Walt Whitman Foglie D'erba Completo
Walt Whitman Foglie D'erba Completo
Walt Whitman Foglie D'erba Completo
M ^v M M M M ^ ^V M M
^W^¥^W**^4«¥^*^¥^W4+¥»*+¥+*+¥»l«*M
M 4
v
k, v /tv.
, . 4
T m m M M
, . . . - - , , . , A»A
4 * *
/^V
m - *
/fv 4
- 4
A^
- 4
A^.
- 4 *
4
4 ^V 4
jl
4 ^V 4 ^
»
^V^v 4 atv 4 at\ 4 ajV 4
4 4 ^V 4 ^v 4 ai
4 4 /^. 4
. 4M M M m M
TV 4 M M T 4 TV 4 TV 4 4 4 4 4 4 /^. 4 4
TV Tv TV TV TV /T ^V TV TV TV
V 4 /TV 4 /TV 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4
4^ ^W4^W»^^ ^ W ^W ^W 4^W ^4W»»4 W» W4^4W»^^|
4
4 4 < 44
,; , i
V 4 TV 4 TV 4 TV 4 TV 4 ATV 4 TV 4 TV 4 TV 4 4 TV 4 TV 4 >^> 4
4 4
*
4
4
»
4
»4
4
TV 4 ^V 4 4 4 M 4 4 ^V 4 4 4 TV 4 >^V 4 >^. 4 T
V 4 a^ 4 4 TV 4 TV 4 /TV 4 /^V 4 TV 4 ^V 4 TV 4 TV 4 ^V 4 ^V 4
ÉÉliiipH
^****?*$)|(?^?)Ì(?m*m?¥*mI)Ì( :
t>W4*WmW4»W4*W4*W4«W4*W4»W4«W4«W4*W4«
4 4 /TV 4 4 /^. 4 ^V 4 4 4 /> 4 /^ 4 y
4 4
fe ! )i(
4
^M ^)^( ^M !)fc ^M r)fe4^)^ ^)fc 4^)i( ^)i( ^
4 4 4 4 4 4 4 4
M M M M 4 y^v M m m 4 ^v M >**. 4 / . .
^^M* ^ ^* ^ ^ ^* ^* ^
Tv 4 ^Tv 4
®
y^v
y^ y^ ^v
.^^V
4 ^^v * *^
4 ^^V
4 4
/"tv
4 ./VV 4
4 4
^^v
4
4
4 ^^V 4 /TV 4 //^v
4
y^v
4
/^.
4 *4 4*4
y^^s.
/TV
4
y
^^ ^ ^^ ^*^
y^, -^v
y^ M ^ ^^^
^W^W y^ 4
444
4 ^
M ^^ y^ 444 4
y^,
4^4 4 4
4 y^, 4 /^, 4
4 444
4
444
4 y
M
^ W ^ W I *^^ ¥ ^ ^^ ^I W W
y^, y^ /^- 7* y^, « y^. * y^,
4:4 444 444 444 4 4 4' 4 444 4 444 444
^w^W^W
4
4
y^
TV 4
^V
^ ^^^V ^4 y^V 4
4 y^
4
y^
4 /TV 4 /TV 4
4
4
4
4 /TV 4 <TV 4
4
^V
4 y^V 4
4
4
y^
4 y^^. 4
^V
4
4 /rV 4 .TV 4
^V
4
^V ^ ^^^ ^^
^^^ ^ ^^
^ ^V
4
4
4
4
^V
4
4
4
4
4 /^. 4 /~T\ 4
4
4
4
4 ^^V 4
4^4
4 /TV
4
y
^ Ì4W4t4W4t4
y|v^^ yrv^» yfv
y^. /^.
»U
/^. 4
W>t>W
y^y » y^.
Wtt4W44W4
yfv^^ yfv^^^v^^
'f
t4
« y^V « y^lV 4 y^, 4 /
»»4W4?» « t4W « l » <
y^^> y^^»
W y|v^>
W yrv^» y^^
W
D UKE UNIVERSIT Y
LIBRARY
https://archive.org/details/fogliedierbaconlOOwhit
i h v \ V
Walt Whitman
WALT WHITMAN
Foglie di erba
con le due aggiunte e gli « Echi della vecchiaia »
VERSIONE DI
LUIGI GAMBERALE
I.
PBEFAZIOXE IX
(1) Song of parting. Pag. 376. Glasgow. Wilson and Ma ormile, Saint Vincent
Street. 1884. Questa che citerò sempre per le poesie pubblicate fino
è l'edizione al
1884. Del resto l’edizione di Boston del 1890 (Small. Maynard and Company) ha la
(1) Specimen Days and Collect pàg. 195, 1882-83. David McKav, Filadelfia, n.
,
23.
South Nintli Street. Questa è l’ediziono elle sarà da me citata sempre.
XII ir. ÌVUTTMAN — FOGLIE DJ ERBA
« mac ;
e poi di là, indietro, a casa. L’esperienza presa in
« queste gite, dei coloni del vecchio caro tipo ,
delle loro
« mogli, accanto ai campi di fieno, l’ospitalità, i
le soste
«desinari gentili, le eventuali conversazioni serali, lefan-
« dulie, le cavalcate attraverso rovi mi ritornano allai
,
amore per una donna che lo riamò. Ma la donna, pare, era nata
in condizione sociale più elevata che il Whitman, e la famiglia
di lei non consentì mai che ella sposasse 1’ uomo da lei
amato. Perchè è vero che l’America è una democratica re-
pubblica, ma non è men vero che gli Stati del Sud hanno
borie di nobiltà quasi pari, se non maggiori, alle borie
delle varie aristocrazie europee. Ma borie o no l’ amore
,
insolito tino allora, uno dei più notevoli che la storia let-
teraria ricordi. Poi no il suo cuore non palpita
: più solo
per sè e pel signore che lo alberga; ma sente anche do- i
lori un ameri-
e le gioie del prossimo, l’orgoglio di essere
cano. gli affetti della fratellanza umana. L’amore e la co-
noscenza degli Stati del Sud, avevano allargato gli ob-
biettivi della sua poesia all’America e all’umanità. Fu una
trasformazione la sua; e, se ci avesse narrata lui questa
trasformazione del suo essere spirituale, noi avremmo certo
una bella pagina di psicologia in azione ;
e comprende-
remmo, per una via diretta ed autentica, come nacque in
lui il pensiero — diventato poi il pensiero dominante della
sua vita — di dare
Nuovo Mondo un libro come la Bibbia
al
nella forma, ma
contenuto del Nuovo Spirito dei tempi
col
nuovi. Però, come è detto più su, di questi due anni egli
non parla mai.
E cosi, come a tanti altri, anche al Whitman, la gran luce
che gli additò la via nella vita, e poi 1' accompagni)
durante il lungo cammino, venne dal cuore e dall’ amore.
Ma, naturalmente, ciò non poteva bastare le vie della :
nella tarda età sua. nei canti pubblicati dopo la sua morte,
si trovano catalogate in simile guisa, quante fra le poesie
PREFAZIONE XVII
po’ gli occhi, per vedere se mai questo raggio di sole non
fosse un’illusione; ma il solido significato del libro è una
certezza salutare.
Però il ebbe scarsa vendita; e il Whitman, così
libro
popolare, personalmente, a New York, si meravigliava
della non aspettata indifferenza degli amici. Ma una se-
conda edizione ampliata del 1856 ebbe vendita rapida.
Onde il nome di lui si veniva conoscendo dai più noti
scrittori degli Stati. Tutti, quando capitavano a X e v York,
volevano conoscere il Whitman e tutti si credevano di ,
mire —
Finché non abbia, anche una volta manifestato
, .
me e la mia preghiera a Te —
Finché, anche una volta, ,
subito.
Nella notte dal 24 al 25 marzo del 1892 dormì, e parve men
tormentato. Alle sei, il marinaio che lo assisteva, lo mutò
di lato e n’ebbe uno sguardo di gratitudine mezz’ora dopo, :
II.
(1) Pag. 282. Il Lombroso dice che questo divenire è un certo indizio di follia in
Whitman !
PREFAZIONE XXXI
sieme e soli ?) —
Ecco, sono io quello che tu afferri io .
» — E, badisi, aggiunge
lità. « Ciascun uomo è per sè,:
(3) ibi.
—
XXXII W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
gli eroi non hanno altro monumento, fuor che nei detti e
nei fatti degli uomini comuni, Dove gli uomini e le —
donne dan poco pensiero delle leggi,
si Dove l’autorità —
esteriore entra sempre, dopo che l’interiore vi è penetrata,
Dove ai fanciulli s’insegna ad essere legge a se stessi e
a confidare in sè solamente, Dove i più fedeli amici —
—
stanno, Dove la mondezza dei sessi sta». (2) E ancora: —
« Produci grandi persone, tutto il resto verrà da sè. »
E certo è così : tutto il resto verrebbe da sè. àia grandi
persone sono quelle che hanno grande 1' anima e il corpo:
ond’è che egli dice: —
« Io sono il poeta del Corpo, io il
poeta dell Anima. » .... Io farò i poemi della materia,
perchè penso (die essi sono i poemi più spirituali, Io —
farò i poemi del mio corpo e della mortalità, — Perchè penso
che allora fornirò me stesso dei poemi della mia anima e
dell’immortalità » (3) — Quando è che l'uomo raggiungerà
quest’altezza?— « Quando il salmo canterà invece del can-
tore, — Quando lo scritto predicherà invece del predica-
tore, Quando io potrò toccare i corpi dei libri vivi e
che i libri potranno toccare il corpo mio » (4) Quando, in- —
somma, i corpi avranno una spiritualità perfetta quando .
III.
scrivere o riflettere.
« Tu non farai che giungere alla città cui sei destinato,
tu ti assetterai appena a sodisfazione e poi sarai chiamato
PREFAZIONE XXXV
(4) ». 68.
XXXVI ir. Win TMAX — FOGLIE DI ERBA
(1) Passim.
PREFAZIONE XXXVII
(1) Ya notato che il W. nel suo scritto «Uno sguardo retrospettivo sulle vie
percorse », che è F ultimo suo scritto di prosa, quasi come disposizione testamen-
taria, dice «rispetto alle future edizioni (se ve ne saranno) delle «Foglie di erba»
colgo l'occasione di confermare quei versi » (quelli incolpati d’ immortalità) « con
la ferma convinzione dei miei 30 anni, rinnovata ora deliberamente; e quindi proi-
bisco, quanto la mia parola può, ogni soppressione di essi. »
XL TI'. WIJITM-AS — FOGLIE DI ERBA
(1) S. I)., pag. 322. ma, più che da un passo singolo, da tutto il TT., quando egli
parla della Natura.
(2) Roux e Frassati, Torino, 1898.
che pure è dei più ferventi se non dei più autorevoli am-
miratori del Whitman, dice che questi, al pari del Brow-
ning e del Wagner (Riccardo, si capisce), ha tonalità piut-
tosto consonantica che vocalica e, come il Wagner, pre-,
me —
La voce della mamma, nella ninna nanna o nel-
:
l’inno, —
(La voce di lei... o voci dolci nella memoria, o
finale miracolo di ogni cosa, voi, voci dilette della ma-
dre e delle sorelle) » etc. (1).
punti è bastata perchè sparisse 1' apparenza della strofa. 11 doppio o triplo spazio
tra linea e linea non ci è quasi più; e così quello che fu chiamata strofa, riacquista la
sua fisonouiia vera di semplice periodo. In questa versione, io ho mutata la punteg-
giatura dell’originale; parte confortato a questo da quello che il Whitman ha fatto
nei canti postumi delle tre appendici di sopra ricordate, e parte — anzi più — perciò-,
solo punteggiando diversamente, poteva ottenersi che la versione diventasse intelli-
gibile.So bene quanto sia pericolosa una mutazione di punteggiatura le alterazioni :
si presentano spesso che rendono incerta 1' in terpetrazio n e del Whitman. Nelle
stesse difficoltà dovettero incontrarsi i primi traduttori della Bibbia, di Escliilo. di
stesso dice: «io sono intraducibile, e pitto mio barbarico strillo di dolore su peri
il
tetti del inondo». Anche recentemente il Yan Worst ha affermato puur les forme* :
des rers, il les a toutes violées ses poìmes ne s'accomodent au molile d’attcìin sttsthe-
:
vie connu, et. toujours sans ryme, ils soni d une leciuke difficile.
PREFAZIONE XLVII
menticato l’arte ? —
Di aver dimenticato di fondere in se
le regole precise e la delicatezza ? E le misurate battute —
del lirista, la grazia del tempio limato e rilimato e la co-
lonna e l’arco polito ? —
Ma te che ti riveli qui, o spirito
che creasti questa scena, —
Te essi non hanno dimenti-
cato » (2).
Luigi Gavtberale.
FOGLIE DI ERBA,
ISCRIZIONI
Me io canto.
Canto la tisiologia dal vertice del capo al dito grosso del piede:
Non la fìsonomia solamente, non il cervello solo sono degni della
Musa; io affermo che tutta la Forma completa è assai più degna.
La Feminile egualmente che la Maschile io canto.
Sai tu che non v’ è se non un tema solo per i dardi di eterna fama ?
— — 1
Combattuta nel mio libro con fortuna varia, con fuga, avanzata e riti-
il mondo,
E per la vita e per la morte, per il Corpo e per l’Anima eterna.
Vedi: anch’io vo cantando il canto delle battaglie,
E, sopra ogni cosa, educo valorosi soldati.
Qui non solo la terra, la terra ferma appare, può allora dirsi da
essi,
finito,
mitato,
Questo canto fatto per i marinai e per tutte le navi.
Udii che voi cercate qualcosa che spieghi questo enigma del
Nuovo Mondo,
E definisca l’America, e la sua atletica Democrazia :
Ad uno Storico.
centro !
in te:
Come una ruota girasi sul suo asse, così questo libro, inconscio di
sè stesso,
Gira attorno all’idea di te.
Idoli.
Incontrai un veggente:
Oltrepassando le parvenze e gli obbieiti del mondo,
I campi dell’arte e del sapere, il piacere e il senso,
Ei faceva messe d’idoli.
Sempre il mutabile,
Sempre la materia che cangia, si frantuma e si riplasma,
Sempre gli opificii, sempre le fattorie divine,
Partorienti idoli.
Guarda Io o tu, !
L'apparenza evanescente,
La sostanza del genio di un artista, i lunghi stridii del sapiente,
bertà,
Sono gl'idoli di oggi.
6 ir. \Y H ITMA JV — FOGLIE DI EBBA
Le miriadi silenziose,
Gli oceani infiniti dove le fiumane vuotan.si,
Le separate, libere identità innumeri, la vita stessa,
Le vere realtà sono idoli.
Il profeta e il bardo
Conserveranno ancora sè stessi in più alto loco, sempre;
Saranno in mezzo al Moderno e alla Democrazia, e saranno ad essi
gl' interpreti
Di Dio e degl’idoli.
Perchè anche io, spesso, penso di conoscere poco o nulla della mia
vera vita,
Salvo indirettamente un po’ di accenni, un po’ di fila diffuse e
debili,
Che, per mio proprio uso, cerco distendere qui.
Gl’ iniziatori.
ISCRIZIOXI 9
Agli Stati.
Io imperturbabile.
Savantismo.
persone, le condizioni;
E qui anche noi, io con le mie foglie e canti, fido ed ammiratore,
Come un padre che, andando presso il padre suo, prenda i suoi
figli con sè.
(1) Così era chiamato dagli aborigeni il luogo dove poi sorse New- York.
—
ISCRIZIONI 11
Non è l’oggi che può giustificarmi, o dire la ragione per cui esisto;
Ma voi ,
o nidiate nuove, originali, atletiche, più grandi delle
finora conosciute,
Levatevi ! Perchè voi dovete giustificarmi.
A Te.
Straniero, se tu ,
quando m’ incontri, desideri di parlarmi,
perchè non dovresti tu parlarmi ?
E perchè non io a te ?
Tu, o lettore.
Tu, o lettore ,
palpiti di vita e di orgoglio e di amore così
com’io:
Sono quindi per te i seguenti canti.
PARTENDO DA PAUMANOK.
1.
nacqui,
Generato bene e allevato da una perfetta madre,
Dopo aver dimorato per molte terre ,
innamorato dei lastricati
popolosi,
Dopo aver dimorato nella mia città di Mannaliatta o nelle savan-
ne (1) meridionali,
O come soldato essere stato accampato o aver portato il mio zaino
e lucile, o aver fatto il minatore in California,
O vissuto rozzamente nella mia capanna nei boschi di Dakota, nu-
trendomi di carne, bevendo alle sorgenti,
Ovvero ritrattomi a fantasticare e a meditare in qualche profondo
recesso,
Lontano dal chiasso delle folle, passando momenti estatici e felici;
Dopo aver conosciuto il fluente Missouri, il fresco e libero bene-
fattore, e la possanza del Niagara,
E conosciuto le mandre dei bufali brucanti nelle pianure o il toro
irsuto dal robusto petto,
E preso esperienza della terra, delle rocce, dei fiori del quinto
mese, degli astri, Iella pioggia, della neve, mio eterno stupore,
Avendo studiato le note dell’uccello motteggiatore e il volo del
falco montano,
E udito, in sulla sera, P impareggiato uccello, il tordo eremita, da
tra i cedri della palude,
Io, solitario, cantando nell’occidente ,
levo canti per un Nuovo
Mondo.
2 .
convulsioni
Come è curioso ! Come è reale !
3 .
Americani
Conquistatori Marce dell'umanità
! ! 1
Canti dell’ Ohio, dell'Indiana, dell’ Illinois, del Iowa, del Wisconsin
e del Minnesota,
Canti che dipartonsi dal centro, da Kansa, e di là, equidistanti,
Scoppiano in battiti di fuoco per vivificar tutto.
4 .
Oh !
questi sono i figli dell'antico, nati per giustificarlo.
6 .
L’anima,
Per sempre e sempre — più duratura che il suolo bruno e solido
più duratura che l’acqua, la marea e la sua fluenza.
7 .
gione,
Non nazione, non uomo o donna, senza religione).
Ti sei tu così calorosamente dato alle lettere, alla scienza, all' arte,
agli amori ?
9 .
Odi, figlio diletto — odi tu, America, tu figlio o figlia che sia:
Pien di dolore è l’amore eccessivo per un uomo o una donna, non-
dimeno ciò soddisfa ed è grande,
Ma qualcosa ewi di molto grande che dà assetto all’intiero,
10 .
Sappi che solo per far piovere sulla terra i germi di una più
grande religione,
Io canto i canti seguenti, ciascuno per quella parte che gli spetta.
PARTENDO DA PA TJMAJSTOK 19
Mio camerata !
Oh !
quali temi — le eguaglianze ! O medianità divina !
11 .
Nè per la compagna sua, nè per se, nè elle tutto fosse ripercosso da-
gli echi;
12 .
sono risoluto a dir di voi con chiara e coraggiosa voce, per provarvi
gloriosi,
E mostrerò che nel presente non vi ha imperfezione ,
e che non
potrà esservene nell’avvenire,
E mostrerò che qualsiasi cosa accada a qualsiasi persona può es-
i dì;
riferisca all'anima,
Perchè, avendo mirato gli oggetti dell’universo, io trovo che non
ve ne ha un solo, nè la menoma particella di un solo, che non abbia
referenza all’anima.
13 .
14 .
Terra del carbone e del ferro ! terra dell’ oro ! terra del cotone,
dello zucchero, del riso,
Terra del frumento, della carne di bove, del porco ! terra della
lana e della canapa ! terra dell’appiuola e del grappolo !
Terra delle pianure da pascolo, dei campi d’erba del mondo ! terra
di questi interminabili altipiani così dolcemente aerati !
Terra delle sponde oceaniche ! terra delle sierre (1) e dei picchi !
Terra delle lontane aure ! del gelato Artico ! delle brezze del Mes-
sico ! il diverso ! l’unito !
che di un’altra !
Oh, morte ! Oh !
per tutto questo io son vostro in quest’ora invisi-
bile, con irresistibile amore,
O ch’io cammini la Nuova Inghilterra come amico e viaggiatore,
O ch’io schizzi acqua fangosa co’ miei piè nudi, all’orlo delle in-
(1) Sierra significa sega. S’intende una seguenza di montagne e di rocce, irrego-
lari e come a sega.
K
PAH TENDO DA PA UMANO 23
Sono degli Stati e tra essi, quanto la vita dura : ciascun uomo,
ciascuna donna è mio vicino,
Il Luisiano, il Georgiano sono così vicini a me, ed io così vicino a
lui ed a lei,
15 .
16 .
17 .
venzioni ed arti.
18 .
19 .
(1) Wigwam, parola indiana dell’ Algonquin, e del Massachussets: significa tenda.
IL CANTO DEL PROPRIO IO.
1.
lati di profumi,
Io ne aspiro la fragranza e conosco questa e l’amo;
La distillazione potrebbe ubbriacare anche me, ma io non lo per-
metto :
stesso.
3 .
4 .
nimo,
Le battaglie, gli orrori di una guerra fratricida, le febbrili e dub-
biose notizie degli eventi incerti ;
poi,
Stando a un tempo fuori e dentro il gioco ,
e vigilandolo ed am-
mirandolo.
Fantastica tu ora qui sull’ erba, meco, e disciogli il groppo della tua
strozza;
Non di parole, non di musica ,
non di rime io abbisogno, nè di
6 .
Io fo stima talora che essa sia il vessillo del mio ideale, intessuto
della verde stoffa della speranza.
E comprendo che esse non germogliano dai palati delle bocche, per
nulla.
Vorrei che mi fosse dato tradurre gl’ indizi circa i giovani morti
e le donne,
E gl’indizi circa i vecchi e le madri, e circa i parvoli rapiti pre-
sto dal loro grembo.
8.
Qual parlare vivente e subito seppellito vibra sempre qui, quali urli
poi mi diparto.
9 .
l’altra,
IL CANTO DEL PRODE IO IO 35
10 .
sta di legna;
Traverso la porta semiaperta della cucina io lo scorsi: egli era stanco
e debole.
36 ir. M' IlIT MAX — FOGLIE DI ERBA
stropicciai i piedi,
E dettigli una stanza elle metteva nella mia e delle vesti rozze, ma
pulite ;
trosia,
E rammento l’apposizione degli empiastri sulle piaghe del suo collo
e dei suoi fianchi.
Stétte con me una settimana ,
prima die si riavesse e passasse
m al nord,
a»:.. . ii
v
i
t
Ed io l’ebbi a sedere a tavola, acean
era appoggiata all’angolo.
11 .
nestra.
Essi non conoscono chi abita su, e che si china con curvo e pen-
dente arco,
Essi non pensano chi essi cospargono di spruzzi.
12 .
