Unzione Degli Infermi
Unzione Degli Infermi
Unzione Degli Infermi
ROMA 2009
INDICE Abbreviazioni e sigle I. LA TEOLOGIA DI RIFERIMENTO OFFERTA DAI PRAENOTANDA 1.1. La malattia e il suo significato nel mistero della salvezza ............................................................................... 2 1.2. LUnzione degli infermi ...................................................... 7 1.2.1. LUnzione degli infermi nel Nuovo Testamento .......... 7 1.2.2. Le testimonianze dei primi secoli della Chiesa........... 11 1.2.3. Effetti e utilit di questo sacramento .......................... 23 1.2.4. Gli elementi pi caratteristici della celebrazione di questo sacramento ..................................................... 25 Rituali dei secoli VIII a XI ............................................ 27 Il Pontificale Romano del XII secolo ............................ 31 Il Pontificale della Curia romana del XIII secolo ......... 34 Rituali del XVI secolo ................................................... 37 Il Rituale Romano del 1614 .......................................... 42 1.2.5. La fede operante nella celebrazione del sacramento ... 45 1.2.6. A chi si deve dare lUnzione degli infermi................. 46 1.2.7. Il ministro dellUnzione degli infermi........................ 51 II. LA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLUNZIONE DEGLI INFERMI 2.1. La materia adatta alla celebrazione del sacramento ....... 57 2.2. Rito ordinario ................................................................. 60 2.2.1. Riti iniziali................................................................. 61
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2.2.2. Lettura della parola di Dio ......................................... 65 2.2.3. Riti dellunzione ........................................................ 67 Preghiera litanica e imposizione delle mani ................. 67 Benedizione dellolio o rendimento di grazie sullolio gi benedetto ................................................................ 71 Sacra unzione ............................................................... 77 2.2.4. Riti di conclusione ..................................................... 83 2.3. Riti diversi dallordinario ................................................. 87 2.3.1. Celebrazione dellUnzione degli infermi durante la Messa ........................................................................ 87 2.3.2. Celebrazione dellUnzione in una grande assemblea di fedeli ..................................................................... 88 2.3.3. Rito per conferire i sacramenti a un infermo in pericolo di morte.................................................... 89 2.3.4. LUnzione sotto condizione ....................................... 92
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ABBREVIAZIONI E SIGLE
AAS CCC
Acta Apostolic Sedis Catechismus Catholic Ecclesi. Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1999 Corpus Christianorum. Series Latina, Brepols, Turnhout 1953ss. H. DENZINGER, Enchiridion symbolorum definitionum e declarationum de rebus fidei et morum, edizione bilingue a cura di P. HNERMANN, versione italiana a cura di A. Lanzoni - G. Zaccherini, EDB, Bologna 1995 H. DENZINGER - A. SCHNMETZER (ed.), Enchiridion symbolorum, definitionum e declarationum de rebus fidei et morum, Herder, Barcelona-Freiburg Br.-Roma 197636 Enchiridion Vaticanum: Documenti del Concilio Vaticano II e della Santa Sede, EDB, Bologna 1977CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen gentium: Enchiridion Vaticanum, 1: Documenti del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e versione italiana, Dehoniane, Roma 198112, pp. 120-263
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Rituale Romanum ex decreto Sacrosancti cumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum: Ordo Unctionis infirmorum eorumque pastoralis cur, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1972, reimpressio 1975 C. VOGEL R. ELZE (ed.), Le Pontifical romano-germanique du dixime sicle, 3 vol., Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Vaticano, I: Le texte I (NN. I-XCVIII), 1963; II: Le texte II (NN. XCIX-CCLVIII), 1963; III: Introduction gnrale et Tables, 1972 M. ANDRIEU, Le Pontifical romain au MoyenAge, I: Le Pontifical romain du XIIe sicle, ristampa anastatica, Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Vaticano 1972 M. ANDRIEU, Le Pontifical romain au MoyenAge, II: Le Pontifical della Curie romaine au XIIIe sicle, ristampa anastatica, Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Vaticano 1972 Rituale Romanum. Editio Princeps (1614), M. SODI J. J. FLORES ARCAS (ed.), Edizione anastatica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2004 CONCILIO VATICANO II, Costituzione Sacrosanctum Concilium: Enchiridion Vaticanum, 1: Documenti del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e versione italiana, Dehoniane, Roma 198112, pp. 14-95
PRG
PR XII
PR XIII
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SDU
Rituale Romano riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI. Sacramento dellUnzione e cura pastorale degli infermi, Conferenza Episcopale Italiana, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1974, ristampa 1994 Biblia Sacra iuxta Vulgatam Clementinam, M. TUUEEDALE (ed.), London 2005, editio electronica, http://vulsearch.sourceforge.net/html/,
Vg
Per lo studio teologico-liturgico della celebrazione del sacramento dellunzione degli infermi prenderemo come riferimento centrale lattuale Ordo Unctionis infirmorum del Rito Romano. Esso incluso entro un libro liturgico di contenuto pi ampio, approvato da Paolo VI e pubblicato dallallora Sacra Congragazione per il Culto Divino, con decreto del 7 dicembre 1972. La editio typica di quello stesso anno e il titolo completo : Rituale Romanum ex decreto Sacrosancti cumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum: Ordo Unctionis infirmorum eorumque pastoralis cur. Mi servir della ristampa del 1975. Il suddetto Ordo comprende i Prnotanda e sette capitoli: I. De visitatione et communione infirmorum; II. Ordo Unctionis infirmi; III. De Viatico; IV. Ordo prbendi sacramenta infirmo qui est in proximo mortis periculo; V. De Confirmatione in periculo mortis; VI. Ordo commendationis morientium; VII. Textus varii in ritibus pro infirmis adhibendi. Ci interessano, oltre ai Prnotanda, il capitolo II e le parti dei capitoli IV e VII che riguardano il sacramento dellunzione degli infermi.
I. LA TEOLOGIA DI RIFERIMENTO OFFERTA DAI PRNOTANDA In confronto con i Prnotanda dellOrdo initiationis christian adultorum, dello stesso anno 1972, o dellOrdo Pnitenti, del 1974, notiamo che quelli dellOrdo Unctionis infirmorum, pur offrendo anche una teologia di riferimento, la presentano meno sviluppata, e per quanto concerne la teologia liturgica del rito, i commenti sono praticamente assenti. Ad ogni modo la cornice dottrinale entro la quale viene collocato il rito dellunzione degli infermi fornisce delle indicazioni preziose per la giusta comprensione dellintera celebrazione. 1.1. La malattia e il suo significato nel mistero della salvezza La prima parte dei Prnotanda intitolata De infirmitate humana eiusque significatione in mysterio salutis. La malattia non soltanto un fatto biologico, ma incide significativamente sullumanit del malato. Si tratta di uno stato umano di indubbia rilevanza teologica.
Il problema del dolore e della malattia sempre stato uno dei pi angosciosi per la coscienza umana. Anche i cristiani ne conoscono la portata e ne avvertono la complessit, ma illuminati e sorretti dalla fede, hanno modo di penetrare pi a fondo il mistero del dolore e sopportarlo con pi virile fortezza. Sanno infatti dalle parole di Cristo quale sia il significato e quale il valore della sofferenza per la salvezza propria e del mondo, e come nella malattia Cristo stesso sia loro accanto e li ami, lui che nella sua vita mortale tante volte si rec a visitare i malati e li guar1 (SDU 1).
Per la traduzione italiana dei Prnotanda mi avvaler del libro liturgico corrispondente, pubblicato dalla Conferenza Episcopale Italiana: Rituale Romano
Il dolore e la malattia come problemi umani sollevano molti interrogativi cui luomo ha tentato di dare risposta lungo i secoli, per lo pi insufficiente, sicch essi appaiono alla ragione umana come enigmatici. Cristo invece ci ha svelato il loro significato e valore, mostrando anche il lato positivo di queste realt umane entro il disegno divino di salvezza. Lha fatto non solo col suo insegnamento orale, ma anche attraverso la sua attenzione verso i malati e con i suoi miracoli di guarigione, sicch gli infermi possono avere la certezza che Cristo li ama. Non sufficiente la spiegazione dottrinale, occorre considerare anche lagire di Cristo nei confronti degli infermi, e, pi ancora, il suo assumere la sofferenza umana, di cui si parla in seguito.
Non si pu negare che ci sia uno stretto rapporto tra la malattia e la condizione di peccato in cui si trova luomo; ma sarebbe un errore il considerare la malattia stessa, almeno in linea generale, come un castigo di peccati personali (cfr. Gv 9, 3). Cristo stesso, che pure senza peccato, soffr nella sua Passione pene e tormenti di ogni genere, e fece suoi i dolori di tutti gli uomini: portava cos a compimento quanto aveva scritto di lui il profeta Isaia ( cfr. Is 53, 4-5); anzi, ancora lui, il Cristo, che soffre in noi, sue membra (in membris suis sibi configuratis), allorch siamo colpiti e oppressi da dolori e da prove: prove e dolori di breve durata e di lieve entit, se si confrontano con la quantit eterna di gloria che ci procurano (cfr. 2 Cor 4, 17)2 (SDU 2).
riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI. Sacramento dellUnzione e cura pastorale degli infermi, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1974, ristampa 1994; i Prnotanda appaiono come Introduzione. Comunque la traduzione pi libera se paragonata a quella dellintroduzione del Rito della Penitenza. Quando la traduzione, adattando loriginale latino, se ne allontani, citer il testo latino o indicher la variante rispetto alla versione italiana. 2 Questi sono i testi a cui si rimanda: I suoi discepoli lo interrogarono: Rabb, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perch sia nato cieco?. Rispose Ges: N lui ha peccato n i suoi genitori, ma perch in lui siano manifestate le opere di Dio
La malattia come fenomeno umano stata causata dal peccato, come anche la morte. Non ci sarebbe stata nella condizione di giustizia originale, persa dai nostri progenitori. Il malato pertanto la pu sentire come legata alla condizione generale dellumanit peccatrice; ma ci non vuol dire che sia da intepretare come un castigo di concreti peccati che egli abbia commesso. Il cristiano sa di essere membro di Cristo, il quale ha sofferto grandi tormenti per la nostra salvezza e soffre con noi, quando siamo colpiti dalla malattia; anzi questa, se sopportata in unione con Cristo, ci procura una gran quantit di gloria eterna. Ci per comporta che il cristiano abbisogna di essere aiutato ad unirsi a Cristo e a sopportare con fede ed amore, oltre che con pazienza, una tale prova.
Rientra nel piano stesso di Dio e della sua provvidenza che luomo lotti in modo risoluto contro la malattia in tutte le sue forme, e si adoperi con diligente attenzione per conservarsi in salute: la salute infatti, questo grande bene, consente a chi la possiede di svolgere il suo compito nella societ e nella Chiesa. Ma si deve anche essere pronti a completare quello che ancora manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo, nellattesa che tutta la creazione, finalmente liberata, partecipi alla gloria dei figli di Dio (cfr. Col 1, 24; Rm 8, 19-21)3 (SDU 3/1).
(Gv 9, 2-3; per maggior chiarezza, cito a partire dal versetto anteriore); Eppure egli si caricato delle nostre sofferenze, si addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli stato trafitto per le nostre colpe, schicciato per le nostre iniquit. Il castigo che ci d salvezza si abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53, 4-5); Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantit smisurata ed eterna di gloria (2 Cor 4, 17). Citer secondo la nuova traduzione della Conferenza Episcopale Italiana: La Sacra Bibbia , Unione Editori e Librai Cattolici Italiani, 2008. 3 Questi sono i testi a cui si rimanda: Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ci che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che la Chiesa (Col 1, 24); Lardente
La visione di fede circa la malattia non significa che sia da trascurare limpegno per conservare la salute o persino da giudicare negativamente. Al contrario, la salute di per s un bene da stimare e da conservare per potere svolgere il proprio compito nella societ e nella Chiesa. Ma non un bene del tutto prioritario, anzi il cristiano deve essere pronto ad assumere la malattia come realt positiva che gli consente di completare quello che nella sua carne ancora manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo. In Ges, capo del suo corpo che la Chiesa, nulla mancato nei suoi patimenti per la salvezza del mondo, ma nelle sue membra ancora manca la loro parte da patire in unione con Cristo, come bene espresso in Col 1, 24: do compimento a ci che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che la Chiesa ( , ). Lablativo (nella mia carne) si riferisce a (le cose che mancano) non a (do compimento)4. I patimenti, sopportati con fede ed amore in unione con Cristo, beneficano tutta la Chiesa in forza della comunione tra le sue membra, di lei che il corpo di Cristo animato dallo Spirito Santo.
Non solo, ma i malati hanno nella Chiesa una missione particolare da compiere mediante la loro testimonianza: quella di rammentare agli altri che ci sono beni essenziali o celesti da tener presenti, e che solo il mistero della morte e risurrezione di
aspettativa della creazione, infatti, protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti stata sottomessa alla caducit non per sua volont, ma per volont di colui che lha sottoposta nella speranza che anche la stessa creazione sar liberata dalla schiavit della corruzione per entrare nella libert della gloria dei figli di Dio (Rom 8, 19-21). 4 Cfr. J.-N. ALETTI, Saint Paul. pitre aux Colossiens: Introduction, traduction et commentaire, Gabalda, Paris 1993, pp. 134-137.
Linfermit vissuta con autentico spirito cristiano non solo un gran bene per il malato stesso, ma anche per gli altri, vuoi che patiscano pure linfermit, vuoi che siano in salute. Infatti la testimonianza di fede che compete ad ogni cristiano acquista una particolare efficacia quando essa vissuta nella malattia: il malato un richiamo particolarmente efficace alla passione di Cristo, e quindi al mistero pasquale.
Il malato deve lottare contro la malattia: ma non lui soltanto. Anche i medici, anche tutti coloro che in qualunque modo sono addetti al servizio degli infermi, non devono tralasciare nulla di quanto pu essere fatto, tentato, sperimentato per recar sollievo al corpo e allo spirito di chi soffre; cos facendo, mettono in pratica quelle parole del vangelo in cui Cristo raccomanda di visitare i malati; ma riferendosi al malato, Cristo intende luomo nellintegralit del suo essere umano: chi quindi visita il malato, deve recargli sollievo nel fisico e conforto nello spirito (SDU 4).
Nei numeri anteriori la malattia considerata sotto il profilo del malato, in questo numero si estende la visuale a coloro cui spetta recargli assistenza. In questo modo si apre la strada alla sezione successiva nella quale si tratta dellaiuto agli infermi per mezzo dei sacramenti, specie per mezzo dellunzione. Le parole di Ges che raccomanda di visitare i malati si trovano nella descrizione del giudizio finale: Venite, benedetti del Padre mio, [] perch [] ero [] malato e mi avete visitato [] tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli pi piccoli, lavete fatto a me (Mt 25, 34-36.40). Egli sidentifica col malato che riceve conforto dagli altri.
1.2. LUnzione degli infermi 1.2.1. LUnzione degli infermi nel Nuovo Testamento
Sono molti i passi dei vangeli da cui traspare la premura di Cristo Signore per i malati: egli li cura nel corpo e nello spirito, e raccomanda ai suoi fedeli di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa premura il sacramento dellUnzione: istituito da Cristo e fatto conoscere nellepistola di san Giacomo, questo sacramento stato poi sempre celebrato dalla Chiesa per i suoi membri malati; in esso, per mezzo di una unzione, accompagnata dalla preghiera dei sacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perch dia loro sollievo e salvezza [eos allevet et salvet] (cfr. Gc 5, 1416) ed esorta i malati stessi ad associarsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo (cfr. Rm 8, 175) per contribuire al bene del popolo di Dio67 (SDU 5/1).
Cfr. anche Col 1, 24; 2 Tm 2, 11-12; 1 Pt 4, 13. [Questi sono i testi a cui si rimanda: E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (Rm 8, 17); Col 1, 24, stato riportato sopra; Questa parola degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo (2 Tm 2, 11-12); Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perch anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare (1 Pt 4, 13)]. 6 Cfr. CONC. TRID., Sess. XIV, De extrema unctione, cap. I: DS 1695; CONC. VAT. II, Cost. Lumen Gentium, 11: AAS 57 (1965), p. 15. [Questi sono i testi a cui si rimanda: Questa unzione sacra dei malati stata istituita come vero e proprio sacramento nel Nuovo Testamento dal Signore nostro Ges Cristo. Accennato da Marco, stato raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore. Chi malato, dice, chiami a s i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salver il malato: il Signore lo rialzer e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati [Gc 5, 14-15]. Con queste parole, cos come la Chiesa ha imparato dalla tradizione apostolica, trasmessa di mano in mano, egli insegna la materia, la forma, il ministro proprio e leffetto di questo salutare sacramento. La Chiesa, infatti, ha riconosciuto che la materia lolio benedetto dal vescovo poich lunzione rappresenta in modo perfetto la grazia dello Spirito Santo, da cui lanima dellammalato viene unta invisibilmente, e che la forma sono le parole: per questa santa unzione ecc. (DH 1695); Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e
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Le numerose guarigioni miracolose raccontate nei vangeli manifestano lattenzione di Ges verso i malati. Riguardo ad esse i vangeli sottolineano spesso che oltre allaspetto corporale vi era anche un beneficio spirituale: la fede, il perdono dei peccati. Nella missione dei dodici durante lattivit pubblica di Ges, egli rendendoli partecipi del suo potere sulle malattie comanda loro di guarire gli infermi8. Marco poi, nel riferire su tale missione, aggiunge un particolare: Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano (Mc 6, 12-13). Luso di unzioni con lolio a scopo guaritivo era comune in Palestina e in molti altri popoli del bacino Mediterraneo. In questo brano di Marco esso unito a guarigioni portentose, come straordinario lo scacciare i demoni. In un tale contesto lunzione con lolio acquista soprattutto un valore simbolico pi che di applicazione di un rimedio che, al limite, poteva risultare efficace solo in qualche caso9. Perci giustamente il Concilio di Trento afferma che lunzione degli infermi come sacramento del Nuovo Testamento gi insinuato presso Marco10. La premura di Ges per i malati si manifesta specialmente nellistituzione del sacramento dellunzione degli infermi. I Vangeli non riferiscono di una volont di Cristo al riguardo,
glorificato, perch alleggerisca le loro pene e li salvi (cfr. Gc 5, 14-16), anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo (cfr. Rm 8, 17; Col 1, 24; 2 Tm 2, 11-12; 1 Pt 4, 13), per contribuire cos al bene del popolo di Dio (LG 11)]. 7 Il testo di Gc 5, 14-16, a cui si rimanda viene commentato poco sotto. 8 Chiamati a s i suoi dodici discepoli, diede loro il potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermit. [] Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10, 1.8); cfr. Mc 6, 7.12-13; Lc 9, 1-2.6. 9 Cfr. R. SCHNACKENBURG, Vangelo secondo Marco, (Commenti spirituali del Nuovo Testamento), Ed. riv. e corretta, Citt Nuova, Roma 2002, p. 130. 10 Cfr. il capitolo del Concilio citato sopra.
sicch linsegamento biblico su questo sacramento si circoscrive a Gc 5, 14-15: Chi malato ( ), chiami presso di s i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio ( [] ), nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede ( ) salver () il malato: il Signore lo sollever () e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati11. Il brano preceduto da una esortazione alla preghiera: Chi tra voi nel dolore, preghi; chi nella gioia salmeggi (v. 13). Chi malato deve anche ricorrere alla preghiera, ma in questo caso ci che balza in primo piano la preghiera della Chiesa, preghiera unita al gesto di unzione con olio. Il verbo (sono infermo, debole) sottolinea lo stato di debolezza del malato per cui non pu recarsi dai presbiteri, ma sono loro che devono recarsi da lui12. Il sintagma i presbiteri della Chiesa non risponde a un concetto semplicemente temporale (gli anziani in et), ma, come risulta anche da altri scritti del Nuovo Testamento, una espressione che indica i capi della comunit cristiana. Preghino su di lui: la preposizione suggerisce una preghiera verso il malato, persino fa pensare allinfermo prostrato a letto. Nel nome del Signore pu riferirsi strettamente alla preghiera
Nel rimando dei Prnotanda 5/1 si include anche il v. 16: Confessate perci i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente la preghiera fervorosa del giusto. 12 Per lesegesi del brano, cfr. P. J. HARTIN, James, (D. J. HARRINGTON [ed.], Sacra Pagina, 14), Liturgical Press, Collegeville, Minnesota 2003, pp. 266-269, 275-279; E. COTHENET, La gurison comme signe du Royaume et lOnction des malades (Jc 5, 13-16), in La maladie et la mort du chrtien dans la liturgie, Confrences Saint-Serge XXIe Semaine dtudes Liturgiques (Paris, 1er-4 juillet 1974), Edizioni Liturgiche, Roma 1975, pp. 101-125; A. VERHEUL, Le caractre pascal du Sacrement des malades. Lexgse de Jacques 5, 14-15 et le nouveaut Rituel du Sacrement des malades, in La maladie et la mort du chrtien dans la liturgie, o. c., pp. 364-372.
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secondo la raccomandazione di Ges di pregare il Padre nel suo nome13, ma anche allintera azione di pregare e ungere con olio, e avrebbe il senso di con la forza del Signore, secondo il comandamento del Signore; quindi attribuendogli lefficacia dei benefici che otterr il malato. Il sintagma (la preghiera della fede) potrebbe mettere in rilievo la fede con la quale pregano i presbiteri, e a questo senso corrisponde la traduzione della CEI, tuttavia sembra piuttosto comprendere entrambe le azioni dei presbiteri (unzione e preghiera). I presbiteri, certo, dovranno pregare con spirito di fede, come nella stessa lettera viene raccomandato per ogni supplica individuale14; tuttavia la locuzione la preghiera della fede sembra andare oltre il riferimento alla fede personale dei presbiteri e significare una qualit oggettiva della loro azione: unazione che in se stessa costituisce una espressione di fede15. La salvezza indicata dal verbo al futuro, poich riguarda un intervento in favore del malato, significa la salvezza dalla malattia, nondimeno le asserzioni successive dello stesso versetto consigliano di intenderla pure in senso spirituale, anzi con un accento escatologico, come risulta dalle altre quattro volte in cui il verbo usato nella stessa lettera16. Anche il verbo , qui al futuro, avendo il senso di sollevare, innalzare,
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In verit, in verit io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la dar. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perch la vostra gioia sia piena (Gv 16, 23-24). 14 Se qualcuno di voi privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicit e senza condizioni, e gli sar data. La domandi per con fede, senza esitare, perch chi esita somiglia allonda del mare, mossa e agitata dal vento (Gc 1, 5-6). 15 Cfr. L. VILLETTE, Foi et Sacrement, I: Du Nouveau Testament Saint Augustin , Bloud & Gay, Paris 1959, pp. 81-82. 16 Cfr. Gc 1, 21; 2, 14; 4, 12; 5, 20.
