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Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/152

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rono vestigio di grandezza. Ella cresce però adesso; e molti Mercadanti Serviani, e Bossinesi vi si stabiliscono, come in una scala opportunissima pel commercio colle Province Turchesche superiori: ma non è punto fortificata, checchè ne dica il P. Farlati1.

In nessuna delle peregrinazioni mie pell’Illirico mi venne fatto sinora d’incontrare alcuna Miniera di qualunque metallo, se una di ferro se n’eccettui, che non dovrebbe essere molto lontana da Scign, e di cui mi fu (non capisco per qual motivo ragionevole) fatto un po’ di mistero. Dicono, che a Hotton, dove io non sono stato, nel territorio di Knin, v’abbiano Miniere di qualche ricchezza: ma la gente avida, e inesperta vede oro, ed argento in tutte le Piriti, e non si può contare su le voci popolari. Fa però d’uopo credere, che la Dalmazia producesse anticamente di molt’oro; da che vari Scrittorj ne fanno aperta testimonianza. Plinio fra gli altri, ch’era in caso di saperlo, dice, che sotto l’Impero di Nerone dalle Miniere di quella Provincia cinquanta libbre d’oro giornalmente traevansi, perchè si raccoglieva a fior di terra, in summo cespite2.

Floro ci lasciò scritto, che Vibio, al quale l’incombenza di domare i Dalmatini era stata appoggiata da Augusto, quella feroce gente a cavar Minere, e a purgar oro costrinse. Anche Marziale, scriven-

  1. Illyr. Sacr. T. I.
  2. Aurum qui quærunt ante omnia segullum tollunt (ita vocatur indicium). Alveus, ubi id est, arenæque lavantur, atque ex eo quod resedit conjectura capitur ut inveniatur aliquando in summa tellure, penitus rara fœlicitate; ut nuper in Dalmatia, principatu Neronis, singulis diebus etiam quinquagenas libras fundens; cum jam inventum in summo cespite. Plin. Hist. Nat. Lib. XXXIII, cap. IV.