La Bastarda Di Istanbul
La Bastarda Di Istanbul
La Bastarda Di Istanbul
La bastarda dIstanbul, RCS libri S.p.a. Milano, 2007. pp 388 di Elif afak
(trad. di Laura Prandino. Nellopera sono inclusi i ringraziamenti dellautrice, titolo
originale dellopera The bastard of Istanbul)
a cura di Rocco Santoro
Todi 20 marzo 2014
Lautrice
Elif afak (Shafak), che in turco significa Alba, nata a Strasburgo nel 1971. Figlia
del
filosofo Nuri Bilgin e di afak Atayman, diplomatica, quando
aveva
un anno i suoi genitori si separarono e lei fu cresciuta dalla
madre
che non si rispos. afak trascorse la sua adolescenza a
Madrid
e Amman prima di ritornare in Turchia. Ella ha vissuto tra
Boston,
Michigan, Arizona, Istanbul e Londra. Attualmente vive
con
il
marito Eyp Can Salk (nato nel 1973), caporedattore
del
quotidiano Radikal, e le due figlie divendo il proprio
tempo
tra Istanbul e Londra.
Elif afak si laureata in relazioni internazionali
presso lUniversit Tecnica del Medio Oriente ad
Ankara. Ottenuta la laurea magistrale in Gender and Womens Studies con una
tesi su La decostruzione della femminilit nella comprensione ciclica
delleterodossia derviscia nellIslam, ha poi conseguito un dottorato presso il
Dipartimento di Scienze politiche della stessa universit con uno studio dal titolo
Unanalisi della modernit turca attraverso i discorsi sulla mascolinit.
Ha passato un anno con una borsa di studio nel college statunitense Mount Holyoke
Womens College a South Hadley, nello stato del Massachusetts, dove ha finito il
suo primo romanzo in inglese. Il libro, The Saint of Incipient Insanities, stato
pubblicato da Farrar, Straus and Giroux. Ha poi lavorato allUniversit del Michigan,
a Ann Arbor, nello stato del Michigan, e successivamente allUniversit dellArizona,
presso il Dipartimento di Studi sul Vicino Oriente, a Tucson, nello stato dellArizona.
Ha poi insegnato alla Baheehir University e alla Bilgi University a Istanbul.
Nel 2006 entr in depressione dopo la nascita della sua prima figlia e raccont
lesperienza nel libro Black Milk dove esplor la bellezza di essere madre e scrittrice.
Un fenomeno globalizzato
La scrittrice turca ha mostrato fin dal principio della sua carriera una capacit di
gestire la propria professione in modalit globale. La sua competenza linguistica in
inglese, francese, turco ed arabo gli ha permesso di operare su diversi stilemi e
paradigmi letterari creando ponti tra i diversi linguaggi. Ella stessa si considera una
migrante del linguaggio. Gli elementi fondanti il personaggio pubblico letterario
sono:
Aver collezionato una decina di diversi premi letterari tra Francia, Gran
Bretagna, Italia e Turchia e aver creato una corposa attivit sui social con fanclub
In corsivo sono segnati i punti pi interessanti a mio parere della poetica di Shafak e
in grassetto quelli che rimandano al romanzo.
Sono una raccontastorie. Questo quello che faccio, racconto delle storie.
scrivendo romanzi. Oggi vorrei raccontarvi un p di storie sull'arte del raccontare ed
inoltre su alcune creature supernaturali chiamate djinni. Ma prima di arrivarci,
permettetemi di condividere alcuni stralci della mia storia personale. Lo far con
l'aiuto delle parole, ovviamente, ma anche con una forma geometrica: il cerchio.
Quindi durante questo mio intervento, passerete attraverso alcuni cerchi.
Sono nata a Strasburgo in Francia da genitori turchi. Poco dopo, i miei genitori si
separarono, e mi trasferii in Turchia con mia mamma. Da allora in poi, sono stata
cresciuta come figlia unica di madre singola. Nei primi anni 70, ad Ankara, questo
era un p insolito. Nel nostro vicinato c'erano tante famiglie numerose, dove i padri
erano i capi famiglia. Quindi sono cresciuta vedendo mia madre da divorziata in un
ambiente patriarcale. Di fatto sono cresciuta osservando due modi di essere donna.
Da una parte c'era mia madre, una donna turca istruita, laica, moderna,
occidentalizzata. Dall'altra c'era mia nonna, che pure si occupava di me, ed era
pi spirituale, meno istruita e decisamente meno razionale. Era una donna che
leggeva i fondi di caff per predirre il futuro e fondeva il piombo in forme
misteriose per tener lontani gli sguardi malvagi.Molte persone facevano visita a mia
1
Alev Adil il 9 luglio 2010 The Independent cos concludeva la sua nota critica Shafak is a mercurial
and often controversial writer, but should she choose to continue in this spiritual vein, I have no doubt
she will challenge Paulo Coelho's dominance. With its timely, thought-provoking, feel-good message, The
Forty Rules of Love deserves to be a global publishing phenomenon.Shafak una scrittrice volubile e
spesso controversa, ma ella dovrebbe scegliere di continuare questo filone spiritual. Non ho dubbio che
ella sfider il dominio di Coelho. Con la sua tempistica, pensiero provocatorio, e il messaggio di
benessere personale. Le 40 regole dellamore merita dessere un fenomeno editoriale globale] mia
traduzione
3
nonna, persone con una pesante acne sul viso o verruche sulle mani. Ogni volta,
mia nonna avrebbe sussurrato alcune parole in arabo, preso una mela rossa e
l'avrebbe trafitta con tante spine di rose quante erano le verruche che voleva
rimuovere. Poi una ad una, avrebbe cerchiato le spine con dell'inchiostro scuro.
Passata una settimana il paziente sarebbe tornato indietro per un 'esame di
controllo. Sono consapevole che non dovrei parlare di questo tipo di cose di fronte
ad un pubblico di studiosi e scienziati, ma la verit che fra tutte le persone che
visitavano mia nonna per le loro malattie della pelle, non vidi mai nessuno
tornare scontento o non guarito. Le chiesi come faceva. Era il potere della
preghiera? Mi rispose dicendo. "S, la preghiera efficace. Ma sii inoltre cosciente
del potere dei cerchi."
Da lei imparai tra le altre cose, una lezione veramente preziosa. Che se vuoi
distruggere qualcosa in questa vita, che sia acne, un'imperfezione o l'animo umano,
l'unica cosa da fare circondarlo di mura spesse. Si seccher dall'interno. Tutti noi
viviamo in una specie di cerchio sociale e culturale. Lo facciamo tutti. Nasciamo in
una determimata famiglia, nazione, classe. Ma se non abbiamo nessun tipo di
connessione con i mondi al di l del mondo che diamo per scontato, allora anche noi
corriamo il rischio di seccare dall'interno. La nostra immaginazione potrebbe
restringersi. I nostri cuori potrebbero farsi pi piccoli. E la nostra umanit appassire
se stiamo troppo a lungo nei nostri bozzoli culturali. I nostri amici, vicini, colleghi,
familiari, se tutte le persone nella nostra cerchia interna ci somigliano, significa che
siamo circondati dalla nostra immagine speculare.
Un'altra cosa che le donne come mia nonna fanno in Turchia coprire gli specchi
con dei velluti o appenderli al muro con la parte di dietro in vista. E' un'antica
tradizione orientale basata sulla consapevolezza che non salutare per un essere
umano passare troppo tempo a fissare la propria immagine. Ironicamente, vivere in
comunit di persone che la pensano come noi uno dei pericoli pi grandi del
mondo globale di oggi. E sta accadendo dappertutto, tra liberali e conservatori,
agnostici e credenti, i ricchi e i poveri, sia ad occidente che ad oriente. Abbiamo la
tendenza a formare dei gruppi basati sulle similarit, e creiamo degli stereotipi su
altri gruppi di persone. Secondo me, un modo di trascendere questi ghetti culturali
attraverso l'arte del raccontare storie. Le storie non possono abbattere le
frontiere, ma possono fare dei buchi nei nostri muri mentali, E attraverso questi
buchi, riusciamo ad intravedere l'altro, e a volte quello che vediamo ci piace anche.
Ho cominciato a scrivere narrativa ad otto anni. Mia madre venne a casa un giorno
con un taccuino turchese e mi chiese se sarei stata interessata a tenere un diario
personale. Ripensandoci credo che fosse leggermente preoccupata per la mia sanit
mentale. A casa raccontavo sempre storie, il che andava bene, eccetto che le
raccontavo ai miei amici immaginari, il che non andava bene. Ero una bambina
introversa al punto che parlavo con le matite colorate e mi scusavo con gli oggetti
che urtavo per sbaglio. Quindi mia madre pens che mi avrebbe fatto bene scrivere
delle mie esperienze quotidiane ed emozioni. Quello che non sapeva che pensavo
che la mia vita fosse terribilmente noiosa, e l'ultima cosa che avrei voluto fare era di
scrivere di me. Invece cominciai a scrivere di persone che non fossero me e di cose
che non erano mai accadute. Cos cominci la passione di una vita nel scrivere
romanzi. Quindi dal principio la narrativa per me non era tanto una manifestazione
autobiografica quanto un viaggio trascendentale verso altre vite, altre possibilit. E
abbiate un po' di pazienza per favore. Disegner un cerchio e torner su questo
punto.
Un'altra cosa accadde in questo periodo. Mia madre divent un diplomatico. Quindi
da questo piccolo, superstizioso quartiere borghese di mia nonna, fui proiettata in
questa lussuosa scuola internazionale in Madrid, dov'ero l'unica turca. Fu l che ebbi
il mio primo incontro con quello che chiamo lo "straniero rappresentante." Nella
nostra classe, c'erano bambini di tutte le nazionalit. Ma questa diversit non
portava necessariamente ad una cosmopolita, equalitaria democrazia in classe.
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Invece gener un'atmosfera in cui ogni bambino era visto, non come un individuo di
per s, ma come un rappresentante di qualcosa di pi grande. Eravamo come le
Nazioni Unite in miniatura, il che era divertente, eccetto quando qualcosa di
negativo a proposito di una nazione o religione accadeva. Il bambino che
rappresentava veniva burlato, ridicolizzato all'infinito dai bulli. E lo so bene, perch
nel periodo che trascorsi in quella scuola, ci fu un colpo militare nel mio paese, un
uomo armato della mia stessa nazionalit quasi uccise il Papa e la Turchia ottenne
zero come punteggio al concorso dell'Eurofestival.
Saltavo spesso la scuola e sognavo di diventare marinaio durante quei giorni. Ebbi
anche il mio primo assaggio degli stereotipi culturali. Gli altri bambini mi chiesero
del film "Midnight Express2", che io non avevo visto. Mi chiedevano quante sigarette
al giorno fumassi, perch pensavano che tutti i turchi fossero dei gran fumatori. E si
domandavano a che et avrei cominciato a coprirmi il capo. Imparai che questi
erano i tre principali stereotipi riguardanti il mio paese, politica, sigarette e il velo.
Dopo la Spagna andammo in Giordania in Germania e di nuovo ad Ankara.
Dovunque andassi sentivo come se la mia immaginazione fosse l'unica valigia che
potevo portare con me. I racconti mi davano un senso di centro, continuit e
coerenza, le tre grandi C di cui altrimenti ero priva.
Intorno ai venticinque anni mi trasferii ad Instanbul, la citt che adoro. Vivevo in
un quartiere molto vivace e vario dove ho scritto diversi dei miei romanzi. ero ad
Istanbul quando ci fu il terremoto nel '99. Quando scappai dal palazzo alle tre del
mattino, vidi qualcosa che mi fece arrestare il passo. C'era il droghiere di zona, uno
scorbutico anziano che non vendeva alcol e che non parlava con gli emarginati.
Stava seduto vicino ad un travestito che indossava una lunga parrucca nera e il
mascara le colava sulle guancie. Vidi l'uomo aprire un pacchetto di sigarette con le
mani tremanti e offrirgliene una. E questa l'immagine della notte del terremoto
nella mia mente oggi, un droghiere conservativo e un travestito che piangeva che
fumavano insieme sul marciapiede. Nel dramma di distruzione e morte le nostre
differenze mondane evaporarono, e diventammo un tutt'uno anche se solo per
poche ore. Ma ho sempre creduto che le storie abbiano un effetto simile su di noi.