11 flessibile arco dei loro petti risponde al gioco delle loro massic-
ce braccia,
Da su, i martelli si librano ,
da su cadono lentamente ,
da su
piombano con sicurezza,
E si affrettano, ciascuno il suo colpo dal suo posto.
13 .
II negro regge con salda mano le redini dei suoi quattro cavalli,
la girella penzola' sotto, legata alla superiore catena;
Il negro che guida, guarda calmo e imperioso, solleva dalla fronte
con rapido movimento la falda del cappello,
E il sole cade sulla sua crespa chioma e sui mustacci, e gli scende
pel dorso, giù per le membra levigate e perfette.
14 .
Che sfidano tutto quel meglio che io possa fare per rappresentarli.
cambi,
Quando mi adorno, per donare me stesso al primo che ne voglia
di me.
Non chiedo che il cielo discenda giù per la mia bella faccia,
E mi sparpaglio tutto, liberalmente, sempre.
15 .
Il tipografo dal grigio capo e dalle smagrite guance lavora alla sua
cassetta,
E biascia, la sua. cicca, mentre l’occhio si aguzza sul manoscritto;
I membri informi sono fasciati sul tavolo del chirurgo,
Ciò che è tagliato cade orribilmente in un secchio;
La fanciulla meticcia è venduta sulla piattaforma all’incanto, il be-
vone sonnecchia accanto alla stufa della rivendita di liquori;
II macchinista rimbocca le maniche dolili camicia, il policeman
Passeggia pel tratto assegnatogli, il portinaio avvista chi passa,
40 W. WIIITMAN — FOGLIE DI E1IBA
(2) Sqnav — Cosi chiamavasi* una giovane donna, nel dialetto degl'indiani del
Massachusset.
IL CAUTO DEL PROPRIO IO 41
schernisco) :
(1) Un grosso pesce dei mari del Nord, della famiglia dei Pleuronectidae.
(2) Il quattro luglio ricorre la testa nazionale degli Stati.
42 11'. WIITTMAX — FOGLIE VI EH li A
16.
Io sono del giovine e del vecchio, e tanto del folle quanto del savio,
Senza riguardi per altri e pieno di riguardi per altri,
Uno della Nazione dalle molte nazioni, della più piccola e medesi-
mamente della più ampia.
Meridionale e insieme Settentrionale, un piantatore spensierato ed
ospitale, giù per l’Oconee passo la vita,
Un Yankee stretto alla mia via ,
pronto pel commercio : e le mie
giunture sono le più flessibili giunture della terra, e sono le più ri-
A casa sulle colline di Vermont o nei boschi del Maine o nel ran-
cio (4) del Texan ;
I fiammanti soli che vedo e i tenebrosi soli che non posso vedere
sono al loro posto,
11 palpabile è al suo posto, e l’impalpabile è al suo posto).
17.
18 .
19 .
tati:
20 .
So di essere augusto,
Non affanno la mia anima, per difenderla o perchè sia capita,
Vedo che le leggi degli elementi non mai accampano difese
(Dopo tutto, considero che non mi comporto più orgogliosamente
del livello che pianto accanto la mia casa).
E che io giunga a ciò che è mio, oggi, o fra dieci mila anni o dieci
milioni di anni,
Io posso, e lietamente, prendere questo ora ,
e con eguale letizia
posso aspettare.
La presa del mio piede è calettata ed è fermata con calce sul gra-
nito,
Eido di ciò che tu chiami dissoluzione,
E conosco l’ampia distesa del tempo.
21 .
Terra della vitrea onda di luce della luna piena, appena colorata di bleu!
Terra ili luce e tenebra, che colori variamente il rigurgito del fiume !
Terra del grigio limpido delle nubi, fatto più lucente e più chiaro
irei' amor mio !
le tue fasi.
indifferente,
11 mio contegno non è quello di un rimuginatore di colpe, nè è il
gorosa ?
tificate ?
vata matuttina,
Questo minuto, ora, viene a me, dopo i passati derilioni di minuti:
Non vi è meglio di esso ora.
IL CASTO DEL PROPETO IO 49
23 .
Tempo assolutamente.
Questo solo è senza incrinature ,
questo solo ricinge e completa
tutto,
Questa mistica sprezzante meraviglia solamente completa tutto.
Io accetto la realtà e non oso discuterla,
Accetto il materialismo, elio è il primo e il finale assorbimento.
Hurrah per la scienza positiva ! Viva a lungo la dimostrazione
esatta,
Spargete su essa favagello con cedro e rami di lilla !
E più sono memori esse di una vita non narrata, e della libertà,
e del districarsi dell’umanità,
E tengono in picciol conto i neutri e gli eunuchi, ed aiutano uomini
e donne ben provvisti,
E battono il gong (1) della rivolta, e fermansi con i fuggiaschi e
con chi complotta e cospira.
(I) Un istrumenio di rame usato anticamente nelle regioni orientali degli Stati
Uniti.
24 .
cuore e il capo,
E la copula non è per me più feconda di quel che sia la morte.
IL CAXTO DEL PROPRIO IO 51
I mi solletica, sarai tu
venti, la cui generante morbidezza !
(1) Calamo o anello sweet-jìay (è la parola usata in questo luogo) è una pianta
della specie detta Acorus. La radice dà un aroma acuto. La pianta è ritenuta come
simbolo di amicizia e d’affetto.
52 ir. 1 V RITMA X — FOGLIE DI ERBA
25 .
Noi troviamo noi stessi, o Anima mia. nella calma e nella frescura
del sorgere del giorno.
Cammina la mia voce appresso a ciò che gli occhi non possono
attingere,
Col turbine della mia lingua io misuro mondi e volumi di mondi.
Gemella della mia visione è la parola, ma essa è incapace a misu-
rare sè stessa,
E ciò mi provoca assiduamente, e mi dice sarcasticamente :
26 .
Odo l’educato soprano (che cosa è questo che opera ora in lei!)
da stringimenti di morte,
Finché, alla lunga, sono riportato a sentir di nuovo l’enigma degli
enigmi,
E quello che noi chiamiamo l’Essere.
27 .
28 .
29 .
30 .
luci,
E mia inetta e un fiore sono il sentimento che hanno l’un per l’altro;
31.
Credo che un filo d’erba valga non meno del giornaliero viaggio
degli astri,
E che sia egualmente perfetta la formica e un granello di sabbia, e
l’uovo del reattino,
E che il rospo (1) da albero sia un capolavoro, tra i più alti,
E che la mora dal tenue stelo potrebbe ornare i saloni dei cieli.
E che la più piccola articolazione della mia mano scorni ogni mecca-
nica,
E che la vacca che rumina a testa bassa, avanzi ogni statua,
E che un topo sia un miracolo sufficiente a sfidare sestilioni d’incre-
duli.
io mi avvicino,
In vano il mastodonte ritraesi sotto le sue polverizzate ossa,
In vano alcuni oggetti stanno lontani leghe e leghe ed assumono
forme molteplici,
In vano l’ocèano si assetta negli abissi ,
e i grandi mostri giac-
ciono al fondo,
(1) La parola nel testo è tree-toad, col (piale nome s’indicano tutte le numerose
specie degli anfibii II i/lidae.
(2 Elia specie di roccia cristallina.
58 ir. \V HITMAX — FOGLIE DI ERBA
32 .
Io penso che potrei mutarmi e vivere con gli animali, che sono
così tranquilli e contegnosi;
Mi fermo, e li guardo per lungo e lungo tempo.
Non si affannano essi, nè piagnucolano sullo stato loro,
Non giacciono insonni nelle tenebre della notte nè piangono i loro
peccati,
Non mi angustiano, discutendo i loro doveri verso Dio :
Non troppo esclusivo verso quelli che entrano nelle mie rimem-
branze,
E scegliendo l’uno che io amo, mi accompagno a lui con fraterno
affetto.
33 .
Accanto alle quadrate case della città, nelle capanne di tronchi, ac-
di nuor a compera,
Scottato profondamente sulle caviglie dalla sabbia infocata, tirando
la mia barca giù per la corrente poco profonda,
Dove la pantera passeggia in su e in giù sul margine, sovrastante
la mia testa, dove il cervo rosso rivolgesi furiosamente contro il cac-
ciatore,
Dove il serpente a sonagli scalda al sole la viscida sua lunghez-
za, disteso sur una roccia, dove la lontra cibasi di pesci,
60 ir. WEITMAN — FOGLIE DI Eli DA
Dove l’ alligatore co’ suoi duri bitorzoli dorme presso un’ inse-
natura,
Dove l’orso nero va in cerca di radici e miele . dove il castoro
assetta la creta con la coda tagliata a cazzuola:
Sovra il crescente zucchero, sovra la pianta di cotone dai fiori
prato,
Dove il bestiame riposa e scaccia le mosche col tremulo brivido
della pelle,
Dove il sacco del formaggio pende nella cucina ,
dove gli alari
stendonsi allargati sulla piastra del focolare, dove le tele di ragno
pendono in festoni dal soffitto :
Dove la balena femmina nuota col suo vitello e non mai l'ab-
bandona,
fannosi sotto,
Dove la bandiera densa di astri (2) è portata alla testa dei reggi-
menti;
Appressandomi a Manhatta, su, all’isola che lunga distendesi,
Sotto al Niagara, dove la cataratta innanzi al mio stupefatto viso
cade come un velo,
Sul campo di corsa, o godendo i pic-nics, o le gavotte o un buon
gioco di base-ball (3);
Nei festival maschili, tra i frizzi sguaiati. l’ironica licenziosità, le
goffe danze e lo sbevazzare e il riso;
sponda,
Col mio braccio sinistro e col diritto cingendo i fianchi di due
runici, ed io in mezzo ;
)
pecie di locusta.
,
ventura
Affrettandomi tra la moderna folla ardente e mutabile come ogni
altra,
Infiammato contro dii odio , e pronto, nella mia pazzia, a pu-
gnalarlo;
Solitario a mezza notte nel mio cortile postico, mentre miei pen- i
Come scrisse in grosse lettere sul ponte : state di buon animo; noi non
vi abbandoneremo
Come poi proseguì con essi e bordeggiò tre giorni e non volle
darla vinta,
Come alla line salvò la sospinta compagnia.
IL CASTO DLL PROPRIO IO 65
Quale era la sembianza delle donne nelle loro sottane strette e fluenti,
quando furono traghettate dal loco delle tombe preparate per esse !
gono addosso,
Assordano le mie ronzanti orecchie e mi battono violentemente sul
capo con le mazze munite di sferza.
retti,
34 .
Ora voglio narrarvi quello che nella mia giovinezza seppi nel
Texas,
(Io non vi narro la caduta di Alamo;
Non uno scampò per raccontare la caduta di Alamo,
I centocinquanta sono ancor muti in Alamo).
IL CANTO DEL PBOPBIO IO 67
vedevano colà,
Alcuni, mezzo morti, tentavano strisciar via,
E questi venivano spacciati a colpi di baionetta, o schiacciati col
calcio dei fucili ;
35 .
Vorreste sapere chi vinse alla luce della liina e degli astri ?
Porgete ascolto al racconto (1), come il padre della mia nonna ma-
terna, il marinaio, lo disse a me.
Il nemico non era un vile sulla sua nave, so dirvi, (così egli disse).
Il suo era il non ve ne ha altro più te-
sicuro coraggio Inglese, e
nace e verace, nè ve ne nè ve ne sarà fu, ;
nelle,
Essi vedono tante facce nuove, e non sanno in chi fidarsi;
La nostra fregata prende fuoco,
Il nemico chiede se domandiamo quartiere,
Se i nostri colori sono ammainati, se la battaglia è finita.
(1) Iarn è la parola usata dal W.. e significa un racconto fatto da un marinaro
per intrattenere i compagni.
, .
affonda
36 .
E poi il sibilìo del coltello del chirurgo, gli aguzzi denti della sua
sega
E P affannoso ansare, i gemiti sommessi, i flotti di sangue cadente,
le brevi grida selvagge e i lunghi tristi acuti gemiti;
Così furono queste cose, queste cose irreparabili.
37 .
(Io son meno il gioioso di ora, e più il silenzioso che sudo con le
labbra serrate)
mosina..
IL CAUTO DEL PROPRIO IO 71
38 .
Io ricordo ora,
E ripiglio la frazione obliata :
luppano da mie.
39 .
Vien egli dalle campagne del Mississipì? Dal Jorva . dall’ Oregon,
dalla California ?
72 W. WEITMAN — FOGLIE DI ERBA
Dalle montagne ? dalla vita delle praterie ? dalla vita dei boschi ?
Essi profumati dall’odore del loro corpo, dal loro respiro, volano
fuori lo sguardo dei loro occhi.
40 .
Allo schiaro del campo di cotone o a chi sia il più mondo di soz-
zure, io do appoggio,
Sulla sua gota destra poso il bàcio di famiglia,
E nella mia anima giuro che io non lo rinnegherò mai.
41 .
Crocifisso inciso
Pongo insieme con Oddiuo e con Mexitli dalla repugnante faccia
e con qualsiasi altro idolo e immagine,
Valutandoli per quel tanto che meritano, non un centesimo di più,
Consentendo che essi ebbero vita ,
e compirono P opera dei loro
giorni !
struzione,
E le gagliarde lor membra vedo traversare salve le carbonizzate assi
e le loro bianche fronti scampare intatte e illese dalle fiamme;
Sono accanto alla donna del meccanico ,
che col suo fanciullo al
(1) Planilo o 21anitii. Così chiamano alcune tribù Indiane il Grande Spirito,
Vendendo butto ciò die possiede per pagare gli avvocati di suo
fratello, e per sedere al suo fianco, quando quello è giudicato come
falsario.
Il toro e la cimice non furono adorati abbastanza,
Lo sterco e la polvere sono ammirabili più di quanto fosse sognato mai,
Il soprannaturale è di nessun conto, io stesso aspetto il mio tempo,
per diventare uno degli enti supremi ;
42 .
di meno,
E vorrei procurare che tu, qual che tu sii, fluissi insieme con me.
Non parole di solita rotina formano questo mio canto,
Ma domande improvvise, per saltare al di là ;
e nondimeno esse
portano più da presso;
Questo è un libro stampato e rilegato — ma e lo stampatore e il
43.
mondo,
La mia è la più grande delle fedi e la più piccola delle fedi,
Abbraccia l’antico culto e il moderno e tutto ciò che è fra il mo-
derno e l’antico:
Credo che tornerò nuovamente sulla terra, dopo cinque migliaia di
anni,
Attendo responsi da oracoli, onoro gl’Iddii, saluto il sole,
cordando il Corano,
Passeggio pel Teokalli, (3) macchiato di sangue ,
batto il tamburo
di pelle di serpe,
Accetto il vangelo, accetto colui che fu crocifisso, sapendo sicura-
mente che Egli è divino,
M’inginocchio a messa, e canto la preghiera del puritano, o seggo
pazientemente sur un banco,
Grido e fo bava nelle insane mie crisi ,
o ,
come morto ,
aspetto
finché il mio spirito mi susciti,
Guardo innanzi il pavimento e la regione, o fuor del pavimento e
della regione,
Appartengo agii avvolgimenti del circuito dei circuiti.
(1) Il verso del W. è : powoiving with stuks in thè eircle of obis. Poioow è il
Dome di un mago fra gl’indi del Nord- America. Obis, una specie «li scongiuro usato
nelle Indie occidentali.
(2) Sbasta o Sliastra. un libro di commento ai Veda, contenente ordini per gl'indiani.
(3) Teocalli ,
parola messicana. Alla lettera significa : casa di Dio Usualmente un
tempio di fonila piramidale.
78 W. \V HITMAN — FOGLIE DI ERBA
Nè il vecchio che visse senza scopo e sente questo con un’ amari-
tudine che è peggio che fiele,
Nè chi nella povera casa diventò tubercoloso per ìhum o per tristi
disordini,
Nè gl’innumeri sgozzati e naufraghi, nè il brutale Koboo chiamato
la sozzura dell’umanità,
Nè i saes (2) che guizzano unicamente con la bocca aperta, perchè
11 cibo vi scivoli dentro,
Nè qualsiasi cosa che è sulla terra, o giù nelle più antiche tombe
della terra,
Nè alcuna cosa delle ni hindi sfere, nè le miriadi delle miriadi di
esseri che le abitano,
Nè il presente, nè l’ultimo dei fuscelli che sia stato conosciuto.
(1) Fluke è mi parassita che si forma nel fegato delle pecore e genera malattie
infettive.
44 .
ancora.
45 .
cespugli,
Lampeggiando in ogni momento della mia vita,
Baciando il mio corpo con baci molli e balsamici,
Sommessamente traendoli a manate fuori dei loro cuori, e dandoli
cuito,
E più grandi sistemi seguono, mostrandosi come piccole macchie
di altri grandissimi che sono entro loro.
computo
Il mio appuntamento è fissato e certo,
Il Signore sarà ivi e aspetterà, finché io pervenga a condizione
perfètta,
11 gran Camerata, l’amante verace, per cui io spasimo, sarà colà.
46 .
Non io, non altri può camminare questa via per te,
sodisfatti, allora ?
E la mia anima disse : No; noi non faremo che pianeggiare quello che
solleva ,
per passare continuamente oltre.
47 .
tenda :
Non dico queste cose per un dollaro o per passare il tempo, mentre
che aspetto il battello pel passaggio,
(Tu parli proprio come me, io metto come in opera la tua lingua,
La quale è ligata nella tua bocca, e nella mia comincia ad essere
disciolta).
Giuro che non mai più farò menzione di amore o morte nell’in-
terno di una casa,
E giuro che non trasferirò me in ognuno, ma solo a colui o a
colei che starà all’aperta aria insieme con me.
Non una stanza o scuola con gli scuri chiusi può avere comunanza
con me,
Ma i rozzi e piccoli fanciulli sono meglio che essi.
La mia faccia vellica la faccia del cacciatore, mentre che egli giace
solo, avvolto nella sua coperta,
Il conduttore, pensando a me, non cura il sussultare del suo carro,
La giovine madre e la vecchia madre mi comprendono,
La fanciulla e la moglie sospendono l’ago per un momento e ob-
48 .
Nei visi degli nomini e delle donne io vedo Dio, e nel mio proprio
viso allo specchio;
Io trovo lettere piovute da Dio per le vie, e ciascuna è segnata
del nome di Dio,
E le lascio dove esse sono, perchè io so che dovunque io mi vada,
Altre puntualmente verranno per sempre e per sempre.
49 .
50 .
vita — è la Felicità.
IL CANTO DEL PROPRIO IO 87
51 .
Mi contradico io ?
o9
Al Paradiso il mondo.
Clie canta il canto elei compagno <li letto (oli ! l' irresistibile spa-
simo !
essi accompagnasi,
Dell’ olezzo delle appiuole e dei limoni ,
dell’ appaiarsi dagli uc-
celli,
donna che ama me, e che io amo più della mia vita
(Oh io sfido volentieri ogni cosa per te,
!
Clie è a noi ogni altra cosa ? Solo elle a noi ci sia dato goderci l'im
l'altro, ed esaurire l’un l’altro, se così dev’essere).
Dal capitano, dal pilota a cui affido la nave,
Dal generale che comanda me, che comanda tutti ,
da cui prendo
permesso,
Affrettando da tempo il programma (troppo a lungo io ho indu-
giato) ,
1.
Essi non vogliono lasciarmi andare, finché io non vada con essi e
risponda loro,
92 W. WSITMA2ST — FOGLIE DI EEBA
2 .
mantello;
Il vederlo passare adduce quello che i migliori poemi adducono e
forse più :
pati. libidinosi, di buona indole, nativi della città, che vanno fuori
al tramonto in un’ora di vacanza,
Le giubbe e i capelli buttati via, l’abbraccio di amóre e la resi-
3 .
E fra questi eran padri di figli, e fra questi altri padri di altri tìgli.
Era alto sei piedi, vecchio di più che ottanta anni, i tìgli erano
solidi, asciutti, barbuti, abbronzati, belli :
4 .
guardarli e nel contatto ed odore che vien da essi e che sodisfa l’a-
nima bene;
Tutte le cose sodisfano T' anima ,
ma queste sodisfano l’anima
bene.
6 .
più grande, ogni dolore che sia il più grande gli si addicono lene
l’orgoglio è fatto per lui,
L’orgoglio di un uomo ciré si espande pienamente calma l’anima
ed è per essa eccellente;
La conoscenza gli si addice, egli la predilige sempre, e ogni cosa
confronta con sè, come con un testo,
Qual che sia lo spettacolo, quale che sieno il mare e la vela, egli
solo dall’orgoglio suscita al fine i suoi suoni
(E donde altro egli suscita suoni, fuor che di qui ?).
(Pensate voi che essi non ’sieno qui, perchè non se ne parla nei
salotti e nelle stanze delle conferenze ?)
Come conoscete voi chi verrà dalla discendenza della sua di-
scendenza, traverso i secoli ?
(Chi potrebbe trovar che voi siete venuti da voi, se vi fosse dato
di risalire in dietro, traverso i secoli?)
8.
9 .
massatere,
11 naso, le pinne e il setto,
Le gote, le tempia, la fronte, il mento, la gola, la parte posteriore
del collo, le vertebre cervicali,
Le robuste spalle, la virile barba, la scapula, il dorso delle spalle,
e l’ampia rotondità del petto,
Il braccio, l’ascella, l’imperniarsi del gomito, l’avambraccio, i mu-
scoli delle braccia, le ossa delle braccia,
Il polso e le giunture del polso, la mano, la palma, le articolazioni,
tronco superiore,
Le fibre delle gambe, il ginocchio, la rotola, la parte superiore della
gamba, la gamba inferiore,
Le gaviglie dei piedi, il tacco, le dita dei piedi, le giuntur edelle
dita, il calcagno;
Gli atteggiameati tutti, la forma bella del corpo, tutte le pertinenze
del tuo o del mio corpo, o di qualsiasi corpo di maschio o di femina,
I polmoni spunchiosi, il sacco dello stomaco, le budella levigate
e linde,
Una donna aspetta me, ima donna che non manca di nulla,
Pur, 'di tutto ella mancherebbe, se mancasse il sesso ,
se 1" umore
dell’uomo adatto mancasse.
suo sesso,
Senza vergogna, la donna ch’io amo sa e confessa le delizie del suo.
Spontaneo me.
