Bello e Maledetto
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Anteprima del libro
Bello e Maledetto - Daniele Sbaraglia
Indice
PREMESSA
L'INIZIO
AMAMI
VOLARE
NON HO CUORE
MAMMA
SIMONA
NON VEDO LE STELLE
NON VOGLIO
MIO PADRE
SPICCHI
ALICE
MIAMI
MI FAI MORIRE
RADICI
AMORE CIRCOLARE
TU TI CHIAMI
VIA
VOGLIO MORIRE ADESSO
L’ULTIMA NOTTE
BARBARA
SUSAN
VIA CON ME
PER ALICE
LISIEUX
ECCOMI
TUTTO
UCCIDERMI
RITORNO
LOS SCORALES
OSSERVA
SAONA
PER VEDERE TE
ROMA
LEI
IL DEMOLIRESTI
FRAGILE
NON È AMORE
AXIA
GUARDAMI
ELEINA. D
VIA
AMICI DI SEMPRE
CULLE TERMICHE
ASPETTA
EX
LUCA
PAURA
Ringraziamenti a:
Daniele Sbaraglia
Bello e Maledetto
Youcanprint
Titolo | Bello e Maledetto
Autore | Daniele Sbaraglia
ISBN | 9788831631075
© Tutti i diritti riservati all'Autore
Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.
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Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.
Dedicato ad Eleina.D,
l’amore segreto della mia vita…
PREMESSA
Da ragazzo ho sempre creduto che le donne mirassero al tipo più bello, quello più simpatico, più buono e che le trattasse meglio di tutti, con rispetto e generosità. Mi sbagliavo… e di tanto.
Crescendo mi sono dovuto ricredere sull’idea che appunto mi ero fatto delle donne, cominciando a fare i conti con una realtà diversa. Con mia grande meraviglia erano attratte dal bullo del gruppo, da quello più cattivo o che non le considerava proprio, che vestiva più strano, che aveva tatuata la morte o un guerriero sul braccio. Da quello che aveva il corpo ricoperto da cicatrici e ogni cicatrice con la sua storia da raccontare: Questa mi è costata la conquista di una ragazza, qui ero allo stadio, fuori da un locale dove io ferito sì, ma l’altro è rimasto a terra. Beh, per quest'altra cinque giorni in carcere
.
Forse con un tipo così, una volta fattolo innamorare, sarebbero state sicure di non aver nulla da temere, come se avessero bisogno di protezione. Oppure fiere, segno di esibizionismo, avrebbero potuto mostrare alla gente la loro grande conquista.
Diventato uomo ho pensato che quello fosse un atteggiamento infantile e che le donne, una volta raggiunta la maturità, avrebbero cambiato i loro gusti.
Mi sbagliavo ancora, perché continuavano ad essere sempre le più belle, attratte da questo tipo di uomo, prendendo anche delle grosse sbandate. Più di un’amica mi ha raccontato delle storie 'strappa lacrime' con dei tipi poco raccomandabili, capaci però di farle sentire come nessun altro uomo sapeva fare. Pensai che le donne avessero bisogno di un uomo dai mille segreti, avvolto in un alone di mistero, che dice loro una cosa e che poi ne fa un'altra. Altre donne mi confessarono che avere accanto un uomo che è un tipo che sfugge sempre, che non ama appartenere a nessuno, alla ricerca costante di nuovi stimoli (e tutto questo chiaramente esercita fascino) fa scattare in loro, inevitabilmente, il desiderio di voler essere 'quella che lo farà innamorare', che fa loro pensare: È un bastardo ma di me si innamorerà, mi dirà che non gli era mai successo con nessun’altra prima
.
Loro sono fatte così, vogliono innamorarsi del bello e maledetto, ma poi si sposano con un uomo che non le faccia piangere. Ricorderanno sempre però, con nostalgia, la loro avventura travolgente, anche se hanno passato notti insonni.
La figura iconografica di James Dean in bianco e nero, con una sigaretta in bocca o fra le dita, non c’è niente da fare, ha il suo fascino.
Mickey Rourke in 'Nove settimane e mezzo' ha fatto sognare sia gli uomini che le donne, anche se la protagonista non era trattata con il massimo del rispetto, ogni spettatore o spettatrice che ha amato questo genere di film ha sognato, anche una sola volta, di poter interpretare, nella sua vita reale, quella parte da protagonista. Le donne vogliono il sogno!
Il bello e maledetto, il vero bello e maledetto, le farà sentire almeno una volta in paradiso, e a loro basterà restare aggrappate a quella sola volta per tutte le altre, e saranno tante, in cui passeranno l’inferno.
