Le Coefore/Terzo canto intorno all'ara
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TERZO CANTO INTORNO ALL’ARA
Strofe I
Venuta l’ora, sovressi i Priàmidi
1005con grave peso Giustizia scendea;
di due leoni la doppia mislèa
or d’Agamènnone sui tetti piombò.
Spinto da Pito, dal certo consiglio
che i Numi diedero, un esule figlio
1010tutta al suo termin l’impresa guidò.
Alti si levino gioiosi gridi,
fine hanno i triboli di questa terra,
fine han gli sperperi degli omicidi,
fortuna i tramiti suoi piú non serra.
Antistrofe I
1015Giunse colui che volgeva nell’animo
subdola pena d’oscuro delitto;
e mentre ardeva più fiero il conflitto,
la figlia vergine di Zeus lo sfiorò.
Quella che gli uomini, volgendo a buon segno
1020gli auspici, chiaman Giustizia, il suo sdegno
sovra i nemici, a sterminio spirò.
Alti si levino gioiosi gridi:
fine hanno i triboli di questa terra,
fine han gli sperperi degli omicidi:
1025fortuna i tramiti suoi piú non serra.
Strofe II
Ciò che l’ambiguo signor del Parnasso
già profetava dal concavo sasso
rupestre, compiesi: l’ultimo danno
colpí la femmina che ordia l’inganno.
1030Non è volere del Dio che si presti
aiuto agli empi: e dovere è degli uomini
chinar la fronte al voler dei Celesti.
La luce sfolgora, frangesi il morso,
che la casa gravò.
1035Risorgi, o reggia! Il tempo ch’ài trascorso
piombata al suolo, già troppo durò.
Antistrofe
E presto il tempo, ove termine ha tutto,
da queste soglie rimuove ogni lutto.
L’ara domestica già d’ogni sozzura
1040purgano i riti: va lunge sventura.
Vedere, udire su fulgido trono
potrà Fortuna chi struggesi in gemiti:
fuor della casa gl’intrusi già sono.
La luce sfolgora, frangesi il morso
1045che la casa gravò.
Risorgi, o reggia! Il tempo ch’ài trascorso
fiaccata al suolo, già troppo durò.