Auerbach
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Riccardo Castellana
Lultimo capitolo di Mimesis arriva ad abbracciare alcuni aspetti della narrativa contemporanea, muovendo come di consueto dallanalisi dettagliata di un brano (tratto, in questo caso, dalla prima parte di To the Lighthouse di Virginia Woolf), per poi estendere progressivamente la visione a tematiche pi ampie. Prima delle conclusioni, tuttavia, un breve excursus sposta il fuoco dellosservazione sul metodo, come gi era accaduto nei capitoli su Montaigne e Stendhal (Mimesis, II, 35-36 e II, 230231), ma con una differenza sostanziale: mentre il procedere saggistico di Montaigne, apparentemente capriccioso e non guidato da un piano, oppure il proposito stendhaliano di prendre au hasard tout ce qui se trouve sur ma route offrivano solo spunti isolati e si presentavano come anticipazioni di uno spirito critico ancora lontano dallaffermarsi pienamente, nelle tecniche dei romanzieri degli anni Venti e Trenta Auerbach rileva invece una vera e propria omologia con i metodi di alcuni critici e filologi moderni, e nella solidariet stilistica fra tutte le manifestazioni spirituali di unepoca1 individua uno dei fondamenti della propria ricerca:
* Riporto di seguito le traduzioni italiane dei libri di Auerbach che cito in sigla nel presente scritto, rinviando alla Bibliografia minima ragionata dellIntroduzione per ulteriori indicazioni: Mimesis = Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, con un saggio introduttivo di A. Roncaglia, Einaudi, Torino 1956, 2 voll.; LLP = Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichit latina e nel Medioevo, Feltrinelli, Milano 1960; SSD = Studi su Dante, Prefazione di D. Della Terza, Feltrinelli, Milano 1963; SFDV = San Francesco Dante Vico ed altri saggi di filologia romanza, De Donato, Bari 1970; DMAP = Da Montaigne a Proust. Ricerche sulla storia della cultura francese, Garzanti, Milano 1970; IFR = Introduzione alla filologia romanza, Einaudi, Torino 1963. 1 A. Roncaglia, Saggio introduttivo, in Mimesis, I, XXV.
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nel nostro tempo c stato uno spostamento daccento. Molti scrittori rappresentano piccoli fatti che non significano nulla in relazione alle importanti svolte del destino; li rappresentano per amore dei fatti stessi, o piuttosto come spunto per sviluppare un motivo, per una penetrazione prospettica in un ambiente, in una coscienza o nello sfondo del tempo; essi hanno rinunciato a rappresentare la storia dei loro personaggi con la pretesa di una compiutezza esteriore e nel rispetto della successione cronologica, ed hanno rinunciato anche a porre laccento sulle svolte esteriori e significative del destino.2
E cos come Proust, Joyce e la Woolf hanno abbandonato il proposito ottocentesco di raccontare i destini esteriori per cercare invece in un qualunque fatto della vita scelto casualmente i significati dellesistenza, parimenti il moderno filologo, interpretando solo pochi passi dellAmleto, della Fedra o del Faust, scelti anchessi a caso, dice molto di pi e di essenziale su Shakespeare, Racine e Goethe e le loro epoche, che non corsi monografici che trattino in ordine sistematico la loro vita e le loro opere (Mimesis, II, 332). Per comprendere il significato e le conseguenze di questa omologia dobbiamo prima di tutto esaminare linterpretazione che Auerbach d del modernismo letterario. In esso egli vede agire una radicale antinomia: per un verso infatti il romanzo contemporaneo esprime una visione cupamente nichilista dellesistenza, d al lettore la sensazione che non vi sia alcuna via duscita alla situazione di scacco e di disgregazione presente e rivela un profondo senso di avversione contro la civilt; per laltro invece, proprio perch attinge allinfinito mondo degli attimi di cui costituita la nostra realt quotidiana, pu mostrarci anche i fatti che hanno un valore decisivo per la nostra vita (Mimesis, II, 336), al di l delle ideologie e delle intenzioni che li oscurano. Loriginalit della posizione di Auerbach sta nellaver individuato anche questa seconda possibilit, laddove le interpretazioni correnti del modernismo avevano di solito insistito (e insistono) solo sulla prima, negando inoltre qualsiasi continuit con la tradizione del realismo ottocentesco.3 Certo, anche
2 Modifico solo in questo caso la traduzione italiana corrente (Mimesis, II, 331), che qui semplifica eccessivamente il testo originale: Jetzt aber hat eine Akzentverschiebung stattgefunden; viele Schriftsteller geben die kleinen und als uere Schicksalswendung unbedeutenden Vorgnge und ihrer selbst willen, oder vielmehr als Anla zur Entwicklung von Motiven, von perspektivistischer Versenkung in ein Milieu oder in ein Bewutsein oder in den Zeitenhintergrund; sie haben darauf verzichtet, die Geschichte ihrer Personen mit dem Anspruch auf uere Vollstndigkeit, unter Einhaltung der chronologischen Abfolge und mit dem Akzent auf den bedeutenden ueren Schicksalswendungen darzustellen: E. Auerbach, Mimesis. Dargestellte Wirklichkeit in der abendlndischen Literatur, Francke Verlag, Bern und Mnchen 19715, p. 508. 3 I. Schiffermller, ad esempio, vede lantinomia ma interpreta lultimo capitolo di Mimesis come la presa datto del congedo della letteratura moderna dal paradigma mimetico: Das letzte Kapitel der Mimesis. Pathos und Erkenntnis in der Philologie Erich Auerbachs, in Aa.Vv., Wahrnehmen Lesen Deuten. Erich Auerbachs Lektre der Moderne, a cura di W. Busch e G. Pickerodt, Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main 1998, pp. 264-286; cfr. soprattutto p. 286.
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Auerbach vede in questi romanzi una dissoluzione della realt (Mimesis, II, 335), ma la sua analisi assai pi articolata e precisa. A Proust riconosce il merito di avere per primo piegato a una nuova funzione le tecniche del romanzo del soggettivismo unipersonale (Mimesis, II, 320) di fine Ottocento: diversamente da quanto accadeva, poniamo, in rebours di Huysmans, infatti, la coscienza di Marcel vede in prospettiva i propri strati passati [] confrontandoli continuamente tra di loro (Mimesis, II, 326 corsivo mio),4 relativizzando e storicizzando se stessa, e superando cos lisolamento solipsistico dal mondo; inoltre, il processo che mette in moto lo sguardo interiore in Proust non innescato da esperienze eccezionali o privilegiate, bens trae spunto da fatti casuali e comuni (come il sapore di un biscotto che rievoca linfanzia del narratore a Combray) per recuperare, attraverso la memoria, il senso di unidentit e di una vita. Ma Virginia Woolf, in To the Lighthouse, si spinge secondo Auerbach ancora oltre, combinando la prospettiva temporale proustiana con la rappresentazione della coscienza pluripersonale (Mimesis, II, 320) in un ampio e variegato quadro polifonico (Mimesis, II, 324): ci che in Proust era ottenuto verticalmente, con lo stratificarsi dei tempi dentro la coscienza di un solo soggetto qui raggiunto anche orizzontalmente, mediante il riflettersi della realt nella coscienza di tanti soggetti, ciascuno dei quali latore di una prospettiva spaziale e temporale autonoma. Cos, nel brano analizzato da Auerbach, le varie voci tentano di dare una spiegazione allespressione di tristezza che corre sul volto della signora Ramsay mentre sta provando al piccolo James il calzerotto che allindomani, se sar bel tempo, dovranno portare al figlio del guardiano del faro: linsieme dei piccoli avvenimenti esteriori forma la cornice oggettiva e concreta entro la quale una pluralit di soggetti (la stessa signora Ramsay, la gente e gli ospiti della casa) elabora ipotesi, fornisce ragioni, esprime punti di vista. Il mistero della realt quotidiana cos accerchiato da pi parti: essa oppone la pi strenua resistenza allattribuzione di un senso, ma la sua consistenza oggettiva non mai messa in dubbio. Se ancora i Buddenbrook raccontavano coerentemente e compiutamente i destini esteriori dei personaggi, nei romanzi moderni si susseguono in modo frammentario e caotico semplici fatti, il cui legame reciproco spesso sfugge o assai labile quando non inesistente (Mimesis, II, 330-331). Tra il romanzo di Thomas Mann e la Recherche o To the Lighthouse, gli effetti della modernizzazione e la crisi dei valori hanno scavato in profondit, mutando per sempre le strutture della civilt occidentale e,
4 Altrove Auerbach definisce il realismo moderno realismo prospettivista in contrapposizione al realismo oggettivo ottocentesco e attribuisce a Proust in particolare un prospettivismo consapevole (IFR, 278).
