Anders 1-38 PDF
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Titolo del corso: I tre principi della filosofia del Novecento: il principio disperazione, il principio speranza e il principio responsabilit. Prima parte: il principio disperazione (Gnther Anders) e il principio speranza (Ernst Bloch).
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FIL. TEORETICA I
Testi di riferimento obbligatori: Gnther Anders, L'uomo antiquato, Bollati Boringhieri, Torino, 2003, Vol. I: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale, Parte seconda: Il mondo come fantasma e come matrice, pp. 95-199. Ernst Bloch, Il principio speranza, Garzanti, Milano, 1994, Vol. I, pp. 229-292.
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FILOSOFIA TEORETICA II
I tre principi della filosofia del Novecento: il principio disperazione, il principio speranza e il principio responsabilit. Seconda parte: il principio responsabilit (Hans Jonas).
FIL. TEORETICA II
Il corso avr il seguente svolgimento: La nozione di vita. Filosofia e biologia nella storia della cultura: anima, corpo, spirito e materia presso gli antichi. La natura, il naturalismo e la psiche in Platone e Aristotele. La rivoluzione scientifica e il significato della vita nel rapporto tra filosofia e scienza. Il meccanicismo, il vitalismo e il materialismo: Renato Cartesio, Thomas Hobbes, G.W. Leibniz e la forza vitale della materia. Anima e corpo nel romanticismo e nel positivismo. Dalla concezione meccanica della vita alla concezione spirituale e trascendente. La filosofia morale e la filosofia della morale. Il dibattito sul vitalismo e sul principio di finalit della vita: Immanuel Kant, Ernst Haeckel, Jakob von Uexkll. La vita come qualit, come totalit organica irriducibile e come sistema: Alfred North Whitehead e Ludwig von Bertalanffy. Le pi recenti tendenze riguardo all'interpreta-zione dei fenomeni vitali: la genetica e la teoria sintetica dell'evoluzione, la fisica della vita (Ilya Prigogine), il modello dell'automa e dell'intelligenza artificiale (Norbert Wiener), il caso e la necessit (Jacques Monod), il rapporto tra evoluzione naturale ed evoluzione culturale. La filosofia dell'uomo e le diverse concezioni dell'uomo (antropologia filosofica). La concezione antica tra religione e ragione: homo religiosus e homo sapiens. La concezione rinascimentale (Giordano Bruno e Francesco Bacone: l'homo faber). La concezione moderna e contemporanea: Arthur Schopenhauer, Friedrich Nietzsche e l'uomo decadente (homo dionysiacus); Jean Paul Sartre, Nicolai Hartmann e l'uomo creatore (homo creator). Le tendenze recenti (Arnold Gehlen, Max Scheler, Helmuth Plessner).
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FIL. TEORETICA II
Hans Jonas (1). Dalla concezione dell'organismo vivente all'etica per la civilt tecnologica. Esame e commento dei concetti fondamentali del testo Organismo e libert. Bolk e l'evoluzione negativa. Hans Jonas (2). Il principio responsabilit. La vulnerabilit della natura, i diritti della natura, l'etica della collettivit, la responsabilit verso l'ambiente vitale e verso le generazioni future. Tecnica, medicina ed etica. Bioetica religiosa (cattolicotomista) e bioetica laica (utilitaristico-relativistica). Il significato dell'assolutismo e del relativismo. Il dibattito sulla libert e i vincoli della ricerca, sull'utilit e i limiti dell'ingegneria genetica, sul miglioramento della specie umana tramite la scienza (eugenetica), sul differimento della morte e il diritto di morire. Le posizioni di Hans Kng e Hans Jonas.
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FIL. TEORETICA II
Testi di riferimento obbligatori: H. Jonas, Il principio responsabilit. Un'etica per la civilt tecnologica, Einaudi, Torino, 2002. Capitolo primo: La mutata natura dell'agire umano, pp. 3-32. Capitolo quarto: Il bene, il dover essere e l'essere: la teoria della responsabilit, pp. 101-173. L. Guidetti, La materia vivente. Un confronto con Hans Jonas, Quodlibet, Macerata, 2007. Tutto il volume, ad esclusione del Capitolo secondo (in tutto 130 pagine).