Non sto dicendo che la narrativa abbia la stessa magnitudine di un terremoto. Ma
quando stiamo leggendo un bel romanzo, ci lasciamo dietro i nostri piccoli
appartamenti, e usciamo da soli nella notte e incominciamo a conoscere persone
che non avevamo mai incontrato prima e forse su cui avevamo anche dei pregiudizi.
Poco dopo, andai in un'universit femminile a Boston nel Michigan. L'ho vissuto non
tanto come un cambio di luogo ma come uno di linguaggio. Cominciai a scrivere
romanzi in inglese. Non sono un' immigrata, rifugiata o esiliata. Mi chiedono perch
faccia questo. Ma il pendolare tra linguaggi mi d la possibilit di ricreare me stessa.
Amo scrivere in turco, che per me molto poetico ed emozionale. E amo scrivere in
inglese, che per me molto matematico e celebrale. Mi sento connessa ad entrambi
i linguaggi in modi diversi. Per me, come per milioni di altre persone nel mondo
oggi, l'inglese un linguaggio acquisito. Quando impari un linguaggio tardi, ci che
accade e che tu vivi l con una continua e perpetua frustrazione. Come ultimi
arrivati vogliamo sempre dire di pi, avere delle battute migliori, dire cose miglori.
Ma finiamo col dire di meno perch c' un spazio tra la mente e la lingua. E quello
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Fuga di Mezzanotte in italiano di Alan Parker uscito nel 1978 fu un fim di notevole successo e
pluripremiato tra cui lOscar per la Sceneggiatura e la colonna sonora di Giorgio Moroder basato sulla
storia realmente accaduta dello studente universitario Billy Hayes, arrestato all'aeroporto di Istanbul per
possesso di hashish, condannato inizialmente a quattro anni di reclusione e in seguito all'ergastolo nel
carcere di Sagmacilar. La sceneggiatura di Oliver Stone fu volutamente melodrammatica e di forte presa
emotiva con scene e situazioni che allepoca fecero scalpore tanto da che in Turchia fu proiettato su un
canale privato solo nel 1992. Lo stesso Hayes in pi riprese si dissoci da precise scene e situazioni
descritte nel film che non a caso fu denunciato dal ministero turco durante la proiezione a Cannes come
anti-turco e unilaterale nella rappresentazione dei turchi. Elia Kazan, il famoso regista turco naturalizzato
statunitense di Il fronte sul porto, la valle dellEden, Un tram chiamato desiderio, Un volto nella
folla, Barriera invisibile etc) su the New York Times il 4 febbraio 1979 dichiar Midnight Express is not
only racist, its anti-human..
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spazio spaventa. Ma se riusciamo a non aver paura, anche stimolante. E questo
quello che ho scoperto a Boston, quella frustrazione era molto stimolante.
A questo punto, mia nonna, che era stata a guardarmi durante lo svolgimento della
mia vita con crescente ansiet, incominci ad includere nelle sue preghiere
quotidiane il fatto che mi sposassi al pi presto in modo da potermi sistemare una
volta per tutte. E siccome Dio la ama, mi sposai per davvero. Ma invece di
sistemarmi, andai in Arizona. E siccome mio marito ad Istanbul, ho iniziato a
muovermi tra l'Arizona e Istanbul. Due posti sulla terra che non potrebbero essere
pi diversi. Credo che una parte di me sar sempre nomade, fisicamente e
spiritualmente. Le storie mi accompagnano, tenendo insieme i frammenti delle mie
memorie, come una colla esitenziale.
Ma per quanto mi piacciano le storie, recentemente ho iniziato a pensare che
perdono la loro magia se e quando una storia vista per pi di ci che . E questo
il soggetto su cui amerei riflettere con voi. Quando il mio primo romanzo scritto in
inglese usc in America, sent un appunto interessante da un critico letterario. "Mi
piace il tuo libro", disse, "Ma vorrei che lo avessi scritto in modo diverso". Gli chiesi
che cosa volesse dire. E disse: "Beh guardalo. Ci sono cos tanti spagnoli, americani
e caratteri ispanici, ma c' solo un personaggio turco ed un uomo". Il romanzo
ambientato in un campus universitario a Boston, quindi per me era normale che ci
fossero pi personaggi internazionali che turchi. Ma compresi quello che il critico
intendeva. E compresi inoltre che avrei continuato a deluderlo. Voleva vedere la
manifestazione della mia identit. Voleva che ci fosse una donna turca nel libro
perch era quello che ero io.
Parliamo spesso di come le storie cambino il mondo. Ma dovremmo anche vedere
come il mondo dell'identit politica influenza il modo in cui le storie circolano, sono
lette e recensite. Molti autori sentono questa pressione, ma gli autori non
occidentali lo sentono maggiormente. Per una donna scrittrice proveniente da un
mondo mussulmano, come me, l'aspettativa che io scriva storie di donne
mussulmane possibilmente, storie infelici di infelici donne mussulmane.
L'aspettativa che scriva storie informative e pertinenti e che lasci la
sperimentazione e l'avanguardia ai colleghi occidentali. Ci che vissi in quella
scuola a Madrid da bambina avviene nel mondo letterario d'oggi. Gli scrittori non
sono visti come dei creativi di per s, ma come rappresentanti delle loro rispettive
culture. Alcuni autori dalla Cina, alcuni dalla Turchia, alcuni dalla Nigeria. Ci
insegnano ad avere qualcosa di veramente distintivo, se non particolare.
Lo scrittore e pendolare, James Baldwin3, rilasci un intervista del 1984 in cui gli fu
ripetutamente domandato della sua omosessualit. Quando l'intervistatore tent di
incasellarlo come scrittore gay, Baldwin si ferm e disse, "Ma non vede? Non c'
niente in me che non ci sia in tutti gli altri, e niente negli altri che non sia in me".
Quando l'identit politica cerca di etichettarci, la nostra libert all'immaginazione
che in pericolo. C' una categoria un po' ambigua, definita letteratura
multiculturale in cui tutti gli autori che non appartengono al mondo occidentale
vengono aggruppati insieme. Non mi dimenticher mai la mia prima lettura pubblica
multiculturale, in Harvard square 10 anni fa circa. Eravamo tre scrittori, uno dalle
filippine, una turca e uno indonesiano, come una barzelleta. E la ragione per cui
eravamo stati messi insieme non era perch avevamo lo stesso stile o gusto
letterario. Era per i nostri passaporti. Ci si aspetta che gli scrittori multiculturali
raccontino storie reali, non tanto quelle immagginarie. Viene attribuita una funzione
alla narrativa. In questo modo non solo gli autori stessi, ma anche i loro personaggi
diventano i rappresentanti di qualcosa di pi ampio.
James Arthur Baldwin (August 2, 1924 December 1, 1987) stato uno dei pi important scrittori,
saggisti, autori teatrali, poeti e saggista del secolo passato.
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Ma devo velocemente aggiungere che questa tendenza nel vedere in una storia pi
di una storia non proviene unicamente dall'ocidente. Viene dappertutto. E questo
l'ho vissuto in prima persona quando fui processata nel 2005 per le parole che un
mio personaggio diceva in un romanzo. Volevo scrivere un romanzo costruttivo
e multisfaccettato su una famiglia armena e una turca attraverso lo
sguardo di una donna. La mia piccola storia divenne un problema enorme quando
ci fu il processo. Alcune persone mi criticarono, altre mi lodarono per aver scritto del
conflitto turco-armeno. Ma ci furono delle occasioni in cui volevo ricordare ad ambo
le parti che si trattava di un romanzo. Era solo una storia. E quando dico "solo una
storia", non sto cercando di sminuire il mio lavoro. Voglio amare e celebrare la
letteratura per ci che , non come mezzo per un fine.
Gli scrittori hanno diritto ad avere le loro opinioni politiche, e ci sono degli ottimi
romanzi politici, ma il linguaggio della narrativa non il linguaggio della politica
quotidiana. Chekhov4 disse: "La soluzione ad un problema e il modo migliore di
porre la domanda sono due cose completamente diverse. E solo quest'ultima
responsabilit dello scrittore". L'identit politica ci divide. La narrativa unisce. L'una
interessata allo sbarazzarsi delle generalizzazioni, L'altra nelle sfumature. Una
traccia confini. L'altra riconosce le frontiere. L'identit politica costituita da solidi
mattoni. La narrativa acqua che scorre.
Durante l'impero ottomano, c'erano dei raccontastorie itineranti chiamati "meddah".
Andavano nelle sale da caff, dove raccontavano delle storie in pubblico, spesso
improvvisando. Per ogni protagonista della storia, il meddah cambiava il timbro di
voce, dandogli una personalit. Tutti potevano andare ad ascoltare, persone
comuni, persino il sultano, Mussulmani e non. Le storie attraversano i confini. Come
i racconti di Nasreddin Hodja, che furono molto popolari in tutto il medioriente, Nord
Africa, i Balcani e l'Asia. Oggi le storie continuano a trascendere i confini. Quando i
politici palestinesi e israeliani dialogano, di solito non si ascoltano. Ma un lettore
palestinese legge lo stesso un romanzo di uno scrittore ebreo, e viceversa,
connettendosi ed empatizzando con il narratore. La letteratura deve portarci al di l.
Se non ci pu portare al di l, non della buona letteratura.
I libri hanno salvato l'introversa, timida bambina che ero, una volta. Ma sono anche
cosciente del pericolo che c' nel farli diventare un feticcio. Quando il poeta e
mistico, Rumi, incontr il suo compagno spirituale, Shams di Tabriz, una delle prime
cose che Shams fece fu di gettare i libri di Rumi in acqua restando ad osservare le
parole dissolversi. I Sufi dicono: "La conoscenza che ti porta non al di l di te stesso
molto peggio dell'ignoranza". Il problema con i ghetti culturali di oggi non la
mancanza di conoscenza. Sappiamo molto su di noi, o cos crediamo. Ma la
conoscenza che ci porta non al di l di noi stessi, ci rende elitisti, distanti e
sconnessi. C' una metafora che adoro: del vivere come un compasso di disegno.
Come sapete una gamba del compasso statica, fissa in un posto. Mentre l'altra
gamba disegna un largo cerchio, muovendosi costantemente. Quello che scrivo
come il compasso. Una parte fissa a Istanbul con forti radici turche. Ma l'altra
parte viaggia per il mondo, connettendosi a culture diverse. In questo senso, mi
piace pensare che la mia scrittura sia locale e universale allo stesso tempo, da qui e
da tutte le parti.
Quelli di voi che sono stati ad Istanbul hanno probabilmente visto il palazzo Topkapi,
che fu la residenza dei sultani ottomani per oltre 400 anni. Nel palazzo, proprio al di
fuori del distretto delle concubine favorite, c' un posto chiamato il luogo
d'incontro di Djinn. Si trova fra gli edifici. Questo concetto mi intriga. Di solito non
ci fidiamo di queste zone. che stanno "fra" le cose. Le percepiamo come il dominio
di creature soprannaturali come i djinn, che sono fatti di fuoco senza fumo e sono il
simbolo dell'elusivit. Ma il mio punto forse che lo spazio elusivo ci di cui gli
4
Anton Pavlovi echov (1860-1904) scrittore, autore teatrale e medico russo. E stato tra gli inventori
del teatro contemporaneo e rappresenta un imprescindibile riferimento per il mondo letterario.
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scrittori hanno pi bisogno. Quando scrivo narrativa l'elusivit e la mutevolezza mi
stanno a cuore. Mi piace non sapere cosa accadr dieci pagine dopo. Mi piace
quando i miei personaggi mi sorprendono. Potrei scrivere su una donna mussulmana
in un romanzo. E forse sar una storia veramente gioiosa. E nel mio prossimo libro
potrei scrivere di un bel professore gay in Norvegia. Fino a che viene dai nostri
cuori, possiamo scrivere di tutto e di ogni cosa.
Audre Lorde5 una volta disse: "I padri d'occidente ci hanno insegnato a dire, 'Penso
quindi sono.'" Lei propose: "Ho dei sentimenti quindi sono libero." Penso che fosse
un fantastico cambio di paradigma. Ma nonostante ci come mai nei corsi di
scrittura creativa oggi, la prima cosa che insegnamo agli studenti di scrivere ci
che conosci? Forse questo non per niente il modo giusto di iniziare. La letteratura
d'immaginazione non necesssariamente scrivere di ci che siamo e di ci che
conosciamo o ci che la nostra identit. Dovremmo insegnare ai giovani e a noi
stessi ad espandere i nostri cuori e scrivere dei nostri sentimenti. Dovremmo uscire
dal nostro ghetto culturale e visitare quello accanto e quello dopo.