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con esse, le forme simboliche della sua autorappresentazione. precisamente qui, in questo profondo mutamento storico e sociale, che va ricercato letimo comune ai procedimenti del narratore e del filologo moderni. Per il narratore ottocentesco la possibilit di raccontare destini era garantita da una visione del divenire storico come evolversi di una razionalit immanente, di natura ideale oppure materiale: la concezione romantica (e hegeliana) della storia prima e il positivismo poi avevano offerto anche agli scrittori criteri sicuri per ordinare la realt sulla pagina (Mimesis, II, 335): si pensi, in Italia, rispettivamente a Manzoni e a Verga, dissimili in tutto tranne che nel comune intento di raccontare destini.5 Lattenzione accordata al dettaglio, al singolo frammento e alla nuda contingenza leffetto principale della sopraggiunta inapplicabilit di quegli schemi. Tutto, ora, pu diventare rilevante, perch nessun criterio permette pi di distinguere a priori ci che significativo da ci che non lo . Per le stesse ragioni, osserva Auerbach, oggi impossibile scrivere una storia del realismo europeo:
Non avrei potuto scrivere una storia del realismo europeo, sarei annegato nella quantit dei fatti; avrei dovuto discutere disperatamente sulla delimitazione delle varie epoche, la posizione dei singoli autori in esse, ma sopratutto sulla definizione del concetto di realismo. Inoltre, per amore di completezza sarei stato obbligato a occuparmi di fenomeni a me noti soltanto superficialmente, cosicch avrei dovuto acquistare con letture apposite le cognizioni necessarie, il che mi sembra un metodo poco raccomandabile; e i motivi che ispirano la mia ricerca e per i quali essa scritta, sarebbero scomparsi completamente nella massa di indicazioni materiali gi note e reperibili in manuali. In compenso mi sembra fruttuoso e realizzabile il metodo di lasciarmi guidare da alcuni motivi presentatisi alla mia mente a poco a poco e disinteressatamente, e di esaminarli in una serie di testi, divenutimi familiari e vivi nel corso della mia attivit filologica; poich sono convin5 Lesempio non , ovviamente, in Mimesis. Come proposta di lavoro, si potrebbe estendere il discorso allultima generazione degli scrittori realisti europei dellOttocento: Zola in Francia, Verga in Italia, e Thomas Hardy in Inghilterra (tutti e tre nati nel 1840), rispettivamente in Nan, in Mastro-don Gesualdo e in Jude the obscure, non raccontano fatti isolati, ma narrano ancora destini: disegnano cio parabole esistenziali, esattamente come avevano fatto tre generazioni prima Manzoni, Balzac o Dickens. Certo, rispetto a Manzoni, Balzac e Dickens, la narrazione di questi destini si serve adesso, molto pi che in passato, di cesure, di brusche interruzioni del continuum narrativo, di slittamenti del punto di vista; certo la descrizione, come avrebbe detto Lukcs, prende ora il sopravvento sulla narrazione: ma basta guardare la struttura del Mastro per capire come leclisse del narratore sia ampiamente compensata da un montaggio che, selezionando i passaggi fondamentali della vita di Gesualdo (lasta per le terre comunali, il matrimonio con Bianca, la morte) e disponendoli secondo una parabola discendente, esprime su di essa un giudizio e ci presenta il destino del personaggio come rappresentativo e paradigmatico di unintera epoca. Quando invece Joyce, nellUlysses, racconta ventiquattro ore della vita di Leopold Bloom e ce le descrive con relativa completezza, esaustivamente, e sin nei minimi dettagli (Mimesis, II, 333), non affatto il destino di Leopold ad essere raccontato, ma un qualunque fatto di una giornata qualunque della sua vita, non pi importante n pi significativa di altre: lessenza di una vita si lascia cos cogliere virtualmente a partire dal singolo evento, tanto pi se banale, insignificante e quotidiano.
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to che quei motivi fondamentali della storia del realismo letterario, se non ho errato nellindividuarli, si devono riscontrare necessariamente in un qualunque testo realistico. (Mimesis, II, 332-333, corsivo mio)
Il metodo dovr essere dunque, come Auerbach scriver pochi anni dopo nella recensione agli Essays in Stylistics, lo stesso di Spitzer e della critica stilistica:
Per [Spitzer] lindagine filologica impossibile senza la fiducia nellunit e nella indagabilit dello spirito dei fenomeni storici ed estetici. A buon diritto lA. richiama alla tradizione tedesca della Geistesgeschichte romantica, a Schleiermacher e allo Zirkel im Verstehen di Dilthey. In questo contesto egli descrive il proprio metodo come segue. Fondandosi su una lettura continua ed intensiva, basata sulla propria esperienza, S. esegue intuitivamente unosservazione linguistica periferica che gli appare essenziale per la particolare indole dello scrittore considerato. La interpreta e penetra cos, in modo ancora intuitivo, nel cuore del problema. Comincia successivamente il lavoro di esame analitico, tornando dal centro alla periferia, durante il quale da altri fenomeni stilistici ed anche dai contenuti del testo deve risultare se losservazione compiuta allinizio e linterpretazione rimangono essenzialmente valide. [] Anche il recensore si basa, nella propria attivit, su un presupposto formulabile in modo simile, cio sul principio che i fenomeni storici ed estetici si possono concepire come un insieme unico.6
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Sono dunque esperienza individuale, intuizione e interpretazione a giocare un ruolo decisivo, insieme alla necessaria verifica oggettiva delle ipotesi di lavoro (SFDV, 242) di cui la filologia non pu fare a meno. Ed significativo che qui compaia espressamente il nome di Dilthey, perch nellermeneutica diltheyana e pi in generale nella crisi dello storicismo tedesco di fine Ottocento che vanno individuate le premesse della filosofia della storia di Auerbach. Ancora una citazione lultima da Mimesis:
Chi rappresenta dal principio alla fine lo svolgimento completo della vita umana o di un fatto di lunga durata, arbitrariamente taglia e isola; ad ogni momento la vita gi incominciata da un pezzo e ad ogni momento continua il suo corso; e ai personaggi capitano molte pi cose di quante egli ne potr mai raccontare. Ma quanto succede a poche persone nel giro di
6 Cito dalla recensione del 1948 a L. Spitzer, Essays in Stylistics, in SFDV, 242. Poco dopo Auerbach aggiunge: Piuttosto [il recensore] avrebbe qualcosa da obbiettare sul modo con cui S. applica questo metodo, sembrandogli che a volte la prima osservazione intuitiva di S. dia rilievo pi a ci che interessante e d nellocchio che non a ci che essenziale (ibidem). In IFR, 37 Auerbach aveva citato cursoriamente Dilthey come il pi importante prosecutore della scuola storicista tedesca nel Novecento.
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pochi minuti, ore o tuttal pi giorni, pu essere forse descritto con una certa completezza. In tal modo si possono raggiungere anche quellordine e quellinterpretazione che di volta in volta si forma nelle persone stesse; poich in noi si compie ininterrottamente un processo di formazione e di interpretazione il cui soggetto siamo noi stessi. Noi cerchiamo continuamente di dare ordine, interpretandola, alla nostra vita col passato, presente e avvenire, col nostro ambiente, col mondo in cui viviamo, sicch essa assume per noi un aspetto complessivo che cambia di continuo. (Mimesis, II, 333, corsivo mio)
La narrativa modernista e lindagine storico-filologica contemporanea si incontrano sul terreno comune dellermeneutica. Per il narratore, conoscere e rappresentare la vita umana non significa pi spiegarla attraverso leggi n rappresentarla come un destino, bens interpretarla, dandole un ordine consapevolmente provvisorio e parziale; sul piano della storia della cultura, in modo del tutto analogo, il dettaglio periferico e non intenzionalmente cercato si offre allintuizione del critico e, pur richiedendo una successiva conferma, sancisce la priorit della scelta soggettiva nellatto interpretativo. Come si vede, anche qui, sul terreno della Kulturgeschichte, si ripete lantinomia del modernismo dalla quale eravamo partiti: lermeneutica storica pu dar voce al pi assoluto arbitrio e allanarchismo dei valori (lespressione di Dilthey), oppure, viceversa, pu rivelare la specularit e la perfetta simmetria che consente alluomo, come aveva detto Goethe, di conoscere se stesso conoscendo il mondo e di cogliere il mondo soltanto in se medesimo.7 La stessa antinomia era del resto ben chiara anche a Meinecke, che nella prefazione a Le origini dello storicismo (1936), un libro i cui echi risuonano pi volte in Mimesis, aveva scritto:
Superficialmente concepito lo storicismo, sorse lopinione che esso conducesse ad un relativismo inconsistente e paralizzasse le forze creative delluomo. [] Noi crediamo che in esso sia la forza di guarire le ferite che ha prodotto rendendo relativi i valori.8
Del tutto estraneo alla riflessione nietzschiana sui medesimi temi, Auerbach si colloca interamente nel solco della tradizione dello storicismo critico (lespressione ancora di Meinecke) primonovecentesco, che prende le mosse dallermeneutica di Wilhelm Dilthey: per questa tradizione la relativit di ogni prospettiva individuale non comporta n lannullamento del passato storico in un eterno presente, n la negazione dellessere sociale delluomo. Tuttavia, la reale possibilit di applicare i criteri diltheyani in un saggio di storia letteraria si present ad Auerbach
7 J. W. Goethe, cit. in K. Lwith, Da Hegel a Nietzsche, Einaudi, Torino 1949, p. 31. 8 F. Meinecke, Le origini dello storicismo, Sansoni, Firenze 1954, p. XII.
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solo nel momento in cui il romanzo modernista gli forn una sintassi e una struttura narrativa adeguate allo scopo: questo storicismo modernista (secondo la definizione di Hayden White)9 che fa di Mimesis non una raccolta di saggi ma unopera organica e in s compiuta, che dietro lapparente frammentariet rivela ununit, vaga ma pur sempre sensibile (LLP, 29).
2. Storicismo
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Natura di cose altro non che nascimento di esse in certi tempi e con certe guise. (G. B. Vico, Princpi di scienza nuova, I, 2)
2.1. Il nesso tra il nuovo Historismus novecentesco e il realismo modernista non per Auerbach che la conferma del pi ampio legame esistente tra limpulso alla rappresentazione della realt, in letteratura, e listanza di una comprensione storicistica del mondo nel discorso storico-filosofico. Le rispettive vicende si intersecano e si svolgono quasi parallelamente nello sviluppo della cultura europea: essi, come mostra Mimesis, sono i due volti di una stessa concezione del mondo, ciascuno nel dominio discorsivo che gli compete: letterario luno, storiografico laltro. Entrambi conoscono, per cos dire, una doppia nascita: apparsi in forma embrionale gi nel Vecchio e poi soprattutto nel Nuovo Testamento, si sono riaffacciati ancora una volta contemporaneamente, in Europa, tra la fine del Settecento e gli inizi dellOttocento. Michelet e Balzac, si legge per esempio nel capitolo Allhtel de la Mole, vengono portati da eguali correnti e se il primo elabora uno storicismo atmosferico, il secondo, in modo speculare e complementare, d forma ad un realismo atmosferico (Mimesis, II, 244). Una storia della rappresentazione letteraria della realt sar dunque, in seconda istanza, anche un ragionamento sulle potenzialit e i limiti dello stesso metodo conoscitivo. Auerbach si colloca consapevolmente nella tradizione dello storicismo tedesco, che conobbe per via diretta seguendo le lezioni universitarie di Ernst Troeltsch a Berlino.10 Nel capitolo Miller il musicista, sulla scorta di Meinecke, egli individua le due istanze principali di questo metodo (a) nel giudicare le diverse epoche ciascuna secondo i suoi presupposti, e non mediante un canone assoluto e atemporale, e (b) nel cercare le connessioni storiche non solo sulle vette della societ e nelle azioni
9 H. White, Auerbachs Literary History. Figural Causation and Modernist Historicism, in Figural Realism. Studies in the Mimesis Effect, The Johns Hopkins University Press, Baltimore-London 1999, pp. 87100. 10 Cfr. M. Mancini, Introduzione, in E. Auerbach, La corte e la citt. Saggi sulla storia della cultura francese, Carocci, Roma 2007, p. XXVI.