Il protagonista di questo romanzo vive una vita seguendo il suo istinto e sceglie sempre in modo egoistico, ovvero ciò che è meglio per sé, fregandosene di tutto e di tutti, o meglio di tutte. Compie delle cose che io per coscienza non ho fatto o forse avrei desiderato, scegliendo poi diversamente. Alcune cose che gli accadono sono successe realmente, ma manipolate e rese storia; fino a quando la sua vita lo porterà davanti un grande bivio cambiandolo, forse.
Scoprirete anche il motivo per cui lui è così bastardo, cresciuto come è cresciuto, incolpando la società che lo circonda di alcuni suoi atteggiamenti. Vive alla ricerca continua di nuovi stimoli, come piacere alle donne, e continua a non amare nessuno fino in fondo, per sempre.
Cosciente che la sua vita è unica e importantissima, cerca di non sciuparla e vive in cento posti diversi, fa mille lavori, cerca sempre cose nuove. Alle donne che riescono a vivere per qualche tempo al suo fianco regala un sogno, fa vivere la favola, quella che ognuna fin dalla nascita ha sognato di vivere, e non importa se sia per breve tempo o se costi dolore, loro vogliono poter dire d’averla vissuta.
L'INIZIO
Eccomi, cammino su una spiaggia, quella di tantissimi anni fa.
Cammino, senza nessuno al mio fianco. Non sono più un ragazzo come quando qui ho conosciuto l’amore.
È stata una gran vita, come avrei voluto e così è stato. Senza catene, senza orari, senza dover dire: Devo tornare, c’è qualcuno che mi aspetta
.
Non c’è stato mai nessuno ad aspettare che tornassi.
Ho voluto sentirmi libero. Decidere di prendere un aereo e svegliarmi dall’altra parte del mondo, una sensazione a cui non ho saputo rinunciare. Andare a Parigi, a trovare un amico, per passare una serata in un locale 'strano' e poi tornare.
Aver voglia di trascorrere qualche giorno in Messico e partire, chi poteva dirmi di non farlo? A chi dovevo chiedere autorizzazioni?
O ancora, recarmi a Londra per shopping e poi in tarda serata rientrare a casa.
Uscire la sera e tornare quando oramai sta per far giorno.
Di notte poi, il mondo si anima di gente strana, diversa da quella che vediamo e conosciamo durante il giorno.
La vedi che gira come zombi, qualcuno mascherato da donna, ma che di giorno veste con giacca e cravatta.
Ma ora? Ora non c’è più niente, tutto quello che ho conquistato l’ho lasciato per strada, l’ho lasciato cadere, perduto, per paura che diventassi una sua proprietà.
Il mio nome è Shon, ed è stata tutta una follia.
La mia vita, sì la mia vita,un susseguirsi di eventi, di esperienze piacevoli e non. Di posti visti e vissuti, di amori dei quali ho sempre pensato che quello dopo sarebbe stato migliore.
Di lotte per la libertà, per la vita.
È stata colpa mia, ma non ce l'ho fatta a vivere chiuso in un appartamento di 60 metri quadri.
È stata colpa mia, non ce l’ho fatta a fare per una vita lo stesso lavoro. Per questo ho cercato di cambiare, crescere e capire.
Senza radici, instabile, confusa, pazza, ma piena di emozioni, piena di 'vita'.
Quante stagioni mi sono passate davanti, quanti uomini ho conosciuto, quante donne ho amato, quanti posti ho avuto la fortuna di visitare, abitare.
Davanti a un bivio, una decisione importante, ho preso una direzione e ho avuto la forza di non voltarmi mai indietro.
A volte ho sbagliato, sicuramente, ma meglio così. Meglio che rimanere fermo a un bivio e non scegliere quale direzione prendere.
Sembra che io sia un tipo sicuro di tutto, così non è; ho mille incertezze, ma pure il coraggio e la forza di scegliere senza piangermi addosso, anche se mi accorgo che è stata la decisione sbagliata. Le scelte poi… c’è chi passa una vita pensando d’aver fatto quella errata. Non esiste un manuale che dice ciò che è giusto o meno, la vita è tutta da scrivere, e ti accorgi d’aver commesso un errore solo quando quell’errore ti ha fatto crescere, maturare e cambiare.
Ho le idee così chiare ora, ma ho sessant’anni, è normale. Oramai la mia vita l’ho scritta, e se leggi il foglio è pieno di errori, correzioni e passaggi sottolineati, i più belli.