Alla fine le storie si muovono come i dervisci roteanti, che disegnano cerchio dopo
cerchio. Connettendo tutta l'umanit, non curanti dell'identit politica. E questa la
buona notizia. E mi piacerebbe concludere con un vecchio poema sufi. "Vieni, siamo
amici per una volta; rendiamo la vita facile per noi; diventiamo amanti e amati; la
terra non rester a nessuno."
Il racconto
The bastard of Istanbul il secondo romanzo scritto dalla afak in inglese, accolto
da una vasta acclamazione critica ed stato a lungo nella lista per l'Orange Prize,
divenendo il libro pi venduto in Turchia nel 2006.
E la storia di una donna di 40 anni, Zeliha Kazanci, di professione tatuatrice, che
allet di 19 anni stata violentata in casa dal fratello maggiore, Mustafa. Da questa
violenza nonostante un fallimentare tentativo daborto nacque una figlia Asya che
crebbe senza padre euducata dalle tre sorelle (Banu, Feride, Cevriye), dalla nonna
Gulsam, moglie di Levent Kazanci, che si immaginava di essere stata Ivan Il
terribile, ed alla bisnonna Petit-Ma, seconda moglie di Riza Selim Kazanci.
La sorella maggiore Banu fa la chiromante, sposata ma vive sostanzialmente
separata dal marito, ha una partecipazione in ogni dialogo familiare. Sostiene di
avere due jinn (come per tradizione uno buono signora Dolce ed uno cattivo signor
Amaro) uno per spalla che lassistono in ogni azione quotidiana, fino a permettegli
di prevedere gli eventi. La altre due sorelle sono personaggi di contorno: Feride
ipocondriaca, appassionata di geografia fisica e di catastrofi, soggetta a mutamenti
annunciati da un cambio di pettinatura; Cevriye insegnante di storia nazionale in un
liceo privato, vedova di un cugino morto in prigione ove scontava una condanna per
corruzione
Il fratello Mustafa emigr negli Stati Uniti a 18 anni dove studi ingegneria agricola
e biosistemi in Arizona. Qui conobbe una donna del Kentucky divorziata da Barsam
Tchakhmakhchian con una bimba avuta da Barsam che era il figlio della nonna
materna nel suo secondo matrimonio.
La nonna paterna di Zeliha si chiamava Shushan ed era una profuga armena della
deportazione del 1915 ad opera del governo ottomano dei Giovani Turchi. Ella, figlia
del poeta e scrittore Hovhannes Stamboulian, fu forzata alla conversione islamica
cambiando nome in Shermin 626 tanto da sposarsi giovanissima con Riza Selim
5
Audrey Lord (1934-1992) poetessa e saggista afroamericana che si autodefin black, lesbian, mother,
warrior, poet, una delle voci pi indipendenti del femminismo radicale.
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Kazanci, al quale diede Levent Kazanci, il padre di Zeliha. Riza era stato apprendista
presso la bottega del zio Levon di Shushan e per questa ragione che decide di
salvare la nipote del suo maestro sposandola.
Quando il fratello maggiore Yervant di Shushan si present alla sua porta
prospettandole lidea di fuggire, a fronte del pronunciamento di Levent della parola
padre in turco e della parola madre in armeno decise di abbandonare il tetto
coniugale e Levent per gli USA. Una volta trasferitasi negli USA Shushan si rispos
con un armeno Tchakhmakhchian con il quale gener un figlio maschio Barsam che
successivamente si spos con Rose dalla quale nacque una figlia: Armanoush. La
ragione del divorzio tra Barsam e Rose che a causa della nascita la presenza
assillante della famiglia del marito divenne intollerabile anche per la ferrea volont
di Shushan di fornire alla nipote uneducazione armena.
Armanoush alla ricerca della verit sulle sue orgini armene decide di partire
allinsaputa dei genitori e delle rispettive famiglie per Istanbul sfruttando la famiglia
di Mustafa, che lei non immagina essere la stessa famiglia turca del primo
matrimonio della nonna.
Ad Istanbul avviene lincontro tra le due inconsapevoli cugine da parte di nonna
materna. La morte di Shushan provoca il ritorno di Mustafa con Rose ad Istanbul per
riportare Armanoush a casa. Sar loccasione per la vendetta di Zeliha che uccider
il fratello mediante cianuro da parte con la complicit di Banu, lunica che in
famiglia era riuscita a scoprire la verit su Asya. In questo contesto Armanoush
scoprir che la popolazione armena rimasta in Turchia integrata a pieno nella vita
quotidiana tanto che la madre di Asya la donna di un armeno.
Lintreccio tra i gruppi familiari reso palese attraverso il racconto immaginario
fatto dal jinn malvagio alla sorella maggiore di Zeliha Banu ma preceduto da diversi
richiami fatti e dal racconto di Armanoush delle motivazioni del suo viaggio. A prova
di questa storia c un gioiello in possesso a Petit-ma: una melagrana doro con i
semi fatti di rubini.
La vicenda ad una verifica storica si colloca nel 2005 facendo riferimento alla serie
The Apprentice6. La rete familiare descritta nel seguente schema:
In Italia la serie ha Flavio Briatore come imprenditore ed stata trasmessa la prima stagione nel 2012.
In Turchia la serie fu trasmessa dal Kanal D con limprenditore Tuncay zilhan patron dellAnadolu Group
con interessi dalla finanza alle bevande analcoliche e presidente della squadra di baseball Anadolu Efes
Spor Kulb
Il caso giudiziario
Il romanzo, in turco Baba Ve Pi suscit polemiche in Turchia, portando lautrice a
essere accusata di attacco allidentit turca in base allart. 301 del Codice penale
turco7.. per aver denigrato lidentit nazionale turca: la frase incriminata Im the
grandson of a family whose children where massacrated by the Turkish butchers [la
versione italiana a pag 67]. La Shafak rispose cosi al procuratore Mustafa Erol Far
from wanting to insult Turkish identity, I wanted, on the contrary, to contribute to
the creation of a peaceful climate between Armenians and Turks [lungi dal voler
insultare lidentit turca, al contrario contribuire alla creazione di un clima di
pacificazione tra Armeni e Turchi]. Linchiesta stata infine archiviata il 21
settembre 2006. Sulla vicenda la afak dichiar il modo in cui [i nazionalisti] stanno
cercando di penetrare il dominio dellarte e della letteratura abbastanza nuovo e
del tutto sconvolgente
7 Il premio Nobel Orhar Pamuk fu processato per aver dichiarato ad un quotidiano
svizzero che un milione di Armeni e 3000 curdi furono uccisi in queste terre.
Laccusa fu ritirata il 22 gennaio 2006 non costiutendo pi reato per il nuovo codice.
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La forma
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Il testo sostanzialmente scontato, ridondante, noioso per la ragione che non una
vicenda letteraria ma la descrizione di una serie di eventi volti a catturare
lattenzione del lettore agendo sulle proprie emotivit e sensibilit umane pi
conformi ai principi dei diritti universali delluomo (e della donna), nel quale si
inserisce la retorica (in senso letterale) della lotta per leliminazione di tutti gli
elementi discriminatori nei confronti della donna da parte di societ patriarcali.
Per capire il senso estetico letterario della critica si legga questo brano nel quale il
nobel Marquez descrive in autentiche pennellate il rapporto tra padre, madre e
figlia, fornendo una notevole quantit dinformazioni che lascia al lettore la capacit
di immaginare ed aggiungere gli elementi a corredo della descrizione
Riscoprire la figlia gli restitu la vecchia giovialit e il piacere di stare con lei lo
andava scostando a poco a poco dalla dissipazione. Meme sbocciava in unet
fruttifera. Non era bella, come non lo fu mai Amaranta, ma in cambio era simpatica,
semplice, e aveva la virt di piacere fin dal primo momento. Aveva uno spirito
moderno che offendenva lantiquata sobriet e la mal dissimulata spilorceria
viscerale di Fernando che in cambio Aureliano Secondo godeva un mondo a
favorire8.
Si consideri invece il capitolo 6 Pistacchi, dove Shafak descrive Armanoush nella
propria relazione con la famiglia paterna e il suo profilo caratteriale. La banalit
descrittiva del rapporto con il padre a pag 110 e nella descrizione dei piatti creativi
nelle pagine 124 e 125. La ridondanza si trova a pag 112 nella lista dei libri che
legge Armanoush, nelle pagine 117-122 nellattesa del suo appuntamento a cena
con il giovane timidamente innamorato di lei. Ma sicuramente il momento meno
letterario nel riportate un ipotetico test per misurare il grado di armenit del
quale non si capisce nulla se non il fatto che si vuole ridimensionare unidentit
culturale nella societ post-ideologica. Ma la modalit al limite delloffensivo dato
che la scrittrice non armena, e quindi non scherza sulla propria identit. Un libro a
detta dellautrice definito come un occasione di riconciliazione avrebbe dovuto
contenere un corrispettivo sulla turchit, cosa che talaltro Shafak spesso
destruttura nelle sue dichiarazioni pubbliche. Il contenuto letterario diventa
marginale e, stante la traduzione, non particolarmente ricco dal profilo linguistico.
12
opinioni diverse in merito allordine in cui nascono i personaggi e lambiente. Alcuni
scrittori sostengono che la storia abbia origine da un contesto allinterno del quale
debbano essere dipinti e narrati i personaggi, altri scrittori invece sostengono che
viceversa i personaggi con le loro peculiarit e caratteristiche comporranno e
sveleranno lo sfondo e lambiente in cui essi stessi si muoveranno. Gi Aristotele
aveva affrontato la questione dando priorit all ambiente e affermando che i
personaggi non svolgono lazione scenica per riprodurre i caratteri, ma attraverso le
azioni essi assumono i caratteri. Inoltre, senza azione non sussiste tragedia, ma
pu sussistere senza caratteri. I personaggi inoltre rappresentano un vero veicolo
liberatore di creativit: essi vengono concepiti, modificati, caratterizzati e
rimangono allinterno della mente dello scrittore fino a quando non sono veramente
reali e pronti per essere inseriti e calati nella storia. Di essi, poi, vengono dipinti,
attraverso una mirata distribuzione di dettagli durante tutto il racconto, i tratti fisici,
psicologici e caratteriali che vanno a comporre e a svelare la loro personalit.
Spazi e luoghi: delimitano lhabitat allinterno del quale si muovono i personaggi e
si sviluppa la trama; possono essere reali o di fantasia, ricchi di dettagli e con
riferimenti a luoghi e paesi ben precisi oppure pi generici e meno particolareggiati.
La scelta di fornire o omettere questi elementi risponde allintento dello scrittore di
creare le condizioni perch il lettore si immedesimi nella storia stessa oppure la
completi con elementi tratti dalla propria soggettivit.
Conflittualit/tensione: un elemento determinante per catturare lattenzione
del lettore ed sempre stata una fonte preziosa di interesse che ha nutrito tutta la
letteratura. Spesso il conflitto non solamente uno, ma la storia si arricchisce di
intensit con lintroduzione di nuovi elementi conflittuali che si vanno a sovrapporre
e a intrecciare a quello di partenza. La bravura dello scrittore consiste nel riuscire a
moderare la durata, lintensit e la frequenza degli eventi tensivi allo scopo di
coinvolgere il lettore con un adeguato livello di attenzione e interesse tale da
proseguire nella lettura.
Suspense e sorpresa: il modo in cui lo scrittore riesce ad organizzare la storia
alimentando ad arte le situazioni con colpi di scena o momenti che tengono il lettore
con il fiato sospeso, oppure lo sorprendono con eventi impossibili da immaginare
fino alla riga precedente. Nello specifico, la suspense si realizza quando il lettore a
conoscenza che molto vicino nel racconto capiter qualcosa di negativo ad uno o
pi personaggi, i quali molto spesso ignorano la possibilit che ci avvenga; la
sorpresa, invece, laccadimento di un fatto positivo o negativo ma non
immaginabile fino a quel punto n da parte del lettore, n da parte del personaggio
che viene coinvolto.