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delle classi dominanti, ma anche, seguendo in questo caso pi lesempio di Huizinga, nella storia dellarte, nelleconomia, nella cultura materiale e spirituale, nelle profondit della vita quotidiana e popolare, poich tutto storia e perch solo nei suoi bassifondi possibile vedere in atto le grandi forze che scuotono dalle fondamenta la struttura sociale, mutandone la configurazione nella lunga durata (Mimesis, II, 208-209). A queste due istanze fondamentali se ne deve per aggiungere una terza, che formulata con chiarezza nellIntroduzione a Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichit latina e nel Medioevo e che permette di comprendere in tutta la sua complessit lo storicismo auerbachiano e il suo significato autenticamente ermeneutico:
Il relativismo storico [] duplice, si riferisce cos alloggetto da comprendere come pure a chi lo vuol comprendere. un relativismo radicale; ma non per questo lo si dovrebbe temere. Il campo nel quale ci si muove in questa attivit il mondo degli uomini, al quale anche losservatore appartiene. (LLP, 19)
Sul metodo di Auerbach
Questo relativismo radicale, che vincola alla storia tanto lopera letteraria quanto chi la interpreta, il confine che separa lo storicismo di Auerbach dalla metafisica hegeliana della storia cos come dal riduzionismo positivista di fine Ottocento; la linea oltre la quale la filologia storica diventa una ermeneutica e si pone il compito infinito di individuare la particolarit di ogni epoca e di ogni opera da una posizione ogni volta parziale e soggettiva (LLP, 19). Fu per impulso di Ernst Troeltsch che Auerbach cominci ad interessarsi a Vico, traducendone antologicamente la Scienza nuova e individuando in lui il vero precursore del moderno storicismo.11 Vico precorre alcune delle concezioni che pi tardi saranno proprie dei romantici, come lidea di storia quale processo dotato di senso dove i fatti non appaiono casuali e irrelati, e come limportanza accordata alla poesia, quale forma di espressione dello stadio primitivo dellessere umano. Ma pi degli stessi romantici Vico interessato alla pura e semplice conoscenza storica, priva cio di quelle implicazioni moralistico-pedagogiche che saranno invece ancora ben presenti in Herder; di qui il rifiuto vichiano di generalizzazioni indebite e potenzialmente dannose come quella di Volksgeist, che avrebbero alimentato il nazionalismo tedesco fino alla seconda guerra mondiale. Scopo della ricerca storica per lui la pura conoscenza, fina11 Una dissertazione inedita di Erich Auerbach che avvicina il pensiero vichiano a certe posizioni fondamentali del Barocco citata in nota da E. Troeltsch, Lo storicismo e i suoi problemi [1922], tr. it. di G. Cantillo, Guida, Napoli 19912, vol. I, p. 168. Linflusso di Troeltsch su Auerbach ancora tutto da studiare e bench la soluzione religiosa del maestro alla crisi dei valori sia estranea al laicismo del discepolo, le due posizioni presentano numerosi tratti comuni sul piano del metodo.
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lizzata solo alla salvaguardia delluniversale umano, di quel senso comune che rende simili tutti gli uomini a prescindere da quelle che Vico chiamava le modificazioni della mente umana e in particolar modo dal senso dellappartenenza etnica. Lo studio delluniversale umano avviene per Vico tramite la filologia, che lo studio del certo, cio dei riti, della poesia, delle leggi, delle tradizioni culturali (Vico e il Volksgeist, in SFDV, 109), e al filologo la poesia appare non come espressione libera del sentimento, bens come fatto cerimoniale, come fondamento di civilt in senso proprio e non puramente estetico come accadr nellOttocento: ogni aspetto della storia delluomo dunque considerato da Vico in una prospettiva politica, n hanno corso nella Scienza nuova quelle idee astratte e nebulose che tanto affascineranno i romantici. Da Vico Auerbach mutua lidea fondamentale secondo cui gli uomini possono conoscere la storia in quanto ne sono i produttori12 e anche quella, non meno importante, che lunit della storia umana in ultima analisi intuibile attraverso la filosofia, poich il suo senso si coglie solo quando si in grado di elevarsi dal particolare (che loggetto della filologia) alluniversale, cio alla comprensione della totalit. Infine, Auerbach esalta leticit e il valore pedagogico dello storicismo estetico vichiano: comprendere lalterit diacronica o sincronica delloggetto artistico per ciascuno di noi la prima forma di disposizione positiva alla comprensione del diverso: lo sperimentiamo facilmente ogni volta che discutiamo di opere darte e di cultura, mostrandoci di solito, in tali occasioni, pi aperti e comprensivi di quando dobbiamo difendere interessi politici (Il contributo di Vico alla critica letteraria, in SFDV, 82). Di questa possibilit siamo debitori a Vico e a chi dopo di lui ha incrementato questa coscienza:
lampiezza dellorizzonte estetico odierno conseguenza della nostra prospettiva storica, si basa sullo storicismo, cio sulla convinzione che ogni civilt ed ogni et possono raggiungere una propria perfezione estetica; che le opere darte dei diversi popoli ed et (cos come i loro costumi) debbono essere considerate prodotti di condizioni individuali variabili e che ciascuna deve essere giudicata secondo il proprio grado di sviluppo e non secondo regole estetiche assolute. (Vico e lo storicismo estetico, in SFDV, 88-89)
Vico dunque il primo pensatore ad averci dato una visione generale e secolarizzata della storia umana,13 ma la sua teoria ciclica ne limita fortemente la portata conoscitiva. Pur non riconoscendo alcun obiettivo ideale della storia, infatti, Vico ne ricerca ancora le leggi eterne,
12 Quel ritrovare la storia nel nostro spirito un conoscere noi stessi; il nocciolo di una teoria della comprensione della storia basata sulla comprensione di s. un comprendere in sintesi partendo dalla propria esperienza, dallinterno (SFDV, 112). 13 Meinecke, Le origini dello storicismo, cit., pp. 42-43.
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e sebbene egli consideri la struttura dello sviluppo storico con strumenti analoghi a quelli della futura sociologia, delleconomia e della politica (Vico e il Volksgeist, in SFDV, 114), la sua pretesa quella di ricavarne le regole metastoriche di funzionamento, come tenter di fare pi tardi anche il materialismo dialettico, cio il tentativo pi geniale ed influente di comprendere secondo leggi tutta la storia moderna (LLP, 27). Esistono bens leggi storiche, per Auerbach, ma esse si possono applicare solo a fenomeni parziali e limitati nel tempo, non alla storia come processo nel suo insieme (LLP, 27). Il compito odierno dello storico invece essenzialmente quello di interpretare gli eventi e di rappresentarli come farebbero un dramma o unopera letteraria, servendosi cio dei modelli narrativi pi adeguati a fare emergere una dialettica e un campo di tensioni e di forze:
Luniversale che ho in mente non costituito da leggi o categorie classificatorie. [] Luniversale che a me sempre sembrato rappresentabile la concezione di un corso storico: qualcosa come un dramma, che non contiene neppure esso alcuna teoria, bens una concezione paradigmatica del destino umano. (LLP, 27)
Scopo di questa rappresentazione sar una conoscenza del passato in funzione del presente:
Loggetto, nel senso pi largo, lEuropa; io cerco di coglierlo in alcuni temi di ricerca. Ci facendo si pu aspirare al massimo a penetrare i molteplici rapporti di un accadere dal quale noi deriviamo e al quale partecipiamo; a determinare il luogo al quale siamo arrivati e magari anche a intravedere le possibilit immediate che ci attendono; ma in ogni caso a partecipare pi intimamente a noi stessi, e ad attualizzare la coscienza: noi qui e ora, con tutta la ricchezza e le limitazioni che ci comporta. (LLP, 27)
2.2. Se Auerbach fa risalire a Vico, come si visto, la scoperta che le Geistenwissenschaften fondano se stesse nellidentit di soggetto e oggetto del conoscere, per da Dilthey che mutua lidea fondamentale secondo cui le categorie di questa conoscenza sono sostanzialmente le stesse dellesperienza vissuta (Erleben) e che le une e le altre debbano definitivamente emanciparsi da una metafisica e da una teologia della storia.14 Se il no14 Il giudizio che di Vico aveva dato Dilthey perfettamente analogo a quello di Auerbach: I Principii di una scienza nuova del Vico lasciano sussistere i tratti esteriori della filosofia teologica della storia, ma allinterno di tale enorme edificio il lavoro positivo di questo pensatore, una vera indagine storica con intenti filosofici, ha trovato un campo tutto suo nella storia arcaica dei popoli affrontando il problema della loro evoluzione storica e delle epoche di questa evoluzione comuni a tutti i popoli (W. Dilthey, Introduzione alle scienze dello spirito, Presentazione e traduzione di G. A.
