IL MISTERO DEL 42° Part4
IL MISTERO DEL 42° Part4
IL MISTERO DEL 42° Part4
Proprio di fronte all’altare il pavimento è composto da una pietra quadrata più grande delle altre, tutte
rettangolari. Piazzandosi al centro della grande pietra tra due colonne e alzando le braccia si avverte, prima
leggermente poi sempre più forte, una sensazione di essere risucchiati. Nella chiesa sopra la cripta vi è una
cappella laterale la cui tappezzeria è decorata con il simbolo formato dalla M con la A sovrapposta, lo
stesso emblema che avevo fotografato a Rennes le Chateau e in molti altri portali.
Mi fu anche detto che nella sacrestia c’erano un tempo scale a chiocciola che sono state tolte e anche nella
cripta c’erano passaggi che scendevano e che sono stati chiusi. Il pavimento del chiostro è una piramide
tronca sormontata da un pozzo esagonale, come si vede chiaramente dalla foto
Buttando un sasso nel pozzo del chiostro sopra tale piramide tronca in alcuni punti si sente il sasso entrare
nell’acqua, in altri non si sente alcun rumore, come se il sasso non incontrasse la fine del viaggio. Dove
arrivano questi passaggi e perché sono stati chiusi? In paese si dice che sotto la cripta ci sia una grotta nella
quale misteriosi uomini si incontrano a porte chiuse per decifrare un’antica pergamena.
Ad Abbadia San salvatore vi è un’altra chiesa misteriosa: la Chiesa della Madonna del Castagno, risalente
allo stesso periodo dell’abbazia, l’862 d.C. Sul muro d’ingresso è scolpita una piccola palma sovrastata da
una figura mezzobusto con un tridente in mano: una figura pagana legata all’acqua che pare centrare poco
con il luogo dove sorge la chiesa sul Monte Amiata. Più sotto nel rosone vi sono gli stessi simboli che
formano il piedistallo di Hendaye e nella stessa posizione: la stella a otto punte a sinistra, la luna a destra e
la X in alto, simbolo della fine del ciclo processionale (si veda la part1 di questa serie)
All’interno della chiesa mi fu mostrata una enorme pala di argomento religioso ma che presentava
visibilmente in un angolo un dirigibile decisamente in anticipo sui tempi.
Ma le sorprese di Abbadia dell’Amiata non sono finite. Tutta l’area è magica. Come allo Snaefells in Islanda
e davanti al castello di Abbadia a Hendaye ci sono i massi guardiani della bocca del vulcano: il Sasso Porta a
Catarcione e la Pietra Porta al Vivo d’Orcia vicino all’Ermicciolo. Il Sasso Porta sembra un enorme cranio con
tanto di osso occipitale e emisferi cerebrali. Poco sotto rispetto alla sommità del vulcano c’è una
“scogliera”, così la chiamano i locali in modo alquanto inusuale trattandosi di montagna – ovvero una
corona di massi compatta e con caverne che entrano in profondità e conducono al lago sotterraneo (un
vulcano, l’Amiata, pieno d’acqua come i vulcani di Rapa Nui e i cenotes nello Yucatan considerati ingressi
agli Inframundi). Si trova a 1100 metri, è molto compatta e magnetica: misteriosa. I fratelli spirituali che mi
mostrarono i segreti di Abbadia mi dissero che poco sotto un tempo c’era il mare, quindi la definizione di
scogliera non era fuori posto. La Pietra Porta è un luogo di incredibile magia all’interno di una faggeta
enorme. Le due rocce coperte di muschio eruttate dal vulcano stanno a destra e a sinistra del sentiero –
foto
grandi come edifici di due piani, e costituiscono “la porta del vulcano” proprio come in Islanda il
Londrangar. All’interno delle porte, proprio sulla linea di congiunzione, il mio corpo rilassato si muoveva in
spirali.
