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Portale Busto Arsizio

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Busto Arsizio (Büsti Gràndi in dialetto bustocco) è un comune italiano di 82 951 abitanti della provincia di Varese, in Lombardia. È il sesto comune della regione per popolazione.

Secondo l'ISTAT, è il comune più popolato della provincia e supera il capoluogo di oltre duemila abitanti. Busto Arsizio supera Varese anche per densità di popolazione. I santi patroni sono San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, a cui erano devoti i Longobardi.

L'area era abitata anche in età romana, come dimostrano l'andamento regolare delle vie del centro storico e il ritrovamento di alcuni oggetti di epoca tardo-romana, risalenti probabilmente al periodo che va dal II secolo al IV secolo d.C.. Busto Arsizio è oggi un moderno centro industriale e commerciale, ed è considerata una città economicamente strategica grazie alla sua posizione al centro di un virtuale "quadrilatero" che ha come diagonale l'asse del Sempione e come vertici opposti Novara e Como.

Il nome dialettale locale Büsti Gràndi (Busto Grande) la distingue da Büst Picul (letteralmente Busto Piccola, che indica la città di Busto Garolfo) e da Büsti Cava (ora Buscate/Büscàa). Alcuni studi sul dialetto bustocco hanno avanzato l'ipotesi che Busto Arsizio abbia origini liguri.

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Non è chiara l'origine del nome "Busto Arsizio". Si ipotizza che "Busto" derivi dal latino ambustum ("bruciato"), attraverso una divisione popolare delle sillabe in am-bustum invece di quella corretta amb-ustum; questa origine potrebbe essere riferita ad un terreno piuttosto secco o ad un incendio che avrebbe colpito anticamente l'abitato.

La seconda parte del nome, "Arsizio", aggiunta solo verso il XIII secolo, potrebbe essere una duplicazione del precedente (richiama infatti l'aggettivo "arso"), oppure potrebbe derivare dal latino ars, con allusione all'operosità degli abitanti, o ancora dal greco arsi, "sollevare". Si farebbe probabilmente riferimento alla rivolta degli Insubri contro i Romani ai tempi della costruzione del Castrum di Seprio, quando durante una sommossa un incendio bruciò l'allora avamposto gallo-romano, oppure al periodo dell'invasione di Federico Barbarossa del 1176, il quale rase al suolo e bruciò Milano e i territori nei pressi della città che provvedevano al suo approvvigionamento.

Secondo un'altra ipotesi, il termine "Arsizio" deriverebbe invece dal germanico hard (termine legato alla metallurgia), poi traslato, attraverso il tardo latino ardicium, arsitium, al volgare arsitio. Il toponimo si riferirebbe alla principale attività degli abitanti del borgo, la produzione del filo di ferro, ancora oggi chiamato in dialetto bustocco "ardìa", e alle numerose fucine presenti nel borgo e ai loro fuochi, che sarebbero richiamati anche dalla fiammella posta nella parte inferiore dello stemma cittadino.

Anticamente, accanto a "Busto Arsizio", era comune l'indicazione della città come "Busto Grande" al fine di distinguerla dalla più piccola Busto Garolfo (Büst Picul) nonché da Buscate (Büst(i) Cava). Tale indicazione è rimasta nel dialetto: il nome dialettale della città è infatti Büsti Gràndi e non esiste un termine dialettale per "Arsizio".

Il toponimo "Busto" compare anche nei nomi di comuni spagnoli, come ad esempio Busto de Bureba, mentre il toponimo "Arsizio" compare anche nel nome del comune ticinese di Brusino Arsizio.

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La beata Giuliana Puricelli (Busto Arsizio, 1427 – Varese, 15 agosto 1501) è stata una religiosa italiana, fondatrice dell'Ordine delle Romite Ambrosiane. A lei e a Luigi Gonzaga è intitolata la chiesa parrocchiale del quartiere di San Luigi e Beata Giuliana a Busto Arsizio, oltreché una scuola elementare.

Giuliana, fuggita di casa per i maltrattamenti del padre, si rifugiò presso il Santuario del Sacro Monte sopra Varese dove si unì a Caterina Morigi, che ivi conduceva vita eremitica: la loro vita di preghiera e penitenza suscitò grande ammirazione, e molte giovani donne seguirono il loro esempio.

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Il Bustese (Bustees in dialetto bustocco) corrisponde alla zona dell'Altomilanese, comprendente Busto Arsizio ed alcuni comuni limitrofi situati lungo la valle del fiume Olona, denominati anche comuni del Medio Olona. Col passare del tempo l'urbanizzazione di quest'area sta aumentando sempre di più ed i vari comuni si stanno saldando tra loro creando un unico agglomerato urbano.

