Patto di Locarno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Patto di Locarno
Da sinistra, Gustav Stresemann, Austen Chamberlain e Aristide Briand tra i firmatari del trattato.
Tipotrattato multilaterale
ContestoTrattato di Versailles
Firma1º dicembre 1925
LuogoSvizzera
Efficacia1926
PartiRepubblica di Weimar
Belgio
Francia
Regno d'Italia
Impero britannico
Cecoslovacchia e Polonia
FirmatariImpero britannico (bandiera) Impero britannico
Italia (bandiera) Italia
Francia (bandiera) Francia
Germania (bandiera) Germania
Belgio (bandiera) Belgio
bandiera Cecoslovacchia
Polonia (bandiera) Polonia
voci di trattati presenti su Wikipedia

Dopo la prima guerra mondiale il ripristino di una pace stabile in Europa era compito di assoluta priorità. Il trattato di Versailles aveva posto le basi di questo processo, tuttavia si trattava di una pace imposta che i paesi vinti non accettavano. L'applicazione schematica del principio di nazionalità, gli squilibri economici, l'affermarsi di nuovi equilibri di potere e la nascita di nuovi Stati crearono un complesso di tensioni che mettevano costantemente alla prova il sistema costruito a Versailles. In particolare era necessario risolvere la questione tedesca, favorendo un riavvicinamento tra vincitori e vinti. In questo contesto si inseriscono gli Accordi di Locarno, elaborati durante la Conferenza di Pace tenuta a Locarno nel Palazzo del Pretorio dal 5 al 16 ottobre 1925 e firmati a Londra il 1º dicembre dello stesso anno.

I trattati e le convenzioni

[modifica | modifica wikitesto]
I firmatari del Trattato di Locarno

Noti nel loro complesso come Patto di Locarno, i trattati e le convenzioni sono di diversa tipologia, e non sono stati tutti firmati dalle stesse potenze. Il trattato principale fu il cosiddetto Patto Renano (tra Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia), secondo il quale Germania da una parte, e Francia e Belgio dall'altra "riconoscevano" i confini, con l'impegno di non violare le comuni frontiere, come stabilito nel trattato di Versailles. Tale accordo sancì inoltre la smilitarizzazione della zona sulla sponda est del Reno, il divieto di ogni aggressione e l'obbligo di ricorrere all'arbitrato pacifico in caso di controversie. Italia e Gran Bretagna, quali garanti del Patto, si impegnavano a difendere quella delle due parti che fosse stata attaccata.

Due convenzioni firmate dalla Germania, una con la Francia e l'altra con il Belgio, definivano la procedura arbitrale da seguire in caso di conflitto.

La Germania, in quest'occasione nuovamente trattata alla pari delle altre potenze, accettò così i confini occidentali scaturiti dalla guerra (in particolare la rinuncia a pretese sull'Alsazia-Lorena).

La Germania concluse inoltre trattati con la Polonia e con la Cecoslovacchia, in cui si stabiliva di voler regolare secondo il diritto internazionale e mediante una procedura d'arbitrato pacifico le eventuali divergenze.

Una pericolosa illusione?

[modifica | modifica wikitesto]

Il Patto di Locarno entrò in vigore nel 1926, quando la Germania fu accolta in seno alla Società delle Nazioni: fu l'inizio di un breve, ma intenso periodo di distensione e di collaborazione.

Il Patto di Locarno fu denunciato da Hitler il 7 marzo 1936 con l'occupazione militare della Renania, in un clima internazionale totalmente mutato e degradato.

I giudizi sul Patto di Locarno non sono unanimi. Alcuni storici, scorgendo un collegamento diretto con gli eventi che portarono alla seconda guerra mondiale, considerano questi trattati un “pezzo di carta” senza valore, una pericolosa illusione. Secondo i critici, gli Accordi di Locarno rappresentano lo smantellamento del sistema repressivo antitedesco di Versailles e perciò una delle premesse che hanno reso possibili le successive aggressioni naziste. Interessante, a questo proposito, è il fatto che Hitler denunciò gli Accordi di Locarno perché li riteneva una prosecuzione della politica di Versailles, che imponeva “servitù” alla Germania sconfitta.