A proposito di queste pietre scriveva Thomas Vaughan:
“Situata nel mezzo della terra o al centro del mondo che è sia piccola sia grande.
E’ morbida e anche dura e forte oltre misura.
E’ lontana e vicinissima ma per provvidenza divina invisibile.
In essa sono nascosti i più grandi tesori, che il mondo non è in grado di stimare”.
Altra particolarità dell’Amiata è che si tratta di un luogo ove sono presenti i tre elementi alchemici. Infatti vi
è una miniera di MERCURIO; acqua termale sulfurea, che quindi apporta l’elemento SOLFO; e infine il SALE
dato dallo iodio rilasciato dal mare sulle rocce della “scogliera” in tempi antichissimi. Pertanto tutta l’area è
un immenso trasmutatore alchemico. Vi sono stati molti avvistamenti UFO anche da Abbadia e l’esercito
spesso dalla base di Grosseto parte in ricognizione sulla cima dell’Amiata con i caccia. Sulla stessa cima a
1700 metri oggi c’è una croce di ferro tipo tour Eiffel però molto più piccola, costruita nel 1910 in stile
liberty. Il ferro battuto è la via mediana tra piombo e oro, simbolo di trasmutazione alchemica.
Abbadia San Salvatore ha una storia strana. Nel 1200 era ricchissima e potente perché nel suo castello
veniva lavorato il ferro. Stranamente, però, il ferro veniva trasportato dall’Isola d’Elba perché qui non
c’erano giacimenti. Perché dall’Elba trasportarlo qui per lavorarlo? Perché non farlo in loco? Accanto ad
Abbadia si trovano i villaggi della Maddalena e di San Giovanni, i cui nomi tradiscono una sicura presenza
templare. Anche sopra al portale del chiostro dell’Abbazia c’è l’agnello con la lunga croce tra le zampe,
simbolo di Giovanni Battista. Ufficialmente la fondazione dell’Abbazia si dice sia avvenuta ad opera dei
Longobardi ma gli studiosi del luogo, soprattutto i residenti, non sono per nulla concordi con la versione
ufficiale: come me essi sostengono che è templare. Il luogo scelto per la sua fondazione è quello di
un’apparizione luminosa che a momenti era trina e a momenti era una luce singola. Il santo patrono non
era, come oggi, san Marco papa ma san Michele Arcangelo, che come sanno gli studiosi di esoterismo, ha
preso il posto del dio Lug dei Celti.
Sul monte Labbro, una delle cime dell’Amiata, si trova una comunità di tibetani che dall’Asia si sono stabiliti
qui perché sostengono che l’energia è simile a quella del Tibet. Abbadia è stata da loro definita un ombelico
del mondo, paragonata al Tibet e all’isola di Pasqua. C’è sempre stata sull’Amiata (che forse deriva dal
tedesco heimat, patria) la convinzione che fosse una montagna sacra sin dai tempi degli Etruschi e c’è
tutt’oggi una forte tradizione riguardo l’esistenza di un mondo sotterraneo. Qui c’erano i Mandei, una
“setta” di seguaci del messaggio messianico delle origini considerati “eretici” che ancora oggi si battezzano
nel fiume. Il nome etrusco dell’Amiata era Tuniatus: Tuni era il Giove etrusco. Quindi il monte è sacro da
sempre: era l’Olimpo etrusco.
Attratti proprio da questa sacralità alcuni monaci camaldolesi si stabilirono nell’anno 1000 poco distanti da
Abbadia, in quello che oggi è l’Ermicciolo, al Vivo d’Orcia, richiamati dalle sorgenti di acqua purissima che
sgorga dalle rocce e dall’abbondanza di cibo e di pace che la montagna sacra offre.