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stimolare, pu riferirsi al malato col significato di guarire, ma anche pu avere il senso di sollevare psicologicamente o spiritualmente. Non sono significati che si escludano tra loro, e qui sembra che si debbano tenere insieme, soprattutto per la successiva affermazione sulla remissione dei peccati, che trascende la guarigione corporale. La Chiesa ha inteso le parole di san Giacomo come manifestative di una volont di Ges e le ha messe in pratica lungo i secoli, interpretando lunzione fatta dai presbiteri e accompagnata dalla preghiera come un affidamento del malato a Ges il quale ha sofferto la passione ed risuscitato glorioso, sicch nel suo potere sollevarlo e salvarlo nel corpo e nellanima. Nello stesso tempo la Chiesa vede nellunzione degli infermi un mezzo davvero efficace perch attuino generosamente in loro stessi le raccomandazioni bibliche di associarsi ai patimenti redentori di Cristo. Dedicheremo la prossima sezione ad esaminare tale pratica della Chiesa. 1.2.2. Le testimonianze dei primi secoli della Chiesa Le testimonianze pi antiche sono preghiere di benedizione dellolio per gli infermi, ma spesso non si riesce a desumerne luso preciso. Possiamo considerare in primo luogo il paragrafo De oblatione olei, n. 5 della Tradizione apostolica attribuita a santIppolito. Si tratta di una preghiera del vescovo sullolio che stato presentato nelle offerte della messa:
Ut oleum hoc sanctificans das, d(eu)s, sanitatem17 utentibus et percipientibus, unde uncxisti reges, sacerdotes et profetas, sic
Botte, leditore, tenendo conto della versione etiopica, che non parla di sanit, propone di sostituire sanitatem con sanctitatem, tenendo conto del successivo
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La benedizione sembra avere un valore generico per vari usi, non soltanto per gli infermi, come risulta del riferimento allunzione dei re, dei sacerdoti e dei profeti. Parlando di gustantibus e di utentibus, sembra piuttosto riferirsi a un uso da parte di qualunque fedele, e non ad una unzione realizzata dai presbiteri. Il Papiro di Barcellona, del IV secolo, contiene cinque composizioni cristiane in lingua greca: quattro sono orazioni di tema liturgico (anafora, preghiera dopo la comunione, preghiera dimposizione delle mani sui malati, esorcismo dellolio dei malati), e la quinta un inno acrostico. Sotto il titolo Imposizione delle mani sui malati, la preghiera rivolta a Dio, invocato come Signore, per la mediazione di Ges Cristo Signore nostro e gli si chiede di allontanare dai malati ogni morbo e debolezza, ogni spirito dinfermit, affinch, avendo ottenuto la sua misericordia possano servirlo e ringraziarlo tutti i giorni della loro vita19. Poi sotto il titolo Esorcismo di olio di malati inizia la formula: Esorcizziamo questo olio nel nome di Ges Cristo, ampliata con una lunga serie di proposizioni participiali che ricordano lopere di Cristo, dallincarnazione fino alla glorificazione alla destra del Padre, tra di esse la guarigione da ogni morbo e debolezza, e lesorcismo si realizza affinch ognuno che sia unto () di questo olio egli lo liberi da ogni opera di Satana, da ogni collana di malvagit e da ogni
riferimento allunzione dei re, dei sacerdoti e dei profeti; altri propongono di sopprimerla. 18 B. BOTTE, La Tradition apostolique de Saint Hippolyte. Essai de reconstitution, Aschendorff, Mnster Westfalen 19895, p. 18. 19 R. ROCA-PUIG, Anfora de Barcelona i altres pregries (Missa del segle IV), Barcelona 19962, p. 99.
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oppressione del diabolo, e lo guarisca da ogni morbo e debolezza, affinch, essendo stato guarito, ti serva di buona voglia il suo tempo rimanente (di vita)20. La malattia viene intesa come influenza satanica e pertanto la benedizione dellolio come esorcismo. Esso sembra realizzato dal sacerdote, come anche lui dice lanafora, ma lazione di ungere con lolio rimane generica, senza indicazione del soggetto che la realiza, se sia il sacerdote o un laico, lo stesso malato o unaltra persona, infatti il participio pu essere medio o passivo. LEucologio di Serapione, vescovo nel s. IV in Egitto, morto non molto dopo il 360, contiene una Preghiera per olio degli infermi ( )21:
Noi preghiamo te che hai ogni forza e potenza, Salvatore di tutti gli uomini, Padre del nostro Signore e Salvatore Ges Cristo; te ne supplichiamo, dal cielo del tuo Figlio unico si spanda su questolio poter di guarigione; affinch, per coloro che riceveranno lunzione o le prenderanno, queste tue creature distruggano ogni male e ogni infermit, siano rimedio contro ogni potenza satanica, allontanino ogni spirito impuro, scaccino ogni spirito maligno, estirpino ogni febbre, brivido e debolezza, rechino la grazia e la remissione dei peccati, il rimedio della vita e della salvezza, la salute e lintegrit dellanima, del corpo e della mente, e la pienezza della forza. Ogni impresa diabolica, Signore, ogni potenza di Satana, ogni insidia dellavversario, ogni plaga, ogni supplizio, ogni pena, colpo, urto o ombra malvagia tema il tuo nome che invochiamo e il nome del tuo Figlio unico; si allontanino dallanima e dal corpo dei tuoi servi
Ibidem , pp. 104-105. Per il dibattito sullautenticit dellopera e la data di composizione, cfr. M. E. JOHNSON, The Prayers of Serapion of Thmuis: A Literary, Liturgical, and Theological Analysis, Pontificio Istituto Orientale, Roma 1995, pp. 21-42; il testo greco della preghiera si trova a p. 66 della stessa opera. Per la traduzione italiana mi servir di A. HAMMAN, Preghiere dei primi cristiani, Vita e Pensiero, Milano 1955, pp. 179-180.
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affinch sia santificato (, sia glorificato) il nome di colui che per noi stato crocefisso, risuscitato, ha preso su di s i nostri mali e le nostre infermit, Ges Cristo, che verr a giudicare i vivi e i morti. Per Lui ti siano resi gloria e onore, in tutti i secoli dei secoli. Amen.
Vi si chiede a Dio di spandere poter curativo ( ) su questo olio. un potere che deriva da Ges Cristo glorioso e il suo nome sar glorificato per gli effetti salvifici dellunzione. Coloro che poi si servono dellolio possono farlo in due modi: o sono unti () o ne partecipano (, col genitivo). Lo scopo molteplice: gettar via ogni morbo e ogni debolezza; essere antidoto ed espulsione di ogni spirito immondo; ottenere grazie e remissione dei peccati; essere medicamento di vita e di salvezza, per la salute e lintegrit dellanima, del corpo, dello spirito (, , ), secondo una triade presente in 1 Ts 5, 23. La preghiera insistente riguardo alla sanit corporale e al repellere ogni attivit diabolica, ma gli effetti spirituali sono ben presenti. Come nelle due preghiere sopra esaminate, non risulta chiaro chi realizza lunzione, se un sacerdote o un laico, lo stesso infermo o unaltra persona. Le Costituzioni Apostoliche, opera in greco scritta nei dintorni di Antiochia nel 380 ca, nel libro VIII, cap. 29, viene data una preghiera di benedizione dellacqua e dellolio, con questa premessa: Lacqua o lolio li benedica il vescovo; se egli non presente, li benedica il presbitero, con lassistenza del diacono; quando c il vescovo, assistano il presbitero e il diacono22. Questa la preghiera:
Per il testo greco, cfr. Les Constitutions Apostoliques, III: Livres VII et VIII, M. METZGER (ed.), (Sources Chrtiennes, 336), Cerf, Paris 1987, p. 232; per la traduzione italiana, cfr. D. SPADA D. SALACHAS (ed.), Costituzioni dei Santi
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Signore Sabaoth, Dio delle potenze, creatore delle acque ed elargitore dellolio, misericordioso e filantropo, che hai donato lacqua a bevanda e purificazione e lolio perch faccia brillare il volto23 ed esaltazione della letizia24, ora, Tu per mezzo di Cristo santifica questacqua e questo olio a nome di colui/colei che li ha presentati e concedi la forza, effettiva della sanit, espulsiva dei mali, repulsiva dei demoni, dispersiva di ogni insidia, per mezzo di Cristo nostra speranza25, assieme al quale a Te gloria, onore e culto e al Santo Spirito, nei secoli. Amen.
Lolio era presentato dai fedeli. Non se ne specifica luso, se per unzione o per ingerirlo, neppure chi realizza lunzione, se un sacerdote o un laico. Gli effetti benefici riguardano la sanit e la repulsione dei demoni, pertanto con valore esorcistico, ma non si menzionano doni di grazia. Del secolo V il Testamentum Domini, scritto in circoli monofisiti della Siria, che contiene una preghiera di consacrazione dellolio degli infermi:
Se il sacerdote consacra lolio per la guarigione di coloro che soffrono, ponendo davanti laltare il vaso con lolio, dica a bassa voce: Signore Dio, che ci hai donato il tuo Spirito Paraclito, Signore, nome salutare, spirito immobile, che nascosto agli stolti e rivelato ai sapienti. O Cristo, che ci hai santificato, che hai fatto sapienti con la tua misericordia noi tuoi servi, che hai eletto con la tua sapienza; tu che a noi peccatori hai dato la scienza del tuo Spirito, per la tua santit, quando ci hai concesso la potenza del tuo Spirito; tu che sani ogni malattia e ogni sofferenza; che hai dato il dono della guarigione a coloro, che per tua grazia ne sono diventati degni, manda su questolio, che figura della tua abbondanza, la pienezza della tua
Apostoli per mano di Clemente, Urbaniana University Press, Roma 2001, pp. 233234. 23 Cfr. Sal 103 (104), 15. 24 Cfr. Sal 44 (45), 8.16. 25 Cfr. 1 Tm 1, 1.
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misericordia, perch liberi coloro che sono affaticati, sani i malati, e santifichi coloro che si convertono, quando vengono alla tua fede: poich tu sei forte e glorioso nei secoli dei secoli. Amen26.
Come nelle due precedenti preghiere di benedizione, anche in questa lo scopo della petizione manifesta un uso dellolio per vari scopi: liberare coloro che patiscono travaglio e afflizione; guarire i malati; santificare coloro che si convertono. La conversione pu riferirsi sia alliniziazione cristiana, e lunzione farebbe parte dei riti battesimali, sia agli eretici che ritornano alla fede della Chiesa, infatti, da una lettera di san Gregorio Magno ai vescovi della Georgia, sappiamo che la riconciliazione degli eretici alle volte era collegata allunzione con il crisma27. Tutto sommato non risulta chiaro che la benedizione dellolio sia fatta in vista dellunzione dellinfermo da parte dei presbiteri, ma non escluso. La testimonianza pi esplicita sul sacramento dellunzione degli infermi offerta da santInnocenzo I in una lettera di risposta a Decenzio, vescovo di Gubbio, su diverse questioni. Tra le altre gli aveva posto un dubbio riguardante il testo di Gc 5, 14-15. Il Papa risponde asserendo che esso si riferisce agli infermi i quali possono essere unti con il crisma confezionato dal vescovo; crisma che possono usare sia i sacerdoti sia tutti i
Testamentum Domini, 1, 24-25, la traduzione presa da I. SCICOLONE, Unzione degli infermi, in La Liturgia, i sacramenti: teologia e storia della celebrazione, (PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO S. ANSELMO, Anmnesis, 3/1), Marietti, Genova 1986, p. 218. 27 San Gregorio scrive sulla non ripetizione del battesimo: Abbiamo appreso dallantico insegnamento dei Padri che tutti coloro che in uneresia sono battezzati nel nome della Trinit, se ritornano alla santa Chiesa, siano richiamati nel grembo della madre Chiesa o con lunzione del crisma o con limposizione delle mani o con la sola professione di fede (Lettera Quia caritati nihil, a. 601: DH 478).
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cristiani per s o per i loro cari28. Chiama chrisma lolio dellunzione, e ci vuol dire che ancora il vocabolo non aveva acquistato il senso ristretto di olio profumato per la confermazione. Inoltre lo descrive come confezionato dal vescovo, ab episcopo confectum, ovviamente non in senso materiale, ma nel senso che da lui benedetto. In seguito passa a considerare un dubbio che gli sembra inutile, perch del tutto infondato, cio che i vescovi siano esclusi dal fare lunzione che la lettera di san Giacomo attribuisce ai presbiteri:
Del resto consideriamo superflua laggiunta, che si metta in dubbio (essere lecito) al vescovo quanto sicuramente lecito ai presbiteri. (Lunzione) stata infatti attribuita ai presbiteri per il motivo che i vescovi, impediti da altri impegni, non possono andare da ogni malato. Del resto se un vescovo o pu o ritiene opportuno di dover visitare qualcuno, pu anche, essendo sua competenza la consacrazione del crisma, senza esitazione sia benedire che ungere col crisma. Lolio, poi, non pu essere versato sui penitenti, poich (ci) un sacramento [genus est sacramenti]. Come pensare infatti che a coloro, a cui vengono negati gli altri sacramenti, possa essere concessa questunica specie (di sacramento)?29.
Papa Innocenzo spiega che se il vescovo pu benedire il crisma, a fortiori pu ungere con esso il malato. Comunque il dubbio di Decenzio dimostra che si consideravano ben distinte e di diverso valore lunzione del malato fatta dal presbitero e lunzione che potesse fare un laico. Se cos non fosse, il dubbio non avrebbe nessun senso: come si potrebbe mettere in dubbio
Dopo aver citato le parole di Gc 14-15, continua: Non c dubbio che ci debba essere capito e inteso circa i fedeli malati, che possono essere unti col santo olio del crisma, che, consacrato dal vescovo, pu essere usato per unzioni non soltanto dai sacerdoti, ma anche da tutti i cristiani per bisogno proprio o dei loro (parenti) (S. INNOCENTIUS I, Ep. Si instituta ecclesiastica, 19 marzo 416: DH 216). 29 Ibidem .
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che il vescovo potesse fare ci che era consentito a qualunque cristiano? C da notare inoltre che il crisma era considerato sacramento. Tuttavia questo vocabolo non aveva ancora acquistato il senso ristretto che gli verr attribuito a partire dalla met del XII secolo, quando i teologi giunsero a una definizione specifica di sacramento della nuova Legge. Nel V secolo aveva il senso pi generico di segno sacro e veniva attribuito a molte realt della vita della Chiesa, oltre e quelle che poi saranno riconosciute come sacramenti in senso stretto. San Cesario di Arles, ormai nel secolo VI, in cinque dei suoi sermoni si riferisce allunzione degli infermi con lolio benedetto praticata dai fedeli30. I contesti sono di riprovazione delle pratiche di divinazione e magia e delluso di amuleti per ottenere delle guarigioni, anzich ricorrere alla chiesa dove possono chiedere lolio benedetto dai presbiteri e ungere con esso se stessi o i loro parenti per ricuperare la salute corporale. Andando alla chiesa possono ottenere assieme alla salute corporale la salute dellanima, la remissione dei peccati, perch vi possono ricevere il corpo ed il sangue di Cristo e chiedere ai presbiteri e ai diaconi che preghino su di loro nel nome di Cristo. Quello che chiaro in questi brani che lunzione realizzata dai semplici fedeli non ha un altro scopo se non quello della guarigione corporale. Invece gli effetti spirituali nellanima sono attribuiti alla comunione eucaristica e alla preghiera dei presbiteri. Ci possiamo domandare se i presbiteri, oltre a benedire lolio e a pregare sugli infermi, li ungevano pure con lolio benedetto. In tre dei sermoni (13, 19 e 184) san Cesario cita al riguardo Gc 5, 14-15, dove si dice appunto che i presbiteri ungono il malato. Il
Cfr. Sermones 13, 3; 19, 5; 50, 1; 52, 5; 184, 5: G. MORIN (ed.), CCL 103, 6667, 90, 225, 232; 104, 751.
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Poich il gesto dellunzione con lolio benedetto era comune ai presbiteri e ai laici, san Cesario sottolinea specialmente lefficacia della preghiera dei presbiteri per il perdono dei peccati, oltre che della Comunione eucaristica che loro danno. Una esortazione simile a quella di san Cesario si trova nel sermone Rogo vos, fratres attribuito a santEligio di Noyon ( 660) e riportato nella sua vita scritta nella prima met dellVIII secolo32.
Sermo 19, 5: CCL 103, 90. Prterea quoties aliqua infirmitas supervenerit, non qurantur prcantatores, non divini, non sortilegi, non caragi, nec per fontes aut arbores, vel bivios diabolica phylacteria exerceantur; sed qui grotat, in sola Dei misericordia confidat, et eucharistiam corporis et sanguinis Christi cum fide ac devotione accipiat, oleumque benedictum fideliter ab ecclesia petat, unde corpus suum in nomine Christi ungat, et secundum apostolum oratio fidei salvabit infirmum, et allevabit eum Dominus; et non solum corporis, sed etiam anim sanitatem recipiet, complebiturque in illo quod Dominus in Evangelio promisit, dicens: Omnia enim qucumque petieritis in oratione credentes, accipietis (PL 87, 529).
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C inoltre da menzionare lOrdo ad visitandum vel perungendum infirmum del Liber Ordinum dellantica liturgia ispanica, che tramanda la liturgia in uso nel regno visigotico tra il VII secolo e linizio dellVIII, bench il codice giunto a noi sia dellXI secolo. Comincia con una rubrica che parla dellingresso del sacerdote presso il malato33, e riporta una lunga preghiera che recita mentre unge linfermo34, come risulta dallultima petizione35. Nellorazione il sacerdote chiede non soltanto la guarigione corporale, ma anche degli effetti spirituali: Superbie inflationem tumoresque compesce. [] Conscientiarum [] abducito cicatrices. [] delictorum illi ueniam propitiatus adtribue. [] fiatque illi (illis) hec olei sacra perunctio [] peccatorum omnium exoptata remissio. Gli effetti spirituali
Facit ei signum crucis in capite de oleo benedicto, dicens: In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti regnantis in secula seculorum. Amen (M. FEROTIN [ed.], Le Liber Ordinum en usage dans lglise wisigothique et mozarabe dEspagne du cinquime au onzime sicle, reimpression de ldition de 1904, A. WARD C. JOHNSON [ed.], C.L.V. Edizioni Liturgiche, Roma 1996, col. 71 delledizione del 1904). 34 Ihesu, saluator noster et Domine, qui es uera salus et medicina, et a quo et cuius est uera salus et medicina, qui Apostoli tui uoce nos instruis, ut morbidos olei liquore tangentes, tuam postulamus misericordiam pietatis: aspice propitius super hunc famulum tuum (hos famulos tuos) Ill. ab illa / mirabili summitate celorum; ut quem (quos) languor curuat ad exitum, et uirium defectio iam pertrahit ad occasum, medella tue gratie restituat castigatum (castigatos). Et extingue in eum (eos), Domine, libidinum et febrium estus, dolorum stimulos ac uitiorum obtere cruciatus. Egritudinum et cupiditatum tormenta dissolue. Superbie inflationem tumoresque compesce. Vicerum uanitatumque putredines euacua. Viscerum interna cordiumque tranquilla. Medullarum et cogitationum sana discrimina. Conscientiarum atque plagarum abducito cicatrices. Fisicis tipicisque adesto periculis. Veteres immensasque remoue passiones. Opera carnis ac sanguinis materiamque conpone, ac delictorum illi ueniam propitiatus adtribue. Sicque illum (illos) tua iugiter custodiat pietas, ut nec ad correptionem aliquando sanitas, nec ad perditionem, te auxiliante, nunc perducat infirmitas: fiatque illi (illis) hec olei sacra perunctio concita morbi presentis expulsio et peccatorum omnium exoptata remissio (ibidem , col. 72-73). 35 [] fiatque illi (illis) hec olei sacra perunctio concita morbi presentis expulsio et peccatorum omnium exoptata remissio (ibidem, col. 73).
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sono specificati in rapporto ai peccati, sia al loro perdono, sia al risanamento da cattive disposizioni risultati dai peccati: superbia, cicatrici della coscienza. San Beda, tra il primo e il secondo decennio dellVIII secolo, quando nel suo commento alla lettera di san Giacomo giunge a 5, 14-15, dice che ci che vi si legge era, nel suo tempo, la consuetudine della Chiesa: che gli infermi fossero unti dai presbiteri con olio consacrato e, con laggiunta della preghiera, guarissero36. Egli conosce la summenzionata lettera di santInnocenzo e si riferisce ad essa per asserire che a tutti i cristiani lecito di usare lolio consacrato dal vescovo come rimedio per s o per i loro parenti. Il differente valore di questa unzione rispetto a quella realizzata dai presbiteri viene suggerito dal seguito del discorso, ove commenta e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati, ed esclude che ci possa avverarsi senza la confessione ai presbiteri37. NellVIII secolo, nel Sacramentario Gregoriano Adrianeo si trova la preghiera Emitte di benedizione dellolio per gli infermi, inclusa nella messa del mattino della Feria V in Cena Domini, da
Cfr. In epistolam Iacobi, V, 14-15: D. HURST (ed.), CCL 121, 221-222. Dopo aver citato Gc 5, 14-15, continua: Hoc et apostoli in euangelio fecisse leguntur, et nunc ecclesi consuetudo tenet ut infirmi oleo consecrato ungantur a presbiteris et oratione comitante sanentur. Nec solum presbiteris sed ut Innocentius papa scribit etiam omnibus christianis uti licet eodem oleo in suam aut suorum necessitate ungendo, quod tamen oleum non nisi ab episcopis licet confici. Nam quod ait, oleo in nomine domini, significat oleo in nomine domini consecrato uel certe quia etiam cum ungant infirmum nomen domini super eum inuocare pariter debent. et si in peccatis sit, dimittentur ei. Multi propter peccata in anima facta infirmitate aut etiam morte plectuntur corporis. Vnde apostolus Corinthiis quia corpus domini indigne percipere erant soliti ait: Ideo inter uos multi infirmi et imbecilles sunt et dormiunt multi. Si ergo infirmi in peccatis sint et hc presbiteris ecclesi confessi fuerint ac perfecto corde ea relinquere atque emendare satagerint, dimittentur eis; neque enim sine confessione emendationis peccata queunt dimitti (SAN BEDA V ENERABILIS, In epistolam Iacobi, V, 14-15: D. HURST [ed.], CCL 121, 221-222).
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recitare alla fine del Canone immediatamente prima del Per quem hc omnia:
Emitte domine spiritum sanctum tuum paraclytum de clis, in hanc pinguedinem oliu quam de uiridi ligno producere dignatus es ad refectionem corporis ut tua sancta benedictione sit omni unguenti tangenti tutamentum mentis et corporis ad euacuandos omnes dolores, omnesque infirmitates, omnem gritudinem corporis, unde unxisti sacerdotes, reges, prophetas, et martyres, chrisma tuum perfectum domine a te benedictum permanens in visceribus nostris, in nomine domini nostri iesu christi. Per quem hc omnia domine38.
La stessa preghiera, con leggere varianti e per la stessa Messa crismale, si trova nel Gelasiano antico, della met del VIII secolo39. La formula dovrebbe corrispondere a quella della liturgia papale della prima met del VII secolo di San Giovanni in Laterano a Roma. La preghiera una vera epiclesi, ma si sottolinea quasi esclusivamente lo scopo di conseguimento della sanit corporale. Una efficacia spirituale accennata ove si chiede il tutamentum mentis. altres da notare linciso unde unxisti sacerdotes, reges, prophetas, et martyres, gi presente nella suesaminata preghiera della Tradizione apostolica, cui si aggiunto il riferimento ai martiri. Attraverso questa anamnesi la
J. D ESHUSSES, Le Sacramentaire Grgorien : Ses principales formes daprs les plus anciens manuscrits, I: Le Sacramentaire, le Supplment dAniane, Editions universitaires Fribourg Suisse, Fribourg 19792, n. 334. 39 Emitte, qusumus, domine, spiritum sanctum paraclytum de clis in hac pinguedine olei, quam de uiride ligno producere dignatus es ad refectionem mentis et corporis. Et tua sancta benedictio sit omni unguenti, gustanti, tangenti tutamentum corporis anim et spiritus, ad euacuandos omnes dolores, omnem infirmitatem, omnem egritudinem mentis et corporis, unde uncxisti sacerdotes reges et prophetas et martyres, chrisma tuum perfectum, a te, domine, benedictum, permanens in uisceribus nostris: in nomine domini nostri Iesu Christi: per quem hc omnia, domine, semper bona creas. Et cetera (Liber Sacramentorum Roman clesi ordinis anni circuli (Cod. Vat. Reg. lat. 316/Paris Bibl. Nat. 7193, 41/56) (Sacramentarium Gelasianum), L. C. MOHLBERG L. EIZENHFER P. SIFFRIN [ed.], Herder, Roma 19813, n. 382).