Secondo gli storici dei paesi dell'Europa dell'est, inoltre, il Patto di Locarno aveva sancito due gradi di frontiere, le prime garantite dalle potenze, mentre le altre non lo erano. Con ciò, a loro avviso, si era in pratica invitata la Germania ad attivare una politica espansionista verso est. Gli accordi sono stati anche interpretati come un'ammissione di debolezza da parte della Società delle Nazioni, costretta a propugnare soluzioni regionali, poiché non riusciva a proporre una pace globale. Dal canto suo, la storiografia d'ispirazione sovietica e comunista ha sempre ritenuto il Patto di Locarno una manovra del capitalismo imperialista, soprattutto inglese, per creare un blocco contro l'URSS. La scomparsa dell'URSS nel 1989 ha assestato un colpo decisivo a questa linea interpretativa, dando al contempo vita nei paesi dell'est ad un rinnovato (e anche critico) interesse storiografico per gli avvenimenti del 1925.

L'esprit de Locarno: anni di pace e collaborazione

[modifica | modifica wikitesto]

Per altri invece il Patto di Locarno ha rappresentato la svolta fra gli anni di guerra e gli anni di pace. Ha messo un termine alle ostilità tra la Francia e la Germania ed è stato il “vero” trattato di pace, mettendo fine al turbolento periodo di assestamento post-bellico, suggellando lo status quo etno-territoriale ed ideologico raggiunto. L'accordo, a differenza dei tradizionali sistemi d'alleanze, non era diretto contro altri Stati e aveva una durata illimitata. Indicava che la mediazione dei contrasti era da ricercare nel diritto internazionale e nell'arbitrato. Inoltre era stato all'origine di un nuovo clima di fiducia tra gli Stati. La suddivisione in vinti e vincitori era stata superata per sviluppare un progetto d'intesa comune. E, negli anni successivi, gli Accordi di Locarno furono presi a modello quale possibile soluzione elastica e pragmatica per i conflitti regionali: in particolare si era proposta una “Locarno” per i Balcani.

La Conferenza di Locarno è stata considerata una premessa per il Patto Briand-Kellogg (1928), a cui aderirono una sessantina di Stati impegnandosi a considerare la guerra uno strumento illegale. Ai protagonisti della conferenza, Aristide Briand, Gustav Stresemann e Austen Chamberlain fu conferito il Premio Nobel per la Pace.