I miei fratelli spirituali amiatini che mi hanno assistita nelle ricerche mi hanno mostrato una nutrita serie di
costruzioni sbalorditive. Per esempio a Radicofani, all’ombra della misteriosa torre di Ghino di Tacco mi
venne mostrata una piramide a gradoni triangolare
in un giardino massonico nel parco Isabella, oggi parco comunale ma in realtà uno dei tre parchi massonici
rimasti in Europa. La piramide era sovrastata da una palla di cannone ed era la trasposizione in mezzo alla
natura di una loggia massonica: la piramide era la versione tridimensionale del triangolo contenente
l’occhio onniveggente (la palla di cannone); c’erano poi le due colonne, il gabinetto di riflessione e un
enorme monolito grezzo che, come la piedra cansada di Ollantaytampu e tante altre in Perù, nasconde un
passaggio segreto. Il laghetto e il letto di un fosso ora prosciugato portavano acqua nel giardino che
sembrava davvero un luogo fuori dal tempo: stiamo parlando di un giardino massonico in un paesino
dell’Amiata all’ombra della torre di Ghino di Tacco, il nostro Robin Hood medievale italiano. Il nome
Radicofani, come avevo già scritto, lo sentivo collegato a “kufu-arca” e ai re sepolti sotto al Bugarach di cui
ho parlato in altri scritti. Nel parco Isabella c’è poi una rovina poligonale di pietre risalenti agli Etruschi che
dimostra da quante migliaia di anni gli uomini si rechino in quel sito per collegarsi col divino. Quasi nascosto
in mezzo al bosco vi è un mausoleo dedicato all’immortalità con il simbolo di un serpente scolpito sulla
facciata e in centro paese ad Abbadia le vie storiche sono piene di simboli esoterici templari sopra le porte
delle case e anche nella chiesa di Santa Maria oltre che nell’abbazia stessa. Sono visibili croci templari,
serpenti, forge, clessidre e altri simboli ancora
E’ indiscutibile che Abbadia sia stata voluta e creata dai templari, come ha dimostrato nel suo ben
documentato “Un mistero nella pietra” il ricercatore Claudio Contorni. Scrive Contorni: “... i templari erano
depositari di un grande segreto che si tramandavano attraverso simboli lasciati nei luoghi che avevano
rilevanza ai fini dell’energia e della ricerca. I simboli erano visibili solo a chi sapeva vederli, quindi agli
iniziati o ai risvegliati. La croce sulla colonna era uno di questi simboli
come pure l’agnello con la croce simbolo del battista... i templari erano presenti sul territorio di Abbadia
durante la costruzione di San Galgano. Le colonne della cripta sono 12 nella parte ovest di ingresso alla
cripta disposte in file di 3; 12 in senso orizzontale in fila di 1; 12 in senso verticale in fila di 2; 12 ripartite in
gruppi di 4 nelle 3 absidi: in totale 32 colonne e una mezza colonna sovrastata dalla croce. 32 è la somma di
22 Autiut o 22 arcani maggiori dei tarocchi più 10 sepiroth. Sono le chiavi di accesso al sapere, 32 come i
sentieri dell’albero della vita”.
Dopo aver viaggiato a Hendaye la mia intuizione, poi confortata dal ritrovamento su internet della stessa
sostenuta da altri ricercatori, fu immediata: esiste un collegamento antichissimo tra Abbadia San Salvatore
e la sua famosa e misteriosa cripta sul monte Amiata e Santiago de Compostela in Galizia. Come ho detto,
una linea che unisse i due punti passerebbe in terra catara attraverso il monte Bugarach, la fortezza di
Montségur e la mitica Rennes le Chateau, proseguendo su Roncisvalle e attraverso i Paesi Baschi con la
croce di Hendaye e il castello di Abbadie. Immagine 1. C’è una linea di energia che comincia sull’Amiata e
finisce a Santiago de Compostela: il 42° 52’: in poche parole, sullo stesso parallelo coesistono alcuni dei
luoghi più forti d’europa legati alla Terra Cava, alla vita dentro la crosta e alla Quinta Dimensione. Yapool, la
nostra Telos europea, è sicuramente collegata a questa linea di energia. La croce sulla colonna della cripta
dell’abbazia sull’Amiata è la stessa che c’è a Hendaye ed è una croce templare. Il centro esatto della linea
tra Abbadia e Santiago è il 2° meridiano a dx di Greenwich, detto anche il “Meridiano della Rosa”. Intorno a
questo sorgono tutte le più importanti cattedrali di Francia: il punto di incrocio esatto è il Bugarach, poi
salendo c’è Tolosa, Burges, Orléans, Chartres, Paris, Amiens. Esattamente allineate sul 2° meridiano sono
specificamente Amiens Parigi e Burges che, per inciso, sono le uniche prese in considerazione da Fulcanelli
nel suo trattato “Le Cattedrali”, dove egli parla anche della croce di Hendaye. Proseguendo sul 42° e 52’
verso ovest, in America c’è il particolarissimo lago Klamath e il famoso monte Shasta.