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benedizione dellolio acquista una pi alta prospettiva, anche se non bene definita per quanto riguarda linfermo che viene unto con questo olio. Comunque dalla preghiera non si ricava nessun elemento che riguardi luso dellolio da parte dei presbiteri; tuttavia la succitata lettera di Innocenzo I non ci consente di concludere che non ci fosse tale uso presbiterale. 1.2.3. Effetti e utilit di questo sacramento Alla fine del succitato n. 5/1 i Prnotanda gi offrono una prima indicazione sugli effetti dellunzione degli infermi (ut Dominus eos allevet et salvet), secondo Gc 5, 15, e dellutilit che ne consegue: che si associno alla passione e morte di Cristo per contribuire al bene del popolo di Dio:
Luomo gravemente infermo [periculose grotans] ha infatti bisogno, nello stato di ansia in cui si trova, di una grazia speciale di Dio per non lasciarsi abbattere, con il pericolo che la tentazione faccia vacillare la sua fede. Proprio per questo, Cristo ha voluto dare ai suoi fedeli malati la forza e il sostegno validissimo del sacramento dellUnzione40 (OUI 5/2-3).
Cfr. CONC. TRID., Sessio XIV, De extrema unctione, cap. I: DS 1694. Questo il testo del Concilio di Trento a cui si rimanda: Il santo Sinodo ha ritenuto di aggiungere alla precedente dottrina sulla penitenza ci che segue sul sacramento dellestrema unzione, considerato dai Padri come il perfezionamento non solo della penitenza, ma di tutta la vita cristiana, che deve essere una perpetua penitenza. Come prima cosa per quanto riguarda la sua istituzione, il Concilio dichiara e insegna che il nostro clementissimo Redentore, il quale volle provvedere in ogni tempo ai suoi servi rimedi salutari contro tutti gli assalti di tutti i nemici, come ha disposto negli altri sacramenti aiuti efficacissimi con cui i cristiani possono garantirsi durante la vita contro i pi gravi mali spirituali, cos col sacramento dellestrema unzione ha voluto proteggere la fine della vita con una fortissima difesa (extrem unctionis sacramento finem vit tamquam firmissimo quodam prsidio munivit). Quantunque, infatti, il nostro avversario, durante tutta la vita, cerchi e colga ogni occasione per divorare le nostre anime in qualsiasi modo, non vi tempo in cui egli impieghi con pi forza tutta la sua astuzia per perderci completamente e
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La gravit della malattia, pi che dalla sofferenza o dai disagi, misurata dalla pericolosit, ossia dal rischio per la vita. Il testo sottolinea soprattutto lutilit del sacramento, ma ci facendo gi anticipa alcune indicazioni su gli effetti spirituali dellunzione: grazia speciale per non lasciarsi abbattere, nonch forza e sostegno. Tali indicazioni che sono successivamente svipuppate nel n. 6:
Questo sacramento conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo; tutto luomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e lansiet della morte; egli pu cos non solo sopportare validamente i mali, ma combatterli, e conseguire anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la sua salvezza spirituale; il sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale del cristiano (prbet [] consummationem Pnitenti christian)41 (OUI 6).
Il confronto con il capitolo 2 del Concilio di Trento mostra chiaramente la dipendenza dei Prnotanda dalla formulazione tridentina. La grazia detta dello Spirito Santo, perch deriva dal
allontanarci, se possibile, anche dalla fiducia nella divina misericordia, del momento in cui vede imminente la fine della nostra vita (DH 1694; questo riferimento corretto, ma da correggere quello che assegna il testo al cap. 1, perch si tratta invece del Promium. Ho aggiunto, tra parentesi, in latino la frase che pi direttamente stata tenuta in considerazione nella redazione dei Prnotanda). 41 Cfr. Ivi, proem. e cap. II: DS 1694 et 1696. Dei due testi a cui si rimanda, quello del proemio riportato sopra. Questo il testo del capitolo 2: La realt e leffetto di questo sacramento sono spiegati dalle parole: La preghiera fatta con fede salver il malato: il Signore lo rialzer e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati. Questo effetto dunque la grazia dello Spirito Santo, la cui unzione lava i peccati, se ve ne fossero ancora da espiare, e ci che resta del peccato (peccati reliquias abstergit); solleva e rafforza lanima del malato, suscitando in lui una grande fiducia nella divina misericordia. Linfermo per il sollievo ricevuto sopporta pi facilmente le sofferenze e le pene della malattia, resiste pi facilmente alle tentazioni del demonio che insidia il suo calcagno, e qualche volta, se ci pu giovare alla salvezza dellanima, riacquista la salute del corpo (DH 1696).
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dono dello Spirito e dalla sua azione sul malato, ben significati dallunzione. Ci che caratterizza la grazia di questo sacramento laiuto per affrontare con profitto spirituale la dura prova della malattia grave. Nondimeno da notare una differenza significativa: al linguaggio pi concreto e teologicamente pi preciso del Concilio riguardo alla guarigione spirituale (peccati reliquias abstergit) si preferita una formulazione pi generica (prbet consummationem Pnitenti christian). Pur richiedendo dal lettore una comprensione pi completa della penitenza, si tratta comunque di una formulazione precisa, perch, a ben pensare, il cammino penitenziale del cristiano mira appunto ad eliminare gli avanzi del peccato, cio la pena temporale da soddisfare, la lentezza per il bene e la facilit per il male. Comunque in entrambe le formulazioni si afferma chiaramente il perdono dei peccati, qualora sia necessario (lava i peccati, se ve ne fossero ancora da espiare; dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati), perch esso chiaramente espresso da Gc 5, 15. Ci pu, infatti, accadere, quando linfermo non in grado di porre gli atti del sacramento della penitenza che gli spettano. 1.2.4. Gli elementi pi caratteristici della celebrazione di questo sacramento
La celebrazione del sacramento consiste principalmente in questo: previa limposizione delle mani fatta dai presbiteri della Chiesa, si dice la preghiera della fede e si ungono i malati con olio santificato dalla benedizione di Dio; con questo rito viene significata e conferita la grazia del sacramento (OUI 5/4).
Si dice principalmente (prsertim) e non essenzialmente, perch limposizione delle mani precedente allunzione non stata menzionata dal Magistero della Chiesa quando ha determinato gli elementi essenziali del segno sacramentale. Infatti il Concilio di Firenze nellesporne la materia e la forma
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non la menziona42, e lo stesso accade con il decreto del Concilio di Trento43. In vista della pubblicazione del nuovo rito di questo sacramento, Paolo VI pubblic la costituzione apostolica Sacram Unctionem Infirmorum (30 nov. 1972), inclusa allinizio del nuovo libro del Rituale Romanum che stiamo esaminando, ci infatti si rendeva necessario perch la riforma del rito interessava il nucleo essenziale del segno sacramentale. Egli ricorda la dottrina dei Concili di Firenze e di Trento or ora citata, e per quanto riguarda il segno del sacramento stabilisce: Il sacramento dellUnzione degli infermi si conferisce a quelli che sono ammalati con serio pericolo, ungendoli sulla fronte e sulle mani con olio doliva o, secondo lopportunit, con altro olio vegetale, debitamente benedetto e pronunciando, per una volta soltanto, queste parole: Per istam sanctam Unctionem et suam piissimam misericordiam adiuvet te Dominus gratia Spiritus Sancti, ut a peccatis liberatum te salvet atque propitius allevet (OUI p. 16). Pi sotto avremo modo di esaminare quanto si dice in questo testo. Limposizione delle mani non menzionata, quindi non un elemento essenziale, ma daccordo con i Prnotanda possiamo ben dire che rilevante. Per meglio capire gli elementi pi caratteristici della celebrazione dellunzione degli infermi nella liturgia romana, giova esaminare le testimonianze liturgiche pi importanti al
Quinto sacramento lestrema unzione, la cui materia lolio doliva benedetto dal (ED.), vescovo. Questo sacramento deve essere amministrato solo a un infermo di cui si teme la morte; egli deve essere unto in queste parti: sugli occhi per la vista, sulle orecchie per ludito, sulle narici per lodorato, sulla bocca per il gusto e la parola, sulle mani per il tatto, sui piedi per il movimento, sui reni per il piacere che l risiede. La forma del sacramento questa: Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia, il Signore ti perdoni tutto ci che hai commesso con la vista, ed espressioni simili [si pronuncieranno nellungere] le altre parti (CONCILIO FIORENTINO, Bolla Exsultate Deo, 22 nov. 1439: DH 1324). 43 Cfr. DH 1695, citato sopra.
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riguardo che ci sono pervenute44. Pur non appartenendo alla liturgia romana, c da menzionare, in primo luogo, il succitato Ordo ad visitandum vel perungendum infirmum del Liber Ordinum dellantica liturgia ispanica. Il sacerdote al suo ingresso presso il malato facit ei signum crucis in capite de oleo benedicto, dicens: In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti regnantis in secula seculorum. Amen45. Quindi dopo aver detto tre antifone e una breve orazione, ne aggiunge unaltra lunga, citata sopra, mentre unge linfermo. Poi si dice il Pater e il sacerdote imparte la benedizione finale46. Rituali dei secoli VIII a XI I primi rituali franchi giunti a noi, di chiara influenza romana, risalgono dalla met dellVIII secolo fino alla prima met del IX47. In quelli pi antichi, dopo la recita di alcuni salmi seguiti da preghiere, si prevede lunzione, senza specificare dove si facesse, accompagnata da una orazione moderatamente breve48.
Cfr. A CHAVASSE, Preghiere per i malati e unzione sacramentale, in A. G. MARTIMORT (ed.), La Chiesa in preghiera: Introduzione alla Liturgia , Descle e C.i, Roma-Paris-Tournai-New York 19662, pp. 648-661; I. SCICOLONE, Unzione degli infermi, in La Liturgia, i sacramenti: teologia e storia della celebrazione, (PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO S. ANSELMO, Anmnesis, 3/1), Marietti, Genova 1986, pp. 225-228. 45 M. FEROTIN (ed.), Le Liber Ordinum, o. c., col. 71. 46 Cfr. ibidem , coll. 71-73. 47 Perla descrizione e classificazione dei rituali medievali dellunzione degli infermi, cfr. A CHAVASSE, o. c., pp. 651-661. 48 Unges eum oleo sancto, et dices: Deus omnipotens, Pater Domini nostri Iesu Christi in virtute Spiritus sancti, eius in Trinitate Deus, miserere huic famulo tuo, et tribue ei remissionem omnium peccatorum, et recuperationem ab imminenti gritudine per hanc sanctam unctionem, et nostram supplicem deprecationem. Qui vivis (E. MARTNE, De antiquis Ecclesi Ritibus, t. I, ed. novissima, apud Remondini, Venetiis 1788, p. 311B, ordo 8). Dum ungitur infirmus, dicitur a sacerdote hic versiculus: Ungo te oleo sanctificato in nomine Domini, ut more militis uncti prparatus ad luctam, possis aereas superare catervas. Per. (ibidem , ordo 9).
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Le orazioni sono parecchio diverse tra loro, comunque entrambe esprimono, in qualche modo, gli effetti sacramentali e il loro autore divino. In altri rituali posteriori dello stesso periodo si specifica che le unzioni possono essere pi di una, in diverse parti del corpo, mentre si dice lorazione, senza far corrispondere ad ogni unzione una formula propria; se ci sono diversi sacerdoti, uno pu ungere mentre un altro dice lorazione49. Poi a poco a poco cominci ad estendersi luso di dire una formula molto semplice che si ripeteva in ogni unzione e che non esprimeva gli effetti sacramentali50. A partire dal IX secolo spesso lunzione appare congiunta, seguendolo, a un ordo pnitenti, sicch in molti casi il rito risultava talmente lungo, che in pratica non poteva essere realizzato se non con gli infermi nei monasteri. Inoltre si cominci ad assegnare ad ogni unzione una preghiera specifica di tipo indicativo in cui si esprimeva la purificazione dei peccati
Cos, ad esempio, in un rituale agli inizi del IX secolo, c la rubrica: Et sic perungat infirmum de oleo sanctificato, cruces faciendo in collo et gutture, et inter scapulas, et in pectore, seu in loco ubi plus dolor imminet amplius perungatur; et supplicando, dum ungitur infirmus, dicat unus ex sacerdotibus hanc Orationem. Segue lorazione: Inungo te de oleo sancto in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, ut non lateat in te spiritus immundus, neque in membris, neque in medullis, neque in ulla compagine membrorum, sed in te habitet virtus Christi altissimi, et Spiritus sancti, quatenus per huius operationem mysterii, et per hanc sacrati olei unctionem, atque nostram deprecationem, virtute sanct Trinitatis medicatus, sive fotus, pristinam et immelioratam recipere merearis sanitatem. Per eumdem (PL 78, 235; anche E. MARTENE, o. c., p. 307A, ordo 5). 50 Nello stesso ordo, infatti, citato nella nota precedente si trova poco dopo la seguente nota: Multi enim sacerdotum infirmos perunguent insuper in quinque sensus corporis, id est in superciliis oculorum, et in naribus deintus, et in narium summitate sive exterius, et in labiis exterius, et in manibus exterius, id est deforis. In omnibus ergo his membris crucem faciant de oleo sacrato dicentes: In nomine Patris, et Filii, et Spiritus sancti. Hoc enim faciunt, ut si in quinque sensus mentis et corporis aliqua macula inhsit, hac medicina Dei sanetur (PL 78, 236A; anche E. MARTENE, o. c., p. 307B, ordo 5).
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commessi per mezzo del corrispondente senso51, anche se i rituali tramandano pure le formule dellunica orazione che nei rituali precedenti acompagnava le diverse unzioni52. In qualche rituale si prevede che vi intervengano diversi sacerdoti i quali prima delle unzioni impongono tutti le mani sullinfermo e dicono alcune orazioni53. Un esempio di questo tipo di rituali si trova nel Pontificale romano-germanico del X secolo (CXLIII: Ordo ad unguendum infirmum)54. Lordo prevede che linfermo confessi i suoi peccati al sacerdote e ne riceva la riconciliazione prima del rito dellunzione, affinch lunzione spirituale gli sia di pi degno profitto55. Si prevede anche lintervento di diversi sacerdoti. Il rito comincia con laspersione del malato e della sua abitazione con lacqua benedetta e con la recita di quattro salmi, ognuno con antifona e uno o due orazioni. Come preghiera, che recita un sacerdote dopo il primo salmo, proposta lorazione Domine Deus56, nella quale si fa memoria di Gc 5, 14-15 e si
Ungo oculos tuos de oleo sanctificato, ut quiquid illicito visu deliquisti huius olei unctione expietur. Per Dominum nostrum Iesum Christum. Ungo aures tuas sacrati olei liquore, ut quidquid delectatione noxia auditus admissum est medicina spiritalis evacuent. Per Dominum nostrum (PL 78, 525A; cfr. 527, 537; MARTENE, o. c., pp. 304-305, ordo 3; 321-322, ordo 14). 52 Cfr. PL 78, 525B-C che raccoglie, con alcune varianti, lorazione citata poco sopra Inungo te de oleo sancto in nomine Patris etc. Nellordo 3 raccolto da Martne si prevede lunzione con preghiera particolare di ognuno dei cinque sensi e dei piedi, e in seguito di altre parti del corpo con lorazione Inungo te de oleo sancto in nomine Patris, senza varianti (cfr. E. MARTNE, o. c., p. 305A). 53 Cfr. PL 78, 526D. 54 Cfr. PRG, II, pp. 258-270. 55 Antequam unguatur infirmus, confiteatur omnimodis Deo et sacerdoti suo pariter omnia peccata sua et reconciliationem ab eo percipiat plenam, ut, ulceribus vitiorum per confessionem purius adapertis, dignius proficiat ei unctio spiritalis, medendo nequitiarum putredinem interius latitantem (ibidem, n. 1). 56 Domine Deus, qui per apostolum tecum locutus es: Infirmatur quis in vobis, inducat presbiteros cclesi et orent super eum, unguentes eum oleo sancto in nomine domini, et oratio fidei salvabit infirmum, et allevabit eum dominus; et si in
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chiede per il malato la salute sia corporale che spirituale nonch la remissione dei peccati. Non si suppone che egli sia in fin di vita, perch poi si prescrive che si metta in ginocchio accanto al sacerdote mentre si cantano tre salmi con antifona e preghiera successiva. Dopo il terzo salmo tutti i sacerdoti e i ministri impongono le mani sullinfermo, se lo comanda o lo consente il vescovo (n. 7), e si recita una orazione di richiesta del perdono dei peccati57. Dopo lultima preghiera che segue i salmi, i diversi sacerdoti ungono linfermo con lolio sanctificato facendo il segno della croce sul collo e sulla gola, sul petto e tra le spalle o dove il dolore pi stringente, e nei cinque sensi (sopraccigli, naso, orecchi, labbra e mani), perch, qualora vi rimanga alcuna macchia, per la misericordia del Signore se ne ottenga il risanamento con la medicina spirituale (n. 12). Dopo la rubrica si offrono dei formulari di orazioni che acompagnano le unzioni, sia per linsieme delle unzioni (nn. 13, 27-30) sia per ogni singola unzione (nn. 14-26), includendone anche per il capo, per il cuore e per i piedi. Lolio qualificato di sanctificatum, oppure sanctum, sacrum, sacratum. Le preghiere, eccetto due, sono formate di una proposizione indicativa dellunzione nel nome della Trinit, seguita da una subordinata finale che esprime leffetto purificatorio dellunzione58. Nelle orazioni che
peccatis sit, dimittentur ei, cura, quesumus, redemptor noster, gratia spiritus sancti languores istius infirmi, et omnia eius sana vulnera, eiusque dimitte peccata, atque dolores cunctos cordis et corporis ab eo expelle, plenamque ei interius exteriusque sanitatem misericorditer redde, ut ope misericordi tu restitutus et sanatus ad pristina pietatis tu reparetur officia. Per (ibidem, n. 3). 57 Deus, qui non vis mortem peccatoris, sed ut convertatur et vivat, huic ad te ex toto corde converso peccata dimitte et perennis vit gratiam concede. Per (ibidem , n. 8). 58 Si veda ad esempio questa preghiera che accompagna lunzione degli occhi: Unguo oculos tuos oleo sanctificato, in nomine patris et filii et spiritus sancti, ut, quicquid illicito usu deliquisti, huius olei unctione expietur. Per dominum (ibidem, p. 260, n. 15).
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accompagnano lunzione nella gola (n. 20) e dove il dolore pi stringe (n. 26), la proposizione finale ampliata con altre proposizioni59. Le due orazioni costruite in un altro modo la prima e lultima (nn. 13 e 30) sono lunghe e cominciano con una invocazione seguita dalle petizioni60. Segue poi un inno e altre orazioni, nonch il rito per la Comunione dellinfermo. Il rituale si conclude con una raccolta di orazioni: tre sono propriamente di conclusione del rito (nn. 41-43); quattro di assoluzione, di cui soltanto la prima fa riferimento allunzione (nn. 44-47); e altre quattro sono orationes super infirmum (nn. 48-51). Infine ci sono due formule di benedizione conclusiva. Il Pontificale Romano del XII secolo In questo Pontificale, nelle sue diverse forme, permane in gran parte la struttura fondamentale e i vari elementi del rituale del PRG, ma si nota un lavoro di riduzione della esuberanza eucologica caratteristica del romano-germanico. Ci si vede
Questa quella che accompagna lunzione nella gola e che sar ripresa da rituali posteriori: Inungo te in gutture de oleo sancto, in nomine patris et filii et spiritus sancti, ut non lateat spiritus immundus in membris neque in medullis neque in ulla compagine membrorum, sed habitet in te virtus Christi altissimi et spiritus sancti, quatinus per huius operationem misterii et per hanc sacram olei unctionem atque nostram deprecationem virtute sanct trinitatis medicatus sive fotus, pristinam et milioratam percipere meraeris sanitatem. Per dominum (ibidem , p. 261, n. 20). C da notare quanto bene si esprima il modo di efficacia: per virt della Trinit, mediante lazione sacramentale, consistente nella unzione e nella preghiera del sacerdote. 60 Questa, ad esempio, la prima: Adesto, domine, quesumus, humilitatis nostr obsequiis, eisque benignus cooperator assiste, ut, qui ad excusationem mandatorum huic egroto manus imponentes olei sacri unctionem exhibemus, huiusmodi servituti nostr te interesse sentiamus, quatinus, sancti spiritus gratia nostr actionis officia comitante, ab hoc famulo tuo N. omnis languor et debilitas abscedat totiusque vigoris et sospitatis plenitudo succedat, relictoque inbecillitatis grabatto, ad te medicum supernum vultum et mentem erigat et pro sospitatis restitutione laudes nomini tuo competentes in ternum persolvat. Per dominum. (ibidem , p. 260, n. 13).
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nellOrdo ad ungendum infirmum del codice Londinense (Addit. 17005), della seconda met del XII secolo61, che riduce il numero di orazioni che accompagnano le unzioni ed omette la raccolta finale di orazioni di assoluzione e super infirmum del romano-germanico. Non si prevede lintervento di pi di un sacerdote. Il rituale dellunzione continua ad apparire strettamente unito alla penitenza; anzi la prima parte dellordo consiste nel rituale dellammissione ad essa, poi segue quello dellunzione. Il passaggio a questo si fa mediante una orazione nella quale si ricorda, citandolo, Gc 5, 14-1562, La formula diversa dalla succitata orazione Domine Deus del Pontificale romano-germanico. Non si menziona una eventuale imposizione delle mani. Lordo presenta due formulari di orazioni che accompagnano le unzioni: nel primo (n. 9) le formule sono brevi, in forma ottativa e corrispondono a otto unzioni; nel secondo (nn. 10-19) le formule sono indicative, provengono dal Romanogermanico, tranne una (per lunzione dellombelico o dove il dolore sia pi intenso), e corrispondono a dieci unzioni. Le unzioni finiscono con una orazione in cui si esprime lo scopo del rito delle unzioni: la purificazione del corpo e dellanima e la protezione contro i dardi degli spiriti immondi63. C da notare specialmente il primo formulario: Per istam unctionem et suam piissimam misericordiam, indulgeat tibi dominus quicquid peccasti per visum. Amen. Per auditum. Per gustum. Per
Cfr. PR XII, pp. 266-269 (ordo XLIX A); per la data del manoscritto, p. 28. Omnipotens sempiterne Deus, qui per beatum Iacobum apostolum tuum dixisti: Infirmatur quis in vobis, inducat presbiteros ecclesi et orent super eum, unguentes eum oleo in nomine domini, et oratio fidei salvabit infirmum et, si in peccatis sit, dimittentur ei, te suppliciter exoramus, ut hic famulus tuus, per ministerium nostr unctionis et donum tu pietatis, et peccatorum suorum veniam consequi et ad vitam ternam pervenire mereatur. Per (ibidem n. 8). 63 In nomine patris et filii et spiritus sancti, sit tibi hc unctio ad purificationem mentis et corporis, ad munimen et defensionem contra iacula inmundorum spirituum. Per Christum (ibidem, n. 21).