II braccio del mio amico, che lento si posa sulla mia spalla,
Il fianco della collina con fiori degli orni montani (1),
compiaciuto e nudo,
La gaiezza dei due bambini gemelli che si voltolano sull’ erba,
Fuor della massa delle acque del fluttuante oceano una goccia
gentile venne a me,
Che mi sussurrò Io ti amo ; assai prima di morire
:
Perchè io non potevo morire, finché, per una volta almeno, non ti avessi
visto,
Noi gii tórno coi denti aguzzi, e 'a quattro piè, pei boschi in cerca
di preda, noi saltiamo sulla preda,
Noi siamo due nuvolette mattutine o serali, che cavalchiamo in alto,
Noi siamo due mari che si mescolano, noi siamo due delle leggiadre
ondine che fluttuano l’una sull’altra, e si aspergono l’un l’altra,
Noi siamo quello che l’atmosfera è, trasparenti, ricettivi, pervi od
impervi,
Noi siamo neve, pioggia, freddo, tenebra, noi siamo ogni prodotto
e influenza del globo,
Noi abbiamo circolato e circolato, finche siarn giunti a casa, noi due,
Noi abbiamo ributtato ogni cosa, salvo la libertà, ogni cosa, salvo
la nostra gioia.
O Hymen O Hymenee! !
Momenti nativi.
riamo,
Di nuovo mi prende per ruauo, ma. io non devo andare;
Stretta a me però la vedo con labbra silenziose, tristi e tremule.
trovato,
Io mi fanciullo, molto vecchio, sovra le onde, verso la casa della
maternità, la terra delle emigrazioni, guardo lontano,
Guardo lontano le sponde del mio mare Occidentale, il cerchio es-
sendo quasi chiuso;
Perchè, movendo verso occidente dall’Indostan, dalle valli di Kash-
nierc,
Dall’Asia, dal nord, dal Dio, dal saggio, dall’eroe,
Dal sud, dalle penisole fiorite e dalle isole delle spezie,
Avendo, dopo, ramingato a lungo, avendo attorno alla terra ra-
mingato,
Ora volgo la faccia di nuovo alla mia casa, compiaciuto e gioioso.
(1) Calamus è una pianta indiana delia famiglia delle palme, ed è ritenuta come
simbolo di amore e di fraternità.
— 109 —
110 ir. WIIITMAX — FOGLIE DI ERBA
raste;
Io non so se molti, passandovi accanto, scovriranno voi, o inaleranno
il vostro fievole olezzo, ma io credo che sarem pochi,
O foglie tenui, o fiori del sangue mio 1 Io vi permetto di parlare in
vostra favella, del cuore che è sotto di noi;
Io non so quale sia il significato che è sotto di voi, pur voi non
siete felicità,
Voi mi riuscite spesso più amare di quanto posso sostenere voi .
mi bruciate e pungete.
Pur voi siete belle per me, voi foglie lievemente colorite voi ini ;
E
penso che non è per la vita ch’io vo’ cantando il canto degli
amanti, penso che sia per la morte,
Perchè oh ! come tranquilla, come solenue cresce su, per ascendere
essa all’atmosfera degli amanti :
di scegliere,
(Io non son sicuro che di questo, che l’elevato spirito degli amanti
dà il benvenuto alla morte),
scopo tuo.
Crescete su, più alte, o foglie soavi, sì che io possa vedervi, cre-
scete su, dal mio petto !
onde !
Venite, io vo’ denudare questo largo mio petto, cliè da assai tempo
fili stretto e soffocato;
Io abbandono voi, o emblematici e capricciosi fili di erba, ora voi
non mi servite più,
Quello che ho a dire lo dirò per sè stesso,
E non farò risonare che l’Io e Camerati, e non pronunzierò altro
i
vita,
Perchè si è aperta al mio spirito la verità che i fini essenziali sono
i tuoi,
E che tu li vai celando in queste evanescenti forme di vita ,
per
tue ragioni, ma che essi sono principalmente per te,
certo ti eluderò :
Perchè uon ò per quello elle lio posto in esso, die ho scritto
questo libro,
Nè è eoi leggerlo che tu lo possederai,
Nè conoscono me quelli che mi ammirano e mi ricoprono di lodi,
Nè gli aspiranti alPamor mio (salvo, al più, assai pochi) saranno
vittoriosi,
Nè i miei poemi faranno bene solamente, ma faranno altrettanto
male e forse più,
Perchè tutto è inutile, senza quello che tu hai osservato spesse
volte, non avendo mai procurato di conseguire quello che io ho addi-
tato; ,
Pianterò fratellanze, fìtte come gli alberi che sono lungo tutti i
fiumi di America, e attorno alle rive dei grandi laghi e sopra tutte
le praterie,
Sono gli spiriti degli amici diletti, vivi e morti: più fitti vengono,
una gran folla, ed io in mezzo ad essi:
Ed io, raccogliendo, dispensando, cantando, vo’ vagando con loro,
Spiccando qualche cosa per donarla ad essi, chinandomi verso chi
mi è dappresso;
E qui fiori di lilla con un ramicello di pino,
renda mai 1) :
mi serbo,
Nè lo darò, se non a quelli che amano, come son capace di amar io.
CALAMUS 115
merà,
Non nei molti affamati desideri, confidati ai cieli solamente,
Non nei pianti, nel riso, nelle sfide da me lanciate ,
quando sono
solo, addentro, in boschi selvaggi,
Non negli aneliti soffocati traverso i denti stretti,
Non nelle pronunziate e risonanti parole, non nelle parole chiacchie-
rate o negli echi e nelle parole morte,
Non nei murmuri dei miei sogni, mentre dormo,
Non negli altri murmuri di questi incredibili sogni di ogni giorno,
Non nelle membra e nei sensi del mio corpo che ti afferrano e ti
lasciano continuamente — non in queste cose,
Non in alcuna di esse o in tutte esse, tu vivi ,
o attrattività ! o
battito della mia vita !
Ed ora, o signori,
Una parola vi dirò che rimanga nelle vostre memorie ed anime.
Come fondamento e finalità, a un tempo, di tutta la metafisica
(Così ai suoi studenti il vecchio professore diceva,
Al termine dell’affollato suo corso).
Avendo io studiato l’antico e il nuovo ,
i sistemi greci e i te-
deschi,
Avendo studiato e ponderato Fichte e Schelling ed Hegel,
Ponderato la dottrina di Platone, e di Socrate, più grande di Pla-
tone,
E cercato e ponderato uno più grande di Socrate cioè avendo stu-
diato a lungo Cristo divino,
Ho ora innanzi agli occhi della mente tutti questi sistemi greci e
tedeschi
Vedo le filosofie tutte, le chiese cristiane tutte e i loro dogmi,
E scorgo chiaramente sotto Socrate e sotto Cristo divino,
CALAMUS 117
Quando udii la sera di un giorno che il mio nome era stato ac-
colto con applausi nel Campidoglio, non fu per me una notte felice
quella che seguì.
E quando gozzovigliavo, o quando
uè, miei disegni erano riu-
i
Fin dal principio avverti che io sono assai differènte da quello che
tu t’ immagini ;
Non hai alcun dubbio, o sognatore, che tutto possa essere maya (1)
ed illusione ?
(1) Maya, nome che indica il sistema indiano della non realtà delle cose.
CALAMUS 119
Oh nè viluppi
! di semi, nè profumi, nè alte nuvole che versin
pioggia sono trasportate per l’aperto aere
Più di quello che la mia anima sia portata per F aperto aere,
Fluttuata in tutte le tue direzioni, o Amore, per Famcizia, per - te.
Gocciolate, o stille.
O stille, parte di me !
gocciolate, lente stille !
120 r
TT . WEITMAN — FOGLIE DI ELBA
Città di orgie.
Noi conserviamo questo saluto dei camerati Americani, per terra e per
mare,
Noi siamo due naturali e non curanti persone.
così sola, senza un amico vicino; perchè capiva che io non avrei
potuto:
E colsi un ramoscello da essa con alquante foglie, e lo avvinsi di
muschio,
E lo recai meco e lo collocai in vista, nella mia stanza.
E sebbene non abbia bisogno di esso per ricordare i miei amici di-
letti
Per tutto questo, sebbene la sempre verde quercia rifulga là, nella
Luisana, solitaria in mezzo ad un’ampia pianura,
E durante tutta la vita metta foglie giojose, senza un amico, od un
amante che le stia vicino,
Pure io so bene che io non potrei.
Ad uno straniero.
guardo,
Dovevi essere tu colui o colei ch’io andava cercando (ciò torna a
me, come la visione di un sogno) :
(1) Live oak — quercus virens. — Prospera negli Stati Uniti del Sud.
122 TF. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
Tutto ritorna alla mente: come noi camminammo l’uno accanto al-
l’altro, fluenti, affezionati, casti, maturi,
E come tu crescesti con me, e fosti meco un fanciullo o una fan-
ciulla.
Mangiai con te e dormii teco, il tuo corpo non crebbe tuo sola-
mente, nè lasciasti il mio solamente mio.
Tu ora mi dai il piacere dei tuoi ocelli, della tua faccia, della tua
carne, mentre che passiamo, e prendi della mia barba, del mio petto,
dellemie mani in ricambio;
Io non ti to’ parlare, ma vo’ pensare di te, quando segga solingo,
o solingo vegli la notte,
E ti aspetterò, nè dubito che ti avrò ad incontrare di nuovo,
E sto indagando come non ti abbia a perdere più.
CALAJfUS 123
Che sono pieni di terrene passioni, semplici e nou furono mai co-
stretti, mai ubbidienti :
sicura durata,
In queste adombro e velo i miei pensieri: non io manifesto esse,
E nondimeno esse manifestano me, meglio che tutti gli altri poemi
miei.
CALAMUS 125
Uno sguardo.
O Terra a me somigliante.
O Terra a me somigliante,
Sebbene tu paia così impassibile, ampia e sferica,
Io sognai in un sogno.
O della esaltata gloria e del progresso della gran città che mi sta
attorno distesa ? — No;
Ma per dire semplicemente di due uomini che oggi, sull' imbarca-
toio, in mezzo alla folla, partendo, si dettero l'addio dei cari amici:
E quello che restava era sospeso al collo dell’altro, e lo baciava ap-
passionatamente,
Mentre quello che partiva, stretto premeva l’altro, perchè restasse
fra le sue braccia..
All’Est e all’Ovest,
All’uomo dello Stato Rivierasco e della Pensilvània.
Al Canadese del Nord e al Meridionale ch’io amo,
A questi, con perfetta fidanza che rappresentino voi come me. dico
che essi hanno i germi esistenti in tutti gli uomini:
Io credo che l’evidente scopo di questi Stati sia di fondare un’a-
mistà superba, esaltata-; ignota prima di ora,
Perchè io capisco che essa aspetta ed ha sempre aspettato, latente
in tutti gli uomini.
;
CALA il US 127
Talora con qualcuno die amo mi gonfio d’ira, temendo che eg’li
Ad un fanciullo di Occidente.
io amo !
pensar di voi !
Fra la moltitudine.
Quest’ombra a me somigliante.
A voi non nati ancora, e che pur vedo, dedico questi canti.
Quando voi li leggerete, io, che ora son visibile, sarò diventato in-
visibile,
E voi, compatti, visibili, realizzando questi poemi, cercandomi,
Immaginerete quanto sareste felici, ove potessi stai'e fra voi e di-
ventar vostro camerata;
Sia come se fossi tra voi. (Nè siate troppo sicuri che io non sia
1 .
2 .
129 —
AV. AVHITMAN. — Foglie di erba. 9
130 W. WEITMAN — FOGLIE DI EBBA
3.
Odo il racconto della vita divina e della morte sanguinosa del bel
Dio, il Cristo,
SAL UT A V MONDE ! 131
4 .
Chi sono coloro che tu saluti, e che, l’uno dopo l’altro, salutano te?
Vedo un miracolo,
Vedo un grande globo miracoloso, che rota traverso lo spazio,
Vedo minuscole masserie, casupole, mine, cimiteri, prigioni, fat-
e Antartico,
Vedo gli oceani superiori e inferiori, 1’ Atlantico e il Pacifico il ,
ghiaccio,
Altri discendono o ascendono l’Obi o il Lena,
Altri il Niger o il Congo, altri Burampooter e Cambodia.
l’Indo, il
Copenaghen,
Altri aspettano a Val parai -o, a Rio Janeiro, a Panama.
Vedo i fili che recano le notizie delle guerre, delle morti, delle
perdite, dei guadagni, delle passioni e della mia razza.
,
6 .
Vedo il loco dove l’idèa della Divinità s’incarnò per avatare (1)
in forme umane,
Vedo i lochi delle successioni dei sacerdoti sulla terra gli ora- ,
vischio e la verbena,
Vedo i tempi delle morti dei corpi degl’ Iddii ,
vedo gli antichi
profeti,
Vedo Cristo mangiare il pane dell’ultima sua cena, in compagnia
di giovani e vecchi,
Vedo dove il forte e divino giovane Ercole compì fedelmente, a
lungo, le sue fatiche e poi morì,
Vedo il loco della innocente e ricca vita, e il triste fato del bel
tìglio notturno, Bacco dalle carnute membra,
Vedo Knep sanguinante ,
vestito in azzurro ,
con la corona di
penne sul capo,
Vedo Ermete insospettato, morente, amatissimo ,
dire al popolo :
(2) Sabian e Scibeana, un adoratore di corpi celesti, come il sole, la luna, gli
astri, etc.
134 W. WRITMA N — FOGLIE DI ERBA
Non è questo il mio vero paese, vissi esule dal mio paese vero, ed ora
vi ritorno;
Torno alla sfera celeste, dove ognuno torna alla sua volta.
7 .
8 .
9 .
landa,
Discendo su qualcuna di queste città e poi me ne parto di nuovo.
10 .
11 .
sono disceso);
SAL UT -1 r -VOXUT ! 137
Bulgaro !
Tu, montanaro che vivi fuor della legge, sul Tauro o sul Caucaso !
Tu, Bokli, che guardi le maudre delle tue cavalle e dei tuoi stal-
loni al pascolo !
Tu. Persiano, dal bel corpo, che scagli, a tutta corsa, a cavallo, i
dardi al bersaglio !
Tu, Giudeo, che viaggi, nella tua vecchiaia, in mezzo ad ogni pe-
ricolo, per giungere in line su terra Siriaca !
Tu, pensoso Armeno, che mediti accanto a qualche ruscello dell’ Eu-
frate ! tu, che guardi tra le rovine di Nini ve ! tu, che ascendi il
Monte Arara t !
Tu, donna e uomo del Giappone ! tir, che vivi nel Madagascar, nel
Ceylan, a Sumatra, a Borneo !
12 .
Tu, Ottentotto dallo stridulo palato! Voi, orde dai capelli la-
nosi !
di sangue !
Tu, povero koboo, su cui i più abbietti tra tutti guardano sprez-
zanti ,
non ostante il tuo abbagliante linguaggio e spiritualità !
13 .
partito per lontani continenti, e poi son caduto qui per buone ra-
gioni,
Io penso di aver soffiato insieme con voi, o venti;
Con voi, o acque, io bo lambito ogni sponda,
Penso di aver corso attraverso quello ebe ogni fiume o passaggio
traversa,
SA L UT AU MO.YUU ! 139
1.
2 .
— iti —
142 ir. whitman FOGLIE DI ERBA
3 .
La mia fede è che voi, così dilette a me, occultiate in voi invisi-
bili esistenze.
Voi, chiatte ! Voi, assiti e posti di porti ! Voi, assi allineate ai lati !
Da tutto quello che toccò voi, io credo che vi sia stata impartita
qualcosa, che ora volete secretamente impartire a me,
Di vive e di morte cose le vostre superficie impassibili voi avete
popolate, e i loro spiriti vorrebbero mostrarsi a me ed essermi amici.
4 .
Dici tu, Pronta sempre io sono, sono hen battuta e non negata , ade-
risci tu a me ?
sebbene ti ami,
Tu esprimi me meglio che io stesso possa esprimermi,
Tu sarai per me più che il mio cauto.
Io penso che gli eroici fatti furono concepiti tutti all’ aria
aperta, e tutti i liberi canti altresì,
Penso che potrei sostar qui e compier miracoli,
Penso che qualsiasi cosa io incontri per via ,
io 1’ amerò ,
e che
chiunque mi guarderà amerà me,
Penso che chiunque io veda debba essere felice.
5.
6.
Qualche cosa ewi nel fluttuare dell’apparenza delle cose che provoca
la sapienza fuor dell’anima.
è in lui,
Il passato, il futuro, la maestà, l’amore — se queste cose sono
prive di te, tu sei privo di esse.
IL CASTO DELLA PUBBLICA STRADA 145
7.
E con qualsiasi pescatore che dalla riva tiri, mentre che io passo c
mi fermo, la sua rete i
Che cosa mi persuade a donarmi al buon volere di una donna o di
un uomo ì e che cosa persuade essi a donarsial mio ?
9 .
Non iscoraggirti , tienti saldo; quivi son cose divine ben ascose.
Ed io ti giuro che vi sono divine cose, più belle di quanto le pa-
role posson dire.
10 .
pistrello.
11 .
Tu sarai trattato con risa ironiche e con beffe da quelli che ti ri-
mangono addietro,
Quali che sieno le dimostrazioni di affetto che tu riceverai, tu ri-
sponderai solo con i baci appassionati della partenza,
148 ir. M IIITMAN — FOGLIE DI EH HA
12 .
lavoratori solitari,
Coloro che sostano per contemplare i ciudi di erba, i fiori, le con-
chiglie della spiaggia,
Clic danzano alle danze nuziali, baciano le spose novelle, aiutano
con affetto i fanciulli e dan loro sostegno,
I soldati delle rivolte, quelli clic stanno sull’orlo delle tombe spa-
lancate, i sepellitori di bare,
di feminilità :
13 .
chie. e negli angoli delle vie innanzi a cui passa la processione delle
anime : cioè lungo le grandi vie dell’universo.
Tu non devi dormire o baloccarti qui nella casa, sebbene 1' abbia
costruita tu, o sebbene sia stata costruita per te.
ciali,
14 .
Or ascoltami bene: —
è destino stabilito nell'essenza delle cose, che
IL CANTO DELLA PUBBLICA STRADA 151
ribellione attiva,
Chi vien meco dev’essere bene armato,
Chi vien meco viene spesso in compagnia ili una dieta scarsa, della
povertà, della collera, di nemici, di disertori.
15.
Lascia gli ordigni nella bottega ! Lascia ohe resti non guadagnata
la moneta !
*
TRAVERSANDO IN CHIATTA IL BROOKLYN.
l.
Ai tanti altri che verranno dopo di me, ai vincoli tra nn* ed essi.
Alla certezza di questi altri, e alla vita, all’amore, alla vista, al-
l’udito di questi altri.
monto,
Le onde frastagliate ed aguzze in sul crepuscolo, le creste loro
rilucenti e pazze,
La distesa dell’orizzonte divenir meno e meno parvente, le grige
mura granitiche dei magazzini presso i docks,
E sul fiume l’ombroso gruppo, il grosso rimorchiatojo con le barche
che gli si stringevano all’uno ed all’altro fianco, la barca da fieno,
l’attardata barca da scarico,
E sulla vicina sponda, dalle fornaci delle fonderie, i fuochi che
spandevansi in alto, e inviavano il loro bagliore entro la notte.
Lanciando, contrastate dal rosso selvaggio del foco e dalla fiamma
gialla, le loro ondate di tenebra sui comignoli delle case e giù, dentro
gli spaccati delle vie.
-
1.
5 .
6 .
Fui chiamato col nome che mi è più prossimo dalle alte e chiare
voci dei giovani, quando mi videro accostare o passare.
Sentii le loro braccia attorno al mio collo quando ero fermo o , ,
facciamo noi, così grande come noi Io vogliamo, o così piccolo come
a noi piace, ovvero piccolo e grande insieme.
7.
Quello che lo studio non può insegnare quello che i sermoni non
possono compiere, è compiuto, non è così f
9.
domande e risposte !
Raggiate, o sottili raggi di luce, dalla forma del mio capo e dai
capi di tutti, sull'acqua infiammata dal sole !
Venite su, o navi, dalla liaja più bassa ! Passate su o giù, o go-
lette, o lance, o battelli ila scarico,
Pompeggiate, o vessilli di tutte le nazioni, abbassatevi lealmente al
tramonto !
1.
Egli è il Veggente,
Quello che p\ù> essere vaticinato vieu vaticinato da lui, e quello che
non può essere vaticinato mostra come non può vaticinarsi.
segue od ha seguitato,
Non importa quale sia la Nazione, poiché egli potrebbe trovar quivi
i suoi fratelli e le sue sorelle.
2 .
nebre; ma le parole dei creatori di poemi sono tutta la luce <• tutta
la tenebra,
Il creatore dei poemi pianta la giustizia, la realtà, la immortalità.
La sua penetrazione e possanza ri cingono cose ed uomini.
Ed è la gloria, l’essenza degli uomini e delle cose.
cantar di orecchi, cantar del capo, cantor soave, cantar della notte,
cantor di salotti, cantar d’amore, cantar d’incanti, o qualche cosa si-
mile.
del Vate.
Texas,
Sempre le colline dorate e i burroni della California, e le montagne
argentee del Nuovo Messico — sempre Cuba ,
carezzata dalle aure
lievi,
Sempre l’ampio versante, prosciugato dal mare Meridionale, indivi-
sibile dai versanti, prosciugati dai mari dell’Est e dell’Ovest,
L’area di questi Stati nel loro anno ottantesimo terzo, i suoi tre
milioni e mezzo di miglia quadrate,
Le diciotto mila miglia almeno di costa di mare e di costa di baie,
— Iti? —
,
ghiaccio,
Dove le bianche ondate folleggiano innanzi al vento, e la nave urta
nella tempesta:
Qui sulla solida terra è quello che si fa nelle città, quando le cam-
pane sonano tutte a un tempo, a mezzanotte.
E nelle foreste vergini, sono i suoni che ivi risonano, l’ululato del
lupo, il bramire della pantera, il profondo mugghio dell’alce;
Qui d’inverno, sotto il duro ghiaccio turchino del lago Mooseliead.
o di estate, traverso le acque chiare, è visibile la granile trota che nuota:
Nelle basse latitudini, al clima caldo delle Caroline, il grande falco
buzzagro nero, si dondola lentamente, in alto, al di sopra della
cima degli alberi,
E sotto sono, il cedro rosso con i suoi festoni di tilandria. i pini e i
negri
Trenta o quaranta grandi carri, i muli, il bestiame, i cavalli, che
mangiano nei truogoli,
IL MOSTRO AXTICO FOGLIAME 109
(1) Specie ili pipa ila fumo usata dagl' Indiani Americani del Nord. È usata come
un simbolo di pace.
(2) Sachem o sagamore, il capo di una tribù d'indiani di America.
IL .VOSTRO A TTICO FOGLIAME 171
sola, ma più unito dell identità unica delle mie terre inevitabil-
mente unite.
Le nascite, i climi, l’erba delle grandi pianure da pascolo,
Le città, il lavoro, le morti, gli animali, i prodotti, la guerra, il
bene, il male —
tutto questo a me:
A me, concedendo tutto questo, in tutti i suoi particolari ,
conee-
dendo a ine e all’ America 1’ antico fogliame ,
come posso io non
passare traverso me il filo della loro unione e garentire il simigliante
a te ?