Trama: lelemento che costituisce la struttura portante del tessuto narrativo e
pu essere suddivisa nelle seguenti fasi: apertura e ambientazione, susseguirsi
della vicenda, apice dell intreccio e conclusione. Nella fase iniziale vengono forniti
gli elementi necessari per potersi orientare e allo stesso tempo una parte di
elementi misteriosi per stimolare la curiosit del lettore; con il susseguirsi della
storia e il conseguente sviluppo si arriva alla fase cruciale e centrale che costituita
dalla fabula, cio dalla vicenda raccontata secondo un ordine temporale e
dallintreccio cio dal susseguirsi vero e proprio dei fatti e degli eventi. Lapice della
vicenda il momento determinante in cui lattenzione e la curiosit del lettore
raggiunge il livello pi intenso che lo porter, attraverso una calibrata modulazione
di vari momenti, alla conclusione o soluzione della vicenda narrata.
Tempo della narrazione: in genere il tempo narrato non coincide con il tempo
reale e spesso proprio per esigenze temporali lautore pu scegliere di accelerarlo o
di rallentarlo; in entrambi i casi inoltre si pu scegliere di non raccontare tutti i
passaggi ma di lasciare parte di essi alla fantasia o alla deduzione del lettore. I fatti
che non vengono narrati si chiamano ellissi mentre quelli che vengono dedotti si
chiamano inferenze.
Show, don't tell (Mostra, non raccontare) un'espressione di tecnica narrativa di
derivazione anglosassone. Viene utilizzata come raccomandazione per gli scrittori
che fanno un uso eccessivo di spiegazioni e commenti a discapito dell'azione e dei
dialoghi. Se lo scrittore usa azione e dialoghi per rivelare un personaggio, la trama
dovrebbe risultare pi interessante al lettore. Quest'ultimo dovrebbe sentire di
13
vedere la scena schiudersi di fronte a s e, in conseguenza di ci, giungere a una
propria interpretazione senza interferenze da parte dell'autore.
Giannizzeri
I giannizzeri (Yenieri in turco, nuova milizia] detti anche Beuluk) era il cuore
dellesercito ottomano. Essi comprendevano la fanteria che formava la guardia
personale e dei beni del sultano ottomano. Il corpo, nato per fornire una forza
stabile al sultano che sostituisse le antiche truppe tribali, ebbe origine nel XIV
secolo, per essere annientato dal Sultano Mahmud II nel 1826, dopo essere divenuto
elemento di seria perturbazione per l'ordine dell'impero. I giannizzeri erano arrivati
infatti a minacciare la stessa designazione del sultano (in particolare all'indomani
della destituzione di Selim III). Il corpo dei giannizzeri fu costituito allinizio di schiavi
cristiani, di reclute del devscirme9, il sistema di reclutamento forzoso applicato e di
prigionieri cristiani rinnegati. Il modello organizzativo fu levoluzione di quanto fu
fatto dal Califfo Motassem, terzo figlio di Harun El Rascid, acquistando nel Turkestan
un gran numero di schiavi per formare un corpo scelto a guardia della sua residenza
di Samara e dal Sultano Negi Eddin formando un esercito di cavalieri, i Mamelucchi,
costituito da schiavi acquistati in Circassia. Essi erano addestrati e disciplinati con
sistemi assimilabili a quelli usati per i galli da combattimento, tanto da risultare una
forza militare impareggiabile.
Allinizio della sua costituzione essi ammontavano a 2.000 unit
fino a raggiungere il massimo di 12.000 al tempo di Solimano il
Magnifico. Essi ebbero il merito la mattina del 29 maggio 1453 di
infrangere le difese delle mura di Costantinopoli ed entrare per
primi nella capitale cristiana. Da vero terrore della Cristianit,
verso la fine del XVII secolo i giannizzeri erano divenuti 100.000
nei cui ranghi la maggioranza erano Turchi o uomini dorigine
islamica, costiutendo una vera e propria burocrazia aggiuntiva
allorganizzazione amministrativa dello Stato, priva di una
disciplina ma che abusava della propria forza per ottenere
privilegi e prebende. Di fatto si era trasformata nella guardia
pretoriana del Gran Vizir fintanto da deporre e condannare a morte lo stesso
Sultano.
Gulyabani
In Azerbaijani Qulyabani ed in Persian:Ghoul-e-biabani: Monster of desert, E un
folletto o un demone assimilabile
alluomo nero. E' uno spirito malvagio
abitante deserti e cimiteri, rappresentato
gigantesco nelle dimensioni con la barba
lunga e un bastone da passeggio;
terrorizza
i
viandanti
nella
notte
riconoscibile
anche
per
lodore
nauseabondo. Ama cavalcare cavalli. Pu
essere asservito alluomo se con un ago
si
perfora
il
collo.
Appartiene
allimmaginario turco anche se la sua
origine in realt preturca appartenendo
allo sciamanesimo.
9
Il devscirme (dal sostantivo verbale turco "devir" che significa "raccolta") si svolgeva nella seguente
modalit. Gli incaricati del sultano obbligavano le comunit cristiane che vivevano nelle campagne a
cedere i loro figli pi robusti tra l'et dei 6 e 9 anni per addestrarli alla vita militare come giannizzeri o a
quella amministrativa di corte. Si preferirono le aree albanesi, bosniache e bulgare, ma in seguito il
devirme fu applicato anche alla Grecia e all'Ungheria. I coscritti, tuttavia, erano essenzialmente
albanesi. Ogni quattro anni gli inviati del sultano percorrevano i villaggi balcanici e catturavano un quinto
dei bambini cristiani dai sei ai nove anni, inizialmente scegliendoli a caso, poi selezionando con cura i pi
robusti. Questo arruolamento forzato fu abolito solo nel 1676. Per tutta la sua durata la devscirme venne
ricordata come un vero e proprio flagello per i cristiani dei Balcani: infatti, allavvicinarsi della data in cui i
bambini avrebbero dovuto essere selezionati, molti cristiani fuggivano nelle montagne dove si davano
alla macchia con i loro bambini.
14
Nelle regioni occidental dellAzerbaijan, Gulyabani spesso identificato con uno
spirito malvagio dellacqua, Ardov. Essa divenuta un icona dellhorror grazie ad un
film Gulyabani del regista Orun Benli, classico B-movie girato in 15 giorni di cui si
riporta la locandina.
Melagrana
tratto da The archive for research in archetypal symbolism 2011 Il libro dei simboli
riflessioni sulle immagini archetipiche a cura di Ami Ronnberg TASCHEN pag 176
Secondo un mito frigio (regione montuosa della Turchia Asiatica posta tra Pisidia e
Bitinia con capitale Usak), da un fallo di pietra fecondato fu generato un
ermafrodito, Agdistis, che, castrato dagli dei, divenne la dea Cibele (Danilou, 90);
dal sangue dellevirazione nacque il primo melograno. Insieme ai fichi e alle mele, la
melagrana associato allaldil ed ai misteri della morte, del concepimento e della
rinascita della vegetazione, personificati da giovani fanciulle e faciulli divini. () I
semi e la polpa sanguigna erano emblematici delleterno rinnovarsi della vita nel
mondo, cui potevano prendere parte anche gli iniziati.
La melagrana era sacra ad Ade che rap Persefone, la figlia della dea del grano
Demetra, per portarla nella terra dei Morti. Quando Demetra, distrutta dal dolore,
ritir il grano dalla Terra, Zeus si adoper affinch Persefone tornasse alla madre.
Ma Ade diede alla fanciullaun dolcissimo seme di melagrana, che la costrinse a
trascorrere un terzo dellanno con lui come sua sposa e Regina dei morti (Kernyi,
133). Difatti la melagrana era uno dei simboli dei misteri eleusini, utilizzato per
onorare le due divinit femminili come fonte e rigenerazione della vita. E la
ritroviamo anche nelle feste fallico dionisiache delle Aloe e delle Temesforie
(principali feste demetriache). In particolare la melagrana sottintende, livello
psicologico, le profondit amare e le forze maestose dellinconscio in cui ci si
imbatte accogliendo i fecondi e solenni semi del S.
Danilou A. The Phallus: sacred symbol of the male creative power, Rochester VT
1995
Kernyi K. Eleusis, NY 1967
Lingua turca
La lingua turca (nome nativo Trke o Trk dili, Trkiye Trkesi) una lingua altaica
appartenente al ceppo oghuz delle lingue turche, che considerata essere parte
dell'ancora pi disputata famiglia linguistica Uralo-Altaica. Una delle caratteristiche
del turco l'armonia vocalica.
Il turco, come il finlandese e l'ungherese, una lingua agglutinante. noto che
possieda moltissimi suffissi e pochi prefissi. La sintassi della frase Soggetto
Oggetto Verbo come nel giapponese e nel latino. La grammatica turca sistematica
ed ha un unico sostantivo irregolare su (acqua) ed un unico verbo irregolare, essere,
che difetta della forma infinitiva (come anche delle forme indipendenti, si supplisce
con il verbo olmak).
Dopo l'assunzione dell'Islam come religione ufficiale degli Ottomani, la lingua turca
acquis un vasto numero di prestiti dall'arabo e dal persiano. La letteratura turca,
durante il periodo ottomano, specialmente la poesia Diwan, fu fortemente
influenzata da forme persiane, con l'adozione dei metri della poesia persiana e
infine con l'apporto di un gran numero di parole persiane in turco. Negli oltre
seicento anni dell'impero ottomano, la lingua letteraria e ufficiale fu una miscela di
turco, persiano e arabo, che differiva considerevolmente dal turco parlato dell'epoca
e che viene oggi denominata turco ottomano. Dopo l'instaurazione della Repubblica,
nel 1923 fu istituita un'associazione per la lingua turca (Trk Dil Kurumu, TDK) da
parte di Mustafa Kemal Atatrk, allo scopo di condurre ricerche sul turco.
Uno dei compiti della neonata associazione fu quella di rimpiazzare i prestiti di
origine araba e persiana con equivalenti turchi. La riforma linguistica costitu una
parte delle pi ampie riforme culturali in corso all'epoca (che erano a loro volta una
parte della pi vasta struttura delle riforme di Atatrk) e inclusero l'abolizione
dell'alfabeto arabo a favore del nuovo alfabeto turco derivato da quello latino, che
15
ha molto contribuito ad aumentare il tasso di alfabetizzazione popolare. Vietando
l'uso dei prestiti nella stampa, l'associazione riusc a rimuovere centinaia di parole
arabe dalla lingua. Bench la maggior parte delle parole introdotte dal TDK fossero
nuove, esso sugger pure di riutilizzare antichi termini turchi non pi in uso da
secoli.
I giovani e gli anziani, in Turchia, tendono a esprimersi con un vocabolario differente
a causa di questo repentino cambiamento. Mentre i nati prima degli anni quaranta
ricorrono ai vecchi termini di origine araba, i pi giovani preferiscono le nuove
espressioni. Alcuni neologismi non sono usati altrettanto spesso dei loro vecchi
equivalenti, o non sono riusciti a riprodurne esattamente il significato. Il dibattito su
vecchio e nuovo nella lingua turca ha anche un significato politico, mentre d'altro
canto i settori pi religiosi della popolazione tendono a far uso di parole arcaiche sia
nella stampa sia nella lingua quotidiana. Di conseguenza, il diverso uso del turco
indicativo dell'adozione o della resistenza alle riforme di Atatrk, avvenute ormai
pi di settant'anni fa. Gli ultimi decenni hanno visto da parte del TDK una continua
opera di creazione di nuove parole turche per rappresentare concetti e tecnologie
moderne, che tendono a entrare nella lingua come prestiti (principalmente inglesi),
ma l'associazione viene talora criticata per il conio di parole che suonano artificiose
e "inventate".
Comunque, molte delle parole introdotte dal TDK convivono con gli originali. I vari
sinonimi - provenienti dal turco antico o introdotti dall'associazione, di origine araba
o persiana, o talora provenienti da altre lingue europee come il francese - sono usati
per esprimere significati leggermente diversi, specie allorch si parla di cose
astratte. grossomodo ci che avviene con l'uso delle parole germaniche e di
origine romanza in inglese. Fra le parole sostituite c' la terminologia geometrica, i
punti cardinali, i nomi di alcuni mesi e molti sostantivi e aggettivi. Molte nuove
parole sono state tratte da antiche radici verbali.
Dolma e Sarma
La parola dolma deriva dal verbo turco dolmak (riempire) e significa cosa
ripiena. Dolma un piatto molto importante della cucina turca e pu essere
mangiato come meze (antipasto) o come portata principale. Esso consiste in
verdura ripiena di riso (ma pu anche contenere carne) e viene solitamente servito
caldo, con yogurt e varie spezie (origano, peperoncino, ecc). Qualsiasi verdura pu
essere farcita ma le pi utilizzate sono: peperone verde, zucchina, melanzana,
16
pomodoro e fiore di zucca. Molto comuni (e vendute anche per strada) sono le cozze
ripiene di riso.