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odoratum. Per tactum. Per incessum. Per illicitas cogitationes. Per ardorem libidinis. Amen. Da questa successione di preghiere concatenate deriva, con leggere varianti, la formula che si generalizz per secoli fino alla riforma posteriore al Concilio Vaticano II. Finito il rituale dellunzione, vi la rubrica: Tunc sacerdos faciat eum confiteri et eum communicet (n. 25), segue la preghiera che accompagna la Comunione e quindi quella di assoluzione in forma ottativa64. Questa successione tra le due orazioni risulta anomala e non la si trova nel Pontificale romano-germanico. Lultima forma del PR XII, rappresentata dal Pontificale di Apamea (ca. 1200), presenta una struttura pi coerente: lOrdo ad ungendum infirmum65 in continuit col precedente Ordo visitationis infirmorum66, che un rito di penitenza culminante nellassoluzione67. Non si prevede lintervento di pi di un sacerdote. Linizio del rito dellunzione coincide con quello del Pontificale romano-germanico. C un unico formulario di orazioni che accompagnano le diverse unzioni con lolio degli infermi, otto in tutto: sei sono indicative e coincidono con quelle del Romano-germanico; due sono ottative, simili a quelle del primo formulario del codice Londinense, che sintroducono con lavvertenza: Iuxta consuetudinem quorundam68. Il rito si
Deus omnipotens, qui dedit potestatem beato Petro apostolo et cteris apostolis, deinde episcopis et sacerdotibus, ligandi atque solvendi, ipse te absolvat et liberet ab omnibus peccatis tuis, qucumque cogitatione, locutione, operatione egisti, etque a peccatorum nexibus absolutum perducere dignetur ad regna clorum. Qui cum (ibidem , n. 26). 65 PR XII, ordo L, pp. 274-277. 66 Ibidem , ordo XLIX B, pp. 270-274 67 Cfr. ibidem , n. 20. 68 Iuxta consuetudinem quorumdam, ungitur in pectore et tunc dicitur: Per istam unctionem et suam misericordiam, indulgeat tibi dominus quicquid peccasti per cogitatum. Similiter et in umbilico, et tunc dicitur: Per istam unctionem et suam
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conclude con la recita del Pater noster, saguita da alcuni capitula, due orazioni e la benedizione, per la quale si presentano quattro formule. Segue poi la Comunione dellinfermo. Il Pontificale della Curia romana del XIII secolo Nel Pontificale secundum consuetudinem et usum roman Curi del XIII secolo si continua lopera di semplificazione rituale ed eucologica. LOrdo ad ungendum infirmum (XLIX) 69 appare inserito e in continuit tra quello ad visitandum infirmum, di carattere penitenziale (XLVIII) e quello ad communicandum infirmum (L). Nella recensione pi breve, risalente al pontificato di Innocenzo III70, la recit dei salmi i sette salmi penitenziali con le successive orazioni inclusa nellOrdo XLVIII, compresa lorazione di passaggio allunzione, con il ricordo di Gc 5, 1415: se ne offrono due formule, la prima Omnipotens sempiterne Deus71 coincide solo nellinizio con quella del PR XII (ordo XLIX A), la seconda lorazione Domine Deus, gi presente nel PRG e nel Pontificale di Apamea. Invece nella recensione pi lunga, probabilmente della met del XIII secolo, comunque anteriore al 127672, la recita dei sette salmi penitenziali, seguita dal Kyrie, il Pater noster, e le due orazioni Omnipotens
misericordiam, indulgeat tibi dominus quicquid peccasti per ardorem libidinis. Per (ibidem , L, nn. 16-17). 69 Cfr. PR XIII, pp. 490-492. 70 Cfr. ibidem , pp. 310-311. 71 Omnipotens sempiterne Deus, qui per beatum Iacobum apostolum tuum inducere presbiteros ecclesie et ungere oleo infirmos precepisti, presta, quesumus, ut digneris per manus nostras hunc famulum tuum infirmum in oleo sanctificato ungere et benedicere et, quod fideliter postulantes exterius amplectimur, hoc interius spiritualiter divina tua virtus invisibiliter operetur. Per (PR XIII, Ordo XLVIII, n. 14). 72 Cfr. PR XIII, pp. 310-311.
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sempiterne Deus e Domine Deus sono collocate allinizio dellOrdo ad ungendum infirmum (XLIX). Seguono poi le unzioni. I manoscritti delle tre recensioni (breve, lunga e mista) colocano allinizio una orazione73, preceduta da una rubrica, diversa a seconda le recensioni: nelle recensioni breve e mista lorazione accompagna lunzione sul capo, ma non si parla dellimposizione delle mani74; invece nella recensione lunga, lorazione accompagna limposizione delle mani75. Lorazione era gi presente in tre manoscritti italiani dei secoli X e XII76, presenta una certa forma di esorcismo nel nome della Trinit e con linvocazione dei santi di ogni tipo. Le unzioni con lolio degli infermi sono soltanto cinque, corrispondenti a ognuno dei sensi, con la formula ottativa: Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam, parcat tibi dominus quicquid oculorum (aurium, narium) vitio [lingue vel oris] deliquisti. Resp.: Amen. La quinta formula : quicquid tactus vel incessus aut lumborum seu carnis vitio deliquisti, e la recensione lunga aggiunge la rubrica: De premissa proxima oratione potes facere tres, si vis post manus ungere pedes et lumbos77. Tuttavia nella prima met del XIII secolo ancora permaneva luso di pi unzioni con formula indicativa, come quelle del PR XII, e ognuna seguita da unapposita orazione, come si vede in un manoscritto copiato
In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinguatur in te omnis virtus diaboli per impositionem manuum nostrarum, immo per invocationem omnium sanctorum angelorum, archangelorum, patriarcharum, prophetarum, apostolorum, martyrum, confessorum, virginum atque omnium simul sanctorum. Resp .: Amen (PR XIII, ordo XLIX, n. 5). 74 Intincto namque pollice in oleo infirmorum, in egri corpore sacerdos signum crucis facit in septem vel in aliquantis locis, dicens, ad caput: (ibidem , n. 4) 75 Hic imponens sacerdos manus super caput infirmi dicit: (ibidem). 76 Cfr. A. CHAVASSE, o. c., p. 656, nota 1. 77 Cfr. ibidem , nn. 6-11.
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prima del 126178. Seguono poi tre orazioni: la prima79 era presente nel PRG80 e, prima ancora, nel Sacramentario gregoriano-adrianeo81; la seconda82 era presente nel PR XII83, nel PRG84 e, prima ancora, nel Gelasiano antico85; la terza86 era presente nel PR XII87 e nel PRG88. Le formule che accompagnano le unzioni mettono in rilievo leffetto di completamento della purificazione dai peccati, mentre le diverse orazioni che le precedono e le seguono aggiungono anche gli aiuti spirituali per far fronte alla malattia nonch la richiesta di guarigione.
Lordo completo secondo questo manoscritto riprodotto in E. MARTENE, o. c., ordo 21, pp. 332-333. Per la data e descizione del manoscritto, cfr. PR XIII, pp. 51-58, 245-246, 309-315. 79 Respice, quesumus, domine, famulum tuum in infirmitate sui corporis fatiscentem et animam refove, quam creasti, ut, castigationibus emendatus, se sentiat tua medicina salvatum (PR XIII, XLIX, n. 12). 80 Cfr. PRG, CXXXIX, n. 16; lordo ha il titolo: Ordo ad visitandum et ungendum infirmum, ma non vi alcuna rubrica con riferimento allunzione. 81 Cfr. J. DESHUSSES, Le Sacramentaire Grgorien : Ses principales formes daprs les plus anciens manuscrits, I: Le Sacramentaire, le Supplment dAniane, Editions universitaires Fribourg Suisse, Fribourg 19792, n. 988 (Oratio ad visitandum infirmum) 82 Domine sancte, pater omnipotens, eterne Deus, qui, benedictionis tue gratiam egris infundendo corporibus, facturam tuam multiplici pietate custodis, ad invocationem tui nominis benignus assiste, ut famulum tuum ab egritudine liberatum et sanitati donatum dextera tua erigas, virtute confirmes, potestate tuearis, ecclesie tue sanctisque altaribus tuis cum omni desiderata prosperitate restituas. Per (PR XIII, XLIX, n. 13). 83 Cfr. PR XII, L, n. 20. 84 Cfr. PRG, CXLIII, n. 43, e anche in CXLI (Oratio pro reddita sanitate). 85 Cfr. L. C. MOHLBERG L. EIZENHFER P. SIFFRIN (ed.), Liber Sacramentorum Roman clesi ordinis anni circuli (Cod. Vat. Reg. lat. 316/Paris Bibl. Nat. 7193, 41/56) (Sacramentarium Gelasianum), Herder, Roma 19813, n. 1543 (Oratio pro reddita sanitate). 86 Dominus Iesus Christus apud te sit, ut te defendat. Intra te sit, ut te reficiat. Extra te sit, ut te deducat. Post te sit, ut te conservet. Super te sit, ut te benedicat. Qui cum Deo patre (PR XIII, XLIX, n. 14). 87 Cfr. PR XII, L, n. 22. 88 Cfr. PRG, CXLIII, n. 53; anche CXXXIX, n. 32.
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Il rito dellunzione dellinfermo del Pontificale del XIII secolo, per quanto concerne lo schema celebrativo, il numero di unzioni con le formule che le accompagnano e il dispositivo eucologico, si mantenne stabile nei secoli successivi. La maggior parte dei manoscritti che trasmettono questo Pontificale sono del XIV secolo e ci testimonia tale stabilit. Tuttavia con il Pontificale di Guglielmo Durand, della fine del XIII secolo, il Pontificale diventa un libro esclusivo della liturgia episcopale, che pertanto non contiene lOrdo ungendi infirmum, e nella misura in cui se ne estese luso89, il rito dellunzione cominci a trovarsi esclusivamente nei manuali per sacerdoti. Rituali del XVI secolo Nel Liber sacerdotalis del domenicano Alberto Castellani, che, pubblicato a Venezia nel 1523, ebbe una ventina di edizioni lungo tutto il secolo, dal 1554 col nome di Sacerdotale90, il sacramento dellunzione degli infermi posto al termine della trattazione degli altri sacramenti il cui ministro il sacerdote, e chiude il primo capitolo del libro. Offre un Ordo ad ungendum infirmum secundum Romanam ecclesiam91, che comincia con un breve rito di entrata nellabitazione dellinfermo, costruito con elementi presenti negli anteriori Ordines ad visitandum
Difatti il Pontificalis Liber, preparato da Agostino Patrizi Piccolomini e da Jean Burckard per incarico di Innocenzo VIII e pubblicato a stampa nel 1485, non contiene lOrdo ungendi infirmum. 90 Cfr. E. CATTANEO, Introduzione alla storia della liturgia occidentale, 2 edizione completamente rinnovata, Centro di Azione Liturgia, Roma 1969, pp. 286287; G. ZANON, Il rituale di Brescia del 1570 modello del rituale romano di Paolo V, in G. FARNEDI (ed.), Traditio et progressio, studi liturgici in onore del prof. A. Nocent, (Studia Anselmiana, 95), Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma 1988, p. 643. Mi servir delledizione apud Ioannem Variscum et socios, Venezia 1564. 91 Premette una breve esposizione sulla materia, forma, ministro, effetti, e soggetto (ff. 105-106), lOrdo a f. 107, e poi segue un Ordo ad ungendum infirmum secundum ritus patriarchatus Veneti (f. 108).
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infirmum, specialmente quello del PR XIII: versetti iniziali92; quattro orazioni; il sacerdote presenta il crocifisso al malato e poi asperge lo stesso e la casa con lacqua benedetta mentre recita lantifona Asperges con il salmo Miserere. La prima orazione di petizione del sacerdote per se stesso, per la degna realizzazione del suo ministero, le altre tre si trovavano nel PR XIII e le presenter a suo tempo, nellesame del Rituale Romanum del 1614. Segue poi una parte penitenziale: il malato invitato a confessarsi; dice il Confiteor; il sacerdote gli imparte lassoluzione93; i sacerdoti presenti recitano i sette salmi penitenziali. Nella esposizione iniziale si era chiarito che, qualora siano presenti pi sacerdoti, uno solo colui che deve amministrare il sacramento e pregare per linfermo. Dopo la parte penitenziale, si entra nel rito propriamente dellunzione. Dapprima il sacerdote, intinto il pollice nellolio, dice da solo lorazione In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti, che nel PR XIII accompagnava lunzione del capo o limposizione delle mani, a seconda delle recensioni. Detto questo il sacerdote fa in segno di croce sette unzioni sulle parti del corpo del malato dicendo ogni volta la formula: Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam parcat tibi Dominus quicquid deliquisti per visum (etc.). R/. Amen. Le parti da ungere sono sette: occhi, orecchie, narici, labbra, mani, piedi, lombi. Dopo le unzioni il sacerdote dice tre orazioni: la
V/. Pax huic domui. R/. Et omnibus habitantibus in ea. V/. Adiutorium nostrum in nomine Domini. R/. Qui fecit coelum et terram. V/. Dominus vobiscum. R/ Et cum spiritu tuo. 93 Dominus noster Iesus Christus te absolvat, et ego absolvo te ab omni vinculo excomunicationis maioris, sive minoris, suspensionis vel interdicti, et ab omnibus peccatis tuis, et restituo te unitati et comunioni sancte matris ecclesiae absolutum. In nomine Patris, et Filii et Spiritus sancti. Amen.
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prima94 coincide, tranne alcuni ampliamenti e varianti, con quella per lunzione della gola del PRG; la seconda una preghiera di benedizione95; la terza96 una bella preghiera alla Trinit, la cui prima parte era gi presente nel PRG, nellordo per la visita a un infermo97, e anche nel PR XII98. Segue poi la recita del Kyrie, del Pater noster (sottovoce), di alcuni capitoli, e di quattro orazioni: la prima la preghiera Domine Deus, con il ricordo di Gc 5, 14-15, che nei rituali dei secoli anteriori era collocata, giustamente, prima del rito delle unzioni; le altre tre coincidono con le tre orazioni finale del PR XIII, Ordo XLIX. Qui si conclude il rito.
Unxi te oleo sancto in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Et non lateat in te immundus spiritus et dolor, sive insanabilis languor, neque in membris tuis, neque in medullis, neque in compaginibus membrorum tuorum, sed virtus Christi altissimi in te corroboretur. Quoniam sicut unxit Samuel David in reges prophetam olei operatione, omnipotentis virtute, sic suo sancto medicamine te unxi, quatenus per huius mysterii operationem, et per hanc sacrati olei unctionem, atque nostram deprecationem, virtute sanctae Trinitatis medicatus atque refectus; pristinam ac melioratam recipere merearis sanitate a domino omnipotente. Qui vivit et regnat Deus in secula seculorum. R/. Amen. 95 Oremus. Per istam sanctam unctionem et per Dei virtutem et per mysterii nostri benedictionem sanctificent ab omni sorde peccati manus et os, cor quoque ac sensus, visus auditus, gustus, tactus, odoratus, ac totum corpus tuum et anima tua; et idoneus efficiaris ad invocandum atque sanctificandum Deum et benedicendum nomen eius. Reddat tibi dominus laetiam salutaris tui, et spiritu principali confirmet te; Spiritum sanctum innovet in visceribus tuis et ne auferat illum a te. Sed benedictio Dei Patris et Filii et Spiritus sancti descendat super te, copiosaque super caput tuum defluat et in extrema corporis tui descendat. Interius exteriusque te repleat, atque circundet et sit semper tecum. Per Christum dominum nostrum. R/ Amen. 96 Sanet te Deus Pater omnipotens, qui te creavit. Sanet te Iesus Christus qui pro te passus est in cruce. Sanet te Spiritus sanctus qui tibi in baptismo infusus est. Sancta Trinitas unus Deus gratiam tuam ad profectum salutis animae et corporis in te augeat et ab omni malo te liberet, ac in bono iugiter conservet. Qui vivit et regnat in secula seculorum. R/ Amen. 97 Cfr. PRG, CXXXIX, n. 27 98 Cfr. Cfr. PR XII, XLIX B, n. 12
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LOrdo dellunzione secondo luso del Patriarcato di Venezia, che riporta il Castellani, differisce dallOrdo romano, soprattutto per quanto riguarda leucologia. Le unzioni sono nove (capo, occhi, orecchi, naso, labbra, petto, scapole, mani e piedi) accompagnate da formule che coincidono, tranne leggere varianti, con quelle del PRG. Il vescovo di Brescia Domenico Bollani pubblic nel 1570, col titolo Rituale Sacramentorum ex Roman Ecclesi Ritu, il libro usato dal sacerdote per la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali99. Lordo col titolo De extrem unctionis sacramento preceduto dal De infirmis visitandis ed immediatamente seguito dal De exequiis. Lordo contiene alla fine, come parte integrante di esso, un rito per la raccomandazione dellanima. Come il Castellani, premette una breve esposizione dottrinale e pastorale sul sacramento100. Il nome corrisponde a quello che gli d il Concilio di Trento, nel decreto dogmatico sui sacramenti della penitenza e dellestrema unzione della sessione XIV, del 25 novembre 1551. Il Bollani spiega a tale riguardo che lunzione deve essere data come ultimo sacramento e completa le altre che il cristiano riceve lungo la sua esistenza. Essa va data quando la malattia grave e minaccia il pericolo di vita (cum gravi morbo afflictatur, ac vitae periculum impendet). Il rito di entrata nellabitazione dellinfermo coincide praticamente con quello del Castellani, ma le orazioni che dice il sacerdote sono solo due, la seconda e la quarta di quel rituale. La parte penitenziale prevede la recita del Confiteor da parte dellinfermo, se pu, altrimenti lo dicono i circostanti, e il
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Mi servir delledizione apud Vincentium Sabbium, Brescia 1599. Cfr. ibidem , pp. 34-36.
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sacerdote dice il Misereator101 e lIndulgentiam102. Quindi si rivolge ai presenti esortandoli a pregare per linfermo in hoc extremo agone mortis luctante, dicendo sette salmi con le litanie o altra preghiera. Il sacerdote incomincia il rito propriamente dellunzione con il segno di croce, accompagnato dalla formula In nomine Patris etc., e poi dice una orazione che menziona limposizione delle mani103, anche se manca una rubrica a tale riguardo. Quindi, intinto il pollice nellolio, unge in segno di croce i singoli membri del corpo recitando, per ogni unzione, la formula del sacramento, in primo luogo gli occhi: Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam, parcat tibi Dominus quicquid oculorum vitio deliquisti. R/. Amen. La stessa formula si usa, adattandola al membro unto, nellungere di seguito: orecchi, narici, bocca, mani, piedi, reni. Segue poi la recita del Kyrie, del Pater noster, di due versetti (Salvum fac servum tuum e Dominus vobiscum), e delle stesse orazioni finali dellordo del Castellani, tranne la terza, che ommessa, e finisce il rito.
Misereatur tui omnipotens Deus, et dimissis peccatis tuis perducat te ad vitam ternam. Amen. 102 Indulgentiam, absolutionem, et remissionem omnium peccatorum tuorum tribuat tibi omnipotens et misericors Dominus. Amen 103 Extinguantur in te omnis virtus diaboli per impositionem manuum nostrarum et per invocationem Sanctae Trinitatis et omnium Sanctorum, Angelorum, Prophetarum, Apostolorum, Martyrum, Confessorum, Virginum, atque omnium simul sanctorum.
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Il Rituale Romano del 1614104 Questo Rituale lultimo dei libri liturgici pubblicati sulla scia del Concilio di Trento e ordinariamente in uso fino ai nuovi libri liturgici dopo il Vaticano II. La parte De Sacramento extrem Unctionis comprende una breve esposizione dottrinale con indicazioni pastorali, seguita dallOrdo ministrandi sacramentum extrem Unctionis105, e per quanto concerne propriamente la celebrazione del sacramento, coincide salvo poche varianti col Pontificale del XIII secolo. Le differenze riguardano piuttosto i riti dintroduzione e di conclusione e, soprattutto, larricchimento dellesposizione dottrinale, delle indicazioni pastorali e delle rubriche, e in ci si assomiglia al Sacerdotale del Castellani e al Rituale del Bollani. Per quanto riguarda il soggetto adatto del sacramento, alla malattia con pericolo imminente di morte si fa equivalere la debolezza della vecchiaia, che fa prevedere la morte in breve tempo106. I riti dintroduzione prevedono larrivo del sacerdote alla stanza dove giace linfermo. Dopo il saluto Pax huic domui. R/. Et omnibus habitantibus in ea, il sacerdote asperge con lacqua benedetta il luogo e i circostanti, mentre dice lantifona Asperges. A questo punto si inseriscono la confessione sacramentale dellinfermo, se la desidera, e le parole di consolazione e dincoraggiamento del sacerdote senza formule preordinate. Quindi il sacerdote dice i versetti: Adiutorium nostrum in nomine Domini. R/. Qui fecit clum et terram. V/.
Rituale Romanum. Editio Princeps (1614), M. SODI J. J. FLORES A RCAS (ed.), Edizione anastatica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2004 (=RR). 105 Cfr. RR, pp. 56-63, nn. 306-345. 106 Debet autem hoc Sacramentum infirmis prberi, qui cum ad usum rationis peruenerint, tam grauiter laborant, ut mortis periculum imminere videatur, et iis, qui pr senio deficiunt, et in diem videntur morituri, etiam sine alia infirmitate (RR, n. 310).
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Dominus vobiscum. R/. Et cum spiritu tuo, e dice tre orazioni, gi presenti nel PR XIII, allinizio dellOrdo ad visitandum infirmum (XLVIII): la prima107, rivolta a Cristo e molto bella, si trovava gi in due rituali benedettini dei secoli X-XI108; la seconda109, rivolta anche a Cristo, si trovava gi assieme alla prima in un rituale dellXI secolo110; la terza111, rivolta a Dio Padre, sembra ancora pi antica, perch si trovava gi nel Supplemento di Aniane (810-815) al Sacramentario Gregoriano112. Segue poi una parte penitenziale, che ha senso se non c stata prima la confessione sacramentale dellinfermo, altrimenti diventa un doppione. La rubrica stabilisce che va fatta di solito (de more), e comprende la confessione generale (in latino o in
Introeat, domine Iesu Christe, domum hanc sub nostr humilitatis ingressu terna felicitas, diuina prosperitas, serena ltitia, charitas fructuosa, sanitas sempiterna: effugiat ex hoc loco accessu dmonum; adsint Angeli pacis, domumque hanc deserat omnis maligna discordia. Magnifica, Domine, super nos nomen sanctum tuum, et benedic nostr conuersationi: sanctifica nostr humilitatis ingressum, qui sanctus, et pius es, et permanes cum Patre, et Spiritu sancto in secula seculorum. Amen (n. 330). 108 Cfr. A. CHAVASSE, o. c., p. 655. 109 Oremus, et deprecemur Dominum nostrum Iesum Christum, ut benedicendo benedicat hoc tabernaculum, et omnes habitantes in eo, et det eis Angelum bonum custodem, et faciat eos sibi seruire ad considerandum mirabilia de lege sua, auertat ab eis omnes contrarias potestates: eripiat eos ab omni formidine, et ab omni perturbatione, ac sanos in hoc tabernaculo custodire dignetur. Qui cum Patre, et Spiritu sancto viuit, et regnat Deus in secula seculorum. Amen (n. 331). 110 Cfr. A. CHAVASSE, o. c., p. 655. 111 Exaudi nos, Domine sancte, Pater omnipotens, terne Deus, et mittere digneris sanctum Angelum tuum de clis, qui custodiat, foueat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo. Per Christum Dominum nostrum. Amen (n. 332). 112 Lorazione compare col titolo: Oratio quando aqua spargitur in domo (Supplemento di Aniane, CXVIII: J. DESHUSSES, Le Sacramentaire Grgorien : Ses principales formes daprs les plus anciens manuscrits, I: Le Sacramentaire, le Supplment dAniane, Editions universitaires Fribourg Suisse, Fribourg 19792, n. 1456).
