Pietro Lissia
Pietro Lissia | |
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Sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze | |
Durata mandato | 31 ottobre 1922 – 3 luglio 1924 |
Durata mandato | 18 febbraio 1941 – 13 febbraio 1943 |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXV, XXVI, XXVII |
Gruppo parlamentare | Radicale; fascista |
Collegio | Sassari; Cagliari; unico nazionale |
Sito istituzionale | |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 11 maggio 1929 – |
Legislatura | XXVII |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea |
Università | Università degli Studi di Sassari |
Pietro Lissia Mariotti (Calangianus, 8 dicembre 1877 – Roma, 1º luglio 1957) è stato un magistrato e politico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Pietro Lissia entra nell'amministrazione pubblica del Ministero dell'Interno nel 1903,[1] vi rimane come semplice impiegato fino al 1913, quando viene promosso 1º segretario e destinato alla Direzione generale dell'amministrazione civile del suddetto Ministero. All'entrata in guerra del Regno d'Italia nel 1915 Lissia parte volontario nel 51º Reggimento di Fanteria, dove ha prestato servizio di leva; il 23 settembre dello stesso anno viene gravemente ferito sul monte San Michele, al punto da dover lasciare l'uniforme e rientrare nella vita civile. Nel luglio 1917, tornato in Sardegna col grado di colonnello della riserva, viene nominato commissario straordinario del comune de La Maddalena, dove rimane per circa un anno.
Nel 1919 si dimette dal grado nel frattempo raggiunto di Ispettore generale amministrativo per candidarsi deputato nelle Elezioni politiche italiane del 1919 nella lista del Fascio giovanile sardo (aderente alla concentrazione radicale ed estranea ai Fasci italiani di combattimento). Viene rieletto alle successive Elezioni politiche italiane del 1921, stavolta nel blocco nazionale fascista-liberale, e nel corso della legislatura viene nominato due volte sottosegretario: al ministero della guerra nel Governo Facta I e alle finanze nei primi nove mesi del governo Mussolini. Nel 1923 abbandona il gruppo parlamentare radicale ed aderisce ufficialmente al Partito Nazionale Fascista. Nello stesso anno, in base alla nuova legge elettorale politica,[2] viene reintegrato nei ruoli dell'amministrazione dell'interno in aspettativa, restituendo all'erario (sempre in virtù della normativa), le quote di pensione fino ad allora incassate.
Nel 1924 è candidato nel listone fascista per la circoscrizione sarda e rieletto per la terza volta. In questa terza legislatura della sua carriera ha fatto parte di un gruppo di cinquanta deputati, tra i quali Giovanni Gronchi, Raffaele Paolucci e Antonio Salandra, che con susseguenti riunioni hanno tentato di ricomporre la crisi parlamentare seguita alla secessione dell'Aventino; l'idea di un ordine del giorno per la calendarizzazione di un dibattito parlamentare che ponesse fine alla violenza squadrista, al ritorno alla legalità nei rapporti parlamentari e al ritorno del sistema elettorale per collegi uninominali, tuttavia, viene vanificata da una delazione a Mussolini, che anche in vista di questa iniziativa pronuncia il suo famoso Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925.
Sempre nel 1924 è nominato consigliere di stato, carica che mantiene fino al collocamento a riposo nel 1944 assumendo anche la presidenza di una sezione non precisata[3].
Nel 1929 rifiuta la nomina a consigliere nazionale e viene nominato senatore a vita come deputato "dopo tre legislature o sei anni di esercizio". Viene dichiarato decaduto con sentenza dell'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo del 28 settembre 1944.
Il Lissia Mariotti però presenta ricorso davanti alle Sezioni Unite Civili della Cassazione, ottenendo l'annullamento della decadenza, seppure dopo la soppressione del Senato Regio.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]— Motu proprio di S.M. il Re, 15 dicembre 1915.
— Podgora, Lucinico, 5-7 giugno 1915.
— Regio Decreto 4 maggio 1923
Onorificenze estere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Notizie ricavate dalla memoria difensiva presentata dal Lissia nel procedimento di epurazione.
- ^ Art. 101 del Regio Decreto 13 Dicembre 1923, n. 2694: I deputati che in precedenti legislature, per il fatto del mandato politico, furono costretti a dimettersi da uffici statali, o che ottennero il collocamento a riposo per la stessa causa, sono dietro loro domanda considerati in aspettativa, riprendendo nei ruoli il posto che avrebbero avuto ove non si fossero dimessi, o non fossero stati collocati a riposo.
- ^ XXXIX Annuario del Consiglio di Stato, p. 11.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo. Procedimento di decadenza di Pietro Lissia, su archivionline.senato.it. URL consultato il 14 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pietro Lissia, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- LISSIA Pietro, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
- Magistrati italiani
- Politici italiani del XX secolo
- Nati nel 1877
- Morti nel 1957
- Nati l'8 dicembre
- Morti il 1º luglio
- Nati a Calangianus
- Morti a Roma
- Senatori della XXVII legislatura del Regno d'Italia
- Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
- Cavalieri dell'Ordine della Corona d'Italia
- Cavalieri dell'Ordine di San Vladimiro
- Cavalieri di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
- Commendatori dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
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- Deputati della XXVI legislatura del Regno d'Italia
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- Grandi ufficiali dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
- Grandi ufficiali dell'Ordine della Corona d'Italia
- Medaglie d'argento al valor militare
- Studenti dell'Università degli Studi di Sassari
- Ufficiali dell'Ordine della Corona d'Italia