— 173 —
174 ir. WHITMAN — FOGLIE DI EH DA
renti !
vane irrequieto.
D’inverno prendo il mio cesto e la lancia per le anguille, e cam-
mino a piedi sul ghiaccio, e meco porto una piccola ascia per aprir
delle buche nel ghiaccio;
Guarda come son ben coperto quando allegramente vado ovvero
,
UT CATTO DI TRIPUDI 175
cesti dei gamberi, là dove essi son affondati con le pesanti pietre,
(i gavitelli io li so).
Oh !
qualcosa di molto diverso da questa vita piccina e pia 1
Qualche cosa sfuggita alla presa delle ancore e clic veleggi libera . i
la sua. simpatia 1
Ammirare la sua calma — essere riscaldato dai raggi del suo sor-
riso !
nostra preda,
Ci avviciniamo furtivi e silenziosi, scorgo la massa grossa come
una montagna, letargica, riscaldali tesi al sole.
Vedo il forcini-re star su, veggo l’arma scagliata dalla sua mano
vigorosa;
rx caxto ni tripudi 177
Un convulsivo salto dà essa dal centro del cerchio e poi giace di-
stesa e immota, entro la schiuma sanguinosa.
gente !
Gonfiare il petto e poi spiegare il tuono della voce fuor delle co-
stole e della gola,
Far che teco il popolo arrubini, pianga, udii, desideri,
Eccitare l’America — sedare l’America con una grandiosa parola.
sensi,
Questo mio corpo fatto «li materia, questa mia vista fatta dei miei
ocelli materiali
Mi Iran provato oggi, e senza cavillo, clic non c il mio occliio ma-
teriale che realmente vede,
Nè il mio corpo materiale quello die realmente ama ,
cammina,
ride, grida, abbraccia e genera.
Non esser servile, non deferente verso alcuno — non verso alcun
tiranno, conosciuto o sconosciuto,
E camminare con portamento eretto, con passo svelto ed elastico,
Guardare con lo sguardo calmo o con Rocchio scintillante,
Le gioje del core solitario e libero, le gioje del cor tenero e tri-
ste f
Le gioje del pensiero della Morte, delle grandi sfere, del Tempo e
dello Spazio ?
scale,
Lasciar te, o solida immota terra, e salire in nave,
1 .
pregi suoi,
Benvenute le regioni del p no e della quercia,
ì
— 181 —
182 II'. WBITMAX — FOGLIE DI ERBA
3 .
tempesta è quotata,
Il gemere e il piangere a tratti, il pensiero ilei mare.
Il pensiero delle navi percosse nella tempesta e condotte all' orlo
del periglio, e il taglio degli alberi della nave,
Il sentimento degl' immensi tronchi nelle case o nei granai co-
struiti con antica architettura,
Il ricordo della stampa o della narrazione, il viaggio alla ventura
di uomini, famiglie, merci,
Lo sbarco, il fondare una nuova città,
varono,
Le colonie dell’ Arkansa, ilei Colorado, di Ottava, di Villamorte,
Il progredire lento, gli scarsi viveri, l’ascia, la carabina, le bisacce
da sella,
in sè solo,
Il disprezzo americano per gli statuti e le cerimonie, la illimitata
insofferenza delle proibizioni.
IL CANTO DELLA SCURE 1*3
I vibrati colpi delle asce sulle travi riquadrate, che vanno prendendo
la forma di albero da nave,
II vivo e breve scricchiolìo dell’ acciaio ,
conficcato obliquamente
nel pino,
Le schegge dal color di burro, schizzanti in grandi pezzi e spacchi.
I pieghevoli movimenti di muscolose giovani braccia, e di fianchi
in comodi abiti,
II costruttore di porti, di ponti, di banchine ,
di scompartimenti,
di navi;
dire,
11 comando gagliardo in fra le trombe da incendio ,
il ritrarsi,
l’alzarsi e il riabbassarsi delle braccia per spinger l’acqua,
I sottili spasmodici zampilli bianco-turchini, il portar dei ramponi,
delle scale, il metterli in opera,
Lo scrosciare delle commessure di legno tagliate, o degl’impiantiti
se cova il fuoco sotto di essi,
ciajo,
l’occhio:
Le fantastiche processioni dei ritratti dei morti che usarono l’a-
scia.
di elmo.
l/ululo mortale, il tonfo del morto corpo, 1’ accorrere cola degli
f.
stesse,
Esse compiono la loro ora. i danzatori danzano e i musici suonano
per essi,
ducia.
,
Il luogo dove una città grande sta, non e dove sono solamente
ampi porti, dock», manifatture e depositi di prodotti,
Non il luogo dei saluti non mai interrotti di chi nuovamente ar-
riva o di ehi leva l’àncora per la partenza,
Non il luogo degli edifici piti superbi e più costosi, o dei magaz-
zini in cui vendonsi le merci pel resto del mondo.
Non il luogo delle migliori librerie e scinde, non il luogo dove il
e di bardi,
Dove sta la città da questi amata e che li riama e intende,
Dove gli eroi non hanno altro monumento ,
fuor che nei farri e
nelle parole comuni,
Dove il risparmio è al suo posto, e la prudenza è al suo posto,
Dove gli uomini e le donne si dan poco pensiero delle leggi.
Dove lo schiavo cessa, e il padrone degli schiavi cessa.
Dove compatto insorge il popolo minuto contro le sconfinate au-
dacie degli eletti eletti della fortuna,
Dove, fieri gli uomini e le donne riversatisi, come il mare al soffio
riore.
Dove il capo e l’ideale è il cittadino — e il Presidente, il Mayor,
il Governatore e via là, non sono che agenti pagati,
Dove ai fanciulli s’insegna ad essere legge a se stessi, ed a con-
fidare in sè stessi,
Dove l’equanimità è illustrata negli affari.
Dove le meditazioni sull’anima sono incoraggiate,
Dove le donne camminano in processione per le vie. così come gli
uòmini,
Dove esse entrano nella pubblica assemblea e vi prendono posto
così come gli uomini;
IL CAUTO DELLA SCURE 1*7
6 .
statuti, ora ?
7.
Servì nella costruzione di edifici die durano più a lungo cdie aleu-
n’altra cosa,
Servì l’Ebreo, il Persiano, e PIndostauo, più antico di tutti,
Servì dii elevò baluardi sul Mississipì, servì quelli le cui reliquie
restano nell’America centrale,
Servì di colonne non lavorate i tempi Alluci così nei boschi come
nelle pianure, e i Druidi,
Servì gli spaccati artificiali, ampi, profondi e silenziosi delle colline
Scandinave, ricoperte di neve,
Servì quelli che, in tempi fuor di ogni ricordo, gradirono sul gra-
nito gli schizzi del sole, della luna, degli astri, delle navi, delle onde
dell’Oceano,
Servì le vie, donde i Goti irruppero, servì le tribù pastorali c i
nomadi
Servì il lontanissimo Celta, servì gli arditi pirati del Baltico,
Servì, prima ili ciascun di questi, i venerabili ed innocui uomini
dell’Etiopia,
Servì le costruzioni di timoni per le galee da piacere, e le costru-
zioni di quelle da guerra.
Servì tutte le grandi opere sulla terra, e tutte le grandi opere sul
mare,
Durante le età medievali, e prima delle età medievali,
Servì allora non solo i viventi come li serve ora, ma servì anche
i morti.
8 .
e così via.
IL CANTO DELLA SCURE 18 !)
distrutta mai).
Vedo interamente lavata dal sangue la mannaia : lama e manico
sono netti,
9 .
La scure balza !
Le forme si levano !
loro,
,
Le forme si levano !
10 .
Le forine si levano !
Le forme si levano !
Le forme si levano !
11 .
Ella meno guardata che mai, e pur guardata piu che mai;
Il fango e il letame, fra cui ella muove ,
non la lordano nè ma-
culano.
Conosce ella i pensieri di tutti, mentre che passa nulla le resta
occulto,
Nè è perciò meno stimata o meno amata,
E anzi meglio e senza eccezione amata: non ha nulla a temere, nè
teme,
Giuramenti, contese, canzoni da ubbriaco, espressioni sconce, sono
nulla per lei che passa,
192 ir. ir hitm. i.v FOGLIE DI Eli HA
12 .
1.
— 193 —
W. AVhitman. — Foglie di erba. 13
194 ir. \Y HITMAN — FOGLIE DI ERBA
3 .
emigrata (ben è vero che è un po’ mutata pel suo lungo viaggio, ma
è pur sempre la medesima);
Diritta procede a questo convegno, vigorosamente si fa largo da se
medesima, avanzando tra la confusione della folla,
Dal frastuono del meccanismo, dall’acuto fischiar del vapore non
è sgomentata,
Non infastidita punto dai tubi di drenaggio, dai gassometri ,
dai
concimi artificiali;
4 .
chiamo
(Potrebbe un tìglio staccarsi dal padre suo ?);
Ma, riflettendo sulle tue corse vicende, mirando come, nelle passare
età, fosti intento a compiere i tuoi doveri e ad innalzare le tue gran-
f
dezze,
Innalziamo anche noi, oggi, le nostre.
corona.
Qui, sotto il tuo sguardo, ogni materiale, come se per magìa, can-
gérà la sua forma,
Qui il cotone, quasiché piluccato allora dalla pianta,
Sarà asciugato ,
cilindrato ,
imballato ,
disteso in fili ,
tessuto in-
nanzi a te;
6 .
vangare,
Il piantare e la coltura degli alberi ,
delle fragole ,
degli erbaggi,
dei fiori,
Sicché, ogni uomo ed ogni donna vedano che essi fanno realmente
qualche opera;
Che insegnino ad usare il martello e la sega (spacchi o tagli di
traverso),
A girare il tornio da falegname, da figulajo, da pittore,
A lavorare come sarto, sarta, nutrice, stalliere, facchino,
A inventare qualche piccola cosa ,
qualche cosetta industre ,
che
giovi al bucato, alla cucina, alla nettezza,
E a non riputare una disgrazia il dare una mano per? ajutar sè
medesimo.
municazioni intemazionali,
Io ti presento la potenza del vapore ,
le grandi e celeri linee ,
il
gas, il petrolio,
Trionfi del tempo nostro, la delicata gomena dell’Atlantico,
La ferrovia del Pacifico, il canale di Suez, il Moncenisio, il Got-
tardo, il tunnel di Hoosac, il ponte sul Brooklyn,
La terra diventata una rete di rotaje di ferro e di linee di piro-
scafi, che s’intrecciano sopra i mari :
8 .
E te, o America,
La tua figliolanza sempre più torreggiante, Te, che sorpassi ogni
cosa che più grandeggi,
Te con la Vittoria sulla sinistra mano, e con la Legge sulla diritta,
Te, Unione, che tutto abbracci, fondi, assorbì e tolleri,
Te, sempre te, io canto.
sorella),
Per te essi si affollano a marciare sulle tue acque e sulle tue con-
trade;
Guarda ! I tuoi poderi, le tue piantagioni, i tuoi boschi lontani, e
le tue montagne,
Si avanzano come in processione.
IL CANTO DELL’ESPOSIZIONE 201
turchino e il verde,
Vedi i piroscafi partire ed approdare, uscire ed entrare,
Vedi foschi, ondulanti, alti i loro pennacchi di fumo.
carsi,
Vedi dai loro camini gli alti fuochi di fiamme levarsi a ondate.
Noi sappiamo bene che tu, generosa come Dio, doni a tutti e a
ciascuno, e che senza te, nessuno, nè casa, nè terra,
Nè miniera, nè vascello, nessuno sarebbe al sicuro qui oggi,
Nessuna cosa, nè alcun giorno, sicuri.
9 .
e le opere loro !
IL CANTO DELL’ESPOSIZIONE 203
E le vite e le opere che sono esse, infine, se non vie che guidano
alla fede e alla morte ?),
Non pensare che i nostri inni e queste mostre sieno solo per i
1.
(L) Con la parola inglese Redwood-tree diramasi una gigantesca conifera della
California dal legno rossiccio. (Sequoia sempervirensj
— 205 —
206 W. V?HIT MAN — FOGLIE DI ERBA
Tu o perenne, aspra mia vita, passata fra la pioggia e molto estivo sole,
Fra le candide nevi, e tra la notte e i selvaggi venti;
Oh ! grandi, pazienti, rudi gioie, le forti gioie della mia anima, non
sentite mai da uomo
il tempo loro,
Per essi- abdichiamo noi, in essi siani noi stessi, o re della foresta !
Sbasta, o Nevada;
CANTO DELL’ALBERO DAL LEGNO ROSSO 207
Yosemita, esistettero,
Per essere in essi assorbiti, assimilati.
Edificate qui le case vostre a fin di bene, stabilitevi qui; queste intiere
Qui può crescere ardita, dolce, gigantesca, qui torreggiare nelle propor-
zioni della Natura,
208 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
Qui, non ristretta da mir a e da tetti, attingere gli spazi ampi, puri e
sconfinati,
Qui ridere con la tempesta e il s de, qui gioire ,
qui pazientemente di-
sciplinarsi,
* 2.
ciclica chimica,
II travaglio lento e costante dei secoli, la superficie non occupata che
si maturava, i ricchi minerali formantisi sott’essa !
3 .
1 .
Nel lavoro delle macelline e nei commerci, e nel lavoro dei campi
io trovo gli sviluppi delle forze,
E trovo gl’intendimenti eterni.
Operai ed operaie !
narie,
Ma un uomo quale io sono, e non più le espressioni ordinarie.
— 211 —
212 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
fessa.
trettanto buono,
Non invio alcun agente o commesso, non offro alcuna rappresen-
tanza di valuta, ma offro la valuta stessa.
3.
cità,
Io valuto queste cose così alto come le più alte che sieno — ma
un fanciullo, nato di donna e di uomo, io lo valuto, al di sopra di ogni
valore.
Ma poi amo Te, e con te, tutti i miei compagni che sono sulla
terra.
4 .
Il Presidente nella Casa Bianca è per te, e non tu sei qui per lui,
I Segretari lavorano nei loro uffici per te, non tu qui per essi,
Può ognuno vedere i segni del meglio, volgendo uno sguardo allo
specchio f Evvi nulla che valga più, o sia più grande ?
pavimentare marciapiedi,
La pompa, la macchina che solleva le masse di ferro ,
la grue, la
fornace di carboni, la fornace di mattoni,
Le miniere di carbone, tutto quello che è laggiù in esse, le lampade
fra le tenebre, gli echi, i canti (quali meditazioni, quali vasti, originali
pensieri traspaiono dalle annerite facce !),
L’ intarsiate ,
il vaso di colla ,
gli ornamenti del confettiere ,
la
nè io ti ammonisco di fermarti,
Io non dico che le direttrici che tu pensi grandi non sieno grandi,
Ma ti dico che nessuno ti dirige a cose più grandi di quelle a cui
queste indirizzano.
6 .
1 .
Forse clie tu vai pensando che queste sieno le parole, queste linee
diritte ? queste curve, questi angoli, questi punti ?
No; le parole non sono queste, le parole sostanziali sono sulla terra
e nel mare,
Sono nell’aria, sono in te.
dall’inizio,
Non è solo bella a metà, i difetti e le escrescenze mostrano quel
medesimo che le perfezioni sue mostrano.
Sott’essa sono queste supreme parole che non vengono mai meno;
Ai figli suoi le parole della muta eloquente gran madre non ven-
gono mai meno,
Le veraci parole non vengono mai meno per movimento, non ven-
gono mai meno per riflessioni,
Neanche il dì e la notte vengono meno, nè vien meno il viaggio
che noi facciamo.
fluido vacuo,
Non tentennando, non gittando àncora, non percotendo su alcuno
scoglio,
Celere, contenta, di nulla priva, nulla smarrendo,
Di tutto capace, pronta, ogni tempo, a dare stretto conto,
La nave divina veleggia il divino mare.
2 .
3 .
È quello che contiene sè stesso, e che non mai invita, non mai
rifiuta
Divento mutolo.
4 .
Giuro che, quind’ innanzi, io non avrò mai da far nulla con la
fede che dice l’ottimo,
Avrò da fare solo con la fede che lascia l’ottimo non detto.
Canto dell’Universale.
1 .
2 .
l;uor delle tristi maggioranze, delle varie, iutinite frodi degli uo-
mini e delle nazioni,
Elettrico antisettico altresì, spezzando, penetrando tutto,
Il bene solo è universale.
3 .
1 .
E tu, o America,
Pel compimento dello schema, del suo pensiero e delle realtà sue,
E questo un sogno ?
O Pionieri ! Pionieri !
O Pionieri ! Pionieri 1
O Pionieri ! Pionieri !
230 II'. WHITMAX — FOGLIE DI ERBA
Dalle mine e dai burroni, dal cacciare la pesta delle fiere noi qui
veniamo,
O Pionieri ! Pionieri !
mata signora,
0 Pionieri ! Pionieri !
marcia
O Pionieri ! Pionieri !
Voi non mai divise da noi, movete unite tra le nostre fila,
O Pionieri ! Pionieri !
Sia sempre dura la nostra dieta, le nostre cappe sieno stese al suolo.
O Pionieri ! Pionieri !
È discesa la notte ?
sonnati ?
A te.
il mio poema,
E colle labbra incollate al tuo orecchio ti susurro :
Non avrei dovuto parlare che di te. nè cantare altra cosa che te.
Tu non hai conosciuto chi tu sei e hai sonnecchiato sopra te, tutta
la tua vita,
Le tue palpebre sono state chiuse la maggior parte del tempo !
gentemente a te,
Non canto i canti della gloria di alcuno, nemmanco di Dio. più ili
Dei furori degli elementi, delle tempeste, dei movimenti della Na-
tura, degli sconvolgimenti di apparente dissoluzione, tu sei colui o
colei, che è il loro padrone o padrona,
,
Francia.
rumanti;
Nè fui assai triste pel sangue corrente a rivi, nè per i singoli
cadaveri, nè per i cadaveri ammucchiati, nè per quelli trasportati sui
carri
Io e i miei.
delle donne.
Che altri faccia degli specimen fluiti, io nou penso a dar fini-
Anno di meteore.
(1859-60).
guardavo,
Molto dappresso a te stetti, o vecchio, quando tu, freddo, indiffe-
rente,ma tremante per gli anni e per le ferite non rimarginate, mon-
tavi il patibolo);
Vorrei cantare uel mio copioso canto il prossimo censimento degli
.Stati,
dargli il benvenuto,
E tc vorrei cantare o bel giovinetto ! Il benvenuto a te da me,
o giovane principe d’Inghilterra !
Ivi. tra quelle folle, stava io. e Pisolai da tutti con affetto':
Con i precedenti.
1 .
Con precedenti, i
Con tutto quello che, se non fosse stato, nemmeno io sarei «pii.
come sono.
Con l’Egitto, l’India, la Fenicia, la Grecia e Roma,
Con il Kelt, lo Scandinavo, l’Alb e il Sassone,
Con le antiche avventure marittime, leggi, arti, guerre e viaggi,
Col poeta, con lo Skald. la saga, il mito e l’oracolo,
Con la vendita degli schiavi, con gli entusiasti, col trobadore, col
crociato, col monaco,
Con quei vecchi continenti, donde noi venimmo a questo continente
nuovo,
Con i reami ed i Re che sono evanescenti sovr’essi,
240 1 !'. MBIT MAX — FOGLIE DI ERBA
Che non potevano in alcun modo esser meglio di quello che fu-
rono,
E che l’oggi è quello che deve essere, e così l'America,
UCCELLI DI PASSO 241
3 .
Presente.
(Per amor suo, io creo tipi e per amor della comune media degli
uomini, e per amor tuo, se tu sei desso),
E che dove sono io o sei tu in questo giorno, quivi è il centro
dei giorni tutti, e di tutte le razze,
E quivi è per noi il significato di tutto quello che avvenne ai
giorni e alle razze, o avverrà mai.
.
o
UNA RASSEGNA A BROADWAY
— 241
24 i IT. WEITMAN — FOGLIE DI ERBA
denti,
La razza di Brama arriva.
Badate alla mia musica! Queste cose e più anche, brillano verso
noi dalla processione,
Cangiando a misura che muovonsi — caleidoscopio divino che nnio-
vesi cangiando, innanzi a noi.
nuto,
Finche io canti tutti, come ora, o Libertà ! per loro e per te.
3 .
ora :
Piega il tuo collo orgoglioso alla madre antica, ora che ella invia
messaggi a te, da su gli arcipelaghi,
Era così lungo il vagare dei figli verso occidente ? così lungo
il loro errare ?
Un tempo, a Paumanok,
Quando l'olezzo del lilla era nell’aria, e che l’erba del quinto mese
cresceva,
Su questa spiaggia di mare, tra alcuni rovi,
Due piumati ospiti ci vennero dall’ Alabama, due insieme,
E qui fu il loro nido con qnattro uova di lucido verde, macchiet-
tate di punti bruni;
Ed ogni giorno l’uccello maschio, da vicino, a mano, di là, di qua
voleggiava,
Ed ogni giorno, la femmina, accoccolata sul nido ,
silenziosa sfa-
vasi con gli occhietti rilucenti,
Ed ogni giorno io, fanciullo curioso, non mai troppo da presso,
non disturbandoli mai,
Cautamente occhieggiando, li assorbiva e traduceva.
Finché improvvisamente,
Forse uccisa, inconsapevole il compagno suo,
E d ?
allora in poi, per tutta l’estate, al mugghio del mare,
Ed a notte, sotto ai pieni raggi della luna, quando più calma era
l’aria,
tue note,
Seguendo il tuo testo, o fratello mio.
onde f
Che cosa è mai quel punto nero che io vedo colà, su quel campo bianco !
0 astri sorgenti,
che io desio.
O canti miei, sotto questa luna, colà, dov’essa quasi affonda nel mare !
0 tenebre ! Oh ! invano !
0 bruno alone, che attorno alla luna, da su nel cieio, sopra il mare
ti cali !
Perchè io, che era un fanciullo, in cui l’uso della lingua sonnec-
chiava, ora che ti ho udito,
Ora, in un attimo, conosco perchè esisto, e mi son desto;
E già migliaja di cantori e migliaja di canzoni, più chiare, più sonore,
più tristi delle tue,
Migliaja di ciarlieri echi sono balzati alla vita, dentro di me, che
non moriranno mai più.
mare ?
È questa che sorge dalle vostre liquide sponde e dalle umide
sabbie ?
1.
manok,
Dove esse mormorano continuamente, rozze e sibilanti,
Dove la fiera madre antica incessante piange per i suoi naufragati;
Io, fantasticando, sulla sera di un giorno autunnale e con lo sguardo
miei proemi,
Ecco che fui afferrato dallo spirito, che traccia le linee sotto i piedi,
All’orlo e sul sedimento che rappresenta tutta l’accpua e tutta la
terra del globo.