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lingua volgare) e la conclusione del sacerdote: Misereatur tui etc. e Indulgentiam etc. (n. 333). Il sacerdote poi ammonisce i presenti a pregare per linfermo mentre procede allunzione e a recitare, se le circostanze lo consigliano, i sette salmi penitenziali con le litanie, mentre egli amministra il sacramento. Quindi dice la succitata orazione In nomine Patris etc. che, nel PR XIII, diceva mentre imponeva le mani sul malato. Tuttavia nel RR non si dice che il sacerdote debba imporre le mani113. In seguito riguardo allunzione il Rituale stabilisce:
Deinde intincto pollice in Oleo sancto in modum Crucis ungit infirmum in partibus hic subscriptis, aptando proprio loco verba form in hunc modum. Ad oculos. Per istam sanctam Unctionem et suam piissimam misericordiam indulgeat tibi Dominus quicquid per visum deliquisti. Amen. In modo simile: Ad aures [] per auditum [] Ad nares [] per odoratum [] Ad os, compressis labiis [] per gustum, et locutionem [] Ad manus [] per tactum [] Ad pedes [] per gressum [] Ad lumbos, sive renes [] per lumborum delectationem114.
Come conclusione il sacerdote dice il Kyrie e il Pater noster, poi i capitula in dialogo col ministro e i presenti, e infine tre preghiere: in primo luogo la preghiera Domine Deus, citata sopra, che abbiamo trovato nel PRG; e poi altre due115 che
Cfr. RR, n. 334. RR, nn. 335-337. Sullultima unzione avverte in seguito la rubrica: Hc autem unctio ad lumbos, ut dictum est, omittitur semper in fminis, et etiam in viris, qui ob infirmitatem vix, aut sine periculo moveri non possunt (n. 338). 115 Respice, qusumus, Domine, famulum tuum N. in infirmitate sui corporis fatiscentem, et animam refoue, quam creasti; ut castigationibus emendatus, se tua sentiat medicina saluatum. Per Christum Dominum nostrum. Amen (RR, n. 340). Domine sancte, Pater omnipotens, terne Deus, qui benedictionis tu gratiam gris infundendo corporibus, facturam tuam multiplici pietate custodis; ad inuocationem tui nominis benignus assiste, ut famulum tuum ab gritudine
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coincidono con le due prime formule di prece che il PR XIII collocava a conclusione del rito. Il percorso storico di testimonianze riguardanti la liturgia romana evidenzia la presenza costante del nucleo centrale del rito, costituito dallunzione dellinfermo con lolio da parte del sacerdote mentre questi diceva una preghiera di petitione degli effetti di guarigione sia corporale che spirituale. Lolio spesso era qualificato come santo, quindi previamente benedetto, oppure chiamato olio degli infermi. Il numero delle unzioni e le parti del corpo che si ungevano variavano a seconda dei libri liturgici. Per quanto attiene allimposizione delle mani sullinfermo, le testimonianze non sono unanimi, anche se sono frequenti; essa pertanto non essenziale, ma la sua importanza ben risulta dalla sua antichit e frequenza, nonch dal suo significato, come vedremo al momento di fare la disamina teologica della celebrazione. 1.2.5. La fede operante nella celebrazione del sacramento
Nel sacramento dellUnzione, legato alla preghiera della fede (cfr. Gc 5, 15), la fede stessa si esprime e si manifesta; devono prima di ogni altro ravvivarla sia il ministro che conferisce il sacramento, sia soprattutto il malato che lo riceve; sar proprio la sua fede e la fede della Chiesa che salver linfermo, quella fede che mentre si riporta alla morte e alla risurrezione di Cristo, da cui il sacramento deriva la sua efficacia (cfr. Gc 5, 15)116 si protende anche verso il regno futuro, di cui il sacramento pegno (SDU 7).
liberatum, et sanitate donatum, dextera tua erigas, virtute confirmes, potestate tuearis, atque Ecclesi tu sanct cum omni desiderata prosperitate restituas. Per Christum Dominum nostrum. Amen (n. 341). 116 Cfr. S. THOMAS, In IV Sententiarum, d. 1, q. 1, a. 4, qc 3. [Questo il testo di san Tommaso dAquino a cui rimanda la nota: Principale autem et per se agens ad iustificationem est Deus sicut causa efficiens, et passio Christi sicut meritoria. Huic
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Questa dottrina sulloperativit della fede non altro che lapplicazione a questo sacramento della dottrina pi generale sullefficacia dei sacramenti in rapporto alla fede117. Difatti san Tommaso nel testo a cui rimandano i Prnotanda parla in riferimento a tutti i sacramenti. Il sacramento esprime la fede della Chiesa e questa fede collega il segno sacramentale alla fonte della sua forza santificatrice, cio al mistero pasquale. Non la materialit dei gesti e delle parole a costituire il segno come segno sacramentale, essi sono espressione della fede della Chiesa, e perci il ministro deve avere lintenzione di fare ci che fa la Chiesa. Il soggetto da parte sua, per ricevere la grazia dello Spirito Santo, deve assecondare con fede lazione dello Spirito il quale agisce per mezzo del sacramento. 1.2.6. A chi si deve dare lUnzione degli infermi A questo tema, di indubbia rilevanza pastorale, i Prnotanda dedicano una sezione speciale (nn. 8-15). Nel primo numero si offre il principio generale, mentre nei numeri successivi si chiariscono alcuni casi che potrebbero dar luogo ad alcuni dubbi.
LUnzione si deve dare agli infermi, dice lepistola di san Giacomo, perch ne abbiano sollievo e salvezza118. Con ogni
autem causae continuatur sacramentum per fidem Ecclesiae, quae et instrumentum refert ad principalem causam, et signum ad signatum; et ideo efficacia instrumentorum, sive sacramentorum, vel virtus, est ex tribus: scilicet ex institutione divina sicut ex principali causa agente, ex passione Christi sicut ex causa prima meritoria, ex fide Ecclesiae sicut ex continuante instrumentum principali agenti (In Sent. IV, d. 1, q. 1, a. 4, s. 3)]. 117 Cfr. A. MIRALLES, I sacramenti cristiani: Trattato generale, Edusc, Roma 20082, pp. 305-314. 118 Cfr. Conc. Trid., Sessio XIV, De extrema unctione, cap. 3: DS 1698. [Nel libro liturgico si rimanda al capitolo 2, ma si tratta di un errore, perch dal numero del DS e dal tema chiaro che il capitolo tridentino il terzo. Questo il testo in traduzione italiana: Si dice anche che questa unzione deve essere amministrata ai malati, specialmente a quelli cos gravi da sembrare in fin di vita: per questo si
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premura quindi e con ogni diligenza si deve provvedere al conferimento dellUnzione a quei fedeli, il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia (periculose grotant)119 (SDU 8/1).
Si dice che il sacramento si deve dare agli infermi che periculose grotant. Quale pericolo? Il Concilio di Firenze insegna che questo sacramento si deve dare soltanto agli infermi di cui si teme la morte120. Il Concilio Vaticano II, in SC 37, citata sopra, dice che il tempo opportuno per riceverla si ha certamente gi quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte. Ci non significa che si debba attendere a un tale stato del malato, che lo si debba ritenere inguaribile, di morte ragionevolmente sicura in poco tempo. La malattia potr essere di per s mortale, e quindi pericolosa, ma guaribile con laiuto della scienza medica. Perci il Vaticano II, immediatamente prima del testo or ora citato, dice: non il sacramento di coloro soltanto che sono in fin di vita. Linsegnamento coincide con quello del Concilio di Trento, anche se la prospettiva pastorale diversa: il Tridentino urge a dare lunzione principalmente (prsertim) ai malati in fin di vita; il Vaticano II esorta a non attendere allestremo momento, ma a dare il sacramento quando linfermo incomincia ad essere in pericolo di morte. Se il sacramento viene differito
chiama il sacramento dei moribondi. Ma se, ricevuta questa unzione, gli ammalati guariranno, essi potranno ancora giovarsi dellaiuto di questo sacramento, quando versassero unaltra volta in pericolo di vita (DH 1698)]. 119 Cfr. CONC. VAT. II, Cost. Sacrosanctum Concilium , n. 73: AAS 56 (1964) 118-119. [Questo il testo del Vaticano II a cui si rimanda: Lestrema unzione, che pu essere chiamata anche, e meglio, unzione degli infermi, non il sacramento di coloro soltanto che sono in fin di vita. Perci il tempo opportuno per riceverla si ha certamente gi quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte (SC 73)]. 120 Hoc sacramentum nisi infirmo, de cuius morte timetur, dari non debet (CONCILIUM FLORENTINUM, bulla Exsultate Deo: DS 1324).
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agli ultimi momenti prima del trapasso, si sottrae allinfermo un prezioso aiuto soprannaturale di cui ha bisogno non soltanto quando in fin di vita, ma anche lungo tutto il decorso della malattia grave. Non sar infrequente che sorgano dei dubbi, perci i Prnotanda soggiungono:
Per valutare la gravit del male, sufficiente un giudizio prudente o probabile121, senza inutili ansiet; si pu eventualmente interpellare un medico (SDU 8/2).
Si danno in seguito dei criteri di applicazione del principio generale ad alcuni casi concreti.
Il sacramento si pu ripetere qualora il malato guarisca dalla malattia nella quale ha ricevuto lUnzione, o se nel corso della medesima malattia subisce un aggravamento (SDU 9).
Lunzione degli infermi non si ripete nella stessa malattia, perch gli effetti spirituali del sacramento si conferiscono affinch linfermo si configuri a Cristo nella sua passione e superi le difficolt proprie di quella infermit. Qualora si riprenda e ricada successivamente in uno stato grave, si pu ripetere il sacramento, in quanto lo stato di malato grave un altro, bench la malattia sia la stessa. Ugualmente si pu ripetere se si verifica un peggioramento ed entra in una nuova situazione di gravit.
Prima di unoperazione chirurgica, si pu dare allinfermo la sacra Unzione, quando motivo delloperazione un male pericoloso (SDU 10).
Cfr. PIUS XI, Epist. Explorata res, 2 febr. 1923. [Questo il testo a cui si rimanda: Neque enim, ut sacramentum valide liciteque detur, necesse est ut mors proxime secutura timeatur, sed satis est ut prudens seu probabile adsit de periculo iudicium; quodsi in ea rerum condicione conferri debet, in hac conferri utique potest, et qui illud curet ministrandum, is Ecclesi Matris non modo doctrinam sequitur, sed optata pie ac salubriter perficit (PIUS XI, Litt. Apost. Explorata res, 2 febr, 1923: AAS 15 [1923] 105)].
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Alcuni interventi chirurgici non sono motivati da una malattia pericolosa n creano uno stato pericoloso si pensi, ad esempio, ad alcuni interventi superficiali , e quindi non consigliano, anzi escludono, il sacramento; ma, se la malattia comporta un pericolo di morte e richiede un intervento chirurgico serio, pu essere opportuno dare lunzione.
Ai vecchi, per lindebolimento accentuato delle loro forze, si pu dare la sacra Unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave malattia (SDU 11).
Per quanto riguarda il pericolo di morte la vecchiaia pu equivalere alla malattia grave, perch pu indebolire la persona fino al punto che la sua vita incomincia ad essere in pericolo. Se non giunta a un tale indebolimento, vuol dire che non ancora il momento di darle lunzione. Non questione di criteri anagrafici: questo il sacramento specifico degli infermi, non della terza et n dei pensionati, i quali possono trovarsi in buona salute. Il seguente numero stato modificato dopo la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico122:
Anche ai bambini si pu dare la sacra Unzione, purch abbiano raggiunto un uso di ragione sufficiente a far loro sentire il conforto di questo sacramento. Nel dubbio se abbiano gi raggiunto luso di ragione il sacramento sia amministrato123.
Se non ha raggiunto luso di ragione, il bambino non ha bisogno dellunzione degli infermi, perch non deve consumare il cammino penitenziale n pu soccombere alla tentazione
Cfr. Variationes in libros liturgicos introducend, della allora Sacra Congregazione dei Sacramenti e del Culto Divino, 12 settembre 1983 (Enchiridion documentorum instaurationis liturgic, II: [4.12.1973 4.12.1983], R. KACZYNSKI (ed.), C.L.V. Edizioni Liturgiche, Roma 1988, n. 2937). 123 Cfr. CIC can. 1005. [Questo il canone a cui si rimanda: Nel dubbio se linfermo abbia gi raggiunto luso di ragione, se sia gravemente ammalato o se sia morto, questo sacramento sia amministrato (CIC can. 1005)].
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dellabbattimento e della sfiducia che richiede luso di ragione. Potr, invece, trovare grande aiuto dalla grazia della confermazione, oltre a quella battesimale, per far fronte alla malattia.
Nella catechesi sia pubblica che familiare si abbia cura di educare i fedeli a chiedere essi stessi lUnzione e, appena ne verr il momento, a riceverla con fede e devozione grande, senza indulgere alla pessima abitudine di rinviare la ricezione di questo sacramento. Anche a tutti coloro che prestano servizio ai malati si spieghi la natura e lefficacia del sacramento dellUnzione (SDU 13).
La celebrazione del sacramento a tempo debito, quando, pur essendoci pericolo di morte, c ancora ragionevole speranza di guarigione, non solo rende pi agevole allinfermo disporsi bene a ricevere lunzione con gran fede e devozione, ma anche consente ai familiari e agli altri che partecipano alla celebrazione del sacramento a meglio comprenderne la natura e lefficacia e, quindi, a chiederlo per se stessi in futuro al tempo opportuno. I due ultimi numeri di questa sezione riguardano gli infermi ormai privi di conoscenza. Entrambi e numeri sono stati modificati dopo la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico.
Quanto ai malati che abbiano eventualmente perduto luso di ragione o si trovino in stato di incoscienza, si conferisca loro il sacramento se, mentre erano nel possesso delle proprie facolt mentali, come credenti lo abbiano chiesto almeno implicitamente124.
Questa norma mira a garantire lesistenza dellintenzione del soggetto necessaria per la validit del sacramento.
Cfr. CIC can. 1006. [Questo il canone a cui si rimanda: Si conferisca il sacramento a quegli infermi che, mentre erano nel possesso delle proprie facolt mentali, lo abbiano chiesto almeno implicitamente.
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Se il sacerdote viene chiamato quando linfermo gi morto, raccomandi il defunto al Signore, perch gli conceda il perdono dei peccati e lo accolga benignamente nel suo regno; ma non gli dia lUnzione. Solo nel dubbio che il malato sia veramente morto, gli pu dare il sacramento sotto condizione (n. 135)125 (SDU 15/1).
Per poter ricevere il sacramento, la persona deve essere ancora in vita. Allorch lanima separata dal corpo, non pu ricevere ormai nulla attraverso le spoglie mortali. I sacramenti appartengono allet presente della Chiesa pellegrina sulla terra, e colui che ha concluso il suo cammino in terra, non pu accostarsi ad essi.
Unctio infirmorum ne conferatur illis qui in manifesto gravi peccato obstinate perseverent (OUI 15/2).
Questo capoverso stato aggiunto dopo il nuovo Codice di Diritto Canonico e coincide letteralmente con il can. 1007. Lostinata perseveranza nel peccato grave impedisce di ricevere con frutto il sacramento. Ovviamente il sacerdote potr negare il sacramento, soltanto se lostinazione nel peccato nota allesterno. 1.2.7. Il ministro dellUnzione degli infermi I Prnotanda dedicano una sezione di quattro numeri al ministro del sacramento. I tre primi sono stati modificati dopo il Codice.
Ministro proprio dellUnzione degli infermi il sacerdote soltanto126 (SDU 16/1).
Cfr. CIC can. 1005. [Si veda il testo canone citato sopra]. Cfr. CONC. TRID., Sessio XIV, De extrema unctione, cap. III et can. 4: DS 1697 et 1719; CIC can. 1003 1. [Questi sono i due testi del Tridentino a cui si rimanda: Quanto alla determinazione di coloro che devono ricevere e amministrare questo sacramento, anche questo indicato chiaramente nelle parole citate. Infatti,
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I rimandi in nota rendono indubbio questo principio dottrinale. Tuttavia negli ultimi decenni, in diverse pubblicazioni, ci sono state delle proposte di rivederlo, giustificate dal desiderio di aprire ai laici, o almeno ai diaconi, la possibilit di amministrare questo sacramento, al fine di meglio provvedere allattenzione pastorale dei malatti, specie nei luoghi dove c scarsit di sacerdoti. Per ovviare allinsegnamento tridentino, si sostiene che esso intendesse sancire una prassi o consuetudine ecclesiastica combattuta dai protestanti, ma non definire una dottrina dogmatica. Inoltre si arguisce che lunzione degli infermi con lolio benedetto dal vescovo nei primi secoli della Chiesa fosse aperta ai laici. La Congregazione per la Dottrina della Fede intervenuta di recente per chiarire la questione con una Nota circa il Ministro del Sacramento dellUnzione degli Infermi (11 febbraio 2005), inviata a tutti i vescovi:
Il Codice di Diritto Canonico nel can. 1003 1 (cfr. anche can. 739 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali) riprende esattamente la dottrina espressa dal Concilio Tridentino (Sessio XIV, can. 4: DS 1719; cfr. anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1516), secondo la quale soltanto i sacerdoti (Vescovi e presbiteri) sono Ministri del Sacramento dellUnzione degli Infermi.
ivi si mostra che ministri propri di questo sacramento sono i presbiteri della Chiesa, nome con cui si devono intendere, in questo passo, non i pi anziani o i pi ragguardevoli del popolo, ma i vescovi, o i sacerdoti da essi regolarmente ordinati con limposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri [1 Tm 4, 14] (DH 1697). Se qualcuno dir che i presbiteri della Chiesa, che il beato Giacomo apostolo raccomanda di chiamare per lunzione del malato, non sono i sacerdoti ordinati dal vescovo, ma gli anziani di ogni comunit e che perci ministro proprio dellestrema unzione non solo il sacerdote, sia anatema (DH 1719). Questo il paragrafo del canone a cui si rimanda: Amministra validamente lunzione degli infermi ogni sacerdote e soltanto il sacerdote (CIC can. 1003 1).
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Questa dottrina definitive tenenda. N diaconi n laici perci possono esercitare detto ministero e qualsiasi azione in questo senso costituisce simulazione del sacramento127.
La dottrina di Trento su questo punto non si pu interpretare come semplice difesa di una prassi, perch il tenore delle affermazioni del Concilio non va in tale senso, ma offre piuttosto linterpretazione dottrinale del testo biblico che alla base della prassi della Chiesa; e il Concilio lo fa in modo perentorio con un canone di un decreto dottrinale. Come abbiamo visto sopra, dai libri pi antichi della liturgia romana, il ministro dellunzione degli infermi sempre un sacerdote. Abbiamo anche visto che per diversi secoli lolio benedetto dal vescovo era anche usato dai fedeli laici per ungere se stessi o i loro congiunti o per berlo al fine di ottenere la guarigione; ma abbiamo anche visto che santInnocenzo I, san Cesario dArles e san Beda distinguevano bene il diverso valore di tali unzioni in confronto a quelle realizzate dai presbiteri accompagnate dalla loro preghiera. A quelle dei presbiteri si attribuiva infatti un effetto di grazia spirituale e di remissione dei peccati, oltre alleventuale guarigione corporale, mentre i laici usavano lolio benedetto soltanto per ottenere la guarigione corporale. Per giustificare la proposta di estendere ai diaconi il ministero dellunzione degli infermi, alcuni hanno arguito che non sembra che rientrasse direttamente nelle intenzioni dei padri tridentini affermare lesclusione dei diaconi. Tuttavia c da rispondere che di certo avevano in mente i diaconi, perch questi esistevano, anche se a quellepoca lordinazione diaconale si prospettava
CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, Documenta inde a Concilio Vaticano II expleto edita (1966-2005), Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2006, p. 629.
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sempre in vista del posteriore sacerdozio; non occorreva menzionarli, perch era chiaro che non spettava loro amministrare lestrema unzione e neppure i protestanti se ne facevano promotori. Daltra parte la formulazione del canone dottrinale era inequivocabile. Alcuni hanno anche detto che il Concilio di Trento parla di ministro proprio e che pertanto non si esclude che il diacono sia ministro straordinario. Ma una conclusione infondata. Il fatto che la definizione tridentina parli del solo sacerdote quale ministro proprio non indebolisce la chiarezza della formulazione, quasi dia adito a pensare ad un ministro straordinario diverso dal sacerdote: fare questo sarebbe disconoscere il consueto linguaggio in materia sacramentaria. Quando si parla di ministro straordinario, lo si contrappone a ministro ordinario. Ma ci che contrapposto a proprio improprio, e rispetto ai sacramenti non ci sono ministri impropri. Il ministro improprio semplicemente un non ministro, uno che non ha le condizioni per esserlo. Lo sviluppo storico della prassi e dellesplicitazione della dottrina circa il ministro dellunzione degli infermi mette in luce un altro fatto significativo. Pur essendo un sacramento la cui amministrazione si presenta spesso con carattere di necessit, non se n previsto, lungo i secoli, un ministro straordinario non ordinato sacerdote. Se ne deduce lesistenza di una costante coscienza della Chiesa di essere legata allinterpretazione dei presbiteri della Chiesa, menzionati nella Lettera di san Giacomo, come sacerdoti ordinati.
I vescovi, i parroci e i vicari parrocchiali, i cappellani di ospedali o di case di riposo (cappellani valetudinariorum) e i
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superiori delle comunit religiose clericali, esercitano in via ordinaria questo ministero128 (SDU 16).
Questo testo dei Prnotanda non una semplice constatazione di un fatto, ma, come meglio precisa la norma codiciale, si tratta di un vero dovere e diritto che compete ai sacerdoti rispetto ai fedeli la cui cura delle anime loro affidata. Lelenco degli uffici ecclesiastici offerto dai Prnotanda non esaustivo; al riguardo pi precisa la formulazione del canone. Per quanto concerne gli altri sacerdoti, quando possono amministrare lunzione, la norma codiciale trova riscontro due numeri pi avanti:
Per una ragionevole causa, qualunque altro sacerdote pu amministrare questo sacramento con il consenso almeno presunto del ministro indicato al n. 16, ma con lobbligo di informarlo dellunzione data (SDU 18).
Tornando ai sacerdoti che esercitano in via ordinaria il ministero dellunzione degli infermi di cui al n. 16, nel numero successivo si enunzia una importante norma pastorale di notevole rilevanza per la fruttuosa celebrazione del sacramento:
loro compito e loro dovere, con la cooperazione di religiosi e di laici, preparare al sacramento i malati e coloro che li assistono, e conferire poi ai malati stessi lUnzione (SDU 17).
Una parte della preparazione gi prevista dal rituale nella stessa celebrazione, ma i sacerdoti cui affidata la cura spirituale dei malati devono provvedere alla opportuna preparazione
Cfr. CIC can. 1003 2. [Questo il paragrafo del canone a cui si rimanda: Hanno il dovere e il diritto di amministrare lunzione degli infermi tutti i sacerdoti ai quali demandata la cura delle anime, ai fedeli affidati al loro ufficio pastorale; per una ragionevole causa, qualunque sacerdote pu amministrare questo sacramento con il consenso almeno presunto del sacerdote di cui sopra].
