data a quell'episodio" ed affermò che "Pope disse che era un lavoro molto ben fatto, ma che aveva avuto già modo di leggerlo e non aggiunse altro né sull'opera né sul suo autore."[4] In buona sostanza, non era stato Johnson a mandare per primo una copia a Pope, ma suo padre stampò l'opera prime che Johnson ne inviasse una copia a Pope, quindi era giustificata l'osservazione di Pope circa l'aver ricevuto un duplicato di quanto aveva già avuto modo di leggere.[4] Questa possibilità è confermata dal fatto che Johnson fu "molto arrabbiato" con suo padre.[4] Johnson disse a Taylor, "se non fosse stato suo padre [a fare questo], a quella persona gli avrebbe tagliato la gola," l'elogio da parte di Pope ci fu anche se non fu formulato in occasione della seconda lettura da parte di Pope.[5]

A prescindere da tutto ciò, Johnson "ricevette grandi elogi" per il componimento poetico.[6]

La critica del XX secolo ha posto l'attenzione su questa poesia considerandola un esempio della capacità di Johnson come scrittore; Walter Jackson Bate ha elogiato quest'opera e l'ha definita un "grande impegno".

  1. ^ Lane, 1975, p. 39.
  2. ^ a b c Bate, 1977, p. 91.
  3. ^ Boswell, 1986, pp. 91–92.
  4. ^ a b c d e f g h i j Bate, 1977, p. 92.
  5. ^ a b c Bate, 1977, p. 93.
  6. ^ Hill, 1897, p. 6 (Vol. 1).
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