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Natal'ja Sergeevna Gončarova nel 1910

Natal'ja Sergeevna Gončarova (in russo Наталья Сергеевна Гончарова?, traslitterato anche come Natalia (o Natalja) Sergeevna Goncharova; Negaevo, 3 luglio 1881Parigi, 17 ottobre 1962) è stata una pittrice, illustratrice e scenografa russa.

Il ciclista, 1913.

Nasce in una famiglia nobile russa, legata da parentela con Alexander Pushkin, cresce nella provincia di Tula, in un'area geografica a sud di Mosca, dove la sua famiglia possiede numerose tenute e villaggi.

Trasferitasi nel 1891 la famiglia a Mosca, studia prima medicina poi storia. Nel 1898 entra alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca come studentessa di scultura, percorso che poi abbandona a favore della pittura. Lei stessa motiva tale scelta in questi termini:

"La scultura non può trasmettere i sentimenti evocati dalla natura, la fragilità commovente di un fiore o la freschezza di un cielo primaverile. Incantata dal gioco di luci e armonia di colori, ho rinunciato alla scultura"[1].

In accademia conosce il pittore Michail Larionov, suo futuro compagno[2] e insieme diventano i principali animatori del gruppo Zolotoe runo (Vello d'oro), a cui successivamente aderisce anche un altro esponente dell'avanguardia russa: Kazimir Malevič. Partecipanel 1906 ad una mostra di pittori russi organizzata da Sergej Djagilev al Salon d'Automne di Parigi, rivelando il suo interesse per la pittura degli impressionisti, dei fauves e della tradizione figurativa del suo paese.

Insieme al compagno organizza a Mosca fra il 1907 e il 1913 esposizioni del gruppo d'avanguardia Fante di quadri, alle quali partecipano anche artisti francesi. Nel 1914 è a Parigi per realizzare la scenografia de Le Coq d'Or, la sua prima commissione per Sergei Djagilev, impresario dei Ballets russes per cui continuerà a disegnare costumi e scenografie fino alla di lui morte, avvenuta nel 1929.

Nel 1916 si trasferisce a Parigi con Larionov e l'anno successivo espone le sue opere alla mostra Art décoratif théâtral moderne presso la galleria Sauvage. A Monaco di Baviera, nel 1926, espone alla seconda mostra del Der Blaue Reiter e successivamente allo Erster Deutscher Herbstsalon del Der Sturm di Berlino.

Senza abbandonare mai completamente la pittura, l'artista si dedicherà per tutto il resto della vita alla scenografia, ai costumi teatrali e all'illustrazione di libri. Espone spesso con Larionov in Europa, Stati Uniti e Giappone.

Pittura religiosa

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Nel gennaio del 1910 Natalia forma insieme ad altri artisti un primo gruppo radicale e indipendente (Fante di quadri[3]); tra gli artisti che aderiscono al gruppo ci sono Robert Falk, Alexander Kuprin, Ilya Mashkov, Petr Konchalovsky e Michail Larionov. Il gruppo rimane attivo fino al dicembre 1917.

La prima esposizione a Mosca nel dicembre 1910 include suoi dipinti di ispirazione Primitivista e Cubista; nella successiva mostra, intitolata La coda dell'asino[4], organizzata da Larionov nel marzo 1912, vengono esposte più di cinquanta sue opere. La mostra è intenzionalmente un allontanamento dalle influenze dell’arte europea e manifesta la volontà di creare una nuova scuola indipendente di arte moderna russa. Natalia prende ispirazione dalle icone russe, vere e proprie immagini del folklore del paese, conosciute come lubok[5]. La natura dell’esibizione viene considerata controversa, tanto che la censura confisca il suo quadro a tema religioso “Gli Evangelisti”, 1910-11, considerandolo blasfemo a causa dell’associazione delle figure religiose con la parte posteriore di un asino.

