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prefazione | XIII |
«Al Rosignuolo», «Al mare Jonio»1. Nei primi è facile avvertire quel calore tutto suo, onde il poeta esprimeva gli affetti che agitavano un intero popolo. Così facendo, egli talvolta ravvivava felicemente anche quelle reminiscenze petrarchesche abusate e rese inefficaci dalla fredda imitazione di tanti nostri scrittori, che, senza passioni vere, presumevano di potere appropriarsi il linguaggio più gentile che abbiano mai avuto l’amore e la carità patria. Ma il Sole, ardendo veramente dell’una e dell’altra fiamma, dagli esempi del sommo Italiano imparava a significar meglio se medesimo. Seppe trovar poi quelle parole semplici insieme e sublimi con cui si ottengono spesso i maggiori effetti dell’arte. Rivolgendosi ai Siciliani, che, sollevatisi in arme, parean volersi staccare da Napoli, interpreta così il cuore della patria comune:
La vendicata Ausonia
Che a nuovo onor si desta,
Non oserà recingere
Il manto della festa,
- ↑ . Questo canto (pag. 1) e l’altro Al Rosignuolo (pag. 150) li abbiamo dati, com’era giusto, quali l’autore li ripubblicò nella raccolta del 1858.