Nessuno mi ha detto cosa fosse giusto o sbagliato e non ho avuto esempi da seguire. Quello che ho imparato l’ho fatto a mie spese e, purtroppo, di chi condivideva il mio tempo con me in quel periodo. Ma io di questo non me ne sono mai preoccupato.
Quello che mi è sempre interessato è stare bene, e se per raggiungere questo scopo ho coinvolto qualcuno, ben venga. Altrimenti il bello del momento me lo sono vissuto da solo.
Ma partiamo dall'inizio.
Cominciò tutto dall'adolescenza, fase scatenante dei miei conflitti interiori.
Avevo una gran voglia di indipendenza, di crescere, di diventare uomo e dimostrare a me stesso e agli altri che ce l’avrei fatta anche da solo. In fondo, sono stato sempre abituato a essere solo tanto che, a volte, non riuscivo a stare con i miei compagni e mi isolavo.
Tranne che con Valerio, con lui ho avuto sempre un bel rapporto. Abbiamo condiviso un sacco di esperienze: feste, donne, qualche viaggio insieme agli altri amici,e poi era di una simpatia unica.
Non so da dove partisse il mio bisogno di libertà, ma la cercavo con tutto me stesso.
Consigli dai genitori, dagli amici, su cosa fare da grande e su come comportarmi, ma io ho sempre seguito il mio istinto che non mi ha mai mentito, né tradito.
Non è facile essere figlio di due genitori separati. Crescere con le loro urla nelle orecchie per le prime incomprensioni, e da lì un escalation di litigi, di urla, di bicchieri tirati. Dei miei ricordi di bambino resta l’immagine di me con gli occhi strizzati e le mani sulle orecchie, stanco di sentire le parole che si 'vomitavano' addosso.
Quando finalmente presero la decisione di lasciarsi, per certi versi fu una liberazione, almeno non avrei più sentito gridare. Ma da allora ho visto mia madre spegnersi giorno dopo giorno. Non me ne ha mai parlato, ma dentro di lei sono certo abitasse un sentimento di fallimento per la storia finita con mio padre.
Fallimento che non la abbandonò anche quando cercò di ricostruirsi una vita sentimentale. Portava a casa qualche uomo e io, rientrando, li trovavo chiusi in camera da letto, oggetti sparsi per casa: scarpe con i tacchi buttate per terra, calze, la ventiquattrore di lui in un angolo del salotto, una sigaretta poggiata sul portacenere ancora fumante e la luce soffusa dell’abatjour della sala da pranzo. Prima di andare nella mia stanza, toglievo il giubbotto, mi sedevo sul divano, guardandomi intorno e smarrito finivo la sigaretta lasciata accesa, con nelle orecchie i mugolii di mia madre che provava ad amare un altro uomo, a ricostruirsi una vita 'normale'. Perso nei miei pensieri me ne andavo in camera mia, un po' disorientato, con un senso di disagio e di vuoto, ma cercavo di capirla. In fondo era una bella donna, ancora giovane, capivo che non si può vivere senza amore e senza qualcuno al proprio fianco. Cercavo di addormentarmi il prima possibile, sperando l’indomani mattina di non trovare niente, credere che fosse stato solo un brutto sogno. Mia madre aveva appena 50 anni ed era una bella donna, ancora in gamba. Forse perché lavorava in un ufficio ed era a contatto con la gente, forse perché teneva molto all’aspetto fisico, vestiva bene, manteneva la linea, frequentava una palestra e quando mio padre ci lasciò, se la cavò da sola con un figlio difficile come me...
Mio padre, un tipo che ha sempre e solo vissuto per il lavoro, fuori casa, usciva la mattina presto mentre ancora dormivo e rientrava alle otto di sera, costantemente nervoso per la giornata di lavoro trascorsa, non voleva sentire storie o chiacchiere, o che avevo fatto arrabbiare la mamma.
Ecco, questo è quello che ricordo di lui, un uomo severo.
Mio padre una volta lasciata casa, dopo la loro separazione, non si è più interessato di me. Sentiva mia madre solo per parlare di soldi, del mio mantenimento e delle spese. Ancora una volta, quando mia madre chiedeva più soldi per qualche visita medica per me o una spesa supplementare, erano urla e grida. Visto che i soldi chiesti erano per me, ho sempre pensato che a mio padre di me non fregasse niente, altrimenti li avrebbe dati senza discutere. Non l'ho visto per molti anni, ma ho saputo tramite mia madre che si è rifatto una vita, una famiglia. Sarei curioso di sapere se con loro si comporta come ha fatto con noi o se almeno ha imparato dai suoi sbagli, ma è un dubbio che non mi toglierò mai.