254 H
r
. WIIITMAN — FOGLIE DI EBBA
3 .
miei piedi,
Ciò che tuo è mio, o padre.
4 .
,
Dalla tempesta, dalla lunga calma, dalla tenebra, dal rigonfio della
marea,
Dal fantasticare, dal meditare, un soffio, una salsa lagrima ,
uno
schizzo di liquido o di fango,
Vien su, proprio come se da informi processi fermentati e qui tra-
volti;
Uno o due pallidi fiori dilacerati, proprio come se fluttuanti su
acque e ributtati a caso,
Proprio come se per noi, questo singhiozzante funebre canto della
Natura,
Proprio come da dove veniam noi, viene questo frastuono di trombe
da nubi :
nanzi a te,
Lagrime.
nebra ?
spiaggia,
Insieme col giorno reduce, così felice, così sereno come ora,
Insieme con la rosata ed elastica alba, con lo splendente sole,
Col limpido espandersi dell’aria cerulea,
Anche tu sei riapparso.
grige,
Essa, la bella e nobile nave con tutta la sua ricchezza preziosa, af-
frettasi via, lietamente, al sicuro.
Ma e tu, o nave, o nave immortale O nave, a bordo della nave
! !
Giove emergerò ,
sii paziente ,
guarda anche un’ altra notte, le
Pleiadi emergeranno,
Immortali esse sono : tutti questi astri di argento e di oro splen-
deranno ancora,
I grandi e i piccoli astri risplenderanno ancora, essi restano;
Gli ampi soli immortali, le lune pensose ed eterne risplenderanno
ancora.
Qualcosa qui è
1.
le nazioni;
Che furono nutriti da te, vecchia nutrice rugosa, che incarnano te,
2 .
Sull’acqua tinta, sul fango della sponda, senza soste fino all’alba.
Forte, lento, tra il rauco ruggito, che non si posa mai,
Nell'estremità della mezza notte, presso le creste bianche come
latte correndo,
Un gruppo di fosche mistiche forme combatte, affrontando la notte,
E quella selvaggia trinità guardando.
lor colli;
Tendono esse con fluttuare incessante, verso la striscia segnata dalla
nave,
Esse le ondate dell’oceano spumeggianti e gorgoglianti, pazzamente
agitantisi,
Ondate ondulanti, ondate liquide, disuguali, emulo ondate,
Vanno con la vorticosa corrente, e ridono e cullansi in curve;
Là dove il gran vascello veleggiando e fendendo spaccò la super-
ficie,
tuano;
La traccia della nave, dopo che questa passa, splende gioiosa al sole,
( 1854 ).
mi mossi oggi:
Qui, al cantone, è un buon posto; devo star qui per veder la ri-
vista.
La via per la rivista del Presidente, la via pel cannone del go-
verno !
o gentiluomini di Boston ?
Europa.
O speranza e fede !
Non per le innumeri agonìe, per gli assassini e per le libidini vostre,
Non per il cortigiano furto nelle sue molteplici e basse forme, che
rode le mercedi del povero operaio,
Non per le molte promesse giurate da labbra reali, e spergiurate
poi e derise nell’atto dello spergiuro,
Quando tutto era in poter loro, non per tutto questo percosse i
nevi li fecondano.
DA SUL MARCIAPIEDE 267
Non uno spirito divelto dal corpo possono le armi dei tiranni
distruggere,
Ma invisibile esso cavalca sopra la terra, susurrando, consigliando,
ammonendo.
O libertà, disperino pur gli altri di te — io non dispererò mai
di te.
Sei tu f),
carne di un sifilitico;
Iddìi.
O Tempo, o Spazio,
O forma della, terra divina e meravigliosa,
O qual che siasi forma ch’io veda e adori,
O lucido orbe del sole, o astro della notte,
Siate voi i miei Dii.
Germi.
Pensieri.
Perfezioni.
O me ! o vita !
Degli anni inutili e vuoti di tutti gli altri, con cui sono intrecciato
io stesso,
Risposta.
Ad un Presidente.
Seggo e guardo.
Tutto questo — tutta questa bassezza ed agonia senza fine io, se-
dendo, guardo,
Veggo, odo; e resto muto.
Ai ricchi donatori.
Di pensiero in pensiero.
Un quadro di fattoria.
Stupore di fanciullo.
Il corridore.
Donne belle.
vani.
DA SUL MARCIAPIEDE 273
Madre e bambino.
Pensiero.
Mascherata.
ogni momento,
Che piomba su lei, insino quando essa dorme.
Pensiero.
Strisciando su tutto.
Pensiero.
Alla Vecchiaia.
Locazioni e tempi.
Offerte.
Agli Stati.
Allora io to’ dormire, ancora un po’, poiché vedo che questi Stati
dormono, e per loro ragioni
(Ma, con ammucchiate tenebre, con brontolante tuono e con spari
ci leveremo alla debita ora :
finale,
E la solida artiglieria,
cannoni;
Sguinzagliateli dunque ! (Non più, come nei trascorsi quaranta
anni, semplicemente per far saluti e cortesie;
Cacciavi dentro qualcosa ora, oltre la polvere e lo stoppaccio !).
Tu che spesso, in pace, ricca e in mezzo a tutti i figli tuoi fosti pen-
sosa, e nel tuo segreto accigliata,
Tu ora sorridi, esultando di gioia, o antica Mannahatta.
continente,
Sì, la tua voce virile, o Anno, parve come se sorgesse tra le grandi
città.
l’Indiana,
O rapidamente traversare l’occidente con sollecita marcia, discen-
dendo giù per gli Alleghani,
O giù dai grandi laghi, o in Pensilvania, o a bordo, lungo il fiume
Ohio,
O al Sud, lungo le fiumane del Tennessee o del Cumberland, o a
spietata
Entro la solenne chiesa, e sperdetene la congregazione.
Entro la scuola, dove lo studente sta studiando;
Non lasciate tranquillo lo sposo novello — nessun diletto deve egli
prender ora della giovine sposa;
Non il pacifico colono deve avere alcuna pace, arando il suo campo
o raccogliendo il frumento :
le vie;
COLPI DI TAMBURO 281
Sono preparati dei letti per la notte nelle case ? Nessuno assonnato
lia da dormire su questi letti,
Non guadagnare i trafficanti durante il dì — non i sensali o gli specu-
latori. Vorrebbero essi continuare ?
funebre carro,
Tanto rimbombate forte voi, o terribili tamburi tanto alto squil-
late voi, o trombe !
tare i loro,
E al Texas infine; e poi su, su, lungo la California, perengriuero
accettato dovunque;
Io il primo vo’ a cantare (a battere il tamburo da guerra, se ne-
cessario)
L’ideale di tutti, del mondo occidentale uno e indivisibile,
E poi il canto di ciascun membro di questi Stati.
282 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
Poeta.
futuro),
Gridando con voce di tromba : Sorgete e guardate ! Guardate e
sorgete !
Pennone.
Per volar meco fra le nulii e i venti, per giocar meco entro la
luce infinita.
Fanciullo.
Padre.
Guarda questi fulgidi oggetti nelle case, vedi le botteghe del da-
naro che si aprono,
Vedi i veicoli che si preparano a trascinar le merci per le vie;
Queste oli ! queste ! come pregiate son esse, come si lavorò per
esse !
Poeta.
Fanciullo.
Paure.
Banuiera e Pennone.
Poeta.
Io non nego i preziosi risultati della pace, vedo città popolose con
ricchezze incalcolabili,
Vedo innumeri fattorie, vedo i padroni di esse al lavoro dei loro
campi, o nei loro granai,
Vedo lavorar meccanici, vedo dovunque fondarsi edifici — alcuni
che sorgono, altri compiuti —
Vedo treni di carri correre celeri sulle rotaie delle ferrovie, tirati
dalle locomotive,
Vedo le provviste, i depositi di Boston, di Baltimora, di Charle-
ston e della Nuova Orleans,
Vedo nell’Ovest l’immensa area da frumento, e mi v’ indugio su
aleggiando,
Trascorro sul cumulo delle foreste del Nord, e di nuovo rivedo le
Bandiera e Pennone.
Ancora più forte, più alto, più sonoro, o bardo ! Penetra ancor
più lontano e più largamente !
Noi non siam ora di uno di questi ampi e superbi Stati (nè di cin-
que, nè di dieci),
Non siamo nè mercato, nè deposito, nè banca nella città,
Ma siamo queste e ogni altra cosa: il bruno suolo che si distende,
e le mine sott’esso son nostre,
Nostre le sponde del mare, e i fiumi grandi e piccoli,
286 ir. T VBITMÀN — FOGLIE IH EJIBA
Fanciullo.
Padre.
Bandiera.
guerra;
Accogli un piacer novo ed estatico, e la ciarlata voglia di aver
figli,
COLPI DI TAMBTRO 287
Fondila nel canto con i snoni della pacifica regione, e del liquido
lavacro del mare:
E le nere navi combattenti sul mare, avvolte nel fumo,
E l’ agghiadante freddo del lontano, lontano nord, col fruscio dei
cedri e dei pini,
E il rullo dei tamburi con la cadenzata marcia dei soldati, e il
Poeta.
o da me amata,
Tanto amata ! O bandiera, che guidi durante il dì, accampando
gli astri portati dalla notte !
1.
2 .
tente,
Noi procediamo per ricevere quello che nè la terra, nè il mare ci
dettero mai:
Non per mezzo i possenti boschi noi andiamo, ma traversiamo le
Su, via ! Da abissi più informi qualche cosa di più mortale e sel-
vaggio si leva,
Si leva Mannahatta e si avanza con minacciosa fronte. — Cincinnati.
Cicago si sono scatenati;
Che era quel rigonfiarsi dell’Oceano ch’io vidi ? Guarda quel che
giunge qui,
Condei monta con piedi e mani audaci, com’ei percuote !
3 .
Virginia — l'Ovest.
Città di navi.
O città di navi !
Sorgi su, o città — non per la pace solo, ma sii finalmente, proprio
te, guerriera !
Non temere — non modellarti su alcun tipo, fuor del tuo, o città !
circonda :
Il Centenario.
morte ?
condolli ad oriente,
E la brigata di que’ giovanetti restò tagliata da noi, alla mercè dei
nemici.
Terminus.
stare il nemico;
Essa è tagliata, un’artiglieria assassina, dalle colline, fa su essi il
suo gioco,
File dopo file cadono, mentre su esse silenziosa penzola triste la
bandiera,
COLPI DI TA JIB UBO 297
mente mi guardino.
E intanto svolgonsi in processione i miei pensieri. O affettuosi e
ammirabili pensieri
Di vita e di morte, della casa e del passato, di quello che amiamo
e di quelli che son lontani;
Una solenne e lenta processione è questa, mentre ch’io seggo per
terra,
Accanto all’incerta luce del bivacco.
Vien su dai campi, o padre, evvi una lettera del nostro Pete.
E vieni alla porta di strada, o mamma, evvi una lettera dal tuo
figlio diletto,
COLPI DI TAMBURO 2!IH
In alto, sopra ogni cosa, vedi, sta il cielo, così calmo, così traspa-
rente dopo la pioggia e con nuvole così meravigliose,
Sotto, tutto è calmo, tutto è vivo e bello, e il podere prospera bene.
Ahimè povero fanciullo, non più starà meglio egli (nè, forse,
!
Scoperta la tua faccia stava sotto il lume degli astri, curiosa era
Poi sedetti per terra al tuo fianco, inchinato verso te, poggiando il
come giglio).
Poi, prima di partire, giro ancora gli occhi su quella scena così
Tre forme io vidi giacere sui cataletti, portate ivi e lasciate a gia-
cere fuori la tenda;
Su ciascuna era distesa la coperta, una larga e bruna coperta di
lana
Una coperta grigia e pesante, che le avvolgeva e copriva tutte.
coperta :
Chi sei tu, vecchio uomo, così ischeletrito e terribile, con la tua
chioma così grigia, e la carne affossata attorno agli occhi ?
Sur una tavoletta graffita, inchiodata all' albero, accanto alla tomba :
Non il pilota.
Il tuo vento estivo era caldo abbastanza, e pur l’aria che respiravo
mi gelava !
l.
morti);
Dicci di quelle scene degli anni passati, di quelle passioni furiose,
di quelle vicende,
Di quegli eroi non più sorpassati (fu l’ima parte valorosa ? l’altra
fu valorosa egualmente);
Sii ora di nuovo la testimonianza loro, dipingici i più possenti
eserciti della terra.
Di quelli eserciti così celeri, così meravigliosi, che cosa vedesti che
tu possa dirci ?
2 .
3.
Su, io procedo !
(Schiudetevi, o porte del tempo ! schiudetevi,
o porte degli ospedali !)
sangue;
Indietro il soldato arrovesciasi sul cuscino, curvato il collo, pie-
gando dall’un dei lati l’ abbandonato capo,
Chiusi sono i suoi ocelli, pallida è la sua faccia, non osa guardare
sul suomoncherino sanguinante,
Ne ha su esso guardato ancora.
Ancora un giorno, due al più; perchè, vedi, gli orli sono disfatti
e morticci,
Vedi, il colore è giallo-bleu !
4.
esperienza
(Molte braccia di amorevoli soldati ' intrecciarono attorno a questo
mio collo e vi riposarono,
M ulti baci di soldati dimorano ancora su queste Libbra barbute).
308 TT. WHITMAN — FOGLIE DI EBBA
1.
bero:
E tu. per saziarmi e per arricchirmi di spirito, mi dài sempre e
sempre dei visi
(Ora io vedo ciò da cui cercavo fuggire ,
e. confrontando e rievo-
cando i miei gemiti,
Vedo l’anima mia calpestare quello clic, già tempo, cercava).
2 .
Sì, tali cose per me ! Sì, una vita intensa, piena fino alla sazietà
e variata !
trincee,
Chiamò dei volontari che traversassero le linee del nemico, un'im-
presa disperata;
Vidi un centinaio e più saltar dalle file, ma due o tre furono
scelti,
La visione dell'artigliere.
Sento i suoni dei diversi proiettili, il breve t-h-t ! t-h-t ! delle palle
dei fucili rigati,
Vedo le granate scoppiare, lasciando nuvolette di fumo bianco, odo
le grandi stridere mentre passano,
E la mitraglia che somiglia al murmure e al fischio del vento tra-
verso gli alberi (tumultuosa è la rabbia dei combattenti ora'.
Tutte le scene delle batterie risorgono nei loro particolari innanzi
a me,
Lo scroscio e il fumo, 1 ’ orgoglio degli nomini sui loro pezzi,
II capo cannoniere che punta il suo pezzo, mira . e sceglie una
miccia dal tempo giusto,
E, dopo lo sparo, lo veggo piegarsi da lato, e guardare intensa-
mente, per osservarne belletto;
Altrove odo il grido di un reggimento che si avanza alla carica
(il giovane colonnello guida in persona questa volta, con la spada in
alto).
Chi sei tu, fosca donna, così vecchia da parere appena umana,
Con la tua bianca lana di capelli, col turbante in capo, con i tuoi
nudi piedi ossuti ?
Perchè sorgi qui, accanto alla via per salutare i nostri colori 1
Me posseggono più che cento anni, da che fui divelta dai miei ge-
nitori.
presa,
Poi qui, traverso il mare, il negriero crudele mi trasportò.
(1) Questo è uno dei tre canti rimati del TV. È composto di ciucine terzine, nelle
quali il secondo e terzo verso di ciascuna rimano tra loro. 11 primo verso non rima
con altri.
COLPI DI TAMBURO 315
Razza di veterani.
Razza di questa terra, pronta alla lotta — razza delle marce con-
quistatrici !
legge di sè stessa,
Una razza di passione e di tempesta.
Prima che tu venissi nel campo, molti graditi doni ci erano venuti;
Lodi e presenti vennero, e nutriente cibo, e alla fine, tra le re-
clute,
Venisti tu, taciturno, con nulla dà dare — e noi ci guardammo
l’un l’altro,
Quuud’eeeo, maggiore che tutti i doni del mondo, tu desti me.
Riconciliazione.
Guardo dove egli giace con la pallida faccia, quieto nella sua bara
e me gli faccio dappresso,
E mi curvo, e gli tocco lievemente con le labbra la bianca faccia,
entro la bara.
studiando le maschere
(Così io levo da questa pagina il guardo, e studio te, o amico,
chiunque tu sii),
novo :
COLPI DI TAMBURO 317
So che le mie parole sono armi piene ili pericolo, piene di morte,
Perchè io affronto la pace, la sicurezza, e tutte le leggi stabilite,
per sovvertirle :
Gruppo gentile.
Ad un pacifico cittadino.
Trovasti tu, che quello che io cantai testé non era agevole a se-
guirsi I
Che cosa è per un tale come sei tu. un poeta come sono io f La-
scia perciò le mie opere,
318 ir. WRITMAR — FOGLIE DI ERBA
E va a cullarti con ciò clic puoi capire, e con i miti accorili del
piano,
Perchè io non cullo alcuno, e tu non potrai mai intendere me.
E clic i moschetti sono ancora poggiati sulle spalle elei giovani sol-
cati;
Mentre elle ancor veggo le rigide liajonette sulle loro spalle,
Mentre che queste oblique baionette, di cui intere foreste appaiono
in lontananza, si avvicinano e passano, tornando a casa,
E elle, a seconda della marcia e del risoluto incesso, dondolano
a destra e a sinistra
Ed egualmente splendono, e pajono come onda elle s’innalzi e si
Addio ad un soldato.
Addio, o soldato,
Addio a te, mio delle feroci campagne (che insieme combattemmo)
E delle marce rapide e della vita del campo,
E della calda resistenza delle opposte schiere e della faticata ma-
novra,
E delle battaglie rosse con le loro carneficine, e dello stimolo, e
del gagliardo e pauroso gioco,
Incanto di tutti i bravi e virili cuori, mentre le passioni del tempo
riempivano te e i simili tuoi
Li guerra e delle manifestazioni della guerra.
Rivolgiti, o Libertà.
l.
2 .
3 .
4 .
o.
(1) ita.» stornello americano, di abitudini solitarie e dal canto dolce ( Turdus
Vallami)
—
MEMORIE DEL PRESIDENTE LINCOLN 325
li.
7.
8 .
9 .
10 .
è dipartita ?
E quale sarà il mio profumo per la tomba di colui che amo ?
11 .
Di sere di aprile in sul tramontar del sole, col grigio fumo lu-
cido e brillante,
Di ondate di oro giallo del sontuoso ,
indolente ,
tramontante
sole, che brucia e spandesi per l’aere,
Di fresca e dolce erba sotto i piè, di pallide verdi foglie degli
alberi fecondi :
12 .
13 .
14 .
tempeste),
Sotto l’arco dei cieli di quel pomeriggio rapidamente fuggente, e
Corsi via entro la notte elle cela, che accoglie e che non parla,
Giù, alle sponde dell’acqua — la via correva accanto alla palude,
nella tenebra —
E ai solenni ombrati cedri, e agli spettrali pini, così tranquilli.
Per la sua vita, per le sue gioie, per gli esseri suoi, per la sua cono-
scenza curiosa,
jE per l'amore, il dolce amore — ma lode ! lode ! lode !
Da me a te le allegre serenate;
Danze io propongo per te e saluti, ornamenti e feste per te,
330 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
Io spando questa canzone con gioia, con gioia per te, o Morte.
1 ò.
Intanto la mia vista, che era ligata nei miei occhi, -d dischiuse
Come ad un immenso panorama di visioni.
le vedeva,
E portate avanti e avanti ancora, traverso il fumo, stracciate e
insanguinate,
E infìue diventate non più che pochi stracci sulle aste (e tutto era
silenzio),
E le aste stesse eran tutte scheggiate e rotte.
16 .
E mentre odo questo possente salmo che passa, cantato alla notte,
dai recessi,
Lascio te, o lilla, dalle foglie tagliate a forma di cuore,
(1) Questo è il secondo canto rimato. Sono tre stanze, ciascuna di otto versi. I
primi due sono a lima baciata, e così gli altri due di ciascuna stanza. Degli altri
quattro versi, elle sono ome un ritornello, rimane solo il secondo e il quarto verso-
MEMORIE DEL PRESIDENTE LINCOLN 333
(1 maggio, 1865).
logorate,
E ciascuno con animo pensoso si raccolga nella sua tenda per ono-
rare
La morte del nostro caro comandante.
.
SULLA SPONDA DELL’ONTARIO AZZURRO.
1.
2 .
Una razza noi siamo, la cui affermazione è nel tempo e nei suoi
fatti :
Noi siamo quel che siamo, l’essere nati è risposta sufficiente ad ogni
obbiezione,
Noi brandiamo noi stessi, così come un’arma è brandita,
Noi siamo potenti e tremendi in noi stessi,
— 335
338 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
mondo,
Dal Missouri, dal Nebraska o dal Ivansa; e, ridendo, sprezziamo gli
assalti.
3.
Avete voi pensato elle non possa esistere che un solo essere
supremo ?
Può esistere invece un qualsiasi numero di esseri supremi — uno
non equivale l’altro più di quanto un occhio non equivalga l’altro,
4 .
Io sono colui che percorro gli Stati, con lingua da bardo inter-
rogando ognuno che incontro :
Chi sei tu che aspetti che ti si dica solamente quello che già sa-
SULLA SPONDA DELL' ONTA PIO AZZURRO 337
Chi sei tu che aspetti solamente un libro, per diventare una cosa
sola con le tue sciocchezze ?
5 .
direttamente i materiali,
Ora l’America produce i costruttori, e crea il suo stile.
avanza,
E che questi sarà il meglio adatto per i tempi suoi.
l’occidente;
In lui è l’aspetto ereditario legatogli dal padre e dalla madre:
I suoi primi elementi sostanziali sono la terra, l’acqua, gli animali,
gli alberi,
tra essi;
Germogli germogliano da lui. per gareggiare con i germogli del pino,
.
del cedro, della cicuta, del leccio, della robinia, del noeciiiplo, del
hicliory (1) dell’albero di cotone, dell’arancio, della magnolia;
Somiglia egli ai fianchi ed ai pinnacoli delle montagne, alle fo-
reste vestite del ghiaccio trasparente del Nord;
Da lui i dolci pascoli naturali, come quelli delle savanne, degli
altipiani, delle praterie,
Traverso l’essere suo sono voli, vortici, grida, corrispondenti a quelli
(1) Hickory, pianta americana della famiglia delle Carya. Produce delle nocciuole
da cui spreraesi un liquido bianco, detto appunto hickory.
( -) Mocking-bird. Un uccello cantore del Xord-America. notevole per la facilità
con cui imita il canto degli altri uccelli (ìlimus l’olyglottas)
340 T!
r
. WHITMAX — FOGLIE DI ERBA
6 .
i .
