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La via segreta delle Rune: Gli antichi simboli di potere dei Vikinghi
La via segreta delle Rune: Gli antichi simboli di potere dei Vikinghi
La via segreta delle Rune: Gli antichi simboli di potere dei Vikinghi
E-book125 pagine1 ora

La via segreta delle Rune: Gli antichi simboli di potere dei Vikinghi

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Le Rune sono i segni segreti che secondo la mitologia nordica Odino consegnò agli uomini per aiutarli nella loro evoluzione. Considerate nella tradizione popolare come l’alfabeto segreto dei Vikinghi, sono viste storicamente come l’antica origine dell’alfabeto germanico. Le Rune sono comunemente interpretate come un sistema arcaico di scrittura, ma nel loro senso più intimo possiamo vederle come l’elemento di comunicazione tra due mondi, quello terreno e quello ultraterreno, un ponte tra visibile e invisibile.
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Gli Autori 
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Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, entrambi giornalisti, scrittori, musicisti e speaker radiotelevisivi, sono impegnati attivamente nella salvaguardia delle culture dei popoli nativi del pianeta, nelle battaglie legate alla difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente e nelle iniziative per la Pace. Sono i promotori della Ecospirituality Foundation Onlus, ONG in stato consultativo con l’ONU che lavora alla tutela delle tradizioni dei Popoli naturali. Entrambi fanno parte del gruppo musicale LabGraal e sono autori di numerosi testi sul celtismo e sulle tradizioni dei Popoli naturali. Le loro ricerche nell’ambito delle tradizioni celtiche li hanno condotti al confronto con le comunità druidiche del Nord e Centro Europa da cui hanno tratto elementi importanti per la stesura dei loro libri.
LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2018
ISBN9788895127620
La via segreta delle Rune: Gli antichi simboli di potere dei Vikinghi

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    La via segreta delle Rune - Rosalba Nattero

    INTRODUZIONE

    Le Rune sono i segni segreti che secondo la mitologia nordica Odino consegnò agli uomini per aiutarli nella loro evoluzione.

    Considerate nella tradizione popolare come l’alfabeto segreto dei Vikinghi, le Rune sono viste storicamente come l’antica origine dell’alfabeto germanico.

    Le Rune sono comunemente interpretate come un sistema arcaico di scrittura, ma nel loro senso più intimo possiamo vederle come l’elemento di comunicazione tra due mondi, quello terreno e quello ultraterreno, un ponte tra visibile e invisibile.

    La parola runa in tutti i principali antichi dialetti germanici significa mistero o segreto; lo stesso significato ha la parola gaelica run .

    Secondo l’interpretazione mitologica, le Rune furono ottenute da Wotan , Odino, a premio del massimo atto sacrificale: l’immolazione del dio a se stesso.

    Secondo quanto narra lo Havamal , il carme dell’alto Odino, considerato il mito d’origine delle Rune, nella parte più significativa Odino, desideroso di apprendere ogni forma di saggezza, accettò di essere appiccato all’albero del mondo, il sacro frassino Yggdrasil, ponte tra terra e cielo. Qui rimase appeso per nove notti e nove giorni, ferito dalla propria lancia. Poté così raccogliere le Rune, apprendere dal gigante Bolthor, suo zio materno, i nove canti magici e nutrirsi dell’idromele, la bevanda che è in grado di suscitare il dono della poesia in genere e della profezia in particolare; ma soprattutto contiene il segreto dell’immortalità.

    Il mito ricorda e evoca altri miti sorti in terre ed epoche diverse. Ritroviamo nella coppa dell’idromele il mito del Graal depositario della conoscenza e del segreto della vita e della morte, così come è facile vedere nel mito pagano di Odino una similitudine con il Cristo, ovvero un dio che sacrifica la sua vita agli uomini.

