Scansatevi dalla luce: Libertà e resistenza digitale
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Anteprima del libro
Scansatevi dalla luce - James Williams
Indice
Nota del curatore
Premessa
Introduzione
1. Filosofia per troll
Il design della distrazione
2. Il gps difettoso
3. L’età dell’attenzione
4. Decidi i tuoi limiti
5. Imperi della mente
Clicks against humanity
6. Il cittadino è il prodotto
7. La luce dei riflettori
8. La luce delle stelle
9. La luce del sole
Libertà di attenzione
10. Il terreno della prima battaglia
11. Il mostro e la banca
12. Poche persone, poco tempo
13. Verso più intense e luminose sfere
Scansatevi dalla luce • ebook
isbn
9788898837885
Seconda edizione digitale: aprile 2023
© 2019 effequ Sas, Firenze
Titolo originale: Stand Out of Our Light. Freedom and Resistance in the Attention Economy
© 2018 James Williams
Questa traduzione è pubblicata in accordo con Cambridge University Press
Facebook: effequ | Twitter: @effequ | Instagram: @_effequ_
Questo libro:
Redazione
Silvia Costantino, Francesco Quatraro
Conversione digitale
Francesco Quatraro
Artwork di copertina
Ørtica video e grafica • Simone Ferrini
Attenzione: la riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore è vietata, fatta eccezione per brevi citazioni in articoli o saggi.
Questo è un libro digitale indipendente, perché sgomita tra i colossi e prova a dire che c’è.
Vogliategli bene.
James Williams
Scansatevi
Dalla Luce
Libertà e resistenza digitale
traduzione e cura di Emiliano Wass
È cosa riprovevole non potersi servire
dei propri beni
Aristotele, Politica
Nota del curatore
di Emiliano Wass
Ai libri che si occupano di tecnologie digitali capita spesso di invecchiare molto rapidamente. Da una parte c’è la saturazione del mercato editoriale, che continua a sfornare pubblicazioni di corto respiro e di ancor più corta vita; dall’altra c’è l’evoluzione costante delle tecnologie e delle pratiche a esse legate, che rendono spesso obsoleta anche l’analisi più solida. Talvolta, ad alcuni di questi libri capita non solo di invecchiare, ma di invecchiare male, e il più delle volte ciò capita quando l’autore ha voluto avventurarsi nelle sabbie mobili delle previsioni per il futuro.
Non è il caso di Scansatevi dalla luce.
A quasi quattro anni dalla sua pubblicazione in italiano, il libro di James Williams conserva – intatti, se non addirittura rafforzati – tutti gli elementi che mi spinsero a suggerirne la traduzione a effequ¹, senza mostrare alcun segno di invecchiamento: la sua agilità, la molteplicità dei suoi piani di scrittura, il rigore della sua argomentazione e quel gusto per il racconto autobiografico che rende più personale e intimo il rapporto tra autore e lettore. Tutte caratteristiche che trovavano una perfetta collocazione nella collana dei Saggi Pop e che giustificano ampiamente questa nuova edizione. Ma, soprattutto, Scansatevi dalla luce conserva una drammatica attualità.
La traduzione del libro ebbe luogo a cavallo tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019; in quel tempo nessuno in Italia si occupava di un tema non certo nuovo eppure centrale come l’economia dell’attenzione. Questo vuoto rendeva il libro di Williams un testo necessario, e le sue caratteristiche principali – l’approccio filosofico mescolato all’esperienza professionale dell’autore – ne facevano un saggio senza precedenti. Leggere le parole di un ex dirigente di Google che rimetteva l’etica al centro dell’analisi e della discussione sul potere della piattaforme digitali suonava quasi rivoluzionario: concetti come benessere personale, bene collettivo e democrazia venivano contrapposti a profitto, interessi, manipolazione. E la conclusione di Williams non poteva essere più netta: la nostra distrazione equivaleva a concedere ad altri il controllo sulle nostre vite.
