Senza esclusione di polpi
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Anteprima del libro
Senza esclusione di polpi - Marcello Lombardi
633/1941.
Vivo per errore
Un insolito caso di buona sanità si è verificato ieri in un ospedale della Morturia, pianeta, per antonomasia, della Galassia Funebre. Un malato, dopo essere entrato in sala operatoria per una normale operazione di appendicite, non è deceduto durante l’intervento a causa di un grossolano errore commesso dal celebre chirurgo dottor Macellaio. Il medico, considerato da tutti un luminare, dopo aver aperto il paziente, invece di asportare il cuore al posto dell’appendice come aveva sempre fatto nel corso della sua lunga e brillante carriera, ha asportato l’organo malato compromettendo irrimediabilmente la mancata riuscita dell’intervento.
La notizia, appena diffusasi, ha suscitato scalpore ed incredulità nell’ambiente medico. Lo stesso chirurgo che ha eseguito l’intervento si è detto sconcertato per l’imprevisto esito dell’operazione.
Non ci posso credere
sono state le prime parole che il dottor Macellaio ha pronunciato all’uscita della sala operatoria. Anni e anni di sacrifici buttati via
ha proseguito, tra le lacrime, lo sfortunato protagonista della vicenda. Avevo fatto tanto per farmi un nome e adesso è finito tutto. Chi si fiderà più di me?
è stata la sua amara conclusione.
Ho capito subito che qualcosa non andava
ha dichiarato un medico che era in sala operatoria con lui, rincarando la dose. Quello che ho visto operare il paziente non era il dottor Macellaio che conosco io. Era troppo concentrato. Non una barzelletta, non una risata. Nel tentativo di riportarlo in sé gli ho chiesto della sua ultima avventura con la nuova infermiera del primo piano e lui, invece di sciorinarci, con dovizia di particolari piccanti il consueto racconto scandalistico della sua ultima conquista erotica, mi ha detto che la sala operatoria non era il luogo adatto per certe conversazioni. Dopo quella risposta ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che non era più lui. Abbiamo proseguito l’intervento nel timore che il peggio potesse accadere e l’irreparabile, purtroppo, è accaduto. Ora è inutile star qui a piangere lacrime di coccodrillo perché c’è scappato il vivo.
A fine intervento i familiari della mancata vittima hanno manifestato tutta la loro rabbia e la loro indignazione.
Ora tornerà a casa e dovrò dividere di nuovo con lui la macchina
ha gridato nei corridoi il figlio.
E adesso, chi glielo dice al mio amante che mio marito non è morto?
ripeteva distrutta tra sé sua moglie.
Sul fronte dei provvedimenti c’è da registrare la sospensione del chirurgo dall’esercizio della professione medica disposta dalla direzione dell’azienda sanitaria.
Abbiamo adottato questa misura prevista dalla legge, in tempi brevissimi, per salvaguardare il buon nome dell’ospedale e per dare la possibilità al nostro chirurgo di prendersi un periodo di riposo necessario per smaltire lo stress che forse aveva accumulato negli ultimi tempi
ha spiegato con molta calma il direttore dell’ospedale dottor Mattatoio. Sono sicuro della buona fede del dottor Macellaio e sono convinto che presto tornerà ad operare. Bisogna dare una seconda chance a chi ha errato senza volerlo. In qualità di ente abbiamo disposto un’indagine interna per accertare cosa sia realmente accaduto
ha precisato il dottor Mattatoio.
L’avvocato del paziente vivo per errore ha già comunicato che, di concerto con i familiari del suo assistito, sta valutando la possibilità di adire le vie legali.
Ottenere giustizia sarà, comunque, una sterile consolazione che non potrà ripagare la madre ed il figlio dell’incalcolabile danno che gli è stato inferto dal momento che la morte, sul nostro pianeta, rappresenta il valore supremo
ha sottolineato sempre lo stesso legale.
Solo a tarda sera il dottor Macellaio ha potuto far rientro a casa scortato da un’auto delle forze dell’ordine resasi necessaria per sottrarlo al linciaggio di una folla inferocita che, scossa da questo insolito caso di buona sanità, aveva assediato l’ospedale.
Su quanto accaduto, la magistratura, ha aperto un’inchiesta.
Realizza un sogno
Sulla scrivania dell’associazione Realizza un sogno vi era un busta contenente una richiesta inusuale. In genere, chi scriveva a quell’ associazione lo faceva per esaudire, per un solo giorno, il desiderio di una persona cara affetta da una grave malattia. C’erano state richieste di mamme di bambini malati che sognavano di fare i poliziotti; nonni che volevano accontentare i loro nipoti desiderosi di diventare giornalisti o attori. Ma non era mai pervenuta una richiesta come quella contenuta in quella busta.