Un particolare tipo di "dolma" costituito da sarma, cio
foglie di vite o di cavolo (bianco o nero) arrotolate e
ripiene di riso.
melanzana
(turco
patlcan ) un ingrediente
particolarmente importante per
la cucina turca. Viene farcita di carne
macinata per preparare karnyark.
Kebab
Una delle specialit turche pi conosciute al mondo sicuramente il kebab ("kebap"
in turco). Ne esistono infinite varianti, ma quella pi diffusa sicuramente il dner
kebab (kebab che gira), con riferimento allo spiedo verticale nel quale la carne
viene infilzata e fatta abbrustolire, facendola roteare sull'asse del girarrosto. La
carne pu essere di agnello, manzo o pollo e, una volta cotta, pu essere inserita in
pane, durum (pane arabo) o servita direttamente su un piatto e accompagnata da
yogurt, salsa di pomodoro e burro fuso ("skender kebab").
Sublime porta
Traduzione del termine turco composto con parole arabe in costruzione persiana
bb-i l, lAlta Porta, che designava il governo dellimpero ottomano. Luso dei
sovrani e dei ministri orientali di esercitare sulla porta della tenda o del palazzo il
loro ufficio di giudici e regolatori degli affari pubblici spiega la denominazione bb
(in turco qap) porta data alle loro residenze o uffici. Cos va intesa anche la
denominazione der-i sedet porta della felicit (der in persiano porta, sedet in
arabo felicit) con cui era designata Costantinopoli nelluso letterario ed ufficiale.
Porte erano chiamate anche i vari reaprti esterni ed interni del palazzo dei sultani
17
ottomani. Inoltre si distinguevano una porta del Gran Visir (vezr-i azam qaps)
una porta dellAgha dei Giannizzeri. Essa divenne sotto Mahmd II il Ministero della
Guerra, invece si mantenne luso di chiamare bb-i l lufficio del gran visir, dal
quale dipendevano il res ul-kuttb, poi ministro degli Esteri, e altri funzionari,che
dirigevano gli affari del governo specialmente nelle relazioni con lestero. Luso di
chiamare Sublime Porta o semplicemente Porta il governo Ottomano fu
adoperato nelle cancellerie europee fino alla sua caduta e allbolizione del sultanato
(1 novembre 1922).
Sufismo (Tasawwuf)
Da osservare altre due interpretazioni: una legata alla famosa Gente della panca ossia i primi seguaci
di Maometto, laltra alla parola greca sofia, indicante la saggezza
11 La blasfemia sta nel fatto che alHaqq uno dei 99 nomi di Dio.
12 La suggestiva ipotesi di Miguel Asin Palacios formulate negli anni 20 del secolo scorso di una diretta
presa di Dante dagli scritti di Ibn 'Arabi da escludere.
18
Nelle confraternite due sono le riunioni settimanali svolte nelle abbazie sufi: una
volta a fornire istruzioni a carattere esoterico sul modello di lezione universitario;
laltra dhikr13 (rammemorazione), durante la quale il sufi va in estasi e diletta le
proprie sensazioni al fine di un pieno congiungimento con il divino. Il dhikr pu
essere individuale o collettivo.
Il dhikr giunto alla ribalta del pubblico mondiale anche grazie ad una accorta politica
di promozione turistica quello collettivo consistente in musica, canto e danza, che
nella forma collettiva chiamata lZohd (lascesi).
Shafak ha incentrato la sua attenzione sulla confraternita Mevlevi nota come i
dervisci roteanti. Essa fu fondata da Jall ad-Dn Muhammad Rm (in persiano
Balkh) (1207-1273), il pi grande poeta sufi, ed ha sede a Konya in Turchia. La
notoriret deriva dal dhikr particolare detto Sem, da loro svolto: dopo un concerto
misistico, i semazen ossia gli appartenenti alla confraternita, vestiti di bianco, si
mettono a roteare emblematicamente attorno a un polo centrale, intercalando la
danza con varie battute darresto.
Lingua armena
E una lingua indoeuropea parlata fin dal VI a.C. da popolazioni stabilite nella zona
montuosa che si estende fra la Mesopotamia, le vallate meridionali del Caucaso e la
costa sud-orientale del Mar Nero. Gli armeno usano il termine Hay plurale Haykh dal
nome del loro eroe eponimo Hayk, il leggendario patriarca e fondatore della
nazione Armena, la cui vicenda fu narrata nellopera Storia dellArmenia attibuita
allo storico armeno Moses di Chorene (410 to 490). Leroe vicino il lago di Van l'11
agosto del 2492 a.C., nella battaglia di Hayoc Dzor, uccise Nimrod di Babilonia,
divinizzato come il Dio Titano. Non esistendo idiomi ad essa strettamente
imparentati, l'unica lingua appartenente all'omonimo ramo della famiglia
indoeuropea. Alcuni studiosi ritengono che l'armeno sia molto simile alla lingua
frigia, attualmente estinta. stata anche suggerita una somiglianza con il tocario.
Tra le lingua moderne, il greco considerato la lingua pi prossima all'armeno, il
quale, inoltre, contiene molti prestiti dal persiano (che, a sua volta, appartiene alla
famiglia indoeuropea). Mentre gran parte delle radici sono ancora indoeuropee, la
fonologia stata influenzata dalle vicine lingue caucasiche, delle quali l'armeno ha
adottato la distinzione tra consonanti sorde, sonore, occlusive e fricative eiettive. La
struttura morfologica dell'armeno corrisponde con quella delle altre lingue
indoeuropee, ma condivide alcuni fonemi distintivi e caratteristiche della
grammatica con altre lingue della zona caucasica. L'armeno ricco di combinazioni
di consonanti. La lingua considerata estremamente versatile ed adattabile tale da
suscitare interesse ed ammirazione in letterati quali Lord Byron. In armeno padre si
dice hayr mentre madre si dice mayr.
13
Nella sura 24 la luce lNr si fonda la pratca Sufi 36. In case che Dio ha permesso dinnalzare e in
cui il suo nome invocato lo glorificano mattina e pomeriggio37. genti che n affare n commercio
distraggano dalla rammemorazione (dhikr) di Dio, dalla preghiera dalla zakt, e che temono il Giorno in
cui i cuori e gli sguardi saranno sconvolti.
38. Dio li ricompensi nel migliore dei modi per ci che hanno fatto e vi aggiunga la Sua Grazia. Dio
elargisce senza misura a chi Egli vuole
19
La tragedia Armena
Di seguito si fornisce una documentazione storica tratta da diversi testi che
inquadrano la storia del massacro degli Armeni a partire dalla fine del XIX secolo. Si
osserver la vicenda storica tuttaltro che chiusa nella sua dimensione storicopolitica e che anche in questo caso la strumentalizzazione per altri fini parte
integrante del tortuoso percorso di ricerca di capire come andarono effettivamente
le cose. Mi limito a ricordare che nella prima edizione del 1929 dellEnciclopedia
Italiana nota come Treccani il massacro (chia degli Armeni durante la Prima Guerra
Mondiale era dato per fatto appurato a tutti i livelli con la diretta responsabilit del
governo ottomano dellepoca. Il fatto non era quindi in alcuna maniera sconosciuto
allopinione pubblica, ci che invece ancora oggetto di dibattito pubblico quanto
questo massacro perpetrato sia assimilabile ad un genocidio ossia ad un operazione
politica pianificata di sterminio di massa di una popolazione che di fatto il filo
conduttore del romanzo della Shafak
20
unArmenia indipendente avrebbe presto coinvolto anche i suoi sudditi armeni, e
che ci le avrebbe fatto perdere il Caucaso. Essa quindi prefer fomentare il
malcontento dei sudditi armeni indebolendo lo Stato Ottomano. LInghilterra e la
Francia non avevano la volont o la possibilit dintervenire per cacciare i milioni di
musulmani, i quali avrebbero dovuto essere trasferiti qualora questo Stato ipotetico
fosse stato creato. I nazionalisti armeni cercarono quindi di costringere le grandi
potenze ad intervenire in vista di questa eventualit, dando inizio ad azioni di
terrorismo contro il governo ottomano e la popolazione musulmana che avrebbe
portato a massacri di rappresaglia, mentre nello stesso tempo lardore popolare
europeo, nutrito dallo stesso genere di stampa che aveva fatto divampare la
campagna sugli orrori bulgari14 , avrebbe infine portato allesito desiderato.
Le associazioni rivoluzionarie armene sorsero di l a poco nellimpero e fuori di esso,
mandando armi e munizioni e fomentando il terrorismo dovunque fosse possibile,
facendo strage di villaggi musulmani, attaccando gli esattori delle imposte
ottomani, i postini e i giudici, aprendo una lunga serie di massacri. Tuttavia il
governo ottomano ag rapidamente ed efficaciamente per mantenere lordine e
tenere a bada i terroristi, per cui i desiderati massacri di rappresaglia non
avvennero. Per il fallimento dei rivoluzionari armeni allinterno dellImpero,
passarono in primo piano quelli che si trovavano allestero. Due gruppi dominavano
il movimento, Organizzazione della campana (Hunak) composta da studenti
armeni esuli in Francia e in Svizzera, fondata nel 1886, e la Federazione Armena
Rivoluzionaria (Danak), fondata in Russia nel 1890. Nei tre anni successivi fu il
primo gruppo a farsi promotore del terrorismo nellImpero ottomano, mentre
lattegiamento del governo del sultano, non potendo pi reprimere a lungo le
rappresaglie musulmane, diede luogo a massacri e rappresaglie. Fu poi la volta del
Danak, con analoghi risultati (1893-96). Attacchi diretti al sultano, alla Banca
Ottomana e alla stessa Sublime Porta (1896), aumentarono la tensione fra le
comunit etnico-religiose. I nomadi curdi e turcomanni dellAnatolia orientale, che
avevano vissuto a lungo attaccando gli agricoltori musulmani e non musulmani,
aizzati ora dagli attacchi terroristici, parteciparono pure alle atrocit. In Europa, la
stampa e lopinione pubblica chiesero che si intervenisse. Ma i loro governi non
volevano essere spinti a fare nientaltro che esercitare pressioni su Abdlhamd
affinch attuasse nuove riforme territoriali, istituisse forze di polizia pi valide,
sistemi fiscali pi equi, il che in sostanza era ci che egli stava tentando di fare. In
mancanza di appoggi importanti dallestero, dopo il 1896 i gruppi terroristici armeni
infine si sciolsero per discordie interne. Dimenticati il terrorismo e le altre
provocazioni, i rapporti tra musulmani e armeni ritornarono alla normalit, gli
ufficiali
armeni
furono
nuovamente
collocati
nelle
sfere
pi
alte
dellamministrazione, gli artigiani e gli agricoltori armeni ritornarono a lavorare a
fianco dei loro fratelli musulmani. Larmonia sociale che il sistema delle millet
(comunit) aveva cos a lungo mantenuto fu ristabilita e duro finch non fu
sconvolta dlla nuova catastrofe della prima guerra mondiale.
Pp 577-579
Enver Bey15 sperava di riottenere del territorio ottomano nei Balcani e di soddisfare
le sue ambizioni panturche nel Caucaso e in Asia centrale. Ma come doveva
avvenire durante tutta la guerra, gli interessi tedeschi prevalsero. La Grecia rimase
neutrale, mentre la Bulgaria si un alle potenze centrali. La Germania perci
14
Nel maggio 1876 scoppia una rivolta capitanata dai figli colti dei ricchi mercanti e degli agricoltori
bulgari istruiti allestero e incoraggiati da Russia e Serbia. Migliaia di contadini bulgari furono massacrati.
A questi massacri si unirono i profughi tatari, scampati alla repressione russa nelle terre a nord del mar
Nero, ed insediatesi ventanni prima, per vendicarsi dei loro vicini cristiani. La stampa e alcuni politici
europei tra cui William Ewart Gladstone diedero un ampia risonanza agli avvenimenti coniando il termine
orrori bulgari, ignorando che in realta erano in atto reazioni di pari intensit da parte dei confratelli
bulgari e che le autorit ottomane puntavano disperatamente a ripristinare lordine. Il governo Disraeli
(1874-1880) fu costretto ad aabbandonare lappoggio alla Sublime Porta.