A seguito della pubblicazione di Scansatevi dalla luce il tema dell’attenzione guadagnò slancio. Gli incontri si moltiplicavano, le presentazioni del libro tessevano nuovi rapporti, i giornali e le riviste titolavano di fare attenzione all’attenzione
e lo stesso James Williams ritornava in Italia al Wired Next Fest del settembre 2019, nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio di Firenze, con una conferenza illuminante sulla grammatica della persuasione
. L’editoria nostrana si adeguò e, come spesso fa, cavalcò l’onda pubblicando libri che nel migliore dei casi fotografavano lo stato delle cose senza offrire analisi di profondità, mentre nel peggiore sfociavano nel più cialtronesco self-help. Ci fu poi chi, nel mondo accademico, si accorse correttamente che l’attenzione non è solo una facoltà cognitiva dell’individuo ma che le sue dinamiche sono governate anche dal sostrato sociale e culturale in cui gli individui stessi sono immersi². Purtroppo, però, il linguaggio accademico raggiunge platee esigue. In questo panorama editoriale Scansatevi dalla luce rappresentava l’equilibrio perfetto tra profondità di analisi e divulgazione, con un linguaggio accessibile che tuttavia non faceva deroghe al rigore.
Poi venne la pandemia.
Proprio quando con la casa editrice ragionavamo – sulla scorta delle reazioni estremamente positive dei lettori e delle lettrici più giovani raccolte fino a quel momento, sia in Italia che nel mondo anglofono – di come promuovere Scansatevi dalla luce nelle scuole e nelle università italiane, d’improvviso tutto si fermò, tutto si chiuse. Nell’isolamento delle nostre case, ci affidammo sempre di più ai nostri dispositivi, aumentando drasticamente il nostro screen time³, tra una lezione in DAD e una riunione su Zoom, mentre TikTok e il suo infinite scroll occupavano i nostri tempi d’ozio e chiunque correva a procurarsi lo Spid. Le forme della socialità di almeno un paio di generazioni – quelle nate nel Ventunesimo secolo – passavano pressoché esclusivamente dalla mediazione dei dispositivi digitali, ritardando o danneggiando in molti casi un sano sviluppo emotivo⁴. Nuove abitudini e nuovi comportamenti caratterizzavano le nostre giornate: l’uso della mascherina, l’igiene delle mani, il distanziamento sociale. Il potere politico, nel frattempo, faceva perno sullo stato di emergenza⁵, in questo giustificato dalla quasi totalità di chi per mestiere (giornalisti e intellettuali di varia natura e spessore) quel potere avrebbe dovuto sottoporlo a scrutinio costante⁶. Di fronte a una pandemia (e a una infodemia) la cui gestione richiedeva a gran voce una maggiore attenzione individuale e collettiva, ci siamo ritrovati paradossalmente a essere sempre più disarmati contro le lusinghe della persuasione industrializzata⁷.
Intanto, il tema dell’attenzione si allargava al di là dell’approccio economico e acquisiva una certa popolarità mediatica. Tristan Harris, più volte citato nel libro che state leggendo, diventava uno dei protagonisti di The Social Dilemma, una sorta di docufiction che ricostruiva narrativamente i dilemmi e le disavventure di un adolescente privato per una settimana del suo telefono cellulare. Per ironia della sorte The Social Dilemma ha incontrato i favori del pubblico su Netflix, la nota piattaforma di streaming che compete con... il nostro sonno⁸.
È nell’ambito della ricerca scientifica, tuttavia, che ritroviamo gli sviluppi più interessanti. L’attenzione e le sue dinamiche sono da sempre un tema centrale della psicologia e delle neuroscienze, e una rapida occhiata alle pubblicazioni degli ultimi tre anni rivelano una mole di studi impressionante e in costante aumento: se nel 2020 contiamo 46.001 articoli scientifici che se ne occupano, questo numero sale a 53.845 nel 2021 e a 56.462 nel 2022⁹. Articoli e ricerche a tutto campo: dalla neurofarmacologia dell’attenzione ai rapporti tra questa e i disturbi del sonno, solo per fare un paio di esempi.