Al suo interno vi era una lettera farcita di referti medici. Si trattava di un padre disperato. Il cuore di suo figlio dodicenne faceva parecchi capricci piuttosto preoccupanti e forse, per colpa di quella terribile malattia, non avrebbe mai potuto coronare il sogno della sua vita: essere un malavitoso. A dimostrazione che l’amore nutrito per quella professione era il frutto di una genuina passione, il genitore non lesinò particolari sullo stile di vita del proprio figliolo. Nel descriverne la stanza ci tenne a precisare che non era stata invasa dai consueti poster dei cantanti e dalle più svariate cianfrusaglie adolescenziali. Egli amava tenere appeso alle pareti, a mo’ di reliquia, il ritratto di Bonnie e Clyde ed era solito ornare la propria scrivania con un grande acquario contenente l’acqua dell’East River, acqua tristemente nota per aver fornito la sepoltura ad alcuni cadaveri misteriosamente morti. Inoltre, il ragazzo non era né ritardato (Mio figlio non è ritardato come i suoi amici. E’ stato sempre precoce. Ha cominciato a drogarsi a sei anni
), non era conformista (Ha sempre cercato di distinguersi dagli altri. Perciò non si droga con la cocaina
) e aveva il crimine nel sangue (Si droga con la polvere pirica
).
Inizialmente l’associazione era indecisa se esaudire o meno la richiesta. Poi pensò che era giusto far vivere a quel ragazzo il suo sogno perché il loro lavoro consisteva nell’accontentare le persone, non nel giudicarne le aspirazioni.
In breve tempo l’associazione fu assalita dai rifiuti delle organizzazioni criminali contattate. Alcune manifestarono scetticismo. Temevano che se si trattasse del solito stratagemma per diventare malavitoso senza averne i giusti requisiti. Altre risposero che ospitavano solo coloro che intendevano avviarsi alla carriera criminale attraverso un master che prevedeva 1500 ore di aula e 500 ore di stage e che allo stato attuale si trovavano già in difficoltà perché, per ottenere la certificazione di qualità dei loro master, dovevano collocare definitivamente almeno il 90% dei partecipanti al master stesso. Invece, per via della crisi economica – crisi perdutamente innamorata di quel luogo ameno da militarvi in servizio permanente affettivo – avevano collocato solo il 50% dei partecipanti. Il restante 50%, contrariamente alle previsioni, era stato definitivamente sistemato presso il Padreterno.
Tuttavia, il boss Schiaccianoci si mostrò sensibile alla richiesta chiedendo in cambio la realizzazione di un sogno.
Il ragazzo, accompagnato da un emissario dell’associazione, si presentò di buon mattino nel covo della banda criminale. Era un tipetto secco come una miccia, con occhi neri e capelli lunghi come proiettili che gli esplodevano in testa rendendolo, stando ai vigenti canoni estetici, estremamente attraente. I criminali erano chiatti come bombe (le inviolabili regole applicate nella banda Schiaccianoci imponevano che i suoi criminali, part time e full time, fossero chiatti perché la chiattezza veniva ritenuta dal boss un inequivocabile segno di opulenza), con occhi infuocati e spruzzi di capelli che si alternavano a sprazzi di cuoio capelluto (la bruttezza, per via delle stesse regole, era un altro tratto fondamentale perché consentiva di incutere più facilmente terrore).
La prima missione da compiere fu il taglieggiamento dei venditori. Ad ognuno fu intimato di pagare una tangente di duemila biscotti.
Come mai duemila biscotti?
chiese il ragazzo.
Quando c’era la patacca,
disse il criminale al quale era stato affidato, ci prendevamo un milione di patacche a settimana, ma da quando c’è il biscotto ci prendiamo duemila biscotti a settimana.
Ma duemila biscotti non sono un milione di patacche
obiettò il ragazzo.
Perché non ti sta bene?
replicò infastidito il criminale.
Allora anche voi avete fatto l’arrotondamento.
Senti marmocchio, non offendere e stammi a sentire. L’arrotondamento, come lo chiami tu, lo hanno fatto i venditori. Se i venditori fossero stati gente seria avrebbero fatto la conversione, non l’arrotondamento. Se si fossero limitati a fare la conversione questo non sarebbe successo. Noi eravamo pronti a fare la conversione perché siamo gente seria, ma loro non lo hanno voluto.
D’accordo, ma voi avete fatto molto di più di quello che hanno fatto loro.
Ma chi ti credi di essere che mi insegni il mestiere? Ti ho già detto che siamo gente seria e come tutte le persone serie siamo pronti a castigare chi vuole fregare il prossimo. Bisogna essere inflessibili e rigorosi con questa gente. Un provvedimento duro ed esemplare è quello che ci vuole. Perciò ci prendiamo duemila biscotti a settimana.
La seconda missione da compiere fu lo spaccio degli stupefacenti. Il criminale confezionò le dosi di roba. Per ogni bustina mise un po’ di polvere bianca, sale da cucina macinato, borotalco, farina doppio zero ed un insaporitore segreto al gusto di cocaina che rendeva dipendenti. Infine, appose sul retro della confezione la data di scadenza del tossico qualora questi si fosse fatto un’overdose. Il ragazzo chiese nuovamente spiegazioni perché si aspettava una vera confezione di droga come quelle viste nei telefilm, non quella frode adulterata a base di borotalco, sale da cucina e farina, recante la data di scadenza come se fosse uno yogurt.
"Senti, adesso mi hai proprio rotto. Chiaro!! Ma tu lo sai cosa ci stava succedendo? La concorrenza, abbassando i prezzi, ci aveva sottratto delle quote di mercato. Per reagire a ciò abbiamo cambiato la composizione della droga ottenendo, contemporaneamente, l’abbattimento dei costi e l’ottimizzazione dei guadagni. Se non avessimo adottato questo