E’ rilevante che a poca distanza da Abbadia, esattamente a Montesiepi, si trovi la spada nella roccia di
Galgano
Galgano aveva raccontato alla madre di essere penetrato in una grotta al termine della quale era sbucato in
un edificio meraviglioso nel quale aveva contemplato un artefatto rappresentante la maestà divina. Allora
forse Galgano giunse in un luogo già costruito e in seguito decide di trasferirvisi, sconsigliato dalla madre
che lo definisce un luogo inaccessibile? Nella misteriosa grotta Galgano incontra gli Apostoli che gli danno il
compito di restare lì. Chi incontrò veramente Galgano? Gli Elohim? E’ possibile che quando Galgano giunse
nel luogo della visione già vi sorgesse qualcosa e che egli vi si sia solo insediato? Questo darebbe ragione
alle analisi della termoluminescenza che datano i mattoni con cui è costruita la Rotonda di Montesiepi a
prima della nascita di Galgano. Egli in verità trovò riposo nello stesso luogo dove in visione… aveva avuto la
rivelazione e… aveva accolto il libro aperto…
Abbadia toscana e Abbadia basca si incontrano in Etiopia
Claudio Contorni precisa nel suo lavoro che: in Etiopia sulle rive del lago Tana esiste il popolo dei Falasha
con usanze non africane: sono di origini davidiche. Il loro libro sacro, il Kebra Nagast (Gloria dei Re), è
scritto nella lingua dotta - il Ghe’ez - e riporta che attorno al I secolo alcuni ebrei “erano scesi in Abissinia
dai paesi arabi e convertirono alla loro religione una parte della popolazione locale che da allora si chiamò
Falasha. Il Ghe’ez è una lingua semitica dell’antico regno di Axum, ora il Ghe’ez non viene più parlato ma
rimane come lingua dottrinale della chiesa monofisita”. Secondo Contorni fu il libro Kebra Nagast ad
attirare in Etiopia i templari che cercavano l’arca dell’alleanza.
Una delle colonne della cripta di Abbadia San Salvatore, la cosiddetta colonna dell’arca, mostra la testa di
un uomo barbuto, tagliata alla sommità per mostrare che è coronata o che indossa un copricapo. E’ in una
posizione che “indica che essa appartiene a un pio sovrano, porta lo scettro e a destra c’è un simbolo che in
scrittura etiopica significa REX”, lo stesso segno che io avevo visto nel castello di Abbadie. In Etiopia, ad
Axum, sarebbe o sarebbe stata nascosta l’Arca dell’Alleanza: come ho scritto nella part1 di questa serie,
Antoine d’Abbadie rimase 11 anni in Etiopia cercando non si sa cosa: cercava questo? Il suo castello è pieno
di riferimenti all’Etiopia, affreschi, quadri e scritte. Prosegue Contorni: “Il Kebra Nagast racconta la storia
d’amore tra la regina di Saba e re Salomone di Gerusalemme. I due ebbero un figlio, Menelik, che intorno al
970 a.C. sottrasse l’Arca dell’Alleanza dal tempio di Gerusalemme nel quale era custodita e la portò in
Egitto. Poi, seguendo il Nilo e il suo affluente Tacazzè, la portò fino sulla sponda meridionale del lago Tana,
e lì, a Tana Kirkos, custodì l’oggetto fino a quando il re Erzena lo trasportò ad Axum”.