Ma sono le scienze sociali a fornirci le indicazioni di ricerca più stimolanti. Se è vero, come scrive James Williams (ma come sostengono, da un’angolazione diversa eppure convergente, anche autori di impostazione marxiana¹⁰) che ciò a cui prestiamo attenzione rivela una scelta valoriale, allora possiamo chiederci, capovolgendo la prospettiva: quali valori determinano le nostre scelte di attenzione? Per rispondere a questa domanda tornano utili gli strumenti e i metodi dell’etnografia: diverse ricerche sul campo si sono occupate delle dinamiche dell’attenzione, partendo dal presupposto che le scelte delle persone sono anche – se non soprattutto – il frutto di culture localizzate nel tempo e nello spazio¹¹. L’antropologia dell’attenzione è, a mio giudizio, il terreno di ricerca più fertile e più necessario in questo momento storico.
La ricerca, tuttavia, non basta: all’antropologia dell’attenzione va fatta seguire una pedagogia dell’attenzione. C’è bisogno di azioni concrete, individuali e collettive. James Williams tra queste pagine suggerisce di riformare completamente il modello di business alla base della Rete e di implementare regole di design in virtù delle quali siano le tecnologie ad adeguarsi ai nostri valori e non viceversa. Chiediamoci, però, se tutto ciò sia sufficiente a contrastare le sfide del mondo nell’epoca che viviamo: pandemia, guerra, catastrofe ecologica, riduzione dei diritti civili, nuovi e vecchi autoritarismi rappresentano ostacoli che vanno al di là del nostro rapporto personale con dispositivi e ambienti digitali. L’attenzione – o meglio, la sua riconquista – diventa una conditio sine qua non di ogni qualsivoglia politica.
Il primo passo per risolvere un problema, come è noto, è riconoscerne l’esistenza. Abbiamo, nessuna persona esclusa, un deficit di attenzione, causato in buona parte (ma non esclusivamente) dagli effetti nocivi di una sovraesposizione a quelle stesse tecnologie. Il tremendo corollario di questo deficit è di natura politica: la nostra distrazione comporta che qualcun altro abbia il controllo delle nostre vite, delle nostre scelte. E scegliere è insieme un atto di libertà e un esercizio di responsabilità: per poterlo fare con consapevolezza ed efficacia bisogna, per l’appunto, prestare la massima attenzione. Questa è la lezione, drammaticamente attuale, di James Williams e di questo libro: senza attenzione non c’è libertà.
1 Nota di traduzione: Ove esistenti, le traduzioni dei passi di opere terze riportati dall’autore sono state tratte dalle rispettive edizioni italiane e citate in nota. In assenza di nota, sono da considerarsi ad opera del traduttore stesso.
2 Enrico Campo, La testa altrove. L’attenzione e la sua crisi nella società digitale, Donzelli Editore, Roma 2020.
3 Pandya Apurvakumar, Lodha Pragya, Social Connectedness, Excessive Screen Time During COVID-19 and Mental Health: A Review of Current Evidence, doi.org/10.3389/fhumd.2021.684137
4 www.theguardian.com/society/2022/apr/04/pandemic-has-delayed-social-skills-of-young-children-says-ofsted-chief
5 Andrea Miconi, Epidemie e controllo sociale, Manifestolibri, Roma 2020.
6 Andrea Miconi, Emergenza di Stato. Intellettuali, media e potere nell’Italia della pandemia, Giometti & Antonello, Macerata 2022; Carlo Lottieri (a cura di), Leviatano sanitario e crisi del diritto. Cultura, società e istituzioni al tempo del Covid-19, Giometti & Antonello, Macerata 2022.
