Sattagidia
La Sattagidia (antico persiano: 𐎰𐎫𐎦𐎢𐏁 Thataguš) era una delle satrapie dell'Impero achemenide. La sua localizzazione è incerta, tuttavia Erodoto include i Sattagydae nel settimo distretto fiscale dell'impero, assieme a Gandarii, Dadicae e Aparytae[1]. Per questa ragione si ritiene che la Sattagidia si trovasse nella zona orientale dell'impero. Secondo un'ipotesi, sarebbe da localizzare nell'odierno Pakistan, a est dei Monti Sulaiman, approssimativamente nell'attuale distretto di Bannu[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La Sattagidia è menzionata per la prima volta nell'iscrizione di Behistun, come una delle province in rivolta mentre Dario il Grande si trovava a Babilonia. La rivolta fu soppressa presumibilmente nel 515 a.C. Dopo il 480 a.C. la provincia scompare dalle fonti, non è chiaro se per essere stata assorbita da altre satrapie o per il venir meno del controllo persiano sul territorio[3].
Dopo essere stata conquistata da Alessandro Magno, la regione divenne parte dell'Impero seleucide, mentre nel 316 a.C. fu conquistata dall'Impero Maurya[4]. In seguito all'invasione degli Indo-sciti, la regione prese il nome di Scizia, e come tale è menzionata nel Periplus Maris Erythraei. Seguì infine le sorti del subcontinente indiano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Herodotus III 91, III 94
- ^ David Fleming, Achaemenid Sattagydia and the geography of Vivana's campaigns (DB III, 54–75), in Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain & Ireland, vol. 114, n. 02, 1982, pp. 102–112, DOI:10.1017/S0035869X00159155, ISSN 0035-869X .
- ^ Sattagydians - Livius, su livius.org. URL consultato il 9 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2013).
- ^ De La Fosse, Claude Fraser, (1917) History of India (revised edition) Macmillan & Co., London, pp. 39-42, OCLC 13241962