Coordinate: 44°40′32.68″N 7°05′07.24″E

Visolotto

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Visolotto
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Piemonte
Provincia  Cuneo
Altezza3 348 m s.l.m.
Prominenza179 m
CatenaAlpi
Coordinate44°40′32.68″N 7°05′07.24″E
Data prima ascensione4 settembre 1875
Autore/i prima ascensioneFelice Montaldo, Antonio Castagneri e Francesco Perotti
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Visolotto
Visolotto
Mappa di localizzazione: Alpi
Visolotto
Dati SOIUSA
Grande ParteAlpi Occidentali
Grande SettoreAlpi Sud-occidentali
SezioneAlpi Cozie
SottosezioneAlpi del Monviso
SupergruppoGruppo del Monviso in senso ampio
GruppoGruppo del Monviso propriamente detto
SottogruppoNodo del Monviso
CodiceI/A-4.I-C.8.a

Il Visolotto è una montagna delle Alpi Cozie alta 3.348 m, situata in Piemonte, a nord del Monviso.

Caratteristiche

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Fotografia di inizio '900 della zona sommitale del Visolotto: si distinguono il Picco Lanino e il Picco Coolidge

È situato leggermente a Nord del Monviso da cui è separato dalle Cadreghe di Viso, strutture rocciose dalla particolare forma di sedie (cadreghe in lingua piemontese). Durante le giornate di tempo sereno risulta ben riconoscibile anche dalla pianura torinese. La vetta, interamente in territorio italiano, è sulla dorsale che separa la valle Varaita dalla valle Po, sul confine tra i territori comunali di Pontechianale e di Crissolo.

La vetta presenta tre cime distinte: il Picco Lanino (3.348 m s.l.m.) o Picco Ovest, il Picco Coolidge (3.340 m s.l.m.) o Picco centrale ed il Picco Montaldo (3.344 m s.l.m.) o Picco Est. I Picchi Lanino e Coolidge sono separati dal Picco Montaldo da 200 metri di cresta piuttosto accidentata[1].

Dal punto di vista geologico la tipologia di roccia dominante sul Visolotto è l'anfibolite epidotica[2], roccia metamorfica regionale a chimismo basico di colore verde chiaro striato di giallo-verde[3] (la stessa tipologia di roccia presente pure sulla vetta del Monviso[2]).

Per lungo tempo il monte è stato ritenuto 'inaccessibile', e a causa dei suoi ripidi versanti non presenta vie di facile accesso. La via normale è di tipo alpinistico, con una difficoltà valutata in AD con un passaggio di III grado su roccia.[4]

Prime ascensioni e la disputa Montaldo-Coolidge

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La prima ascensione risale al 4 settembre 1875 e fu portata a termina dall'ingegner Felice Montaldo del CAI di Susa[1][5], Antonio Castagneri di Balme (guida)[1] e Francesco Perotti (portatore) sul Picco Montaldo. I tre seguirono la via più diretta per la salita, ossia la faccia settentrionale della montagna (quella che dà sulla valle Po)[6]. La scelta della via non fu però molto oculata, in quanto il versante nord aveva ed ha il difetto di essere continuamente soggetto a cadute di pietre e inoltre, a causa del suo orientamento, era coperto da neve e ghiaccio fino ad estate inoltrata[6]. La seconda ascensione del Visolotto, sempre al Picco Montaldo seguendo pressappoco la stessa via, fu fatta nel 1877 da tre muratori di Paesana: Battista Bertorello, Cristoforo e Giovanni Picca (padre e figlio)[6]. Essi, giunti in cima al Picco Montaldo (quello Est), conficcarono nella roccia una bandiera italiana[6].

La prima ascensione agli altri due picchi (quelli centrale e occidentale) fu opera di William Auguste Coolidge con le guide Christian Almer ed Ulrich Almer il 31 luglio 1881. Tale cordata percorse dunque per la prima volta tutta la cresta sommitale del Visolotto e fece anche la prima traversata della montagna in quanto la discesa venne fatta lungo la più agevole parete sud (cioè verso il vallone di Vallanta in valle Varaita)[1]. Questo evento causò qualche discussione tra il trio italiano e l'alpinista statunitense su chi dovesse essere considerato il primo salitore del Visolotto.[7] Coolidge, infatti, nonostante fosse un alpinista già affermato, autore di numerose prime ascensioni, non intendeva in nessun modo rinunciare alla gloria di togliere al Visolotto la sua fiera verginità[8]. Per cercare di spiegare le sue ragioni l'americano scrisse sull'Alpine Journal (il bollettino del Club Alpino inglese) un discorso molto duro e polemico:

«Dal momento (1881) che io l'ho compiuta non ho mai cessato di reclamare quest'onore, come lo reclamo ancora oggidì. Durante la mia ascensione al Monviso per il versante NE, il 28 luglio 1881, io avevo notato che il bastone sul Visolotto (messo da Montaldo, ndr) non si trovava sulla punta più elevata onde il 31 luglio io partii [...] coll'intenzione di togliere al Visolotto la sua fiera verginità poiché non mi era mai venuto in mente che si potesse solo anche discutere o dubitare che la cima d'una montagna è il suo punto culminante. Io non accetto la dichiarazione del sig.Ratti che il mio percorso è quasi identico con quello del sig.Montaldo, poiché io e le mie guide abbiamo toccato l'ultima cresta in un punto di dove per passare sulla cima Est (Montaldo) ci bisognò discendere in un intaglio. [...] Dunque il Visolotto m'appartiene [...], quantunque io riconosca ora, come sempre, che il sig. Montaldo ne abbia fatto la prima esplorazione, mentre la mia corsa è stata la prima ascensione completa e definitiva.»

Il 29 agosto 1892 l'alpinista Giuseppe Lanino, accompagnato dalle guide Claudio e Giuseppe Perotti, raggiunse il Picco Ovest (quello che oggi porta il nome di Picco Lanino) aprendo una nuova via lungo la parete nord-ovest e la cresta ovest del Visolotto[1].

La prima invernale fu effettuata da Pietro Ravelli, Marie ed Emanuele Andreis il 19 marzo 1938.[7]

Rifugi alpini

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Per l'ascensione alla vetta ci si può appoggiare ai seguenti rifugi:

  1. ^ a b c d e Annuaire di Societé des touristes du Dauphiné, 1906, pagg.124, 134-135
  2. ^ a b Bollettino del R.Ufficio geologico d'Italia, tipografia Nazionale, 1886 v.17-18, p.382
  3. ^ Annibale Mottana Minerali e rocce, ediz.Mondadori 1977
  4. ^ Giulio Berutto, Monviso e le sue valli - vol. 1 - II edizione, Istituto Geografico Centrale, Torino, 1997
  5. ^ Bollettino del Club Alpino Italiano, 1881 v.15, pagg.461-462
  6. ^ a b c d Rivista mensile di Club Alpino Italiano, 1893 v.12, p.2
  7. ^ a b ALP Grandi Montagne n. 16/217, Monviso, CDA & Vivalda editori, luglio-agosto 2003
  8. ^ a b Le Alpi di Club Alpino Italiano, 1899 v.18, p.135

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