  • Anna M. Cienciala e Titus Komarnicki, From Versailles to Locarno: key to Polish Foreign policy, 1919-25, Lawrence, University press of Kansas, 1984, XVII+384 p.
  • Ennio Di Nolfo, Mussolini e la politica estera italiana: 1919-1933, Padova, CEDAM, 1960.
  • David Dutton, Austen Chamberlain, gentleman in politics, Bolton, G.B., R. Anderson publications, 1985, VIII-373 p.
  • Entre Locarno et Vichy: les relations culturelles franco-allemandes dans les années 1930, dir. Par Hans Manfred Bock, Reinhart Meyer-Kalkus et Michel Trebitsch, Paris, CNRS éd, 1993.
  • Erich Eyck, Geschichte der Weimarer Republik, Bd. 2, Von der Konferenz von Locarno bis zu Hitlers Machtübernahme, 4 Aufl., Erlenbach (Zürich), Stuttgart, Rentsch., 1972, 621 p.
  • Gerhard Fuchs, Deutschland und die Tschechoslowakei vom ersten Weltkrieg bis Locarno: aggressive Strategie und flexible Taktik in der Aussenpolitik des deutschen Imperialismus, Leipzig, 1973, XII+419 p., (Diss.)
  • Francesco Saverio Giovannucci, Locarno, s.l., 1935.
  • Christian Holtje, Die Weimarer Republik und das Ostlocarno-Problem, 1919-1934: Revision oder Garantie der deutschen Ostgrenze von 1919, Würzburg, 1958.
  • Jon Jacobson, Locarno diplomacy. Germany and the West, 1925-1929, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1972, XI+ 420 p.
  • Angela Kaiser, Lord d'Abernon und die englische Deutschlandpolitik 1920-1926, Frankfurt am Main, P. Lang, 1989, III+696 p.
  • Edward David Keeton, Briand's Locarno policy: French economics, politics, and diplomacy, 1925-1929, New York, London, Garland, 1987, XI+403 p.
  • Franz Knipping, Deutschland, Frankreich und das Ende der Locarno-Ära, 1928-1931: Studien zur internationale Politik in der Anfagsphase der Weltwitschaftskrise, München, Oldenbourg, 1987, 260 p.
  • Konzept einer schweizerischen Europapolitik: das Hertensteiner Programm und das Manifest von Locarno der Europa-Union Schweiz, Bern, Europa-Union Schweiz, 1975, 42 p.
  • Hellmuth Rössler unter Mitarbeit von Erwin Hölzle, Locarno und die Weltpolitik 1924-1932, hrsg. Göttingen, Zürich, Frankfurt, 1969, 213 p.
  • Ralph Schattkowsky, Locarno und Osteuropa: Fragen eines europäischen Sicherheitssystems in den 20er Jahren, Marburg, Hitzeroth, 1994, 203 p.
  • Fritz Berber, Locarno: eine Dokumentensammlung, Berlin, Junker und Dünnhaupt Verlag, 1936, X+408 p.
  • Locarno-Konferenz 1925: eine Dokumentensammlung, a cura del Ministerium für Auswärtige Angelegenheiten der Deutschen Demokratischen Republik, Berlin, 1962.
  • Norbert Madloch, Der Kampf der KPD 1925/26 gegen den Pakt von Locarno und für eine friedliche und demokratischeAussenpolitik in Deutschland, Berlin, 1964, XXV+229 [Diss. dattiloscritto].
  • Giorgio Marsico, L'Italia e l'adesione della Germania alla Società delle nazioni: 1925-1926, Trieste, Trieste scientific press, 1988, 158 p.
  • Daniil Melnikov, Locarno: l'insegnamento di cinquant'anni di storia europea, Bellinzona, Archivio Storico Ticinese, 1975, 93 p. (estr. AST, 1975, n. 62).
  • Martin Menzel, Die Unterstüzung der Außenpolitik des deuschen Imperialismus durch die Führung der SPD in den Jahren 1925-26, Verträge v. Locarno, Beitritt Deutschlands zum Völkerbund u. Berliner Vertrag, Leipzig, 1964, XIV+ 277 [Diss., dattiloscritto].
  • Rodolfo Mosca, ottobre 1925: L'Europa a Locarno, Locarno 1975.
  • Hans Jürgen Müller, Auswärtige Pressepolitik und Propaganda zwischen Ruhrkampf und Locarno (1923-1925): eine Untersuchung über die Rolle der Öffentlichkeit in der Außenpolitik Stresemanns, Frankfurt am Main, P. Lang, 1991, p. 300.
  • Matteo Luigi Napolitano, Mussolini e la Conferenza di Locarno (1925): il problema della sicurezza nella politica estera italiana, Urbino, Ed. Montefeltro, 1996.
  • Albert Naud, L'organisation internationale de la paix, Paris, G. Lang, 193?, 33 p.
  • Gustav Stresemann, Les papiers de Stresemann: six années de la politique allemande, a cura di De Wolfgang Goetz et Paul Wiegler; trad. Henri Bloch et Paul Roques, Ed. Henry Bernhard, Paris, Plon, 1932-1933.
  • Peter Urbanitsch, Grossbritannien und die Verträge von Locarno, Wien, Verl. Notring, 1968, 329 p.
  • Giuseppe Vedovato, I patti di Locarno cinquant'anni dopo, discorso pronunciato a Roma l'11 dicembre 1975 nella sede del Banco di Roma, sotto gli auspici del Centro italiano di studi, Roma, 1976 [?].
  • Martin Walsdorff, Westorientierung und Ostpolitik: Stresemanns Russlandpolitik in der Locarno-Ära, Bremen, Schünemann, 1971, 325 p.
  • Piotr Stefan Wandycs, The Twilight of French eastern alliances, 1926-1936: French-Czechoslovak-Polish relation from Locarno to the remilitarization of the Rhineland, Princeton, NJ: Princeton university press, 1988, XVII-537 p.
  • Piotr Stefan Wandycz, France and her eastern allies, 1919-1925: French-Czechoslovak-Polish relations from the Paris Peace Conference to Locarno, Westport Conn., Greenwood Press, 1974.
  • John Wheeler Wheeler-Bennett, Disarmament and security sice Locarno: 1925-1931: being the political and technical background of the General Disarmament Conference, 1932, New York, Howard Fertig, 1973.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN216178926 · GND (DE4168006-6 · BNF (FRcb119947803 (data) · NDL (ENJA00567369
  Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia