Al sorger del sole è quasi un quadro astratto, la città a galleggiare sul fianco della montagna; al calar della notte ha la grazia di un presepe, le luci a ricordarci quant’è caparbio l’uomo. Cortona è severa e acciottolata, affascinante, bellissima, arroccata sui cinquecento metri di altitudine con l’Appennino alle spalle e la Val di Chiana di fronte, un susseguirsi di poggi dove il progresso non scalfisce l’armonia della natura. E là in fondo Montepulciano e la Val d’Orcia, Montalcino, le nobili terre del sangiovese che assistono come arbitri a questa storia assai diversa.
Appartata e fiera, forte di radici etrusche e spirito aretino, Cortona è a proprio agio nelle pagine di Erodoto come nel film di Audrey Wells, Under the Tuscan Sun, tratto dall’omonimo romanzo di Frances Mayes: da lì l’apertura a un turismo nuovo, sedotto dall’incanto dei luoghi e dalla bontà della tavola, da quanto di stupefacente si può versare nel bicchiere. È stata a lungo terra di uve bianche, trebbiano in testa; sembrava difficile trovare quella che ne racchiudesse il potenziale per