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FIL. TEORETICA II
FIL. TEORETICA II
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FIL. TEORETICA I
Gnther Anders (Gnther Stern) Breslavia 1902 Vienna 1992
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Anders
Sono famose, inoltre, le sue prese di posizione sulla bomba atomica (Essere o non essere e La coscienza al bando entrambi Einaudi, 1961 e 1962), sulla guerra del Vietnam (fece parte del tribunale Russell contro i crimini di guerra) e su ernobyl. Disponibili in traduzione italiana anche: Opinioni di un eretico (Teoria, 1991); Patologia della libert (Palomar, 1994); Noi, figli di Eichmann (La Giuntina, 1995), Stato di necessit e legittima difesa (Cultura della pace, 1997), Saggi sullesilio americano (Palomar, 2003) e Amare. Ieri. Annotazioni sulla storia della sensibilit (Bollati Boringhieri, 2004). Un episodio piuttosto curioso riguarda il nome del filosofo. Infatti Gnther Anders non altro che lo pseudonimo di Gnther Stern; il fatto risale alla giovinezza dellautore, quando un editore gli disse di scegliersi un nome diverso per pubblicare i suoi lavori, giacch era un cognome tipicamente ebreo e oramai stavano sempre pi affermandosi le idee naziste. Cos il giovane Gnther scelse come cognome proprio diverso (in tedesco anders significa appunto diverso).
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Figura paradigmatica di questa situazione Prometeo. Infatti, ci che caratterizza oggi, pi che mai, luomo la vergogna prometeica. Luomo della civilt tecnologica, come un novello Prometeo, subalterno alle macchine da lui stesso create, e per queste prova soggezione e vergogna. Questa vergogna anche legata a una sorta di dislivello tra luomo e i prodotti meccanici, che essendo sempre pi efficienti e funzionali lo oltrepassano facendolo diventare antiquato. Le macchine sono perfette, funzionano e sono ripetibili in serie: questo concedo loro una sorta di eternit che alluomo negata. Di fronte alle macchine luomo perde la sua importanza allinterno del sistema sociale; egli diventa antiquato perch ha bisogno di riposarsi, di mangiare, di divertirsi mentre le macchine funzionano sempre senza intervalli e distrazioni. Il parallelo uomo-macchina sembra, dunque, volgere tutto a favore di questultima.
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Se la prima rivoluzione industriale consistita nell'introduzione del macchinismo, se la seconda si riferisce alla produzione dei bisogni, la terza rivoluzione industriale (quella che attualmente stiamo vivendo e che nata nello scorso secolo) per Anders quella che produce l'alterazione irreversibile dell'ambiente e compromette la sopravvivenza stessa dell'umanit. Simbolo incontrastato e paradigma della nuova era (e della sua pseudo-cultura) indiscutibilmente la televisione. Secondo il filosofo tedesco lo sviluppo della radiotelevisione la piena espressione della societ tecnologica, dove i diversi "mezzi" acquistano la sovranit sulla vita, non solo lavorativa. Questo il segnale di una nuova fase, pi perfezionata, della cultura di massa. Prima il pubblico di massa si trovava almeno unito dal fatto di assistere insieme a uno spettacolo (pensiamo al teatro o al cinema), di condividere le emozioni. Con la televisione questo non avviene pi, in quanto si impone una forma di atomizzazione. Il carattere domestico del mezzo per il filosofo il maggior responsabile dell appiattimento emozionale che caratterizza il nostro essere. Guardiamo tutti le stesse cose, compriamo tutti le stesse cose e di conseguenza parliamo delle stesse cose e pensiamo in blocco le stesse cose: non c pi spazio per loriginalit, ma solamente per lomologazione intellettuale. "Ogni consumatore un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione dell'uomo di massa [] Dato che il mondo ci fornito in casa, non ne andiamo alla ricerca; rimaniamo privi di esperienza". Lesperienza muta: ora la televisione occupa la maggior parte del nostro tempo libero e fare esperienza (interagire con gli altri, leggere, etc.) non sembra essere pi necessario. Con la televisione cade, inoltre, ogni barriera tra realt e fantasia. Infatti la televisione sembra sostituire anche i nostri sogni. 16