7 www.faiattenzione.it/2020/03/30/lattenzione-al-tempo-del-coronavirus/
8 Si veda il capitolo 7.
9 Dati estrapolati da PubMed.gov
10 Claudio Celis Bueno, The Attention Economy. Labour, Time and Power in Cognitive Capitalism, Rowman & Littlefield, Londra 2017.
11 Per una panoramica si veda Morten Axel Pedersen, Kristoffer Albris, Nick Seaver, The Political Economy of Attention, 2021, doi.org/10.1146/annurev-anthro-101819-110356
Premessa
Per fare cose importanti dobbiamo prima di tutto essere in grado di prestare loro attenzione. Farlo non è mai stato semplice, ma di recente è diventato più difficile, in modo nuovo e inaspettato.
Mentre eravamo distratti, una nuova minaccia alla libertà degli uomini si è materializzata proprio davanti ai nostri occhi. Non ci abbiamo fatto caso perché è arrivata in una forma che ci era familiare. È arrivata recando il dono dell’informazione – storicamente una risorsa scarsa e di valore – ma con un’abbondanza e una velocità tali che i doni stessi sono diventati un onere enorme. E in maniera ancora più disarmante, è arrivata con la promessa che sarebbe stata dalla nostra parte, che fosse stata disegnata per aiutarci a vivere le nostre vite nei modi in cui vogliamo.
Eppure queste piccole macchine meravigliose, con tutto il loro potenziale, non sono mai state del tutto dalla nostra parte. Invece di sostenere le nostre intenzioni, hanno largamente cercato di impossessarsi e di mantenere la nostra attenzione. Nella competizione spietata tra di loro, con il sempre più misero traguardo di ‘persuaderci’, di dare forma ai nostri pensieri e alle nostre azioni in funzione dei loro obbiettivi predefiniti, sono state costrette a ricorrere ai più scadenti e gretti trucchi da manuale, a fare appello alle parti peggiori di noi, a quei sé inferiori contro cui la nostra natura superiore costantemente lotta. E per di più esse schierano ora, a servizio di questa cattura e sfruttamento dell’attenzione, i più intelligenti sistemi informatici che il mondo abbia mai visto.
Per troppo tempo abbiamo minimizzato la minaccia di questa persuasione intelligente e allo stesso tempo ostile come una semplice ‘distrazione’, o un fastidio minore: nel breve periodo queste minacce possono infatti frustrare la nostra capacità di fare ciò che vogliamo fare. Ma nel lungo periodo, invece, possono renderci più difficile vivere le vite che vogliamo vivere o, peggio, minare quelle capacità essenziali come la riflessione e l’autocontrollo, rendendo così più complesso, nelle parole del filosofo Harry Frankfurt, desiderare ciò che vogliamo desiderare
. Visti in questa luce, i nuovi avversari dell’attenzione minacciano non solo il successo ma persino l’integrità della volontà umana, sia a livello individuale che collettivo.
Alcune di queste minacce alla libertà le riconosciamo immediatamente; altre impiegano del tempo a rivelarsi per ciò che sono. Nel caso di questa persuasione intelligente e insieme ostile che pervade sempre di più la vita umana, il processo di riconoscimento sta appena cominciando. Le minacce, di contro – le infrastrutture e gli incentivi che stanno alla base delle loro operazioni – sono ora abbastanza mature e profondamente radicate. Di conseguenza potrebbe essere troppo tardi per far sì che questi sistemi ostili passino dalla nostra parte. Potrebbero essere ormai troppo integrati nelle nostre vite perché riusciamo a liberarcene. Io stesso non penso che sia questo il caso – la situazione non è del tutto senza speranza – ma la porta per la salvezza è stretta, e si sta chiudendo in fretta.
Credevo che non ci fossero più grandi battaglie politiche da combattere. Le battaglie più epiche in difesa delle libertà erano già state combattute, pensavo, e vinte da generazioni di uomini più grandi della mia, lasciando alla mia epoca solo il compito di amministrare diligentemente quella eredità politica così faticosamente guadagnata.
Come