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me di Dilthey appare solo cursoriamente negli scritti metodologici di Auerbach non perch la sua idea di storicismo sia di minore importanza rispetto a quella di Vico, ma perch in Vico Auerbach volle vedere, soprattutto a partire dalla fine degli anni Trenta, un modello di pensiero storicistico alternativo a quello nato pi tardi nel solco del Romanticismo tedesco: una sorta di storicismo buono, insomma, in quanto in nessun modo riconducibile (e anzi antipodico) alle sanguinarie distorsioni del pensiero herderiano operate dal nazionalsocialismo. Questa intenzione, ancora non presente nei primi studi vichiani di Auerbach, dove dato piuttosto risalto agli elementi di continuit tra Vico e Herder, si preciser in modo sempre pi evidente negli ultimi scritti sul filosofo, come Vico e lo storicismo estetico del 1948 e Vico e il Volksgeist del 1955 (rispettivamente in SFDV, 88-101 e 102-114) e come la gi citata Introduzione metodologica a Lingua letteraria e pubblico. con Dilthey che si impone, allinterno della tradizione storicista, una concezione ermeneutica dellesistenza e della storia. Vivere comporta interpretare, mediare incessantemente le esigenze dellErlebnis con le manifestazioni dello spirito oggettivato (la cultura, le istituzioni sociali, i modi di vita tradizionali ecc.); ma il rapporto che si instaura tra lesperienza vissuta di ciascuno di noi e lo spirito oggettivo in cui tutti siamo immersi non potr mai essere identico per tutti, n potr mai essere identico a se stesso in ogni singolo momento della nostra esistenza: non si d, insomma, tra vita vissuta e spirito oggettivato, quel tipo di relazione univoca e necessaria che dato rinvenire nelle Naturwissenschaften, quando colleghiamo uno o pi fenomeni tramite una legge. In ci consiste la dimensione ermeneutica dellesistenza, ed per questo che il paradigma positivistico non trasferibile alle scienze sociali.15 La forma pi alta di interpretazione per Dilthey, come si sa, la storiografia: essa si propone di comprendere (verstehen) gli eventi passati facendoli rivivere in modo partecipativo nel presente, laddove, per converso, le scienze naturali hanno il compito di spiegare (erklren) i fenomeni alla luce di leggi uni-
De Toni, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 133). Cfr. anche Meinecke, Le origini dello storicismo, cit., pp. 46-47: la teoria dei corsi e ricorsi storici col suo schematismo fa di Vico un precursore del positivismo oltre che dello storicismo. Poco prima (a p. 38), Meinecke aveva citato in nota Vico und Herder di Auerbach e la sua traduzione della Scienza nuova. 15 Le scienze dello spirito si distinguono da quelle della natura in primo luogo per il fatto che queste ultime hanno a loro oggetto fenomeni che compaiono nella coscienza come provenienti dallesterno, come fenomeni singoli, mentre le prime hanno ad oggetto fenomeni interni, che compaiono originalmente come connessione vivente. Ne deriva, per le scienze della natura, che in esse una connessione nella natura data solo attraverso connessioni integrative, mediante un collegamento di ipotesi; per le scienze dello spirito ne deriva, al contrario, che in esse la connessione della vita psichica ovunque sottostante come data originariamente. Spieghiamo dunque la natura, comprendiamo invece la vita psichica: W. Dilthey, Idee per una psicologia descrittiva e una analitica, in Psicologia descrittiva, analitica e comparativa, Introduzione e traduzione di A. Marini, Unicopli, Milano 1979, pp. 138-139.
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versali. La comprensione storica non pu avvalersi n di spiegazioni causali in senso proprio n di teorie, ma crea ogni volta quella che Dilthey chiama una connessione dinamica tra i fenomeni e il tutto, facendo ricorso a categorie quali fine, significato o totalit.16 Cos unepoca pu apparire allo storico come un tutto omogeneo solo nella misura in cui egli riesce a individuare scopi, valori e modi di pensare comuni, raggruppandoli in tendenze e correnti; ma accanto a quelli che, per lui, costituiranno gli elementi distintivi di unepoca, vi saranno anche tendenze e correnti contrapposte, nelle quali si esprimer o la conservazione dellantico oppure la prefigurazione del nuovo. In questo senso, la storiografia articola i propri modi di comprendere in una forma intrinsecamente drammatica e dialettica, e fa uso di tecniche narrative che la rendono assimilabile ad un genere della letteratura.17 Lo storicismo dialettico di Dilthey per antihegeliano, nella misura in cui per Hegel la storia era la realizzazione della volont universale della ragione. Secondo lautore della Critica della ragione storica, dobbiamo invece muovere dalla realt della vita, analizzando i dati che la storia ci offre senza sovrapporre loro schemi metafisici.
Lanalisi attuale dellesistenza umana suscita in tutti noi la coscienza della fragilit, della forza dellimpulso oscuro, della sofferenza derivante dalle tenebre e dalle illusioni, della finitudine presente in tutto ci che nella vita, anche dove da essa derivano le supreme forme della vita della comunit. Non possiamo quindi intendere lo spirito oggettivo sulla base della ragione, ma dobbiamo rifarci alla connessione strutturale delle unit viventi che si continua nelle comunit. E non possiamo subordinare lo spirito oggettivo ad una costruzione ideale, ma dobbiamo piuttosto porre a base la sua realt nella storia.18
Nel soggetto dellermeneutica storicista scorre dunque sangue vero e non la linfa rarefatta di una ragione hegeliana intesa come pura attivit del pensiero:19 luomo un essere finito, compreso nel fragile involucro della propria materialit biologica ed esposto al decadimento fisico e alle sofferenze. Lantropologia di Auerbach, dal canto suo, ri16 W. Dilthey, Critica della ragione storica, Introduzione e traduzione di P. Rossi, Einaudi, Torino 1954, pp. 242 sgg. 17 Lidea che la storiografia sia un genere dellarte letteraria (Filologia della Weltliteratur, in SFDV, 186) mutuata da Auerbach direttamente, credo, dallo storicismo del secondo Ottocento e da Dilthey in particolare, che distingueva i modi dellesposizione storica (biografico, monografico, catastrofico, pragmatico) nel loro rapporto con le strutture di intreccio della tradizione letteraria occidentale (romanzo, tragedia, commedia, satira). Cfr. H. White, Retorica e storia, II, Guida, Napoli 1978, pp. 14 sgg. Per la concezione drammatica o dialettica (ma non pi in senso hegeliano) della storia, cfr. anche Meinecke, Le origini dello storicismo, cit., pp. 197-198. 18 Dilthey, Critica della ragione storica, cit., pp. 239-240. 19 Id., Introduzione alle scienze dello spirito, cit., p. 9.
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conoscer ampiamente laspetto creaturale della vita umana, ovvero la dimensione di sofferenza preindividuale e prepolitica nella quale luomo gettato, come ricordano soprattutto il capitolo sul Quattrocento francese, Madame du Chastel, e le notazioni pi fugaci sul realismo creaturale di Montaigne e dei romanzieri russi dellOttocento. Ma c soprattutto, nel richiamo diltheyano alla realt e alla storia, il vero fondamento metodologico dello storicismo di Auerbach: il fenomeno storico deve essere compreso partendo dai dati oggettivi e non dalle teorie, e nel caso dellopera letteraria ci porter a privilegiare, sia pure in modo non esclusivo, le caratteristiche di stile e di lingua dei testi. Tali caratteristiche dovranno essere rintracciabili in un qualsiasi frammento dellopera letteraria che, pertanto, potr essere scelto casualmente a rappresentare per sineddoche lintero, ma dovr anche essere esaminato col massimo rigore filologico, analogamente a quanto avviene, nelle scienze naturali, con il metodo del campionamento e dellanalisi al microscopio. invece del tutto soggettiva la scelta delle categorie interpretative alle quali si cerca di ricondurre i fenomeni: queste categorie sono chiamate, nella Conclusione di Mimesis, idee direttive (leitende Gedanken, Mimesis, II, 339), con un termine, anche in questo caso, ripreso dalla tradizione dello storicismo critico.20 Le idee direttive sono i concetti generali che permettono di raggruppare e interpretare i fenomeni di stile, altrimenti inerti, dando loro un senso e aprendo cos una breccia nella comprensione di fatti e concezioni di ordine storico generale altrimenti inafferrabili perch troppo vasti ed eterogenei. Anche le idee direttive sono ricavabili dal dato e dalla storia, poich non appartengono alla soggettivit dellinterprete, ma alloggetto stesso del conoscere, ovvero alla cultura che ha prodotto il testo: tali idee sono propriamente il punto di partenza (Ansatzpunkt) dal quale lo storico deve muovere nella sua interpretazione, che consister pertanto da una parte nel riconoscere e nel riportare alla luce alcune idee direttive da lui scelte perch ricche di significato, e dallaltra nel verificarne il valore euristico misurandole sui fatti di stile e di lingua accertati dalla filologia.21 Il passaggio dal primo al secondo momento non tuttavia meccanico, ma obbedisce ad un movimento circolare: la conoscenza in filologia si ottiene non soltanto con la progressione graduale da un particolare ad un altro particolare, ma con lanticipazione o divinazione dellinsieme.22 La
20 Cfr. ad es. luso che ne fa F. Meinecke in Esperienze 1862-1919, a cura di F. Tessitore, Guida, Napoli 1971, p. 194. 21 Come nella concezione di Troeltsch, lo storico non giudica il passato, ma si trova a scegliere (pi o meno consapevolmente) i centri della propria indagine ed organizza i fatti in base a complessi di valori che appartengono al suo presente. Cfr. E. Troeltsch, Etica, religione, filosofia della storia, tr. it. di G. Cantillo, Guida, Napoli 1974, pp. 363-364. 22 L. Spitzer, Linguistica e storia letteraria [1948], in Critica stilistica e semantica storica, a cura di A. Schiaffini, Laterza, Roma-Bari 1966. Nella stessa pagina Spitzer cita Schleiermacher e Dilthey.