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anteriore alla celebrazione. A questo riguardo opportuno considerare qui un numero posteriore dei Prnotanda:
Si ricordino i sacerdoti, e soprattutto i parroci e gli altri elencati al n. 16, che loro dovere visitare personalmente e con premurosa frequenza i malati, e aiutarli con senso profondo di carit129. Soprattutto poi quando amministrano i sacramenti, cerchino di rendere pi salda la speranza e pi viva la fede di tutti i presenti nel Cristo sofferente e glorificato; con questo richiamo alla premura materna della Chiesa e al conforto che proviene dalla fede, recheranno sollievo ai credenti, e ridesteranno negli altri il senso delle realt ultraterrene (ceteros vero ad superna erigant) (SDU 35).
Se in genere da evitare limprovvisazione nelle scelte che riguardano la celebrazione dei sacramenti, a maggior ragione ci valido quando vi sono implicati un infermo e la sua famiglia.
Cfr. CIC can. 529 1. [Questo il paragrafo del canone a cui si rimanda: Per poter adempiere diligentemente lufficio di pastore, il parroco cerchi di conoscere i fedeli affidati alle sue cure; perci visiti le famiglie, partecipando alle sollecitudini dei fedeli, soprattutto alle loro angosce e ai loro lutti, confortandoli con prudenza; assista con traboccante carit gli ammalati, soprattutto quelli vicini alla morte, nutrendoli con sollecitudine dei sacramenti e raccomandandone lanima a Dio; con speciale diligenza sia vicino ai poveri e agli ammalati, agli afflitti, a coloro che sono soli, agli esuli e a tutti coloro che attraversano particolari difficolt; si impegni anche perch gli sposi e i genitori siano sostenuti nelladempimento dei loro doveri e favorisca lincremento della vita cristiana nella famiglia].
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Lo stesso n. 17 comprende una seconda parte su una particolare responsabilit del vescovo diocesano:
Spetta vescovo diocesano regolare le eventuali celebrazioni nelle quali non pochi malati sono riuniti per ricevere la sacra unzione (SDU 17).
Pi avanti avremo modo di considerare le particolarit di questo genere di celebrazioni comunitarie, che richiedono uno speciale intervento del vescovo diocesano.
Quando al capezzale di un malato ci sono due o pi sacerdoti, nulla vieta che uno di essi pronunzi le preghiere e faccia lUnzione con la formula sacramentale prescritta, e gli altri si spartiscano fra di loro le varie parti della celebrazione: riti iniziali, lettura della parola di Dio, invocazioni, monizioni. Ognuno di essi pu imporre le mani sul malato (SDU 19).
La Lettera di san Giacomo parla al plurale dei presbiteri che accorrono dal malato e negli antichi libri liturgici si prevede pure leventuale intervento di vari sacerdoti. In questo numero si danno i criteri che regolano lintervento di due o pi sacerdoti. Uno solo realizza la parte essenziale del sacramento (unzione con la formula sacramentale prescritta) e a lui spetta anche pronunziare le preghiere. Le altre parti consentono lintervento attivo, ma ordinato, degli altri sacerdoti. II. LA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLUNZIONE DEGLI INFERMI 2.1. La materia adatta per la celebrazione del sacramento Prima di intraprendere lanalisi del rito per una teologia liturgica della celebrazione del sacramento, occorre soffermarsi su ci che dice il libro liturgico sulla materia di questo sacramento.
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Materia adatta per la celebrazione del sacramento lolio di oliva, o, secondo lopportunit, un altro olio vegetale (oleum e plantis expressum)130 (SDU 20).
Sulla materia di questo sacramento il Concilio di Firenze aveva dichiarato: Quinto sacramento lestrema unzione, la cui materia lolio doliva benedetto dal vescovo131. Paolo VI, nella succitata costituzione apostolica Sacram Unctionem Infirmorum, stabil: Dato, poi, che lolio doliva, quale fino ad ora era prescritto per la validit del Sacramento, in alcune regioni manca del tutto o pu essere difficile procurarlo, abbiamo stabilito, su richiesta di numerosi Vescovi, che possa essere usato in futuro, secondo le circostanze, anche un olio di altro tipo, che tuttavia sia stato ricavato da piante, in quanto pi somigliante allolio doliva. Il simbolismo dellolio che lo rende adatto a significare gli effetti salvifici dellunzione degli infermi si pu bene spiegare in questo modo: Lolio sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa. Questa natura dellolio assunta nel simbolismo biblicoliturgico ed caricata di un particolare valore per esprimere lunzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa132.
Lolio per lUnzione degli infermi deve essere appositamente benedetto dal vescovo o da un sacerdote che a
Cfr. Ordo benedicendi Oleum catechumenorum et infirmorum et conficiendi Chrisma, Prnotanda, n. 3. Typis Poliglottis Vaticanis 1970. [Il testo a cui si rimanda coincide con quello dei Prnotanda del libro che stiamo esaminando, tranne lomissione della parola expressum]. 131 CONCILIO FIORENTINO, bolla Exsultate Deo, 22 nov. 1439: DH 1324. 132 Pontificale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Paolo VI. Benedizione degli oli e Dedicazione della chiesa e dellaltare, Conferenza episcopale italiana (a cura), Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1980, Premessa generale.
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norma di diritto o per concessione particolare della Sede Apostolica ne abbia la debita facolt. Oltre al vescovo, pu ipso iure benedire lolio per lUnzione degli infermi: a) il sacerdote che ha norma di diritto viene equiparato al vescovo diocesano; b) in caso di vera necessit, qualsiasi sacerdote (quilibet presbyter, in ipsa tamen celebratione sacramenti)133. La benedizione dellolio degli infermi vien fatta normalmente dal vescovo al gioved della Settimana santa134 (SDU 21).
Non si deve usare n lolio non benedetto, n altri sacri olei come il crisma o lolio dei catecumeni. Come abbiamo visto sopra, che lolio degli infermi sia benedetto dal vescovo unusanza antichissima, testimoniata sia dalle fonti liturgiche che extraliturgiche. Siccome con una certa frequenza ci pu essere la necessit di dare lunzione allinfermo e non si ha a disposizione lolio benedetto dal vescovo, il sacerdote ministro del sacramento pu benedirlo durante la celebrazione. I Prnotanda forniscono anche dei criteri per trattare lolio del sacramento coi dovuti riguardi:
Qualora il sacerdote, in base al n. 21b, dovesse benedire lolio durante il rito, pu recarlo lui stesso o farlo preparare dai familiari dellinfermo in un piccolo recipiente adatto. LOlio benedetto, eventualmente avanzato dopo la celebrazione, devessere bruciato aggiungendovi cotone idrofilo.
Cfr. CIC can. 999. [Questo il canone a cui si rimanda: Oltre al vescovo possono benedire lolio da usare nellunzione degli infermi: 1 coloro che per diritto sono equiparati al Vescovo diocesano; 2 in caso di necessit, qualunque presbitero, per nella stessa celebrazione del sacramento. 134 Cfr. Ordo benedicendi Oleum catechumenorum et infirmorum et conficiendi Chrisma, Prnotanda, n. 9. [Questo il testo a cui si rimanda: Benedictio olei infirmorum et olei catechumenorum, et consecratio chrismatis de more fit ab Episcopo feria V Hebdomad sanct, in Missa propria horis matutinis celebranda].
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Quando invece il sacerdote si serve dellolio gi benedetto dal vescovo o da un altro sacerdote, deve portarlo con s in unampolla apposita: unampolla di materia adatta a conservarlo, ben pulita e con una quantit sufficiente di olio; per comodit, si pu impregnare di Olio benedetto un batuffolo di cotone. Fatta lUnzione, il sacerdote riporta lampolla al suo luogo, perch vi sia conservata con il dovuto rispetto. Si badi sempre che lOlio non si alteri e rimanga quindi adatto allunzione; lo si rinnovi quindi a suo tempo, o annualmente dopo la benedizione fatta dal vescovo nel gioved della Settimana santa, o anche pi spesso, secondo la necessit (SDU 22).
2.2. Rito ordinario Il capitolo II (Ordo Unctionis infirmi) del libro liturgico che stiamo considerando contiene il Ritus ordinarius, il Ritus Unctionis intra Missam e De celebratione Unctionis in magno ctu fidelium. Il capitolo IV (Ordo prbendi sacramenta infirmo qui est in proximo mortis periculo) comprende il Ritus continuus Pnitenti, Unctionis et Viatici e De Unctione sine Viatico conferenda. Per la teologia liturgica della celebrazione di questo sacramento il rito principale di riferimento il Ritus ordinarius. Sotto il titolo De prparatione celebrationis vengono date alcune indicazioni di natura pastorale da tener presenti prima della celebrazione, anche se per la maggior parte non mirano propriamente alla preparazione di persone o di cose. Esse riguardano: la convenienza che il sacerdote sinformi sullo stato del malato e parli con la famiglia in ordine a meglio predisporre la celebrazione135; la confessione dellinfermo, ove sia
Sacerdos, sacram Unctionem alicui infirmo ministraturus, de eius statu inquirat, ita ut huius rationem habeat in disponenda celebratione et in lectione Sacr Scriptur et orationibus eligendis. Qu omnia, quantum fieri potest, cum ipso infirmo vel eius familia disponat, explicans significationem sacramenti (n. 64).
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necessaria, da fare o prima della celebrazione o allinizio del rito136; il luogo della celebrazione137; la celebrazione che riguarda pi di un infermo, nel qual caso si fa su ognuno di essi limposizione delle mani e lunzione con la formula sacramentale, e tutte le altre preghiere si dicono una sola volta, al plurale138. 2.2.1. Riti iniziali Il sacerdote, entrando dal malato, rivolge a lui e a tutti i presenti un saluto in modo affabile (humaniter salutat). Non si prescrive una formula precisa, ma ne vengono dati diversi esempi: Pax huic domui et omnibus habitantibus in ea; Pax Domini sit vobiscum (tecum) (OUI 68). Sono formule tradizionali della liturgia romana. La frase Pax huic domui presa da Lc 10, 5. Il secondo esempio non preso letteralmente dalla Sacra Scrittura, ma ha una ispirazione biblica pi generica nei saluti di pace che si trovano nelle lettere paoline e in quelle di san Pietro, di san Giuda e nella seconda di san Giovanni. Altre due formule che vengono date tra i textus varii del capitolo VII si
Ad infirmi confessionem sacramentalem audiendam, quoties id necessarium fuerit, sacerdos accedat, si potest, iam ante celebrationem Unctionis. Si vero confessio sacramentalis infirmi tempore Unctionis facienda est, hc fiat initio ritus. Quando autem intra ritum ipsum non fit, actus pnitentialis opportune habeatur (n. 65). 137 Il malato no costretto a degenza pu ricevere il sacramento in chiesa o in altro luogo adatto, in cui ci sia il posto preparato per lui, e dove possano radunarsi almeno i parenti e gli amici che prenderanno parte alla celebrazione. Negli ospedali, se ci sono altri malati nello stesso ambiente, il sacerdote tanga conto delle loro reazioni, se, cio, sono disposti a partecipare in qualche modo alla celebrazione, o accusano disturbo e stanchezza, oppure se, non essendo cattolici, di dimostrano contrariati (SDU 68, che corrisponde a OUI 66). 138 Il rito qui descritto si osserva anche quando lUnzione viene conferita a pi infermi insieme: in tal caso, si fa su ognuno di essi limposizione delle mani e lunzione con la formula sacramentale; tutte le altre preghiere si dicono una sola volta al plurale (SDU 69, che corrispone a OUI 67).
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trovano pure nel Missale Romanum. La prima: Gratia Domini nostri Iesu Christi, et caritas Dei, et communicatio Sancti Spiritus sit cum omnibus vobis (OUI 230), presa da 2 Cor 13, 13 Vg. La santa Trinit presente nei fedeli attraverso i suoi doni di grazia e di amore, e pi ancora dello stesso dono dello Spirito Santo. Il congiuntivo sit esprime un desiderio che al contempo preghiera e insieme esortazione ad assecondare lazione della Trinit. La seconda: Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Iesu Christo (OUI 231) presa da Rm 1, 7 (identica in altre lettere di san Paolo). Ad entrambe queste due ultime formule prevista la risposta Et cum spiritu tuo, che un richiamo al dono dello Spirito che il sacro ministro ha ricevuto attraverso il sacramento dellordine: desiderio e preghiera perch lo Spirito Santo lo guidi e laiuti in questo ministero sacramentale e, insieme, esortazione al sacerdote perch agisca secondo il dono ricevuto. I riti iniziali, fin dal primo saluto del sacerdote, mirano non solo a introdurre e a preparare il malato alla celebrazione del sacramento, ma anche a destare nei presenti la consapevolezza del loro coinvolgimento, affinch vi partecipino attivamente. Il sacramento non evento che si svolge solo tra il sacerdote e linfermo, ma una celebrazione che coinvolge tutti i fedeli presenti come formanti una comunit, secondo il principio che riguarda anche gli altri sacramenti che si danno agli infermi: Questi sacramenti infatti hanno, come tutti gli altri, un carattere comunitario, e tale carattere deve risultare, per quanto possibile nella loro celebrazione (SDU 33). Tuttavia, qualora la celebrazione si svolga senza la presenza di altri fedeli, non per questo risulta diminuito il suo carattere ecclesiale; come avvertono i Prnotanda: Anche se la celebrazione si svolge senza la partecipazione di fedeli, ricordi il sacerdote che in lui e nellinfermo gi presente la Chiesa (SDU 40.b).
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Segue, secondo lopportunit, laspersione dellinfermo e della stanza con lacqua benedetta, mentre il sacerdote dice: Sit hc aqua suscepti baptismatis memoria et Christum recolat, qui Passione et Resurrectione sua nos redemit (OUI 69). La memoria del battesimo assai opportuna allinfermo e agli altri fedeli che partecipano alla celebrazione, infatti mediante il battesimo linfermo stato incorporato a Cristo e reso partecipe della sua morte e risurrezione. Nella situazione di malato in pericolo di vita, il fedele ha bisogno in modo speciale di tener presente la sua appartenenza a Cristo redentore. Poi il sacerdote si rivolge ai presenti139 ricordando loro la presenza di Cristo, che tanto ha sofferto per noi, nella comunit congregata nel suo nome, al quale si rivolgevano i malati nel Vangelo implorando la guarigione e che per mezzo dellapostolo Giacomo ci ha mandato di ricorrere al sacramento dellunzione. Li esorta quindi a pregare per linfermo. Le parole non vengono date in modo tassativo, ma se si adoperano altre dovranno essere simili, cio che esprimano i medesimi concetti. Come alternativa alla monizione si propone lorazione Domine Deus, che nella sua prima met riprende quella che nel PRG seguiva il rito iniziale dellaspersione e che poi fu accolta dalla liturgia romana:
Domine Deus, qui per apostolum tuum Iacobum locutus es: Infirmatur quis in vobis? Advocet presbyteros Ecclesi et orent super eum, unguentes eum oleo in Nomine Domini, et oratio fidei salvabit infirmum, et allevabit eum Dominus, et si peccata
Deinde his vel similibus verbis prsentes alloquitur: Fratres carissimi, Dominus Iesus Christus, ad quem in Evangelio infirmi veniunt sanationem implorantes, et qui tanta pro nobis passus est, inter nos adest ipsius in nomine congregatos, mandans per apostolum Iacobum: Infirmatur quis in vobis? advocet presbyteros Ecclesi et orent super eum, unguentes eum oleo in Nomine Domini: et oratio fidei salvabit infirmum, et allevabit eum Dominus; et si peccata operatus fuerit, dimittentur ei. Commendemus ergo fratrem nostrum infirmum grati et virtuti Christi, ut levamen inveniat atque salutem (OUI 70).
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operatus fuerit, dimittentur ei, te fideliter deprecamur, ut nobis adsis in tuo nomine congregatis, et fratrem nostrum N. infirmum (ceterosque hic decumbentes) misericordia tua benigne custodias. Qui vivis et regnas in scula sculorum. R/. Amen (OUI 239).
I contenuti sono simili a quelli della monizione ai presenti. chiaro pertanto che, se il sacerdote rivolge la sua monizione con parole da lui pensate, dovr comunque adeguarsi ai contenuti che gli sono indicati dal libro liturgico. importante non omettere di riferire il testo di Gc 5, 14-15, perch poi non ricompare nel rito, in quanto si presuppone che stato gi ricordato per esteso in questa parte iniziale. I riti iniziali si concludono o con la confessione sacramentale dellinfermo le altre persone dovranno allontanarsi opportunamente o con latto penitenziale. Se ne propongono tre formulari a scelta, ispirati a quelli proposti dal Missale Romanum. Tutti e tre hanno la stessa struttura in tre parti: invito del sacerdote; recita comune o alternata tra il sacerdote e circostanti; preghiera Misereatur che dice il sacerdote, come nel Missale Romanum. La formula dinvito comune ai tre formulari:
Fratres, agnoscamus peccata nostra, ut apti simus ad hanc sacram celebrationem participandam (OUI 71).
Vi si esprime lo scopo dellatto penitenziale: essere degni di partecipare alla celebrazione del sacramento. Segue una breve pausa di silenzio, che aiuta a prendere consapevolezza del bisogno di purificazione interiore. Per la seconda parte, nel primo formulario viene proposto il Confiteor della Messa che dicono tutti insieme; nel secondo formulario proposta la seconda formula del Missale (OUI 232);
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nel terzo, la formula proposta140 ha una struttura simile alla terza del Missale, cio le acclamazioni Kyrie e Christe eleison, precedute da tropi che fanno memoria laudativa dei diversi aspetti della salvezza operata da Cristo. Nel considerare sopra gli effetti dellunzione degli infermi, vedevamo come essa porti a termine il cammino penitenziale del cristiano. Abbiamo pure visto come la tradizione liturgica confermi la stretta connessione di questo sacramento con quello della penitenza. Ne consegue lopportunit che i riti iniziali comprendano la confessione sacramentale, qualora il malato voglia farla, oppure latto penitenziale. Il desiderio di purificazione spirituale, frutto del mistero pasquale, quanto mai opportuno allinfermo quando si associa nello stato di malattia alla passione Cristo. 2.2.2. Lettura della Sacra Scrittura
Deinde ab uno ex astantibus vel ab ipso sacerdote legitur textus brevis e Sacra Scriptura (OUI 72).
LOrdo offre in seguito come esempio il racconto della guarigione del servo del centurione (Mt 8, 5-10.13), introdotto nel seguente modo: Audite fratres, verba sancti Evangelii
Sacerdos fideles invitat ad pnitentiam: Fratres, agnoscamus peccata nostra, ut apti simus ad hanc sacram celebrationem participandam. Et fit brevis pausa silentii. Postea sacerdos, vel alius ex astantibus, sequentes, vel alias, invocationes cum Kyrie, eleison, profert: Qui paschali tuo mysterio salutem nobis acquisisti: Kyrie, eleison. Omnes: Kyrie, eleison. Sacerdos: Qui mirabilia tu Passionis inter nos renovare non desinis: Christe, eleison. Omnes: Christe, eleison. Sacerdos: Qui per Corporis tui susceptionem sacrificii paschalis participes nos efficis: Kyrie, eleison. Omnes: Kyrie, eleison. Et sacerdos concludit: Misereatur nostri omnipotens Deus, et, dimissis peccatis nostris, perducat nos ad vitam ternam. Omnes respondent: Amen (OUI 233).
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secundum Matthum. Il brano evangelico sottolinea specialmente la fede del centurione, che riceve lelogio di Ges. Serve pertanto a ravvivare la fede del malato e dei circostanti, necessaria per la celebrazione fruttuosa del sacramento. Non si tratta di una vera proclamazione del Vangelo; infatti la lettura pu essere fatta da uno dei presenti. Di conseguenza, poi si avverte: Huiusce textus, pro opportunitate, brevis explicatio fieri potest (OUI 72). Non pertanto una omelia, ma una semplice spiegazione, se appare opportuno farla. Ad ogni modo la parola di Dio riguardo al sacramentto, in concreto il testo di Gc 5, 14-15, gi stata proclamata nei riti iniziali quando il sacerdote dice lorazione Domine Deus, nella quale si cita letteralmente tale brano, oppure quando si rivolge ai presenti con la monizione alternativa seguendo il modello che offre lOrdo. Si pu scegliere unaltra lettura adatta: per esempio una di quelle proposte fra i testi vari del capitolo VII (OUI 153-229)141. La scelta spetta al sacerdote, il quale con la dovuta prudenza deve tener conto delle circostanze del malato e della sua famiglia, mirando soprattutto al loro bene spirituale. Quei numerosi testi vari non sono proposti soltanto per il rito ordinario dellunzione degli infermi, ma anche per altre occasioni: celebrazioni dellunzione in una grande assemblea di fedeli, Messe per gli infermi, visite ai malati, riunioni di preghiera per gli infermi142. Perci alcune letture sono poco adatte al rito ordinario, nel quale, secondo la rubrica sopra citata,
La rubrica dice: Vel alia lectio apta, v. gr. ex iis qu infra nn. 153ss. proponuntur (OUI 72). 142 Sequentes lectiones adhibentur sive in Missa pro infirmis, sive in visitatione infirmorum, sive in celebratione Unctionis infirmorum pro uno vel pro pluribus insimul, sive etiam in oratione pro infirmis, iis prsentibus vel absentibus. Selectio fiat secundum opportunitates pastorales, attento statu corporali et spirituali infirmorum pro quibus lectiones adhibentur. Aliqu lectiones aptiores pro moribundis indicantur (OUI 152).
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si legge un testo breve. Infatti vengono proposte letture prese dallAntico Testamento, dal Nuovo e dai Vangeli, nonch salmi responsoriali, cio letture adatte a una completa liturgia della parola, alcune assai lunghe come quelle del racconto della Passione del Signore. 2.2.3. Riti dellunzione Preghiera litanica e imposizione delle mani Questa parte comincia con una preghiera litanica che, secondo la rubrica, pu anche essere fatta dopo lunzione o, se il caso, in tutti e due i momenti. LOrdo ne fornisce un modello, ma la rubrica precisa che il sacerdote pu, secondo le circostanze, adattare o abbreviare il testo proposto143. Questo il modello:
Fratres, oratione fidei nostr Dominum pro fratre nostro N. deprecantes, humiliter imploremus. Ut eum, Domine, misericorditer visitare, et Unctione sancta confortare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut eum ab omni malo liberare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut omnium infirmorum (hic) decumbentium pnas allevare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut illis qui infirmis curandis inserviunt astare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut eum a peccato et ab omni tentatione liberare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut ei, cui in tuo nomine manus imponimus, vitam et salutem donare digneris. R/. Te rogamus, audi nos (OUI 73).
Litania, qu infra indicatur, fieri potest vel hic vel post Unctionem, vel etiam, si casus fert, utroque loco. Sacerdos autem poterit, secundum rerum adiuncta, textum ipsum aptare vel breviare (n. 73).