Ecco cosa cercava veramente Antoine d’Abbadie!!!!!!!!!
Mi sembrava strano che cercasse la foce del Nilo Bianco nel posto sbagliato. Nel 1838, Antoine e il fratello
Arnauld d’Abbadia erano partiti per esplorare l’alta Etiopia. Antoine aveva dichiarato di voler trovare la foce
del Nilo Bianco, che però è situata in Sudan non in Etiopia. Credo che la storia dell’errore fu la versione
ufficiale che venne raccontata per coprire la reale ricerca e forse scoperta. Antoine d’Abbadia si fece
insegnare il Ghe’ez dal diacono Tawada Madhin forse per leggere direttamente il Kebra Nagast. Conclude
Contorni che tra il 1195 e il 1200 Wolfram von Eschenbach scrisse il Parzival con chiari riferimenti etiopi e
facendo riferimenti alla ricerca dell’arca e ai templari (e questo confermerebbe che il graal e l’arca sono la
stessa cosa, come ho suggerito in “Gra(d)al il segreto della torre”, visto che nei racconti di Chretièn de
Troyes i cavalieri di Artù vanno alla ricerca del graal). La cripta di Abbadia San Salvatore e il portico
settentrionale della cattedrale di Chartres furono costruiti entrambi nel primi decenni del 1200, lo stesso
secolo in cui in Etiopia fu scritto il libro sacro Kebra Nagast che narrava, ricordiamo, la storia della regina di
Saba e di Salomone e del furto dell’Arca dell’Alleanza. Tanto nel portico di Chartres quanto nella colonna
storica di Abbadia San Salvatore si trovano raffigurati i protagonisti del racconto ovvero il re Menelik,
fondatore della dinastia imperiale in Etiopia, la regina di Saba, re Salomone e un servitore che porta uno
scrigno.
Nel castello di Antoine d’Abbadie ci sono numerosi affreschi raffiguranti vita etiope e un re sul trono.
Simboli strani sul muro sopra la porta d’ingresso principale sembrano piramidi e l’occhio di Ra. Sulle
gargoilles raffiguranti i demoni troneggia vincitore il giovane etiope Abdullah, statua lignea a grandezza
naturale in mezzo allo scalone d’onore, che tiene in mano una coppa sormontata da una sfera luminosa
attorno alla quale sono scolpite delle fenici. Infine ad Abbadia San Salvatore la “colonna simbolica” riporta
due strani animali che Contorni ha identificato come cani: “un cane più alto e uno più basso, un cane
maggiore e un cane minore, un Canis Maior e un Canis Minor quindi. Si tratta delle due costellazioni: il Cane
Maggiore e il Cane Minore, uno più basso dell’altro, puntano inequivocabilmente verso la costellazione di
Orione, quindi quel cerchio sopra i due simbolici animali era la rappresentazione stilizzata di una
costellazione che ritroviamo continuamente in antiche testimonianze. E’ verso questa costellazione che gli
antichi Egizi ritenevano avvenire la rinascita del faraone. E’ la stella Sirio, nella costellazione appunto del
Cane Maggiore, dove Iside viene inseminata per generare Horus, il successore figlio del faraone. Ed è
ancora Sirio B la stella che i Dogon conoscono da generazioni e che chiamano Potolo, ovvero stella seme.