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comprensione del particolare presuppone il suo inserimento in una totalit e lipotesi di una totalit presuppone lindividuazione del particolare. Tutti i membri di questo circolo ermeneutico si trovano, per Dilthey come per Auerbach, dentro lorizzonte della storia: la Weltanschauung dello storico diventa cos tanto il punto di osservazione dal quale loggetto pu essere compreso quanto lobiettivo di una ancora pi radicale autostoricizzazione. Negli Epilegomena a Mimesis, Auerbach scriver infatti:
Unaltra obiezione al mio lavoro che la mia esposizione troppo legata al tempo e troppo condizionata dal presente. [] ormai nessuno pu contemplare il contesto [europeo] se non dal punto di vista delloggi, un oggi determinato da origine, storia, cultura personali dellosservatore. meglio essere legati al tempo coscientemente piuttosto che inconsapevolmente. In molti scrittori eruditi sincontra un genere di obiettivit in cui, senza che lautore ne abbia la minima coscienza, da ogni parola, da ogni fiore retorico, da ogni giro di frase parlano moderni giudizi e pregiudizi []. Mimesis coscientemente un libro scritto da una determinata persona, in una determinata situazione, allinizio degli anni Quaranta. (DMAP, 252-253)
3. Topologia storica
La filosofia materiale della storia per sua natura teleologica. Come potrebbe essere altrimenti? Tuttavia, non si tratta della teleologia del corso del mondo oggettivamente costruibile considerato a partire dal fine ultimo ed eterno, bens della teleologia della volont che, a partire dal momento, trasforma e configura il proprio passato nel futuro. (E. Troeltsch, Lo storicismo e i suoi problemi, I, p. 176)
3.1. Le idee direttive devono essere ricavate dalla materia stessa di studio, come si legge tanto nella Prefazione alle Vier Untersuchungen zur Geschichte der franzsischen Bildung del 1951 (DMAP, 254 sgg.) quanto in Filologia della Weltliteratur, dellanno successivo (SFDV, 184). Le due idee direttive di Mimesis sono, come dice la sua Conclusione, il figuralismo e soprattutto lantitesi tra la concezione classica e classicistica della separazione degli stili (Stiltrennung) e quella della loro mescolanza (Stilmischung). A questi concetti fondamentali Auerbach aveva dedicato alcuni saggi autonomi che, letti in prospettiva, costituiscono i principali studi preparatorii di Mimesis, in particolare Figura, del 1938, e Sacrae scripturae sermo humilis, del 1941. In entrambi aveva cercato di riportare alla luce la fisionomia originaria di concetti e nozioni che dovevano apparire ovvi e scontati (bench non sempre manifesti) dentro il modello di cultura che li
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aveva generati e che appare invece meno o per nulla evidente, se non del tutto estranea, a noi, dopo secoli di oblio. Il senso delluna come dellaltra operazione chiarito da Auerbach in un altro importante intervento metodologico, la breve Prefazione alle Vier Untersuchungen:
Elemento comune a questi come agli altri miei lavori lo sforzo di giungere ad una topologia storica, nella quale lo scopo principale non di spiegare la particolarit del fenomeno in s, ma piuttosto le condizioni della sua nascita e la direzione assunta dai suoi effetti. La particolarit assoluta di unopera darte importante si spiega da sola. Naturalmente ne dobbiamo conoscere le forme espressive, quando queste non appartengono alla nostra lingua o al nostro tempo. Peraltro, appena queste conoscenze siano state acquisite in sufficiente misura, lopera manifesta da s la sua essenza. Ora, se queste conoscenze riguardano non una sola opera ma pi opere di diversi periodi, esse portano oltre la meta originaria della comprensione delle opere stesse. Ci permettono di comprendere cose che gli autori non avevano compreso appieno, e non potevano comprendere: le relazioni storiche tra forme del pensiero, forme del sentire e forme dellespressione. Ci ci consente di studiare sia lo sviluppo dei modi di assimilazione e di rappresentazione, sia la collocazione delle opere e degli autori allinterno di questo sviluppo. Poich non si tratta di una o di poche linee di sviluppo bens dellintreccio di una moltitudine di relazioni, lo studio suscettibile di affinamento quasi infinito, sia nel numero sia nella precisione delle interpretazioni conseguibili. (DMAP, 255)
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Quella che Auerbach chiama topologia storica (historische Topologie) una morfologia storica della cultura: suo compito non la comprensione della singolarit e dellindividualit di ciascuna opera, ma una ricognizione ad ampio raggio volta a rilevare i caratteri formali comuni a pi opere e far emergere costanti e ripetizioni significative. Lidentificazione di tali costanti, tuttavia, non scaturisce dalladozione di un taglio sincronico puro, di tipo strutturalistico, bens il risultato di una considerazione evolutiva dei fenomeni, il cui significato si chiarisce nel dispiegarsi temporale quale si presenta allorizzonte intellettuale dello storiografo. Le mappe della topologia storica non rappresenteranno dunque situazioni statiche ma in movimento e saranno costituite da linee isocrone e da vettori indicanti direzioni di senso visibili solo sulla lunga o lunghissima durata. Queste mappe diacroniche hanno soprattutto il compito di evidenziare la rete potenzialmente infinita delle connessioni dinamiche (Dilthey) tra i modi di percepire, conoscere e rappresentare la realt propria di unepoca attraverso lo studio delle opere letterarie, le quali, nella misura in cui rappresentano non il mondo in s, ma un certo modo di conoscere e di fare esperienza del mondo da parte di un soggetto, si offrono come lelemento di mediazione privilegiato di una ermeneutica storica.
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Lenfasi posta non tanto sulla forma o sulla qualit estetica dellopera letteraria in s, quanto sul carattere conoscitivo parzialmente autonomo della letteratura, lascia intravedere sullo sfondo del metodo auerbachiano alcune suggestioni della filosofia kantiana e neokantiana. Anche per il Cassirer di Sostanza e funzione e della Filosofia delle forme simboliche, ad esempio, larte non mera riproduzione di una sostanza preesistente, ma forma simbolica, cio espressione di una relazione funzionale tra soggetto e mondo per mezzo di un concreto segno sensibile: la forma simbolica legata alla forma del tempo.23 Non lopera letteraria in s, quindi, n il suo valore estetico, devono costituire loggetto primario dello studio filologico. Lattribuzione del giudizio di valore interviene solo secondariamente e consiste nel riconoscere il modo specifico in cui la grande opera declina la struttura essenziale della forma simbolica. La filologia dunque storia della cultura sub specie philologica ed innanzi tutto storia: ha il compito di rendere manifesto il potenziale conoscitivo del testo letterario, individuandolo per non nei contenuti, ma nelle forme specifiche in cui quel potenziale si esprime. Nel primo capitolo di Lingua letteraria e pubblico Auerbach paragoner la dottrina classica degli stili alle pietre di un edificio distrutto che devono servire per una nuova costruzione: chi (il riferimento forse a Curtius) vede le singole pietre, si limita a cogliere la sopravvivenza dellantico, mentre una topologia storica cercher di vedere la nuova costruzione come qualche cosa di nuovo e come un tutto (LLP, 85). Ogni topologia storica inoltre potenzialmente infinita, ma trova, come gi aveva detto Dilthey, un limite superiore nella Weltanschauung di
23 E. Cassirer, Wesen und Wirkung des Symbolbegriffs (1923), cit. in G. Raio, Introduzione a Cassirer, Laterza, Roma-Bari 1991, p. 64. Il nome di Cassirer non compare mai (se non vado errato) negli scritti di Auerbach, che tuttavia fu suo collega a Marburgo (cfr. G. Mattenklott, Erich Auerbach in den deutsch-jdischen Verhltnissen, in Wahrnehmen Lesen Deuten, cit., p. 22: larticolo offre una panoramica dei rapporti tra Auerbach e gli altri intellettuali ebrei tedeschi negli anni Trenta e Quaranta), ma si confronti luso dellespressione forme simboliche in SFDV, 57, a proposito di Vico. Secondo Brian Stock, inoltre, Auerbach sarebbe riuscito nel compito di unire rappresentazione e realt che filosofi come Cassirer e Lukcs avevano vanamente perseguito (B. Stock, The Middle Ages as Subject and Object: Romantic Attitudes and Academic Medievalism, in New Literary History, 5, 1974, pp. 527-547). Ben documentato invece il rapporto con Panofsky, di cui Auerbach cita il saggio Idea. Ein Betrag zur Begriffsgeschichte der lteren Kunsttheorie (1924) gi nel libro giovanile su Dante (SSD, 8). verosimile che Auerbach conoscesse anche Die Perspektive als symbolische Form (1927), che tuttavia non trovo mai citata nei suoi scritti. Come noto, per Panofsky la prospettiva una forma simbolica in quanto non riproduce meccanicamente ci che simprime sulla retina dellocchio umano, ma un concreto segno sensibile nel quale possibile cogliere il particolare contenuto spirituale proprio di unepoca: la costruzione prospettica dello spazio in un quadro rinascimentale non la resa oggettiva della sua percezione da parte di un ipotetico osservatore, ma il concreto segno sensibile di una idea moderna dello spazio come luogo infinito, entro il quale i corpi non sono pi unit discrete e assolute ma formano un continuum omogeneo, laddove alla spazialit finita della concezione classica corrispondevano altre forme di rappresentazione. La stessa esperienza visiva pu dunque essere rappresentata in modi radicalmente diversi, che a loro volta influenzeranno la visione stessa (cfr. E. Panofsky, La prospettiva come forma simbolica, Feltrinelli, Milano 1961, in part. p. 50).
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colui che la esercita e un limite inferiore nel fatto che ogni Weltanschauung appartiene al mondo degli uomini. Bench condotta col massimo rigore e nel pieno rispetto del documento, essa non sar mai avalutativa e neutrale, perch non ogni aspetto del passato degno di essere studiato, ma solo ci che per noi pu rivestire ancora un significato. Ci pone, naturalmente, alcuni problemi metodologici dei quali Auerbach discute ancora nella Prefazione alle Vier Untersuchungen. Tutto ci che esula dalla filologia stricto sensu e dai paradigmi della ricerca letteraria, linguistica e storica non fa parte, a rigore, del metodo e dunque non pu essere insegnato e trasmesso: lampiezza dellorizzonte culturale, la ricchezza dellesperienza personale e locchio per quelli che Bergson [] ha chiamato faits significatifs non appartengono al metodo (DMAP, 257), eppure senza di essi non si avrebbe alcuna comprensione del testo nel suo contesto originario. Molti giovani filologi, osserva ancora Auerbach nel 1951, si lasciano afferrare dallo studio dei testi senza avere unipotesi di partenza, e finiscono cos per ricadere negli pseudoconcetti tradizionali, nelle categorie usurate di classicismo, romanticismo, barocco ecc., che conservano una qualche utilit solo ai fini di un primo inquadramento dei problemi ma che sono del tutto privi di valore euristico. Per questo il lavoro filologico vero e proprio dovrebbe iniziare solo dopo aver formulato una ipotesi su come un problema importante di ordine generale sia individuabile in un elemento concreto e caratteristico. Una volta individuato tale elemento, prosegue Auerbach, si tratter quindi di formulare unipotesi di senso e verificarla sul testo, mettendo sempre in relazione quel problema con un fatto di stile, di struttura o anche un tema: dovr dunque a questo punto ricondurre il problema generale che aveva suscitato il mio interesse ad un insieme di fatti filologicamente registrabili (DMAP, 258). 3.2. Figura, scritto ad Istanbul e pubblicato su Archivum romanicum nel 1938, pu essere letto, in un certo senso, come la lungamente meditata risposta alla recensione di Croce al libro giovanile su Dante di Auerbach. Dante als Dichter der irdischen Welt (1929) si era posto lambizioso obiettivo di una comprensione pi autentica della cultura medievale puntando decisamente sulla rottura, anzich sulla continuit, tra il mondo antico e lera cristiana e di mostrare la storicit della Commedia nella solidariet di fondo tra poesia e teologia. La stroncatura crociana non era tuttavia del tutto immotivata quando lamentava la fallita dimostrazione di quella che rimaneva una mera proposta, plausibile bench, dal punto di vista di Croce, inaccettabile:24 n era sufficiente riproporre il dualismo hegeliano tra la
24 Si pu assumere, come pi volte lAuerbach, che in Dante teologia e poesia fanno tuttuno; ma come dimostrarlo in teoria?: B. Croce, recensione a E. Auerbach, Dante als Dichter der irdischen Welt, in La Critica, vol. XXVII, 1929 (ora in Id., Conversazioni critiche, Serie terza, Laterza, Bari 1932, pp. 194-197; a p. 195).