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Molto interessante risulta essere anche il discorso (sempre legato alla tecnica) che Anders imposta sullenergia atomica, in particolare sullepisodio di Hiroshima e Nagasaki durante la seconda guerra mondiale. 1) Il 6 agosto 1945, giorno in cui fu sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima, cominciata una nuova era: l'era in cui possiamo trasformare in qualunque momento la terra intera in un'altra Hiroshima. Da quel giorno siamo onnipotenti in modo negativo; ma potendo essere distrutti ad ogni momento, ci significa anche che da quel giorno siamo totalmente impotenti. Quest'epoca l'ultima: la possibilit dell'autodistruzione del genere umano, non pu aver fine che con la sua stessa fine. 2) Ci contro cui lottiamo, non questo o quell'avversario che potrebbe essere attaccato o liquidato con mezzi atomici, ma la situazione atomica in s. Poich questo nemico nemico di tutti gli uomini, quelli che si sono considerati finora come nemici dovrebbero allearsi contro la minaccia comune. Organizzazioni e manifestazioni pacifiche da cui sono esclusi proprio quelli con cui si tratta di creare la pace, si risolvono in ipocrisia, presunzione compiaciuta e spreco di tempo.
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3) Ci che si tratta di ampliare, non solo l'orizzonte spaziale della responsabilit per i nostri vicini, ma anche quello temporale. Poich le nostre azioni odierne toccano le generazioni venture, anch'esse rientrano nell'ambito del nostro presente. Tutto ci che "venturo" gi qui, presso di noi, poich dipende da noi. 4) Ci che conferisce il massimo di pericolosit al periodo in cui viviamo, il fatto che non siamo attrezzati alla sua stregua, che siamo incapaci di rappresentarci la catastrofe. Raffigurarci il non-essere (la morte, ad esempio, di una persona cara) gi di per s abbastanza difficile; ma un gioco da bambini rispetto al compito che dobbiamo assolvere come apocalittici consapevoli. Poich questo nostro compito non consiste solo nel rappresentarci l'inesistenza di qualcosa di particolare, ma nel supporre inesistente questo contesto, e cio il mondo stesso. Questa "astrazione totale" trascende le forze della nostra immaginazione naturale.
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5) Ma poich, come homines fabri, siamo capaci di tanto (siamo in grado di produrre il nulla totale), la capacit limitata della nostra immaginazione (la nostra "ottusit") non deve imbarazzarci. Dobbiamo (almeno) tentare di rappresentarci anche il nulla. Ecco quindi il dilemma fondamentale della nostra epoca: "Noi siamo inferiori a noi stessi", siamo incapaci di farci un'immagine di ci che noi stessi abbiamo fatto. In questo senso siamo "utopisti a rovescio": mentre gli utopisti non sanno produrre ci che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ci che abbiamo prodotto. 6) La frattura che divide l'umanit non passa, oggi, fra lo spirito e la carne, fra il dovere e l'inclinazione, ma fra la nostra capacit produttiva e la nostra capacit immaginativa. Questo "scarto" non divide solo immaginazione e produzione, ma anche sentimento e produzione, responsabilit e produzione. Si pu forse immaginare, sentire, o ci si pu assumere la responsabilit, dell'uccisione di una persona singola; ma non di quella di centomila. Quanto pi grande l'effetto possibile dell'agire, e tanto pi difficile concepirlo, sentirlo e poterne rispondere; quanto pi grande lo "scarto", tanto pi debole il meccanismo inibitorio. Liquidare centomila persone premendo un tasto, infinitamente pi facile che ammazzare una sola persona. Al "subliminare", noto dalla psicologia (lo stimolo troppo piccolo per provocare gi una reazione), corrisponde il "sopraliminare": ci che troppo grande per provocare ancora una reazione.