Il territorio, conosciuto anche come "Busto Valle Olona", ha un'altitudine che varia tra i 194 m s.l.m. (campagna a sud di Borsano) e i 275 m s.l.m. (campagne a nord-ovest di Fagnano Olona). La superficie del territorio è di quasi 76 km². Al 2011 la popolazione residente in quest'area è di circa 147.500 unità. La densità è quindi molto alta e supera i 1940 abitanti per chilometro quadrato.

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La villa Ottolini-Tosi è la più grandiosa delle ville di Busto Arsizio ed era di proprietà di Ernesto Ottolini, uno dei tre figli di Carlo Ottolini, il padrone del cotonificio omonimo. La villa costituisce un vero e proprio monumento al potere economico della borghesia industriale della città di Busto Arsizio.

La villa sorge al limite nord del vecchio borgo, nelle vicinanze della chiesa di San Michele. È collocata a poca distanza dalle altre due residenze che ospitavano la famiglia di Ernesto ed Antonio Ottolini. Il progetto della villa fu redatto da Camillo Crespi Balbi, l'architetto di fiducia degli Ottolini. L'edificio fu costruito nel 1902 ed acquisito dal comune di Busto Arsizio nel 1969 dall'allora proprietario Dott. Gino Tosi. Oggi è sede di uffici pubblici del Parco Alto Milanese e della scuola di musica Gioacchino Rossini.

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La basilica di San Giovanni Battista è uno dei principali luogo di culto cattolico di Busto Arsizio, dedicato a uno dei patroni della città. Come la chiesa di San Michele Arcangelo, anche questo edificio sorge sui resti di una cappelletta longobarda di circa otto metri di larghezza. Nel 1948 la chiesa è stata elevata alla dignità di basilica minore. Il campanile a base quadrata, in muratura a vista, risale al periodo tra il 1400 e il 1418; costituisce la parte più antica dell'edificio attuale.

È una delle più importanti opere barocche della provincia di Varese. La prima pietra della nuova basilica venne posata il 26 maggio 1609, ma la prima funzione si celebrò solo nel 1614, a lavori ancora non ultimati, in occasione della festa patronale. All'epoca erano state realizzate solo l'abside e il transetto con le relative cappelle: non erano ancora presenti le tre navate. I lavori proseguirono e la cupola venne ultimata nel 1635, dopo 26 anni dall'inizio dei lavori. La basilica venne consacrata nel 1646 (o 1640) dal vescovo di Bobbio Monsignor Francesco Maria Abbiati.

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Il dialetto bustocco è la variante del lombardo occidentale parlata a Busto Arsizio (Büsti Grandi in bustocco), città dell'Alto Milanese in Provincia di Varese. Si stacca notevolmente sia dal milanese, sia dai dialetti varesotti, sia dagli altri dialetti parlati nelle località più prossime a Busto Arsizio, così come da tutti gli altri dialetti lombardi.

Come fa notare lo storico Luigi Giavini, il bustocco non è un dialetto unitario. Occorre distinguere tra la parlata più "rustica" della zona del vecchio borgo coincidente con il quartiere di san Michele, dove vivevano i contadini (bagiaúni) e la parlata più "civica" della zona di san Giovanni, dove vivevano gli artigiani (scendaàti), che avevano più contatti con l'esterno.

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La Manifattura Tosi & C. è stata un'azienda tessile con sede a Busto Arsizio. Il giovane Roberto Tosi (1850-1941), non ancora ventenne, fondò l'azienda Agostino Tosi & C. che aveva sede a Busto Arsizio, in via San Michele, proprio di fronte all'omonima chiesa.

Con il passare degli anni nuovi stabilimenti vennero aperti, fino ad arrivare a un totale di cinque complessi, tutti dotati di un macchinario imponente e molto innovativo per l'epoca. Alla morte di Roberto Tosi gli stabilimenti erano quelli di tessitura (con 874 telai) e di tintoria a Busto Arsizio e di Vittuone; altri due di candeggio e tintoria a Castellanza e un impianto di filatura e di ritorcitura a Novara. Nel 1913 la Manifattura dava lavoro a circa 2000 operai e occupava una superficie di 225 000 m².

Alla fine degli anni settanta l'azienda fallì e cessò l'attività. La villa che fu sede della manifattura, negli anni successivi ospitò le aule del liceo artistico Paolo Candiani, successivamente trasferitosi in altra sede in zona più centrale a Busto Arsizio.

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Lo stadio Carlo Speroni è un impianto sportivo di Busto Arsizio, che ospita le partite casalinghe della Pro Patria.

Inizialmente il nome era semplicemente "Comunale" (se si esclude la modifica apportata dal 1941 al 1945, in cui lo stadio venne intitolato a Bruno Mussolini) e l'attuale denominazione, con la dedica al mezzofondista della Pro Patria et Libertate Carlo Speroni, venne poi data nel 1971 in seguito ad una ristrutturazione.

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«Oh, yes, I love Italy: Rome, Venice, Florence, Busto Arsizio.»

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