(Bravo a tutti gV impulsi che mandano figli sani alle età ven-
ture !
8.
delle piante.
Fra tutte le razze e fra tutte le età, questi Stati colle vene
piene di poesia, hanno maggiormente bisogno di poeti; e gli Stati
debbono avere i più grandi poeti e debbono trattarli più magnanima-
mente;
1 loro presidenti non saranno, più che non sieno i poeti, gli arbitri
9 .
glierie al pari degl’ingegneri e può, con ogni parola che parli, fare
scorrere sangue;
Egli trattiene con la sua salda fede i tempi dalla loro corsa verso
lo scetticismo,
Egli non disputa, ma è il giudizio stesso (la Natura lo accetta
senza discussione),
Egli non giudica coinè un giudice, ma come il sole che cade in-
torno ad un oggetto privo di schermo;
Perchè egli vede più lontano di tutti, ha più fede di tutti,
10 .
schiano,
11 fronte della battaglia si forma tra il fumo — le scariche scop-
piano incessanti lungo la linea :
pazzi ululati,
Vedi i cadaveri caduti contorti al suolo,
Freddi, freddi nella morte, per la tua vita preziosa,
O vessillo di collera che io vidi colà sventolare !)
11 .
corpo,
Egli deve sorvegliare, studiare, e armare, fortificare, indurire, ren-
dere flessibile sé stesso;
Ma sarà sicuramente, prima, interrogato «la me con domande molte-
plici ed ardue.
Non è esso «pialclie cosa che sia stata meglio detta o fatta prima f
Non ha esso strisciato lungamente alle calcagna «lei poeti, dei po-
Presume esso che sia sempre vivo, qui, ciò che notoriamente è
morto ?
«lei mare ?
volto ?
Che significato esso lui per le persone dell’America, pel loro pro-
gresso e per le loro città ? Per Chicago, pel Canadà, per l’ Arkansas ?
Vede esso, dietro i custodi apparenti, i custodi veri, ritti, minac-
ciosi, silenziosi : i meccanici, il Manahattanese, gli uomini occidentali,
gli uomini del mezzogiorno, significanti tutti lo stesso così nella loro
apatia come nella prontezza del loro amore ?
Vede esso quel che alla fine accade, ed è sempre accaduto a qual-
siasi temporeggiatore, rappezzatoli estraneo, favoreggiatore di una ,
12 .
Il vostro corpo ,
i vostri giorni , i vostri costumi sono dessi
superbi Ebbene, dopo morte voi sarete superbi;
?
13 .
chezze,
Ho dato elemosine a tutti coloro che le chiedevano ho difeso lo
,
14.
15 .
16 .
ed io,
segno di nuovo. —
(Democrazia, mentre le armi erano dovunque puntate contro
il tuo petto,
Io ti vidi dare la luce serenamente a figli immortali; vidi in sogno
la tua forma dilatantesi,
Ti vidi spandere il tuo ampio mantello per coprire il mondo.
350 IT. \VlltT MAN — FOGLIE DI EBBA
17.
vostro padrone;
L’America isolata e che incarna tuttavia tutto, che cosa è essa dunque
finalmente se non io stesso ?
quest’ indugi,
Io ignoro il successo di queste sodisfazioni; ma so che, attraverso
la guerra e il delitto, la tua opera procede, e procederà sempre.)
liS.
di me,
Io gorgheggiava con le pulsazioni della possanza e Y incauto del :
sopra di me.
SULLA SPOXDA DELL' OXTARIO AZZURRO 351
19.
Tra volgimenti.
(1) Canons dalla parola spaglinola Cuna, e significa un precipizio profondo, tra
alte e rapide sponde, scavato dal corso delle acque.
— 353 —
354 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
tutto io do),
E questi frusti, surti dal profondo, e sparsi all’alto e all’asciutto,
1 .
2 .
3 .
4.
Passate —
ecco di nuovo i tamburi rullano,
Perchè un altro esercito ondeggiante è in vista — Oh ! un altro
esercito si aduna,
E come sciame si trascina alla retroguardia — Oh ! tu. terribile
esercito, che ti ammucchi,
O voi reggimenti così dolenti a vedere, con la vostra diarrea mor-
tale, con la vostra febbre,
RIVOLI AUTUNNALI 357
Natura,
Essi si addicono assai bene ai paesaggi sotto gli alberi e tra l’erba,
Nè io vi oblio, o Dipartiti,
Nè d’inverno nè di estate, o miei perduti;
Però assai più, come ora sto, quando la mia anima
all’aria aperta,
è rapita e in pace,come gradite fantasime,
Le vostre memorie, levandosi, risplendono silenti accanto a me.
6 .
vita.
miti.
torna sempre.
8 .
Pure, o Possente, senza di te, non una falce potrebbe roteare, come
ora, con sicurezza,
Non un solo stelo di frumentone dondolare in pace il suo eiutì'o
di seta.
si trasmutava;
E quell’oggetto diventava una parte di lui per quel giorno, o pet-
E gli agnelli del Terzo mese, e le figliate dei porcellini dagli oc-
chietti lucenti, e il puledro della giumenta e il vitello della vacca,
(1) Morning-glory. Ulta pianta rampicante che lia fiori bianchi e purpurei (Ipomea
purpurea).
(2) Un comune uccello americano (Sayomis phuebe).
T
RIVOLI A UT UX XA I 361
I germogli dei campi del Quarto mese e del Quinto mese di-
ventavano parte di lui,
I germogli del grano invernale e quelli delle giallo-lucenti messi,
e le esculente radici dei giardini,
I suoi genitori, colui che gli aveva fatto da padre, e colei che
l’aveva concepito nel suo utero e partorito
Dettero di sè a quel fanciullo, più che tutto questo,
E gliene dettero dopo, ogni dì, ed essi divennero parte di lui.
Vecchia Irlanda.
Non seder più accosciata, qui sulla fredda terra, con la fronte tra
le ginocchia,
Tu non devi star seduta qui, velata dalla tua antica e canuta chioma
così discinta;
Perchè, sai tu ? colui che tu piangi non è in questa tomba:
Fu un’illusione; il tìglio che tu ami non è veramente morto:
Non è morto il Signore; egli è risuscitato, gioviue e forte, in altro
paese.
Proprio mentre tu piangevi qui, accanto all’arpa caduta ,
accanto
alla tomba,
RIVOLI AUTUNNALI 363
Accanto alla casa della morte nella città, accanto alla porta
di quella casa.
aguglie !
Solo questa piccola casa vai più che esse tutte — povera casa di-
sperata !
Per mesi, per anni, fosti una casa piena di echi e di ornamenti —
nondimeno morta, morta, morta.
Questo Composto.
l.
Quale chimica !
,
Perchè io sono il poeta giurato di ogni ribelle intrepido che sia
sopra il mondo,
E colui che viene con me lasciasi dietro la pace e l’usata rotina,
E poli per posta la 9ua vita, per perderla ad ogni momento.)
Io non so per quali cose tu sei (io non so per quali cose sono
io, nè per quali cose sia qualunque cosa),
Ma io cercherò di esse anche nell’atto di essere schiacciato,
Anche nella disfatta, nella povertà, nel disinganno, nella carcere
— perchè troppo grandi cose esse sono.
Così essa è — ma ora pare a me, che, quando non si ha più spe-
ranza, allora sia grande la disfatta :
tutti 1
nologia 1
vaggio
Dì tutto questo non un segno, non un ricordo resta — eppure tutto
resta.
368 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
Oh ! io' lo so, che questi uomini e donne non vissero per nulla,
nè furono alcuna cosa più, di quanto noi siamo,
Io so che essi, ed ogni frusto loro, fecero parte dello schema del
mondo, altrettanto quanto ne facciamo parte noi.
Le loro vite, le loro città, le loro arti solamente restano con noi ?
L’anima è di sè stessa,
Tutto converge ad es9a, tutto ha referenza a quel che vien da essa;
Tutto che una persona fa, dice, pensa, ha le conseguenze sue,
Non un movimento può uomo o donna fare di che ella od egli non
si risenta per un dì o per un mese, direttamente per alcuna parte
della sua vita o nell’ora della morte,
E che egli od essa non risenta, dopo, indirettamente, durante il tempo
della vita sua.
o di lei
In questo ordine dell’universo, che nessuno può scuotere : e durante
l’intiero scopo dell’universo, sarà sempre così.
Hai tu pensato che qualsiasi cosa visse solo nel suo momento ?
denti,
Non conosce possibile perdono o delegata espiazione,
Conosce che il giovane, che serenamente perigliò la vita e la per-
dette, operò, senza dubbio, eccessivamente bene per sè,
Che colui che non perigliò inai la vita, ma la conserva fino alla
rire i risultati,
1.
(1) terzo ed ultimo cauto, che ha strofe e rima. Però solo in parte.
Questo è il
Rimano due primi versi che sono ripetuti tre volte; poi seguita un recita-
tra loro i
tivo (U. 1, 2, 3); ma, dopo il numero due, sono quattro stanze rimate; le quali
sono di quattro versi ciascuna, in cui il primo e il secondo rimano tra loro, e mede-
simamente il terzo e il quarto; le sranze rimate cominciano dal verso : TJrì anima
stretta, ecc.
,
2 .
Calma una signora entra, reggendo con ciascuna delle due mani un
innocente fanciullo;
E mentre che i fanciulli sedevano sui loro scanni accanto a lei. sulla
piattaforma,
Ella, preludiando sull’istrumento un preludio basso e musicale,
In voce che tutto sorpassava, cantò un raro ed antico inno.
3.
La cantatrice cessò;
Uno sguardo passò dei suoi chiari e calmi occhi su quelle facce
rivolte in su,
Uno strano mare di facce da galera, un migliaio di facce varie, astu-
te, brutali, piene di cicatrici e belle;
Poi levandosi, e tornando in dietro, lungo il corridoio, tra essi,
Sfiorandoli con la gonna, il cui fruscio udivasi in quel silenzio,
Ella con i suoi figli svanì nell’ombra.
sco tessero
(Dimentichi i carcerati della prigione e i guardiani della loro pi-
stola carica),
Un
silenzio, una pausa, un ammirabile minuto cadde
mezzo ai profondi e a stento repressi singhiozzi di que’ tristi
In
uomini inginocchiati e commossi al pianto :
dov’erano nati,
La voce della mamma, quando loro cantava la ninna-nanna, le cure
della sorella, la felice fanciullezza,
Nell’anima loro, così a lungo morta, risursero memori.
Un ammirabile minuto fu quello —
ma dopo, nella solitudine della
notte, per molti e molti che eran ivi,
Dopo anni, anco nell’ora della morte, il doglioso ritornello, il tono,
la voce, le parole
Ritorneranno; e ancora l’alta, la calma signora, nello stretto corri-
doio tornerà a passeggiare,
E ancora si udrà la gemente melodia, e ancora la cantatrice nella
prigione canterà.
Oh !
poter volare non più che un augello ! Oh ! poter fuggire via.
e Veleggiare come nave !
(1) Un uccello degli Stati Uniti, affine al pettirosso Europeo - Siali a sialh .
cordi).
1 .
Che cosa possiamo cantar per te noi, o tu che giaci entro questa
tomba ?
2 .
(1) Questi fiori si chiamano Bluets o Quaker Lajlies [Ilo a stoma Cerulea).
.
il collegio;
L’infermo era curato, lo scalzo provveduto di scarpe, l’orfano prov-
3 .
Il tuo nome è una terra con monti, con campi, con maree.
(Guardando un ritratto)
I.
2 .
un’aperta finestra,
Fermandomi m’ inchino ,
scopro il mio capo e saluto particolar-
mente te,
Per attirarti e per stringere alfine l’anima tua, inseparabilmente,
con la mia,
E poi viaggiare e viaggiare ancora.
Vocalismo.
1 .
Hai tu ampi polmoni e labbra agili per lungo esercizio 1 Per vi-
Ti muovi tu per queste ampie terre, così ampiamente com’ esse sono t
Giungi tu debitamente alla divina facoltà di parlare parole f
2 .
Come l’acqua tien dietro alla luna, silenziosamente, con passi fluidi,
dovunque, attorno al globo.
Entro queste ossa del mio petto giaccio io, annerito, soffocato:
Sotto questa faccia, che pare così impassibile, maree d'inferno scor-
rono continuamente ;
E 7
quinci innanzi io non vo’ rinnegarli — perchè, come posso rinne-
gare me stesso ?
E che cosa, che tu e ogni altro dovete accostarvi alle creazioni, per-
via di queste leggi f
Pensiero.
sè stesso, o sè stessa,
E che di ognuno di essi 1’ essenza della vita, cioè la felicità, sia
Miracoli.
Ad uno scolaro.
Vai, caro; ove bisogni buttar via ogni altra cosa, e cominciar oggi
ad assuefarti alla saldezza del volere alla realtà, alla stima di te,
Sviluppato fuor della più superba donna della terra, verrà il più
superbo uomo della terra,
Sviluppato fuor della più amorevole donna, verrà il più amorevole
uomo,
Sviluppato fuor del più perfetto corpo di donna, verrà l’uomo for-
mato di corpo più perfetto;
Solo se sviluppati fuor degl’ inimitabili poemi di una donna, possono
venire i poemi dell’uomo (solamente di poemi miei);
là vengono i
Che cosa sono io, dopo tutto, fuorché un fanciullo che si com-
piace del suono del proprio nome, ripetuto ancora ed ancora 1
Forsechè tu hai pensato che nel suono del tuo nome non sia altro
che due o tre emissioni di fiato ?
Cosmos.
sua luna, ma anche in altri globi con i loro soli e con le loro lune,
Chi, uomo o donna, edifica la sua casa, non per un dì, ma per
tutti i tempi, per tutte le sedi, per le razze, per le ere, per le date,
Ma io, dalle sponde del corrente Missuri nulla lodo o nell’ arte o
in altra cosa,
Finché essa non abbia impregnato sé dell’aria di questo fiume ed
anche dell’olezzo di queste praterie occidentali,
E non li esudi novellamente da sé.
Non è proprio una lezione — abbatte però le sbarre per una buona
lezione,
E questa per un’altra, ed ognuna per un’altra sempre.
renze.
Io non posso dire a tutti quello che ascolto — non posso dirlo
a me stesso — ma è molto ammirabile.
Verità esemplari.
La torcia.
O astro di Francia.
(1870-71).
0 astro di Francia,
Lo splendore della tua speranza, della tua forza e della tua fama.
Che come nave orgogliosa guidò per lungo tempo la flotta,
Sembra ora una nave naufragata, cacciata dal vento, una carena
disalberata,
,
Per questo, che, tra i molti tuoi falli, tu mirasti sempre in alto,
Per questo, che tu non volesti venderti mai, comechè alto fosse il
prezzo,
Per questo, che tu sicuramente ti svegliasti piangente da tutti i tuoi
avvelenati sonni,
Per questo, che sola tra le sorelle tue, tu, gigantesca, frantumasti
coloro che ti svergognavano,
Per questo, che tu non potresti, non vorresti sopportare le usate
catene,
Per tutto questo ora hai questa croce, e la faccia livida, e i piedi
e le mani traforate,
E il colpo di lancia sul costato.
lucenti fiauchi,
Guarda que’ due, con astri sulla fronte — guarda i loro rotondi
corpi e i larghi dorsi,
E come gagliardi e riquadrati stanno essi sulle loro gambe — Che
belli e sagaci occhi !
allontana da loro !
Ora io mi meraviglio che cosa mai egli può parere ad essi (libri,
toria,
Nella remota contea settentrionale della placida regione pastorale.
E tu, o America,
Vuoi tu cogliere il reale significato del tuo presente ?
E ombre del tuo futuro, così nel lume come nel male ?
le luci e le
Passeggiando di mattina.
Passeggiando di mattina,
Emergendo dalla notte e dai suoi foschi pensieri, avendo te nel
mio pensiero,
Ed aspirando a te, o armoniosa Unione ! a te, mentre canti, o di-
vino augello,
A Te, o patria mia, avvinghiata da tempi tristi, da furberia, da
neri abbattimenti ,
da ogni bassezza e tradimento, scatenati su te;
così benedetta,
Oh ! allora io potrò aver fede in te, nelle fortune tue, nei tuoi
giorni, o mia patria;
Chi sa se queste non possano essere lezioni utili a te ?
gnificati nuovi,
E più sottili, più armoniosi che mai. Come se nati qui, e a questi
lochi si riferissero,
E non alle dipinte sale della città, nè agli uditori in teatro,
Spandousi i suoni, gli echi, e vagano le note, qui, come se a casa
loro,
Dell’innocente amore della Sonnambula e dell’angoscioso terzetto della
Nórma,
E dell’estatico coro del l’oliuto.)
Così irradiavasi in grembo al limpido e giallo tramontare del 6ole
La musica, la musica italiana, nel Dakota,
mondo,
Tu, a c.ui furono concesse possanza, ricchezza, ampiezza— pur con
somiglianti' cose concesse a te ,
Entro una casetta io tengo sospesi dei dipinti, perù non ò una
"
casa immutabile :
-
394 W. WEITMAN — FOGLIE DI ERBA
Qui sono i quadri viventi della vita e qui anche i gruppi di morte !
1.
Un canto di festa :
l’orlo;
Ve’ le guance suffuse di rossore e di profumi, il corteo numeroso
pieno di amiche facce giovani e vecchie, che passa tra le chiare note
del flauto e il cantabile dell’arpa sonora.
agonizzanti,
Il fischio e il crepitar delle fiamme, e sulle mine annerite, sulle ce-
neri delle città,
Il canto funebre e di desolazione dell’umanità.)
il resto;
(1) Minnesingers si chiamavano quei poeti tedeschi che fiorirono dalla meta
del
3.
per mano,
Ode la chiamata infernale, il mortale segno del corno.
come il mattino.
4 .
5 .
Ma, ora panili che il suono guidi a te, piucchè ogni altra cosa.)
marce e le danze,
6 .
E dissi ancora :
Forse, o anima, quello che tu hai udito non era il suono dei venti,
Nè sogno di tempesta che imperversi, nè starnazzare di ali, nè acuto
strido di falco marino,
Nè vocalismo della lucente di sole Italia,
Nè organo maestoso tedesco, nè numeroso concorso di voci, ne
cantori di armonie,
Nè strofe di mariti e di mogli, uè suono di marcianti soldati,
Ni- flauti, nè arpe, nè squilli di trombette negli accampamenti,
Ma era qualche cosa che ti adducesse ad un ritmo novello, adatto
per te,
Erano poemi che, come ponti, congiungono la via dalla Vita alla
Morte e che, inalterati, non scritti, fluttuano e vagano pel notturno
aere.
Orsù, usciamo fuori entro la balda luce, e scriviamoli.
1.
2 .
— 403 —
A
Passaggio all’India !
Passaggio all’India !
la sabbia livellata,
Oltrepasso leggiero i pittoreschi gruppi, gli operai raccolti.
E le gigantésche draglie.
.
4 .
Passaggio all’India !
alberi;
Tutto surto con imperscrutabile scopo e con qualche profetica inten-
zione ascosa,
Che ora, per la prima volta, il mio pensiero comincia a misurare.
progenie,
Erranti, affannate, curiose esploratrici irreposate,
Con quel loro interrogare schernito, informe, febbrile, con cuori
non felici mai,
E ripetenti quel loro malinconico, incessante ritornello. Perchè naia,
o anima insodisfatta ?
Dove diretta, o vita beffatine e ?
Chi è che la lega a noi ? Che è questa da noi separata Natura, cosi
innaturale ?
PASSAGGIO ALL’INDIA 407
velato,
Tutte queste separazioni e crepacci saranno superati e uncinati e
avvinti assieme,
La terra tutta, questa fredda, impassibile terra senza voce, sarà
pienamente giustificata,
La divina Trinità sarà completa e congiunta dal vero figli noi di
Dio, il poeta
gli stretti, vincerà le montagne,
(E invero egli passerà
Girerà Capo di Buona Speranza per qualche scopo),
il
6 .
Giace il seme trascurato nel terreno, per secoli? Su, alla debita
occasione di Dio,
Spuntando nella notte, germoglia, fiorisce,
Ed empie la terra della sua utilità e bellezza.)
7 .
O anima, che non puoi essere repressa, io con te e tu sei con me,
La tua circumnavigazione del mondo incomincia;
Comincia il viaggio dell’uomo, il viaggio di ritorno del suo spirito
Al primitivo paradiso della ragione,
E, indietro, indietro, torna alla culla della sapienza, alle innocenti
intuizioni,
Creando bellamente di nuovo.
O Tu trascendente,
Senza nome, tu fibra e soffio,
Luce della luce, che versasti universi, tu loro centro,
Tu, il più possente centro del vero, del buono, dell’amore.
Tu, fontana morale e spirituale e sorgente di alletti, tu serbatoio
(O anima mia pensosa — O sete insodisfatta — non aspettasti
tu qui ?
pito,
9 .
A voi che giacete con i rimasugli degli scheletri, che in lor vita
non v’intesero mai.
Voti siamo noi stati abbastanza qui. come alberi confìtti in terra ì
Non siamo noi stati qui abbicati abbastanza, mangiando e beve» l".
come meri bruti ?
Non ci siamo abbastanza a lungo ottenebrati e abbagliati con libri ?
Oh !
gioia ardimentosa, ma sicura ! Non sono, essi tutti, mari di
Dio «
l.
— 413 —
411 11 '. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
lasciai a Te.
gnificano ?
l.
cendomi,
Mi vo indugiando, chinando, soffermando e guato.
lere !
vecliè io mi volga,
E nascondigli e nascondigli ancora, nel profondo della terra, del
mare, e dove non è nè terra nè mare.
persona.
O notte, più gentile del mio amante sei tu, la sua carne era
•sudata e palpitante,
Sento ancora l’umidore caldo che essa lasciò su me.
Sii diligente, o notte ! Già, che era quello che toccò me?
Io mi pensai il mio amante già dipartito, ma egli e la notte sono
una cosa sola.
Io sento il suo cuore battere, io lo seguo, io vanisco.
sere felice,
Chiunque non è nella bara e nella tenebra, sappia che ha abba-
stanza).
3 .
Odio quelle celeri correnti, che cercano sbattere la sua fronte sugli
scogli.
4 .
6 .
E i
> i ii la riguardava e più l’amava,
Che non mai per lo innanzi aveva ella visto così meravigliosa
bellezza e purità :
Fece sederla sur una panca, accanto allo stipite del focolare, e
cosse del cibo per lei;
fetto suo.
se mai tornasse,
La ricordò per molti inverni e per molte estati,
Ma la rossa Squaw non tornò mai più, nè se n’ebbe novelle.
7 .
8 .
amo.
tornerò a te.
Trasposizioni.
1 .
Pensando al tempo —
a tutto quello elle è passato —
Pensando all’oggi e all’ età elle, quind’ innanzi, seguiranno !