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7) Nulla di pi falso della frase cara alle persone di mezza cultura, per cui vivremmo gi nell'epoca dell'angoscia. Questa tesi ci inculcata dagli agenti ideologici di coloro che temono solo che si possa realizzare sul serio la vera paura, adeguata al pericolo. Noi viviamo piuttosto nell'epoca della minimizzazione e dell'inettitudine all'angoscia. L'imperativo di allargare la nostra immaginazione significa quindi in concreto che dobbiamo estendere e allargare la nostra paura. Va da s che questa nostra angoscia deve essere di un tipo affatto speciale: 1) Un'angoscia senza timore, poich esclude la paura di quelli che potrebbero schernirci come paurosi. 2) Un'angoscia vivificante, poich invece di rinchiuderci nelle nostre stanze ci fa uscire sulle piazze. 3) Un'angoscia amante, che ha paura per il mondo, e non solo di ci che potrebbe capitarci. 8) L'imperativo di allargare la portata della nostra immaginazione e della nostra angoscia finch corrispondano a quella di ci che possiamo produrre e provocare, si riveler continuamente irrealizzabile. Non dobbiamo lasciarci spaventare; il fallimento ripetuto non depone contro la ripetizione del tentativo. Anzi, ogni nuovo insuccesso salutare, poich ci mette in guardia contro il pericolo di continuare a produrre ci che non possiamo immaginare.
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9) Sarebbe una leggerezza pensare che quelli che sono responsabili delle decisioni, grazie a posizioni di potere politico o militare comunque acquisite, sappiano immaginare l'inaudito meglio di noi. Assai pi legittimo il sospetto che ne siano affatto inconsapevoli. Ed essi lo provano dicendo che noi siamo incompetenti e invitandoci a non "immischiarci". Molti di loro si appellano alla "competenza" solo per mascherare il carattere antidemocratico del loro monopolio. Se la parola "democrazia" ha un senso, proprio quello che abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la "res publica", che vanno, cio, al di l della nostra competenza professionale e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini. E un problema pi "pubblico" della decisione sulla nostra sopravvivenza non c' mai stato e non ci sar mai. Rinunciando a "immischiarci", mancheremmo anche al nostro dovere democratico.
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10) Oggi si pu avviare una serie di azionamenti successivi schiacciando un solo bottone; compreso, quindi, il massacro di milioni. L'uomo che schiaccia il tasto non si accorge pi nemmeno di fare qualcosa; e poich il luogo dell'azione e quello che la subisce non coincidono pi, poich la causa e l'effetto sono dissociati, non pu vedere che cosa fa. E' chiaro che solo chi arriva a immaginare l'effetto ha la possibilit della verit; la percezione non serve a nulla. Questo genere di mimetizzamento senza precedenti: mentre prima i mimetizzamenti miravano a impedire alla vittima designata dell'azione, e cio al nemico, di scorgere il pericolo imminente, oggi il mimetizzamento mira solo a impedire all'autore di sapere quello che fa. In questo senso anche l'autore una vittima.
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11) Finch l'agire si traveste ancora da lavoratore, pur sempre l'uomo ad essere attivo; anche se non sa che cosa fa lavorando, e cio che agisce. La menzogna celebra il suo trionfo solo quando liquida anche quest'ultimo residuo: il che gi accaduto. Poich l'agire si trasferito (naturalmente in seguito all'agire degli uomini) dalle mani dell'uomo in tutt'altra sfera: in quella dei prodotti. Essi sono, per cos dire, "azioni incarnate". La bomba atomica (per il semplice fatto di esistere) un ricatto costante: e nessuno potr negare che il ricatto un'azione. Qui la menzogna ha trovato la sua forma pi menzognera: non ne sappiamo nulla, abbiamo le mani pulite, non c'entriamo. Assurdit della situazione: nell'atto stesso in cui siamo capaci dell'azione pi enorme - la distruzione del mondo - l'"agire", in apparenza, completamente scomparso. Poich la semplice esistenza dei nostri prodotti gi un "agire", la domanda consueta: che cosa dobbiamo "fare" dei nostri prodotti (se, ad esempio, dobbiamo usarli solo come "deterrenti"), una questione secondaria, anzi fallace, in quanto omette che le cose, per il fatto stesso di esistere, hanno sempre agito.
