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La terra, e allo spirar dell’aure nove
Sopra tutte sublime essa il vol prese
In vista al cielo e a primavera; e dove
Nell’esultanza del futuro attese
Ridono l’alme, ad ascoltare è sorta
L’armonie che da noi non sono intese.
Or con Lui vive ove la morte è morta,
E quanti ebbero braccia e cor d’eroi,
D’una luce, che i nostri occhi conforta,
Splendono e tal virtù piovono in noi
Per che scorgiam quanta speranza inondi
Chi sciolse nella fede i lacci suoi,
E libero si fe’, qual ne’ profondi
Sonni ci avvien, se come ciel sereno
S’aprano i sogni nostri alti e giocondi.
Ahi, sol da pochi giorni un mese è pieno,
Che la sua destra in cari segni espresso
Mi sigillò l’antico affetto in seno!
Tanto dunque alla terra il cielo è presso
Quanto alla riva il mar? Simili a sposi
Strette son Vita e Morte in dolce amplesso?
Ma qual sole che squarcia i tenebrosi
Nembi e l’aria raccheta e il polo accende,
La tua scritta parola i procellosi