A differenza di tutti i miei amici, io già sapevo ciò che volevo e avevo le idee chiare su ciò che avrei fatto della mia vita. Questo a sedici anni è già un passo avanti.
Tutta questa mia aggressività verso la vita, verso gli altri, tutti i miei conflitti interiori, sicuramente sono riconducibili alla mia infanzia difficile.
Sono stato lasciato solo. Non avevo un fratello con cui condividere il gioco, mia madre ha sempre lavorato e quindi non c’era mai. Mio padre idem. Io sono cresciuto con una tata, che per la maggior parte del tempo era in cucina a preparare la cena per i miei genitori o seduta sul divano a seguire l’ultima puntata di una telenovela.
Io nel gioco sono diventato di tutto, mi sono inventato dei personaggi unici. Sono stato al comando di un’astronave diretta verso nuovi mondi o capitano di un vascello di pirati alla conquista di nuove terre. A volte, ero il capo di una banda di soldatini che picchiava gli abitanti di un villaggio immaginario.
Non perdevo mai, ero sempre io ad avere la meglio, il campione, io... IO.
Quando adolescente, cominciai a uscire con i miei amici, il mio atteggiamento da superbo continuò. Li frequentavo sì, ma sempre alla giusta distanza, non mi sono mai integrato veramente, né ho mai permesso loro di toccare il mio cuore, non ho mai, più di tanto, condiviso le mie idee, le mie esperienze, i miei desideri.
Avevo, sempre e comunque, l'dea di predominare sugli altri, dovevo essere io il leader, a tutti i costi.
A volte i miei amici raccontavano dei loro genitori, e ne parlavano come una coppia. Io i miei li ricordavo solo litigare.
Li sentivo parlare con spontaneità e nominare il nome del loro
papà: Siamo andati a comprare le scarpe io e mio padre!!
Oppure: Mia madre oggi mi ha fatto un pranzo buonissimo!
La mia lavorava tutto il giorno e non tornava a casa finché il suo ufficio non chiudeva e io pranzavo a volte da McDonald’s o con della pizza.
Che cosa ci si può aspettare da uno come me?
Vissuto come me?
Cosa può mai fare?
Ero abituato a tenere duro, a cavarmela da solo, a non mollare mai, niente mi faceva paura.
Per raffigurare questo mio spirito combattivo, tatuai sull'avambraccio, una spada.
Alto un metro e ottanta, moro, occhi verdi e fisico atletico. Devo essere riconoscente a Dio per avermi fatto nascere così, la mia bellezza è sempre stata un ottimo biglietto da visita, un dono da sfruttare in ogni occasione.
È inutile negare che nella nostra società, a parità di istruzione o qualifica, vince sempre la persona dall’aspetto migliore. Per non parlare poi delle ragazze… se non sono esteticamente piacenti, avranno difficoltà a trovare lavoro in un ufficio o in un posto a contatto con il pubblico. Non gli capiterà l’uomo dei sogni e dovranno ripiegare sul 'buono' di turno che capiterà loro… 'questo è quello che ho notato'.
Dopo la scuola dividevo il mio tempo libero tra i miei amici della comitiva e la palestra. Ho sempre tenuto al mio fisico. Lo sport, oltre che alla cura del corpo, serviva anche per conoscere nuove ragazze. Sono sempre stato ossessionato dall’altro sesso, forse per colmare la mia forte necessità d’amore, quello che i miei genitori non mi avevano dato, o per colmare la mia profonda solitudine.
In loro cercavo qualcosa di più che un semplice rapporto amichevole o di un tenero amore adolescenziale. Io ero già uomo e volevo che per me, come prova del loro amore, fossero pronte a tutto, anche se a quell’età non puoi aspettarti chissà cosa, ma io non lo capivo ed ero presuntuoso.
Ho preso due o tre cotte, colpa dell’età e dell’inesperienza e non me lo sono mai perdonato, tant’è che ancora oggi ci penso, e da lì sono diventato freddo e spietato, il mio scopo ultimo era il sesso. Tenero, passionale, presente fino ad ottenere quello che mi ero prefissato. Dopodiché, il distacco. Fare di tutto perché non mi considerassero una loro proprietà, come a volte le donne credono che l’uomo sia.
Grazie anche al mio aspetto fisico e al mio sorriso non ho mai avuto problemi a conquistare le donne in palestra, nei locali, la sera quando andavo a spassarmela con gli amici in giro per Roma, la nostra città. Il segreto?
Essere convinti di quello che vogliamo, non puntare cento ragazze a serata. Solo una deve essere la prescelta e non bisogna mollarla