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12) La guerra atomica possibile sar la pi priva d'odio che si sia mai vista. Chi colpisce non odier il nemico, poich non potr vederlo; e la vittima non odier chi lo colpisce, poich questi non sar reperibile. Nulla di pi macabro di questa mitezza (che non ha nulla a che fare con l'amore positivo). Certo l'odio sar ritenuto indispensabile anche in questa guerra. Per alimentarlo, si indicheranno oggetti d'odio ben visibili e identificabili, "ebrei" di ogni tipo. Ma quest'odio non potr entrare minimamente in rapporto con le azioni di guerra vere e proprie: e la schizofrenia della situazione si riveler anche in ci, che odiare e colpire saranno rivolti a oggetti completamente diversi.
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Anders teorizza il principio disperazione secondo il quale, ormai, non pi lecito nemmeno sperare in quanto la condizione a cui luomo oggi arrivato sostanzialmente irrecuperabile. Se Heidegger diceva che ormai solo un Dio ci pu salvare, Anders si spinge oltre e dice che, dopo la bomba atomica, la salvezza non sembra pi una realt possibile.
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Ogni consumatore un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione delluomo di massa
Difesa del cinema: anche se si tratta di un consumo di massa, si tratta comunque di un consumo collettivo. Continuando la tradizione del teatro, il cinema offre uno spettacolo per molti. Con i nuovi media, la merce viene ora servita a domicilio; il consumo collettivo reso superfluo. Nasce la figura (paradossale) delleremita di massa. Quanto pi riceviamo da soli, tanto pi copiosamente consumiamo. Luomo ci che ingerisce: consumando merce di massa si producono uomini di massa.
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Ogni consumatore un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione delluomo di massa Nascono cos dei lavoratori a domicilio che invece di essere pagati per la loro collaborazione, pagano loro stessi per vendersi. Le osservazioni di Le Bon sulle masse sono superate; oggi si massifica individualmente. Non c modo migliore di togliere alluomo la sua personalit di quello che preserva apparentemente la libert della personalit e il diritto allindividualit.
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La famiglia diventa un pubblico in miniatura Il fantasma diventa reale e la realt diventa fantasma. La casa reale degradata a contenere lo schermo (i media) per la ricezione del mondo esterno.
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Gli avvenimenti vengono a noi, non siamo noi ad andare verso di loro
Gli avvenimenti vengono scelti, chimicamente depurati e preparati per noi come vera realt. Il mondo viene alluomo, gli avvenimenti ci fanno visita: luomo non pi nel mondo, ma solo un suo consumatore. Se il mondo viene a noi sotto forma di immagine costruita e selezionata, allora diventa un fantasma. Se possiamo evocare il mondo in qualsiasi momento, acquistiamo un potere divino. Se non possiamo parlare al mondo, siamo interdetti. Se possiamo solo percepire ma non agire, siamo ridotti ad origliatori. Lavvenimento, essendo infinitamente riproducibile, perde il suo principium individuationis. Lavvenimento, diventando immagine, annulla la distinzione tra essere e apparire. Loriginale deve conformarsi alla riproduzione, e non viceversa. Il mondo esterno non pi realt, ma ridotto a semplice idea.
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Dato che il mondo ci fornito in casa, non ne andiamo alla scoperta, rimaniamo privi di esperienza
Se il mondo viene a noi, lesperienza diventa superflua. La vita consisteva in un viaggio di scoperta: ora il viaggio si moltiplica, ma non si viaggia per acquistare esperienza, bens pere affermare la propria onnipresenza. Nel viaggio come consumo si tende a riprodurre la realt come a casa nostra.
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