Incontro con i futuristi

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Goncharova e Larionov si recano per la prima volta in Italia nell'Aprile 1914 dove partecipano a Roma all'Esposizione Libera Futurista Internazionale. Rimangono in Italia per un periodo più lungo dall'Ottobre 1916 a Aprile 1917, quando soggiornano a Roma per lavorare con Diaghilev a Les Contes russes. Qui i rapporti con i futuristi si approfondiscono ulteriormente: lo attestano fotografie scattate da Marinetti e il viaggio a Milano per visitare la "Grande esposizione. Umberto Boccioni, alla Galleria Centrale d'Arte".[6] Goncharova indaga il futurismo concentrandosi sulla figura delle macchine, non per riflettere il futuro, ma per analizzare lo stato del mondo meccanizzato (un chiaro esempio è "Il ciclista").

Nel 1913 Mikhail Larionov pubblica i manifesti Raggisti e Futuristi e Raggismo, che riassumono il lavoro suo e di Natalia.[7] Durante il periodo del Raggismo, Natalia mostra un tratto decorativo forte e una marcata dipendenza dall'ispirazione bizantina e orientale.[8] Le sue opere di questo periodo sono contraddistinte dalla densità e dalla tangibilità del materiale, gli oggetti non sono rappresentati secondo principi convenzionali, ma si percepiscono solo dai raggi luminosi che essi riflettono. Quando nel maggio del 1914 Goncharova e Larionov iniziano la loro lunga collaborazione con Diaghilev e i suoi Ballets Russes, il raggismo praticamente cessa di esistere.[9]

Un primo approccio nell’ambito teatrale avviene nel 1913, quando Natalia riceve da Sergei Diaghilev l'incarico per la scenografia dello spettacolo “Le coq d’or”. Decide successivamente di trasferirsi in Francia insieme a Larionov per continuare ad elaborare il design di quei Balletti russi: i suoi lavori consistono principalmente nella creazione dei costumi di scena, in cui l’artista riflette la propria esperienza attraverso l’avanguardia e, allo stesso tempo, la tradizione russa.[10] La produzione di Diaghilev va in scena nel giugno del 1914 con diverse rappresentazioni a Parigi e Londra ed è proprio qui che la stampa elogia il lavoro della Goncharova.

  1. ^ The State Russian Museum, Natalia Goncharova, The Russian Years, Palace Editions, 2002, p. 10.
  2. ^ Si sposeranno solo nel 1955 Matthew Gale (a cura di), Natalia Goncharova, Venezia, Marsilio, 2019, p. 201, ISBN 978-88297-0126-1.
  3. ^ John E. Bowlt, Jacks and Tails, in Journal of the Walters Art Museum, vol.60/61, p15-20, 2002/2003
  4. ^ Thierry Morel, Russian Scenes, in Apollo: The International Magazine for Collectors, 2015, vol.182, p66
  5. ^ Tomas Winter, A Fascination with Folk Art, Modernism and the Avant-Garde in Munich, Prague and Moscow around 1913, in Umeni Art, n.3-4, 2016
  6. ^ Matthew Gale, pp.131-134
  7. ^ Matthew Gale, p.93.
  8. ^ Mary Chamot, The Early Work of Goncharova and Larionov, in The Burlington Magazine, vol. 97, n. 627, Giugno 1955, p. 174.
  9. ^ Magdalena Dabrowski, The Formation and Development of Rayonism, in Art Journal, vol. 34, n. 3, 1975, pp. 200-207.
  10. ^ John E. Bowlt, Natalia Goncharova and Futurist Theater, in Art Journal, vol.49, n.1, From Leningrad to Ljubljana: The Suppressed AvantGardes of East-Central and Eastern Europe during the Early Twentieth Century, 1990, p48
  • The State Russian Museum, Natalia Goncharova. The Russian Years, Palace Editions, St. Petersburg, 2002.
  • Anne Blood, Natalia Goncharova. Russelsheim, Lubeck, Erfurt, in "The Burlington Magazine", vol. 152, No. 1289, Agosto 2010, p. 567-569
  • Matthew Gale (a cura di), Natalia Goncharova, Venezia, Marsilio, 2019, ISBN 978-88297-0126-1.

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