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Le parole iniziali che il sacerdote rivolge ai presenti sono un invito ad associarsi alla preghiera della fede, secondo lespressione di Gc 5, 15, in favore dellinfermo. La preghiera litanica rivolta a Cristo, come risulta dallinvocazione Domine e soprattutto dalla formulazione dellultima delle intenzioni in cui si precisa che sono imposte le mani allinfermo in tuo nomine, in conformit a Gc 5, 14. Pi in concreto, Cristo invocato nella sua misericordia (misericorditer visitare). Le intenzioni formulate sono sei, sempre in riferimento alla malattia. La 1, 2, 5 e 6 riguardano il malato che riceve il sacramento: si chiede al Signore che gli venga incontro (visitare), lo conforti, lo liberi da ogni male, specie dal peccato e da ogni tentazione, e gli doni vita e salvezza. Sono i diversi effetti del sacramento che ne mostrano il valore salvifico. Lorizzonte della preghiera si estende anche a tutti gli infermi, perch il Signore rechi sollievo alle loro sofferenze (intenzione 3), nonch a coloro che si dedicano alla cura e al servizio degli infermi, perch il Signore li assista (intenzione 4). Nel capitolo VII (Textus varii in ritibus pro infirmis adhibendi) si offrono due testi alternativi di preghiera litanica: nn. 240 e 241. Il secondo per struttura e contenuto simile a quello del n. 73 or ora esaminato144. Il primo diverso, perch
Pro fratre nostro infirmo et pro omnibus qui ei curando vel inserviendo sunt addicti, Dominum deprecemur. Ut hunc infirmum benigne respicias. R/. Te rogamus, audi nos. Ut membris eius vigorem novum infundas. R/. Te rogamus, audi nos. Ut eius angores mitigari concedas. R/. Te rogamus, audi nos. Ut eum a peccato et ab omni tentatione liberare digneris. R/. Te rogamus, audi nos. Ut omnibus infirmis gratia tua succurras. R/. Te rogamus, audi nos. Ut quotquot eis assistunt ope divina sustentes. R/. Te rogamus, audi nos.
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formato di acclamazioni Kyrie e Christe eleison, precedute da tropi che fanno memoria dellatteggiamento di Ges nei confronti degli infermi e dei sofferenti con frasi ispirate alla Sacra Scrittura:
Qui infirmitates nostras ipse tulisti, et dolores nostros portasti: Kyrie, eleison. R/. Kyrie, eleison. Qui pie misertus super turbam, transisti benefaciendo et sanando infirmos: Christe, eleison. R/. Christe, eleison. Qui Apostolis tuis mandasti, ut super gros manus imponerent: Kyrie eleison. R/. Kyrie, eleison (n. 240).
Le intenzioni rimangono implicite sia nella petizione a Cristo di avere piet (eleison), sia nei tropi. Il primo ispirato a un versetto del quarto carme del Servo di Jahweh: Vere languores nostros ipse tulit, et dolores nostros ipse portavit (Is 53, 4 Vg), citato da Mt 8, 17 come avverato in Cristo145. Il secondo tratto da Mc 8, 2 (Misereor super turbam) e da At 10, 38 (qui pertransiit benefaciendo, et sanando omnes oppressos a diabolo). Il terzo ispirato a Mc 16, 18 Vg (super gros manus imponent, et bene habebunt). In questa litania la Chiesa prega con la convinzione di fede dellattuarsi, nel nunc della celebrazione, dellatteggiamento salvifico di Cristo nei confronti dei malati. Dopo la preghiera litanica si ha limposizione delle mani: Tunc sacerdos manus imponit super caput infirmi, nihil dicens (OUI 74). Quando sono presenti altri sacerdoti, ognuno di essi
Ut ei, cui in tuo nomine manus imponimus, vitam et salutem donare digneris. R/. Te rogamus, audi nos (OUI 241). 145 Vespere autem facto, obtulerunt ei multos dmonia habentes: et eiiciebat spiritus verbo, et omnes male habentes curavit: ut adimpleretur quod dictum est per Isaiam prophetam, dicentem: Ipse infirmitates nostras accepit: et grotationes nostras portavit (Mt 8, 16-17 Vg).
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pu imporre le mani sul malato146. Il gesto dimporre la mano o le mani per realizzare guarigioni miracolose nel Nuovo Testamento attribuito a Ges147, a Paolo148 e in termini generali ai discepoli149; tuttavia esso non era un gesto rituale e perci non serve direttamente allinterpretazione del gesto nel contesto dellunzione rituale dellinfermo. In altri contesti biblici, non in riferimento agli infermi, appare con molteplici sensi: riconoscimento, benedizione, trasferimento di potere, dono dello Spirito150. Per quanto concerne limposizione delle mani nei riti dellunzione degli infermi lungo la storia, abbiamo visto che essa compare in alcuni rituali e in altri no. Nel PRG, verso linizio del rito, dopo laspersione lantifona che introduce il secondo salmo formulata in questo modo: Dominus locutus est discipulis suis: In nomine meo demonia eicite et super infirmos manus vestras imponite et bene habebunt151, cui segue una rubrica: Hic imponant manus super infirmum omnes sacerdotes et
Quando duo vel plures presbyteri adsunt prope unum infirmum, nihil impedit quominus unus ex illis orationes dicat et Unctionem peragat cum sua formula, ceteri vero singulas alias partes ritus, veluti ritus initiales, lectionem verbi Dei, invocationes aut monitiones, inter se distribuant. Singuli insuper possunt manus imponere (OUI 19). 147 E l non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guar (Mc 6, 5); Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva (Lc 4, 40; cfr. 13, 13). 148 Avvenne che il padre di Publio giacesse a letto, colpito da febbri e da dissenteria; Paolo and a visitarlo e, dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guar (At 28, 8). 149 [] imporranno le mani ai malati e questi guariranno (Mc 16, 18). 150 Cfr. L. LARSON-MILLER, The Sacrament of Anointing of the Sick, Liturgical Press, Collegeville, MN 2005, pp. 29-32. 151 PRG, CXLIII, n. 6. Il riferimento evangelico senza dubbio a Mc 16, 17-18 Vg: Signa autem eos qui crediderint, hc sequentur: in nomine meo dmonia eiicient: linguis loquentur novis: serpentes tollent: et si mortiferum quid biberint, non eis nocebit: super gros manus imponent, et bene habebunt.
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ministri eorum152. Il senso che viene attribuito allimposizione delle mani un richiamo alle guarigioni miracolose promesse da Ges. Nei codici della recensione pi lunga del PR XIII, immediatamente prima dellunzione vi questa rubrica: Hic imponens sacerdos manus super caput infirmi dicit: In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinguatur in te omnis virtus diaboli per impositionem manuum nostrarum, immo per invocationem omnium sanctorum angelorum, archangelorum, patriarcharum, prophetarum, apostolorum, martyrum, confessorum, virginum atque omnium simul sanctorum. Resp.: Amen153. Le parole della preghiera danno al gesto dellimposizione delle mani, unitamente allinvocazione agli angeli e ai santi, un significato insieme epicletico ed esorcistico. Nellattuale rito dellunzione il significato esorcistico non trova nessun sostegno nel contesto, invece quello epicletico accennato nellultima delle intenzioni della preghiera litanica imediatamente anteriore: Ut ei, cui in tuo nomine manus imponimus, vitam et salutem donare digneris (OUI 73). Limposizione delle mani sta dunque a significare limpetrazione della grazia dello Spirito Santo perch il malato stia pienamente sotto lazione dello Spirito e cos ottenga i diversi effetti del sacramento. Benedizione dellolio o rendimento di grazie sullolio gi benedetto Il rito successivo quello della benedizione dellolio oppure il rendimento di grazie sullolio gi benedetto. Lolio degli infermi normalmente benedetto dal vescovo diocesano nella Messa crismale il gioved santo. Tuttavia, come abbiamo visto sopra, in
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caso di necessit, qualunque presbitero lo pu benedire nella stessa celebrazione del sacramento. Donde la previsione della benedizione dellolio in questa parte del rito. La benedizione si realizza con lapposita orazione durante la quale si fa il segno della croce sullolio. la stessa della Messa crismale:
Oremus. Deus, totius consolationis Pater, qui per Filium tuum infirmantium languoribus mederi voluisti, orationi fidei adesto propitius: emitte, qusumus, Spiritum tuum Sanctum Paraclitum de clis in hanc pinguedinum Olei, quam di viridi ligno producere dignatus es ad refectionem corporis, ut tua sancta benedictione sit omni, qui hoc unguento perungitur, tutamen corporis, anim ac spiritus ad evacuandos omnes dolores, omnes infirmitates, omnem gritudinem. Sit Oleum tuum sanctum Domine, nobis a te benedictum in nomine Domini nostri Iesu Christi. Qui tecum vivit et regnat in scula sculorum. R/. Amen (OUI 75).
A partire da emitte, qusumus, Spiritum lorazione riproduce, con alcune varianti, lantica orazione di benedizione dellolio degli infermi che come visto sopra si trova nel Sacramentario Gregoriano Adrianeo e nel Gelasiano antico154. La si continuato ad usare nella liturgia romana nei secoli successivi. Siccome adesso stata spostata, nella Messa crismale, dalla fine del Canone romano a prima della presentazione delle offerte oppure entro la celebrazione del sacramento dellunzione degli infermi, si ritenuto opportuno premettervi una parte nuova (Deus propitius) perch non incominciasse direttamente con lepiclesi e fosse pi conforme alla struttura tradizionale delle grandi preghiere di benedizione
Riguardo ai lavori di redazione della formula attuale, cfr. J. STEFANSKI, Redaktionsarbeiten am neuen Ritus der Krankenlweihe, Ephemerides Liturgicae, 103 (1989), 42-78.
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della liturgia romana155. Linizio Deus, totius consolationis Pater preso da 2 Cor 1, 3 (Pater misericordiarum, et Deus totius consolationis), ed assai opportuno ricorrere al Padre che consola sovrabbondantemente (Dio di ogni consolazione) quando si richiede il suo intervento in favore del malato, bisognoso di consolazione nella sofferenza. Altrettanto opportuna la memoria degli interventi di Cristo, il quale guariva i malati sofferenti, secondo il disegno del Padre. La memoria viene fatta attraverso lampliamento dellinizio dellinvocazione con una proposizione relativa di carattere cristologico-anamnetico che conduce allepiclesi. Linvocazione viene completata con la richiesta: orationi fidei adesto propitius, frequente nella liturgia romana dai pi antichi libri liturgici. Frequente , infatti, esprimere la richiesta della vicinanza di Dio ai singoli e alla comunit mediante limperativo adesto, ma anche la vicinanza alla supplica, nel senso di accoglierla. Questo significato si riscontra nel latino classico156 e nelle formule di preghiera liturgica157. La designazione della preghiera come oratio fidei corrisponde Gc 5, 15.
Cfr. P. SORCI, La benedizione dellolio degli infermi nel contesto della messa crismale. Sit oleum tuum sanctum Domine, nobis a te benedictum, in A. GRILLO E. SAPORI (ed.), Celebrare il sacramento dellunzione degli infermi, Atti della XXXI Settimana di Studio dellAssociazione Professori di Liturgia (Valdragone [San Marino], 24-29 agosto 2003), CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 2005, pp. 188200. 156 Cfr. F. CALONGHI, dizionario latino-italiano, Rosenber & Sellier, Torino 19903, vox assum. 157 Si veda ad esempio la petizione Adesto, Domine, precibus nostris nel Sacramentario Veronese (L. C. MOHLBERG L. EIZENHFER P. SIFFRIN (ed.), Sacramentarium Veronense (Cod. Bibl. Capit. Veron. LXXXV[80]), Herder, Roma 19783, n. 593) e nel Gelasiano antico (Liber Sacramentorum Roman clesi ordinis anni circuli, o. c., n. 964), la petizione Adesto, Domine, supplicationibus nostris nel Veronese (nn. 479, 1401), la petizione Adesto, domine, invocationibus nostris nel Gelasiano antico (nn. 80, 1003, 1346).
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La parte centrale dellorazione (emitte gritudinem) una epiclesi. La richiesta dellintervento dello Spirito Santo ha come finalit la benedizione trinitaria (ut tua sancta benedictione) perch lolio sia strumento per gli effetti salvifici del sacramento e per significarli. Di qui il riferimento alla propriet medicinale dellolio, e la sua adeguatezza ad essere assunto a materia del sacramento. Gli effetti che arrecher il sacramento sono descritti col linguaggio medicinale della malattia, sebbene non con una prospettiva soltanto corporale, ma anche spirituale, poich lo scopo della petizione il tutamen corporis, anim ac spiritus. Nella formula del Sacramentario Gregoriano la tripartizione corpus-anima-spiritus era sostituita dalla bipartizione menscorpus. La formula del Gregoriano fu recepita dai Pontificali romani fino alla riforma dopo il Vaticano II158. Adesso si preferito tornare alla tripartizione, gi presente nelle succitate formule della Traditio Apostolica e del Gelasiano antico, forse perch si trova in 1 Ts 5, 23: integer spiritus vester et anima et corpus sine querela in adventu Domini nostri Iesu Christi servetur. dunque sottolineato che gli effetti del sacramento riguardano luomo interamente, in tutti i suoi componenti. La parte conclusiva dellorazione non riprende quella dei Pontificali anteriori ed nuova, ripete la richiesta di benedizione esplicitando in tal modo la mediazione di Cristo (in nomine Domini nostri Iesu Christi) che ci sia leco di Gc 5, 14 (ungentes eum oleo in nomine Domini). Tra i testi alternativi a scelta data unaltra formula di benedizione dellolio degli infermi:
Cfr. PRG, XCIX, n. 261; PR XII, XXX A, n. 39; PR XIII, XLII, n. 13; Pontificale Romanum, Editio Princeps (1595-1596), M. SODI A. M. TRIACCA (ed.), Edizione anastatica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1997, n. 1179.
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Benedictus Deus, Pater omnipotens, qui propter nos et nostram salutem Filium tuum in mundum misisti. R/. Benedictus Deus. Benedictus Deus, Fili Unigenite, qui ad humana nostra descendens, infirmitatibus nostris mederi voluisti. R/. Benedictus Deus. Benedictus Deus, Spiritus Sancte Paraclite, qui infirma nostri corporis virtute perpeti firmas. R/. Benedictus Deus. Adesto, Domine, propitius, et hoc oleum, fidelium tuorum curandis angoribus prparatum tua benedictione sanctifica, ut, fidei oratione intercedente, quotquot eo ungantur, ab omni qua detinentur infirmitate liberentur. Per Christum Dominum nostrum. R/. Amen (OUI 242).
La preghiera composta da due parti ben distinte: la prima parte formata da una breve preghiera litanica di riconoscente benedizione per ogni Persona della santa Trinit, che invocata per mezzo di un vocativo accompagnato da un attributo grammaticale che la nomina come nome proprio o per appropriazione. Linvocazione amplificata con una proposizione relativa con una chiara dimensione anamnetica che esprime la motivazione della petizione nella prospettiva delleconomia della salvezza, mettendo in rilievo lintervento della Persona divina che benefica gli infermi. La proposizione relativa che riguarda il Padre costruita ricorrendo al Simbolo di Nicea-Costantinopoli (qui propter nos homines et propter nostram salutem)159 e a Gv 3, 17 (Non enim misit Deus Filium suum in mundum, ut iudicet mundum, sed ut salvetur mundus per ipsum); quella riguardante il Figlio ricorda la sua Incarnazione e la sua opera di sanazione delle nostre infermit; quella riguardante lo Spirito Santo ispirata allinno Veni, creator
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DS 150.
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Spiritus (infirma nostri corporis virtute firmans perpeti) dei Vespri di Pentecoste160. La seconda parte della preghiera rivolta a Dio Padre, invocato come Signore, per la mediazione di Cristo chiedendogli la sua vicinanza ed il suo intervento benedicente (adesto). una preghiera epicletica, anche se il riferimento allintervento dello Spirito Santo implicito, nella petizione centrale (tua benedictione sanctifica) e nel gesto di benedizione col segno della croce. La menzione della oratio fidei come designata da Gc 5, 15 e dellunzione evidenzia che lolio benedetto destinato al sacramento dellunzione degli infermi. Gli effetti del sacramento sono descritti in forma generica (fidelium tuorum curandis angoribus, ab omni qua detinentur infirmitate liberentur), e sono da intendersi sia in senso corporale che spirituale. Nellinsieme della preghiera spicca la prospettiva trinitaria: il sacramento innanzitutto opera della Trinit. Se viene usato lolio gi benedetto nella Messa crismale, il sacerdote dice lorazione di rendimento di grazie sullolio161. Secondo quanto prescrivono i Prnotanda, non si potrebbe usare lolio benedetto rimanente da unaltra celebrazione del sacramento, perch dovrebbe essere bruciato162. La formula di rendimento di grazie formata in gran parte dalla preghiera litanica della succitata formula alternativa di benedizione dellolio nel n. 242, dove si esprime il rendimento di grazie attraverso una benedizione laudativa. La preghiera litanica viene
Scritto molto probabilmente da Rabano Mauro (s. IX), da molto secoli linno dei Vespri di Pentecoste (cfr. F. M. AROCENA, Los himnos de la Liturgia de las Horas, Palabra, Madrid 1992, p. 176). 161 Si vero Oleum iam benedictum sit, dicit orationem gratiarum actionis super ipsum Oleum (OUI 75 bis). 162 Quod vero post celebrationem supererit Olei benedicti, addito bombacio igne comburatur (OUI 22/1).
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completata con una breve orazione di petizione di sollievo nei dolori e di conforto nella debolezza per il malato che sta per ricevere lunzione:
Famulus tuus, domine, qui hoc Oleo sancto in fide linitur, in doloribus suis refici mereatur et in infirmitatibus confortari. Per Christum Dominum nostrum. R/. Amen (OUI 75 bis).
Sacra unzione Il rito successivo quello della sacra unzione. I Prnotanda determinano bene il gesto sacramentale:
Lunzione si fa spalmando un po di Olio sulla fronte e sulle mani dellinfermo; quanto alla formula, bene dividerla in modo da pronunziare la prima parte mentre si fa lunzione sulla fronte, e la seconda mentre si fa lunzione sulle mani. In caso di necessit, basta fare ununica unzione sulla fronte, pronunziando integralmente la formula sacramentale. Se poi la particolare situazione del malato rendesse impossibile lunzione sulla fronte, la si faccia su di unaltra parte del corpo, pronunziando sempre integralmente la formula sacramentale (SDU 23).
La formula che accompagna lunzione stata modificata, come spiega Paolo VI nella summenzionata costituzione apostolica, per esprimere meglio gli effetti sacramentali riportando parole di san Giacomo163:
Per istam Sanctam Unctionem et suam piissimam misericordiam adiuvet te Dominus gratia Spiritus Sancti; R/. Amen.
Formulam sacramentalem ita mutare censuimus ut, verbis Iacobi relatis, effectus sacramentales satius exprimerentur (PAULUS VI, Const. Apost. Sacram Unctionem Infirmorum, 30 nov. 1972: Rituale Romanum: Ordo Unctionis infirmorum eorumque pastoralis cur, o. c., p. 9.
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ut a peccatis liberatum te salvet atque propitius allevet. R/. Amen (OUI 76).
Il gesto dellunzione deriva senza dubbio da Gc 5, 14. In se stesso il gesto pu avere altri usi e significati, diversi dallunzione di un infermo, usi come quelli che si trovano nei Vangeli: profumarsi a scopo di benessere164; ungere un defunto con oli aromatici165. E lunzione con olio, a quel tempo, era anche praticata agli infermi per alleviare le ferite o altre parti dolenti, come nella parabola del buon Samaritano166, cio, senza un particolare significato simbolico-rituale. In Gc 5, 14 il verbo usato per designare lazione di ungere , che nel Nuovo Testamento si adopera solo per designare lazione fisica esterna, mentre in senso figurato lazione di ungere da parte di Dio designata col verbo , da cui derivano e 167. In ambito giudaico lunzione del infermo con olio era anche usata con un senso esorcistico, per proteggerlo dallinfluenza demoniaca, e anche poi in ambito cristiano, come abbiamo visto in diverse preghiere di benedizione dellolio o che accompagnavano lunzione, ma in Gc 5, 14-15 il significato esorcistico assente. Il significato del gesto in Gc 5, 14 viene determinato dal contesto rituale: la presenza dei presbiteri, la preghiera della fede, lo scopo del rito, e lo stesso da dire riguardo allunzione nel rito che stiamo considerando. In modo particolare le parole che accompagnano lunzione chiariscono il significato del gesto.
Quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto (Mt 6, 17); Tu non hai un con olio il mio capo (Lc 7, 46) 165 Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo (Mc 16, 1). 166 Gli si fece vicino, gli fasci le ferite, versandovi olio e vino (Lc 11, 34). 167 Cfr. H. SCHLIER, , in G. KITTEL G. FRIEDRICH (ed.), Grande Lessico del Nuovo Testamento, I, Paideia, Brescia 1965, coll. 617-626. Luso figurato di si trova in 2 Cor 1, 21, e di in 1 Gv 2, 27.
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Le parole che dice il sacerdote mentre unge linfermo hanno la forma di una preghiera, infatti si tratta di una formula ottativa. La prima frase Per istam Sanctam Unctionem et suam piissimam misericordiam ripresa dal Rituale postridentino e gi si trovava nei Pontificali romani dei secoli XII e XIII. Vi si esprime il gesto sacramentale e si motiva la petizione fondandola nella misericordia del Signore. La seconda frase (adiuvet te Dominus gratia Spiritus Sancti) per quanto riguarda la menzione della grazia dello Spirito Santo corrisponde allinsegnamento del Concilio di Trento sulleffetto dellunzione, attraverso la quale, al pari degli gli altri sacramenti, si riceve il dono dello stesso Spirito Santificatore e con lui la grazia santificante. La terza e quarta frase (ut a peccatis liberatum te salvet atque propitius allevet) corrispondono a Gc 5, 15 e descrivono la grazia sacramentale specifica dellunzione come completiva della penitenza nonch di salvezza e di sollievo, da intendere in senso, insieme, corporale e spirituale. Gli effetti sacramentali sono espressi in modo stringato, com naturale che accada nel nocciolo del rito sacramentale, ma si dispiegano prima e dopo, lungo tutta la celebrazione. Dopo lunzione il sacerdote dice unorazione che serve a prolungare loratio fidei esplicitando la petizione della formula sacramentale. LOrdo ne offre due formule a scelta, entrambe rivolte a Ges Cristo, a cui si ricorre in quanto egli il nostro misericordioso Redentore. Questa la prima:
Oremus. Cura, qusumus, Redemptor noster, gratia Sancti Spiritus languores istius infirmi, eiusque sana vulnera, et dimitte peccata, atque dolores cunctos mentis et corporis ab eo expelle, plenamque interius et exterius sanitatem misericorditer redde, ut, ope misericordi tu restitutus, ad pristina reparetur officia. Qui vivis et regnas in scula sculorum. R/. Amen (OUI 77).
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Lorazione riproduce la seconda parte dellorazione Domine Deus, che nel ORG168 e nel PR XIII169 si trova tra i riti anteriori allunzione, mentre nel RR gi si trova tra le orazioni dopo lunzione170. La prima parte di quellorazione (invocazione e motivazione mediante la citazione di Gc 5, 14-15) stata omessa nellattuale Ordo, forse perch il testo di san Giacomo gi citato nei riti iniziali. La petizione riguarda gli effetti espressi dalla formula sacramentale dellunzione con un certo sviluppo: si esprime di nuovo il perdono dei peccati, ma si aggiunge la richiesta della piena sanit interiore, cio leliminazione dei resti dei peccati, e lallontanamento delle sofferenze interiori. Per quanto concerne la salvezza e il sollievo corporale, si chiede leliminazione dei ogni sofferenza e il recupero della piena salute. Linfermo non considerato nella fase finale della malattia, perch si chiede e si spera che possa ritornare alle sue precedenti funzioni. Questa la seconda formula:
Domine Iesu Christe, qui, ut homines redimeres et sanares infirmos, carnis nostr substantiam assumere voluisti, hunc famulum tuum, mente sanandum et corpore, propitius respice: ut quem in tuo nomine Unctione sancta linimus, virtute tua reficias, subsidio consoleris, quo vires erigat malumque detrudat (et de suorum concedas efficacia sperare dolorum quem tu voluisti Passionis esse participem). Qui vivis et regnas in scula sculorum. R/. Amen (OUI 77).