E pensare che ora noi siamo qui e che soffriamo la parte nostra !
2 .
— 427 —
.
3 .
(E tale io vedo che fabbrica una casa che egli usa pochi anni, o
per settanta o ottanta anni al più,
E vedo altri che si fabbrica una casa per più lungo tempo ancora.)
4 .
Gelati spruzzi di' onde battono sullo scalo delle chiatte — fango e
ghiaccio è nel fiume — mòta mezzo gelata per le vie,
Da su gravita un cielo grigio — è l’ultimo breve giorno di di-
cembre —
Un carro f'uuebre giunge e delle vetture : è il funerale di un vec-
chio vetturino di Broadwav; il corteo è formato massimamente da
vetturini.
vita !
6 .
affari, l’edificar case non sono dei fantasmi, ma hanno peso, forma,
posto;
I poderi, i guadagni, le messi, i mercati, le mercedi, il governo,
nessuna un fantasma,
di queste cose è
La differenza tra male e bene non è una delusione,
La terra non è un’eco, l’uomo e la sua vita e tutte le cose della
sua vita sono ben ponderate.
sempre !
Le fila che furono filate, ora sono raccolte, la trama ora s’in-
crocia con l'ordito e il modello è sistematico.
8 .
Ciò che vien chiamato buono è perfetto, e ciò che vieu chiamato
cattivo è egualmente perfetto,
Perfetti sono i minerali e i vegetali tutti, e perfetti i fluidi impon-
derabili;
Lentamente e sicuramente sono diventati coni’ essi sono, e lenta-
9 .
Che. per essa esiste questo squisito schema dell’universo, che per
essa esiste l’ondeggiare delle nebulose, che per essa è l’aderire de-
gli atomi,
E che qualsiasi preparazione è per essa —
e l’identità è per essa
e la vita e suoi materiali sono insieme per essa.
i
— 4H5 —
43H W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
1.
Non sono accessibile alla persuasione, soli > senza pietà, eseguo i
giusti giudizi
Come la Terra, come il Padre — il bruno vecchio Crono — con
leggi
Vecchie oltre ogni computo, eppur sempre giovani : e sempre circo-
2 .
Io il predetto dai profeti e dai poeti nelle loro profezie e nei loro
più ispirati poemi :
Ecco, guarda da questo lato : ecco, io sono il Signor nostro Gesù Cri-
sto che ci guata — ecco, Ermete io sono ! — Ecco, mia è la faccia
di Ercole.
3 .
antiche altresì),
E resto qui, permanente in sul mio lato, pronto alla battaglia, eguale
a chicchessia, reale come chicchessia,
E nè tempo, nè vicende muteranno me o le mie parole.
4 .
Io l’eterea forza che tutto pervade (perchè che cosa sarebbe, senza
me, il tutto ? che cosa sarebbe Dio i),
Di colui die giorno e notte amo sognai avere udito clic fosse
morto,
E sognai anche clic fossi andato dove avevano sepolto colui che
amo; ma ecco, in quel sito non era.
E sognai poi di aver vagato, cercando i luoghi dove si sepellisce,
per trovarlo,
Ed ecco trovai che ogni luogo era un luogo di sepolture :
Deli! vieni a dirmi doremi condurrà. Dimmi il luogo della mia de-
stinazione.
La tua angoscia io la intendo, ma io non posso soccorrer te,
Sicurtà.
Che conosco, non sieno altri veggenti visi che non conosco, calmi ed
attuali visi,
Non dubito che la maestà e bellezza del mondo non sieno ascose in
ogni iota del mondo,
Non dubito che io non sia senza limiti, e che senza limiti non sieno
gli universi, sebbene invano mi provi a immaginare in qual modo
sieno senza limiti,
Non dubito che i mondi e i sistemi dei mondi non facciano il loro
celere gioco per uno scopo, e che io, un dì, non sarò eletto a fare
di anni,
S USER RI DI MORTE CELESTIALE 441
Non dubito che le interne cose non abbiano le loro cose interne, e
le esterne le loro cose esterne, e che la vista non abbia un’altra vi-
sta, e l’udito un altro udito, e la voce un'altra voce,
Non dubito che non sieno predestinate le morti dei giovanetti, piante
con tanta passione, e che le morti delle giovanotte e le morti dei pic-
coli fanciullinon sieno predestinate
(Penseresti forse che la Vita fu così bene provveduta, e che la
Non dubito che i naufragi che avvengono per mare, e che i loro
orrori, quali che sieno, e che l’affogare in essi di qualsiasi vita, non
importa se di moglie, di figlio, di marito o di amante ,
non sieno
prestabiliti, tino ai più minuti particolari,
Non dubito che qualunque cosa che avvenga in qualsiasi luogo e
in qualsiasi tèmpo, non sia stata prestabilita nell’essenza delle cose,
Nè penso che la Vita provveda pel tutto, così pel Tempo come
per lo Spazio, ma credo che la Celestiale Morte provveda per ogni
cosa.
come sempre,
Ahimè quello che fui per anni, ora è morto (non mi lagno però,
!
Ad un moribondo.
Tu stai per morire — lascia pur dire agli «altri quel che vogliono
ma io non posso ingannare,
Io sono veritiero e spietato, però io ti amo — per te non vi è
scampo.
E alla vista delle vite di altri globi arrivati ila così lontano tempo
come la terra,
Vedo che la vita non può mostrare tutto a me, come il dì non può,
Vedo che dovrò aspettare quello che ini sarà mostrato dalla morte.
Pensiero.
Innanzi alla mia anima (donde venga non so), come entro nebbia, mi
appare la visione spettrale di nn naufragio in mare :
quel momento !
*
L’ultima invocazione.
Pensoso ed esitante.
Pensoso ed esitante,
Scrivo le parole, i Morti ,
Ed io l’apparizione, io lo spettro).
O TU, MADRE DALL'UGUALE FIGLIOLANZA.
corpo tuo,
Mettere in vista, fin da ora, la tua reale unione avvenire e come
essa potrà essere compiuta.
presente,
Ma sono più grandi sempre per quello che deve venire,
È da questa formula che io traggo il canto per te.
2.
E per i tuoi sensi più squisiti, vorrei arrecarti più squisiti ri-
Per mezzo della tua idea, su, ascenderemo alla realtà immortale !
3 .
4 .
5 .
È fuori del tuo grembo fecondo clie figli giganti spuntano in pro-
cessioni infinite,
E che, giungendo da una gestazione cosiffatta, prendono e danno
forza e vita continua.
O mondo del reale — mondo di due cose diventate una sola,
Mondo dell’anima, nato dal mondo reale soltanto, e condotto all'i-
Io sento però la tua grandezza fatale, così pel bene come pel male,
Osservo il tuo avanzare che assorbe il presente, che oltrepassa il
passato,
Vedo la luce tua che illumina, e la tua ombra che offusca quasi
l’intero globo,
Ma non pretendo definir te : appena è se ti comprendo.
Onde non fo che nominarti, profetarti, come fo ora,
E semplicemente ejaculo te !
(La tua carriera ascendente e formulante te, non è nelle tue due
grandi guerre, nè nel tuo visibile crescere di un secolo,
Ma molto più è in queste foglie e cauti i cauti tuoi, o gran —
Madre !).
6 .
O terra della tolleranza, che tutto accogli —e non pel bene sola-
mente — tutto il bene è per te,
dell’intelletto,
Tu l’anima e i suoi destini.
consolidata),
Tu, orbe mentale e morale — tu Nuovo, veramente nuovo, Spiri-
tuale Mondo I
Il Presente non ti tien presa. Per così ampia crescenza come la tua,
—
O TU, MADRE DALL'UGUALE FIGLIOLANZA 453
Un quadro a Paumanok.
Visi.
1 .
che vi si affossano,
E l'uomo cade per terra convulso e pien di schiuma.
458 W. WEITMAN — FOGLIE DI ERBA
3.
Vidi la faccia del più vischioso e bavoso idiota, che essi hanno
all’asilo,
Conobbi gli agenti che esaurì vano e spezzavano questo mio fra-
tello,
4 .
5 .
(1) I.a domenica, chiamata dalla società degli Amici il primo dì.
Siede ella sur una sedia a bracci noli, sotto l’ombreggiato por-
tico della fattoria,
E il sole le manda la sua luce proprio sul vecchio capo canuto.
Il mistico Trombettiere.
1 .
tue note,
Ora fluenti ed or turbinanti come tempesta che mi avvolga,
Ora basse e sommesse, ora perdentisi in lontananza.
liberamente,
Acciocché io possa tradurti in parole.
3 .
beri e slanci
A fluttuare, a soleggiare su pel lago del cielo.
4 .
Oh !
gl’immortali fantasimi che mi circondano !
6 .
7.
8 .
Canta per l’anima mia, rinnova la' sua languente fede e speranza,
Suscita la mia pigra fede, dammi qualche visione del futuro,
Dammi, per una volta almeno, la sua profezia e la sua gioia.
è gioia !
A te il mio recitativo :
Rotola traverso i miei canti con la tua musica senza leggi, con le
tue vibranti lampade notturne,
Col tuo folle riso fischiato, echeggiante, rombante come terremoto
e destatore di ogni cosa :
O magnetico Sud.
gia e le Caroline,
Vedo dove la quercia semine verde cresce, vedo dove il pino giallo,
l'olezzante lauro marino, il limone e l’arancio, il cipresso e il gra-
zioso palmetto (3) crescono,
Passo i rudi scogli marini, ed entro nel Pamlico (4) e dardeggio
la mia visione all’interno.
Oh ! le piantagioni di cotone •!
Oh ! i campi floridi di riso, di zuc-
chero, di canape !
(1) Papa iv-true albero : dall’.America tropicale, appartenente all'ordine delle Passi-
jloreae.
(2) l'iti o tee-tee, specie di scinda ( Callithrix ).
(3i Così nel testo (palmito) diminutivo di pallini.
(4) Passaggio di mare detto Pamlico Sound, lungo 75 miglia, largo 20.
Mannahatta.
mia città,
beri maestri !
Tutto è verità.
Un canto enigma.
Che non è colto da alcun orecchio acuto, non rispecchiato dal più
limpido occhio o dal più sottile spirito,
Che non è fama, non erudizione, non felicità, non ricchezza,
E nondimeno è il battito incessante di ogni cuore e di ogni vita
che sia al mondo,
A cui io e tu e tutti agogniamo sempre e che non raggiungiamo
mai,
Che è aperto a tutti, ma è sempre un secreto, che è il reale del
reale ed è un’illusione,
Che è senza valore e che pur tutti comprano, sebbene nessuno lo
]
io ssegga mai,
Che invano tentano poeti i di porre in rima, e gli storici in prosa,
Che non mai fu scolpito da scultore, nè da pittore dipinto.
DAL MERIGGIO ALIA MOTTE STELLATA 46H
terra !
Ricco è esso, come un tramonto sulle coste, sul cielo, sulle isole,
Excelsior !
Pensieri.
Mediums.
sempre.
(Gridi sempre tu. parli sempre tu, non puoi tu smétterlo cotesto
ciarlìo ?)
silenzio
Forse oggi risonerà un funebre gemito, forse una nota di tromba
per gli eroi.
(1) Bunting — Emberiza Sarebbe una specie (li fringuello dalle penne variamente
colorate.
476 T!
r
. WHITMAX — FOGLIE DI ERBA
mondo,
Tutte le sue navi e sponde io vedo intrecciate con i tuoi fili, o
vorace bandiera.
Sognasi ancora che pompeggino senza rivali le bandiere dei re
meglio nati ?
linois,
Chè anche le mie linee sono cosi selvagge per ragioni lor proprie.
Sono incolpati i miei canti di aver dimenticato l’arte?
Di aver dimenticato di fondere in sè le regole precise e la delica-
tezza ?
L’ora tua è questa, o anima; l’ora del tuo libero volo entro
il mondo senza parole,
Via dai libri, via dall’arte, or che il giorno è chiuso e la lezione
è finita;
Te che ora emergi pienamente, silenziosi, guardano ponderando i
Io andrò via,
Traverserò gli .Stati, ma non posso dire dove e in qual tempo;
Forse presto, qualche dì o notte, mentre che sto cantando, la mia
voce improvvisamente si tacerà.
— 479 —
480 W. WHITMAN — FOGLIE DI ERBA
tutti).
tudini requie !
Quali susurri son questi, o terre, che odonsi correre innanzi a voi
e passano sotto i mari f
cm re del globo f
Si viene l’umanità formando tn maxae'? Perchè su. tremate, o ti-
Nessuno sa. quel che domani avverrà, così grandi sono i portenti
che empiono di sè i giorni e le notti.
0 anni profetici ! Lo spazio innanzi a me, mentre cammino, men-
tre mi provo a scrutarlo, è tutto pieno di fantasime;
Fatti non ancor nati, cose che presto saranno proiettano le loro
forme e mi circondano.
CANTI DELLA PARTENZA 481
Ceneri di soldati.
o isolati giungono
E silenziosi raccolgonsi a me d'intorno.
Pensieri.
l.
2.
Ammirando è il dipartirsi !
Ammirando questo sottil gioco dei miei pensieri all’ aspetto degli
spettacoli die mi circondano !
E come gli alberi crescono e stali diritti con il loro forte tronco,
con i loro rami e con le loro foglie !
Mentre ch’io vissi, mentre che guardai traverso le finestre dei mici
occhi,
Mentre che uscii al mattino o guardai la luce che rompeva dal-
l’Oriente,
Mentre che mi bagnavo sulla sponda del Mare Orientale, e poi
sulla sponda del Mar di Occidente,
Quando io vagava per le vie dell’interna Chicago, o per quali che
sieno altre vie,
O per città, o per boschi silenziosi, o anche fra gli spettacoli della
guerra,
Dovunque io fui, io mi caricai di gioia e di trionfo.
Il mio legato.
gemme o di oro.
Ma io, investigando tutta la mia vita, o stando per chiuderla,
,
Assorbite i miei morti dii Nord e del Sud — assorbite i corpi dei
nire.
CASTI DELLA PARTESEA 489
Campi verdi.
prendevamo la marcia,
O procedevamo alla battaglia.
Ora, in questi campi verdi, che con le lor tende fanno vari
i lochi del mondo,
Fra i Padri c i figli, fra i mariti e le mogli, fra essi, fra i vecchi
e i giovani,
Che dormono alla luce del sole, che dormono alla luce della luna,
tristi riverberazioni)
Questo appassionato scampanìo e questo martellare— vanno da città
mio compito),
Delle tante aspirazioni una ne accarezzo, dei tanti un sogno ed uno
scopo :
Il bisogno che non fu detto mai dalla vita, nè dalla terra mai
garentito,
Ora tu, o viaggiatore, veleggia per cercarlo e trovarlo.
Porte.
Per che altro esistono queste porte del conosciuto, fuorché per
entrare ed ascendere all’Ignoto?
E per che cosa sono queste porte della vita, se non per la Morte ?
Questi canti.
Quanto tardi !
dente;
Ed ora, mentre che la mia sodisfazioue è completa, io susnrro :
Quanto tardi !
CANTI DULIA PARTENZA 493
Io mi sento ora come uomo che abbia finita l’opera della sua gior-
nata e si ritiri un tratto,
Accetto ancora una delle mie molte trasformazioni ascendendo nelle
mie arature, mentre altre senza dubbio mi aspettano.
Una sfera ignota, più reale -di quel che sognai, più diretta, sia
glia i suoi destanti raggi a me d’intorno, Quanto tardi !
PRIMA AGGIUNTA
(Edizione 1900)
Mannahatta.
Della mia città ecco il nome che essa ha riassunto, nome adat-
to, nobile;
L'eletto nome aborigeno, di meravigliosa bellezza e significato:
Un'isola rocciosa — sponde su cui sempre, lietamente, frangonsi, ve-
nendo e tornando indietro, rapide le onde.
Paumanok.
Bellezza del mare ! Distesa soleggiata !
e cielo,
Le acque moventisi, la spuma, le navi lontane,
Sedendo e scrivendo.
Il mio canarino.
I martiri di Wallabout.
America.
vani o vecchi,
Tu forte, ampia, bella, tenace, capace, ricca,
Perenno come la Terra, in compagnia della Libertà, della Legge,
dell’Amore,
Una grande, sana, torreggiautè, maestosa Madre,
Intronata nell’adamante del Tempo, tu sei.
Memorie.
(1) Una pianta ben nota. Volgarmente chiamasi Dente di leone. ( Taraxacum op-
cinale).
GRANELLI DI SABBIA A SETTANTA ANNI 503
Oggi e Tu.
libri,
Giorno di pace.
Se io avessi la scelta.
(1) Naveìink — una collina a fianco al mare, la più bassa entrando nella baia di
New-York:
— 505 —
506 ir. WHITMAN - VOCIAK ])T ERBA
Son poeti senza fama — artisti, più grandi di ogni altro, con i loro
accarezzati sogni perduti,
Parole non corrisposte di amore — nn coro dei rimpianti di un se-
Una torreggiante forma umana, prodotto del sole, della Natura, de-
gli astri, della terra,
Monumento a Washington
( Frbhraio Ì885.)
(A più che S.'l (/radi Xord, l’ esploratore G redi) udì il canto di un so-
Ungò uccello di nere, lietamente risonane fra quella desolazione.)
cervello snervato,
La terra della vecchiaia è rinchiusa nella sua baia, invernale (fred-
do, freddo, oh ! come freddo !),
Broadway.
Tu, porta tu, arena — tu, una delle miriadi delle lunghe linee e
gruppi !
Esso è libero
« —
ei va al suo destino » queste furono — le sue ul-
time parole: e quando Jenny venne, egli sedeva morto,
Egli, il Danese Kossabone, il vecchio Salt, mio congiunto dal lato
materno, assai tempo fa.
Il morto tenore.
Da queste cose, per esse e con esse, una frettolosa linea, o morto
tenore,
Un’autunnale foglia affidata al vento, piova entro la chiudentesi
tua fossa, entro la scavata terra :
Continuità.
(I)a una conversazione che ultimamente ebbi con uno spiritualista tedesco i.
Yonnondio.
(La parola significa per gli aborigeni lamento. È ini vocabolo Irochese
e(l è stato usato come nome personale)
Un canto, un poema
.
labe.
Yonnondio! Veggo da lontano, ad occidente o a settentrione, un
precipizio senza confini, con pianure e montagne nere,
E sciami di gagliardi capi, di medici e di guerrieri,
Mentre che volan via, come nubi di spettri, e passano ed entrano
nel crepuscolo
(Razze delle libere campagne, e delle cascate
di boschi, !
Vita.
«Il mondo, la razza, l’anima e nello spazio — e nel tempo gli Uni-
versi ,
Veri conquistatori.
Vita e Morte.
stessa,
Discendo a bagnare le siccità, gli atomi, gli strati di polvere del
globo,
E tutto quello in essi, che, senza me, sarebbero semi soltanto, la-
tenti. non nati:
Così, sempre, di e notte, io rivivo nella mìa origine e la fo pura
e beatifico
(Perchè un canto del luogo natale, dopo che ha fatto il suo com-
pito, e clic abbia vagato,
Curato o non curato che sia, ritorna, a suo tempo, con amore).
Da queste morto zolle frerlde, come <la basse fosse ili sepolcri;
I tuoi ocelli, le tue orecchie, tutti i tuoi migliori attributi, tutto
ciò che prende cognizione della bellezza della natura,
Sveglierannosi e ti riempiranno. Tu avvertirai le semplici mostre,
i delicati miracoli della terra,
Le bocche di leone, il trifoglio, T erba di smeraldo, gli olezzi e i
fiori primaticci,
La pianta di fragola sotto i piedi, il verde-giallo del salice, il
Il veterano moribondo.
(Un evento eli Long Island — prima parte del secolo presente).
Venti anni.
Come è cangiato il sito, tutti i vecchi segui della regione sono spa-
riti — i genitori son morti
(Sì, egli torna per stare iti porto a fin di baie — per stabilirvisi — ha
una borsa ben fornita e nessun cantuccio della terra, fuor di questo);
Il piccolo battello da un remo, su cui si scostò dal Cutter, ora
Sta legato,
Io odo le sbattenti onde, l'irrequieta carena, il suo dondolìo sulla
sabbia,
Vedo la fiasca da marinaro, il sacco di canovaccio, la rassetta cerchiata
di rame.
Guato la sua faccia bruna e barbuta — la grossa vigorosa statura.
Vestita di abito rossiccio, di buon panno scozzese :
storia dell’avvenire?
Una più piccola prova che quella del vecchio Voltaire, e non-
dimeno più grande,
Prova il tempo presente, te, e la tua ampia estensione, o Ame-
rica :
Trasportato con sicurtà, per maro o per terra, per migliaia di miglia,
Un tre giorni dopo da elio sul proprio suolo germogliava vivace,
Or «pili la sua soavità per la mia stanza diffonde
Un mazzo di boccinoli di arancio, elle per treno postale mi venne
dalla Florida.
Crepuscolo.
(1) Vel sistema religioso Buddista nirvana è la finale emancipazione dell’ anima
dalle trasmigrazioni, e per conseguenza un beatifico atttancamenlo dai mali dell' esi-
stenza terrena, quasi per annientamento o assorbimento nella divinità.
524 ir. \YII IT MAN — FOGLIE DI EDII A
,
Ver l’ ottantesimo natalizio di Tl’hittier (2) dicembre 17, 1887 .
La nave smantellata.
(1) Guglielmo I.
(2) Uno dei quattro poeti americani del secolo scorso, n. 1S0T m. 1892.
K
FANTASIE A NA VESTA’
processioni e carri,
Or rilevautisi or deprimentisi — • ad intervalli — surti dagli anui
della maggior vecchiaia, della mezza età e della giovinezza) :
questi canti !
526 ir. W HIT MA X — FOGLIE DI ERBA
Un sollievo a sera.
Degli oggetti, dei gruppi, dei portamenti, delle facce, dei ricordi:
La vista è più calma, il dorato tramonto, chiaro ed ampio.
Quanti più sono nell’atmosfera i punti di vista e le situazioni da
cui noi indaghiamo,
Tanti più appaiono da sè (forse i migliori) i punti inavvertiti pei
lo innanzi;
Le vere luci vengono da essi, dagli oscillanti picchi della vec-
chiaia.
niico,
Addio e addio ripetendo con commosse labbra
(1) Questo cauto e il precedente furono scritti con gran travaglio, durante un jh>-
meriggio del giugno del 1888. nel mio settantesimo anno, in una critica tregua della
mia malattia. Naturai mente nessun lettore, e probabilmente nessun essere umano
avrà mai tali fasi di emozione, come quelle die ora mi avvolgono. Io sento in esse
il terminare e il chiudersi di ogni cosa.
