Un PellegrinViaggio. Rivelatosi... Strada Facendo
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Questo è il racconto di un viaggio. Non il viaggio dei viaggi. Non il viaggio di una vita alla ricerca di un senso a cui dare una definizione. Non quello immaginato durante i film visti in gioventù. Non una fuga da te, da me, da noi, da loro, da tutto. Nulla di ardimentoso, faticoso o particolarmente godurioso. Non è neanche il sogno nel cassetto macerato nell’insonnia. Forse un desiderio, sì. Una di quelle idee – una come tante – che ad un certo punto ti vengono in testa e le tieni lì da qualche parte dicendoti: chissà, prima o poi...
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Anteprima del libro
Un PellegrinViaggio. Rivelatosi... Strada Facendo - Renato Collodoro
Renato Collodoro
Un PellegrinViaggio
Rivelatosi… Strada Facendo
Questo è il racconto di un viaggio. Non il viaggio dei viaggi. Non il viaggio di una vita alla ricerca di un senso a cui dare una definizione. Non quello immaginato durante i film visti in gioventù. Non una fuga da te, da me, da noi, da loro, da tutto. Nulla di ardimentoso, faticoso o particolarmente godurioso. Non è neanche il sogno nel cassetto macerato nell’insonnia. Forse un desiderio, sì. Una di quelle idee – una come tante – che ad un certo punto ti vengono in testa e le tieni lì da qualche parte dicendoti: chissà, prima o poi...
Ma un’idea, per prendere forma, prima di tutto ha bisogno di uscire, di prendere aria, di incontrare altre idee, che insieme possano cominciare a camminare.
Succede una sera mentre festeggiamo, in famiglia – versione ristretta: cioè Daniela, Davide e Valeria – il mio quarantanovesimo compleanno, che a dire il vero non volevo festeggiare perché troppo vicino alla tappa della cifra tonda, che generalmente crea più aspettativa, per sé e dagli altri. Forse più dagli altri, che appena sanno che ti ci stai avvicinando, cominciano a metterti l’ansia chiedendoti come festeggerai, quale cosa specialissima e indimenticabile farai, e chissà cosa altro ancora.
Siamo in un ristorante messicano, e non perché appassionati di cucina messicana, ma pioveva che Dio la mandava ed era il più vicino a casa, visto che non volevamo spostarci e neanche fare nulla di che.
Mentre rosicchiamo ali di pollo alla paprika, Davide e Valeria, anticipando tutti quelli che forse me l’avrebbero chiesto, mi fanno la fatidica domanda:
«Allora Panzo, il prossimo anno sono cinquanta, eh» mi dicono sornioni, «Dicci un po’: cosa vorresti fare di speciale!?».
«Niente!» rispondo secco continuando a rosicchiare le ali di pollo e leccare le dita sotto lo sguardo un po’ schifato di Daniela.
«Come, niente! Dai, non fare il duro! Ci sarà qualcosa di speciale che vorrai fare?!» insiste Valeria. «Io vorrei fare qualcosa di speciale, visto che mentre tu ne fai cinquanta io ne faccio diciotto».
«Non mi piacciono le cose speciali, e tu prima di pensare alle cose speciali dell’anno prossimo, finisci le ali di pollo che stanno per arrivare le fajitas».
«Va be’, Plinzio, mettiamola così…» rincalza diplomaticamente Davide: «C’è qualcosa non di speciale che non hai ancora fatto e ti piacerebbe fare, prima o poi?».
«Oh, ma con te non c’è verso. Pa-pà!! Ti sembra difficile come parola? Due cacchio di sillabe facili facili: pa-pà! Dammela una volta la soddisfazione».
«Dai Panzo, tu sei il primo a cambiare i nomi a tutti. Rassegnati. Allora, ce la dici o no ‘sta cosa che vorresti fare? Se esiste».
Li guardo tutti e tre in silenzio per qualche secondo e poi di soppiatto, come per dichiarare il sette e mezzo con la matta, gli annuncio tutto d’un fiato:
«Vorrei-fare-un-viaggio-da-solo-come-un-pellegrino-a-piedi-in-bicicletta-e-con-il-treno».
Colti di sorpresa, rimangono zitti tutti e tre. Giusto il tempo di leggere nella nuvoletta sopra la testa di Daniela: cos’è-questa-novità-non-sei-divorziato-neanche-vedovo-non-abbiamo-mai-fatto-vacanze-separate-e-non-sei-così-atletico-da-andare-a-piedi-o-in-bicicletta.
«Allora, siete soddisfatti? Come vedete, non è niente di speciale. E non vorrei neanche andare chissà dove, mi basterebbe fare un giro per il centro Italia» dico