Pteropus alecto

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Volpe volante nera
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
OrdineChiroptera
SottordineMegachiroptera
FamigliaPteropodidae
GenerePteropus
SpecieP. alecto
Nomenclatura binomiale
Pteropus alecto
Temminck, 1837
Areale


     P.a.alecto


     P.a.aterrimus


     P.a.gouldi


     P.a.morio

La volpe volante nera (Pteropus alecto Temminck, 1837) è un pipistrello appartenente alla famiglia degli Pteropodidi, diffuso in Australia e Indonesia.[1][2]

Pipistrello di grandi dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 219 e 278 mm e la lunghezza dell'avambraccio tra 141,5 e 180 mm.[3]

La pelliccia è corta e schiacciata, eccetto in P.a. morio dove è relativamente più lunga. Il colore del dorso, delle parti ventrali e della testa varia dal bruno-nerastro al nerastro, mentre le spalle sono leggermente più chiare delle altre parti, variando dal nocciola al bruno-nerastro. Il muso è lungo e affusolato, gli occhi sono grandi. Le orecchie sono di dimensioni normali, con una concavità sul margine esterno verso l'estremità e la punta arrotondata. In P.a. gouldi sono leggermente più grandi. La tibia è priva di peli. Le membrane alari sono attaccate sul dorso molto vicino alla spina dorsale. È privo di coda, mentre l'uropatagio è ridotto ad una sottile membrana che si estende lungo la parte interna degli arti inferiori ed è insolitamente più sviluppato al centro. Le sottospecie si differenziano per il colore della pelliccia e per le dimensioni.

Colonia di volpi volanti nere in Australia

Comportamento

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Si rifugia nelle parti alte degli alberi tra il denso fogliame dove forma grandi colonie fino a diverse migliaia di individui. È stato osservato anche su pendii scoscesi nelle zone aride del Queensland, Australia. Può raggiungere una velocità di 35–40 km/h, con una frequenza del battito alare di 120 colpi al minuto.

Alimentazione

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Si nutre di fiori di Eucaliptus spp., Melaleuca spp., Angophora spp., Loranthus spp., Lophostenum spp., Syncarpia laurifolia, Banksia spp., Grevillea robusta, Nauclea orientalis, Castanospermum australe e frutti dei generi Citrus e Ficus. Si ciba anche di frutta introdotta come il mango[4]. Si sposta fino a circa 50 chilometri dai siti di riposo per mangiare.

Gli accoppiamenti avvengono tra marzo e aprile. Durante i periodi riproduttivi grandi maschi stabiliscono territori di accoppiamento su rami e difendono un'area circostante di circa un metro quadrato dagli altri maschi. Le femmine danno alla luce un piccolo all'anno, tra agosto e fine novembre. I nascituri possono iniziare a volare dopo 2 mesi e dopo un altro mese raggiungono da soli i luoghi dove si nutrono.

Distribuzione e habitat

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Questa specie è diffusa in Australia e Indonesia.[1]

Vive lungo le coste in aree di mangrovie o foreste di palude fino a 100 metri di altitudine. Può essere incontrato anche in foreste tropicali umide e savane vicino a specchi d'acqua. È stato osservato anche nei centri urbani.

In accordo alla suddivisione del genere Pteropus effettuata da Andersen[5], P. alecto è l'unico membro dello P. alecto species Group. Tale appartenenza si basa sulle caratteristiche di non avere un ripiano basale nei premolari e il colore delle spalle più scuro.

Sono state riconosciute 4 sottospecie:

Altre specie simpatriche dello stesso genere: P. conspicillatus, P. vampyrus, P. griseus, P. lombocensis, P. hypomelanus, P. scapulatus e P. poliocephalus.

Conservazione

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La IUCN Red List, considerato il vasto areale e la popolazione numerosa, classifica P. alecto come specie con rischio minimo (LC).[1]

  1. ^ a b c d (EN) Hutson, T., Suyanto, A., Helgen, K., McKenzie, N. & Hall, L. 2008, Pteropus alecto, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Pteropus alecto, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Flannery, 1995, p. 247.
  4. ^ Micklenburgh & Al., 1992.
  5. ^ Andersen, 1912, p. 96.

Altri progetti

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