FA XTASIE A XAVESLXK
(È tanto tristo per le sue mani l’abbandinare quelle maui, non s’in-
contreranno più,
Non più comunione di gioia e di dolore, di gioventù o di vecchiaia,
Un assai lungo viaggio lo aspetta — per non tornare mai più),
Evitando, differendo la divisione, cercando di respingere 1’ ultima
parola sempre così breve;
Anche in sull’ uscio si rivolge a rievocare superflui incarichi, an-
che in sul discendere le scale
SECONDA AGGIUNTA
Partiti, partiti dalla solida terra, per non tornar più a queste
spiagge.
Ora, affrontando per sempre la nostra infinita, libera ventura,
Causando tutti i porti già sperimentati e i mari e i gherlini noti e
le densità e la gravitazione,
Veleggia via per bene, o mia nave d’idoli.
Apparizioni.
Pende una nebbia vaga torno torno, fino a mezzo delle pagine
(Come è chiaro, ed è strauo, talora, all’anima.
Che tutte queste solide cose non sono veramente altro che appari-
zioni, concetti, non realtà !).
La corona scolorita.
Questa qualche cosa che io non posso buttar via, sebbene sia
funerea,
Lasciatela dunque sospesa al suo chiodo,
Con i suoi garofani, col suo azzurro e giallo, mentre il bianco è
diventato grigio e cinereo.
Questa rosa, or disseccata, io posi qui per te, o amico diletto;
Onde resti la corona sospesa sempre, alla portata del mio sguardo,
- Essa non è ancor morta per me, nemmanco scolorita.
532 II'. WEITMAN — FOGLIE DI ERBA
Faremo noi una corsa sui mari — una contesa di battaglia an-
cora !
All’anno in corso.
ciso e fiero t
Suoni interpolati.
nestra.
Suoni di vorticosi ed aspri rimbombi d’improvvisa battaglia — l’or-
rido gioco della guerra nella sua intensità giunge al mio orecchio ed
occhio;
La scolta richiamata — il generale a cavallo con gli aiutanti at-
torno, l’ultima informazione portata, i concitati ordini,
Lo scoppiettìo delle carabine — il sordo rombo del cannone — il
nestra e la porta,
Tu che inondi, che temperi tutto, che rinfreschi, che gentilmente
ridoni vitalità
A me, vecchio, solingo, malato, infiacchito, bagnato e consumato
di sudore;
Tu che ti annidi e che abbracci stretta e ferma e nondimeno de-
licatamente, tu sei miglior compagna che il conversare, l’arte, il libro !
ma mia !
Vecchi canti.
preparato,
Tu entrasti le tue arcate del porticato.
Un complimento di Natale.
pronto;
Una mano affettuosa — un sorriso dal Nord — un soleggiato, pre-
muroso saluto !
Suoni invernali.
Completa la mistica lista dei nomi ignoti, del Nord ovvero del Sud.
Sia ora imbalsamata di amore, in questo canto del crepuscolo.
Osceola.
(Quando io, quasi nella virilità, era in Brooklyn, Xeic-Tork, ( metà del
1838), incontrai uno dei marinai tornati dal forte ìloultrie, S. C., con
cui ebbi lunghi colloqui; fu da lui che appresi la sotto descritta morte
di Osceola. Questi, un bravo e giovane capo Seminolo (1) nella guerra
(1) I Seminoli furono una tribù Indiana della Florida. Ancora sopravvivono alcuni
rappresentanti di questa razza.
ADDIO. FASTA SIA 53H
citila Florida in quel tempo, si arrese alle nostre truppe e alla lettera
morì di cuore spezzato nel forte Moultrie. Ammalatosi pel suo impri-
gionameli lo, il dottore e gli ufficiali gli fecero ogni concessione e genti-
(Questa è una linea in memoria del suo nome e della sua morte).
china
Silenziosa, rassegnata, sommessa.
Ed, ora, proprio mentre canto, ecco ! dalla morte, dalla melma
e dal limo,
I fiori rapidi fioriscono: la simpatia, l’aiuto, l’amore,
Accorrono dall’Occidente, dall’Oriente, dal Settentrione, dal Mez-
zodì, da sovra il mare,
E spronato gagliardamente il suo cuore e le sue mani, 1’ umanità
in aiuto degli commuove. umani si
Tu, che, in tutto e sopra tutto, e traverso e sotto tutto sei in-
cessante !
Quel qualche cosa che non fu mai distillato, non mai interamente
fluito? L’invisibile bisogno di ogni seme?»
L'ordinario.
Io canto l’ordinario :
dissoluto
(Quale è la parte che il tristo e lo stomachevole portano entro l’ ur-
Miraggi.
(Riferita a parola una conversazione, dopo una cena all’aperto nella Ne-
vada, con due vecchi minatori).
quanto tu pensi;
Più volte, talora più precisamente dopo la levata o prima del tra-
agli angoli,
Nozze in chiesa, desinari di ringraziamento, ritorni di figli da
lungo tempo assenti,
Tristi funerali, la madre e le figlie velate di crespo nero,
Processi nei tribunali, giuri e giudici, P accusato nella gabbia,
Contendenti, battaglie, folle, ponti, porti,
E qua e colà, facce con segni di dolore o di gioia,
(Io potrei additarle in questo momento, se le vedessi ancora),
Apparirono a me, ben dall’alto, o a dritta sul lembo estremo del
cielo,
Ed oggi, piena di ombre, la morte sta sulla traccia dei miei passi:
e insediatasi in me, e da anni,
Si stringe, talora, a me, quasi faccia contro faccia.
Grande è il visibile.
mare
(Che sarebbero cotesto cose, senza te, o invisibile anima ? di quale
importanza senza te ?).
Piìi evolutiva, più vasta, più enigmatica sei tu, o anima mia !
cose.
Germogli invisibili.
— 547 —
"
ECHI DELLA VECCHIAIA.
(aggiunte postume)
ECHI DELLA VECCHIAIA.
Io non lio gareggiato molto con gli uccelli elle cantano musi-
calmente,
Io mi sono abbandonato alle fughe ed agli ampi periodi musicali,
Lo sparviero, il gabbiano hanno posseduto me più che il canarino
e l’uccello motteggiatore;
Io non ho mirato al gorgheggio e al trillo, comunque dolci,
Io ho mirato ad elevarmi in libertà e in pienezza di forza, di gioia,
di volere.
Allora comprenderai.
mortale impulso,
Sta un timoniere, con la fronte alta, e la mano gagliarda.
Ore suppletive.
giori capace —
Nondimeno guardo composto la natura, bevo dì e notte le gioie
(X) Indian summer nell’America del Nord è dilaniato un periodo di tempo caldo
sul finire dell’autunno, caratterizzato per solito da un cielo sereno e da una vaporosa
apparenza dell’atmosfera, specialmente presso l’orizzonte, il detta estate Indiana, per-
chè gl’indiani approfittano di questo periodo di tempo, per raccogliere le loro prov-
viste invernali.
ECHI DELLA VECCHIA LA 555
Stanno sempre in guardia con i loro piccoli occhi, dal mio capo
ai miei piedi;
Uno che non è più che un punto, fa entrare in me ed uscire da
me tale benedizione e grandezza,
Che io penso che potrei sollevare l’architrave della casa, se esso
fosse tra me e la cosa che desidero.
nire un simbolo.
Perchè io ho visto morire molti soldati feriti,
Dopo terribili sofferenze —
ho visto le loro vite passar via sor-
ridenti;
Ed ho vegliato le ore di morte del vecchio, ed ho visto morire
l’infante,
E il ricco con tutte le sue assistenti e i suoi dottori,
E poi il povero in magrezza e povertà :
556 ir. WRITMA A — FOGLIE DI ERBA
Ed io stesso, per lungo tempo, o morte, lio respirato ogni mio re-
spiro
Nella tua vicinanza e pensando a te, silenzioso.
oggi.
Orrida, pronta al modo stesso, oggi, per l’entrata tua e mia,
Qui, qui sta miniata.
Un pensiero di Colombo.
luppi !
F I XE .
.
I2sT DICE.
Prefazione
Iscrizioni
..... Pag-.
»
VII
Me
Mentre
io canto
io
......
meditava in silenzio
»
»
ivi
ivi
1
.....
»
»
2
3
Ad uno
A te,
storico
vecchia causa .... »
»
ivi
ivi
Idoli
Per
Quando
lui io
io
canto
leggo
....il libro .
»
»
» ivi
4
8
Cominciando
Gli iniziatori
Agli Stati
.....
i
......
miei studi »
»
»
ivi
ivi
9
Viaggiando per gli Stati . » ivi
Ad una
Io imperturbabile
Savantismo
....
certa cantante
.....
»
»
»
10
ivi
ivi
Non chiudete
Poeti dell’avvenire
le
....
vostre porte . »
»
12
ivi
A Te
Tu, o lettore
Partendo da Paumanok
..... »
»
»
ivi
ivi
13
Il Canto del Proprio io.
Figli di Adamo .... — .
— 559
»
»
27
89
5 60 INDICE
Al Paradiso il ......
mondo
.... Pag. 89
Io canto il .....
Dalle correnti chiuse e lancinanti
......
corpo elettrico
»
»
ivi
91
Una donna
Spontaneo me ........
aspetta
....
»
»
»
100
101
103
Fuor della massa del fluttuante oceano » 101
Ere ed ere che ritornate ad intervalli » 105
Noi due, come a lungo fummo trattati da folli » ivi
O Hymen ! O Hymenee ! . » 106
Momenti
Una
nativi. .......
10 sono colui che spasima di amore
»
ivi
ivi
107
Udii voi, o solenni e dolci canne dall’organo . » ivi
Volgendo
fornia.
la fronte
........
ad occidente dalle sponde
....
della Cali-
» 108
Come se Adamo
Calamus ........
di buon mattino
.......
»
»
ivi
109
Per vìe non calcate
Erbaggio profumato del mio seno .... »
»
ivi
110
.... in primavera
. »
*
111
113
ivi
11
Memori
Quando
età future
udii la sera di
.......
fondamento di tutta la metafisica
.... un giorno
»
»
116
117
ivi
........
consuma . »
»
ivi
ivi
Città di orgie
....
Guarda questa faccia abbronzata
»
»
120
ivi
Ad uno
scere .........
Vidi già nella Luisana una sempre verde quercia
.......
straniero
cre-
»
»
121
ivi
Mesto e
......
pensoso in questo momento
Io odo che fui accusato
Fendendo l’erbe .....delle praterie
»
»
»
122
ivi
123
Quando io leggo la gloria acquistata » ivi
INDICE 561
......
più fragili foglie mie »
124
ivi
125
Una foglia da mano a mano
O Terra, a me somigliante
Io sognai in
.......
........
un sogno
ivi
ivi
126
Per che cosa pensi tu che
All’Est e all’Ovest .........
.......
io prenda la mia penna ? . » ivi
ivi
ivi
Il
canto della pubblica strada
Traversando in chiatta il Brooklyn
canto del veggente
.... »
»
»
141
1.53
161
Il nostro antico fogliame » 167
Un canto di tripudi » 173
Il canto della scure 181
Il
Il
canto dell’Esposizione
canto dell’albero dal legno rosso.
Un canto per le occupazioni
...» »
»
193
205
211
Un canto della rotante terra
Gioventù, giorno, vecchiaia e notte. .... »
»
219
225
O
Uccelli di passo
Canto dell’universale
Pionieri !
........
!.......»
Pionieri
» 227
ivi
229
A te
Francia
.
(
. .
....
..........
.
Una rassegna
Spruzzi Marini
precedenti
a .......
Broadway
239
243
562 INDICE
»
»
257
258
ivi
Facendo
Dietro la nave in mare
Da sul marciapiede
....
la ronda a
....
Barnegat . »
»
»
261
262
263
Una ballata di Boston {1854) .
» ivi
Europa
Uno specchio a ....
{negli anni
....... mano
’72 e ’73 di questi Stati) »
»
265
267
Iddìi.
Germi
Pensieri
.......
.......
»
»
ivi
268
ivi
Quando
Perfezioni .......
udii il dotto astronomo >
»
269
ivi
O me
Risposta
! o vita
.......
!
.....
»
»
ivi
270
Ad un
Seggo e guardo.
Presidente
.....
.....
»
»
ivi
ivi
271
Ai ricchi donatori
La carezza delle aquile .... »
» ivi
272
Un ....
Di pensiero in pensiero {Dopo aver
.....
quadro di fattoria
letto Hegel) »
» ivi
Stupore di fanciullo
Il corridore ......
......
»
»
ivi
ivi
Donne
Madre
belle
e .....
.......
bambino
»
»
ivi
273
Pensiero
Mascherata ......
.......
»
»
ivi
ivi
Pensiero
Strisciando su tutto ..... »
»
ivi
ivi
È mai venuta
Pensiero .......
......
sopra di te un’ora
»
274
ivi
Alla Vecchiaia
Locazioni e tempi
Offerte
.....
.......
»
»
»
ivi
ivi
274
Agli Stati {per identificare la 16 a 1 7 a o la 18' Presidenza). » ivi
.
INDICE 563
Colpi di tamburo
Prima, o miei canti, mi preludio
Anno mille ottocento sessantuno
......
......
Pag. 277
ivi
279
Battete ! Battete ! Tamburi ! . . . . » 280
Partendo da Pautnanok
Cauto della bandiera all’alba
io
.......
volo come un uccello
...»
. . » 281
282
Yirginia-l’Ovest
Città di navi
.........
Levatevi, o giorni dagl’informi abissi vostri
..........
288
291
ivi
11 Centenario ........
Washington Park, Brooklyn, assistendo al centenario .
»
» 292
293
296
Terminus .
Cavalleria attraversante
. . .
un guado
.
....
.
....
. .
»
»
297
Bivacco sul tianco della
Un corpo di esercito in marcia
montagna
.... »
»
ivi
298
Accanto all’incerta fiamma del bivacco
Yien su dai campi,
Una strana vigilia
o
io
padre
feci, una
.....
notte, al campo
»
»
»
ivi
ivi
300
Una marcia tra le file affret-tantisi e per via sconosciuta » 301
Quel che vidi nel campo
un giorno ........ al grigio e fosco spuntare di
» 303
Quando affaticato vagavo per
Non il pilota ........ i boschi della Virginia »
»
ivi
304
Anno che tremava
L’assistente dei feriti
A
......e barcollava sotto me. »
»
ivi
ivi
Dammi
lungo, troppo a lungo, o America
lo splendido silenzioso sole
Canto funebre per due veterani
....
.... »
308
ivi
310
311
Sopra la strage surse una voce profetica
Vidi assediato un vecchio generale
La visione dell’artigliere
....
......
»
»
»
312
ivi
....
appartiene a me » ivi
315
O abbronzato
Guarda
Riconciliazione
.....
figlio della prateria
........
giù, leggiadra luna
»
»
ivi
ivi
316
Quanta sollennità, mentre che ad una ad una. » ivi
317
564 INDICE
Ad
Su
ira pacifico cittadiuo
alle vette, o Vincitrice
... ...
........ Pag. 317
ivi
313
Rivolgiti, o libertà
Al fecondato suolo che
Memorie
...... essi
Presidente Lincoln
calcarono
320
ivi
Quando
del
gli ultimi ...»
.......
lilla fiorivano nella corte
» 323
ivi
Travolgimenti
....
..........
Sulla sponda dell’Ontano azzurro »
ivi
335
351
Come
Rivoli autunnali
derivati, etc. .........
.........
. » 353
ivi
•
Il cantore in carcere
Gorgheggio per
Schizzi per
......
........
.
......•»
prostituta comune
» 381
i T1
Pensiero
Miracoli
....••••••*
Indagai per lungo tempo 382
383
Ad uno .........
Scintille sprizzanti dalla rota
scolaro
......•»
. . • . • . »
*
ivi
384
Dopo
Cosmos
......
Sviluppato fuor dei viluppi
...........
tutto, che cosa sono io '>
*
385
i''
-
*
Verità esemplari
La torcia
.....
Chi impara tutta la mia lezione
......
? Pag. 386
»
»
388
ivi
O Astro di Francia (
1870-71 ) » ivi
.
»
»
393
ivi
ivi
Trasposizioni
Pensando
dormienti
al
.....
tempo
»
»
»
417
426
427
Susurri di morte celestiale » 435
Oseresti tu, ora, o anima » ivi
Sicurtà .......
Come se mi accarezzasse un fantasma
»
»
440
ivi
441
Questa musica sempre attorno a me » ivi
Quale nave imbarazzata in mare . » 442
Un ragno silenzioso e paziente » ivi
Oh sempre vivente
1
Ad un moribondo. ....
....
e sempre morente !
»
» 443
ivi
Notte sulle praterie
Pensiero
L’ultima invocazione
......
.... »
»
»
444
ivi
445
Eiguardaudo
Pensoso ed esitante
0 tu, madre dall’uguale
....
il bifolco mentre arava
figliolanza
. »
»
»
ivi
446
447
Un quadro a Paumanok » 453
Dal meriggio alla notte stellata . » 455
. .
566 INDICE
0
Visi
Il
........
astro che pieno risplendi su in alto
.....
mistico trombettiere
Pag. 455
»
»
456
460
......
Ad una locomotiva,
......
0 magnetico Sud
d’inverno »
»
464
465
Mannahatta
......
......
Tutto è verità
»
»
466
467
Un
Excelsior .......
cauto enigma »
»
468
470
Oh, Voi
Pensieri
Medi ums
.......
! povertà, fughe e ritirate tristi
.......
»
»
»
ivi
471
ivi
Tessi, o ardimentosa
Spagna nel 1873-74
Sull’ampia sponda dal Potomac
.....
mia vita
.
»
»
>
472
ivi
473
Dai lontani Canons di Dakota
Vecchi sogni di guerra
0 Emberiza dalle penne di svariato colore
.... .
»
>
474
475
ivi
....
»
»
ivi
478
479
Or che il tempo si avvicina.
Anni del moderno ..... *
»
ivi
ivi
Ceneri di soldati
Pensieri
Canto sul tramonto
.......
.
-
. . ; .
" '
'
»
>>_
»
481
483
485
Campi verdi
Il singhiozzo delle
.........
Pensosa guardando i suoi morti .
Letizia, o
Il .....
mia compagna
........
bisogno non detto
di nave, letizia ! . »
»
491
ivi
Porte
Questi canti.......
....
»
»
ivi
ivi
Quanto !......
Ora finalmente
tardi
alla sponda »
»
492
ivi
.
INDICE 567
PRIMA AGGIUNTA.
( Edizione 1900).
Paumanok
....
Granelli di sabbia a settant’anni
Mannahatta
....
Pag. 199
»
»
ivi
ivi
501
ivi
......
»
»
ivi
502
America
Memorie
Oggi e tu
...... »
»
»
ivi
ivi
503
Poiché lo splendore del giorno . » ivi
Giorno di pace
Fantasie a Navesink ....
....
»
»
501
505
Il
Se
pilota entro la nebbia
io avessi la scelta .....
Voi, maree che incessanti vi gonfiate .
»
»
»
ivi
ivi
506
Ultimo riflusso e luce morent del giorno . » ivi
Da
Poi il finale di tutto
Giorno di elezioni
.....
questa lunga contemplazione di onde
— Novembre 1881 .
»
»
»
508
ivi
ivi
....
Quali rauche e suberbe labbra, o mare
Morte del generale Grant
Giacchetta rossa. (Dall’alto)
»
»
»
509
510
ivi
Monumento
Broadway
a
....
Washington,
.......
Di questa tua gioiosa gola
(febbraio 1885). »
»
511
512
ivi
Ad
Il
intendere
....
il
515
Vita
........
.......
Andando in qualche parte
» ivi
516
.........
Tenue il tema del mio canto
Veri conquistatori
...»
ivi
517
Il .......
Gli Stati Uniti ai critici del vecchio
.......
pensiero che acqueta tutto
mondo ivi
518
.........
ivi
519
La voce
.......
della pioggia
Presto l’inverno verrà
...» meno
ivi
ivi
Mentre che
Il .........
il passato non è ancor dimenticato
........
veterano moribondo
520
ivi
Le più gagliarde
Un ........ lezioni
...........
tramonto nella prateria
Venti anni
521
ivi
522
postale ...........
Bocciuoli di arancio trasportati dalla Florida con treno
........... ivi
Crepuscolo
O ......
......
voi mie sparse foglie tardive »
523
ivi
Non
Il morto Imperatore.........
soltanto rami stenti ed assopiti
Un .........
Ora, o precedenti canti, addio
sollievo a sera
.......
. . . . » 525
526
Dopo ........
Picchi oscillanti della vecchiaia
la cena e la ciarla
ivi
ivi
SECONDA AGGIUNTA.
Addio, o Fantasia
Veleggia per bene, o nave d’idoli ......
........
» 528
529
530
Su, al
Il
modo
........
stesso, o
..........
mio settantunesimo anno
gioconda coppia . » ivi
531
Apparizioni
La corona .........
scolorita
$ ivi
ivi
INDICE 569
ivi
Bravo !
........
ivi
534
Alla brézza del tramonto
Vecchi canti. ..........
........
ivi
535
Un complimento
Suoni invernali
Un
..........
di Natale
........
536
537
Quando
canto del crepuscolo
il ...»
...........
poeta pienamente cresciuto venne
ivi
538
Osceola.
Una voce dalla Morte .........
.........
ivi
539
Una lezione persiana
L’ordinario ...........
......
541
542
Lo
Miraggi ...........
sferico catalogo divino
........
completo ivi
543
Scopo delle foglie
Ciò che non è ancor detto ........
di erba
.........
ivi
544
Grande è
Germogli
il
.........
visibile
........
invisibili
Addio, o mia Fantasia.
545
ivi
ivi
AG>_. w i. - POSTUME.
Echi della Vecchiaia
....
........
Elevarsi in libertà e in pienezza di forze
Pag. 551
» ivi
Allora comprenderai
Le poche gocce conosciute ........
......
» ivi
ivi
Un
Un
pensiero sempre ia prima riga
......
.........
Mentre dietro tutto, alto ed eretto
552
ivi
Sì,
bacio alla sposa
non parlarmi oggi ...»
..........
della pubblicata onta
ivi
553
Ore suppletive
Il .......
......,.»
ricordo di molte ribalderie
554
ivi
ERBATA CORRIGE
;àS*£*2*:^
%-M-r^%!-¥^M4*¥^M-r)»f^M^É-r)i(*r)i(-:-M-r
¥±¥±¥*¥±**¥±*************
l¥l¥l¥^¥llm¥t¥t¥±¥t¥i
¥±¥±¥A¥^¥T¥*¥^¥.^¥*r^*rM^¥^)«
T /i'v 7 /I\ T si'. 7 si' Si'. STV
!^¥;^±¥*¥*¥******±#^^^
f¥±¥±
* sK
¥±¥±¥±¥±¥±¥±¥^¥!l ¥rl-¥4: <