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necessit, nella Commedia, di dissolvere la singolarit degli interessi umani di fronte al fine ultimo di tutte le cose (Dio) e, allopposto, la pietrificazione degli individui con le loro passioni terrene, nella giustizia eterna.25 La risposta a Croce una rigorosa morfologia storica del concetto di figura, che per tutta la prima parte del saggio coincide con lanalisi semantica di una serie di passi di autori latini di et classica e cristiani e che rivela un momento di frattura nel momento in cui il termine figura passa finalmente a designare qualcosa di reale, di storico, che rappresenta e annuncia qualche altra cosa, anchessa reale e storica (SSD, 190). Ma la spiegazione etimologica non il fine dellanalisi di Auerbach, che in questo si discosta decisamente dal modello spitzeriano: mentre in Spitzer la semantica storica si arresta alla comprensione delle forme individuali e specifiche, essa, e pi in generale la Stilkritik per Auerbach invece un mezzo per accedere ad una comprensione pi ampia, che travalica il testo e lo colloca in secondo piano rispetto ai problemi generali che esso pone:
Le interpretazioni dello Spitzer mirano sempre allesatta comprensione della singola forma linguistica, della singola opera o del singolo poeta. In perfetta armonia con la tradizione romantica e con la sua ulteriore elaborazione impressionistico-individualistica, egli tende soprattutto a cogliere esattamente le forme individuali. A me invece interessa qualche cosa di universale []. Io ho sempre avuto lintenzione di scrivere storia; mi accosto dunque al testo non considerandolo isolatamente, non senza presupposti: gli rivolgo una domanda, e la cosa pi importante questa domanda, non il testo. (LLP, 26)
La parte centrale di Figura articola cos una forma di comprensione superiore che, in modo assai schematico, potremmo riassumere in tre punti, che toccano rispettivamente la genesi del figuralismo, la natura conflittuale del suo rapporto con le concezioni coeve e concorrenti e infine il radicamento storico di quel metodo nella sua epoca. In primo luogo, Auerbach si pone infatti il problema della genesi del metodo interpretativo figurale o tipologico delle Scritture, individuandola in San Paolo, che pur non facendo mai uso del termine figura tuttavia il primo autore cristiano a concepire il Vecchio Testamento come prefigurazione del Nuovo, in nome di una concezione totalizzante, universalistica e provvidenziale della storia. Il ritrovamento delle basi storiche della concezione figurale del mondo in San Paolo e nei padri della Chiesa la parte pi innovativa del saggio, dato che in precedenza gli studiosi di retorica e di filosofia avevano esaminato il metodo figurale considerandolo come semplice presupposto tecnico per la comprensione del testo biblico,
25 G. W. F. Hegel, Estetica, edizione italiana a cura di N. Merker, Introduzione di S. Givone, Einaudi, Torino 1997, t. II, p. 1235. Cfr. anche SFDV, 50-51.
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senza chiedersi su quali strutture di comprensione della realt quel metodo si fondasse (SSD, 215, n. 42). Linterpretazione figurale (o tipologica), quindi, non considerata da Auerbach solo come tecnica interpretativa, ma come una tecnica interpretativa che presuppone una precisa concezione del mondo e della storia. In secondo luogo, Auerbach si interroga sul perch linterpretazione figurale della Bibbia sia stata vincente tanto nei confronti di quella allegorica astratta (o spirituale: il metodo di Filone Alessandrino e di Origene), quanto nei confronti del simbolismo medievale. Solleva cio (pur senza entrare nel merito) il problema delleffetto e della ricezione da parte di un pubblico di lettori e soprattutto quello della conflittualit tra forme simboliche concorrenti. Il successo dellinterpretazione figurale individuato nella sua dimensione universalistica, vale a dire nella capacit di comprendere in una filosofia della storia anche tutto quanto era accaduto prima della venuta di Cristo e di dare anche alle epoche anteriori allincarnazione di Dio un senso e una giustificazione di ordine provvidenziale. Anche le ragioni della superiorit del figuralismo sul simbolismo sono ricondotte da Auerbach al fatto che il simbolo, pur essendo strutturalmente pi simile dellallegoria alla figura in quanto concreto e non astratto, presenta per la verit della rivelazione considerandola al di fuori della storia, esattamente come fa lallegoria:26 la figura articola dunque, ad un tempo, concretezza e storicit nella rappresentazione di una verit eterna. Leccezionale forza persuasiva della concezione tipologica era garantita dunque dalla possibilit di leggere il Vecchio Testamento come racconto di fatti concreti e storicamente accaduti che tuttavia prefiguravano eventi che si sarebbero compiuti nel Nuovo. Anche in questo caso, Auerbach sembra riprendere puntualmente lidea di Dilthey secondo cui il Cristianesimo stato la prima forma di storicismo:
la filosofia del Cristianesimo [] era pregna di una imponente realt storica; una realt [Realitt] che nella vita interiore coincise con la sostanza pi autentica di ogni realt effettuale [Wirklichkeit] preesistita storicamente [] Di fronte a questa realt le estasi e le visioni si dispersero come ragnatele al vento. [] Tutte le rivelazioni precedenti furono quindi subordinate a questa come stadi preparatori. Con ci ora lessenza di dio [] si colse in una sua vitalit storica. Ed ecco sorgere cos per la prima volta, se prendiamo la parola nel senso pi alto, la coscienza storica.27
26 C per, aggiunge Auerbach, una differenza sostanziale tra figuralismo e simbolismo: il figuralismo essenzialmente un modo di interpretare un testo (la Bibbia), mentre il simbolo un modo di interpretare la vita, la natura stessa, senza la mediazione del testo sacro. Il figuralismo si basa sullidea che la verit sia attingibile grazie alla mediazione del testo (sacro); il simbolismo che la verit sia conoscibile immediatamente e magicamente, senza dover far ricorso n a un testo anteriore n alla ragione (SSD, 212). 27 Dilthey, Introduzione alle scienze dello spirito, cit., p. 327.
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In terzo luogo, infine, Auerbach articola una periodizzazione di lunghissima durata hegelianamente scandita in tre epoche e basata su due grandi fratture epocali: egli non mostra (come avrebbe fatto di l a poco Curtius in Letteratura europea e medioevo latino) la persistenza dellAntico nel Medieovo cristiano, n la continuit tra Medioevo ed et moderna (come aveva gi fatto Gilson, espressamente citato in Figura), perch, sotto il profilo della concezione della storia, queste tre epoche rappresentano altrettante monadi, autonome e non comunicanti. La concezione figurale, infatti, considera s il passato come loggetto di una interpretazione, ma di una interpretazione garantita da un disegno provvidenziale. Se lAntico Testamento, cio, prefigura il Nuovo che a sua volta prefigura il futuro delluomo non ancora compiuto, ci possibile solo perch ogni evento storico , al tempo stesso, compimento e prefigurazione di qualcosa che da sempre nella mente divina e che in essa si da sempre realizzato. Il disegno provvidenziale, insomma, funge sia da chiave dellinterpretazione figurale sia da significato della figura: ne cio ladempimento, e levento singolo diventa concepibile solo come lelemento di passaggio, caduco e provvisorio, di un destino gi scritto. Nella concezione moderna, invece, gli eventi storici sono provvisori in un senso ben diverso: nel senso che essi si svolgono orizzontalmente, lungo la linea temporale, senza rinviare pi, verticalmente, alla trascendenza, senza che sia pi possibile interpretare levento sullo sfondo di una finalit e di un termine ultimo della storia stessa (SSD, 213). Solo nellultima parte del saggio sono affrontati gli aspetti propriamente letterari del figuralismo. Nella Commedia agisce una concezione figurale in base alla quale le anime incontrate da Dante nel suo viaggio sono ladempimento di ci che la loro esistenza terrena aveva solo prefigurato: tanto la loro condizione presente quanto quella passata sono storiche e concrete, bench lo stato post mortem superi in importanza la prima. Questo figuralismo che potremmo definire di secondo grado (rispetto a quello di primo livello immanente alle sacre scritture), la spiegazione del dualismo di cui aveva parlato Hegel nellEstetica. Gli esempi tratti dalla Commedia sono quelli di Catone, Virgilio e Beatrice, interpretati come tipi, rispettivamente, il primo della libert cristiana quale adempimento di una libert dalla tirannide politica conseguita in terra nel modo pi alto (cio a prezzo della vita); il secondo della piena realizzazione storica dellideale del poeta-profeta, che come tale potr fungere da guida al pellegrino nella discesa agli inferi; e infine Beatrice come figura della rivelazione, vale a dire come inveramento atemporale di unincarnazione miracolosa gi avvenuta in vita (SSD, 218-226). Per Dante il senso letterale o la realt storica di un personaggio non contraddice il suo significato pi profondo, ma ne confermata e adempiuta (SSD, 224): qui sta, in sintesi, il senso del figuralismo dantesco, che lelemen71