15 Ndt Enver Bey o Pasci (1881 1922) fu uno dei capi del CUP ed ebbe una parte integrante nella
rivoluzione dei Giovani Turchi. Diresse con Talat Pasci e Geml Pasci le sorti dellimpero.Si schier fin
dal principio per lalleanza con la Germania tanto da convincere il governo a scendere in guerra a fianco
dellImpero Tedesco. Mor assassinato secondo alcuni per mano di un armeno combattendo contro i
bolscevici
21
incoraggio Enver ad avanzare verso est, cosicch i due alleati balcanici non
avrebbero litigato, almeno mentre la guerra era in pieno svolgimento. Enver Bey
capeggio immediatamente una rapida spedizione nel Caucaso, spingendosi oltre il
confine il 1 novembre 1914, ma pur ottenendo dei successi iniziali, il suo esercito fu
sconfitto e distrutto da una controffensiva nemica (gennaio 1915), aprendo la via ad
una avanzata russa in Anatolia con laiuto armeno.
Il popolino armeno che viveva nelle lontane regioni dellanaltolia nord-orientale, era
stato incitato alla rivolta contro il sultano fin dal 1878, e le scorrerie armene contro
le linee dapprovigionamento di Enver Bey avevano contribuito al disastro iniziale.
Enver Bey tent di procurarsi delle promesse daiuto dai capi armeni locali, ma
quando essi diedero grande importanza soltanto alla neutralit, ed altri fuggirono in
Russia dove si misero apertamente ad aiutare lo zar, egli rispose dando lordine di
evacuare lintera popolazione armena dalle province di Van, Bitlis e Erzurum, per
trasferirla dal luogo del conflitto a degli accampamenti in Siria, e di confiscare e
custodire le loro case e propriet, finch la fine della guerra avrebbe reso possibile il
loro ritorno. Le deportazioni iniziarono alla met del maggio 1915, e lesercito comp
strenui sforzi per proteggere i deportati dalle stesse bande di predoni nomadi
turcomanni e kurdi che avevano a lungo turbato la popolazione sedentaria, sia
musulmana che non. In questo modo vennero deportati circa 400.000 armeno.
Alcuni dovettero in realt soffrire, sia a causa di una marcia forzata attraverso un
terreno accidentato, sia per gli attacchi dei nomadi, mentre altri si allontanarono e
fuggirono attraverso lAnatolia orientale in Armenia, ancora sotto il dominio russo.
Nellaprile 1915, proprio prima che fossero dati gli ordini per la deportazione, i
Danak organizzarono dallArmenia una rivolta nella citt di Van, i cui 33.789
abitanti armeni comprendevano il 42,3% della popolazione, essendo pi vicini a
costituire una maggioranza armena che in qualsiasi altra citt dellimpero. I capi
locali cercarono di frenare i loro seguaci, ma con lincitamento degli agenti russi i
musulmani del luogo furono trucidati, mentre alcuni scapparono, e venne
proclamata la Repubblica Armena. Pi tardi venne affermato che le deportazioni
ottomane darmeni erano avvenute in reazione a questo massacro, ma se mai fu
vero il contrario. Dalla met di luglio ben 250.000 armeni, comprese le migliaia di
uomini che erano fuggiti dalle carovane delle deportazioni, si ammassarono a Van,
che aveva in precedenza sfamto non pi di 50.000 persone. Alla fine dello stesso
mese i rinforzi ottomani procedettero con la forza ad una deportazione generale, in
condizioni molto difficili, e la maggior parte dei profughi armeni ritorno in Armenia
senza correre rischi. Durante e dopo la guerra, la propaganda alleata afferm che
ben 2 milioni di armeni erano stati massacrati nel 1915 e durante il resto della
guerra. Ma di fatto nel 1914 vi erano nellImpero ottomano al massimo 1.250.000
armeni. Di questi, mezzo milione raggiunse sano e salvo il Caucaso, circa 400.000 si
stabilirono in Siria e in palestina in seguito alle deportazioni, o di iniziativa, 200.000
immigrarono in Europa e negli Stati Uniti, e ne rimasero circa 200.000 che morirono,
non in seguito ai massacri provocati dagli ottomani, ma piuttosto, per le stesse
condizioni di guerra, incidenti fra comunit etniche e religiose, attacchi nomadi,
carestie, e cos via, che nello stesso tempo, fecero morire due milioni di turchi. In
realt, nel 1916 una nuova invasione dellAnatolia orientale obblig un milione di
contadini e di membri di trib turche a fuggire, e migliaia di questi vennero
abbattuti mentre inseguivano gli eserciti ottomani in ritirata.
22
afflitto da grande penuria di derrate alimentari e in condizioni igienico-sanitarie
assai deteriorate, tanto che presto scoppiarono gravi epidemie. Ho illustrato le
tremende ripercussioni di questa situazione sulla popolazione civile e sui militari,
allorch ho preso in esame la questione delle cosidette conseguenze in termini di
genocidio. Date le scarse capacit politico-amministrative degli ottomani, ho
sostenuto che non era affatto impossibile che il paese finisse per pagare un
elevatissimo tributo di morti anche in assenza di un piano dannientamento. Se si
aggiunge che le deportazioni avvennero in un momento in cui regnava una grande
insicurezza in zone abitate da curdi tradizionalmente ostili, o insediarsi in mezzo a
circassi altrettanto avidi, dai quali le autorit non si preoccuparono di fornire
adeguata protezione, possiamo dire daver abbozzato il contesto della tragedia
umana che segu.
Numerosi osservatori contemporanei presenti in loco videro la faccenda da questa
prospettivs. Incompetenza e inefficienza della burocrazia ottomana sono tematica
ricorrente nei rapporti e nelle relazioni conservate; bench il problema logistico di
trasferire e nutrire un numero cos elevato di persone fosse tale da costituire una
non facile sfida anche per apparati governativi assai pi efficienti.la mancanza di
servizi di trasporto adatti alla bisogna, - scriveva il 27 settembre 1915 Nathan,
console statunitense di Mersin, allambasciatore Morgenthau, - il fattore pi
importante tra le cause di disagio. Il n umero insufficiente di carretti e carrozze
costringevano molti deportati ad andare a piedi. Inoltre, il governo si era mostrato
incapace di risolvere il problema dellalimentazione degli esiliati. A Osmaniye,
pertanto, dove nelle ultime settimane c stata una costante presenza di
40000/60000 persone, lapprovvigionamento alimentare basta appena per un terzo
dei presenti; sicch lalternativa tra razioni molto ridotte o nessuna razione. Ci
spiega la grande diffusione di malattie e il numero elevato dei decessi di cui si
riferisce.16
Rssler console tedesco di Aleppo condivideva questo punto di vista. Nel giugno
1914, prima dello scoppio della guerra, inform il suo governo che le autorit turche
erano incapaci di gestire il reinserimento dei profughi musulmani provenienti da
Tripoli e dai Balcani. I profughi erano costretti a vivere nelle moschee e
rappresentavano una minaccia per lordine pubblico 17. La gestione dei deportati
armeni fu un altro fiasco della burocrazia. Nonostante lordine della Porta di
garantire il cibo agli esiliati, Rssler informava il suo ambasciatore,in data 14
settembre, che la maggior parte di costoro si avviava lentamente a morire di fame,
perch i turchi sono incapaci di risolvere il probelma organizzativo di sfamare una
massa di queste dimensioni.Anche se funzionari e autorit fossero stati armati
della miglior buona volont, il compito di provvedere di cibo masse cos numerose di
esiliati privi di tutto era semplicemente superiore alle loro capacit 18. Come disse la
missionaria statunitense Kate Ainslee, un governo incapace di sfamare persino i
propri soldati, come pu attenersi ai bei manuali distruzione e fare in modo che la
popolazione sia alimentata convenientemente e non manchi di nulla?19 Secondo il
giornalista americano George Schreiner, che ebbe modo di osservare da vicino la
misera condizione in cui versavano migliaia di donne, bambini e vecchi in marcia
verso le montagne del Tauro, linettitudine turca, assai pi della brutalit
intenzionale, responsabile dei patimenti degli armeni che ne restano vittima20. Le
gravi ripercussioni del caos in cui avvenivano le espulsioni fu segnalata anche dal
bey Resid, governatore di Diyarbakir. In una memoria redatta poco prima di
16
Da Nathan a Morgenthau, 27 settembre 1915, cit in A. Sarafian United States Official Documents on
the Armenian Genocide, vol II pp93-94
17 Da Rssler a Berlino, 25 giugno 1914, PA, T. 134/33/A13394 (R13194)
18 Da Rssler a Istanbul, 14 settembre 1915, PA, Botsch. K./170/A53a (scheda 7253); Da Rssler a
Berlino, 20 dicembre 1915, in ibid., T. 183/40/A468 (scheda 7137)
19 Da Kate E. Ainslee a James Burton, 6 luglio 1915, in Great Britain, Parliament, the treatment of
Armenians inthe Ottoman Empire cit. pag 477
20 George Abel Schreiner The Craft Sinister; a diplomatic political history of the Great War and its
Causes New York 2001, p54
23
suicidarsi nel 1918, Resid afferm che la disorganizzazione delle autorit statali era
talmente clamorosa da rendere impossibile qualsiasi deportazione ordinata 21.
Una nota dettagliata sulla questione armena redatta dal funzionario dellambasciata
tedesca Hoesch, probabilmente nel 1916, riprendeva lo stesso punto di vista. Le
autorit, scriveva Hoesch, erano impreparate alle deportazioni e pertanto non
riuscivano a fornire n cibo n protezione agli esiliati. Dati, per, il numero elevato
di coloro che dovevano essere trasferiti e lincompetenza di funzionari e autorit a
cui spettava lorganizzazione dei trasferimenti, lesito non sarebbe stato molto
diverso anche in caso di maggior tempo a disposizione. Il governo centrale,
affermava sempre Hoesch, era incapace di adottare una scelta univoca, sicch le
varie modalit di deportazione dipendevano dai mutevoli comportamenti e punti di
vista delle autorit civili e militari delle singole province. Alcuni alti responsabili
come, per esempio, Geml pasci, cercavano di alleviare le sofferenze dellesilio;
altri si mostrarono fortemente ostili agli armeni e abbandonavano i deportati alle
violenze di curdi e circassi. Il governo di Istanbul non approvava queste scelte, ma
neppure faceva il necessario per impedirle. I rigori del clima, le lunghe distanze da
percorrere a piedi e il comportamento incontrollabile delle autorit locali avevano
contribuito alla tragedia umana che ne era derivata22.
In tempi pi recenti, Erickson giunto allanaloga conclusione secondo cui il
trasferimento della popolazione armena era destinato a risolversi in un disastro.
Erickson si mostra un po troppo indulgente nei confronti degli ufficiali turchi, ma,
per il resto, le sue osservazioni sulla difficile sfida rappresentata dalle deportazioni
appaiono azzeccate.
Sul piano amministrativo, il compito era ben superiore alle capacit dei turchi.