    Nello Havamal Odino risulta protagonista di un vero e proprio processo di morte e risurrezione, infatti solo dopo essere sceso dall’albero e avere gustato l’idromele egli poté crescere in saggezza, anche se il suo dondolare da un albero per nove notti era quello di un appeso e non di un impiccato. Ma proprio questa sottigliezza ci può dare l’idea di una morte che doveva apparire solo simbolica, come ci suggerisce anche l’Appeso dei Tarocchi.

    Ma Odino non è l’unico nello scenario dei miti nordici a trattare il tema della morte e risurrezione. Nell’ambito della grande raccolta di racconti epico-mitologici finnici, conosciuti sotto il nome di Kalevala, si narra per esempio che il gigante della vendetta Kullervo, quando era ancora bambino, dovette sopravvivere a vari tentativi di assassinio, commessi da un nemico della sua stirpe. Il terzo di questi tentati omicidi avviene appunto mediante impiccagione a una robusta quercia, ma dopo tre giorni e tre notti che egli pende dall’albero: No, non è morto no Kullervo/ non è spirato sulla forca/ Egli incide la quercia lavorando di punteruolo/ e la quercia è tutta piena di disegni e di figure....

    La conquista delle Rune da parte di Odino sembra risponda a un archetipo ancestrale, un’eco di antiche tradizioni sciamaniche in cui il sacrificio è da intendersi in senso simbolico, come la realizzazione di stati di coscienza superiori la cui conquista richiede il sacrificio di quella parte egocentrica e materiale dell’individuo che fa da barriera ad un processo evolutivo.

    Le Rune stesse sono la trasposizione in chiave nordica di una cultura che si è espressa in modi e linguaggi diversi, vediamo ad esempio i Tarocchi o le 22 Sephirot della Qabbalah che, se pur con sfaccettature diverse, esprimono gli stessi archetipi.

    Volendo risalire alle origini di un unico messaggio che ha poi subito numerose interpretazioni dando origine a frazionamenti e diramazioni diverse, ci imbattiamo nelle culture sciamanico-druidiche che hanno dato vita a miti ancestrali come quello dei Túatha Dé Danann , la mitica stirpe divina venuta dalle terre del Nord avvolta dalle nebbie, una cultura misteriosa, venuta dal nulla e scomparsa nel nulla, che ha tuttavia lasciato dietro di sé vestigia imponenti ed evidentissime come i templi megalitici.

    Proprio nel fenomeno del megalitismo troviamo le tracce della tradizione runica, in quanto i ritrovamenti di questo antico alfabeto furono scoperti sotto forma di graffiti incisi su menhir e dolmen .

    Le Rune, così come i Tarocchi o la Qabbalah, in una delle sue versioni più antiche sono 22 ed esprimono altrettanti precisi archetipi. Il presente testo si rifà all’interpretazione delle Rune in chiave druidico-sciamaniche e si addentra nel simbolismo più arcaico e, proprio per questo, più misterioso e difficile da interpretare.

    In un’antica leggenda dello sciamanesimo druidico, la leggenda di Tah-Ai , si parla di 22 pietre magiche che vennero donate agli uomini da misteriosi Maestri venuti dallo spazio. Dal contatto con questo dono scaturì per l’uomo una nuova conoscenza che portò l’umanità a progredire spiritualmente e socialmente, dando origine così alle grandi civiltà del passato, come la mitica Atlantide citata da Platone. Anche il mito del Graal è spesso visto come un dono fatto all’umanità da esseri misteriosi.

    È questo lo scenario in cui possiamo collocare le Rune nella loro chiave interpretativa più arcaica: segni che contengono un preciso messaggio evolutivo destinato ad essere raccolto da chi ne rimane affascinato, e può essere interpretato secondo diversi piani di approfondimento, a misura delle proprie esigenze interiori.

    Nella suggestiva visione del simbolismo nordico, le Rune costituiscono un modo di mettersi in contatto con una dimensione invisibile che ci circonda e di cui noi stessi siamo parte, ma che non vediamo perché troppo distratti dalle cose visibili. Le Rune tuttavia ci indicano il sentiero.

    IL LINGUAGGIO SEGRETO DELLE RUNE

    L’alfabeto e gli antichi simboli del potere

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