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to decisivo per la comprensione estetica di quella che Croce chiamava la struttura della Commedia. Lindividuazione nella struttura del principio figurale, infatti, permette di giustificare da un punto di vista che al tempo stesso estetico e ideologico la scelta di Catone come difensore della virt cristiana e come custode del Purgatorio: lelemento figurale si rivela cos assai pi forte di quello dogmatico, in base al quale Catone dovrebbe condividere il medesimo supplizio di Pier della Vigna. La riscoperta della concezione tipologica come forma simbolica sottostante la Commedia rendeva cos inconsistente la distinzione crociana tra poesia e struttura e permetteva allo stesso tempo di superare in un modo molto diverso da quello proposto da Croce la rigida opposizione presente nella critica dantesca di fine Ottocento tra il positivismo erudito della scuola storica e linterpretazione simbolica rossettiana (e poi pascoliana), coniugando in modo inedito rigore filologico e passione ermenuetica. Ci si potrebbe domandare perch, nel capitolo di Mimesis su Dante, Auerbach preferir esempi diversi da quelli di Catone, Virgilio e Beatrice, ma la scelta di Farinata e Cavalcante si comprende perfettamente se guardiamo alla nuova funzione che al figuralismo assegnata in Mimesis: mentre lo scritto del 1938 si limita ad una mappa per cos dire locale del figuralismo, lo scopo dellottavo capitolo di Mimesis diventa piuttosto quello di collocare il realismo dantesco nella prospettiva pi generale della storia del realismo europeo. Auerbach chiama ora a testimoni Farinata e Cavalcante perch con loro il realismo figurale arriva quasi a un punto di rottura e di autoannullamento, mostrando cosa ci sar oltre se stesso e le potenzialit di una rappresentazione delluomo e della sua esperienza del mondo liberata da qualsiasi ipoteca teologica:
La figura supera il compimento o, meglio, il compimento serve a dare ancora maggior rilievo alla figura, si ammira Farinata e si piange con Cavalcante; quello che pi ci commuove non che Dio li abbia dannati, ma che luno sia incrollabile e che laltro provi un cos acuto rimpianto del figlio e della dolce luce. La terribile condizione dei dannati serve soltanto quale mezzo per accrescere leffetto di questi sentimenti del tutto terreni. (Mimesis, I, 218)
In tale prospettiva, Dante colui che recupera la tradizione cristiana del figuralismo applicandola a soggetti contemporanei e quotidiani, sottraendola a quella meccanicit e stereotipia con le quali quel modo della rappresentazione era stato attuato nel dramma liturgico e in altri generi medievali: la Commedia diventa in questo senso il grande capolavoro del Medioevo perch estende al massimo le possibilit di un modo di rappresentazione del mondo (di una forma simbolica), ma anche, per il motivo opposto, perch cos facendo mette in crisi la concezione del mondo cui era connessa, dischiudendone unaltra del tutto nuova:
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Lopera di Dante ha realizzato lessenza figurale-cristiana delluomo e nel realizzarla lha distrutta. La potente cornice sinfranse per la strapotenza delle immagini che essa incluse. (Mimesis, I, 220)
La figura, divenuta indipendente dal suo compimento, concede sempre pi spazio alluomo, alle sue passioni, alla sua vita terrena e alla sua storicit e, cos facendo, anticipa alcuni tratti essenziali di ci che sar il realismo moderno e che acquistano significato alla luce di quella che abbiamo chiamato topologia storica.
4.1. Laltra idea direttrice di Mimesis il conflitto tra Stilmischung e Stiltrennung. Auerbach individua nella mescolanza stilistica quella che potremmo chiamare la condizione di possibilit del realismo: un concetto, peraltro, che coerentemente con la propria impostazione storicistica egli non definisce mai a priori, ma di cui racconta la storia, da Omero sino ai contemporanei. Oggetto principale del libro la rappresentazione seria e problematica della realt intesa come esperienza quotidiana compiuta da singoli individui n peggiori n migliori di noi, ma simili a noi, come avrebbe detto Aristotele. Non quindi un tema specifico, ma piuttosto una classe di temi, che include situazioni ordinarie e comuni come il dialogo tra coniugi (Adamo ed Eva che questionano come due contadini francesi del XII secolo nel Mystre dAdam, Madame du Chastel e il marito, Charles ed Emma Bovary); come langoscia di un genitore per la sorte del figlio (ancora Madame du Chastel ma anche Cavalcante); come le malattie, le abitudini alimentari e la vita sessuale di un Michel de Montaigne, e persino le funzioni corporali del Reggente di Francia, nella cronaca indiscreta ma fedele di Saint-Simon. Temi non riducibili ad un numero circoscritto di motivi ricorrenti e non istituzionalizzati, anzi rivelatori proprio in quanto capaci di eludere il controllo che listituzione letteraria esercita sui topoi e sui temi formalizzati dalla tradizione. Una rappresentazione seria e problematica del quotidiano sarebbe stata inconcepibile allinterno del sistema normativo classico e classicistico, che nei riguardi della vita di tutti i giorni ha sempre esercitato una forte censura simbolica. La Stilmischung costituisce pertanto la condizione necessaria (ma non sufficiente) di qualsiasi tipo di realismo (Mimesis, II, 339), che si potr per manifestare storicamente solo nelle epo73
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che che precedono la formazione di quellantico sistema normativo, o in quelle che apertamente lo contestano, ad esso contrapponendo un nuovo concetto di stile. Gli studi preparatori di questa nuova e ambiziosa topologia storica che ha come oggetto non pi solo il figuralismo ma le diverse forme di rappresentazione della realt, riguardano dunque tanto la prima fondamentale rottura del sistema della Stiltrennung da parte della tradizione cristiana medievale, quanto la rivolta anticlassicistica ad opera degli scrittori realisti nella Francia dellOttocento. Tolto il capitolo iniziale su Omero e la Bibbia, che assolve al compito di mostrare di scorcio le possibilit e i limiti del realismo antico, Mimesis articola la propria filosofia della storia letteraria su questa periodizzazione fondamentale. 4.2. Anche Sacrae scripturae sermo humilis (1941) riprende una tesi che Auerbach aveva enunciato nel primo libro su Dante senza essere riuscito, allora, a darne una vera dimostrazione. Gi nel 1929, infatti, gli era parso chiaro che la storia di Cristo aveva superato i limiti dellestetica antica della mimesi basata sulla divisione dei generi e sulla separazione tra lo stile sublime e quello umile:
Nella storia della redenzione compaiono persone conosciute e reali, come nella commedia antica; vi agiscono pescatori e re, grandi sacerdoti, esattori e sgualdrine; il gruppo delle persone socialmente elevate non agisce nello stile dellantica tragedia, n gli altri in quello della farsa, ma subentrata una assoluta liberazione dai limiti sociali ed estetici. Su questo palcoscenico di casa tutta la variet del mondo umano. (Dante poeta del mondo terreno, in SSD, 15)
Quello che nel libro giovanile mancava, e che lo rende ancora prigioniero dellorbita hegeliana, era una verifica della forza modellizzante della vicenda del Cristo nella rappresentazione medievale, verifica che trova invece un primo importante momento di attuazione nel breve saggio del 1941 e che si arricchir man mano di nuovi elementi in Mimesis, negli Epilegomena a Mimesis e infine nel secondo capitolo, Sermo humilis, di Lingua letteraria e pubblico.28 Come la concezione figurale, anche lidea di sermo humilis ha la sua genesi nelle Sacre Scritture (capaci di dire cose sublimi in stile basso), e come quella segna una profonda frattura tra la concezione del mondo antica e quella medievale. Figura e sermo humilis, infatti, non sono semplici concetti retorici, ma forme simboliche che im28 Sermo humilis, precedentemente pubblicato su Romance Philology nel 1952, oltre ad essere la pi ampia e soddisfacente trattazione auerbachiana del concetto di realismo medievale cristiano lo riformula, almeno in parte, tenendo conto di una prospettiva che in Mimesis era appena accennata: quella della ricezione e del pubblico.
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plicano una concezione del mondo, fondata in entrambi i casi sulla imitazione della vita di Cristo concepita non come mero topos ma come modello di rappresentazione narrativa, valido a prescindere dai contenuti di cui espressione. Lelemento centrale di questo modello labolizione del nesso prima esistente tra una gerarchia di oggetti e una gerarchia di possibilit espressive (Epilegomena a Mimesis, in DMAP, 242) e di conseguenza ladozione di un nuovo criterio stilistico nel quale la vita di ciascun uomo, anche del pi umile, in quanto creatura divina, fosse rappresentabile al pi alto grado di dignit. Alla Stiltrennung tipica delle societ verticistiche antiche, si andava cos sovrapponendo la Stilmischung cristiana, che esprimeva una considerazione pi democratica, quanto meno sotto il profilo spirituale, dellessere umano, identico ad ogni altro essere umano di fronte a Dio. 4.3. Parallelamente allo studio delle teorie e dei testi medievali, nello stesso torno di anni Auerbach stava esplorando anche il secondo e decisivo momento di rottura nella storia della Stiltrennung, avvenuto in concomitanza con la fine dellassolutismo e con la Rivoluzione francese, che costituisce lo spartiacque decisivo, sul piano materiale e simbolico, tra Ancien Rgime e modernit ottocentesca. Lo fa dapprima in Romantik und Realismus (1933) e poi soprattutto nel saggio ber die ernste Nachahmung des Alltglichen (1937). In questi due saggi, i cui contenuti confluiranno, in buona parte, in Mimesis, il realismo moderno si caratterizza pi precisamente come limitazione seria del quotidiano sullo sfondo movimentato della storia ormai interamente secolarizzata: imitazione seria, vale a dire capace di rendere la problematicit o addirittura la tragicit della vita di tutti i giorni di persone qualunque senza farne oggetto di riso, di scherno moralistico o di rimpianto nostalgico e lacrimevole come accadeva nei generi bassi e medio-bassi del classicismo, quali la commedia, la satira o lelegia. Cos in Stendhal e in Balzac, cos, dopo di loro in Flaubert e poi in Zola, ma non in Hugo e nei romantici, che avevano concepito invece la Stilmischung come commistione di sublime e grottesco, vale a dire di due stili di per stessi non funzionali alla mimesi, sul modello di Shakespeare pi che su quello del Cristianesimo delle origini, nonostante le dichiarazioni della Prface al Cromwell.29 Come si vede dal controesempio hughiano, il rapporto tra realismo cristiano medievale e realismo moderno non affatto di tipo rigidamente causale: il primo non spiega il secondo ma permette di comprenderlo nel senso che dischiude un campo di possibilit alla forma moderna del realismo, che si manifester in alcune opere e non in altre.