Anche se i turchi fossero stati intenzionati a trattare gli armeni in maniera
comprensiva, il punto che non disponevano dei mezzi necessari, in materia di
trasporti e di logistica, per effettuare un trasferimento su larga scala come questo. I
trasferimenti dei militari, che pur godevano della priorit assoluta, la dicono lunga
sulla rreale situazione, se si tiene conto che le unit scelte di fanteria perdevano un
quarto della forza a causa di malattie, razioni insufficienti, pessime condizioni
igieninche, allorche viaggiavano allinterno dellimpero. Ci accadeva abitualmente
a reggimenti e divisioni ben equipaggiati, composti di giovani in buona salute e
comandati da ufficiali in qualche modo preoccupati dal loro benessere. Una volta
ancora, seocndo un modello che si sarebbe ripetuto ne corso del 1918, i piani di
Enver pasci presupponevano capacit in realt inesistenti, sicch erano destinati a
inevitabile fallimento.23
Secondo il console Rssler, il governo ottomano avrebbe dovuto assumersi al
responsabilit del disastro causato dalla sua incapacit di prevedere, dalle
prevaricazioni delle autorit preposte alla deportazione, dal generale stato di
anarchia vigente nelle province orientali. Il governo doveva essere criticato per aver
inviato gli esiliati in situazione cos caotica 24. Morgenthau, analogamente,
respingeva la giustificazione dei turchi che adduceva linsufficienza di truppe da
impiegare nella protezione dei deportati. Se ci fosse vero, allora non avevano il
diritto di deportarli, perch sapevano che sarebbero stati derubati e uccisi durante il
tragitto in mancanza di una debita protezione25
Largomentazione secondo cui il regime ottomano avrebbe dovuto astenersi dal
deportare gli armeni se non era in grado di garantire lordinato svolgimento dei
trasferimenti sopravvalutava la lungimiranza dei dirigenti dei Giovani Turchi. In
questo modo si dava per scontato che costroro fossero consapevoli della catastrofe
che ne sarebbe seguita; un assunto con ogni probabilit errato. Se si pensa che ne
1914 Enver aveva in qualche modo ingannato se stesso ritenendosi in grado di
21
La memoria stata pubblicata a Istanbul nel 1992 ed analizzata da Ronald Grigor Suny, Religion
Ethnicity end Nationalism: Armenians, Turks and the end of the Ottoman Empire in Omer Bartov e Phyllis
Mack (a cura di) In Gods name: genocide and religion in the Twentieth Century, New York 2001, p 54
22 A. Von Hoesch Aufzeichmung ber die armenische Frage, s.d. [1916], PA, T.183/44/A25749 (schede
7153-54
23 Edward J, Erickson Ordered do die: a history of the Ottoman Army in the First World War, Greenwood
Press, Westport 2001 p 103
24 Da Rssler a Berlino, 27 luglio 1915, PA, T. 183/38/A23991 (scheda 7124)
25 Da Morgenthau a Washington, 18 novembre 1915, NA, RG 59,867.00/798 (M 353, registro 6, fr. 561)
24
lanciare una campagna vittoriosa contro i russi sulle montagne del Caucaso sul
finire dellinverno senza dotare i suoi soldati di approvvigionamenti e vestiario
adeguati un disastro militare che caus la morte di oltre 70.000 uomini di un
contingente composto inizialmente da 90.000 -, non stupisce che abbia potuto
cullarsi nellillusione che la sua burocrazia fosse in grado di effettuare, senza troppi
problemi, la deportazione della comunit armena. E probabile che abbia avuto il
suo peso anche lindifferenza per i patimenti umani e la convinzione della scarsa
importanza della vita umana. Da un governo cos insensibile alla sofferenza del suo
stesso popolo qualera il regime ottomano non ci si poteva aspettare che si
preoccupasse pi di tanto della deportazione della sua popolazione armena, a torto,
o a ragione sospettata di tradimento.
Le conclusioni cui giunse Dyer, uno studioso che ha avuto modo di consultare a
fondo gli archivi ottomani, sono, a mio avviso, pi accettabili. Sulla base delle fonti
ottomane, Dyer sostiene che non si pu escludere che il regime dei Giovani Turchi
abbia avviato, nella primavera del 1915, un programma di genocidio deliberato, che
appare, tuttavia molto improbabile. Un programma del genere richiedeva, infatti,
una capacit di calcolo e di previsione di cui non c pressoch traccia nelle altre
decisioni assunte dal governo del CUP durante la guerra.. Dyer non ritiene Talat,
Enver e soci dei dittatori crudeli e barbari, pronti a sfruttare spietatamente lattesa
opportunit di un genocidio da tempo bramato. Non li ritiene tanto dei malvagi,
quanto dei disperati, impauriti e rozzi, che lottavano per impedire che la loro
nazione affondasse a causa di una crisi assai pi grave di quanto non avessero
immaginato allorch avevano deciso di entrare in guerra (le decisioni relative agli
armeni furono prese nel pieno della crisi dei Dardanelli), reagendo scompostamente
agli avvenimenti invece di cercare di dominarli, e senza rendersi conto degli orrori
che avevano scatenato nellArmenia turca prima di esservi troppo invischiati per
poterne uscire26.
Ritengo che la documentazione presa in esame e presentata in questo libreo sia in
sintonia con la valutazione espressa da Dyer pi di 25 anni fa. Ignoriamo quanti
armeni siano morti dinedia e di malattia e quanti siano stati uccisi dai curdi, avidi di
bottino e di donne da schiavizzare, o da musulmani fanatici che li consideravano
infedeli e traditori. Rispetto a tutti questi misfatti, limprovvido regime ottomano
ebbe certo una responsabilit indiretta. C tuttavia differenza tra inettitudine e
assassinio premeditato di un popolo. Per quanto tragiche e di vasta portata possano
essere le conseguenze di tale inettitudine. Come abbiamo visto, questo stesso
governo si mostr incapace di curare i suoi soldati feriti come di trovare una
sistemazione decente ai suoi profughi e, per altro verso, ai prigionieri di guerra, ma
appare difficile equiparare queste negligenze e queste spietatezze a unuccisione
intenzionale. Lo stesso rallegrarsi di alcuni dirigenti fanatici dei Giovani Turchi per la
morte di un numero cos elevato di armeni non pu essere equiparato alla concreta
organizzazione di queste ecatombi.
Impossibile ignorare gli orrori di cui gli armeni rimasero vittima; tuttavia
importante collocare questi terribili avvenimenti nel loro contesto storico. Lordine di
deportazione della comunit armena fu impartito in un momento di grande
insicurezza, per non dire di panico, che rendeva difficile, e anche improbabile
valutarne freddamente le possibili conseguenze. Qualsiasi analisi approfondita degli
avvenimenti del 195-16 non pu, inoltre, ignorare limpatto della perdita di Van 27 e
26
Gwynne Dyer Letter to the Editor in Middle Eastern Studies, IX (1973), p 130; Turkish Falsifiers
and Armenian Deceivers: Historiography and the Armenian massacres, in Middle Eastern Studies, IX
(1976) pp 99.107
27 Lautore afferma nel paragrafo la rivolta di Van pag 124 (le note tra parentesi quadre sono mie)
Nella decisione di deportare la comunit armena, la rivolta di Van fu elemento della massima rilevanza.
Questa citt importante, non lontana dal confine russo, sita nel cuore stesso dellArmenia storica, era
stata, per lungo tempo, un centro di agitazione nazionalistica armena [si ricorda allinizio del libro p.16che alla fine del novembre 1892 un abitante di un villaggio armeno tent di uccidere il governatore (vali)
di Van. Egli confesso che il gesto avrebbe aiutato la causa nazionale armena]; aveva sviluppato una
solida tradizione rivoluzionaria; era considerata una roccaforte della Dashnak [questo partito armeno era
la Federazione Rivoluzionaria Armena, nato dalla giovent studentesca nel giugno 1890 che nel 1896
divenne grazie, alla scissione del partito rivoluzionario Hnhak (La campana), il principale movimento
rivoluzionario e indipendentista della comunit armena]. Nella primavera del 1915, allorch i russi
stavano avanzando nellAnatolia orientale, gli armeni di Van, almeno secondo quanto sostenuto da parte
25
del trasferimento di un numero assai elevato di musulmani nellAnatolia orientale,
costretti alla fuga davanti allavanzata delle armate russe e dei fiancheggiatori
armeni. Questo aspetto increment notevolmente lostilit della popolazione
musulmana dellimpero nei confronti degli armeni e acu le tensioni create dalle
accuse di tradimento gi lanciate dagli armeni. I timori che la popolazione armena
costituisse una quinta colonna furono probabilmente esagerati, ma non erano certo
privi di qualsiasi base di fatto. Stabilito che gli armeni erano le vittime, non detto
che tutti fossero vittime innocenti, e la tragedia che li colp non avvenne del tutto
immotivatamente. E inoltre importante sotolineare che la responsabilit di
deportazioni che sfuggirono di mano, con gravi conseguenze, va accollata al
governo ottomano, che la responsabilit dei massacri ricade, invece, inprimolluogo
su chi le perpetr.
I dieci comandamenti
tratto da Il massacro degli armeni di Guenter Lewy trad. it. The Armenian Massacres
in Ottoman Turkey 2005 University of Utah Press pag 59-63
Allinizio del 1919, un funzionario britannico a Istanbul entr in psosesso di alcuni
documenti turchi, di cui uno in particolare importanza, perch come spiegava nella
nota daccompagnamento inviandoli al Foreign Office a Londra sarebbe la bozza
originale delle istruzioni emanante dal Comitato Unione e Progresso relativamente
al piano di distruzione degli armeni. Il documento, aggiungeva il funzionario,
noto come i Dieci Comandamenti del Comitato Unione e Progresso. I documenti
gli erano stati offerti, in cambio di una somma di danaro considerevole, da un
agente del Dipartimento di sicurezza turco; alla fine, per era riuscito a entrarne in
possesso gratuitamente, in cambio di una semplice promessa di protezione al
funzionario, che aveva rubato o recuperato i documenti qualora in futuro fosse
finito nei pasticci. I Dieci Comandamenti, non firmati, si presentavano come una
bozza molto sommaria; la grafia sarebbe quella del bey Essad, allepoca della
stesura della bozza dicembre 1914 o gennaio 1915 uno dei segretari particolari
incaricato di curare gli archivi segreti del ministero degli interni, A detta
dellinformatore, alla riunione in cui fu redatta la bozza erano presenti alcuni alti
dirigenti del CUP, tra cui Talat pasci, il dottor Behaeddin Sakir e il dottor Nazim,
unitamente al colonello Sefi, vicedirettore della sezione politica del ministero della
Guerra. Le istruzioni dovevano poi essere trasmesse ai governatori delle province
affinch, come precisava una nota di accompagamento, leggano questi ordini e ne
restituiscano gli originali che dovranno essere distrutti28.
Secondo Dadrian, i Dieci Comandamenti erano il frutto di una serie di riunioni
segrete del vertice del CUP nei primi anni della Grande Guerra. La bozza, sostiene
sempre Dadrian, traduceva in pratica la decisione del genocidio e aveva il carattere
di un piano operativo. La decisione e la bozza attestano che il crimine commesso
contro gli armeni era premeditato e che lintento era la distruzione totale delle
vittime29. Pure Walker accoglie questo documento30, che se considerato autentico e
pereso per buono, rappresenta una pesante accusa nei confronti della dirigenza del
CUP. Il testo, nella versione inglese letterale (molto schematica) il seguente
DOCUMENTI
NEI
MASSACRI
ARMENI:
10
26
3. Incitare i musulmani con mezzi adatti e specifici, nelle citt di Van, Erzurum,
Adan, dove un dato di fatto che gli armeni si sono gi attirati lodio dei
musulmani, provocare massacri organizzati come fatto dai russi a Baku
4. La sciare liniziativa alla popolazione nelle province di Van, Erzurum,
Mamuret ut-Aziz (Mezreh), Bitlis, e utilizzare le forze di polizia militare
(gendarmeria) apparetemente per fermare i massacri, mentre al contrario, in
localit come Adana, Sivas, Brussa [Bursa], Izmit, Smirne [Izmir] aiutare
attivamente i musulmani con la forza militare
5. Adottare misure per sterminare tutti i maschi al di sotto dei 50, preti e
insegnanti, si risparmino ragazze e ragazzi per lislamizzazione
6. Trasferire le famiglie di chi riuscito a fuggire e adottare misure per recidere
qualsiasi legame con i luoghi natii
7. Poich i funzionari armeni possono essere spie, espellerli e allontanarli
tassativamente da qualsiasi dipartimento governativo o incarico
8. Sterminare nel modo che si ritiene pi appropriato tutti gli armeni
nellesercito: lasciare ai militari lincombenza
9. Le azioni devono essere dappertutto simultanee, e pertanto non lasciar
tempo alla preparazione di provvedimenti di difesa
10. Tenere presente il carattere strettamente riservato di queste istruzioni, che
non devono andare oltre le due o tre persone31
A quanto sembra, i funzionari britannici presenti a Istanbul allinizio del 1919
ritenevano i Dieci Comandamenti attendibili e si auguravano che sarebbero serviti
a portare in tribunale i responsabili dei massacri degli armeni. Se non che quando i
magistrati della Corona, un anno dopo, vollero procedere legalmente contro i
dirigenti turchi arrestati dai britannici e trasferiti a Malta, non si srevirono dei Deici
Comandamenti e lamentarono di non disporre di un apparato probatorio tale da
essere ritenuto convincente da un tribunale britannico 32. Allepoca, anche le autorit
britanniche a Istanbul avevano cominciato a rendersi conto che non proprio tutti i
pretesi documenti segreti in circolazione erano attendibili. Nella capitale turca era
attivo un gran numero di servizi segreti stranieri, riferiva, nel febbraio 1920, un
funzionario britannico, e tutti sono naturalmente ansiosi di ottenere documenti
originali o fotografie degli stessi. Questa situazione favorisce un mercato assai
fiorente di beni del genere, tanto che ne derivata una produzione regolare di
documenti contraffatti destinati alla vendita33. Pure la stampa era piena di
rivelazioni sensazionali di ogni genere. Il giornale armeno Verchinlur pubblico il
testo dei Dieci Comandamenti il 23 marzo 1919.