Nel Mali esiste il popolo dei Dogon i cui villaggi sono costruiti a forma di spirale. Da generazioni si
tramandano la conoscenza di Sirio e della sua compagna, Potolo o Sirio B, dalla quale avrebbe avuto inizio
la creazione. Affermano che sia di colore bianco, molto piccola e composta di acqua, fuoco, aria e un
metallo pesantissimo. La scoperta ufficiale di Sirio B però avvenne solo nel 1844 e si tratta proprio di una
nana bianca. Anche i Dogon sono convinti che il re dopo la sua morte rinasca come stella, come gli Egizi.
Osiride veniva individuato in Orione e la sua sposa Iside in Sirio. La loro unione genera Horus, forse Sirio B
dei Dogon”.
Ed ecco come centra il cane che in ogni icona accompagna Santiago-Giacomo alla fine del Camino: indica la
via per le stelle. Forse Santiago-il pellegrino è il Cane Maggiore e il cane che lo accompagna (vedi anche il
Matto dei tarocchi che sembra l’immagine di Santiago alla fine del cammino, col cane e il bastone con
l’involto sulla spalla) è il Cane Minore, Sirio B. Ed ecco spiegato anche come centrano le tre stelle della
cintura di Orione sullo stemma di Antoine d’Abbadie. La conferma più emozionante però mi arrivò alla fine
di un convegno durato tre giorni in provincia di Ravenna. Fui avvicinata da una bella donna, alta e bionda
con magnifici occhi. Mi chiese se avevo sentito parlare di Carlo Barbera e di Yapool e alla mia risposta
affermativa mi disse di aver avuto un rapporto personale con Barbera anni prima. Mi disse di essere stata
invitata ad unirsi a lui per visitare la Terra Cava ma di aver rinunciato per paura, pensando di poter
rimandare al futuro. Nel frattempo, però, Carlo Barbera era sparito, il suo libro, sopra da me analizzato
“Agartha la sorgente originaria”, divenuto introvabile e il suo sito disabitato. Impossibile contattarlo anche
per me che ci ho riprovato a più riprese.
Dove è andato Barbera?
Ha raggiunto la Quinta Dimensione?
La donna mi disse che BARBERA SI ERA MOLTO OCCUPATO DELL’AMIATA E DI ABBADIA SAN SALVATORE E
CHE SECONDO LUI IL MONTE LABBRO - dove risiede la comunità tibetana trasferitasi lì perché dice di aver
trovato la stessa energia di Aghartha - E’ UN INGRESSO. Prenderebbe così sempre più consistenza la mia
ipotesi di un collegamento sotterraneo non soltanto sotto i Pirenei ma da San Benedetto del Tronto
passando sotto al Gran Sasso e all’Amiata fino a Santiago. Forse la via per l’Olimpo non era in superficie ma
sotto terra? Sui Monti Sibillini nelle Marche, vicino San Benedetto del Tronto, c’è ancora oggi la tradizione
di sibille e sciamane che vagano per la montagna di notte... esseri della Quinta Dimensione?
Le due colonne che reggono le due croci, di Hendaye e della cripta di Abbadia San Salvatore, sono come le
due colonne massoniche Jachim e Boaz e come le due torri ovvero i due punti che segnano la discesa-nord
e la risalita-sud dell’anima nel mondo? Le colonne sostengono le croci che indicano appunto un punto
d’incrocio tra due linee di energia. I Templari segnalavano i luoghi di energia piantando colonne sormontate
dalla croce a bracci uguali (lungo il cammino di Compostela ve ne sono parecchie, in Galizia li chiamano
cruzeiros). Le due colonne sono collegate alla costellazione dei Gemelli e ai gemelli megalitici Londrangar
nel mare in Islanda, a Les Deux Jumeaux di Hendaye e ai due megaliti della Pietra Porta nella faggeta
sull’Amiata?
(copyright Devana 2016. fonti: libri di Devana “Gra(d)al il segreto della torre” Nexus ed. 2006; “La via degli
immortali” Melchisedek ed. 2008; “Il ponte tra i mondi” Melchisedek ed. 2009; “La quinta dimensione”
ebook autoeditato)