29 E. Auerbach, Romantik und Realismus, in Neue Jahrbuch fr Wissenschaft und Jugendbildung, 9, 1933, p. 145, tr. it. di C. Rivoletti, in questo numero di Allegoria, p. 20, e Mimesis, II, 238.
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4.4. Le due idee direttive sopra delineate costituiscono la struttura portante delledificio modernista di Mimesis, eretto nei suoi diversi piani tra il 1942 e il 1945, ad Istanbul, ed organizzato in una maniera del tutto nuova per uno studio di storiografia letteraria. Quasi nessuno dei diciannove capitoli (che nel 1950 diventeranno venti, con laggiunta del saggio su Cervantes) veramente indispensabile alla coerenza dellinsieme, ma ciascuno contiene, in s, la cifra essenziale del libro e la ripropone in forma ogni volta diversa e variata. Lo stesso fenomeno osservato da una pluralit di punti di vista, cos che lidea di realismo (come lidea di letteratura europea che presuppone) risulta, per il lettore, al tempo stesso unitaria e molteplice. Persino i salti temporali e le omissioni (che Lingua letteraria e pubblico tenter in parte di colmare per lepoca medievale) contribuiscono a definire i contorni di una struttura ad un tempo aperta e perfettamente compiuta, perch virtualmente capace di includere anche ci che ne sta al di fuori: il romanzo inglese del Settecento, per esempio, non trova posto, se non lateralmente in Mimesis, ma applicando le stesse categorie di Auerbach che Ian Watt ne dimostrer il ruolo primario nella fondazione del realismo moderno in The Rise of the Novel (1957). Molti lettori di Mimesis si sono domandati se limitazione seria del quotidiano in Stendhal, Balzac, Flaubert e Zola costituisse per Auerbach una sorta di adempimento finale di un processo la cui meta era in qualche modo contenuta nelle premesse, quasi che la filosofia della storia di Hegel, gettata dalla finestra, rientrasse dalla porta di servizio. Questa impressione , per, non meno infondata e fuorviante di quella opposta, che individua nel realismo una costante atemporale nella storia della letteratura, considerata magari in chiave esistenzialistica.30 Chi infatti vede nei capitoli sullOttocento francese la Spannung e il momento culminante di Mimesis coglie solo una verit molto parziale del libro, qualcosa che ha pi a che fare con il necessario e provvisorio punto di fuga di cui qualsiasi rappresentazione prospettica ha bisogno che non con la filosofia della storia di Auerbach, del tutto estranea a qualsiasi finalismo di natura oggettiva. Daltro canto, quel punto di fuga pu con facilit essere spostato dai capitoli sul realismo francese allultimo, quello sui narratori modernisti: se ne deve dedurre che la vera essenza del realismo si rivela pienamente solo in quegli scrittori che sanno sottrarre lesistenza allideologia e alla politica, alla religione e alla morale, individuando la verit della vita nellattimo, nel frammento strappato al continuum temporale e storico? Neanche questo , a mio avviso, corretto: Mimesis ci mostra piuttosto come anche la valorizzazione novecentesca della dimensione dellesistenza nasca da ragioni storiche e che essa solo una meta provvisoria del percorso che ci porta a comprendere noi stessi nelle for30 Cfr. R. Wellek, Storia della critica moderna, vol. VII, Germania, Russia ed Europa orientale 1900-1950, il Mulino, Bologna 1996, pp. 172-173.
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me simboliche della storia occidentale. Quando per esempio Auerbach descrive le analessi esterne di To the Lighthouse, rileva unaffinit con le digressioni omeriche sulla cicatrice di Ulisse, stabilendo cos una sorta di movimento circolare tra il capitolo finale e quello iniziale di Mimesis, e tuttavia subito dopo opera le necessarie distinzioni e tratteggia le differenze salienti tra i due brani: lo stile omerico illumina di luce uniforme anche le digressioni sullinfanzia di Ulisse, che sono perfettamente omogenee tra loro e che, nel momento in cui divengono loggetto principale del racconto, risultano assolutamente chiare e comprensibili; nella Woolf, al contrario, le digressioni si accavallano caoticamente, sono tra loro disomogenee perch appartenenti a tempi e persone diverse, gli uni e le altre non sempre perfettamente definiti e circoscritti. Nessuna ripetizione mai veramente tale. Tutto si ripete in forma ogni volta diversa. Qualsiasi confronto con la realt si d insomma nella storia, anche quando, come nel presente, la storia vista come un nemico da combattere o come un brutto sogno da dimenticare. Ci che accomuna il realismo omerico e quello biblico, quello figurale e quello creaturale, e le variegate forme del realismo premoderno e moderno, non un quid atemporale, un principio astratto che si rarefa, via via, nei secoli fino a trovare la sua forma pura e perfetta nel presente. Al contrario, Mimesis dimostra, in primo luogo attraverso la sua struttura, come ciascuna epoca concepisca a suo modo lesistenza umana e in particolare lesperienza della quotidianit, attraverso le forme simboliche che le sono proprie. Il concetto di realismo riunisce virtualmente tutte queste forme simboliche e pu forse darci unidea di quello che Vico aveva chiamato luniversale umano, di ci che intuitivamente ogni uomo riconosce come familiare: la possibilit di raccontare lesperienza che le persone comuni hanno del mondo in cui vivono e di rappresentare questa esperienza e questo mondo in modi credibili, ricchi di particolari, concreti. Lunit del realismo non contraddice la sua pluralit.
5. Attualit di Auerbach
Una pura e semplice ripetizione non esiste mai. (A. B. Yehoshua, Un divorzio tardivo)
Se lo storicismo tra fine Ottocento e primo Novecento non poteva fornire ad Auerbach esempi concreti di storia delle epoche sub specie philologica e se a questa mancanza egli pot supplire solo in parte rivolgendosi a studi pionieristici di storia della quotidianit come lAutunno del Medioevo di Huizinga (che insieme alla Kultur der Renaissance in Italien di Burckhardt tra le opere di Kulturgeschichte pi lodate da Auerbach)31 oppu31 Cfr. Mimesis, II, 269-270 e IFR, 40 e 292.
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re a un saggio sulle teorie artistiche classiche come Idea di Panofsky; e se daltra parte i metodi della Stilforschung, per le ragioni che abbiamo visto, non potevano che in minima parte corrispondere alle ambizioni pi alte della topologia storica, stato il modernismo letterario ad offrire ad Auerbach un modello narrativamente efficace al quale affidarsi. Mimesis non sarebbe mai stato scritto se libri come To the Lighthouse e come la Recherche du temps perdu non avessero mutato profondamente lorizzonte delle attese e delle possibilit narrative dopo la Grande Guerra. Ai romanzi della Woolf e di Proust, ma anche a Joyce, al Mann della Montagna incantata e del Gide dei Falsari e persino ad alcuni film degli anni Venti e Trenta (Mimesis, II, 329-330), il capolavoro di Auerbach deve non soltanto la capacit di collegare in modo cos apparentemente arbitrario e soggettivo particolare e universale, ma anche alcune caratteristiche della propria struttura, lontana tanto dalla forma sptitzeriana del saggio isolato e conchiuso in se stesso quanto da quella della narrazione storiografica ottocentesca. Sinteticamente, i tratti salienti di questa nuova forma sono i seguenti: a) lo svolgere molte vicende secondarie intorno ad una linea principale; b) losservazione dello stesso fenomeno da molteplici punti di vista storicamente variabili; c) lapplicazione di un rapporto soggettivo e variabile tra tempo del discorso e tempo della storia (concentrando per esempio tutta lAntichit classica in un solo, provocatorio capitolo, per poi procedere con salti e accelerazioni improvvise fino al presente); d) luso di frequenti analessi e prolessi nei confronti testuali con la conseguente disarticolazione della cronologia (un esempio per tutti la gi citata analisi comparata della digressione in To the Lighthouse e nellOdissea nellultimo capitolo di Mimesis); e) la natura di motivi liberi e linessenzialit ai fini della trama di molte pagine del libro, come il capitolo Dulcinea incantata, inserito com noto in Mimesis solo a partire dalledizione in lingua spagnola del 1950. Questi ed altri argomenti giustificano la definizione di storicismo modernista proposta da Hayden White, rispetto al quale, tuttavia, si vuole in questa sede prendere le distanze sostenendo lattualit del modernismo invece della sua definitiva archiviazione. A sessantanni di distanza da Mimesis, infatti, vediamo che il senso della tradizione modernista non andato perduto. Meglio: constatiamo che lantinomia su cui il modernismo si fondava tornata ad imporsi sulla interpretazione unilaterale che il postmoderno ha dato della crisi del modernismo stesso. Il fatto nuovo che i romanzi pi importanti usciti negli ultimi quindici anni ci testimoniano che linteresse per la rappresentazione della realt tornato a prevalere su quello per lopacit, lautoreferenzialit e il carattere ludico della scrittura: che la letteratura insomma, ancora, rappresentazione di un mondo prima che riscrittura di altri libri. I modi in cui i romanzi del presente tentano di cogliere in una particolare esperienza qual78
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cosa che riguarda lesperienza di tutti hanno la loro origine in modi narrativi sperimentati quasi un secolo fa e divenutici nel frattempo solo un poco pi familiari, un po meno estranei. Romanzi come Pastorale americana di Philip Roth, Carne e sangue di Michael Cunningham, Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz e Un divorzio tardivo di Abraham Yehoshua, la trilogia di J. M. Coetzee (Infanzia, Giovent e Vergogna) e Le particelle elementari di Houellebecq ed anche film come America oggi di Altman, cos come alcuni serial televisivi, si collocano nel solco della tradizione del realismo modernista: da una parte per ricordarci lincompiutezza del progetto della modernit, e dallaltra per dirci che a quelle contraddizioni, tuttora aperte e irrisolte, se ne sono aggiunte di nuove, che spetta alla critica letteraria individuare e comprendere. forse anche per questo che un libro scritto da una determinata persona, in una determinata situazione, allinizio degli anni Quaranta conserva un cos ampio margine di interesse per il tempo presente.
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