Si silenzia, lasciandola implicita, lazione dello Spirito Santo, e si sviluppa di meno il tema della sanit spirituale e corporale, ma in compenso, nel ricorso a Cristo, si ricorda che egli ha
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Cfr. PRG, CXLIII, n. 3. Cfr. PR XIII, XLVIII, n. 15 e XLIX, n. 3. 170 Cfr. RR, n. 339.
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assunto la sostanza della nostra carne171 e si esplicitano gli effetti che riguardano le disposizioni psicologiche e spirituali con cui linfermo affronta la malattia: si chiede infatti il conforto e il vigore per respingere ogni male e si aggiunge la petizione perch abbia la speranza che i suoi dolori siano efficaci, in quanto diventato partecipe della passione di Cristo. Resta implicito che lefficacia non solo per s, ma anche per la Chiesa, tuttavia indubbia questa valenza ecclesiale della partecipazione alla passione de Cristo. Questultima petizione proposta tra parentesi, e ci vuol dire che, per esplicitarla, occorrer tener conto della disposizione spirituale del malato. Tra i testi a scelta sono offerte altre quattro orazioni, adeguate alla condizione dellinfermo, eseguendo cos il mandato del Concilio Vaticano II: Le orazioni che accompagnano il rito dellunzione degli infermi siano rivedute in modo che rispondano alle diverse condizioni dei malati che ricevono il sacramento (SC 75). Per un infermo consumato dallet:
Famulum tuum, Domine, tatis infirmitate laborantem et pro corporis et anim salute gratiam tuam in Unctione sancta petentem propitius respice: ut Spiritus tui plenitudine confortatus, in fide fortis permanens et in spe sua securus, omnibus patienti exhibeat documentum et hilarem ostendat tu caritatis affectum. Per Christum (OUI 243).
Linfermo indebolito in modo pericoloso a causa della vecchiaia, perci si chiede che sia rinvigorito nella fede, rassicurato nella speranza e, con la pienezza dello Spirito Santo, renda un gran servizio a tutti con lesempio di pazienza e di lieto
Lespressione carnis nostr substantia presente nella colletta della Messa della Festa della Presentazione del Signore ([] sicut Unigenitus Filius tuus hodierna die cum nostrae carnis substantia in templo est praesentatus []) che proviene dal Messale postridentino.
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amore di Dio. La persona anziana, pur molto indebolita, tuttaltro che inutile, perch col suo esempio di fede, di amore e di gioia di grande aiuto alla comunit ecclesiale. Per un infermo in grave pericolo:
Redemptor omnium, Deus, qui dolores nostros in tua ipse Passione tulisti et nostras ipse infirmitates portasti, pro fratre nostro N. infirmo te humiliter deprecamur, ut, a te redemptum, in su spe salutis erigi concedas et corpore et anima sustentare digneris. Qui vivis (OUI 244).
Quando il pericolo pi incombente, linfermo ha particolare bisogno di essere sollevato nella speranza e sorretto spiritualmente, ma anche nel corpo. Il sacramento mira infatti al bene integrale della persona. La petizione incentrata su questi bisogni e fondata sullopera redentrice di Cristo il quale ha voluto prendere su di s le nostre infermit, specie nalla sua passione. Per un infermo a cui si danno lunzione e il Viatico:
Pater misericordiarum, Deus, et mrentium consolator, servum tuum N. in te confidentem propitius respice, ut qui tantis rumnis opprimitur, Unctionis sanct gratia sublevetur, et Filii tui Corpore recreatus et Sanguine, Viaticum accipiat quo progrediatur ad vitam. Per Christum (OUI 245).
Linvocazione sembra ispirata a 2 Cor 1, 3-4: Benedictus Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, Pater misericordiarum, et Deus totius consolationis, qui consolatur nos in omni tribulatione nostra. Per quanto riguarda lunzione, la petizione pi sintetica, incentrata sulla grazia del sacramento senza altre specificazioni, per fare posto a quella concernente il Viatico, come alimento per il tratto finale del cammino verso la vita eterna. Per un agonizzante:
Clementissime Pater, qui omnis bon voluntatis es cognitor, qui peccata semper dimittis nec unquam veniam
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denegas petenti, famuli tui N. in extremo agone luctantis propitius miserere: ut sancta Unctione linitus e fidei nostr precibus adiutus in anima sublevetur et corpore, et peccatorum venia impetrata, amoris tui munere roboretur. Per Christum Filium tuum, qui, devicta morte, ternitatis nobis aditum reseravit tecumque vivit et regnat in scula sculorum. R/. Amen (OUI 246).
I riferimenti specifici allo stato agonizzante sono due: il primo nel ricorso alla misericordia del Padre per linfermo il cui stato estremo (in extremo agone luctantis); il secondo nellamplificazione riguardante la mediazione di Cristo con il ricordo della sua vittoria sulla morte e di averci aperto il passaggio alla vita eterna. La petizione prolunga quella della formula della sacra unzione, espressamente menzionata (fidei nostr precibus): il sostegno e il conforto spirituale e corporale, il perdono dei peccati e il rinvigorimento col dono dellamore di Dio. 2.2.4. Riti di conclusione I riti finali comprendono la recita del Pater noster, leventuale Comunione e la benedizione del sacerdote. Il Pontificale di Apamea, che ci fa conoscere la liturgia romana alla fine del XII secolo172, nellOrdo ad ungendum infirmum, dopo le unzioni prevede la recita del Pater noster173. LOrdo, che messo in continuazione con lOrdo visitationis infirmorum174, dopo tutti i riti dellunzione prevede la
172 173
Cfr. PR XII, p. 43. Peruncto infirmo, dicat presbiter: Pater noster. Et ne nos. (PR XII, L, n. Cfr. PR XII, XLIX B, n. 22).
19).
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Comunione dellinfermo175; perci il Pater noster sembra prescritto in prospettiva della Comunione. La stessa rubrica non appare in altri pontificali dei secoli XII e XIII; tuttavia secondo il RR, dopo le unzioni, il sacerdote recita lorazione del Signore176, per senza riferimento alleventuale Comunione. Ad ogni modo, il Pater noster la preghiera cristiana per eccellenza, adatta ad ogni circostanza, e in concreto linvocazione iniziale e ognuna delle sette petizioni sono adatte alla situazione in cui si trova la persona malata. NellOrdo attuale previsto che tutti i presenti dicano il Pater noster, che viene introdotto dal sacerdote con una monizione di cui si offre una possibile formula:
Sacerdos his vel similibus verbis orationem dominicam introducit: Nunc autem una simul Deum deprecemur, sicut Dominus noster Iesus Christus nos docuit orare (OUI 78).
La rubrica prescrive in seguito: Si vero infirmus communicandus sit, post orationem dominicam omnia fiunt ut in ritu Communionis infirmorum (nn. 55-58) (OUI 78), vale a dire, secondo ci che si prevede per la Comunione degli infermi dopo la recita del Pater noster. La benedizione finale (n. 79) ha la struttura delle benedizioni solenni: una preghiera litanica e la benedizione finale, il tutto con una forte accentuazione trinitaria:
Ritus benedictione sacerdotis concluditur: Benedicat te Deus Pater. R/. Amen. Sanet te Dei Filius. R/. Amen.
Expletis autem his orationibus, infirmus lavato ore accipiat corpus domini (PR XII, L, n. 27). 176 Quibus omnibus peractis, Sacerdos dicit: Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison. Pater noster, &c. Et ne nos inducas in tentationem. R/. Sed liberanos a malo (RR, n. 338).
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Illuminet te Spiritus Sanctus. R/. Amen. Corpus tuum custodiat et animam tuam salvet. R/. Amen. Cor tuum collustret et te ad supernam vitam perducat. R/. Amen. (Et vos omnes, qui hic simul adestis, benedicat omnipotens Deus, Pater, et Filius et Spiritus Sanctus. R/. Amen) (OUI 79).
La formula sembra ispirata a unaltra simile tra le benedizione episcopali presenti nel Sacramentario di Autun177, della famiglia dei Sacramentari gelasiani del s. VIII. Lattribuzione dei diversi aspetti dellazione trinitaria alle singole Persone divine segue criteri tradizionali: il Padre benedice, egli ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale (Ef 1, 2); il Figlio incarnato sana, e i miracoli del Vangelo ne sono la riprova; lo Spirito Santo illumina, egli infatti lumen cordium178 e, come promise Ges, prender da quel che mio e ve lo annuncer (Gv 16, 14). Il soggetto dei verbi delle invocazioni quarta e quinta pu essere lo Spirito Santo, in continuit con la terza invocazione, o Dio Trinit. Il malato affidato alla cura divina sia del corpo che dellanima, con una prospettiva escatologica: per essere condotto alla vita celeste, come dice san Paolo, ad bravium supern vocationis Dei in Christo Iesu (Fil 3, 14). Dopo le cinque invocazioni il sacerdote benedice tutti i presenti con una formula usuale. Essa messa tra parentesi probabilmente perch possa essere omessa qualora sia opportuno
Benedicat te Deus Pater, sanet te Deus filius, illuminet te Deus Spiritus sanctus. Corpus tuum custodiat, animam tuam salvet, cor tuum irradiet, sensum tuum dirigat, et ad supernam vitam te perducat. Amen (O. HEIMING [ed.], Liber Sacramentorum Augustodunensis, CCL 159 B, Brepols, Turnhout 1984, n. 1327; quasi identica in A. DUMAS [ed.], Liber Sacramentorum Gellonensis: Textus, CCL 159, Brepols, Turnhout 1981, n. 1985; cfr. E. MOELLER [ed.], Corpus Benedictionum Pontificalium, I, CCL 162, Brepols, Turnhout 1971, n. 141). 178 Sequenza di Pentecoste.
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per la presenza di altri malati, tenendo conto del criterio generale dato nei Prnotanda:
Pur conservando nella celebrazione la struttura del rito, il ministro sappia adattarla alle circostanze di luogo e di persone. Potr, per esempio, secondo lopportunit, far latto penitenziale o allinizio del rito o dopo la lettura della sacra Scrittura. Potr sostituire con una monizione la preghiera di rendimento di grazie sullOlio. Sappia tener presente questa possibilit di adattamento soprattutto quando il malato degente in un ospedale, e gli altri infermi della sala o della corsia rimangono del tutto estranei alla celebrazione (SDU 41).
Si offre anche unaltra formula di benedizione a scelta, nella quale la preghiera litanica rivolta a Cristo:
Dominus Iesus Christus apud te sit ut te defendat. R/. Amen. Ante te sit ut te deducat, post te sit ut te muniat. R/. Amen. Te respiciat, te conservet atque te benedicat. R/. Amen. (Et vos omnes, qui hic simul adestis, benedicat omnipotens Deus, Pater, et Filius et Spiritus Sanctus. R/. Amen) (n. 237).
La formula sembra ispirata a una benedizione sullinfermo presente nel Sacramentario di Nevers (s. XI)179. A differenza della formula anteriore, in questa non sono esplicitate le prospettive trinitaria, escatologica e di unit antropologica animico-corporale. Soprattutto si mette in rilievo laffidamento dellinfermo a Cristo e, di conseguenza, pu risultare di pi facile comprensione per i malati in possesso di una formazione dottrinale meno sviluppata.
Dominus Iesus Christus apud te sit, ut te defendat; in te sit, ut te reficiat. Circa te sit, ut te conservet; ante te sit, ut te deducat. Post te sit, ut te conservet; super te sit, ut te benedicat. Qui cum Patre et Spiritu sancto vivit et regnat (Corpus Benedictionum Pontificalium, II, o. c., n. 1271).
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2.3. Riti diversi dallordinario 2.3.1. Celebrazione dellUnzione degli infermi durante la Messa
Quando lo stato di salute dellinfermo lo permette, e specialmente quando il malato ricever la Comunione, si pu amministrare la sacra Unzione durante la Messa; la celebrazione si fa in chiesa o anche, previo il consenso dellOrdinario, nella casa dellinfermo o nellospedale, in luogo adatto (SDU 83)180.
Nelle due prime edizioni tipiche (1970 e 1975), del Missale Romanum rinnovato dopo il Concilio non c alcun riferimento tra le Messe rituali ad una Messa per lunzione degli infermi. Nella terza edizione tipica del 2002 no vi una Messa specifica, ma indicato in una rubrica che, qualora si conferisca lunzione degli infermi durante la Messa, nei giorni in cui sono permesse le Messe rituali181, si pu usare la Missa pro infirmis, con colore bianco182. Come benedizione finale si pu usare une delle due succitate formule previste nellOUI per la fine del rito dellunzione183.
Per il testo latino, cfr. OUI 80. Nella Institutio generalis Missalis Romani, n. 372 dello stesso Missale del 2002, si stabiliscono i giorni in cui sono vietate le Messe rituali: Miss rituales cum celebratione quorundam Sacramentorum vel Sacramentalium conectuntur. Prohibentur in dominicis Adventus, Quadragesim et Pasch, in sollemnitatibus, in diebus infra octavam Pasch, in Commemoratione omnium fidelium defunctorum et in feriis IV Cinerum et Hebdomad sanct, servatis insuper normis qu in libris ritualibus vel in ipsis Missis exponuntur. 182 Quotiaes sacra Unctio intra Missam confertur, diebus quibus Miss rituales permittuntur adhiberi potest Missa pro infirmis (pp. 1146-1147) cum colore albo. Omnes orationes, qu pro viro ponuntur, aptari possunt pro muliere, mutato genere; qu autem forma plurali sunt express, adhiberi possunt pro singulis, mutato numero (Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti cumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli Pp. VI promulgatum Ioannis Pauli Pp. II cura recognitum, Editio typica tertia, Typis Vaticanis, 2002, p. 987). Nella sostanza coincide con OUI 81/1. 183 Cfr. ibidem .
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Tenuto conto dello stato dellinfermo e delle altre circostanze delle persone, il sacerdote nellomelia partendo dal testo sacro spiegha il significato della malattia nella storia della salvezza e la grazia del sacramento dellunzione184. Dopo lomelia seguono i suesposti riti dellunzione185, quindi continua la Messa come al solito con la preparazione dei doni. Linfermo e i presenti possono ricevere la Comunione sotto le due specie186 2.3.2. Celebrazione dellUnzione in una grande assemblea di fedeli
Questo rito si pu usare nei vari raduni di fedeli: pellegrinaggi, convegni diocesani, cittadini o parrocchiali o di pie associazioni di infermi. Lo si pu usare qualche volta, secondo lopportunit, anche negli ospedali (SDU 97; cfr. OUI 83/1-2).
Questa celebrazione da distinguere da quella, menzionata sopra, che semplicemente riguarda pi di un infermo, comunque pochi, e a cui si riferisce il n. 67, citato sopra. In questa che adesso consideriamo si tratta di un vero raduno di fedeli, con un numero non piccolo di infermi. Abbiamo gi visto che spetta al vescovo diocesano regolare tale celebrazione187; la rubrica aggiunge alcuni particolari sul compito del vescovo188. Per quanto riguarda il modo della celebrazione, si premette che si
Cfr. OUI 82.a. Cfr. 2.2.3. 186 Cfr OUI 82.b-c. 187 Cfr. OUI 17. 188 Si autem, de iudicio Ordinarii loci, multi infirmi insimul sacram Unctionem accepturi sunt, Ordinarius vel eius delegatus invigilet ut accurate serventur norm omnes de disciplina sacr Unctionis (nn. 8-9), de prparatione pastorali et celebratione liturgica (nn. 17, 84, 85) edit. Illius insuper est designare, si casus ferat, sacerdotes qui partem ministrationis sacramenti habeant (n. 83/3-4). Anzich Ordinarius loci occorre leggere Episcopus dicesanus in conformit col n. 17 corretto secondo il CIC can. 1002.
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faccia nella chiesa o in altro luogo adatto189 e che sia adeguatamente preparata190, poi si considerano due modi: fuori della Messa e durante la Messa. Sotto il profilo della teologia liturgica non ci sono indicazioni di rilievo. Non previsto un rito specifico, ma si segue praticamente il rito ordinario senza aggiungervi riti e testi nuovi191. C comunque da fare attenzione alla raccomandazione di manifestare la gioia pasquale192. Infatti, come si visto sopra, i Prnotanda, spiegando il senso del sacramento, chiariscono che per suo mezzo il malato affidato a Ges sofferente e glorificato perch lo sollevi e lo salvi nel corpo e nellanima. Nella prospettiva del mistero pasquale, la malattia, senza perdere la sua durezza, acquista una colorazione di lieta fiducia, perch Cristo assumendo su di s i nostri dolori ha trionfato sulla morte e sullumana sofferenza consentendoci di partecipare alla sua vittoria. 2.3.3. Rito per conferire i sacramenti a un infermo in pericolo di morte Il Concilio Vaticano II aveva stabilito: si componga anche un rito continuato secondo il quale lunzione sia conferita al malato dopo la confessione e prima di ricevere il Viatico (SC 74). Poich si parla del Viatico, chiaro che ci si riferisce ad un
Celebratio communis Unctionis in Ecclesia peragitur, vel in alio loco apto, quo infirmi aliique fideles facilius convenire possint (n. 84). C da leggere ecclesia con la minuscola, perch si tratta del luogo. 190 Oportet tamen ut apta prparatio pastoralis antea fiat tum infirmorum qui sacram Unctionem sunt recepturi, tum aliorum infirmorum forte prsentium, tum fidelium bene valentium. Cura autem adhibeatur plen astantium participationi fovend, cantus prsertim opportunos prvidendo, quibus fidelium unanimitas excitetur, oratio communis foveatur et paschalis ltitia manifestetur, qua ritum resonare convenit (n. 85). 191 Le indicazioni sono date OUI 86-92. 192 Cfr. OUI 85, citato sopra.
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malato in pericolo prossimo di morte. Il capitolo IV (Ordo prbendi sacramenta infirmo qui est in proximo mortis periculo) risponde alla decisione conciliare e in primo luogo contiene il Ritus continuus Pnitenti, Unctionis et Viatici. I Prnotanda determinano le circostanze in cui da seguire questo rito:
Per i casi particolari, nei quali o per un male repentino o per altri motivi un fedele venisse a trovarsi dimprovviso in pericolo prossimo di morte, predisposto un rito continuo per conferire allinfermo i sacramenti della Penitenza, dellUnzione e dellEucaristia in forma di Viatico (SDU 30/1).
Lordine dei tre sacramenti corrisponde alla loro finalit nellinsieme dellorganismo sacramentale. La penitenza precede gli altri due perch garantisce lo stato di grazia al malato per riceverli con frutto. LEucaristia appare inoltre come culmine a cui tendono gli altri due sacramenti. Alle volte il pericolo di morte a tal punto incombente che c il rischio che essa arrivi prima di dare tutti e tre i sacramenti. I Prnotanda chiariscono quale criterio di precedenza sia da seguire:
Se poi, per il pericolo imminente di morte, non ci fosse tempo per conferire tutti i sacramenti nel modo sopra indicato, si dia anzitutto la possibilit allinfermo di fare la confessione sacramentale, anche in forma generica, data lurgenza; quindi gli si amministri il Viatico, al quale tenuto ogni fedele in pericolo di morte; poi, se c tempo ancora, gli si conferisca la sacra Unzione. Se per linfermo non potesse per il suo stato ricevere la Comunione, gli si deve dare la sacra Unzione (SDU 30/2-3).
La precedenza del Viatico sullunzione nellalternativa tra entrambi deriva oltre che dalla preminenza dellEucaristia anche dalla specifica ragione per cui riceve proprio tale nome, che significa originariamente provvisione da viaggio. Infatti:
Nel passaggio da questa allaltra vita, il Viatico del Corpo e Sangue di Cristo fortifica il fedele e lo munisce del pegno della
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risurrezione, secondo le parole del Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, e io lo risusciter nellultimo giorno (Gv 6, 54) (SDU 26/1).
Per quanto concerne la struttura del rito continuo, essa coincide sostanzialmente con quella del rito ordinario dellunzione, che prevede anche la confessione e leventuale Comunione. Tuttavia il fatto che il malatto si trovi in pericolo prossimo di morte d luogo ad alcune varianti particolarmente significative. Il primo luogo c da segnalare lindulgenza plenaria in articulo mortis, impartita alla fine del sacramento della penitenza o dellatto penitenziale, con la seguente formula:
Ego, facultate mihi ab Apostolica Sede tributa, indulgentiam plenariam et remissionem omnium peccatorum tibi concedo, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. R/. Amen. Vel: Per sacrosancta human reparationis mysteria, remittat tibi omnipotens Deus omnes prsentis et futur vit pnas, paradisi portas aperiat et ad gaudia te sempiterna perducat. R/. Amen (OUI 122).
Subito dopo lindulgenza, se lo consentono le sue condizioni, il malato rinnova la professione di fede battesimale, prevista per il rito del Viatico193:
Sacerdos, proinde, brevi introductione aptis verbis prhabita, eum interrogat: Credis in Deum Patrem omnipotentem, creatorem cli et terr? R/. Credo. Credis in Iesum Christum, Filium eius unicum, Dominum nostrum, natum ex Maria Virgine, passum et sepultum, qui a mortuis resurrexit et sedet ad dexteram Patris? R/. Credo.
Deinde, si condiciones infirmi id permittunt, fit professio fidei baptismalis (n. 108) et brevis litania, infirmo, quantum fieri potest, atque astantibus respondentibus (OUI 123).
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Credis in Spiritum Sanctum, sanctam Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem, remissionem peccatorum, carnis resurrectionem et vitam ternam? R/. Credo (OUI 108).
Segue una breve litania, come nel rito del Viatico, quindi si procede al rito dellunzione. Dopo il Pater noster si procede al rito della Comunione in forma di Viatico e ad essa fa riferimento lorazione conclusiva pi che allunzione194. Qualora linfermo non abbia ricevuto la confermazione, essa in linea di principio si conferisce separatamente dallunzione degli infermi, tuttavia il pericolo di morte pu essere tale da dover amministrarla unitamente, nel qual caso si conferisce immediatamente prima della benedizione dellolio degli infermi, omettendo limposizione delle mani indicata nel rito dellUnzione (SDU 167; cfr. OUI 117). 2.3.4. LUnzione sotto condizione
Quod si sacerdos dubitet an infirmus adhuc vivat, Unctionem conferre potest hoc modo: Accedens ad infirmum, si tempus suppetat, prius dicit: Oratione fidei nostr Dominum pro fratre nostro N. deprecemur, ut eum misericorditer visitare, et Unctione sancta refovere dignetur. R/. Te rogamus, audi nos. Et statim Unctionem illi prbet, formulam hoc modo rei aptando: Si vivis, per istam sanctam Unctionem et suam piissimam misericordiam, adiuvet te Dominus gratia Spiritus Sancti; R/. Amen.
Oremus. Deus, cuius Filius nobis est via, veritas et vita, respice clementer famulum tuum N. et prsta ut, tuis promissionibus se committens, et Filii tui Corpore et Sanguine recreatus, ad regnum tuum progrediatur in pace. Per Christum Dominum nostrum. R/. Amen (OUI 133). Si offrono altre due formule a scelta: una per il rito del Viatico (cfr. OUI 259), e laltra presa dal rito della Comunione degli infermi (cfr. OUI 79).
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ut a peccatis liberatum te salvet atque propitius allevet. R/. Amen (OUI 135).
Secondo lopportunit si pu aggiungere una delle succitate quattro orazioni, adeguate alla condizione dellinfermo195.
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