Larticolo del Verchinlur nel quale si riportavano i Dieci Comandamenti, in un a
traduzione in parte differente da quella citata, fu inviato a Washington il 26 marzo
1919 dallalto commissario statunitense Lewis Heck, il quale annotava: Non si sa
se questo documento sia autentico, si pu in ogni caso almeno affermare che le
istruzioni in esso contenute sono del genere di quelle seguite durante le
deportazioni34 Dadrian riprende largomentazione: La prova che la procedura
seguita nei Dieci Comandamenti e negli altri documenti sia stata applicata
durante il genocidio dovrebbe confermare la vericidicit di Essad [cui apparterebbe
la grafia del documento]. Dadrian fa inoltre riferimento a una testimonianza
raccolta da una delle corti marziali, istituite nel marzo 1919 dal nuovo governo
turco, e incaricate di giudicare funzionari accusati di partecipazione ai massacri
degli armeni. Il tribunale in questione non fece alcun accenno ai Dieci
Comandamenti, ma richiam la deposizione di un ufficiale che affermava di aver
ricevuto ordini segreti, relativi ai massacri, trasmessi alle province. In altre parole
conclude Dadrian il documento di Essad sulla trasmissione di un ordine ufficiale
del moinistero della guerra ottomano [terzo documento acquisito dai britannici
allinizio del 1919] trova conferma nella testimonianza di un comandante militare
31 FO 371/4172/31307, pp 388-89
32 Il verbale di Sir H. Lambs dell11 agosto 1920, FO 371/6500/E3557
33 Nota del maggiore Cameron, 25 febbraio 1920, WO 32/5620/5897, p16
34 La nota Heck (867.4016/409) riprodotta nella raccolta di microfilm
27
che ricevette tale ordine. La comprovata autenticit del documento fornito da Essad
sta a dimostrare lautenticit degli altri35.
Questo modo di argomentare pone qualche problema. Allepoca in cui lalto
commisaario Heck si pronunci sulle istruzioni seguite durante le deportazioni, non
si disponeva di molta documentazione attendibile relativa a queste istruzioni, sicch
non c dubbio che Heck si appoggiasse su fonti che non possono essere
considerate veramente probanti. La stessa difficolt si presenta a proposito della
testimonianza davanti alla corte marziale citata da Dadrian. Dagli atti del processo
di Yozgat36, nel cui ambitosarebbe stata resa la testimonianza in questione, stato
conservato unicamente il verdetto37, sicch quanto dice Dadrian su questa
testimonianza si basa su un articolo pubblicato sul giornale di Istanbul Rinascita.
Il testo originale della testimonianza non disponibile. Mi permetto, pertanto, di
affermare che questo genere di prova di quelle difficilmente utilizzabili per
dimostrare lautenticit di un documento.
Il funzionario britannico che trasmise i Dieci Comandamenti a Londra propose,
allepoca, che Essad fosse tratto in arresto per verificare sino in fondo lautenticit
della bozza di documento Dieci Comandamenti38. Tenendolo sotto custodia, si
sarebbe probabilmente potuta confrontare la sua grafia con quella del documento
che avrebbe readtto nbella sua qualit di segretario degli archivi segreti del
ministero degli interni. Come mostrato, pero da Gwynne Dyer, in un analisi molto
accurata dei Dieci Comandamenti, questa verifica non fu mai effettuata. A dire il
vero, non cera bisogno darrestare Essad, poich, come risulta da altri documenti
del Foreign Office, Essad fu un agente dellAlta Commissione britannica a Istanbul
almeno sino al settembre 1919. Il funzionario dellintelligence incaricato di
controllarlo lo defin intermediario di basso livello impegnato nel sistema postale
in funzione tra la capitale e gli esiliati allestero del CUP. Il fatto che i britannici non
si siano preoccupati di interrogarlo sui Dieci Comandamenti lascia immaginare
che abbiano dubitato abbastanza dellautenticit del documento 39. Come gi
accennato, questo documento non fu mai preso in considerazione dai magistrati al
fine di raccogliere prove contro i Giovani Turchi.
Dadrian basa lautenticit dei Dieci Comandamenti sulla somiglianza tra le
istruzioni impartite nella bozza e svolgimento concreto delle deportazioni. La sua
versione dei fatti non pu certamente considerarsi esaustiva. In ogni caso, pur
considerando tale la sua descrizione delle deportazioni, la somiglianza tra istruzioni
dei Dieci Comandamenti e svolgimento delle deportazioni non esclude la
contraffazione. Come ben sintetizzato da Dyer, limpressione genrale che deriva
dalla lettura dei Dieci Comandamenti che sembrano un tentativo di ricostruire
a posteriori ci che potrebbe essere stato detto nel caso in cui gli accadimenti del
periodo aprile 1915- met del 1916 fossero stati interamente preordinati in un unico
documento ufficiale redatto mesi prima del loro inizio 40.
35 Dadrian p. 178
36 Pp 95-96 Il primo tribunale a entrare in funcione riguard Yozgst (in provincia di Ankara) e oper al 7
aprile 1919. Incrimin alcuni funzionari turchi deccidio e spoliazione dei deportati. A Yozgat, nel 1919,
erano rimasti 88 armeni dei 1800 residenti nella citt prima della guerra. Il tribunale raccolse le
testimonianze dei sopravvissutiche parlavano di massacri, saccheggi, stupri; acquis documenti in cui si
ordinava di uccidere gli armeni. Per esempio, la corrispondenza di un imputato, comandante della
gendarmeria di orum e Yozgat, conteneva un telegramma a un suo subordinato in cui si affermava che
gli armeni devono essere eliminati (in Dadrian 1999 Warrant for genocide: key elements of TurkoArmenian conflict, transaction books, New Brunswick 1999 p125). L8 aprile, la corte marziale dichiar
colpevoli due imputati, e stralci la posizione del terzo in vista di un altro processo. Il processo principale
ebbe inizio a Istanbul il 28 aprile. Dodici imputati, tra i quali membri di spicco del Comitato centrale del
CUP e alcuni ministri, erano presenti in stato di detenzione, ma sette personaggi della massima
importanza, tra cui Enver, Talat e Cemal, erano processati in contumacia perch fuggiti allestero. ().
La corte marziale emise la propria sentenza il 22 luglio. Alcuni imputati furono dichiarati colpevoli di
sovvertimento violento della Costituzione e dei massacri avvenuti in varie localita del paese. Talat,
Enver, Cemal e Nazim furono condannati a morte in contumacia. Agli altri imputati furono comminate
lunghe pene detentive sentenza riprodotta in Taner Akcam, 1996 Armenian und der Vlkermord: Die
Istanbuler Prozesse un die trkische Nationlbewegung, Haburger Edition, Hamburg pp 353-64)
37 Akcam p. 163
38 FO 371/4172/31307, p 386
39 Gwynne Dyer, Letter to the Editor in Middle Eastern Studies, IX (1973), p 378
40 Dyer p.378
28
29
sbarcata a Smirne. Decise perci di non darle tempo di consolidarsi e, con un azione
fulminea, rivolse contro di essa le truppe migliori allora disponibili, quelle della
seconda armata di Diarbekir, agli ordini del Generale Kiazim Kara Bekir. Gli Armeni
furono colti di sorpresa etravolti mentre erano ancora in piena fase organizzativa.
Lazione si svolse tra il settembre e lottobre 1920. Le unit armene furono
accerchiate e quasi completamente distrutte. Eliminate le forze di difesa, la
reazione dei Turchi si rivolse contro la popolazione ormai inerme e priva degli
elementi capaci di portar le armi. La Repubblica armena fu costretta a firmar la pace
di Gmr per la quale rinunciuava a tutti i distretti assegnatile dal trattato di Svres.
Lopera di distruzione fu completata, un mese dopo, dai Russi. Le forze sovietiche,
inviate in gran numero dallArmenia russa, schiacciarono quanto rimaneva delle
unit armate a difesa della Repubblica indipendente. Erivan fu presa, il movimento
nazionale brutalmente soffocato nel sangue.
I capi del movimento ripararono a Londra sotto gli auspici dellInghilterra, che
sembrava non voler rinunciare al progetto di porre sotto la sua protezione il nuovo
stato armeno. Era il tempo in cui il Foreign Office si ostinava a sollevare movimenti
antirivoluzionari lungo tutte le frontiere dellURSS. Fu perci nuovamente istigato e
finanziato un moto di riscossa dei patrioti armeni. I capi emigrati a Londra tornarono
nelle terre insanguinate e vi costituirono delle Legioni di giovent, che si
gettarono contro le forze turche stanziate solidamente nel paese. Il tentativo
disperato fall. Venne allora il momento della vendetta. Non un armeno rimase pi in
Anatolia. La met della popolazione fu sterminata, laltra met respinta oltre
confine. I territori, fecondati da tanto sangue e da tanto sudore, sui quali tuttora
permagono le vecchie citt abbandonate, i tipici monumenti architetturali, le
muraglie delle dirute fortezze, le chiese istoriate di bassorilievi che cadono in
rovina, appaiono in gran parte deserti. Queste terre conservano ancora lanima del
popolo che le abit; ma per poco ancora, perch lopera di colonizzazione e di
avvaloramento economico intrapresa dal Governo imprimer loro, come al resto del
territorio nazionale, glindelebili caratteri della nuova Turchia.
Restava a Istanbul una minoranza armena calcolata a circa 100.000 abitanti, ma
ridottasi oramai a circa 50.000. E quanto rimane della nazione armena in Turchia. A
parte questo nucleo e quelli emigrati un po dovunque, specialmente in Siria e
nellIrak, il grosso della nazione armena, calcolata a circa due milioni di anime, si
raccolta nella Repubblica armena riconosciuta da Mosca il 13 ottobre 1921, quale
parte della Repubblica Socialista Federale del Transcaucaso, ed oggi [ndt 1965]
quale repubblica federata.
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"Ma qui - ha proseguito il Santo Padre - vorrei ricordare unaltra celebrazione, densa
di significato, alla quale Vostra Santit prese parte: la Commemorazione dei
Testimoni della fede del XX secolo, che ebbe luogo nel contesto del Grande Giubileo
del 2000. In verit, il numero dei discepoli che hanno sparso il loro sangue per
Cristo nelle tragiche vicende del secolo scorso certamente superiore a quello dei
martiri dei primi secoli, e in questo martirologio i figli della nazione armena hanno
un posto donore. Il mistero della croce, cos caro alla memoria del vostro popolo,
rappresentato nelle splendide croci in pietra che adornano ogni angolo della vostra
terra, stato vissuto da innumerevoli vostri figli come diretta partecipazione al
calice della Passione. La loro testimonianza, tragica e alta insieme, non deve essere
dimenticata".
"Le sofferenze patite dai cristiani negli ultimi decenni hanno portato un contributo
unico ed inestimabile anche alla causa dellunit tra i discepoli di Cristo. Come nella
Chiesa antica il sangue dei martiri divenne seme di nuovi cristiani, cos ai nostri
giorni il sangue di molti cristiani divenuto seme dellunit. Lecumenismo della
sofferenza e del martirio un potente richiamo a camminare lungo la strada della
riconciliazione tra le Chiese, con decisione e fiducioso abbandono all?azione dello
Spirito. Sentiamo il dovere di percorrere questa strada di fraternit anche per il
debito di gratitudine che abbiamo verso la sofferenza di tanti nostri fratelli, divenuta
salvifica perch unita alla passione di Cristo".
A questo riguardo, il Papa ha ringraziato Sua Santit Karekin II per leffettivo
sostegno dato al dialogo ecumenico, in particolare ai lavori della Commissione
congiunta per il Dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse
orientali, e per il qualificato contributo teologico offerto in quella sede dai
rappresentanti del Catholicosato di tutti gli Armeni.
"Preghiamo gli uni per gli altri - ha concluso il Pontefice - possa lo Spirito Santo
illuminarci e guidarci verso il giorno tanto desiderato in cui potremo condividere la
mensa eucaristica. (...) Interceda per il popolo armeno la Tutta Santa Madre di Dio,
ora e per sempre".
Al termine dell'Incontro il Santo Padre Francesco e Sua Santit Karekin II, hanno
condiviso un momento di preghiera nella Cappella Redemptoris Mater
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